Fizzing Whizzbees

Logan

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    Sostenni lo sguardo di Logan con fermezza, lasciandogli intuire senza filtri che non ammettevo repliche né insubordinazioni. Fatta eccezione per la ragazzina, in quella stanza eravamo tutti adulti; non avevano commesso una bravata del cazzo ma una serie di reati per i quali chiunque altro al mio posto non avrebbe esitato a sbatterli al fresco, un concetto che non sembrava essere totalmente chiaro. Sapevo che sopra ogni cosa McCormac detestava le bugie e gli inganni, semplicemente in quel contesto non me ne fregava niente: erano stati loro, lui per primo, a mettermi nella scomoda posizione di non poter agire diversamente.
    -Confido che abbiate imparato la lezione, perché se dovesse esserci un bis non sarò così comprensiva.-, non sarebbe stata la prima volta che sbattevamo nelle celle provvisorie del ministero studenti che infrangevano la legge. Patti chiari…
    -Abbiate l’umiltà e il coraggio di scusarvi anche con la vostra Preside. Rei vi ha dato fiducia, siete i suoi prefetti e i suoi capiscuola: ogni vostra azione mentre indossate queste placchette-, con un cenno del capo indicai le spille appuntate sulle loro divise.
    -Si ripercuote su di lei e sulla reputazione della vostra scuola. Non dimenticatelo-, il campanello risuonò non appena la porta di ingresso venne aperta, annunciandoci l’arrivo di Rya. Era evidente quanto quell’imprevisto la mortificava e mi dispiaceva averla scomodata, ma rimandarli indietro tacendole tutto sarebbe stata una bassezza che non avrei mai fatto, non con lei dopo l’amicizia decennale che ci legava.
    -Me ne occupo io. Grazie-, attesi che lasciassero il negozio prima di rivolgermi a Logan, che fulminai con lo sguardo.
    -Annunciarti come le persone comuni era troppo mainstream per te, eh?-, non ero arrabbiata, ma mi ero spaventata: se il passaggio era ancora aperto potevano usarlo a proprio piacimento, e chissà che non fossero i soli a sapere della sua esistenza. Mi avvicinai a uno dei barili già scoperchiati, racimolando alcune api frizzole che liberai in aria. Le tre caramelle cominciarono a svolazzare per la stanza, la luce rifletteva i riflessi dorati della carta che sfrecciava sotto il naso del caposcuola, sfidandolo apertamente a catturarle.
    -Tanto rumore per tre caramelle. Devo ricredermi su di te, McCormac: non pensavo fossi così pivello da farti beccare-, ironizzai. Chiuso nuovamente il barile scostai una trave dal pavimento, attingendo dal nascondiglio una bottiglia di incendiario irlandese. Tirai da sotto il bancone due bicchieri impolverati e glieli mollai perché si rendesse utile sciacquandoli, poi trascinai una delle sedie al tavolino dopo aver riposto la bacchetta nel fodero.
    -Ne hai fatta di strada dall’ultima volta che ci siamo visti e neanche un accenno per lettera. In più piombi nel mio negozio a serata inoltrata costringendomi a dilungarmi nel servizio e cercando di derubarmi… altro che brindisi, meriteresti un calcio in culo.-
     
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    "Cazzo. Che. Buone.", mi lascio scappare istintivamente dopo aver catturato al volo una delle frizzole liberate da Sarah ed essermela ficcata, instintivamente, in bocca.
    Con riflessi simili, senza false modestie e se solo me ne fregasse qualcosa, potrei tentare di diventare cercatore per i Grifondoro. Solo che del Quidditch mi frega poco, quindi nisba.
    Comunque, il gioco vale decisamente la candela. Poiché è risaputo che c'è chi ucciderebbe per accaparrarsi l'ultima ape frizzola dal "cesto" - si fa per dire - dei dolciumi.
    "Scusami... dicevi?", ribatto quasi divertito alla Matthews mentre l'effetto del dolcetto va pian piano sparendo dal mio corpo, "Oh suvvia, potevi aspettarti qualcosa di diverso da me? Ti sembro forse il tipo di persona che si prende la briga di bussare alla porta?"
    Con una confidenza quasi sfrontata seppur lecita, la nonchalance che mi caratterizza e una certa dose di felicità nel vederla mista a fastidio per ciò che mi ha appena costretto a fare, offro un sorrisetto sghembo alla cara, "vecchia", Salem.
    "Le caramelle sono solo una piacevole variabile che, a dirla tutta, non era stata messa in conto dal sottoscritto.
    Ad essere onesto, mi sono infilato là dentro per pura curiosità mista, come al solito, a qualcosa che se vuoi puoi chiamare spirito d'avventura."

    Se c'è un buco, io mi ci ficco dentro per forza.
    Ed evito di dirlo in modo così diretto alla Matthews solo perché, con un pizzico di malizia, finirebbe sicuramente per fraintendermi. Magari pure a ragione.

    "Farmi beccare? Chi, al mondo, potrebbe essere così esageratamente drastico da castare un incantesimo gnaulante dento il proprio negozio di dolciumi?", allargo teatralmente le braccia indicando tipo tutta la sua persona, "Ammettilo, con l'età stai diventando un po' spigolosa. Poco fa ci mancava solo che ti mettessi ad elencarci i nostri diritti..."
    Seguendola con la coda dell'occhio, più per voglia di non perdermi i dettagli della scenetta che altro, metto su un bel paio d'occhioni a cuoricino all'entrata in scena della bottiglia di whiskey; Adoperandomi, celere, nello sciacquare i due bicchieri che mi vengono offerti.
    Più per la signora che per me ovviamente, io potrei tranquillamente bere da una vettovaglia tutta incrostata o, in alternativa, mettendo le mani a coppetta che tanto gli anticorpi procacciatimi sull'isola di smeraldo renderebbero vano ogni tentavo di attacco da qualsivoglia patogeno di turno. Sangue irlandese batte virus e batteri dieci a zero, si sa.
    "Ecco! Vedi?! Lo stai facendo di nuovo.
    La deformazione professionale che affligge voi Auror mia cara, lasciatelo dire, è un qualcosa che va decisamente a piazzarsi tra il noioso e il preoccupante."

    Poggio i tumbler belli che puliti sul tavolo ove lei pare voglia prendere posto, adoperandomi anche a fare gli onori di casa versando da bere per entrambi.
    Ma senza sedermi. Non prima di aver detto la mia, almeno.
    "Hai davvero la faccia per parlarmi di calci nel culo oppure offrirmi il tuo risentimento? Dopo avermi lasciato credere per mesi interi d'essere una coetanea in visita dall'estero e, rivedendomi stasera, fatto di tutto per mettermi nella condizione di dover praticamente mentire a due amiche? Ah, e sapendo benissimo quanto io odi profondamente, quasi in modo viscerale, mentire. Non dimentichiamocelo."
    No, non sono minimamente alterato; anzi, a dire il vero, la sto ancora guardando con lo stesso ghigno beffardo ma amichevole di poco fa ancora disegnato sulle labbra.
    "In ogni caso Salem...", due passi avanti ed ecco che mi piego leggermente verso il basso per stringerla in un abbraccio tutto sentito, "È un vero piacere rivedere te e quel broncio perenne che ti porti dietro."
     
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    -Se lo fossi, non saresti un irlandese degno di questo nome. Sbaglio?- commentai retorica con un filo di sarcasmo. In questo era identico spiaccicato a quel vecchio pallone gonfiato di suo padre: come dimenticare il modo in cui era entrato nell’ufficio di McAdams? Poco ci mancava che gli facesse volare una sedia in faccia. Meritatissima, visto il soggetto, ma dettagli sorvolabili… se non altro Logan aveva quel che mancava a suo padre: il carisma.
    -Non sto dicendo di sopprimerlo-, chi non era stato avventuroso alla sua età? Noi Grifondoro avevamo lo spirito d’avventura e l’intraprendenza nel sangue, di pari passo con la calamita per i guai. Lui e le sue amiche ne avevano scampato uno bello grosso e aveva pure la faccia da culo di lamentarsi!
    -Ti sto semplicemente facendo notare che in alcuni momenti sia il caso di rimandare. Specialmente quando il tuo asso nella manica consiste in un incantesimo di disarmo. Ammettilo, caposcuola: cosa avresti fatto se da quella porta non fossi sbucata io?-, se voleva marciarci su avrebbe trovato pane per i suoi denti, lo avrei indotto ad ammorbarsi così tanto da pensarci dieci volte prima di ripercorrere quella porta portandosi dietro ospiti indesiderati. Se non altro per evitarsi una noiosa ramanzina.
    -Beh, ci sei andato vicino. Alla prima parola sbagliata vi avrei portati al Ministero, non sareste neanche i primi studenti che arresto. L’anno scorso è toccato a una tua compagna di casata: ha pensato che tentare di ammazzarsi con un serpeverde fosse una buona idea… bei tempi.-, mi feci largo nella stanza, sedendomi sul tavolino in attesa che ci versasse da bere. Poteva definirmi paranoica se preferiva, mi sarebbe scivolato di dosso: avevo i miei validi motivi per piazzare tutte quelle protezioni.
    -Tanta sicurezza è necessaria, McCormac: a scuola ci siete voi, da quest’anno c’è anche mia figlia. Mielandia in passato ha avuto la sua dose di problemi con Mangiamorte e Maghi Oscuri.-, mandai giù d’un sorso il whiskey, lasciando che mi bruciasse gola e stomaco. Non mi andava granché di approfondire e lui era troppo giovane per conoscerli, tuttavia se gliene avessi parlato forse avrebbe capito.
    -Uno di questi era uno studente come te. Forse perfino più piccolo… e quando si presentò l’occasione non ci pensò due volte ad aggredirmi. Non è finita bene-, per un attimo tacqui. Mielandia aveva smesso di essere un rifugio per me nel momento in cui Francesco Franco aveva cercato di stuprarmi. Avevamo lavato via il suo sangue dal bancone e dalle assi del pavimento, ma non era mai più tornato come prima.
    -E non è stata la sola aggressione in negozio, per cui… trai le tue conclusioni. A questo poi possiamo aggiungere che mi sono fatta un culo così per mandare avanti questa attività, se permetti trovarmi estranei che passeggiano indisturbati tra la mia merce non mi fa impazzire. Chiaramente non mi riferisco a te, puoi passare quando ti pare… ormai sei di casa-, se c’era una cosa che non mi faceva impazzire della fase adolescenziale era il modo in cui si legavano al dito qualunque cosa. Indubbiamente stavo scontando tutti gli anni in cui avevo fatto penare i miei superiori e mio marito per la mia supponenza e il mio carattere impossibile, altrimenti non mi spiegavo diversamente come avevo fatto a ritrovarmi davanti alle mie versioni in miniatura, al maschile con lui e al femminile con la Miller. Erano state le sue azioni e quelle delle sue amiche a costringermi a quei provvedimenti, non me ne sarei fatta una colpa.
    -Ancora questa storia. Hai intenzione di portarmi rancore a vita?-, sorrisi ironica. -Considerato che quella dei maghi può essere molto lunga… potresti impiegare meglio il tuo tempo accettando la mia offerta di pace.-
    Un po’ mi mancava cazzeggiare al suo fianco. Era stato uno dei pochi a rendere sopportabile la permanenza al castello. Se avessimo frequentato Hogwarts insieme probabilmente saremmo diventati inseparabili menti diaboliche, pronte all’avventura e a ficcarci in un mare di guai. Eccolo là, il disonesto, mi coglieva in fallo puntando al mio punto debole. Non potei fare a meno di ricambiare l’abbraccio per poi dargli delle pacche sentita sulla spalla.
    -Anche tu mi sei mancato-, ammisi infine, ammorbidendo il tono.
    -Al di là di tutto… come te la passi, Grifo? Che novità porti dal castello?-
     
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    Che sia una sorta di spirito innato, comune a tutti gli auror e dovuto agli anni di servizio, una sfaccettatura caratteriale che stranamente lì relaziona tutti è questa: la capacità di essere sempre così drastici o catastrofici nelle previsioni.
    Nel senso, e che cazzo, quel passaggio sarà lì da centinaia di anni e, con ogni probabilità, migliaia di studenti prima di noi l'avranno utilizzato per sgattaiolare fuori dalla scuola. Quindi, di grazia, era davvero il caso di aspettarsi il fottuto Boogeyman dall'altra parte? Spoiler: no.
    "Mi conosci.", ribatto sardonico con un mezzo ghigno beffardo sulle labbra, "Avrei improvvisato. Alla fine, in un modo o nell'altro, me la cavo sempre; Sarà la fortuna degli irlandesi. E comunque, detto tra noi, non è che pure a me non sia mai passato per l'anticamera del cervello di saltare alla gola di qualche biscetta verde-argento."
    Tipo a Evans, o a quell'altro scemo che a inizio anno voleva fare il fighetto tirandomi addosso quattro aghi cagati...o a Evans. L'ho citato Evans?
    Detta la mia comunque, ormai bello rilassato e a mio agio, mi lascio cadere sulla sedia di fronte alla sua e, abbozzando un "Cin-Cin", prendo una bella golata ristoratrice dal mio bicchiere.
    "Uno studente come me dici? Non credo.
    Ad esempio, io non sarei così vomitevole né tanto stupido da provare ad aggredirti. Fosse anche solo perché ci tengo alle mie chiappe, e mi piacciono così come sono. Intere."

    Le offro un mezzo sorriso, smorzando con un po' del mio peculiare sarcasmo quello che, presumo, per lei non sia un ricordo propriamente felice.
    Rimango teatrale tanto quanto basta per mantenere frizzante la conversazione, strabuzzando appositamente gli occhi quando lei, molto gentilmente, mi mostra tutto il suo affetto nei miei confronti.
    "Eddai Salem? Vuoi farmi arrossire per caso?"
    Non potrei essere meno credibile di così. Io, che sarei capace di non arrossire nemmeno se, aprendo d'impeto una porta, beccassi qualcuno a darci dentro con qualche vampiro o roba simile.
    "Guarda il lato positivo: se te lo rinfacceró a vita, nel caso in cui dovessi tirare le cuoia per primo, non avrò poi motivo per diventare un fantasma e perseguitarti anche da stecchito.
    Comunque accetterò la tua offerta di pace, per stavolta."
    , logico no? Per me si.
    "Dal castello poca roba, anzi, in realtà è proprio tutto calma piatta o quasi., non considerando per un momento Karen che, da sola, fa per sette.
    Io? Io me la passo alla grande!", e invece no, "Così bene che la ragazza di cui mi sono innamorato come uno scemo è in piena sindrome post traumatica da lutto, la nostra relazione non è praticamente più una relazione, la gente sembra essersi resa conto tutta d'un colpo e solo ora di quanto io abbia un carattere, ehm, particolare, sono indeciso su che cazzo fare della mia vita appena uscito da scuola e...oh sì, ora che mi ci fai pensare..."
    Già che ci siamo, visto e considerato che qui siamo tra amici, c'è da bere, da mangiare e lei è pure un Auror..."Per quanto la cosa di base mi preoccupi straordinariamente poco, c'è anche questo."
    Frugo per qualche istante con fare indaffarato tra le pieghe del mantello scolastico che, più per obbligo che voglia, solitamente indosso sopra i vestiti ordinari durante le ronde notturne, ben deciso a trovare il fottuto foglietto con sopra il messaggio di Coco.
    Ci metto più del dovuto, trovandomi a scansare di lato - oltre a svariati altri oggetti più o meno inutili - mangimi vari per le creature che si possono trovare sul limitare della foresta e un paio di cime che, qualora mi venisse richiesto, sarebbero assolutamente classificabili come "ad uso più che personale."
    Alla fine però trovo il cazzo di messaggio, e lo allungo sul tavolo in direzione di Sarah scrollandomi contemporaneamente nelle spalle.
    Inizialmente la cosa poteva forse anche darmi un qualcosina da pensare, col tempo però - e parliamo di parecchi mesi - la velata minaccia di colpirmi in qualche modo che la mangiamorte mi ha fatto recapitare, a malapena mi torna in mente ogni tanto.
     
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    Aggrottai un sopracciglio senza curarmi di nascondere lo scetticismo in reazione alla sua spavalderia. A volte tendevo a dimenticare quanto l’età fosse menzognera: anche i più grandi tra gli studenti di Hogwarts, tutto sommato, restavano soltanto dei ragazzini.
    -Allora ti auguro che la fortuna continui ad arriderti, perché ne avrai bisogno-, commentai sarcastica, salvo poi farmi sfuggire una risata a quella che voleva essere una battuta ma non troppo sulla salvezza del suo culo.
    -Quindi un po’ di sale in zucca ti è rimasto. Bene bene, mi fa piacere-, lo punzecchiai. Anche al castello il nostro rapporto era evoluto tra bonarie e reciproche prese per il culo, con la flemma che anch’io avevo al tempo se avessimo frequentato nello stesso periodo non escludevo che presto o tardi saremmo finiti entrambi in gattabuia.
    Non mi aspettavo invece che glissasse in modo così sbrigativo sulla sua infatuazione per la riservata Grifondoro del primo anno.
    -Parliamo della tua “teppistella”?-, domandai per sicurezza, un acronimo che alla fine nonostante le prime impressioni d’impatto si era rivelato inadeguato ma che avevo continuato ad usare in confidenza soltanto con lui. Era chiaro a mezzo mondo quanto quei due si piacessero, il Prefetto si era beccato una cotta mostruosa per lei, che ero certa fosse ricambiata.
    -E tu cosa hai deciso di fare? Mi auguro non voglia darle “gli spazi di cui ha bisogno”… sono solo frasi campate per aria, se quella ragazzina è Grifa la metà di quanto lo sei tu sai bene che non lo pensa sul serio.-, quante volte avevo allontanato persone alle quali tenevo, e che avrei invece voluto vicino, per paura di chiedere aiuto o nella convinzione di essere un peso? Quando di mezzo c’erano eventi così d’impatto come la perdita di una persona cara erano le emozioni negative a prendere il sopravvento, non si ragionava lucidamente perché il dolore rendeva tutto insostenibile.
    -Un problema alla volta, McCormac. Davanti a te hai una sfilza di anni prima di decidere cosa fare della tua vita, quando sarai arrivato ai Mago avrai cambiato idea dalla notte al giorno almeno una volta a trimestre.-, per Merlino, era vero che a vent’anni avrebbe dovuto essere fuori da un pezzo ma ormai era in ballo, che fretta c’era? Poteva anche godersela di più.
    -Anche se mi è parso di capire che avevi già una mezza idea di diventare magizoologo, o mi sono persa qualche deviazione?-, per di più aveva individuato quali lavori scartare, entrambi sapevamo per certo che non l’avremmo mai visto in una drogheria a distillare pozioni o dietro un bancone a vendere caramelle. Socchiusi appena gli occhi, incuriosita dal pezzo di carta stropicciato che allungò sul tavolo. Quando lo aprii e ne lessi il contenuto l’atmosfera di leggerezza che si era creata venne spazzata via.
    “So che sono ancora nei tuoi pensieri, a natale siamo tutti più buoni, io ti lascio una traccia, chissà che un giorno tu non possa trovarmi”, così recitava la grafia.
    -Che donna miserabile-, castai una serie di incantesimi rivelatori per assicurarmi che non ci fossero messaggi nascosti, ma il foglietto si confermò un banale quanto innocuo pezzo di carta. Nessuna coordinata, nessuna trasfigurazione.
    -Suona più come una provocazione che una minaccia effettiva. Quella Mangiamorte non dà avvertimenti, se avesse voluto realmente colpirti non staremmo qui a parlarne-, gliela restituii, turbata. Saperla a piede libero mi bruciava oltre ogni dire: Gabrielle, come mio cugino Abel, erano tra i pochi che reputavo immeritevoli di un riscatto, non c’era alcuna possibilità per loro di reinserirsi nella società, esisteva solo un posto che poteva accoglierli ed era Numengard.
    -Perché hai aspettato così tanto a mostrarmelo?-, domandai, perplessa. Ma soprattutto… cosa intendeva farne?
    -Ci pensi ancora, vero?-, la sensazione di impotenza, il non poter fare nulla mentre te li strappano via… non era una ferita che poteva rimarginare col tempo. Nel mio caso sarebbe bastata veramente poca pressione per farla sanguinare di nuovo.

     
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    Palese, limpido come le acque del Derg in un giorno d'estate, alla sua battuta sulla mia dose di sagacia sale in zucca, indice e pollice della mano sinistra si sfiorano appena per mimare un inconfondibile "tanto così."
    "Parliamo proprio di lei, ci hai preso.", rispondo in tono apparentemente rilassato svaccandomi sulla sedia, "Lei è...molto particolare, sai?
    Temo, amica mia, che questa volta concederle un po' di vantaggio in fatto di spazi personali sia necessario.
    A meno che io non voglia finire col perderla definitamente, si capisce."

    Kynthia è una persona, volendo usare un eufemismo, davvero unica nel suo genere.
    Col suo carattere, e quello che sta passando, non ho potuto far altro se non cercare di consigliarla e mostrarmi accondiscendente alle sue richieste.
    Senza però arrendermi, ovviamente, e comunque non prima di averle recapitato almeno quelli che erano i miei pensieri sull'argomento.

    "Nah io non ho quel tipo di problema, se c'è una cosa di cui sono certo, Salem, è che le creature magiche saranno comunque una parte integrante della mia esistenza."
    Non potrebbe essere altrimenti, tutta la mia vita, letteralmente, ha orbitato intorno a studio e contatto con gli animali che popolano questo nostro pazzo mondo magico.
    "Dico solo che, onestamente, non sono certo di voler rendere una professione ciò che, fin'ora, è stato solo pura passione disinteressata. Ecco.
    E poi, devi ammetterlo, quanto sarebbe figo diventare tipo, chessó, spezzaincantesimi per la gringott e lavorare nei posti più sperduti del fottuto mondo?"

    Oggi Egitto, domani magari Giappone. E perché no, nel frattempo una "caccia" al nido ad un nido di fenice o un giro in qualche lago abitato dai Kappa.
    "oh sì, miserabile davvero...", convengo osservandola con un mezzo sorriso mentre pratica tutti i suoi mastruzzi del caso sul messaggio per poi offrile un cenno del capo in risposta alla sua analisi.
    "Perché, onestamente, il mio livello di preoccupazione è ai minimi storici. Come dici tu, se davvero avesse voluto colpirmi, l'avrebbe fatto repentinamente e subito."
    La guardo dritto negli occhi, scoprendo come - una volta in più - la luce nel suo sguardo confermi tutto il vero celato nelle mie parole. No, credo proprio che infondo non ci sia poi tanto da preoccuparsi e, anche se fosse, ci penserò poi.
    Dopotutto uno dei nostri che finisce nelle mire di qualche mago oscure, statisticamente, non ha nulla di così esageratamente straordinario.

    "A cosa, a Coco? o a Coco che rapisce e segrega Karen per mesi e io, intercettandola, non sono in grado di liberarla? Perché alla prima domanda la risposta è: saltuariamente.
    Invece il rancore che provo verso di lei e suoi compagni di merende per ciò che hanno fatto passare alla figlia di Kain...bhe, diciamo solo che temo non si esaurirà mai."

    Non sono il tipo di persona che dimentica io, non quando si tratta di cose simili almeno.
    "Bando alle ciance comunque!", riprendo riponendo nuovamente il foglietto e alzandomi dal tavolo, "Appurato che stasera non mi arresterai, una domanda sorge spontanea: vieni con me a bere qualcosa alla testa di porco o torni subito a casa da buona persona di mezz'età quale sei?"
    Con una leggera strizzata d'occhio, ficcandomi le mani nelle tasche, attendo la sua risposta compiendo, già, un mezzo passo verso l'uscita del negozio.
     
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    -Se permetti un consiglio… c’è differenza tra il concederle gli “spazi di cui ha bisogno” e quelli di cui lei “crede di aver bisogno”-, non sapevo se il whisky gli avrebbe permesso di cogliere la sfumatura che intercorreva tra un concetto e l’altro. Allo stesso tempo non sapevo se avrebbe percepito la mia insistenza come invadenza. La verità era che trovavo Logan molto affine al mio carattere: si sarebbe fatto ammazzare pur di rendere felici le persone che amava. Se non avesse preso in mano le redini di quella spiacevole situazione la piccola Grifondoro che ne aveva conquistato il cuore, di quel passo, smarrita com’era avrebbe rischiato di spezzarlo, allo stesso modo in cui io avevo infranto quello di mio marito.
    -Non aspettare troppo. Il tempo in questi casi non rimargina le ferite, le estende-, soprattutto se di mezzo c’era la perdita di una persona molto cara.
    -Non me lo dire. Fare la spezza incantesimi era il mio piano di riserva. Il mistero, l’avventura, i viaggi, spezzare maledizioni… se non avessi avuto gli auror come chiodo fisso a quest’ora sarei a scoperchiare una tomba egizia.-, avevo contemplato altre strade nello scoraggiamento generale, eppure avevo sempre saputo che si trattava di fantasticherie relegate a un’altra vita. Una vita in cui non avevo scoperto l’esistenza della magia nel momento in cui un incantesimo destinato a me aveva ucciso il mio primo ragazzo. La vendetta mi aveva dato la spinta per non demordere, questo finché mio fratello non mi aveva anticipata sui tempi e quando quel perno era venuto meno era subentrato il desiderio di riscatto personale, di un cognome che portava un grande peso nella comunità dei maghi.
    -Anche se è presto per decidere non lo è mai per cominciare a guardarti intorno. Sia il Ministero che l’Accademia magica organizzano corsi di orientamento, dovresti darci un’occhiata.-, statisticamente il figlio o il parente di un auror aveva il cinquanta per cento di possibilità di scegliere un lavoro completamente diverso, mentre l’altro cinquanta lo vedeva seguirne le orme. Chissà che la strada di Logan, in futuro, non prevedesse una deviazione simile. In tal caso sarebbe stato difficile sottrarlo alle grinfie degli irlandesi, ma non impossibile.
    -Il modo in cui tendi a tagliare corto sulle certe questioni resta sempre irritante, lo sai?-, ironizzai, mettendo via la bottiglia e i bicchieri.
    -Non si esaurirà. Ma immagino ti aspettassi già una conferma del genere. In fondo… quel che ti ha portato via non è più tornato-, Karen non era la stessa persona di prima, lui non era lo stesso dopo quell’esperienza. Avevo vissuto un momento simile con mia figlia, con il timore che non mi riconoscesse, che chiamasse un’altra donna “mamma”. L’impotenza, la rabbia… tutti sentimenti che avevo sepolto con cura sotto la sabbia e che il vento aveva spazzato via quando Coco aveva portato via la ragazzina.
    -Puoi sempre lavorarci su. Per non farti cogliere impreparato una seconda volta-, chiunque avesse provato a colpire la mia famiglia non sarebbe andato incontro a una bella fine. Lo seguii verso l’ingresso, scoppiando a ridere quando mi prese in giro sull’età.
    -Per stasera hai già bevuto abbastanza. Ecco il piano: ti accompagno al castello, così filerai in sala comune senza deviazioni di sorta. Domattina striscerai fino all’ufficio della Rei per implorare il suo perdono, perché è quel che fanno i bravi capiscuola. Non una parola sul passaggio segreto o sarai il prossimo a subire un lavaggio del cervello.-, mi stavo fidando di lui quando per precauzione avrei dovuto cancellare anche la sua memoria, ma di lui sapevo di potermi fidare… in caso di necessità avrebbe saputo come chiedermi aiuto.
    -Andiamo, su. Ho un marito a cui tenere conto, di questo passo mi chiederà il divorzio-

    Effetti on game:
    Da questa role in poi il passaggio segreto che collega Hogwarts a Mielandia è sigillato e inagibile.
     
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