Hogwarts Mystery - GdR Harry Potter

Posts written by Adam Carter

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    Il piccolo gufo pigmeo incaricato di scovare Karen Cavanaugh dovette faticare un po’ per trovarla. Aveva dovuto girare a vuoto per diversi tratti del castello prima di incrociarla ma alla fine ci era riuscito. Affaticato ma visibilmente orgoglioso del successo, la avvicinò bubolando dolcemente, ignaro del messaggio tutt’altro che sereno che il Professore di Incantesimi gli aveva affidato di consegnare. Quando la ragazza lo liberò dalla missiva, pretese insistentemente una carezza, per poi prendere di nuovo il volo diretto a godersi una meritata pausa presso la torre adibita a guferia della scuola.

    La scrittura di Adam Carter era spigolosa ma leggibile:

    Alla Signorina Karen Cavanaugh,
    La prego di raggiungermi nell'aula di Incantesimi il prima possibile, grazie.
    Professor Adam Carter, responsabile di Grifondoro.


    Era la prima volta che Adam usava la dicitura di Responsabile, e non era un caso che lo avesse fatto proprio con quel messaggio.
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    Adam poteva percepire la tensione dallo sguardo di Dell. Era pronto a riscattarsi, ma non vi lesse bisogno di vendetta, ciò a cui anelava il Capo Auror era recuperare la dignità che gli era stata tolta, a lui e a tutti coloro avevano subito i soprusi dei Mangiamorte. E Adam, quel sentimento, poteva comprenderlo e perfino approvarlo. Si perché Michael Moon, Abel McAdams e tutti coloro che li avevano appoggiati, non si erano limitati a vincere una guerra, ma si erano anche divertiti con la caccia all’uomo. Quante anime erano andate perse in quel periodo? Quante ne erano uscite scioccate, perse… cambiate?
    Il mago seguì con lo sguardo i movimenti di Dell, mentre quello estraeva la bacchetta rigirandosela fra le dita. Capiva benissimo cosa stava provando, lo aveva provato anche lui, tantissime volte. Ma adesso era stanco, troppo sfiduciato e anche troppo vecchio per lasciarsi vincere da quell’impulso. La vocazione che per anni lo aveva legato al mestiere di Auror aveva smesso di ardere. Aveva sempre pensato che combattere per la causa del Ministero della Magia avrebbe aiutato a tenere al sicuro la sua famiglia, ora invece sapeva per certo che essere al loro fianco li avrebbe aiutati davvero.
    -E io lo apprezzo.- rispose osservandolo mentre riponeva la bacchetta. E annuì ancora quando il ragazzo continuò a parlare. In fondo non era difficile capire che tutta la documentazione contenuta in quel plico aveva l’unico scopo di trovare la strategia migliore per pensare a un’offensiva. Quello che non si aspettava però era quanto gli stava chiedendo di fare. Serviva qualcuno che, a cose fatte, sbattesse in faccia la verità innegabile, comprovando e legittimando le azioni del Corpo Auror e del Ministero Inglese.
    Di fronte a quella possibilità Adam provò due sensazioni ben distinte e contrastanti. Da un lato l’idea di prendere la verità, sbatterla in faccia al Ministero del Nord e vederli cadere tutti sulle chiappone, lo fomentava. Dall’altro, l’idea di tornare ad essere uno strumento del Ministero della Magia Inglese lo nauseava.
    Restò in silenzio a lungo, senza mai abbassare lo sguardo da quello di Dell. Era visibilmente combattuto.
    -Se dico di si…- iniziò a dire cauto, -Mi puoi garantire che sarò libero di procedere senza restrizioni da parte del Ministero?- chiese, ma si affrettò ad aggiungere:
    -Risponderò soltanto a te e a nessun’altro.- sapeva benissimo che Dell Ramirez era un uomo ligio alle regole, ma ricordava anche che quando si era rivelato necessario, aveva compreso la necessità di muoversi aggirandole.
  3. .
    Aggrottò le sopracciglia, schiudendo appena la bocca nel tentativo di interpretare i suoi gesti, poi capì.
    -I camion?- disse quasi all’unisono con Anastasia, -Ah no, no! Per quelli serve una patente diversa, forse addirittura più grande!- scherzò. La risposta alla domanda che le aveva fatto, invece, lo convinse ben poco. Non che non le credesse ma era pur sempre sua figlia, l’aveva vista crescere e affrontare molte cose e gli occhi di un figlio difficilmente riescono a ingannare un genitore, e Adam quegli occhi li conosceva troppo bene. Tuttavia ne era sicuro, Anastasia stava bene, sebbene questo non rispondesse alla sua domanda che in realtà racchiuso tutto un altro significato. Ciò che gli premeva capire davvero era sapere se la sua bambina fosse felice.
    Di certo non la biasimava per essersene andata così di fretta e in cuor suo era certo che non lo avrebbe mai fatto. Tutto ciò che aveva sperato però, tanto quanto Catherine stessa, era che se pure lontana da casa avesse trovato un po’ di felicità. Purtroppo, constatò con rammarico, quegli occhi sembravano raccontare tutt'altra cosa.
    Annuì stringendo le labbra e, senza riuscire a staccarle gli occhi di dosso, continuò ad ascoltarla inghiottendo la preoccupazione. Di certo, pensava mentre la osservava scegliere un pasticcino che per lui sarebbe stato un salto glicemico dalla vetta più alta del sistema montuoso che gli stava descrivendo, gli affari di Maximiliam l’avevano tenuta occupata così come le piaceva tanto essere. Fin da piccola infatti sua figlia doveva sempre avere fra le mani qualcosa da fare o da gestire. Che si trattasse di organizzare un tè con i peluche o una qualche iniziativa scolastica, difficilmente la si trovava a girarsi i pollici. E gli unici momenti in cui non aveva qualche impiccio per la testa, si appollaiava da qualche parte a leggere. In quei casi ci si poteva anche dimenticare di averla nella stessa stanza. Quante volte se l’era ritrovata accoccolata sulla poltroncina imbottita del suo studio con il naso fra le pagine di un qualche libro senza accorgersene. Quel ricordo, in concomitanza con la domanda che gli rivolse, lo fece trasalire.
    -Tua madre... Lei sta bene.- disse soltanto, accompagnando con un sorriso quelle parole. A dispetto di tutto ciò che avevano passato, sarebbe stato esattamente ciò che le avrebbe detto Catherine, niente di più e niente di meno, lasciando poi cadere il discorso in qualche modo.
    -E non vede l’ora di rivederti!- cercò di rassicurarla, aveva intuito quale fosse il suo timore, ma sarebbe stata Cathe stessa a confermarglielo non appena fossero tornati a casa. Ciò che importava a entrambi i suoi genitori adesso, era poterla stringere di nuovo fra le braccia. Quando invece nominò suo fratello, Adam fece un piccolo scatto per tirarsi su dallo schienale su cui si era adagiato.
    -Oh a proposito!- esclamò, iniziando a rovistare nella tasca del giaccone che aveva posato lì accanto.
    -Si è vero... Professore di Incantesimi per essere precisi.- continuò a parlare, -E pensa, me ne sto quasi pentendo!- rise, avrebbe avuto molto da raccontarle in merito alle testoline agitate che popolavano i corridoi di Hogwarts, ma ora lo premeva molto di più mostrarle ciò che stava cercando e che aveva quasi rischiato di dimenticarsi. Il braccio di Adam nel frattempo era ormai scomparso fino al gomito dentro quella che avrebbe dovuto essere una normalissima tasca di giubbotto.
    -Forse non mi sono ben regolato con questo incantesimo di estensione irriconoscibile...- blaterò spingendosi ancora più in fondo, quasi fino alla spalla.
    -Ah eccolo!- dichiarò infine estraendo un pacchetto confezionato in carta da pacchi e legato da un sottile spago.
    -Questo è per te.- le disse con dolcezza porgendole un pacchetto incartato con semplice carta da pacchi e infiocchettato da un sottile spago. Aveva chiesto un’opinione proprio a Russell in merito a quel regalo, sperando di non fare troppo il Papà sentimentale, e chi meglio del suo primogenito per riportarlo coi piedi a terra?
    Una volta che Ania avesse scartato il pacchetto si sarebbe trovata davanti uno di quei taccuini che suo padre era solito portare con sé nei suoi viaggi. Aprendolo avrebbe trovato diversi appunti scritti a mano e ognuno di essi descriveva un luogo in cui era stato durante i suoi viaggi con Catherine.
    -Come sai io e tua madre ci siamo fatti qualche viaggetto negli ultimi anni.- spiegò con calma, -E un giorno mentre eravamo in Thailandia, ci siamo fermati su questa spiaggia, Maya Beach, un posto incantevole e caratterizzata da un mare così turchese che mi ricordo di aver subito pensato: ecco questo posto piacerebbe da morire ad Anastasia!- le sorrise di nuovo, sembrava come se non riuscisse a smettere di farlo da quando l’aveva riabbracciata.
    -Quindi ho deciso di buttare giù due righe su quel taccuino per descrivere il paesaggio e le sensazioni che mi trasmetteva. Da lì in poi è diventata una sorta di tradizione: ad ogni nuovo posto che visitavamo e mi faceva pensare a te, prendevo in mano il taccuino e iniziavo a descriverlo.- allungò una mano ad indicare il taccuino.
    -Quello è il risultato.- a dirlo a voce alta si sentiva un po’ in imbarazzo, perfino dirlo a Russell non era stato facile. Inoltre non era tutto, non appena Anastasia avesse finito di leggere uno di quei brevi paragrafi, il posto descritto si sarebbe magicamente concretizzato davanti ai suoi occhi. Un po’ come quei libri pop up che piacevano tanto ai bambini babbani. Ma preferiva che Anastasia lo scoprisse da sola.
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    Il trailer di lancio ufficiale uscito da poche ore...
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    Ascoltò sorridendo gli aneddoti di Sarah riguardo a quei ragazzi, sorseggiando il suo whisky di tanto in tanto. Sapere che perfino lei aveva avuto a che fare con quella banda di scalmanati e che l’avessero scampata era quantomeno ammirevole. Sarah, per molti versi, era quasi meno intransigente di lui su certe cose. Un aspetto, quello, che aveva visto crescere in lei nel tempo e maggiormente da quando era diventata madre. Il che era del tutto normale.
    -Non mi stupirei…- iniziò a dire posando il bicchiere sul tavolo, -Se riuscissero ad aggirare anche quell’incantesimo! A meno che tu non l’abbia proprio sprangata!- sorrise, era probabile che se l’avevano scampata senza alcun “provvedimento ufficiale”, allora avevano beccato Sarah in una di quelle rare occasioni in cui si ricordava che anche lei era stata una studentessa. E che studentessa…
    -Hanno un modo di pensare molto sopra le righe, se soltanto riuscissero a mettere da parte le loro inutili divergenze, probabilmente conquisterebbero Hogwarts in un giorno!- sentenziò, ma la leggerezza con cui avevano iniziato la conversazione li lasciò quando l’argomento deviò inevitabilmente.
    -Lo so.- disse subito Adam, staccando la schiena dalla sedia e muovendo una mano a sfiorare il dorso di quella di Sarah. Conosceva benissimo la sensazione di lasciare andare i propri figli e a maggior ragione dopo quanto era successo a Emily.
    -Ma non ti preoccupare, ho fiducia nel Preside di Hogwarts.- non si espresse sui colleghi docenti, dato che non aveva avuto il piacere di conoscerli tutti, ma ciò che pensava di Jack era vero. Aveva avuto modo di incontrarlo al massimo in un paio di occasioni certo, ma sebbene peccando un po’ di superbia, egli era pienamente convinto di essere piuttosto bravo a capire le persone; e McCormac era senza dubbio un uomo che sapeva ciò che faceva, meticoloso e che non lasciava nulla al caso.
    Sorridendo tornò a bere un sorso di whisky.
    -E poi ci sono io no!- aggiunse ironico, -Sarò anche vecchio, ma sono sicuro di poter essere ancora una rognosa spina nel fianco!- annuì sorridendo. Stava quasi per proporle un duello in memoria dei vecchi tempi, ma si bloccò con la domanda che seguì. Per un attimo abbassò lo sguardo sul liquore, abbandonando l’entusiasmo e contemplando i riflessi ramati per un tempo che a lui servì a ripercorrere tutti gli eventi che lo avevano portato a scegliere di abbandonare tutto. Un tempo brevissimo, ma che nel suo viaggio mentale durò fin troppo.
    -Non è stato facile.- disse sollevando finalmente lo sguardo per posarlo in quello di lei, mentre con la mano roteava il bicchiere di vetro in un verso e nell’altro sul legno del tavolo. Un gesto utile soltanto a dissipare un po’ la tensione verso quella domanda.
    -Da un lato mi ha fatto bene tornare a respirare aria di casa.- disse inclinando le labbra in un sottile sorriso, perché qualsiasi mago o strega che avesse varcato quei cancelli non poteva che definire Hogwarts come tale.
    -Altre volte invece, camminando per i corridoi vuoti, mi assale una sensazione di…- ci pensò un attimo prima di continuare, -...Angoscia, come se potesse accadere qualcosa da un momento all’altro.- avrebbe voluto usare un’altra parola in verità, ma evitò di farlo, e per molte ragioni. Prima fra tutte perché non voleva alimentare l’apprensione di Sarah e inoltre perché non era davvero disposto ad ammettere che ciò che provava davvero era paura. La stessa che lo aveva accompagnato in quei corridoi quando aveva deciso di interpretare la parte dello studente per tenere sotto controllo i suoi figli.
    -Ma stare in mezzo ai giovani, mi aiuta a concentrarmi su cosa è davvero importante.- ed era vero, anche se spesso doveva frenare l’ansia che lo assaliva nel vederli così sereni e disinvolti, quel clima riusciva anche a contagiarlo e insegnare diventava molto più costruttivo dello starsene in casa a leggere o a sistemare il giardino.
    -E poi, posso sempre sfogare le mie frustrazioni sugli studenti, non è questo che si dice dei professori al giorno d'oggi?- si riscosse come da un brutto sogno cercando di alleggerire la tensione.
    Poi se ne uscì con una frase semplice e concisa.
    -Mi dispiace di aver mollato tutto così.- non ne avevano mai discusso faccia a faccia e forse era il momento giusto per farlo una volta per tutte. Sapeva bene che Sarah, così come tanti altri, avevano compreso la sua posizione, ma tra il capire e l’accettare vi erano un mare di altri pensieri e opinioni.
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    Ciao! Benvenuto/a, capisco il tuo pensiero e si, i forum diluisce meglio il tempo da dedicare a queste cose! Nel mio caso pure troppo ahahah!
    Sono sicuro che ti troverai benissimo qui, dicci cosa avevi in mente, ma personalmente seguirei il consiglio che già ti hanno dato e fare uno studente. Più per una questione di gioco che altro, qui siamo tranquillissimi con scadenze e lezioni!
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    L’abbraccio improvviso che lo travolse quasi gli fece perdere l’equilibrio. Nella fretta aveva appena percepito la voce di sua figlia e quando l’aveva riconosciuta se l’era ritrovata già addosso. La nausea dovuta alla smaterializzazione svanì all’istante grazie al caldo abbraccio che si ritrovò a ricambiare senza neanche pensarci. Se la strinse forte al petto la sua bambina, per un lungo istante che dentro di sé avrebbe voluto durasse per sempre.
    ciolse appena l’abbraccio per guardarla in viso. Era passato del tempo, quasi tre anni, dall’ultima volta che aveva potuto fissarei suoi occhi in quelli di sua figlia, un contatto che glie era mancato da morire. Il giorno della sua partenza si erano salutati in maniera distaccata, abbracciandosi certo, ma in maniera diversa e quasi estranea. Se ne era pentito nell’esatto istante in cui gli aveva dato le spalle e così era stato per ogni giorno che l’aveva avuta lontana.
    -Mi sei mancata.- disse, nel vederla piangere anche a lui erano venuti gli occhi lucidi, ma cercò di trattenersi. Con delicatezza le afferrò il volto fra le mani, baciandole la fronte allo stesso modo in cui aveva fatto fin dalla prima volta che l’aveva stretta fra le braccia. Poi la guardò e le sorrise, mentre i con garbo le passò i pollici sulle guance per asciugare le lacrime che le rigavano il viso.
    -Che dici, usciamo di qui e ce ne andiamo a prendere un caffè?- le disse iniziando a scortarla verso l’uscita, poi si bloccò e ripensò a dove fossero.
    -Per tutti gli snasi, l’auto è rimasta all’aeroporto di Southend…- esclamò portandosi la mano alla bocca, poi la preoccupazione si distese in una risata.
    -Questa devo proprio raccontartela!-

    Qualche minuto dopo si erano seduti in uno dei negozietti che si trovavano all’interno dell’aeroporto.
    -E credo di aver fatto prendere un bell’accidente al tizio che era nel bagno.- concluse con un sorriso mentre Anastasia si rigirava fra le mani una schedina rosa, la sua patente di guida.
    -Se sei preoccupata per Néd gli ho mandato un patronus mentre ordinavi, sta venendo a prenderci.-
    Adam si appoggiò allo schienale della poltroncina sorseggiando un po’ del suo cappuccino, ancora indeciso su come decifrare l’espressione della ragazza.
    -Che c’è? Pensi sia un falso?- disse subito, fingendosi offeso. Ovviamente non aveva specificato che era stato propri l’elfo domestico a guidare fino all’aeroporto di Southend, ma spezzando una lancia a favore per sé stesso, l’idea di rivedere Anastasia gli aveva messo un tale nervosismo addosso che avrebbe finito per schiantarsi alla prima curva, tanto era teso.
    -Piuttosto, raccontami, come stai?- le disse cambiato il tono in uno più dolce e decisamente più apprensivo.
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    Una flebile luce soffocata dalle nuvole che coprivano il cielo di quella mattina autunnale, si intrufolava silenziosa nella larga stanza del dormitorio femminile di Tassorosso. Le ragazze a cui appartenevano i letti appena rifatti di quella camera erano ancora a lezione quando un secco schiocco di dita riempì il vuoto silenzio della stanza. Una piccola elfa domestica apparve dal nulla al centro esatto della stanza. Prima di compiere qualsiasi movimento si guardò timidamente intorno. Indossava soltanto una vecchia t-shirt rosa con su disegnato un boccino d’oro stilizzato, troppo lunga per le sue dimensioni che sfioravano appena il metro e che gli ricadeva morbida addosso scivolandogli lungo una delle ossute spalle.
    Con la mano libera, mentre si guardava intorno assicurandosi di essere totalmente sola, si sistemò la larga scollatura che però ricadde dalla parte opposta, dettaglio a cui lei non sembrò fare caso, presa com’era dalla missione che le era stata affidata. Sotto al braccio portava una busta, ben più grande delle sottili manine dalle lunghe dita con le quali la afferrò per rileggere il nome del destinatario: Daisy Locke.
    I grandi occhi azzurri scorsero sul nome e poi indagarono la stanza in cerca del letto che sapeva appartenere alla ragazza. Conosceva perfettamente i dormitori femminili di Tassorosso, e sapeva altrettanto bene quale letto appartenesse a chi, era il su territorio, la parte di castello che le era stata assegnata dal Preside in persona ed era suo dovere conoscerne ogni dettaglio.
    Con piccoli e rapidi passi si mosse in direzione del letto designato e vi posò sopra la lettera, quando notò la piccola increspatura presente sulla coperta trattenne il respiro per un istante completamente allarmata. Riprese subito in mano la lettera, lisciò la coperta e soltanto quando fu certa che quella fosse perfettamente sistemata, vi posò di nuovo sopra la busta.
    -Tutto fatto!- disse orgogliosa e poi con un altro schiocco di dita, scomparve nel nulla.
    La missiva che aveva avuto il compito di lasciare all’indirizzo di Daisy gli era stata affidata da Adam Carter. Al suo interno la Tassorosso avrebbe trovato una breve lettera dalla seguente dicitura:

    Alla Signorina Locke,
    Un piccolo scacciapensieri che spero possa alleggerire i suoi.
    Professor Adam Carter


    Accompagnato a quelle parole la giovane avrebbe trovato un ciondolo a forma di stella a sei punte.

    Girando il foglietto di pergamena invece avrebbe trovato una breve spiegazione sul suo significato:

    Il sigillo di Salomone ha origini molto antiche. Esso è rappresentato da due triangoli intrecciati, uno rivolto verso l’alto e l’altro verso il basso. Questi rappresentano l’unione e la collaborazione tra la parte materiale, il corpo, e la parte più “sottile” dell’uomo, pensiero, sentimento e volontà.
    In antichità si riteneva potesse aiutare i maghi a controllare il proprio potere magico.

    P.S. è realizzato in wolframio, completamente anallergico per umani e lupi mannari.
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    Accogliendo l’invito del Capo Auror, Adam fece il giro della sedia scostandola appena per prendervi posto. Gli era sembrato scortese rifiutare l’invito, ma fu difficile compiere quel gesto con naturalezza, il suo corpo sembrava essersi improvvisamente irrigidito. Si fidava di Dell e gli voleva bene, ma conosceva anche le incombenze del ruolo che ricopriva.
    Quando lesse il nome stampato sulla copertina del fascicolo che il ragazzo gli passò, anche l’espressione sul suo volto si fece tesa.
    Azkaban… lesse fra sé e sé, mentre tutti gli eventi che avevano affrontato tornavano prepotentemente a galla nella sua mente, i ricordi e anche gli errori e le colpe che si era assunto.
    Si costrinse a respirare, non se ne era reso conto subito ma aveva trattenuto per un istante il fiato. Con calma si sporse in avanti per afferrare il plico di carte, poi fissò per un istante lo sguardo in quello di Dell come a raccogliere il coraggio di aprire il fascicolo.
    Scorse velocemente le foto raccolte sul campo, fortunatamente tutte scattate in un tempo troppo recente rispetto a quello dei suoi ricordi. Vi era perfino una cartografia che analizzava il territorio e i dintorni della prigione e sopra erano scribacchiati degli appunti in una grafia che non riconobbe. Non si perse a leggerle, ma era certo che descrivessero eventuali criticità della zona, punti di accesso e falle nella struttura. Continuando a sfogliare trovò diverse scartoffie ufficializzate dal Ministero stesso, relazioni e rapporti che semplicemente confermavano ciò che ormai sapevano da tempo: Azkaban apparteneva “legalmente” ai Mangiamorte.
    Seguivano varie altre sentenze, direttamente discusse al cospetto del Wizengamot e mosse per la maggior parte dal Corpo Auror, che accusavano i Mangiamorte dei più disparati reati. Adam ne scorse inevitabilmente i titoli e le parti in grassetto. Si parlava di appropriazione indebita della struttura di Azkaban; vi erano dichiarazioni di omicidi e persecuzioni nei confronti di Auror e simpatizzanti, famiglie comprese; racconti di discriminazioni e oppressione a titolo dello stato di sangue; accusa di sequestro di minori presso il castello di Hogwarts… Tutte accuse reali e lecite che perfino lui aveva vissuto in prima persone e a cui il tribunale supremo dei Maghi britannici aveva risposto scagionandoli tutti. A seguire una lista di nomi, alcuni erano stati debitamente cancellati a sostegno dell’anonimato, altri invece erano sottolineati e riportavano cognomi ben noti a Adam: Michael Moon, Kyran Spencer, Josslyn Lloyd, Abel Mcadams… su quest’ultimo il mago si soffermò più a lungo stringendo le labbra a una fessura, era stato proprio Abel infatti ad aver preso in ostaggio sua moglie e la figlia maggiore di Sarah e Dell.
    Nonostante quelle dichiarazioni non fossero una novità per nessuno, dato che l’intero mondo magico ne era a conoscenza da ben sette anni, il rancore che provava nei confronti del sistema giuridico e politico del regno magico inglese tornò ad ardergli nel petto. Per anni non aveva fatto altro che tentare di contrastare le assurdità che uscivano fuori da quei processi, aveva perfino rischiato di mettere mano alla bacchetta in un paio di occasioni. Alla fine aveva mollato tutto e basta, era inutile combattere contro i mulini a vento.
    Alla fine erano stati scagionati tutti, tutti tranne uno. Il capro espiatorio del Wizengamot era stato Castiel Westwood. A lui avevano attribuito la colpa di ogni cosa, come se una sola persona da sola potesse essere la causa di tutto, il burattino e il burattinaio dietro ogni atto compiuto… e perfino in quel caso, usando come attenuante la certificazione di uno psicologo del reparto psichiatrico del San Mungo che ne dichiarava l’infermità mentale, alla fine dei conti nessuno aveva realmente pagato per i crimini citati.
    Per un istante si domandò per quale assurdo motivo Dell avesse deciso di fargli rivivere tutto quello. Poi capì.
    Un ultimo foglio, ben custodito in fondo al plico, riportava la dicitura “Rivalutazione del caso Azkaban”.
    Era firmato da un giudice che non conosceva, ma leggendo avidamente le poche righe, l’incredulità si disegnò sul volto. Furono le parole di Dell a confermargli che si trattava di una possibilità oggettiva.
    -Non riprenderò in mano la bacchetta, Dell.- disse con calma aggrottando appena le sopracciglia, ma nel suo tono si sarebbe potuta leggere una determinazione diversa da quella di chi semplicemente oppone resistenza a un’eventualità: Adam era intrigato. Il punto era che non gli riusciva di capire in cosa volesse coinvolgerlo esattamente. Se era in corso un’indagine ufficiale significava che l’intento iniziale non era certo quello di partire a testa bassa e bacchette spianate. Piuttosto si trattava di negoziare, discutere e al massimo svolgere qualche indagine.
    -E questo lo sai bene.- disse tornando solo in quel momento a guardare il suo interlocutore, -Quindi che cosa mi stai proponendo esattamente?- aveva bisogno di una risposta chiara e ben precisa perché se glielo avesse chiesto, Adam avrebbe fatto qualsiasi cosa per quel ragazzo, e se c’era qualcuno in grado di convincerlo a riprendere in mano quel capitolo chiuso della sua vita, quello poteva essere soltanto lui.
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    Visto che mi sembra di aver capito che non solo l'unico appassionato di videogiochi, vi linko l'ultimo video di Hogwarts Legacy, il prossimo (e speriamo strafantisco come sembra) gioco a tema Harry Potter che tutti di cui tutti avevamo bisogno.
    Buona visione!

  11. .
    Braccia conserte e naso all’insù, Adam ticchettava nervosamente le dita sul braccio, intento a scrutare il tabellone degli arrivi dell’aeroporto. Era nervoso e non poteva fare a meno di fissare con apprensione la scritta in rosso riportata accanto a quello che doveva essere il volo di sua figlia: 5 minuti di ritardo.
    Cinque minuti erano decisamente pochi, eppure l’inaffidabilità delle stime babbane in quei frangenti non lo mettevano per niente a suo agio. Dal momento in cui aveva letto la lettera che Anastasia gli aveva inviato, non aveva smesso di domandarsi come mai la ragazza avesse deciso proprio di affidarsi a quel tipo di mezzo di trasposto quando avrebbe potuto benissimo viaggiare senza rischi e tornare a casa in un attimo. Ovviamente non si era limitato a pensarlo fra sé e sé, ma aveva esternato anche a Catherine il suo disappunto, più e più volte, elencando le alternative e i vari motivi per cui le riteneva più valide di un pezzo di metallo volante.
    Nonostante il suo malumore e i borbottii che ne erano derivati nei giorni successivi, la moglie era stata abbastanza comprensiva da non buttarlo fuori di casa, limitandosi invece a vietargli di parlarne oltre.
    Era chiaro a lei, come anche allo stesso capofamiglia, che quell’ansia e quel turbamento fossero in realtà il frutto dell’imminente rientro a casa di Anastasia. Erano mesi che non la vedeva e tutto ciò che aveva saputo su di lei gli era arrivato tramite le parole di Russell che puntualmente non mancava di aggiornare i suoi genitori per rassicurarli. Non che si fosse permesso di raccontare loro ogni dettaglio, non sarebbe stato da Russell superare le tre frasi quando parlava con loro: "Ho ricevuto una lettera da Ania, sta bene e sta lavorando un sacco. Vi saluta."
    Personalmente Adam non era certo che quell’ultima frase fosse sempre vera. Sicuramente la più giovane dei Carter non aveva mancato di informarsi sulle condizioni dei propri genitori, ma tanto a lui quanto a Catherine quelle parole apparivano più come una premura da parte del figlio per rincuorarli e che stava per: "Anastasia vi vuole bene, non dubitatene."
    Il fatto era che la forzata lontananza con la figlia gli era pesata molto più di quanto fosse preparato a sopportare. Ovviamente il problema non era il non poterla vedere, anche Russell andava e veniva, spesso non facendosi fisicamente vivo per mesi. Il problema era stato il silenzio forzato a cui li aveva sottoposti. A quello non era affatto preparato. La partenza di Anastasia era stata così improvvisa da cogliere di sorpresa chiunque, ma neppure lui aveva avuto il coraggio di opporsi a una tale risolutezza. E sebbene non ne comprendesse il bisogno, aveva invece capito benissimo cosa l’avesse spinta a farlo. La morte di Maximilian aveva segnato tutti e ognuno dei componenti della famiglia l'aveva affrontata a suo modo. Quella di Anastasia però era stata la reazione più inaspettata e, suo malgrado, anche quella che gli era costata di più accettare e rispettare.
    Con lo stomaco sottosopra, sobbalzò quando la riga dell’aereo che stava fissando scomparve dallo schermo.
    -Ohmmioddio!- esclamò guardandosi intorno, nonostante le indicazioni di Catherine, che gli aveva spiegato più volte la prassi dell’aeroporto, era certo che non la donna non avesse accennato in alcun modo alla sparizione dei nomi degli aerei.
    Guardandosi intorno notò però che nessuno dei babbani che lo circondavano appariva preoccupato. Si forzò a mantenere la calma, ma dopo qualche secondo si stava già incamminando verso una delle signorine sedute dietro a uno sportello informativo.
    -Mi scusi, sa dirmi cosa significa se il volo di mia figlia è scomparso dal tabellone?- le domandò cercando di mantenere un tono di voce calmo e controllato. Quella per tutta risposta sollevò il naso dal suo telefonino con aria quasi scocciata.
    -Dipende.- disse soltanto.
    -Dipende? Che significa dipende?- il tentativo di mantenere la calma era del tutto evaporato.
    -Si, sua figlia è in partenza o sta rientrando?- Adam rispose spiegandole anche l’annunciato ritardo.
    -Beh allora potrebbe essere stato cancellato.- il mago sobbalzò.
    -Come cancellato?- Se era in ritardo l’aereo doveva essere senza dubbio partito.
    -Oppure aver avuto qualche ulteriore problema e il ritardo è stato posticipato ulteriormente.- rispose la donna con calma, -Mi dica il numero del volo.- aggiunse poi notando l’espressione sconvolta dell’uomo.
    Adam mostrò alla hostes le cifre che sua moglie aveva diligentemente scritto su un foglietto. Quella per tutta risposta le digitò sulla tastiera del computer osservando lo schermo per un istante prima di sollevare le sopracciglia con sufficienza.
    -Signore, questo volo non risulta nei nostri tabelloni.- disse poi con la calma di qualcuno che chiaramente non aveva mai avuto figli e probabilmente alcun legame affettivo.
    Adam sgranò gli occhi.
    -Come sarebbe a dire?- il tono di voce decisamente di qualche tono più alto di quanto avrebbe dovuto essere.
    -Sarebbe a dire che le cifre corrispondono, ma le lettere no, vede?- la donna girò lo schermo verso il vetro che li separava e Adam, ormai in pieno panico da emergenza, allungò il collo a assottigliò lo sguardo: il foglietto riportava DR 15785 mentre lo schermo RD 15785.
    Il mago passò lo sguardo ripetutamente da una cifra all’altra, chiaramente nel panico. La donna sospirò.
    -Ha sbagliato aeroporto. Questo è l’aeroporto di Southend, l’aereo che sta cercando atterra a Stansted.- gli disse con la stessa sufficienza che si poteva riserbare a un bambino ottuso per poi tornare immediatamente ad abbassare lo sguardo sul suo cellulare come se la cosa non la toccasse minimante.
    -Ohmmer…-
    Crack!
    Quel rumore colse totalmente di sorpresa la hostes da farla urlare e facendole volare di mano il telefonino.
    ...

    Quando un secondo crack risuonò nell’aeroporto di Stansted a sobbalzare fu invece un uomo nella cabina di uno dei bagni.
    -Che cazzo…- riuscì appena a dire rendendosi conto soltanto un attimo dopo di avere le scarpe completamente bagnate. Dall’altra parte della parete di plastica nel frattempo si udì il suono gutturale di qualcuno che stava dando di stomaco.
    Quando finalmente riuscì a raggiunse il terminal degli arrivi, Adam era bianco cadaverico e le gambe gli tremavano terribilmente.

    Edited by Adam Carter - 9/11/2022, 12:04
  12. .
    Erano tanti i pensieri che affollavano la testa di Adam Carter di ritorno dall’ennesima lezione tenuta nell’aula di Incantesimi. Nel giro di un mese l’eccitazione con cui aveva preso in carica la cattedra aveva lasciato il posto ad una solida convinzione nell'animo del neoprofessore: di lavoro da fare ce n’era davvero tanto. Non solo a livello d’insegnamento, ma anche educativo. Adam riusciva a comprendere benissimo le dinamiche e il contesto in cui si trovava, dopotutto erano soltanto dei ragazzini, eppure aveva visto troppo disordine, scarsa maturità e fin troppa incoscienza. Magari era giusto che fosse così, aveva addirittura pensato, ma la consapevolezza di ciò che avevano vissuto non molto tempo prima, lo istigava a credere che quantomeno quei ragazzi necessitavano di un minimo di coesione. Invece in quell’aula aveva visto tutt’altro: ognuno di loro era preda dei propri istinti e delle proprie priorità. Da un lato li invidiava. Per quel che lo riguardava, lui non era mai stato tanto spensierato in vita sua. Un po’ per l’educazione che aveva ricevuto, un po’ per l’indole, ma soprattutto per le responsabilità che si era sempre gettato sulle spalle. Con i suoi figli invece aveva sempre cercato di essere indulgente, li aveva lasciati alla propria adolescenza, lasciando che commettessero i propri errori affinché imparassero da soli e trovassero la propria strada. Guidandoli ma senza mai imporsi troppo sulle loro vite. Da un lato era contento che si fosse tornati a quel clima di spensieratezza, dall’altro aveva il terrore che questo li avrebbe colti impreparati ancora una volta. Tuttavia l’ultima parola spettava al Preside con il quale Adam aveva necessità di confrontarsi al più presto.
    Quando aprì la porta dell’ufficio però, il patronus che trovò accucciato ai piedi della sua scrivania gli strappò un sorriso.
    ...

    Era parecchio che non metteva piede ai Tre Manici di Scopa, pensò varcando la soglia del locale. Adorava quel posto e notare quanto poco fosse cambiato lo mise più a suo agio di quanto avesse immaginato. Con calma si tolse il lungo cappotto beige mentre con lo sguardo cercava di individuare la mittente del messaggio. Una volta individuata non esitò a dirigersi verso di lei.
    -Vedo che sei già in buona compagnia.- puntualizzò sorridendo e indicando con un cenno del capo il boccale che aveva sollevato. Non si sarebbe stupito di scoprire che quello non fosse il primo che stringeva fra le dita. Stava giusto per bacchettarla sul fatto che bere in servizio non fosse una cosa accettabile, ma lei lo aggredì prontamente con un abbraccio nullificando ogni tentativo di rimprovero.
    Se c’era una cosa in cui si era reso conto di essere cambiato affrontando il congedo da tutto ciò che ora lo circondava di nuovo, era quanto si fosse ammorbidito in quel genere di dimostrazioni di affetto. In passato ritrovarsi la Matthews addosso gli avrebbe provocato una reazione “da manico di scopa”, in quel momento invece si ritrovò a ricambiare a sua volta quel gesto di affetto con la più totale naturalezza. Il rapporto che aveva con Sarah era frutto di un lungo percorso fatto di alti e bassi, e da tempo era andato ben oltre quello di una semplice affinità fra superiore e sottoposta. Ciò che avevano vissuto e condiviso, nel bene o nel male, aveva dato vita a un legame di affetto che Adam poteva dire di condividere con pochi altri.
    -Ho anche un nome sai!- le rispose divertito all’ennesimo epiteto che la ragazza cercava di appioppargli, a pensarci erano rare le volte in cui Sarah l’aveva chiamato per nome, probabilmente si sarebbero potute contare sulle dita di una mano.
    -Non puoi immaginare, è come avere una classe piena di Pixie e Fate che non perdono occasione di izzarsi a vicenda!- sorrise sollevando gli occhi al cielo. Posò il cappotto su una delle sedie libere, richiamò l’attenzione di un cameriere per chiedere del whisky e poi fece cenno alla ragazza di sedersi mentre lui faceva altrettanto.
    -Mettiamola così, a fine giornata mi farebbe comodo avere una bottiglia di Whisky Incendiario nascosta in ufficio!- aggiunse rilassando la schiena sulla spalliera della sedia. -Ma poi vivrei perennemente con il sospetto che qualcuno di quei ragazzini cerchi di intrufolarsi per rubarla.- e anche se lo disse per gioco non se la sentiva affatto di escludere la possibilità, ora che li aveva conosciuti un po’ meglio.
    Probabilmente, pensò, condividere le sue impressioni e chiedere un’opinione alla ragazza gli avrebbe fatto comodo, ma non voleva rovinare il momento così in fretta intristendo la conversazione con le sue preoccupazioni.
    -Però sono un bel gruppetto.- ammise con convinzione, lo credeva davvero. Che se ne volesse dire, aveva visto del potenziale in ognuno di loro.
    -Emily è molto brava con gli incantesimi.- se ne uscì subito dopo annuendo. Era certo che Sarah non lo avesse chiamato per sapere l’andamento scolastico di sua figlia, ma ci teneva ad aggiornarla.
    -Si impegna molto nella mia materia.- continuò stringendo per un attimo le labbra in cerca delle parole giuste per dirlo, -Secondo me prova una forte soggezione nei miei confronti.- il che un po’ lo rattristava perché di certo l’ultima cosa che voleva era suscitare un tale sentimento proprio in lei.
    -Sembro così cattivo?- sorrise ringraziando con un cenno il cameriere che nel frattempo aveva consegnato la sua ordinazione. Avesse funzionato con tutti gli altri, non se ne sarebbe certo lamentato.

    Edited by Adam Carter - 6/11/2022, 20:10
  13. .
    -È un segreto che ci tramandiamo di generazione in generazione.- rispose all’affermazione di Dell. Per quanto Adam fosse per indole un uomo modesto, se avesse dovuto dire la sua in merito, avrebbe ammesso senza problemi che i Carter vantavano una lunga stirpe di uomini e donne dal fascino indiscutibile. Ma non era soltanto una questione di bell’aspetto, ogni componente della famiglia aveva il suo personalissimo modo di affascinare le persone, che si trattasse di carisma, chame, o pura e semplice sensualità, i Carter avevano sempre qualcosa di curiosamente intrigante.
    Com’è che diceva sempre suo figlio?
    -D’altronde la classe non è acqua!- concluse scherzosamente. Alla domanda che gli aveva posto lui, invece, Dell si era limitato a rispondere tutto e niente. Era chiaro che fosse in salute e che non stesse vivendo nessun particolare brutto momento emotivo, ma quelle parole raccontavano ben poco e Adam le interpretò come una frase di circostanza per non rovinare il momento.
    Ascoltò invece con il sorriso sempre in volto le parole successive del ragazzo, lasciandosi sfuggire una risata sincera nel sentirlo raccontare le vicende del piccolo Christian. Per come lo ricordava lui, era il classico bambino timido che si nascondeva dietro le gambe di suo padre o di sua madre ogni qualvolta gli si rivolgesse la parola. Ma era chiaro come buon sangue non mentisse ed era certo che andando avanti con gli anni il piccolo Ramirez avesse ancora tanto da dimostrare su quanto ereditato da entrambi i genitori.
    Quando il Capo Auror fece riferimento al suo nuovo lavoro, Adam sollevò entrambe le mani in aria senza smettere di sorridere ma lanciando un’occhiata al soffitto in segno rassegnazione.
    Anche lui aveva avuto due figli, ognuno dei quali con i propri drammi e situazioni da gestire. Se poi si andava a considerare anche Allison che nel tempo era diventata parte della famiglia, si arrivava tranquillamente a tre. E poi c’era Sarah, con la quale il semplice rapporto di lavoro si era evoluto in tutt’altro. In sostanza non si poteva certo dire che Adam non avesse già avuto i suoi grattacapi con adolescenti e semi adulti. Eppure si era buttato a occhi chiusi in quell’impresa.
    La sua era un’indole, gli aveva recriminato Catherine bonariamente. Sua moglie riteneva infatti che avesse la gravissima “sindrome dei bimbi sperduti”. Teoria tutta sua e che sostanzialmente consisteva nel fatto che Adam avesse questa constante indole paterna verso chiunque. Fortunatamente la moglie lo riteneva un pregio e non un difetto, ma le complicazioni che gli procuravano erano ben altra faccenda.
    Anche Dell doveva essersi reso conto di cosa significasse avere dei figli, ma si risparmiò nel dirgli che i problemi veri dovevano ancora arrivare.
    Alla domanda però non rispose subito e il sorriso lasciò spazio a un’espressione più seria.
    -Me la cavo.- si limitò a dire accennando un sorriso, e infondo era la verità. Da quando suo padre se ne era andato le cose si erano un po’ deteriorate: tanto lui quanto i suoi figli avevano accusato la morte di Maximiliam più di quanto si sarebbe aspettato. Eppure in parte quella triste occasione era stata anche la spinta di cui tutti i membri della famiglia Carter avevano bisogno. Per lui personalmente aveva significato convincersi a tornare ad impugnare la bacchetta sebbene in una veste totalmente diversa da quella che aveva indossato per tutta la vita.
    -Anche Catherine sta meglio.- aggiunse poi, dopotutto era per lei che si era allontanato dal regno magico. Sua moglie era una roccia e lo aveva dimostrato ampiamente sotto la guerra, ma Adam aveva giurato a sé stesso che non avrebbe mai più dovuto dare prova di niente.
    -È stata lei sai a spingermi a fare domanda a Hogwarts.- continuò, -E quei ragazzi mi danno molto da fare. Tu li troveresti adorabili- sgranò gli occhi per enfatizzare il “quanto” tornando a sorridere, ma a dire la verità vivere in mezzo a loro era qualcosa che aiutava la mente e il cuore.
    Rimase in silenzio per un secondo tornando inevitabilmente serio. Ci aveva un messo un po’ a decifrare Dell, non era un ragazzo facile da comprendere, ma ci era riuscito abbastanza da capire che gli stesse chiedendo ben altro.
    -Cosa vuoi chiedermi veramente, Dell?- concluse, era certo che il messicano fosse sinceramente interessato nel sapere come stava, ma l’intuito gli diceva che c’era ben altro.
  14. .
    Il Professore di Incantesimi osservò da lontano la reazione della giovane Corvonero al suo biglietto che, dopo poco, si voltò a guardarlo accennando un breve saluto al quale lui rispose con un sorriso tranquillo. Probabilmente il suo gesto, per quanto avesse tentato di non sembrare invadente, l’aveva messa a disagio. Chissà a che genere di Professori erano abituati in quella scuola. Adam non poté che domandarselo. Ai suoi tempi la cosa più bella del vivere a Hogwarts era il poter contare sul supporto dei docenti. Non si trattava certo di un rapporto di amicizia, ma di rispetto sicuramente e di fiducia soprattutto: Adam e tutti i suoi compagni di scuola sapevano di poter contare sugli adulti.
    Probabilmente quel tipo di pensiero era andato perdendosi nel tempo, ma le sue erano solo supposizioni nate da quel poco che aveva avuto occasione di vedere.
    Mantenere una certa distanza era necessario, ovviamente, ma questo non prescindeva dal creare un legame.
    Il da farsi era chiaro per lui, con calma chiuse il libro che portava in mano, infilando l’indice fra le pagine per non perdere il segno. Poi si alzò e fece qualche passo verso la ragazza. Mano a mano che si avvicinava la sentì ripetere una frase della quale però non distinse tutte le parole.
    -Buongiorno signorina Prince.- la salutò rivolgendosi a lei con un tono calmo e gioviale per poi sorriderle. La scrutò per qualche istante posando infine lo sguardo sulla superficie liscia del lago.
    -Anche io da giovane ero solito venire ad osservare il lago se avevo bisogno di un momento di pausa da tutto, o da tutti. In qualche modo era come se riuscisse a trasmettermi un po' della sua calma. Non trova anche lei?- ed era vero, le acque scure del lago erano in un certo qual modo rassicuranti, perlomeno per lui.

    Edited by Adam Carter - 15/11/2022, 09:03
  15. .
    A giudicare dall’espressione della signorina Locke, Adam capì di aver colto nel segno. Daisy era chiaramente una ragazzina che si sentiva fuori dal contesto, in quell’aula e, sebbene sperasse per lei non fosse così, forse anche in quella scuola. O forse aveva soltanto un carattere timido. Che la sua intuizione fosse corretta o meno, aveva deciso che la Tassorosso andava incoraggiata e sceglierla per quell’esercitazione avrebbe significato metterla davanti a sé stessa. Restava da capire se avesse accettato di sottoporsi agli incantesimi dei suoi compagni per paura della sua autorità o per qualcosa diverso. In cuor suo il Professore sperava che si trattasse di un atto di coraggio e soprattutto di fiducia verso i suoi compagni.
    -Ottima domanda signorina Locke.- disse sorridendo quando la ragazza espresse il suo dubbio in merito agli incantesimi che stavano studiando. La risposta tuttavia lo costrinse a prendersi un istante per riflettere, non era un concetto semplice da spiegare.
    -Se io le dicessi una frase, qui adesso, eterna a qualsiasi contesto stiamo vivendo, la sua mente inizierebbe ad interpretarla in tanti modi diversi, fino a scartare tutte le opzioni meno plausibili. Per poi cercare di elaborare il senso rapportandolo a ciò che sa di me o in base alla circostanza in cui ci troviamo.- disse incrociando le braccia al petto, -Nel sonno invece la mente segue un flusso di coscienza tutto suo, che può saltare dal razionale all’irrazionale senza alcuna interpretazione a guida dei pensieri che si elaborano.- sperò che la ragazza, come anche gli altri, riuscissero a seguire il senso dell’esempio.
    -Perciò se io usassi un incantesimo generico per dire quella stessa frase, nell’incoscienza, la sua mente potrebbe incanalare le informazioni in maniera de tutto casuale, passando dal sogno all’incubo in maniera imprevedibile e repentina e questo si rivelerebbe molto pericoloso per la mente e per il fisico.- per come la vedeva lui avrebbe potuto avere anche effetti terribili, portando perfino alla morte del soggetto.
    -Sostanzialmente, usare due formule diverse indirizza la mente verso emozioni negative o positive, aiutando il processo di elaborazione del flusso di coscienza che può quindi trasformare l’informazione in un incubo o in un sogno.- concluse fissando lo sguardo sulla Tassorosso sperando di essere stato abbastanza chiaro.
    -Dieci punti a Tassorosso.- aggiunse prima che la ragazza prendesse posto sul divano.
    Dopodichè osservò i due ragazzi dare inizio all’esercizio.
    Lo colpirono tanto le parole usate da Logan, talmente specifiche da lasciar credere che il ragazzo sapesse esattamente dove andare a parare, quanto la peculiarità di quelle scelte da Rick, che in un certo senso andavano anche a confermare i suoi sospetti. Perché Daisy avrebbe dovuto trovare piacevole un mondo senza magia?
    Quando la ragazza si svegliò fu lei stessa a dichiarare l’esito della prova, ma era chiaro però che il Dolcisonium del Serpeverde era stato ancora una volta meno efficace: Daisy appariva più perplessa che sollevata, così come lo era stata anche la signorina Lavin.
    Il suo intuito però gli diceva che sebbene nel caso di Astrid l’incompiutezza dell’effetto dell’incantesimo poteva essere causato da un contrasto personale con la stessa, con Daisy tale teoria diventava meno plausibile. Non restava che capire se si trattasse di un limite effettivo del ragazzo, oppure fosse frutto di uno scarso impegno.
    -Molto bene, dieci punti a Grifondoro, dieci a Serpeverde e cinque a Tassorosso- dichiarò porgendo la mano a Daisy per aiutarla a rialzarsi. Poi si rivolse a Rick.
    -Signor O’Connell, sarebbe così gentile da portare il bicchiere d’acqua alla sua compagna?- disse indicando quello che il ragazzo aveva rifiutato e posato su un mobile poco prima. Non gli era sfuggito che il ragazzo avesse deciso di non bere, ma non ne aveva ben capito il motivo.
    -Grazie.- disse subito per poi tornare verso la classe e rivolgersi a tutti.
    -Bene, siamo giunti alla fine della tortura.- non specificò di proposito per chi lo era stata, -Mi auguro che abbiate imparato tutti qualcosa oggi.- continuò passando lo sguardo su ognuno di loro, e ci sperava davvero. Aveva visto cose inaccettabili nel corso di quella lezione, cose che andavano corrette il prima possibile. Inoltre c’erano diversi problemi personali che ognuno di loro avrebbe dovuto affrontare e risolvere affinché uscissero da quella scuola pronti e preparti ad affrontare qualsiasi cosa li attendesse lì fuori, se non prima. Forse sbagliava a prendersela così a cuore, ma per come la vedeva Adam era anche compito degli insegnanti far si che quei giovani comprendessero meglio sé stessi.
    -Siete liberi di andare, per qualsiasi dubbio o domanda, mi troverete ancora qui per la prossima mezz’ora.- concluse unendo le mani, -Buona giornata a tutti voi.-
    Così dicendo rivolse loro un sorriso e attese che uscissero tutti, prima di iniziare a dare una sistemata alla stanza.

    Grazie ragazzi per aver partecipato e per avermi fatto divertire con i vostri post. Mi auguro sia stato altrettanto per voi.
    Vi metto la lista dei punti persi e guadagnati, almeno potete vergognarvi un po' on gdr!

    GRIFONDORO +45 punti

    - III ANNO - Friday Wyldflower +5

    - IV ANNO - Karen Cavanaugh +5

    - IV ANNO - Ralph Finnik (Capitano di Quidditch | Battitore) +5

    - V ANNO - Logan McCormac (Caposcuola) +5 / +15 / +10 / TOTALE 30


    CORVONERO +0 punti

    - IV ANNO - Marsilda Everett-Millais (Caposcuola) -10 / +5 / +5 / TOTALE 0 (poteva andare peggio, Caposcuola.)


    TASSOROSSO +20 punti

    - III ANNO - Daisy Locke +5 / +10 / +5 / TOTALE 20

    - IV ANNO - Astrid Cornelia Lavin (Caposcuola) -10 / +5 / +5 / TOTALE 0 (Vale quanto detto per Marsilda.)


    SERPEVERDE +20 punti

    - V ANNO - Rick O'Connell -10 / +5 / +15 / +10 / TOTALE 20

    Se mi dovesse essere sfuggito qualcosa, non esitate a farmelo notare via mp!
    Grazie e buon gioco!


    Edited by Adam Carter - 24/10/2022, 10:50
33 replies since 27/8/2010
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