Barricades

Privata

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    Caposcuola
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    Il pizzicore agli occhi aumenta insieme alle risate di quei ragazzini che nemmeno conosco, so che non posso permettermi di piangere davanti a loro perchè sarebbe come dargli un'altra grandissima soddisfazione, l'ennesimo motivo per prendermi in giro, e mi ci metto d'impegno. Stringo i pugni e mi mordo il labbro, il taglio sulla guancia brucia ma non ci do peso perchè l'unica cosa che conta è non versare nemmeno una lacrima, non mostrarsi deboli... Però è tremendamente difficile, e nessuno sarà mai in grado di convincermi del contrario.
    Potrei rimanere sdraiata qui e dimenticarmi di tutto e tutti, prima o poi arriverà la neve e ne rimarrò seppellita oppure una volpe mi mangerà, comunque nessuno sentirà la mia mancanza. E perchè dovrebbero? Daisy ha Karen, mamma ha i suoi vestiti e papà potrà trovarsi qualcun altro, un ragazzino migliore di me che non conosce il significato della parola fallimento.
    Potrei morire e diventare una stella, volerei nell'infinito e danzerei con pianeti e buchi neri. Mi sembra un bel sogno, sempre meglio di quest'incubo che sto vivendo.
    A svegliarmi però arriva una figura piccola, si staglia davanti a me e, pur dandomi le spalle, ne percepisco la forza d'animo, specialmente nel modo in cui rimbecca coloro che fino a pochi istanti fa si stavano divertendo a mie spese. Riconosco la figlia del Capo Auror in quei capelli scuri e nella voce acuta e sicura, la guardo stupita per come sta prendendo le mie difese... Non sono abituata ad avere interazioni piacevoli coi Grifondoro, di solito sono dei totali idioti a cui piace farmi stupidi scherzi, però lei sembra gentile e probabilmente c'entra l'educazione data da suo padre.
    O forse è solo lei ad essere nata buona e colui che l'ha cresciuta le ha solo dato la spinta nella direzione giusta. Dicono che la mela non cade troppo lontano dall'albero, ma nessuno ti dice come comportarti se ti senti come una pera fuori posto in un bosco di pomi.
    Continuo a guardarla con sorpresa persino quando si china accanto a me, vorrei dirle grazie o quantomeno dimostrarle la mia riconoscenza in qualche modo, ma non riesco a muovere la lingua e le caramelle sono andate tutte perdute. Avrei voluto offrirgliene una, ha la faccia di una ragazzina a cui piacciono molto gli animaletti gommosi.
    Mi disturba la cieca fiducia che sembra avere in suo padre, ma non in modo cattivo o disgustoso, è solo che... Fa male. Quel sorriso, il pollice alzato di lei ed il modo in cui lui le poggia la mano sulla testa: io non ho mai avuto tutto questo, non so nemmeno bene cosa significhi e sento qualcosa spostarsi nel mio petto, un peso che cambia posizione pur continuando a soffocarmi.
    Odio mio padre, pur avendo una tremenda paura di lui.
    La realizzazione è improvvisa e mi toglie il fiato, la scaccio con forza reagendo fisicamente e agli occhi del Capo Auror forse gli sembrerà che stia allontanando la sua mano, quando in realtà me l'ha solo porta nel momento sbagliato. Il cuore mi batte all'impazzata e continuo a sentirmi avvolta da questo profondo terrore, mi guardo attorno chiedendomi se ci sia una spia di papà nascosta dietro un'angolo e quando meno me l'aspetto lui tornerà e mi romperà l'altra gamba perchè me lo merito e... e...
    Non è giusto che io viva così, dovrei ricevere anche io dolci carezze sul capo, dovrei dire agli altri che il mio papà è bravo ed è in grado di aiutarli. Perchè devo avere sempre così tanta paura? Sono stanca.
    Con una lacrima che mi riga la guancia ferita, senza nemmeno sapere bene il perchè io lo stia facendo e con la consapevolezza che probabilmente me ne pentirò presto, prendo la mano che il signor Ramirez mi sta porgendo e lascio che mi aiuti a tirarmi su. Lo uso come un'ancora per la gamba malandata, quando ci appoggio sopra il peso mi strappa un soffio di dolore dalle labbra ma stringo i denti.
    La sensazione che mi da la smaterializzazione non è piacevole, sembra mi stiano tirando dall'ombelico con un'amo, e quando ci ritroviamo al limitare della foresta lascio andare l'uomo e barcollo zoppicante fino ad un'albero per appoggiarmici sopra e riprendere il fiato. Inspiro ed espiro per evitare di vomitare, ed è terribile come la voce di papà nella mia testa stia urlando di correre via da quest'uomo buono, e zittirlo non è così semplice.
    Non ho pagato il sacchetto di caramelle.
    Mormoro nel voltarmi mentre tiro su col naso e mi asciugo sangue e lacrime dal viso.
    M-mi dispiace, signor Ramirez, giuro che darò a sua moglie tutti i soldi che le devo il prima possibile. D-di solito non mi comporto così male.
     
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