Tá failte romhat

M. Manor, Proprietà McCormac.

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    Ci sono casi, pochi, per i quali si rende necessario dispiegare mazzi interi di fogli su un tavolo solo per studiarli attentamente. A più riprese.
    Poiché spesso, nonostante alcuni crimini si mostrino piuttosto banali nella forma, tanto da rendere sufficiente muovere dal punto "a" al punto "b" per risolverli, altri hanno la pessima abitudine di presentarsi più intricati.
    La singolarità è quasi sempre un indizio, in casi analoghi; e più un crimine pare anonimo e banale a prima vista più, solitamente, si rivela incredibilmente difficile scoprire il colpevole entro un lasso di tempo, per così dire, accettabile.
    Pertanto oggi mi trovo qua sotto, nella mia armeria ove tra poco riceverò ospiti, a studiare vecchi rapporti lesinati e stralci di prove raccolte sul campo.
    Il "piromane scostante", così come io e "Murphy-testa di cazzo" abbiamo deciso di identificarlo, non lascia sue tracce evidenti su territorio irlandese da un pezzo.
    Dall'incendio con omicidio nella libreria della Dublino periferica, nulla più è accaduto entro la giurisdizione del nostro dipartimento.
    Non che tutto ciò possa qualcosa contro le mie indagini personali poiché, grazie alla rete internazionale del M.I.R.A, sono riuscito a mettere le mani su alcuni reportage.
    A quanto pare, recentemente, sono stati segnalati incendi dolosi in almeno tre proprietà appartenenti a facoltose famiglie magiche. Dove? In Scozia.
    Non c'è un metodo, né alcun ragionamento apparentemente delineato dietro. È evidente che non si tratti neppure di attacchi specifici mossi da fanatici del "sangue pulito", visto e considerato che sono state prese di mira famiglie sia Mezzosangue che non. Nulla, assolutamente niente, sembra in grado di fornirmi una parvenza di pista percorribile.
    Nemmeno l'isola di Mann s'è rivelata fruttuosa come sperato. Il "sospettato", infine, era niente meno che Dragomir Korczak, attuale professore di pozioni nella scuola ove io stesso sono preside; il quale aveva messo in piedi un emporio di ingredienti laggiù. Seguendo, si direbbe, tutti i crismi necessari e rispettando la legge del luogo. Chiaro, l'ex Durmstrang tutt'ora continua a non convincermi e, spesso, ho avvertito un tintinnamento d'allarme in sua presenza, tuttavia mi sento di poterlo escludere dai sospetti. Allo stato attuale delle cose almeno.
    In fin dei conti egli è oggettivamente troppo attento e manierato, a modo suo, per poter essere un papabile sospetto.
    Mi verso il secondo whiskey e accendo una sigaretta, voltandomi sulla sedia girevole posta a capo del grosso tavolo ovale in faggio. Lo sguardo, assente, vaga e poi cade sulla teca in vetro infrangibile che contiene, da secoli più che decadi, l'ultima spada nota di Brian Boraime. L'estremo Re supremo d'Irlanda il quale, ultimo a ricoprire tale carica, è passato alla storia per aver suonato la carica contro quelle isolate invasioni Norrene che, per motivi vari, si sono rivelate ostili e non favorevoli al corretto scambio tra i nostri popoli com'è avvenuto in altri casi.
    Gli occhi passano in rassegna l'elsa in oro e le effigi celtiche che vi sono rappresentate mentre internamente, nel mio "palazzo mentale", tutte le informazioni raccolte sul caso in esame vengono sequenziate con minuzia e riesaminate a dovere. Nel mentre il fuoco scoppietta dentro il camino, e deve farlo a lungo poiché, d'un tratto, la voce di Darragh mi riporta bruscamente alla realtà.
    - I tuoi ospiti hanno appena superato la linea di confine Signore, saranno alla porta fra circa quattro minuti. -
    "Come dici? Oh si, certo, grazie Darragh. Li riceverò qui, falli pure scendere quando arrivano."
    - Ma Jack, signore, sei sicuro di volerli proprio qui sotto? Posso capire padron Kain, ma l'altra... È inglese."
    "Norvegese in realtà, vecchio mio, e si: li incontrerò qui nell'armeria. È un luogo consono a noi."
    - Molto bene Signore, come desideri. -
    Osservo l'elfo, vestito di tutto punto, che ripercorrere gli scalini al contrario. Quando, d'un tratto, mi torna in mente come sia buona educazione trattare gli ospiti come si convine. Ovvero, appunto, con una certa ospitalità.
    "Ah Darragh! C'è rimasto qualcosa da offrire loro? Oltre al whiskey intendo..."
    - Bhe si, signore, ci sono sempre i trenta metri quadri che compongono la dispensa della cucina.-
    "Ti spiacereb.."
    - Preparare qualcosa per offrire il nostro migliore benvenuto agli Auror? Consideralo fatto, Signor Jack. -
    La creatura mi sorride con complicità, ed io ricambio ampiamente. Come di consueto.
    Più passa il tempo e più mi convinco che, senza Darragh a curarsi della proprietà, a quest'ora vivrei in un perfetto rudere decadente da scapolo. Specie da quando Logan, di sua sponte, s'è praticamente trasferito quasi definitivamente nel rustico posto più o meno nel cuore della Brughiera. E là passa buona parte del suo tempo, quando non si trova ad Hogwarts.
    Un colpo di bacchetta riordina il fogliame sparso sul tavolo e lo pone altrove, pone tre sedie vengono attorno ad esso e ravviva il fuoco.
    Faccio levitare un vassoio sul quale sono posati tre tumbler e una bottiglia in cristallo, contenenete il miglior whiskey incendiario invecchiato della mia personale scorta, posandolo dunque al centro del piano in faggio stagionato.
    Dunque mi accomodo e, accendendomi un'altra sigaretta, attendo l'arrivo dei miei due colleghi. Con un'espressione in volto che, me lo si conceda, è tutta un programma.
     
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    La risata del Mangiamorte non riuscì a scalfirlo: Kain lasciò la cella con la soddisfazione che molto presto non avrebbe più avuto motivo per ridere. Il processo che vedeva quel mago oscuro coinvolto di lì a pochi giorni avrebbe richiesto un po’ prima di emendare la sentenza definitiva, ma il più poteva considerarsi fatto: Hoffman non avrebbe mai lasciato Kilmainham Gaol vivo. La prima cosa che il Capo Auror aveva fatto subito dopo essere rientrato nel suo ufficio, era stata chiedere due giorni di ferie da lavoro: il primo per recarsi al Nord, dove a Durmstrang il Preside lo attendeva per parlare di un suo ex compagno di scuola. Non aveva dimenticato la promessa fatta a Jack, e le informazioni che aveva da condividere con lui in tal senso lo avrebbero piacevolmente sorpreso. Il secondo giorno, lo avrebbe trascorso proprio nel manor dei McCormac, per festeggiare la cattura del bastardo tra le tante novità in arrivo. Con il benestare di Jack, aveva colto l’occasione per invitare October ad andare con lui: con sua sorpresa, la rossa aveva accettato senza che fosse necessario insistere.

    Materializzatosi a destinazione, Kain superò le protezioni decelerando, e una volta lasciata la moto nel vialone principale fece cenno a October di scendere.
    -Jack può spiazzare per i suoi modi diretti, ma è solo l’impatto iniziale. Ci conosciamo da dieci anni… è un uomo di cuore. Mi ha aiutato a tirarmi fuori da situazioni peggiori-, esordì per spezzare il ghiaccio mentre riponeva il casco al suo posto.
    -Ci siamo quasi.-, il manor era in vista, ma l’attenzione di Kain era riservata per ben altro. L’irlandese si soffermò sullo spettacolo di colori del paesaggio circostante e respirò a pieni polmoni l’odore d’erba bagnata. Tornare nella sua terra era sempre una cura ristoratrice per la sua anima irrequieta: un anno era trascorso da quando l’aveva lasciata, aveva avuto tempo per abituarsi ai cambiamenti, tempo per riflettere. Proteggere le sue figlie era stata la motivazione fondamentale che lo aveva spinto ad andare via, sebbene non la sola: l’irlandese aveva bisogno di intraprendere un lungo processo di elaborazione del distacco che gli avrebbe permesso di richiudere le ferite. Era ancora ben lontano dal sentirsi completamente guarito, tuttavia non poté fare a meno di chiedersi se Jack non avesse ragione nel sostenere che, a Dublino o a Londra, non esisteva un posto realmente sicuro dove nascondersi: il rischio che la setta di Wyrd li trovasse era parimenti, la differenza consisteva nel poter contare sul supporto dei propri cari. Così Kain stava riflettendo sull’idea di tornare a casa. La foresta di Carraigh Uallachàin per loro restava off limits, ma Jack gli aveva proposto di sistemarsi da loro finché quella brutta storia non fosse finita; restava solo un ultimo freno a farlo titubare…
    Un sonoro crac precedette la comparsa dell’elfo, che si profuse in un profondo inchino a entrambi.
    -Aye, Darragh. Dov’è il tuo vecchio?-
    -Benvenuti. Padron Kain non dovrebbe parlare in questo modo di Padron Jack, Darragh lo trova disdiscevole. Il Padrone è ancora nel fiore degli anni.-, lo rimbeccò, prima di guidarli all’interno.
    -Il Padrone vi aspetta di sotto, vuole mostrare alla signora rossa l’armeria. È un grande privilegio, devi andarne fiera il padrone non permette a chiunque di accedere a questi locali.- commentò, sollevando il naso in un moto d’orgoglio. Kain soffocò una risata, e prima di entrare in stanza allungò una bottiglia e una scatola: la prima, di burrobirra, specificò fosse un dono per l’elfo, la seconda, di sigari corretti, per il suo padrone più piccolo quando fosse tornato da scuola. Quelli speciali li avrebbe dati di persona al vecchio non appena fossero giunti al suo cospetto.
    -Non scomodarti troppo, vecchio. Il colpo della strega non perdona-, lo salutò con calore, battendogli una mano sulla spalla, per poi lasciare spazio a October. Prendendolo in esempio si accese una sigaretta.
    -Darragh ci diceva che avevi in serbo per lei una calorosa accoglienza. Come solo gli irlandesi sanno fare- lo punzecchiò, per poi aspirare una boccata di fumo.
    -Dovrai sfoderare l’arsenale migliore del tuo repertorio se vuoi fare colpo. October non è una strega facile da conquistare-
     
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    Non sono i modi diretti il problema: è un arrogante che crede di avercelo più grande di tutti e non so nemmeno se in senso totalmente metaforico o meno. Se un giorno vorrete guidare verso il tramonto assieme sicuramente vi servirà un sidecar per il "trasporto eccezionale"..
    Replicai togliendomi il casco e restituendoglielo. Ormai non riuscivo a fare a meno di immaginarmeli in scenette comiche, dove si proteggevano vicendevolmente da ogni tipo di calunnia, per poi lanciarsi dei pugnetti alla spalla "Grazie fratello" "No.. grazie a te, fratello-ma-detto-in-irlandese, non sarei qui senza di te" "Ne io senza di te altra-parola-irlandese-smielata". Sì, avevo accettato l'invito solo per assistere a questo spettacolino da Bromance-ma-in-irlandese.
    Fu a quel punto che alzai lo sguardo sulla "casa" che avevamo davanti.
    ...ovviamente, non poteva certo essere un monolocale..
    commentai quasi sottovoce scuotendo debolmente la testa dinnanzi all'umile dimora. Le famiglie purosangue erano avvolte da un'anima nobiliare che comportava enormi tenute, manieri, ville, minicastelli e ogni altra opulenta costruzione. Era innegabile fosse un bel posto ovviamente, ma non era una cosa che potevo ammettere apertamente. E non c'era da stupirsi nel trovare un elfo domestico in un posto del genere ma.. non mi sarei mai abituata a quei cosi. Mai. " Il Padrone è ancora nel fiore degli anni." La risata fu spontanea e fatta con un tono di voce sicuramente troppo alto. Quantomeno aveva senso dell'umorismo quel coso.. almeno fu quello che pensai prima di incrociare il suo sguardo seccato e colmo di biasimo. " È un grande privilegio, devi andarne fiera il padrone non permette a chiunque di accedere a questi locali." Mento orgoglioso in alto, fiero del suo padrone.
    Oh non si preoccupi: me ne vanterò con tutti al rientro a casa e non mancherò di elogiare la collezione di pistoloni di Lord Cormac.
    No, decisamente non aveva senso dell'umorismo. Nessun elfo lo aveva. Erano bruttini, almeno simpatici.. no, niente. Dovere, flagellazioni e onore. Praticamente come Dell..
    ... mi cagherà nella cena vero?...
    sussurrai a denti stretti a Kain osservando le orecchie dell'elfo dondolare su e giù mentre lo seguivamo all'interno. Poco furbo da parte mia inimicarmi chi si occupava delle pietanze e di gestire i cappotti, lo ammetto. Eppure credo che nessuno si aspetti da me mosse furbe, giusto? Addio giaccone smeraldo.. chissà se ci rivedremo mai.. Inoltre avevo anche gli stivali sporchissimi di fango e non sembrava esserci, nell'ingresso un tappetino sufficientemente umile in cui pulirsi. Odiavo ammetterlo, ma posti troppo opulenti mi mettevano a disagio. Insomma cosa avrei dovuto fare? Camminare spargendo acqua e fango ovunque? Quei tappeti probabilmente erano stati tessuti da bambini Mongoli della stirpe di Gengis Khan sperduti nella tundra nel 1200... Aspettai quindi che Kain mi precedesse in modo da imitarlo.
    L'armeria era, di fatto..
    Ovviamente.. la Bat-caverna..
    fanculo. Mi piacevano le armerie: non sapevo usare neanche la metà di quelle armi ma avevo imparato nell'ultimo decennio che essere in servizio con nient'altro che uno stecco magico potesse essere assai limitativo e rischioso. Era sicuramente meno tetra e inquietante della collezione che avevo visto diverse volte ad Azkaban con Kostia: lì non c'erano spade, quanto più diversi strumenti di tortura e lame di diverso tipo. Era difficile non dare al pomposo irlandese la soddisfazione di aver azzeccato. "Dovrai sfoderare l’arsenale migliore del tuo repertorio se vuoi fare colpo. October non è una strega facile da conquistare"
    Eddai Jack, dagli almeno un bacino: è geloso marcio di non avere la tua totale dedizione. "E' un così buon uomo, è tanto forte e coraggioso!": dovevi sentirlo per venire qua..
    Li presi in giro, avvicinandomi al camino per scaldarmi le mani, mettendole dietro alla schiena: quella mano di merda continuava a diventare gelida al punto che temevo un giorno mi sarebbe caduta di nuovo.
    Ho saputo che siete riusciti a fare un paio di buoni arresti. E' questo che si festeggia?
    Non avevo idea dei motivi dell'invito ne se ce ne fossero: a dirla tutta avevo accettato senza fare troppe domande. L'alternativa era rimanere da sola e più rimanevo da sola più alte erano le possibilità di fare danni ed il tempo aveva la pessima abitudine di non passare mai. Inoltre era un'occasione per studiarli almeno un po': nonostante conoscessi Kain da più di un anno ormai non ero ancora riuscita a comprenderlo del tutto. Ne avevo ancora compreso a pieno la filosofia di lavoro di entrambi e mi incuriosiva capirne qualcosa in più.


    Edited by .Fay. - 24/1/2023, 12:49
     
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    "Coglione.", rimbecco a Kain con divertimento tossichiando anche leggermente per una boccata di fumo che, visto l'ingresso in grande stile del mio compare, m'è andata di traverso.
    "In ogni caso: No collega, questa non è la Bat-Caverna. Quella si trova laggiù."
    Con un gesto della mano indico una porta blindata e capillarmente protetta da svariati incantesimi. Essa è posta al fondo del grosso salone, ed è lì che intendo portare l'attenzione di October. A quello che, di fatto, è il mio vero nonché privatissimo covo.
    Ascolto le parole di Kain con un mezzo sorriso rilassato stampato sul volto, allungando anche le gambe sotto il tavolo per una manciata di secondi.
    "Ah sì, ha detto così?", chiedo retoricamente spegnendo il mozzicone, "In tal caso, vedrò cosa posso fare."
    È però quanto viene pronunciato dalla norvegese che, per la natura delle parole stesse o il modo in cui le escono di bocca, permettono ad una risata roca ma fragorosa di sfuggirmi dalle labbra.
    "Probabilmente, Rossa, dev'essere caduto dall'Harley senza avere il casco ben allacciato in testa. Io un buon uomo, che mi tocca sentire...oh sì Darragh, Grazie tante!"
    L'elfo è appena tornato, e si è portato dietro metà dispensa che ora, levitando a mezz'aria sui migliori vassoi presenti in casa, viene servita in tavola vicino ai bicchieri.
    Ad occhio, oltre ad una bottiglia di vino rosso proveniente dalla Blackwater Valley Vineyard, Darragh ci ha appena portato del manzo alla Stout già porzionato, dei pancake con patate e pancetta e altre cose che, a mio avviso, si sposano comunque benissimo con un bel bicchiere di distillato d'orzo comunemente detto whiskey.
    Pertanto, senza indugiare troppo, ne verso per noi tutti e, dopo aver accennato ad un "cin", mi riaggancio alla proposta avanzata dal mio amico.
    "Qualcosa di speciale eh...vediamo.", faccio camminando con disinvoltura in direzione di October, "Se non ricordo male, visto che me ne sono anche trovata una puntata addosso, sei il tipo di persona che predilige le lame corte e discrete."
    Un incantesimo d'appello non verbale fende l'aria alla mia sinistra, appellando una particolare daga direttamente del secondo corridoio ad Ovest. Proprio li, dove sono esposti tutti i pugnali e le lame sotto i quaranta centimetri in mio possesso.
    Afferro a mezz'aria il cuscino di velluto rosso sopra il quale la daga è posta, senza distogliere lo sguardo dalla Festh, e glielo porgo cosicché possa osservare l'arma più agevolmente.
    "La Daga dei Ragnarsson. Portata e smarrita in questa terra secoli fa dal figlio del "semidio" norreno che noi, qui, indentifichiamo come Albann. Anche se, probabilmente, dalle tue parti è più conosciuto come Hálfdann.
    Le rune sull'elsa raccontano le gesta di Lothbrok e i suoi figli, dalla potenza del Fiandiferro all'astuzia del senz'ossa."

    Afferro l'arma e, facendola roteare, gliela porgo per l'elsa.
    "È forgiata in una lega metallica goblinese, immagino che tu sappia cosa significa.
    Mi hai parato il culo l'altra sera, quindi considerala un dono. È tua."

    Gliela lascio cadere tra le mani e, con un movimento inverso del polso, rispedisco al suo posto il cuscino espositivo ormai vuoto.
    Conscio, ovviamente, che ben presto un'altra arma altrettanto affascinante prenderà il posto di quella appena ceduta.
    "Kain, fratello, perché non ti levi quell'espressione del cazzo dalla faccia, mangi, bevi qualcosa e, magari, mi aiuti a spiegare alla nostra ospite come mai ci troviamo tutti e tre qui insieme?"
    Dannazione, alla fine il capo auror è lui. Mica posso fare tutto io qua dentro.
    Gli batto una mano sulla spalle mentre, al contempo, metto tra le sue dita uno dei tumbler precedentemente colmati col mio personalissimo nettare delle dei.
    "E non essere geloso, sono certo di poter trovare un tagliacarte anche per te qui da qualche parte..."


    Edited by Elhaz - 22/2/2023, 19:51
     
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    -Improbabile. Darragh sa come trattare i suoi ospiti-, la rassicurò, aggiungendo poi con ironia una piccola postilla.
    -Nel dubbio, prima di accettare tenderei l’orecchio per qualche minuto… se senti rumori ambigui, che assomigliano a testate nel muro, evita di servirti da bere e da mangiare. È per il tuo bene, ha avvelenato per molto meno- invitarla dal vecchio era valsa la pena anche solo per ascoltarla sfoderare il suo migliore repertorio di battute al vetriolo: la norvegese non gli aveva dato l’impressione di simpatizzare eccessivamente per il suo collega, tuttavia l’irlandese aveva ragione di credere che si trattasse soltanto di una situazione passeggera. Per certi versi Jack e October si rassomigliavano più di quanto avesse immaginato agli esordi della loro conoscenza, del resto lo avevano dimostrato durante l’ultima incursione in Gran Bretagna: se avessero lavorato a stretto contatto nel tempo le probabilità che facessero faville erano alla pari di quelle che li vedeva darsi fuoco a vicenda.
    -Voi continuate pure, io nel mentre faccio gli onori al cuoco prima che decida di avvelenarci tutti-, commentò con un sorriso ironico, versandosi altro whiskey e lasciandogli la scatola con i sigari sulla scrivania.
    -Mi ringrazierai più tardi-, non lo avrebbe biasimato per un po’ di relax alternativo: di tanto in tanto non c’era niente di male nello staccare la spina. In tutti i sensi. Kain si avviò verso la finestra, aprendola in modo da filtrare la sigaretta che accese subito dopo. In una mano stringeva il bicchiere ancora pieno, con l’altra di tanto in tanto aspirava gettando il fumo verso l’altro. Lo sguardo era perso nel buio della brughiera, la testa andò via via svuotandosi di tutta la tensione accumulata nelle ultime settimane. Forse era esattamente quello ciò di cui aveva bisogno, ciò di cui aveva sentito la mancanza: una serata in compagnia delle persone a lui più vicine, in un contesto diverso da quello meramente lavorativo. O che ne esulasse almeno in parte. Una risata sommessa gli sfuggì quando Jack batté un colpo sulla spalla, chiedendogli di non essere geloso.
    -Non funzionerà. Sai bene che esiste solo un modo per comprarmi.-, per un attimo gli occhi cerulei brillarono di un bagliore sinistro. Durante la caccia al Mangiamorte aveva palesato le sue intenzioni, attaccando Westwood come avrebbe attaccato un criminale di guerra che andava consegnato al ministero indipendentemente dalle sue condizioni di salute o dai mezzi usati. A mente lucida aveva avuto tempo per riflettere: ucciderlo non era il suo obbiettivo primario, e per quanto non fosse quel tipo di persona, o quel tipo di Auror, non aveva potuto fare a meno di chiedersi se non avesse fallito e quanto quell’esitazione sarebbe costata a lui o ad altri in futuro. Non avrebbe avuto pace finché la sua faccia, insieme a tutti quelli che avevano minacciato la sua famiglia, non fosse stata dimenticata dietro una porta sbarrata di Kilmainham.
    -Tra le varie cose.- probabilmente October aveva saputo dai giornali dell’arresto del macellaio di Berlino. Tuttavia, non era quel Mangiamorte il protagonista di quella serata.
    -Festeggiamo noi tre. Come squadra-, Kain gettò la cicca nel camino, poi fece roteare il bicchiere prima di bere un sorso di whiskey.
    -Nella speranza che un giorno lo diventi in via ufficiale… indipendente dalla collaborazione tra Regno Unito e Irlanda.-, l’irlandese poggiò il bicchiere vuoto sulla scrivania, e guardò la strega negli occhi.
    -Sei una partner fidata e un auror brillante, October. In più di un’occasione il tuo intervento si è rivelato indispensabile per il nostro reparto-, era innegabile l’affiatamento che nell’ultimo anno si era creato con lei. La norvegese portava su di sé le cicatrici di una guerra che non era mai terminata e che combatteva giorno dopo giorno, esattamente come loro due. Si adattava al contesto in cui si trovava, facendo il necessario, non mancando di andare contro i suoi superiori quando riteneva che le loro azioni potessero rivelarsi controproducenti. O metterli in pericolo, come era stato il caso di Kain durante l’ultima missione.
    -Non mi aspetto una risposta immediata. Ma vorrei che cominciassi a pensarci... e che la tenessi a mente come un’opportunità. Fino ad allora…- Kain si scambiò di sfuggita uno sguardo complice con il suo partner.
    -… se vorrai affiancarci in alcuni interrogatori non avremo di che ridire. Qui entra in gioco l’altro motivo dei festeggiamenti: Westwood quel giorno ci sarà anche sfuggito, ma abbiamo catturato la sua complice.-
     
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    Oh Morgana ma veramente c'era una camera blindata in casa...? La mia espressione non riusciva a celare la perplessità di fronte a tale scenario. Probabilmente c'era la Numero Uno là dentro o una distesa di galeoni dentro cui tuffarsi: si sarebbe spiegato il mal di schiena del padrone di casa.. Impossibile poi anche celare il disagio dinnanzi alla scenetta del pugnale. No seriamente: perché? In ogni caso era riuscito in una impresa assai ardua: lasciarmi senza parole ma probabilmente non nell'accezione positiva del termine.
    Wow io sono..
    Mi morsi le labbra interrompendomi quando mi porse la lama donandomela. Oh cristo ma perché i purosangue dovevano fare sempre così..? Ci eravamo salvati il culo a vicenda, eravamo pari, si fa così quando siamo sul campo, er una cosa scontata! "E' buona educazione accettare un regalo October." la voce dell'ucraino mi tornò alla mente tuttavia, perché quella era una sensazione familiare: l'ex carceriere di Azkaban non era in grado di compiere gesti spontanei e anche i suoi gesti "gentili" apparivano spesso ricercati su manuali di buone maniere sfociando in regali non richiesti e spesso inadatti, inutilmente costosi o di altro valore. Mi avevano sempre messo a disagio sapendo bene di non poter ricambiare pareggiando lo scambio con qualcosa di egual valore. Eppure ricordavo l'espressione di disappunto sul volto di Kostia ogni qualvolta i suoi sforzi nell'essere gentile venivano ricompensati da sarcasmo, rifiuti e altro. "E' sufficiente un 'grazie' contiene anche meno sillabe di qualsiasi cosa diresti per rifiutare".
    ..ehm senza parole. Grazie.
    dissi alla fine, prendendo il pugnale ed estraendolo dal fodero per osservarla. Ma poi non riuscii a resistere.. puntai appena la punta contro lo sterno di Jack, come se dovessi.. far esplodere un palloncino.
    Ah che strano... avrei giurato che..
    Sopracciglio sollevato in segno di enigmatica sorpresa.
    In ogni caso ero davvero curiosa di capire la natura dell'invito, e accettai il bicchiere dal momento che sembrava fose il momento di un brindisi.
    Ci volle un attimo per capire che Kain non stesse scherzando e che quel fare squadra non si riferiva a.. che ne so, far rotolare forme di formaggio giù per una collina a una antica fiera del villaggio o mettere su un trio canoro di carampane stonate ubriache. Mi andò anche di traverso il whiskey (con mio sommo fastidio: quel borioso di Mc Cormac adesso avrebbe pensato che non sapevo nemmeno bere..) e tossicchiai un attimo prima di squadrare l'irlandese per qualche secondo con espressione perplessa.
    ...sai hai ragione: credo che abbia preso davvero una bella botta in testa.
    Commentai rivolta a Jack. C'era una punta di disagio, riuscivo a percepirla. Era quel disagio che c'era sempre, in ogni aspetto della mia vita e molto spesso in quello lavorativo.
    Se vi sentite in colpa perché sono quasi morta, davvero non fatelo: errore mio ero troppo vicino al muro e non sono riuscita a creare abbastanza spazio tra me e la lama. Ho rischiato di morire in modi peggiori, davvero e tutto da me!
    alzai il bicchiere come a brindare alla mia inettitudine nel fare scelte ponderate e lucide e pagarne le conseguenze perché puntualmente non ero poi così capace come pensavo di essere. Mi rigirai il bicchiere tra le mani, lasciando cadere per un attimo quello scudo di sarcasmo e battute ed eccesso di strafottenza: la descrizione dell'Irlandese non coincideva semplicemente alla realtà e forse era stata ben troppo semplificativa ed esplicativa. Forse ci aveva visto qualcosa di più nobile dietro quella barricata che tenevo sempre su ma che in realtà serviva a nascondere solo un casino.
    Kain, seriamente.. c'è un motivo se sono Auror semplice e non posso muovermi da sola..
    Una stretta nelle spalle, un sorriso amaro, prima di rialzare di nuovo lo scudo e calare l'elmo.
    Insomma capisco tu sia caduto vittima del mio innegabile fascino e animo gentile.. ma bastava un invito a cena, dei fiori..
    No, non potevo riuscirci: non riuscivo assolutamente a evitare di scherzare al riguardo e in realtà nemmeno a finire la frase prima di gracchiare in una risata. Era più autoironia a dirla tutta ma era ancora più divertente considerando quanto algidi e zitelli fossimo entrambi.
    Una risata che sfumò velocemente in un'espressione di sorpresa. Lanciai una specie di schiaffo al braccio di Jack.
    ...ecco a cosa ti serve la Bat-Caverna! L'avete messa là dentro..?
    Non avrei saputo dire quanto stessi scherzando o meno: onestamente il proprietario di casa avrebbe potuto essere abbastanza tronfio e sicuro di se da avere un bunker con stanza di detenzione in casa propria!
    ....questo non c'era sul rapporto...
    Aggiunsi poi guardando entrambi: lo avevo firmato anche io ma mi ero irrimediabilmente persa l'ultima parte dell'incursione perché ehi, a quanto pare non so evitare di farmi uccidere ogni volta! Rimasi in silenzio di nuovo, mentre i vari ingranaggi si muovevano: questo mi metteva in una situazione ancora più complicata con Dell. Apprezzavo che mi avessero coperto rispettando l'accordo verbale stipulato con McCormac tuttavia avrei dovuto stare molto attenta a come mi sarei mossa con il mio Capo.
    ...c'è un motivo particolare per cui Dell non deve saperlo?
    Insomma non era necessario un grande sforzo di immaginazione per capire come mai lo avessero fatto ma volevo sentire quale era la motivazione "ufficiale". Inoltre c'era un'altra questione su cui avevo riflettuto nei giorni scorsi... e forse era questo il momento ed il luogo per affrontarla..
    Avete usato entrambi la magia oscura..
    Non era tecnicamente una domanda ma era un argomento taboo da dove venivo io: Dell era intransigente al riguardo e per moltissimi anni avevo preso ad esempio e a riferimento proprio il messicano come standard etico e morale per la condotta Auror. C'era stata quasi un' idealizzazione, un vederci tutto ciò che sentivo mi mancasse, qualcosa da cui mi sentivo terribilmente lontana dopo Azkaban. Per me quindi trovarmi dinanzi a uno scenario dove il Capo ed il Vice Auror utilizzavano incantesimi Oscuri era.. surreale. Eppure in qualche modo rassicurante.
    Scusate non dovrei sorridere è che.. non.. posso trattare questi argomenti a Londra.. spiegatemi il vostro punto di vista.
    Mi ero resa conto che la mia espressione aveva assunto una piega quasi divertita per un argomento che avrebbe richiesto un cipiglio grave e severo.
    Quindi utilizzo magia oscura, fascicoli falsificati e prigioniera detenuta in segreto e da interrogare.. a questo punto sono curiosa di sapere come strutturate di solito gli interrogatori...
     
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    Glisso sulla ribattuta di Kain, limitandomi a scuotere vagamente il capo con un mezzo sbuffo.
    Non perché sia mia intenzione lesinare sulle battute, tutt'altro, semplicemente c'è un qualcosa qua dentro che, minuto dopo minuto, tende ad infastidirmi sempre di più.
    Mi piace pensare di sbagliarmi raramente sulle persone, e i numeri in merito sono dalla mia, eppure... Eppure l'atteggiamento che October ostenta parte mi sta dando sui nervi.
    Io ho visto una valida combattente, sia nel nostro confronto che durante l'operazione, mentre invece quella che mi trovo davanti ora è una bambina con la battutina pronta. Per non parlare di questo sarcasmo così ostentato, che magari vorrebbe essere pungente, e invece risulta solo inappropriato e fuori luogo. Maledizione.
    Un'altra sigaretta viene dopo quella spenta poc'anzi, mentre con gli occhi seguo i movimenti dei due ed il loro scambio di battute. Questo finché, almeno, ad un certo punto non ritengo assolutamente necessario porre chiarezza; Prima che, per così dire, il fastidio che provo sfoci irrimediabilmente nel nervosismo. Poiché so che da nervoso divento intrattabile, e non è mia intenzione far si che ciò accada.
    Catturo lo sguardo complice del mio partner, accogliendolo anche con iniziale benevolenza. Non fosse che, giusto un paio di istanti dopo, l'ennesima sdrammatizzazione non richiesta da parte della norvegese giunge con pessimo tempismo. Soprattutto, direi, vista la proposta che le abbiamo appena avanzato.
    "Forse hai ragione, October.", rimbecco posando dapprima il bicchiere sul davanzale, riprendendolo poi, per riavvicinarmi alla scena, "Probabilmente se presso il dipartimento inglese sei ancora rilegata al ruolo di Auror Semplice,nonostante le tue evidenti abilità e la risolutezza che mostri sul campo, un motivo c'è."
    Il tono dice tutto, non ho necessità di aggiungere altro. O forse, qualcosa si.
    "Ad ogni modo certo, prenditi il tuo tempo per valutare. Purché non sia troppo. Poiché, nel caso tu volessi farci la cortesia di portare quel meraviglioso sarcasmo tra le nostre fila, avremo parecchio lavoro da fare."
    Per me il discorso, ad oggi, può considerarsi chiuso. Presa una decisione, vedremo il da farsi. Resto fiducioso e convinto delle mie impressioni, dopotutto lei possiede un talento evidente e i suoi traguardi parlano da soli, il carattere, però, potrebbe essere un problema.
    In ilranda siamo soliti lavore come fossimo tutti un singolo individuo, temo che ci sia poco spazio per il sarcasmo non necessario.
    "Lei è in una cella di massima sicurezza, protetta da incantesimi specifici, circa dieci metri sotto di noi. Là dentro, October, ci sono i miei fascicoli privati e cose simili.", rispondere è sempre cortesia e di certo quella a me non manca, "Dell non deve saperlo perché, fino a prova contraria, resta affar nostro il modo in cui agiamo entro la giurisdizione che ci appartiene. E tu hai il culo coperto, questo è ciò che conta."
    Tanto vale giocare a carte scoperte. In fin dei conti, le ho già esternato i miei pensieri circa la metodologia inglese. E di certo non è un mistero per nessuno dei presenti, immagino, che la "morbidezza" del capo auror britannico sia quanto di più lontano esista dal mio metodo.
    Lascio che le sue considerazioni circa il nostro modus operandi vengano condivise, non toccando cibo e limitandomi a finire la sigaretta solo per versare ancora da bere sia a me che al Cavanaugh. Ne incrocio lo sguardo mentre il liquido fluisce nel suo bicchiere, comunicandogli chiaramente e allo stesso tempo tacitamente ciò che ho in testa.
    Lascia che ci pensi io.
    "Oh! il nostro punto di vista è molto semplice. E di base, nemmeno noi concordiamo pienamente su di esso.
    Io ritengo che: nel caso in cui un soggetto si sia macchiato di crimini osceni, allora, diventa mio dovere assoluto fermarlo. Con ogni mezzo necessario e, si, anche ripagandolo con la stessa moneta qualora ciò dovesse rivelarsi necessario."
    Faccio una pausa, breve, prendendo un tiro e spegnendo il mozzicone.
    "Kain, invece, preferisce mantenere un contegno quanto più a lungo possibile, soppesando con cura quali incantesimi usare e, soprattutto, in quale misura.
    In definitiva però..."
    , proseguo avvicinandomi alla rossa, "Entrambi concordiamo su due punti: Gli innocenti vanno protetti, e i bastardi fermati."
    Resto qui per un paio di secondi, guardandola con rigore e in silenzio, alzando poi l'indice sopra il capo per richiamare l'attenzione del mio connazionale.
    "A tal proposito fratello, prima di procedere con la nostra nostra ospite...", e mi riferisco a quella tenuta sotto chiave e ben più sgradita della qui presente visitatrice estera, "Mi stavo quasi dimenticando di avere in mio possesso qualcosa per te."
    Levo il catalizzatore e lo muovo a mezz'aria, facendo fluttuare nelle mani dell'Irlandese un corposo fascicolo redatto a mano.
    "Ricordi il caso di quei due ragazzini torturati al limite della pazzia da qualche figlio di un cane solo perché, verosimilmente, hanno visto qualcosa che non dovevano?"
    Lancio uno sguardo a Darragh che afferra al volo e, celere come sempre, capisce la mia richiesta prima ancora che questa venga espressa ad alta voce.
    "Pensa Fhest, dopo parecchi giorni al St. Patrick, pare che uno dei due non riacquisterà mai più le proprie facoltà cognitive, non del tutto almeno. A questo punto, permetti che sia io a porti una domanda: come agiresti, tu, se ti trovassi il responsabile tra le mani?"
    Torno a dar le spalle alla finestra, trovandomi così esattamente nel mezzo dei due sebbene in modo leggermente più arretrato. Lascio che Kain sfogli con tranquillità le prime pagine di ciò che ora ha tra le dita, prima di avviarmi alla conclusione.
    "Ad ogni modo, lì hai il rapporto sulle indagini, la descrizione dettagliata delle prove già depositate presso i nostri e archivi e, ovviamente, anche un'ammissione di colpa firmata dal diretto interessato con tanti di dettagli circa i delitti satellite annessi."
    Personaggio, questo, che ora viene introdotto nell'armeria da Darragh con i polsi legati dietro la schiena e il passo visibilmente tremante.
    L'ho catturato esattamente dieci ore fa, nei pressi di Dun Dealgan. Come il mio collega apprenderà leggendo il rapporto, questo piccolo bastardo stava cercando di passare il confine col Nord. Gli è andata male.
    Io e Murphy eravamo sulle sue tracce da due giorni, ci è bastato accelerare il passo e aspettarlo al varco. Riguardo alla confessione, quella è giunta poi da sé come naturale conseguenza del suo transito presso il sottoscritto.
    Faccio cenno a Darragh di avanzare e, una volta a tiro, afferro il colpevole per l'avambraccio facendolo sussultare.
    "Mi perdonerai, Capo, ieri notte ero così sfinito che ho preferito tenerelo qui in custodia prima di sbatterlo a Kilmainham Gaol personalmente. Ora, ammesso che lui non abbia da ritrattare..."
    "NO! Sono colpevole! È mia la colpa, quei bambini...Vi prego, portatemi via di qui. Mettetemi dentro, anche a vita se dovete."
    Uno scossone fa vacillare l'equilibrio del verme, che ora avrà tutto, fuorché la mia pietà.
    "Stai zitto, figlio di una cagna rabbiosa in calore. Hai già detto ciò che dovevi, non appestare oltre l'aria di casa mia con quel tuo fiato lurido. Kain, è tutto tuo. Darragh ha già spedito una copia dei documenti al direttore della prigione, immagino che stia aspettando nel suo ufficio. Quando vuoi, una passaporta sarà più che sufficiente per condurlo laggiù."
     
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    -Hai una bassa considerazione di me se pensi che stia cercando di scaricarmi la coscienza.-, commentò diretto, posando il bicchiere vuoto sul tavolo. Non poteva negare di essere stato colto dai rimorsi per il pessimo stato in cui October era uscita da quella missione che si era rivelata suicida: il desiderio di rivalsa personale che permeava ogni sua mossa lo aveva spinto a ignorare volontariamente tutti i segnali di pericolo a cui sarebbe andato incontro, decisione della quale a farne le spese più di tutti loro era stata proprio la norvegese, che aveva trascorso al Saint Patrick una settimana di degenza. Tuttavia, non era stato il senso di colpa a spingerlo verso una rivalutazione dell’Auror dallo sguardo affilato: Kain non si era mai circondato di partner che lo assecondassero fino in fondo indipendentemente dalle circostanze, e la prontezza che October aveva dimostrato contestando i suoi ordini prima, che riteneva controproducenti, per scendere ugualmente sul campo in un secondo momento con il proposito di frenarlo dal commettere azioni rischiose per sé stesso e per la missione stessa, era esattamente quello che cercava nella sua divisione. Uomini e donne che pensassero con la propria testa, battendosi per ciò che ritenevano giusto soprattutto in momenti critici, quando la posta in palio poteva diventare fatale. Eppure lei, tutto questo, non riusciva a vederlo.
    -Jack mi trova d’accordo. Indubbiamente c’è qualcosa che ci sfugge- Dell non era uno stolto. Eppure quella situazione non poteva dipendere da lui, non totalmente. Gli unici ostacoli che potevano averla bloccata nell’avanzamento di carriera erano quelli creati dalla sua mente.
    -Tra queste rientra il motivo incomprensibile per cui, piuttosto che prendere una decisione scomoda, preferisci sminuire te stessa e restare confinata nel ruolo che ti hanno assegnato. E non mi riferisco alla possibilità che Dell possa prendere sul personale un tuo possibile trasferimento.-, October preferiva restare in disparte piuttosto che mettere in discussione quella decisione, quasi come se avesse timore di mettere in gioco anche sé stessa. Perché? Qual era lo scenario peggiore che si era materializzato nella sua testa?
    -Capisco che tu non ci conosca e possa avere numerose riserve nei nostri confronti-, poteva comprendere il motivo per cui Dell avrebbe potuto far parte dei suoi scrupoli: October e Dell erano sopravvissuti a una guerra, esperienze simili ti cambiavano radicalmente, portandoti a considerare come una certezza solida e una rassicurazione la presenza dell’altro, la possibilità di contare sempre sull’altro. Un anno di collaborazione sporadica al fianco di Kain era troppo poco per restituirle un quadro veritiero di cosa avrebbe trovato nel loro reparto.
    -Ma non avrei richiesto a Dell di assegnarti come mia partner se non fossi stato sicuro di chi ho scelto a coprirmi il fianco.-, voleva che questo le fosse chiaro. Jack aveva ribadito a sufficienza che era una decisione che si sarebbe risolta a tempo debito senza che fosse bisogno di aggiungere altro.
    Non poteva negare di sentirsi in difetto nei confronti del Capo Auror inglese, non tanto per quella proposta, quanto più per avergli nascosto la cattura di Saraid Rockwood. Specie alla luce di cosa aveva scoperto sondando in modo marginale la mente della strega.
    -Avete usato entrambi la magia oscura.-
    -Rientra tra i motivi per cui la mezza-creatura si trova qui e non a Kilmainham o a Nurmengard: la Magia Oscura non figura nel rapporto… non deve restarne traccia nemmeno nella sua testa.-, l’uso delle Arti Oscure era proibito anche entro i confini dell’Isola di Smeraldo: l’ultima cosa che il Capo Auror intendeva fare era incoraggiare i suoi sottoposti a prenderlo in esempio.
    -Non possiamo permetterci di compromettere i rapporti tra i nostri dipartimenti. Non dopo tutto il sangue che ci trasciniamo dietro- un’inchiesta avrebbe dato il via al peggiore incidente diplomatico con il Regno Unito dai tempi del patto del Venerdì Santo. Lavoravano con gli stessi obbiettivi, in certe situazioni, tuttavia, riteneva necessario sporcarsi le mani per raggiungerli; al tempo stesso dubitava che Dell fosse dello stesso avviso. Un sorriso sarcastico gli curvò le labbra dopo la breve occhiata d’intesa scambiata con Jack, da cui non esitò ad afferrare il bicchiere prontamente riempito per portarlo alle labbra. October aveva già avuto una “dimostrazione” del modo in cui il capo auror conduceva gli interrogatori il giorno in cui avevano sabotato il contrabbando delle creature: non aveva mostrato pietà per il mago di cui aveva sondato i ricordi. Allo stesso modo si era approcciato al giornalista, e si sarebbe approcciato con chiunque minacciava l’incolumità di sua figlia o di chiunque altro, se fosse stato necessario. Fu con un’espressione interrogativa che Kain guardò il suo partner prima di sfogliare il fascicolo con i dettagli del caso e l’autodichiarazione di colpevolezza sottoscritta dal mago. Se normalmente avrebbe obbiettato su quei metodi vista la gravità dei reati commessi non disse una parola. Si fidava di Jack da sapere che li avrebbe riservati soltanto ai criminali peggiori, e si da il caso che quello fosse uno dei peggiori crimini di cui quel mago si sarebbe potuto macchiare. Jack conosceva il dolore di un padre che non avrebbe più visto suo figlio tornare a una vita normale, non lo biasimava per esserne rimasto toccato. Così come si stava ritrovando a riconsiderare le motivazioni che avevano spinto la Armstrong ad ufficializzare il progetto di recupero dei detenuti: la ex Capo Auror aveva sbagliato nelle metologie, ma l’idea di fondo non sembrava più poi tanto sbagliata.
    -Direi che il caso sia ufficialmente chiuso-, commentò, mettendo temporaneamente da parte il fascicolo che avrebbe riportato con sé in dipartimento. Fu a Darragh che si rivolse.
    -Fammi la cortesia di condurlo in stanza e di sorvegliarlo. Puoi liberargli le mani, ma un solo passo falso- gli occhi chiari si soffermarono sul mago, scosso da tremori.
    -E non esitare a tramortirlo.-, sarebbe stato sciocco da parte sua tentare la fuga, ma in situazioni disperate doveva aspettarsi di tutto.
    -Adesso che non è più una minaccia di lui mi occuperò dopo. Lei è diventata la nostra massima priorità: Westwood non è il solo a cui è legata-, Kain posò il bicchiere vuoto sul ripiano per poi accendere una sigaretta, dalla quale trasse una boccata profonda.
    -Avrai sentito parlare della Setta della Runa Bianca.-, esordì, guardando October negli occhi.
    -Quei fanatici si identificano con la magia arcaica e la piegano alla loro volontà, usando il sangue come tramite. È da otto anni che io e Dell siamo sulle loro tracce, li abbiamo smantellati un pezzo dopo l’altro, ma nonostante siamo vicini a mettere un punto a questa storia il loro leader si trova ancora libero. È stato lui a ideare la Sabbia Rossa, il veleno con cui la Rockwood ha attaccato me e Jack a casa dei Westwood. Ma ho intravvisto altro nella sua testa… che mi dà motivo di ritenerla coinvolta con l’Alchimista.-, la radura in cui l’aveva vista muoversi prima che chiudesse la mente gli era maledettamente familiare, così come lo specchio in cui si era riflessa a pelo dell’acqua. Prima di decidere cosa fare di lei aveva bisogno di andare fino in fondo a quella faccenda.
    -Rockwood può diventare la chiave di svolta di entrambi i casi-, se giocava davvero un ruolo di qualche tipo all’interno della setta dell’alchimista e dei Mangiamorte dovevano scoprirlo a ogni costo.
     
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    Mi resi conto che la mia reazione non era stata gradita eppure da parte mia non potevo fare a meno di ritenerla una decisione presa a cuor leggero, senza riflettere e senza essersi documentati. A mio avviso avrebbero solo dovuto ringraziarmi per avergli fornito abbastanza tempo per raccogliere le informazioni mancanti, riformulare i pensieri e ritirare la proposta prima ancora di poterla prendere in considerazione. Irritare Jack non era difficile, bastava puntare al suo ego, che essendo praticamente un Menhir era impossibile da mancare pure da bendati. Se la sua doveva essere una risposta piccata mirata a ferirmi nell'orgoglio beh.. sicuramente era arrivato tardi. Perché sì, c'erano cose che sfuggivano loro e di questo ne ero convinta e non perché li ritenessi superficiali o approssimativi nel lavoro ma.. non ero semplice. Mi sorprese di più la reazione di Kain, normalmente imperturbabile e sempre estremamente controllato. Mi irritò eppure la sua risposta che sottintendeva che rifiutassi di prendere "decisioni scomode".
    Forse se la smettessi per cinque minuti di bere e di fumare saresti lucido abbastanza da avere un'illuminazione o capire quando farti i cazzi tuoi..?
    Ecco, quello sì, che mi aveva infastidito terribilmente. Lui non sapeva un cazzo delle decisioni scomode che avevo preso negli ultimi anni. Non avevo mai scelto la via più comoda, quella che poteva evitarmi complicazioni o che avrebbe fatto felici tutti quanti. Ed ero semplicemente stanca di stare sempre a prendere le strade più difficili, quelle in salita, con la gente che ti tirava anche qualche sasso di tanto in tanto. Tanto che pensavo di meritarmelo e che quindi per una volta, prendere la via più tranquilla sembrava la scelta migliore.
    Perché se da una parte avrei voluto essere valutata per come ero adesso.. sarebbe stato ingenuo pensare che le cose passate non avessero rilevanza. C'erano state e avevano plasmato tutto quello che era venuto dopo. Non potevano essere ignorate e onestamente non sapevo se loro ne sapessero qualcosa, che idea si fossero fatti e quanto fosse giusta. C'erano problemi di fiducia con Dell, più grandi di quelli di comunicazione. E non mi andava di creare nuove connessioni con una fiducia basata su false credenze o percezioni.
    Io non sapevo come ragionavano ed ero troppo abituata ad essere circondata da un ambiente dove mi sentivo costantemente squadrata si sottecchi, come se tutti si aspettassero l'ennesimo colpo di testa, l'ennesimo cambio di fazione, l'ennesimo licenziamento. Un pellegrinaggio che riportava sempre a casa, come un adolescente ribelle che tornava dal genitore con la coda tra le gambe e un'ammenda da fare. Temetti quasi di rompermi un dito mentre stringendo il pugno, spingevo sull'indice per impedirmi di diventare ancora più scortese di quanto non fossi già stata.
    Eppure continuavo a rimanere sorpresa dal cameratismo irlandese, pure di fronte alle mie risposte al vetriolo, come nonostante tutto venisse anteposto altro.
    La curiosità aveva il sopravvento sul fastidio di poco prima, l'aver afferrato una sigaretta nel nervoso, forse, aveva anche aiutato a focalizzare l'attenzione su altro. E le loro risposte mi sorpresero a tal punto che mi ritrovai quasi a chiedermi se non fosse una specie di prova.
    Il mio modo di pensare forse, potrebbe avvicinarsi di più a quello del padrone di casa, eppure, avevo visto Kain e non ritenevo che fosse sempre pienamente padrone delle proprie azioni. Non c'era poi tutta questa differenza.
    "A questo punto, permetti che sia io a porti una domanda: come agiresti, tu, se ti trovassi il responsabile tra le mani?"
    L'anno scorso credo abbiate trovato un mago murato vivo alla vecchia stazione metro di Dublino, il giorno in cui è sparita la Monhagan... giusto?
    Forse se lo ricordavano, anche per via del Marchio Nero che avevo lanciato nel quartiere magico della città come diversivo. Non sapevo quanto il mago fosse rimasto là dentro, sicuramente non più di un'ora dal momento che io e Sarah avevamo provveduto a segnalare la zona agli irlandesi prima di smaterializzarci a casa dei genitori della donna, sperando di trovare sia lei che il nipotino di Sarah ancora incolumi. Il bambino era riuscito a nascondersi, la sua madre era sparita e onestamente se quel mago, reso muto dal Silencio e fatto sparire sotto i mattoni fosse stato impossibile da trovare.. avrei comunque dormito sonni sereni. Speravo che quello rispondesse in un certo senso alla domanda.
    Non fu difficile quindi immaginare che giornata avesse appena trascorso l'uomo che fu portato nel salottino, pregando di essere portato a Kilmainham Gaol o ovunque tranne che lì. Avrei forse dovuto provarne pena, essendomi ritrovata al suo posto. Ma io non avevo attaccato nessuno quando ero stata arrestata. Le mie mani al tempo non si erano macchiate, l'unico crimine era stato non inginocchiarsi a Moon. E quindi nessuna emozione mi passò sul volto mentre l'elfo lo portava via.
    Ma non sembrava essere l'unico prigioniero tenuto nel Manor: la strega che lavorava con Westwood era proprio lì.
    Direi di sì..
    Commentai riguardo al doverle cancellare la memoria: finalmente, cazzo. Per quel che riguardava invece la "Runa Bianca" un'espressione vacua rispecchiò lo sguardo del Capo Auror irlandese.
    No.
    Risposi schioccando la lingua. Io mi occupavo di casi semplici, tranquilli. E mai da sola!
    Ma si spiegano le rune e il giornalista sparso per tutto il Calamaio.
    Mi ero ritrovata su quella scena del crimine prima che potesse essere ricollegata a Westwood con la lettera che aveva inviato alla figlia di Kain, e da cui, per questo, avevo dovuto fare un passo indietro e tirarmene fuori. Mi irritava non essere a conoscenza di queste cose, ma sapevo anche di non poter pretendere diversamente.
    E' mezza veela avete detto.. come ve la cavate con l'autocontrollo?
    guardai prima uno e poi l'altro sollevando le sopracciglia: la potenziale problematica era palese.
    Niente sangue quindi..
    una specie di appunto mentale a voce alta: non ero esperta di rune, ne di magia antica, ma se veniva veicolata dal sangue avremmo dovuto evitare di versarne.
    Non è l'unica che aiuta Westwood: sono anni che ha qualcuno qua, non ha mai lasciato il paese neanche da ricercato.. non credo sia solo la sorella: o gioca a fare la finta tonta o lo è davvero.. e la tizia di sotto
    è una novità. Potrebbe aprire diverse strade...

    Era solo da capire quanto gli interessava restituirla in condizioni decenti..
     
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    Al "non esitare a tramortirlo" di Kain, permetto ad un mezzo sorriso di disegnarmisi sul volto. Evidentemente, in questa precisa situazione, viaggiamo sulla stessa lunghezza d'onda. Ed è bene sia così.
    "Continua pure a metterti sulla difensiva, October...", intervengo con voce volutamente disinteressata, "Resta comunque un fatto che, se lo volessi e ti trovassi nelle giuste condizioni, potresti sicuramente compiere dei passi avanti nella tua carriera da Auror. Che ti piaccia o meno sentirtelo dire."
    Taglio corto, sorvolando sia sulla domanda che mi viene posta da parte sua come esempio, sia sulle risposte piccate riservate al mio connazionale. Fintanto che esse non saranno rivolte a me, infondo, non sono un mio problema. Soprattutto perché Kain, maledizione, è decisamente più che in grado di difendersi da solo.
    Poso il bicchiere, confermando a Darragh la richiesta che gli è appena stata impartita con un cenno del capo. L'elfo è fatto così, rispetta un po' tutti per partito preso, il Cavanaugh decisamente più di altri, le istruzioni però, per scelta, temo le porti a termine solo sotto mia richiesta. O al massimo del ragazzo.
    "Sai come la penso in merito a questo particolare punto, fratello.", intervengo avvicinandomi ai due quel tanto che basta per partecipare alla discussione, "Più che piegare quel tipo di magia al loro volere, temo invece che quella banda di psicopatici sfrutti a proprio favore qualcosa un qualcosa che nemmeno loro sanno maneggiare a dovere. È questo, a mio avviso, li rende ancora più pericolosi."
    Magie così antiche, in varie forme, esistono in tutto il globo. Ognuna con le proprie caratteristiche e accezioni, le quali, spesso, si rivelano o troppo potenti o troppo instabili perché dei maghi odierni, "improvvisandosi" fautori di tali poterei, riescano a padroneggiarle cosi bene quanto vorrebbero fare credere. E questo, non è un bene. Non è un bene per niente.
    Metti tanto potere nelle mani di un uomo capace e, forse, riuscirà ad usufruirne per i proprio scopi con almeno un minimo di cognizione; riponilo invece nelle mani di alcuni invasati devoti ad una specie di santone, e gli effetti collaterali potrebbero essere devastanti.
    Ascolto lo scambio di battute tra i due con attenzione, limitandomi poi ad alzare le sopracciglia quando, arrivati ad un certo punto, diviene il caso di farsi più risoluti.
    "Bene dunque, che cosa stiano aspettando?"
    Faccio strada ai miei ospiti lungo l'armeria, costeggiando la parete e spostando, infine, una particolare daga posta in mezzo ad altre, volutamente senza particolari attenzioni. Un rumore metallico giunge dall'espositore in mogano, anticipando il movimento scorrevole dello stesso. La scalinata a chiocciola, stretta e ripida, dunque, ci si presenta davanti e scende per parecchi metri sotto terra, penetrando strati di cemento armato e stratificazioni basaltiche. Guidandoci fino a quelle che in epoca medievale furono le segrete in cui la mia famiglia, allora davvero nobile tanto quanto guerrigliera, richiudeva i nemici d'Irlanda fatti prigionieri. Fossero essi stregoni Britanni, Galli o Norreni. "Qui sotto farà piuttosto freddo, vi avviso."
    Non v'è una finestra in nessuna delle tre celle quaggiù, poiché l'unico ricircolo d'aria e oggi fornito da un condotto che io stesso ho installato per non dare la sensazione ai "prigionieri temporanei" di poter morire asfissiati da un momento all'altro. E l'unica luce, a nostro piacere, sarà emanata da alcune fioche torce bluastre che aspettano solo di essere accese."Datemi qualche istante, voglio prendere una cosa."
    Lascio i due Auror nell'angusto corridoio centrale che si snoda fra le celle debitamente distanziate tra loro, infilandomi per una manciata di secondi in quello che una volta era il posto di guardia oggi divenuto una sorta di dispensa ove riporre tutto il necessario per gli interrogatori di sorta. "Questo ora forse potrà tornarci utile.", comunico a Kain prima di mostrargli una piccola ampolla, "Veritaserum. Sapevate che non scade? Questo qui, ad esempio, si trova qui da anni. L'ha preparato mia m..."
    Mi interrompo poiché, per colpa dei miei stessi pensieri, riesco come di consueto ad autoinfliggermi una colpo dritto alla bocca dello stramaledetto stomaco. Tuttavia, nonostante la tristezza che per la frazione d'un secondo fa capolino nei miei ragionamenti, so per certo di poter contare almeno su un qualche "sollievo", per così dire. Quella pozione, l'ha preparata lei. Pertanto sarà perfetta.
    "Eccoci, è questa. Vorrei dirti che assisterai e parteciperai attivamente al più classico "gioco dei due sbirri" October...tuttavia, con le dovute moderazioni, non credo che qualcuno di noi vorrà essere il "buono" in questa storia. Comunque, non farti problemi nell'intervenire: sono curioso, in realtà, di vederti all'opera in questa situazione."
    Scambio un cenno con il mio connazionale, aprendo successivamente con violenza il battente della cella. La donna che si trova all'interno della stessa, adeguatamente legata al suo cantuccio in cemento con una catena appena sufficiente per raggiungere l'angolo della cella ove sorge il "bagno", è molto diversa nell'aspetto dall'avversaria affrontata tempo prima.
    Non siamo bruti, né carcerieri spietati, tuttavia le informazioni in suo possesso sono di vitale importanza. E la Rockwood, dannazione, si è mostrata un cazzo di osso duro dal punto di vista caratteriale.
    Pertanto, chiedere a Darragh di portarle appena due pasti al giorno - poveri in zuccheri - e una saponetta, è stata la più logica delle evoluzioni.
    In altri casi mi biasimarei per il modo in cui sto trattando una donna, non in questo però. Ora devo applicare tutte le tecniche in nostro possesso, stremarla nel corpo e colpirla allo spirito. Fino quasi ad intaccarne la stabilità mentale. Privandola delle più basilari comodità e, se necessario, offrendole una tipologia di nutrimento a malapena sufficiente per mantenersi lucida. Si, per il bene della mia gente e di questa terra, son pronto a fare questo e altro. Tutti noi, da queste parti, lo siamo.
    "Buongiorno Signorina rockwood, hai gradito la tua sbobba delle dodici?", domando con disinteresse avanzando prima degli altri due e facendo strisciare sul pavimento una vecchia sedia consunta, sedendomici al contrario. Esattamente di fronte alla donna, appena un paio di centimetri oltre l'estensione massima della catena stregata che la serra alle caviglie.
    "Vederti così, con i capelli scoloriti e la pelle resa secca dalla mancanza di sole, sarebbe quasi riprovevole. Dico davvero. Se potessi ancora nutrire una qualche pietà per te dopo che hai provato ad avvelenarci, diavolo, finirei col compatirti ampiamente."
    La osservo, nella penombra, rimanendo quasi sorpreso per quanto, nonostante le privazioni, i lineamenti del suo viso continuino caparbiamente ad essere terribilmente belli. Belli, si, seppur non irresistibili. Non per una mente disciplinata come la mia almeno, men che mai ora.
    Tiro fuori la provetta di veritaserum, e gliela faccio passare dinnanzi un paio di volte, giusto per indurla a fare il più banale dei due più due.
    "Non vorrai mica costringermi a decorticati dalla schiena quel bel vegvisir per sport prima di farti ingerire questa con la forza, dico bene?"
    L'arte dell'interrogatorio non si studia, si affina con gli anni e l'esperienza. Dettagli come capire quando affondare il colpo o andarci più leggeri, porre le domande in un modo piuttosto che in un altro o, più semplicemente, riconoscere il metodo adatto da seguire per ottenere il massimo dall'intervistato.
    Con un colpo di bacchetta, conscio che la donna ne è privata da diverse ore, faccio si che in bicchiere d'acqua cristallina giunga dalle cucine a noi, facendolo fluttuare in sua direzione. Passando, nel mentre, la pozione ad October.
    "Arrivati a questo punto, avrai capito da te che non ci fermeremo davanti a nulla, e siamo ben lontani dall'agire convenzionalmente, quindi ti porremo delle domande, e lo faremo con le buone una volta soltanto.
    Che legame c'è fra te e Westwood? E ancora, cosa puoi dirci dell'organizzazione che sappiamo chiamarsi la runa bianca? Bada bene, non pensare di tergiversare o prenderci per il culo. Mi arrogherò anche il diritto di parlare per tutti, ma credo proprio che nessuno di noi tre sia ben disposto all'idea di perdere tempo per qualcuno dei tuoi giochetti."
     
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    Le prime cose che la mezza creatura percepì prima ancora di aprire gli occhi furono il gelido vento che le frustava la pelle e il peso della morsa che le serrava la caviglia. Si portò una mano all’addome, laddove la maglietta era resa ruvida dal sangue rappreso, e facendo scorrere le dita sotto la stoffa si rese conto che le ferite dell’incantesimo oscuro erano state perfettamente risanate. Una vita per una vita: la donna dai capelli ramati non era la sola alla quale doveva la propria vita. Sarebbe stato ingenuo da parte sua non mettere nel conto il vero scopo per cui gli Auror l’avevano risparmiata. Saraid si girò su un fianco e una volta che gli occhi furono abituato al buio osservò con scrupolo la sua cella. Su un vassoio erano adagiati cibo e acqua: la strega allungò appena una mano per afferrare il primo prima di farlo cadere attraverso la fessura che era adibita per i servizi igienici, dopo di che diede le spalle a quello spettacolo di squallore e chiuse nuovamente gli occhi, lasciando che le braccia di Morfeo la accogliessero nella propria morsa. Dopo appena un anno dalla libertà tanto bramata, conquistata, la mezza veela era ritornata in gabbia.

    « Corvo bianco che dimori velato nel crepuscolo della notte », le dita mortalmente pallide percorsero le venature del pavimento sul quale era distesa, con una lentezza innaturale. Il vassoio era vuoto, ma il cibo non era stato toccato; l’arrivo dei pasti scandiva il ritmo della giornata ma costituiva un’informazione insufficiente per farsi un’idea precisa di quanti giorni fossero trascorsi dalla sua cattura. Non era nemmeno scontato che non giungesse a distanza di poche ore: la cognizione del tempo, in quelle quattro mura, non aveva alcun valore. A Nurmengard Saraid aveva imparato che quei pochi minuti che impiegava per osservare il soffitto all’esterno potevano corrispondere a intere giornate e oer quel che sapeva poteva già essere passata una settimana così come un mese.
    « Corvo bianco che dimori velato nel crepuscolo della notte, prestami una piuma; la trasformerò in ali bianche per cavalcare i venti », all’inizio le fitte che avvertiva allo stomaco erano fastidiose; dopo un po’ smettevano di infastidirla, e la mezza veela era giunta a un punto in cui non avvertiva più appetito né fame. Il solo odore di quel cibo la nauseava.
    « Prestami la tua vista ampia, lasciami spiare tra la cortina di nebbia. Insegnami la canzone che ti seduce… che mi seduce. Che trova te… che trova me. », al freddo non esisteva rimedio. Spesso la teneva ancorata tra la veglia e il sonno, impedendole di riposare. McCormac si era preoccupato di farle avere del sapone ma non l’acqua calda, problema alla quale aveva ovviato evitando di curarsi di emanare un cattivo odore. Non sarebbe bastato per indurla alla sera: la contrabbandiera era stata una torturatrice, sapeva a che gioco stava giocando l’irlandese e non era disposta a dargliela vinta. Portatrice di morte, non avrebbe esitato ad accoglierla come una vecchia amica per giungere insieme fino alle Terre d’Estate, dove sarebbe stato alla Dea giudicarla meritevole o meno di sostarvi per sempre.
    « Mi hai dato le ali, corvo che canta », grazie all’isolamento i viaggi sciamanici erano incrementati per durata e intensità, ed erano state non rare le occasioni in cui Saraid aveva potuto esplorare altri mondi dimenticando il luogo dove il suo corpo era stato incatenato. In alcuni di questi aveva potuto osservare meglio i suoi nemici, che si apprestavano a farle visita…
    « Mi hai dato la lungimiranza. », la voce si spense nel momento in cui la serratura scattò, e la porta si aprì con un cigolio sinistro. Saraid smise di percorrere con le dita le increspature nel pavimento ma sebbene non si tirò su a sedere il suo corpo era teso e attento, il suo sguardo mostrava una lucidità sorprendente. Non fosse stato per il suo aspetto trasandato e debilitato si sarebbe detto che la prigionia non avesse sortito alcun effetto negativo su di lei.
    « Cominciavo a chiedermi perché non subito » furono le prime parole con cui esordì, ignorando le provocazioni del mago. Si era chiesta perché non l’avessero sottoposta al siero della verità fin dal primo momento in cui era tornata cosciente e non aveva trovato una reale risposta, se non in intenzioni intimidatorie. La strega continuò a mostrare disinteresse finché la conversazione non sembrò assumere una piega vagamente interessante: fu allora che si trasse a sedere e i suoi occhi gelidi si posarono sul volto dell’uomo. Sembrava in salute, ma a uno sguardo più attento e a un animo più sensibile a certe variazioni del flusso magico non sarebbe sfuggito che, dei due, nonostante tutto chi fosse messo peggio non era lei. Gli occhi della mezza veela furono animati da un barlume sinistro senza mai distogliere quel contatto.
    « Ti interroghi su quesiti di cui non possiedo una risposta, Mago. Il solo contatto che ho avuto con il Maestro è stato oltre un anno fa, per ricongiungermi a mia sorella di sangue. A quel che ne restava a seguito della battaglia nella Radura dei Sussurri, quando nell'impedirle di ricevere le cure di cui aveva bisogno l'avete condannata a morte », per un attimo lo sguardo si soffermò sull’altro uomo presente nella stanza, colmandosi di diffidenza. Chi dei due l’aveva uccisa?
    « Quale legame ci unisce… mi offende che tu me lo chieda. Non è forse evidente? », quel legame l’aveva resa prigioniera di due maghi che le avrebbero permesso di lasciare quell’abitazione solo da cadavere.
    « Non è poi così diverso da quello che lega voi tre. », un sorriso malevolo le curvò appena l’angolo della bocca mentre il suo sguardo percorreva quello dei due maghi e della strega, prima di ritornare sull’Auror che aveva dato il via all’interrogatorio. In un certo qual modo poteva rispettare quel legame; e aveva ragione di credere che sarebbe stato contraccambiato.
    « Comprenderai quindi perché non posso assecondare la tua richiesta. Dopotutto, sono certa che al mio posto faresti lo stesso », qualsiasi cosa avesse avuto in serbo per lei, Saraid si sarebbe rimessa nelle mani della Dea.
    « Noi eravamo come voi; voi sarete come noi », le parole di Saraid erano prive di alcuna sfumatura mentre lo sguardo si soffermava sull’addome dell’auror, all’altezza dei polmoni.
    « Stai morendo ad opera loro. Trovarli non ti salverà », si pronunciò con sicurezza, per la prima volta da quando era cominciata quella prigionia Jack McCormac aveva attirato il suo interesse. Gli ultimi celti in grado di attingere alla magia druidica, alla magia del sangue.
     
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    Osservare era qualcosa che potevo fare però. E per quanto ricordassi fin troppo bene come fosse stare al posto della donna che avevo davanti, qualche volta era utile. Era utile essere stati dall'altra parte e aver sperimentato varie fasi dell'isolamento e della prigionia. Nessuno che ci fosse già passato una volta avrebbe gradito replicare ed era evidente. Sebbene lo sguardo fosse lucido e attento e la postura lo accompagnasse, riuscivo a vedere come le guance fossero già più scavate e le labbra secche.
    Comprendevo la tecnica di McCormac eppure, ritenevo che nel suo caso non avrebbe funzionato. Non potevamo spargerne il sangue e anche se era un problema facilmente aggirabile, non era la strada adatta: se doveva marcire là dentro sarebbe morta. Il dolore fisico probabilmente lo avrebbe sopportato. C'era qualcosa nei maghi oscuri che a noi spesso mancava ed era l'attaccamento alla propria causa. Era un attaccamento così forte e viscerale che rendeva complicato anche l'utilizzo della forza, che li rendeva capaci talvolta di quietare il dolore della carne, di sentirlo, di temerlo. Ma non abbastanza.
    E come un animale che fiuta la preda, quel guizzo nel suo sguardo si posò sul padrone di casa. Lo stava studiando e aveva visto qualcosa. E automaticamente cercai anche io di carpire che cosa avesse percepito, senza tuttavia riuscirci.
    Di nuovo Westwood aveva trovato un alleato leale: mai avrei capito come ci riuscisse.. ma non si poteva negare che avesse talento nel circondarsi dalle persone giuste.
    « Noi eravamo come voi; voi sarete come noi »
    L'ambiguità di quelle parole non mi scompose eppure cercai di non sottovalutarle: poteva riferirsi a tante cose e dubitavo fosse unicamente una critica ai nostri metodi di lavoro. Sì iniziò quindi a insinuare un dubbio.. loro erano braccati, lei era in gabbia... e se la situazione fosse stata sul punto di ribaltarsi, di nuovo?
    Decisione comprensibile la tua. Eppure non siamo nella condizione per lasciarci sfuggire niente. Imperio.
    Non mi fidavo di lei. L'essere in catene non la rendeva meno innocua e non volevo un altro morso di serpente. Preferivo l'eccesso di zelo a rischiare.
    Bevila tutta.
    Mi avvicinai a lei, facendole ingerire il Veritaserum. Per il secondo passo non potevo intervenire io: non ero abile nella Legimanzia. Il veritaserum era un aiuto in più, le impediva di mentire, la confondeva quel che bastava per abbassare le difese mentali, in caso ne avesse avute e rendere più cristallina l'operazione seguente.
    Non parlerà nemmeno se la lasci senza un centimetro di pelle. Non le interessa di morire, si è già incamminata da sola verso quella via. Non le interessa del suo corpo. Estrai i ricordi e lavoreremo su quelli. Poi va Obliviata.
    Il mio suggerimento era quello, che poi decidessero loro come procedere ma mi sembrava la soluzione più pulita e rapida. E meno dettagli avesse raccolto con i suoi occhi da rapace, su di noi, meglio sarebbe stato. Non era il caso di darle materiale a cui attingere.
     
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    Kain non si scompose davanti all’aggressività di October. Sapeva di averla messa con le spalle al muro ma ciononostante non intendeva andarci leggero con lei: era evidente quanto risentisse della situazione di stallo in cui versava, altrimenti non sarebbe rimasta lì con loro né avrebbe firmato quel verbale, sapendo di mentire al suo Capo Auror. Per quanto la norvegese rifiutasse di esporsi, sapeva che entrambi gli irlandesi avessero ragione da vendere sul suo conto e che era loro intenzione prendere consapevolezza dei limiti che si era autoimposta per superarli. Kain le rivolse un sorriso sarcastico, spegnendo la sigaretta e lasciando il tumbler vuoto sulla scrivania.
    -Puoi negarlo se preferisci. Ma sono certo che il tempo ci darà ragione-, aggiunge altre parole sarebbe stato superfluo: Jack espresse alla perfezione un pensiero che il Capo Auror condivideva, ma che era altrettanto certo si sarebbe rivelato azzeccato al momento giusto. October non era ancora pronta a smuoversi dalla sua posizione, tuttavia quanto sarebbe accaduto quel giorno forse poteva servirle da spinta.

    Non poteva negare l’influenza che esercitava su di lui il sangue da mezza-creatura. Fu attraverso la chiusura della mente che Kain ne inibì il potere, anche se in parte avrebbe continuato a subirne il fascino. Paradossalmente la sua natura da mezza veela costituiva la sua caratteristica più innocua: Saraid Rockwood rientrava tra i maghi oscuri che beneficiavano dei cavilli burocratici e delle falle nel sistema legislativo per riappropriarsi di una libertà che non spettava di diritto. Era stata scagionata dalle accuse di corruzione e di spionaggio un paio d’anni prima, ma al dipartimento non servivano prove per sapere che fosse lei la Salomé che nell’ombra tirava i fili del contrabbando di beni non commerciabili e di veleni. E il modo in cui aveva cercato di ucciderli tutti nell’abitazione della Westwood non era stato che di conferma di quanto davanti avessero una assassina senza scrupoli. October aveva ragione su di lei: piuttosto che scendere a patti, si sarebbe lasciata morire con le sue stesse mani. Per questo non potevano permettersi di usarle la cortesia delle tecniche di interrogatorio tradizionali.
    Kain assistette in disparte, pensieroso, cercando di ignorare le condizioni disumane in cui era ridotta e di cui era stato complice. L’ultima volta che aveva mostrato compassione per una maga oscura si era ritrovato nel ruolo di prigioniero e con il timore di non rivedere mai più la sua famiglia. Con questo proposito si era imposto di non farsi fregare una seconda volta, di non dimenticare che era stata lei a spedirli al Saint Patrick, salvandosi per il rotto della cuffia.
    -Ti è stata fatta una domanda-, la esortò, una volta che October si fu allontanata con la fiala di veritaserum vuota. La mezza veela era stata costretta a ingoiare il preparato fino all’ultima goccia.
    -Cosa sai dirci dell’uomo che chiamano Abrahm e che legame c’è fra te e Westwood?-, lo sguardo della strega trasudava di disprezzo, di scherno, e rese ancor più sinistro il sorriso appena percettibile sulle sue labbra. Kain la vide cercare di opporre resistenza invano, pronunciare qualche parola che avrebbe chiarificato i loro dubbi, ma prima che arrivasse anche solo a metà frase la vide mordersi la lingua di netto, e riprovarci ancora con maggiore decisione per mozzarla.
    -Diabhail- l’irlandese imprecò ma non si lasciò prendere in contropiede: con un impedimenta rallentò i suoi movimenti, dopo di che evocò delle bende per bloccare l’emorragia in bocca – l’avrebbe curata, solo una volta che le avesse restituito ciò che cercavano. Non le avrebbero permesso di osare oltre: se il suo legame con Westwood la spingeva a tanto pur di coprirlo costituiva per loro un elemento troppo prezioso per lasciarsi dissanguare in quel modo. Quel contrattempo portò via un po’ di tempo per curarla e bloccarla, ma il tempo non sarebbe stato un problema: si era preso una giornata lontano dal dipartimento apposta per quel momento.
    -Prepara il pensatoio, Jack-, attese che il suo vice gli procurasse le fiale vuote prima di proseguire. In quel momento come sulla nave assieme ad October, agì senza alcuno scrupolo.
    -Legilimens!-, Kain riuscì a scandagliare la sua mente alla ricerca dei ricordi che potevano essere loro utili, trasferendoli via via nelle fiale; averla indebolita fino allo stremo era stato un vantaggio non indifferente, tanto che non riscontrò quasi resistenza. Prima che la strega svenisse sul pavimento era riuscito a recuperare qualche ricordo saliente in modo che i suoi colleghi potessero vederli così come li aveva veduti lui.
    -Anche se la obliviassimo, lasciarla andare sarebbe una follia-, commentò, prima che i due si immergessero nel pensatoio. Quel che aveva commesso era così raccapricciante che neanche il carcere a vita avrebbe potuto riscattarla: esseri come lei e Hoffman non meritavano di restare vivi e la cosa peggiore, nel caso della mezza creatura, era che l’assenza di prove l’avrebbero rimessa a piede libero.
    -Eviterei di rendere nota la sua cattura e la sua presenza nell'Eire. Presto o tardi si faranno vivi per riprenderla… valutate con i vostri occhi.-, Kain fece cenno a Jack di stappare le fiale affinché ne versasse il contenuto nel pensatoio. Westwood non lo rendeva lucido come avrebbe voluto: avrebbe lasciato quindi che sia Jack che October gli esponessero la loro linea d’azione, in modo da agire per il meglio con il minimo danno.

     
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    Uno specchio ad altezza uomo non riflette nulla; le rune che lo incorniciano sono state cancellate tutte, tranne una. Saraid la vede brillare di una luce scarlatta, attende che i viaggiatori lo attraversino per raggiungerla dall’altra parte della radura. Al fruscio del vento si aggiunge il rumore dei passi sull’erba, il volto del Maestro delle Rune è scoperto dal cappuccio Per la prima volta, gli Auror irlandesi possono osservarne la fisionomia: dimostra cinquant’anni ma potrebbe averne molti di più, i lineamenti nordici sono induriti da un’espressione severa, stanca, tanto che nemmeno gli occhi chiari riescono ad addolcirne lo sguardo. Un taglio gli percorre il labbro inferiore al centro, ma non è una ferita inferta accidentalmente. Tra le mani il mago stringe un panno di lino macchiato di sangue secco, al cui interno sembra celare altro. Il volto della mezza-veela si contrae, scorre da quell’indumento agli occhi dell’uomo prima di accettare l’ultima testimonianza di ciò che è stata.
    -Capisco-, pronuncia atona. Se potesse essere in grado di provare emozioni sarebbe il dolore a irrigidirne la postura mentre stringe la tunica tra le mani.
    -Non desiderava altro che esserti leale fino alla fine. Adesso che ha tenuto fede alla sua promessa posso riportarla dalle sue sorelle ad An Gaorthad.-, la mezza veela china il capo in un cenno di saluto, guarda il Maestro sparire dall’altro lato dello specchio, che torna immobile, senza più alcun riflesso e nero come la pece. Mentre gli dà le spalle Saraid si allontana dalla radura dei sussurri, dove quattro anni prima auror inglesi e irlandesi hanno unito le forze per la prima volta contro un nemico comune: il Circolo di Wyrd.

    La stanza in cui si trova è pregna dell’odore di carne bruciata ed erbe curative: la mezza veela viene ricevuta da Abrahm, ma il viso di entrambi sembra più giovane di parecchi anni nel ricordo. Il mago la conduce al capezzale di Sinead: il volto della Veggente, trasfigurato dalle fiamme, è irriconoscibile. Le due donne vengono lasciate da sole; Saraid le si siede accanto e srotola con attenzione le bende da uno dei polsi, cospargendo la ferita di dittamo nota che l’altra viene percorsa da un sussulto di dolore.
    -Non essere in pena per me, sorella.-, la sente sussurrare. Sarebbe dovuta morire durante quell’incendio. È viva grazie alla magia dell’Alchimista: non appena la runa Elhaz, incisa sui polsi e all’altezza del cuore, fosse svanita, con essa sarebbe svanita anche la sua vita.
    -Sinead è morta per permettere ad Evenit di vivere. Il fuoco mi ha risvegliata: i sussurri mi hanno mostrato la via… il mio posto è al suo fianco. Finché la prossima Veggente, che porta il mio stesso fardello, non si sarà risvegliata.- Saraid comprende che si tratta di un addio, sarebbe stata l’ultima volta che avrebbe visto sua sorella.

    Saraid è in piedi in una stanza abbandonata al degrado, il suo volto è invecchiato, simile a quello dei giorni attuali. Davanti a sé giacciono tre corpi resi irriconoscibili dalla tortura, le gole trapassate da parte a parte dal taglio pulito di una lama, la stessa che ha rinfoderato lungo la coscia. L’odore del sangue impregna pavimento e pareti. Alcuni passi pesanti annunciano l’arrivo di qualcuno, ma la mezza veela non sembra percepire l’intruso come una potenziale minaccia. Lo accoglie con familiarità, mostrando di averlo aspettato con consapevolezza. Il volto di Westwood, al contrario, sembra sorpreso. È il loro primo incontro, dimostra di non averla mai vista prima.
    -Ti propongo un accordo- esordisce dopo che la loro conversazione è cominciata da un po’, scrutandolo con alterigia.
    -Sdòm questa notte cadrà.- si riferisce mostrando con un cenno il luogo di cui sono circondati, noto covo di contrabbandieri.
    -Conquistala al mio fianco: di qualunque natura sia la tua richiesta… considerala accolta ed eseguita. Non ti chiederò altro in cambio-, lui accetta e dopo una strenua battaglia il covo è sotto il loro controllo. Il modo in cui lei ha condotto la sua battaglia affascina il mago, che avanza la sua richiesta.
    -Tu affronti le tue guerre in modo per me totalmente ignoto… ho bisogno di capire. Di scoprire, di imparare… ci sono guerre che non posso vincere semplicemente diventando più forte. La mia mente… […] è una lama a doppio taglio e io voglio imparare ad usarla ferendomi il meno possibile. Io sto cercando di spiegarti cosa voglio: tu cosa vuoi invece?-
    -Un guerriero in grado di affiancarmi nelle battaglie che mi aspettano lungo la via.- Saraid indica con un cenno il pavimento, laddove i cadaveri sono stati trasfigurati in terra.
    -Non ho alcun timore di sporcarmi le mani del loro sangue. Tuttavia, non posso ignorare i vaticini dei Sussurri. Se voglio avere successo mi occorre un alleato che si dimostri all’altezza. Chissà che non sia proprio tu, Castiel Westwood… solo il tempo potrà dirlo.-

    Il luogo è lo stesso sebbene in un momento diverso: il giornalista vi è stato attirato con l’inganno tramite una passaporta nascosta tra le sue cose, non appena si materializza nella stanza viene schiantato, privato della bacchetta e legato a una sedia. Saraid lo tortura per scoprire chi è la fonte di Hilton che gli ha permesso di metterla alla gogna pubblica, condannandola a sette anni di carcere; Castiel lo tortura per ripagarlo del tradimento subito da Gabrielle, o per piacere personale, difficile comprenderlo.
    -Voi proseguite pure... è necessario che io incida a pelle ciò che lo ha condotto qui.-
    Buone intenzioni sono le parole marchiate a fuoco sul suo avambraccio, quando il Mangiamorte ha terminato la mezza veela pugnala il giornalista alla schiena e gli mozza la lingua per aver “mancato di rispetto” al suo compagno. Prese le informazioni di cui ha bisogno la scena si sposta all’esterno, dove la strega allestisce con rami secchi un fantoccio, secondo il rito pagano la pena capitale riservata a ladri e traditori prevede che brucino vivi al suo interno. Questa è la sorte riservata al giornalista, dopo che gli è stato amputato un braccio. La mezza veela canta, intonando un inno solenne.
    -Il bestiame muore, gli amici muoiono, come loro anche tu dovrai morire, ma conosco qualcosa che non muore mai: la giusta fama che qualcuno ha guadagnato e il valore della vita di un uomo morto-

    La stanza è in penombra, diversa dal desolato covo di contrabbandieri: alle spalle della mezza veela l’altare dedicato alla Dea è colmo di doni per la stessa, la candela accesa. Westwood si alza in piedi di scatto, diminuisce drasticamente la distanza che lo separa da lei. Nonostante sembra voglia attaccarla non le fa del male: accosta la fronte alla sua, guardandola con sguardo animato dalla follia.
    -Io ho bisogno di te. So soltanto questo-, le confida. Per qualche secondo è il silenzio a prevalere nella stanza.
    -Allora resta-, lo invita lei. -In questa casa troverai sempre rifugio e alleati, Castiel. Non dimenticarlo.-


    Edited by Elhaz - 5/5/2023, 23:22
     
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    "Sbagli.", ribatto alla strega oscura con un non celato disprezzo nel tono di voce, "Noi proteggiamo, tuteliamo le persone. È la nostra missione. Voi dispensate violenza in nome di mentalità a volte tanto utopistiche da sfociare nel ridicolo."
    Mi alzo, sposto la sedia, e infilo le dita tra i capelli sudici della donna. Afferrandoli e inducendola, senza più troppo garbo, a guardarmi dritto in faccia.
    "Se abbiamo scelto di ricambiarvi con la stessa moneta, è solo perché animali come voi non capiscono altra lingua. E se dovrò morire, almeno potrò farlo con la tranquillità di essermi portato dietro decine di voi. E sappi questo..."
    Noto, con la coda dell' occhio, una vaga irrequietezza nel linguaggio del corpo assunto dalla collega Norvegese. Motivo per cui adotto una certa urgenza nell'accostare le labbra all'orecchio della mezza Veela.
    "Le tue abilità non hanno nessun effetto su di me, solo perché mi induci più disgusto di quanto tu riesca ad ammaliarmi.
    Se dovrò morire, bastarda, giuro che porterò con me all' inferno tu e quel fottuto Mangiamorte al quale mostri di essere così fedele ."

    Mollo la presa e mi faccio da parte, sorridendo in modo impercettibile quando October, evidentemente ben calata tra di noi, scarica con naturalezza una maledizione senza perdono addosso alla prigioniera.
    Schifato per aver anche solo toccato quella zozzura di donna, mi sciacquo velocemente le mani con la brocca che doveva servire a lei per lavarsi, osservando poi la scena con in volto l'espressione di chi, ovviamente, non vorrebbe far altro che calcare di più la mano.
    E che si stacchi pure la lingua a morsi, se lo desidera. Arrivati a questo punto, col modus operandi che abbiamo scelto di impiegare, nessuno ci vieterà di frugarle nella testa per poi buttarla in un fosso o a marcire da qualche parte.
    "Sta già arrivando.", ribatto al mio connazionale accostandomi nuovamente a loro.
    Passano difatti due secondi, ed ecco che un piatto d'argento profondo appena un centimetro, perfettamente riflettente in superficie, entra nella stanza fluttuando insieme ad un contenitore utile per trasportare tutte le fiale necessarie.
    "Dopo Kain, dopo. Prima dobbiamo essere tutti in pari con le informazioni.", ribatto confidenzialmente al capo auror alzando una mano come a voler ritardare la risposta alle sue congetture.
    Mi affaccio nel pensatoio, e osservo tutte le scene che si susseguono da perfetto spettatore non visto, in rigoroso silenzio e con compostezza milite.
    Il volto del loro maestro mi si imprime a fuoco nella mente, cosicché io non possa più scordarlo per nessuna ragione al mondo.
    L'esperienza con la sorella fornisce dettagli sulla personalità di Saraid, la quale ha - che lo voglia ammettere o meno - sperimentato il dolore della perdita sulla sua pelle.
    Poi passiamo ad altro, repentinamente. Ed ecco che, in pochi secondi, la motivazione del perché certi soggetti non siano recuperabili viene dettagliatamente riportata sotto i nostri sguardi.
    Crudeltà, immoralità e eccesso immotivato la fanno da padrone, dipingendo un perfetto quadro iperrealistico di ciò che realmente sono le persone di tale risma: spazzatura.
    La chiusara mi sorprende sotto un certo punto di vista e, al contempo, apre degli scenari inaspettati che, ne sono certo, potrebbero venir sfruttati a nostro vantaggio.
    "La butteremo a marcire dove sai finché non verrano a cercarla."
    Incrocio lo sguardo del Cavanaugh e, immediatamente, è chiaro per entrambi che la mia proposta non riguarda Chill Mhaighneann. Non servono parole, né è possibile pronunciarle adesso.
    Le segrete del M.I.R.A, ricavate decine di metri sotto Tara Hill, sapranno adeguatamente gestire la presenza della nostra ospite. Verrà tenuta sospesa tra la veglia e l'incoscienza, e sostentata quel tanto che basterà per non farla morire di stenti. Anche a forza, qualora ciò dovesse rivelarsi necessario.
    "Degli sviluppi relativi a questa cattura ci occuperemo noi tre soltanto. Nessun autorità che non sia la nostra, a nessun livello, dovrà esserne messa al corrente. Siamo tutti d'accordo su questo punto?
    Forse, con un po' di fortuna e mantenendo un basso profilo, potremmo sfruttare alcuni sviluppi a nostro vantaggio."
     
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15 replies since 22/1/2023, 23:52   345 views
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