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Recupero di Incantesimi

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  1. soul of art and anarchy
     
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    Caposcuola
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    In quei giorni d’epilogo di novembre, giaceva in un baratro di smarrimento e perdizione il giovane dall’intimo in perpetuo conflitto esistenziale. Diminuire le dosi di Pozioni dell’umore gli aveva concesso di ritrovar il favore della propria volubile e sfuggente Musa, ma aveva altresì destato Mr Hyde che aveva a poco, a poco gettato la sua esistenza in una caotica anarchia: sol bramoso d’assecondar il proprio impetuoso estro ed il proprio creativo diletto, il lunatico e selvatico Stormind era infatti divenuto insofferente al rispetto delle regole e menefreghista verso i propri oneri scolastici, collezionando richiami, punizioni e voti sovente al di sotto della soglia dell’Accettabile. Un baratro da cui s’era imposto di tentare d’uscire, poiché non poteva permettersi che i suoi genitori venissero avvisati della sua condotta e decidessero d’intervenire per costringerlo a rispettar il regime corretto delle cure, lo stesso che lo aveva reso prigioniero d’una caligine che gli aveva ottenebrato la vista, la mente, la vita medesima.
    Per questo aveva accettato la proposta del talentuoso e promettente ex studente di Durmstrang di collaborare per il recupero di alcune nozioni fondamentali di Incantesimi e di Difesa Contro le Arti Oscure: poiché conscio che egli sarebbe stato inflessibile nel castigare la propria reticente oziosità e che senza dubbio alcuno non avrebbe ceduto alla distrazione delle sue scaltre moine, come la studentessa che dava sovente ripetizioni ai suoi compagni per guadagnare qualche galeone, ma che non aveva avuto la caparbietà di tenergli testa e la fermezza necessaria a rimetterlo in riga.
    Invero, era altresì un’altra la ragione che lo aveva spinto ad accogliere tale non vaticinata alleanza con il Serpeverde dallo sguardo di tenebrosi e tortuosi abissi. Una ragione meno…nobile. Lo aveva osservato l’aspirante cantautore, con quello sguardo d’artista che era sedotto da ogni minuzia fuori posto, dall’eccentricità nel tedio d’un contesto statico e banale; e lo aveva trovato distaccato da ciò che lo circondava come se fosse troppo…diverso per appartenere appieno al ritratto dello scenario in cui si muoveva. Forse troppo superiore, invero, alle controfigure con cui pareva costretto ad aver a che fare, adeguandosi, persino sminuendosi. Nei suoi gesti, nel suo verbo, aveva colto infatti una profondità ed una maturità che erano poco usuali per un giovane imberbe, persino sbagliate. E perciò aveva avuto l’impressione che Rick fosse a sua volta un pezzo di puzzle incastrato in un disegno di cui spezzava l’armonia, ma che a differenza sua aveva saputo adattarsi, camuffandosi per non esser scorto nelle proprie diversità, nel proprio distacco. Probabilmente, però, quella non era altro che l’illusione d’un disperato che sol anelava non essere il solo fuori da ogni schema, l’unica nota stonata in una melodia altrimenti perfetta. E ne era conscio André, che pure non aveva potuto evitare di sperare di poter apprendere dal Serpeverde dallo sguardo di tenebra come manipolare e domare il proprio essere sin a riuscire infine ad appartenere ad un branco. O, quantomeno, a fingere d’appartenervi.
    - Non sei uno da arzigogolati preamboli, deduco… - non che invero si fosse aspettato un approccio diverso, ingentilito da futili convenevoli che avrebbero sol impedito loro di sfruttare ogni granello di clessidra del loro tempo per il raggiungimento dello scopo perseguito.
    In silenzio, si dedicò dunque ad osservare con attenzione la bacchetta di Rick disegnare due invisibili forme a mezz’aria con movimenti che furono uno l’opposto dell’altro, com’eran invero gli incanti che André avrebbe dovuto apprendere.
    - Mai avrei pensato di dover interpretare una moderna Giulietta, un giorno… - parlò con sarcasmo, fingendo accondiscendenza, eppure dal cupo cipiglio sul suo volto fu palese quanto poco incline fosse ad assumere quel distillato: non era invero la possibilità di non destarsi più qualora la pozione non fosse stata preparata con precisione a farlo indugiare, quanto la prospettiva di privarsi d’ogni controllo sulla propria mente, per offrirla alla mercé di quel giovane dalla torbida identità. Cosa sarebbe accaduto se nell’incoscienza manipolata da quegli incantesimi Mr Hyde fosse riuscito a dominare appieno Dottor Jekyll? Sarebbe stato capace di controllarlo ancora una volta ridestatosi dall’indotto sonno? Dovette ammettere di temere le conseguenze del rischio nelle cui spire si stava incauto gettando. - Pronto a permetterti di giocare con la mia testa? Non lo sarò mai, ma non ho alternativa, per cui... - prese una delle due ampolle che il compagno aveva depositato sul tavolo alle sue spalle, senza distogliere il proprio sguardo di tempestose nubi dal giovane dall’indole imperiosa ed impassibile. - procediamo. -.
    Odorò il trasparente contenuto della boccetta prima di portarsela con riluttanza alle labbra, incapace di denudarsi della propria diffidente circospezione. - Non basterebbe una vita per conoscere bene questo Castello… - aggrottò le sopracciglia, meravigliato ed al contempo costretto in allerta da quel quesito posto con calcolata e apparente noncuranza. “Dove vuoi arrivare, O’Connell?” il suo sguardo si fece inquisitore, adombrato dal sospetto che gli serpeggiava nelle viscere. – deduco sia inutile indagare sul motivo di questa domanda per cui… - avvicinò una volta ancora il bordo dell’ampolla alle labbra, deciso ad accettar ed a giustificar ogni scomodo mezzo necessario all’ottenimento del suo fine. - alla salute. - celiò con funeree e rassegnate note nella roca voce, prima di permettere al Distillato della Morte Vivente di scivolargli nella gola.
     
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