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Recupero di Incantesimi

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  1. soul of art and anarchy
     
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    Caposcuola
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    Goccia. Goccia. Goccia.
    La spilla dorata che un tempo gli era appartenuta seguitava a sciogliersi senza che potesse impedirlo, ardendogli le vesti e la carne sinché non poté più sopportarlo e fu costretto a strapparsela di dosso, ferendosi le dita così com’era stata ferita la sua anima. In pochi graffi di plettro, di quell’oggetto che aveva indossato con onore ed onere non rimase che una macchia deforme sul pavimento, destinata a svanire a poco, a poco come ogni sua speranza d’essere diverso, d’essere migliore.
    Allorché alzò lo sguardo di cineree nubi di tempesta, vide il proprio riflesso nel disgustato sguardo di quello che per tutta la vita aveva appellato ‘papà’ e seppe che quella sarebbe stata l’ultima volta…che Roussell Stormind non l’avrebbe mai più guardato. Né con amore, né con disprezzo.
    Divenne un orfano oltre quel vetro che lo separava da ciò che era stato un tempo, eppure voltandosi con rancore e rassegnazione verso il proprio avvenire, di repente non lo fu più: incontrò altri occhi in cui cercare risposte ai quesiti che lo tormentavano dacché aveva memoria ed in essi riconobbe il medesimo caos che gli imperversava nell’intimo. Uno sghembo sorriso – il suo medesimo sghembo sorriso – si dipinse sulle labbra dell’uomo che aveva dinnanzi, di quel padre che gli era stato sottratto per esser cresciuto su un castello di bugie che oramai era crollato, come effimero fortino di carte.
    L'uomo gli mostrò l’avambraccio segnato dalle tenebre della Morte e André fece lo stesso con il proprio: un unico scopo…un unico destino…una sola la rotta da intraprendere. - Accetta chi sei. - lo dissero all’unisono e fu una promessa che André non avrebbe obliato.
    - Finalmente insieme - la voce di sua madre giunse alle orecchie del decaduto Auror con la dolcezza e la delicatezza d’una ninna nanna sussurrata a fior di labbra, mentre la donna a sua volta valicava quel vetro fra verità e menzogna, fra avvenire e trascorso, voltando le spalle a ciò che era stato per gettarsi fra le ignote braccia di ciò che doveva ancora avvenire.
    Si voltò allora verso sua madre il giovane dalla creativa e caotica mente e per la prima volta non vide biasimo né rimprovero in quelle iridi di cui aveva rubato le tinte, bensì orgoglio: non era più il frutto del suo peccato, la tangibile prova del suo adulterio – era suo figlio e giammai lo avrebbe condannato per il proprio essere un’altra volta ancora.
    Lo seppe André, senza che i due proferissero verbo: era libero d’essere sé medesimo, d’accettare Mr Hyde come l’altro volto di Dottor Jekyll ed esser al contempo entrambi. L’ingranaggio malfunzionante era solo stato inserito nel marchingegno sbagliato…il pezzo di puzzle era solo stato costretto ad incastrarsi in un disegno a cui non apparteneva…la nota stonata era solo stata sottratta alla sua vera melodia…il lupo aveva sol invano tentato di meritare un branco a cui non era mai stato destinato.
    Sorrise. Privo di malizia e di malinconia, per il mero piacere di farlo. Felice, infine, di appartenere.

    Adesso svegliati!”.
    Spalancò le palpebre di soprassalto e con ferino impeto si levò, abbandonando il freddo abbraccio del legno del banco su cui doveva essersi accasciato. Irrequieto ed inquieto carezzò la stanza con il proprio sguardo d’artista avido di altre immagini, di altri ritratti di quell’incubo che aveva assunto le sfumature del sogno più dolce che avesse mai fatto. Ma non fu il caos d’una mente instabile che incontrò negli occhi che si ritrovò a fissare di rimando, bensì torbidi e tenebrosi abissi da cui farsi ammaliare ed in cui smarrirsi irrimediabilmente, senza scampo alcuno.
    - Come…come sapevi…? - la sua voce era roca e la gola riarsa, ma doveva sapere...voleva oneste risposte e non ennesimi irrisolti quesiti. - Come sapevi di mio padre? - di quanto lottasse invano d’emularne i passi, di quanto fallisse ogni giorno nell’onorarne il nome, di quanto disperatamente tentasse di rassomigliargli.
    Il sospetto s’impadronì con feroce prepotenza del suo cuore dilaniato da emozioni ed istinti avversi, mentre nella sua visuale ancora s’agitavano caotiche le false immagini con qui il Serpeverde dalla torbida identità gli aveva ammorbato la mente. Immagini curate con minuzia e calcolatamente mirate con cui O’Connell aveva persino forzato la direzione del suo inconscio, come se avesse voluto impedirgli di deviare da una meta che s’era prefissato anzitempo e che gli aveva taciuto. No…ciò che aveva visto, non era casuale…non era un tentativo dal mero scopo accademico…lo sapeva, non poteva esser altrimenti…
    S’alzò con feroce impeto, sbattendo i palmi sul tavolo con tanta violenza da farsi male. - Mi hai letto la mente? - un sibilo accusatorio dalle note d’un ringhio animoso. Come avrebbe potuto sapere altrimenti esattamente ove colpirlo per farlo soffrire? Come avrebbe potuto altrimenti conoscere le sue debolezze tanto da riuscire a giocarci in quel modo?
    Che cosa nascondi, O’Connell?”.
     
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9 replies since 22/11/2022, 20:13   171 views
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