Barricades

Privata

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    Caposcuola
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    "Io penso che tu abbia paura di qualcosa".
    Queste semplici parole hanno l'effetto di una secchiata d'acqua gelida in pieno viso, mozzano il fiato e mi lasciano ad occhi sgranati per quello che sembra un tempo infinito.
    Tento di riprendermi, di tornare rigida e composta come al solito, ma non sono mai stata brava a tener su certe maschere e quella che mi ha messo addosso papà è la più pesante e fastidiosa di tutte. Sarebbe facile toglierla del tutto, dire quel semplice "Si" suggerito dallo stesso Capo Auror per far terminare questo supplizio... Ma poi cosa ne sarebbe di me? Chi mi dice che papà non abbia in serbo qualcosa di terribile per punirmi in modo ancora più doloroso?
    Ho paura di lui, di ciò che potrebbe succedermi se mai osassi tradire la grande fiducia che ha riposto in me; tutti i suoi insegnamenti e sogni riposti andrebbero in fumo, e sarebbe solo colpa mia, davvero sono pronta a tanto? Continuo a dirmi che mi vuole bene, nonostante tutto, nonostante la gamba rotta e le bugie raccontate sul mio conto per coprire i suoi traffici loschi... Perchè papà prova dell'affetto per me, giusto?
    Eppure il signor Ramirez è riuscito a cogliere qualcosa di me, di noi e del nostro rapporto, tanto da spingersi a raggiungermi in privato per parlare e donarmi la sua disponibilità ad ascoltarmi. Sua figlia è davvero molto fortunata, mio padre ha sempre messo i suoi desideri di violenza e denaro davanti al mio bisogno di danzare e vedere il cielo... Però mi vuole bene, ne sono sicura. Devo crederci, perchè se dovessi scoprire una verità diversa potrei impazzire.
    Sto bene.
    Ripeto come il bravo soldatino che sono, anche se con meno sicurezza nel tono della voce. Anzi, sembro quasi stizzita nel dirglielo, come se mi desse fastidio la sua preoccupazione.
    La realtà è che, come accade per Karen, sono gelosa di quello che non sono e non potrò mai avere, ma preferisco mentire a me stessa bollando il tutto come fastidio nei confronti di quest'uomo decisamente buono piuttosto che ammettere il mio paralizzante terrore e bisogno di rifugiarmi tra le braccia di qualcuno che non potrebbe mai e poi mai spezzarmi un ginocchio a mani nude.
    E quindi eccomi qui, arrabbiata con me stessa e senza controllo su ciò che dico. La storia si ripete come con la Cavanaugh, seppur in modo diverso.
    Mio padre è una brava persona e lei è molto inopportuno!
    Mi tappo la bocca un secondo dopo essermi resa conto di aver alzato la voce e di essermi messa sulla difensiva, volgo lo sguardo attorno a me come se avessi paura di veder spuntare papà da dietro il bancone con i suoi occhi gelidi pronti ad inchiodarmi al suolo. Ho paura, signor Ramirez, sempre e troppa, ma lei deve dimenticarmi.
    Presa dal panico della situazione, col cuore a mille e la mente confusa e spaccata dalla consapevolezza di aver appena commesso un grave errore, scappo. Non è esattamente una fuga coi fiocchi la mia, nemmeno provo a correre per paura che la gamba malandata possa giocarmi brutti scherzi sul più bello, ma l'andatura con cui sguscio via dalla presa del Capo Auror è decisamente veloce. Sono talmente presa dall'ansia che nemmeno mi rendo conto di avere ancora in mano il sacchetto di caramelle non pagato, ma per questo ci sarà modo più avanti di sentirmi in colpa?
    Cosa sto facendo? Perchè non sono rimasta a parlare con lui? Ora andrà tutto peggio e nulla potrà sistemare le cose, papà mi punirà perchè non sono brava quanto lui a mentire ed io gli darò ragione perchè, ancora una volta, è solamente colpa mia.
    Potrei voltarmi per vedere se il signor Ramirez mi sta seguendo, ma ho troppa paura di quello che potrei vedere. Forse è rimasto a Mielandia ed ha scelto di lasciarmi in pace perchè non valgo poi così la pena di perdere tempo prezioso, o magari le mie parole lo hanno offeso e si è sentito un grande ficcanaso... Perchè mi sento così stupida e in colpa?
    In ogni caso, la mia fuga non dura poi molto, dieci passi per la precisione. Non so se sia stato il fato a scegliere, o semplicemente la sfortuna, ma alla fine dell'ultima falcata il ginocchio sinistro cede, preda di una lieve scarica di dolore, ed io cado con lui.
    Finisco faccia a terra sul terreno, il sacchetto si apre spargendo davanti a me il suo colorato contenuto e sento del bruciore provenire dalla guancia che ha impattato col terriccio di Hogsmeade. Sento degli studenti ridacchiare, li vedo puntarmi contro dita cariche di derisione, ed io vorrei solo chiudermi a riccio e scomparire per sempre pur di affrontare un nuovo giorno di questa vita faticosa.
     
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9 replies since 17/4/2022, 15:01   228 views
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