Poisonous Flowers

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    A quanto pare cercare di vedere l'infermiera il più spesso possibile aveva delle ripercussioni... Vedi recuperare le lezioni che avevi perso mentre deliravi per la febbre. Non era di certo stata colpa di Teresa se il colera fulminante le era venuto proprio durante una lezione importante di Erbologia! Era pure la sua materia preferita, insieme a Cura, non aveva di certo deciso lei di saltarla! Ma certo, avrebbe potuto andare tossendo come un Troll e starnutendo muco su ogni superficie, ma aveva gentilmente risparmiato lo spettacolo ai suoi colleghi. E invece di ricevere un elogio era finita pure a dover passare un pomeriggio libero a rifare tutto quello che era stato fatto. A quanto pare le piante velenose erano troppo importanti da saper gestire e non potevano assolutamente essere saltate.
    Per fortuna non era l'unica a dover recuperare la lezione e la prof aveva deciso che potevano arrangiarsi con la supervisione del custode che le guardava di sghimbescio quasi a ridere. Beh fosse stata in lui avrebbe riso un po' meno, se si fossero fatte del male avrebbe risposto lui alla prof, quindi doveva pregare che nessuna pianta le ammazzasse... Cosa molto probabile visto cosa avevano davanti.
    “Eccoci qui allora...” era una sua impressione o la ragazza la guardava malissimo? Le sembrava di aver sentito il suo sguardo addosso un paio di volte durante gli scorsi giorni, soprattutto dopo che era andata a salutare Ralph, che era seduto vicino a lei... magari si era offesa che non aveva salutato anche lei! Ma non si ricordava il suo nome, aveva una memoria pessima e aveva il terrore di fare una figura di merda, quindi aveva preferito farle solo un cenno con la testa e salutarla con la manina, proprio come una mocciosa, e concentrarsi su Ralph che conosceva. Si sentiva ancora in colpa per avergli chiesto di aiutarla quindi sentiva che era sua responsabilità farsi perdonare ed essere gentile e disponibile faceva parte del farsi perdonare. Glielo aveva insegnato la sua mamà e non poteva deluderla così!
    “Non mi ricordo se ci siamo presentate prima” no, si ricordava benissimo che non si erano presentate, ma meglio far finta di non ricordare “io sono Teresa, piacere!” le allungò la mano, sorridendole appena, più interessata alla pianta dietro di lei che era sicurissima di aver già visto da qualche parte...
    “Ehm... Sono quasi sicura che quello che hai dietro è un Eupatorium Rugosum, cerca di non finirci dentro o rischi la morte... Seriamente, non sto scherzando” meglio specificare perché una volta un compagno a Ilvermorny non l'aveva presa sul serio ed era finito in infermeria. Non era colpa sua se tutti pensavano che esagerasse sempre! O forse si era colpa sua... Meglio specificare in ogni caso.
    “Non che quella sia meglio, passiamo da morte per infarto ad essere tagliati in mille pezzetti” come confondere una pianta che aveva letteralmente delle lame al posto dei petali quando voleva farti fuori? Aveva imparato presto a riconoscerla, grazie tante, non sopportava i tagli di carta, figuriamoci quelli di un petalo-lama!
    “Comunque la prof ha detto che dobbiamo occuparci di loro? Hai... Hai preferenze su cosa fare? Vuoi che lavoriamo insieme o ognuno si prende una pianta?” quasi quasi preferiva la seconda, non poteva sopportare di avere qualcuno che l'odiava sempre dietro, era sensibile a queste cose e le facevano venire l'ansia e quando le veniva l'ansia sbagliava... Insomma, sperava in qualcosa di divertente, magari fare nuove amicizie, ma piuttosto di essere giudicata a morte preferiva il silenzio tombale, ecco.

     
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    -Ora voglio che mi prometti una cosa.-, la voce del mago suonò determinata, ma premurosa. Approfittando della temporanea lontananza dal suo gruppo di amici, le aveva lasciato un fugace bacio sui capelli, per poi chinarsi fino a essere alla sua stessa l’altezza. Mentre le parlava la guardò negli occhi, assicurandosi che Karen capisse – e che accettasse – quanto cercava di dirle.
    -Promettimi che non ti preoccuperai per noi, stiamo bene e voglio che vivi la tua vita con grande libertà. Se ti capita di avere problemi sii sincera con tuo padre, lui ti proteggerà al meglio perché, credimi, nessuno al mondo ti amerà più di lui.-, la Grifondoro avvertì un nodo serrarle la gola, gli occhi pizzicare. Lo sguardo era chino sulle braccia del giornalista. Poco importava che la pelle fosse coperta dalle maniche della giacca. Sapeva cosa nascondeva inciso nella pelle.
    -Mi prometti che sarai prudente?-, la domanda rimase sospesa tra loro due, perché l’irlandese faticò a parlare. Trascorsero diversi secondi prima che riuscisse a mantenere il controllo della propria voce, affinché non il tono non risultasse incrinato.
    -Ti ho già fatto questa promessa tanto tempo fa, Kris…-
    La ragazzina continuò a tormentarsi l’orlo della felpa, a gettarsi nervosamente uno sguardo intorno. L’ufficio del Calamaio non era più come lo ricordava: la luce fioca delle lampade gettava ombre sinistre sul pavimento, illuminando le macchie di sangue rappreso del giornalista. Fu allora che si svegliò di soprassalto, con la tachicardia.


    -Sì, so come ti chiami. Sarebbe impossibile scordarlo, visto che facciamo l’appello tutti i giorni…-, la giornata non era cominciata nel migliore dei modi. Aveva dormito poco e male, e le lezioni di quella giornata erano state la botta finale al suo umore: pozioni ed erbologia in doppietta di due ore ciascuna non si potevano reggere. Poco importava che avesse saltato a piè pari la seconda.
    -Karen Cavanaugh, comunque…-, si presentò, guardando l’altra porgerle la mano con poca convinzione. Che avesse bisogno le passasse qualcosa…? Nel dubbio Karen si voltò per pescare un paio di guanti consunti dalla borsa, e glieli porse.
    -… dovrebbe dirmi qualcosa, vero?-, eupatorium rugosum… non le diceva niente. Forse lo avevano trattato durante l’ultima lezione, una delle tante che in quel periodo aveva saltato.
    -Diabhail… ho dimenticato l’erbario in dormitorio. Mi fai un sunto?-, di solito non era così distratta: nonostante avesse deciso di non presentarsi a lezione, si informava per tenersi aggiornata col programma. Consegnava ugualmente i compiti, se la professoressa Westwood li assegnava. Era più un problema di associazione… non riusciva a stare nella stessa serra con quella donna senza che il cervello galoppasse a briglia sciolta.
    -… facciamo che bandiamo “pezzettini” e ogni concetto associato da qui a tipo… per sempre? Non è una visione piacevole, sono ancora in piena fase digestiva.-, sapeva anche che non si stava mostrando esattamente simpatica con quella ragazza, e che non dipendeva da lei, in fondo non aveva fatto niente di male. Non aveva colpa se Finnik stava diventando così stronzo da socializzare con chiunque mettendo da parte lei.
    -Terry, in tutta onestà… non so neanche dove mettere le mani. Non ne andasse delle valutazioni di fine trimestre me la sarei risparmiata… erbologia non mi fa impazzire. Mi fa venir voglia di suicidarmi-, una frase gettata così, a vanvera, che non avrebbe mai detto neanche per scherzo. Karen rimase interdetta dalle proprie parole, confusa, poi scacciò quel pensiero come fosse un pixie molesto.
    -Hai dei fiori che ti ronzano intorno… stanno facendo le prove per San Valentino? Che pacchianata.-, Karen aggrottò le sopracciglia, facendo una smorfia. E dire che solo due anni prima non nutriva tutto quell’astio per quella ricorrenza…
    -Anche tu vieni da un’altra scuola? Questo trimestre abbiamo avuto il boom di stranieri. Per lo più da Durmstrang…-

     
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    Bene, la conversazione non era iniziata proprio nel migliore dei modi. Era chiaro che la ragazza non avesse chissà quale simpatia per Teresa, anche se la piccola Tassa non aveva idea di cosa mai avesse potuto farle per ottenere quell'astio, forse doveva investire in un pensatoio e riguardarsi i suoi ricordi della giornata ogni sera, magari l'avrebbe aiutata con la sua memoria pessima...
    E a proposito di memoria, in effetti avrebbe dovuto pensarci all'appello, ma di solito in quel momento era ancora persa nel mondo dei sogni e non ascoltava davvero quello che dicevano i professori, ergo non si ricordava il nome di nessuno con cui non avesse effettivamente parlato. Davvero Karen ascoltava il nome di tutti e lo memorizzava? Cioè, era un superpotere... O forse Teresa era solo molto stupida, forse era più probabile la seconda.
    “Grazie...?” mormorò, alzando un sopracciglio talmente in alto da raggiungerle quasi l'attaccatura dei capelli. E come sempre, con l'intelligenza veniva il poco buon senso... Dei guanti... Cioè, le aveva passato dei guanti? Non si usava in Inghilterra dare la mano alle persone quando si presentavano? Era sicura di si, ma forse doveva rivedere il suo approccio se questo era quello che otteneva.
    “Ehm... Sono le piante che dobbiamo sistemare oggi” iniziò, timidamente, sistemandosi una ciocca di capelli dietro le orecchie, cercando di pensare a cosa dire e soprattutto a come. Non voleva sembrare una saputella so-tutto-io, alla fine se sapeva quelle cose era solo perché Erbologia era una delle sue materie preferite e aveva studiato le piante con grande dedizione negli anni. Però sapeva che la gente non apprezzava chi faceva da maestrina e quindi doveva trovare un modo garbato ed elegante per dare le giuste nozioni senza sembrare pedante e prolissa.
    “Quella ti fa venire un infarto se la disturbi, quella ti fa vomitare finché non muori, quella ti fa andare fuori di testa finché non ti suicidi e quella ti taglia a pezzettini, come ho già detto” e ad ogni fine trucida indicava la pianta responsabile, così bella e innocua all'apparenza, così letale nelle intenzioni.
    Si poteva dire che aveva fatto un ottimo riassunto, alla fine aveva esplicitato tutti i modi in cui potevano morire... Era quello l'importante no? Forse sapendo le conseguenze sarebbero state un pelo più attente nel non creare disturbo alle piante. Non potevano morire per uno stupido recupero! Ancora aveva in testa il ghigno del custode quando le aveva chiuse lì dentro... Oh beh, peggio per lui se doveva pulire sangue e vomito, loro non ci sarebbero più state in caso.
    “Ok niente parlare di pezzettini, il cibo sta bene nello stomaco e non fuori, anche perché se vomiti tu poi vomito anche io, sono molto sensibile” forse doveva smetterla di parlare di vomito in generale? Si, sarebbe stato decisamente meglio, si tagliava il rischio di vomitare davvero.
    “Terry?!?” mormorò, sottovoce, tra se e se, senza disturbare il monologo della ragazza. Ma cosa avevano questi Inglesi con i soprannomi? André entro cinque secondi dal loro incontro l'aveva già soprannominata Tess, Karen adesso la chiamava Terry... Cos'aveva di male il suo nome intero? Già non si faceva chiamare con entrambi i nomi, alla fine il suo nome completo era Teresa Maria, aveva rinunciato al Maria per non far dire tutto il nome alla gente, ma no, ancora non bastava, doveva essere ancora più accorciato. Va beh, ci avrebbe fatto l'abitudine, a meno che ognuno non si inventasse di chiamarla in un modo diverso perché allora si le sarebbe venuta una crisi d'identità.
    “Erbologia non è così male...” bofonchiò, cercando di stare dietro al soliloquio della Grifondoro, ok che c'erano delle materie che non piacevano, ma addirittura il suicidio? Cosa potevano mai averle fatto di male quei poveri fiori innocenti?
    “Si, mi sono trasferita da Illvermorny, anche se originariamente sarei dovuta andare a Castelobruxo, ma problemi tecnici di percorso” vedi finire orfana in America invece che nel suo paese natale “ho iniziato scuola lì. Adesso la mia famiglia affidataria vive qui in Inghilterra, quindi eccomi ad Hogwarts”
    Persa com'era nel cercare di star dietro ai cambi repentini di discorso si era lasciata sfuggire un piccolissimo dettaglio che era decisamente molto rilevante.
    “Aspetta, hai detto che ho dei fiori che mi girano attorno alla testa?” sibilò cercando di farsi sentire dalla ragazza, ma cercando di tenere il tono di voce basso per non farsi sentire da suddetti fiori. Aveva quasi paura a girarsi, sapeva che potevano essere solo e soltanto l'erba del diavolo e non aveva nessuna intenzione di finire in qualche strana allucinazione. Pensa Teresa, pensa a come cavolo toglierti da questo impiccio... Niente panico totale.
    “Karen, tesoro mio, mia unica ancora di salvezza... AIUTAMI” quasi strillò l'ultima parola, che uscì stridula e roca allo stesso tempo, perché non riusciva a far uscire abbastanza aria da urlare. Le piaceva la parte teorica, amava sapere cosa facevano le piante, non sperimentarne gli effetti maledizione!! Non ci teneva a fare un trip acido e avere visioni di lucciole e draghi.
    “Ok ok, niente panico, non accettare niente di strano e allontanati lentamente... senza fretta... Niente panico, niente panico, niente panico”
    Non doveva voltarsi, doveva solo chiudere gli occhi e non vedere le illusioni che quella pianta poteva proporle, non doveva... Forse doveva guardare dove stava andando perché ovviamente inciampò e finì dritta addosso alla ragazza, facendole indietreggiare di qualche passo e finire dentro alla pianta che aveva proprio ricordato alla ragazza di non disturbare. Dalla padella alla brace, ovviamente.
    “Mmm quanto sei brava a lusingare? Perché questi bellissimi fiori, che sono davvero i più belli e intelligenti del creato, hanno una passione per le storie divertenti e per i complimenti? Vero tesori, siete proprio intelligenti! E vi piacciono le storie, a chi non piacciono le storie? Allora, vediamo cosa possiamo raccontare... Oh si, sai il tuo amico, Ralph? Pensava che gli stessi facendo una maledizione! Una maledizione ci credi? Solo perché gli stavo parlando in spagnolo, e poi ha tirato fuori la storia di una ex a quanto pare psicopatica che dovrebbe avermi assoldato per fargli del male? Assurdo non è vero bella piantina? No, non la trovi divertente come cosa? Ok ok scusa piantina, cerchiamo subito qualcosa di più divertente... Ok Karen, è momento di tirare fuori il tuo lato comico, racconta qualcosa di suuuuuuper divertente a questa bella piantina, che dici? Magari Ralph ha fatto qualcosa di particolarmente imbarazzante? Mi servono munizioni per la mia guerra personale, quindi più lo metti in imbarazzo e meglio è”
    No, non era sotto l'effetto della pianta che provocava parlantina assurda, era lei che normalmente parlava così tanto. Teresa era una mitraglietta normalmente, quando era sotto pressione... Beh i filtri mentali andavano a quel paese e parlava il triplo. Per fortuna non aveva iniziato a parlare in Spagnolo! Allora si che sarebbero stati tutti nei guai, dubitava che la rossa capisse un acca della sua lingua nativa..

     
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    -Porco Merlino…-, una smorfia contrariata deformò le labbra della Grifondoro al termine di quell’elenco che sembrava infinito.
    -Poi si domandano perché Erbologia non piaccia a nessuno.-, proprio nessuno non poteva esserne certa, di sicuro lei rientrava nel team # serrechiusepersempre. Fosse dipeso da lei l’avrebbe resa facoltativa dopo i GUFO, per non doverla vedere mai più!
    -Dobbiamo proprio, vero?-, se era previsto un test di recupero non avevano scampo: fu solo in previsione di non voler passare l’estate a scuola per recuperare Erbologia che Karen si rassegnò a collaborare. Sarebbe stato molto più semplice, probabilmente, se Terry avesse smesso di nominare tagli e pezzettini. Fu con uno sguardo perplesso che la Grifondoro la squadrò.
    -Comincio a chiedermi se tu non lo faccia apposta…-, commentò, finendo di appuntare al volo su un foglio di carta tutto quanto le aveva spiegato fino a quel momento. La tassorosso catturò la sua attenzione quando menzionò la sua famiglia: Karen la scrutò con curiosità, cercando di capirne di più senza risultare invadente. Non era la prima persona che conosceva a non vivere con la sua famiglia biologica, ma era la prima che se ne parlava apertamente fin da subito e in quei termini.
    -Sei la prima che conosco che viene da quella scuola. Com’è rispetto a Hogwarts? Ho sentito che anche voi avete una cerimonia dello smistamento ma che sia diversa dalla nostra. E… sì, è da un po’ che ti girano intorno, perché?-, la sua opinione iniziale su quella ragazza comunque non poté che confermarsi: era decisamente strana. La Grifondoro imprecò quando le venne addosso, ma cercò di aiutarla perché non finissero entrambe col culo all’aria. Forse avrebbe dovuto dirle subito che si trattava solo di uno scherzo per scacciare la noia, una vendetta innocente con un wingardium sotto il tavolo per aver nominato una volta di troppo la parola “pezzettini”. Lo avrebbe fatto, se nel riversarle addosso quel fiume di parole Terry non l’avesse spaventata a morte. Per un attimo Karen si convinse che fosse matta da legare e che l’unica cosa lecita da fare fosse assecondarla nella recita.
    -Faccio schifo a lusingare ma sono brava a raccontare storie divertenti! Ti credo, così come credo che lui abbia motivo di temere una macumba… chi non ne lancerebbe una dopo essere stata brutalmente scaricata? Al suo posto anche io gli lancerei una maledizione. Mirerei a fargli cadere tutti i capelli-, il racconto era stato imbastito da qualche elemento fantasioso, ma di base era vero: Astrid e Ralph si erano lasciati. A chi non piaceva il gossip?
    -Più imbarazzante dello strappare una tetta alla Signora Grassa al suo primo giorno di scuola? È stato esilarante, quel quadro non smetteva di urlare “al maniaco”. Non contento ha attirato l’attenzione di Peeves… che si è messo a pisciare sulla tela. Avresti dovuto esserci, è una scena così surreale che a chiunque la racconto fatica a credermi sulla parola. E tu, Terry? Qualche aneddoto divertente da quel dì di Ilvermony? Su voi due, o che so... la cosa più imbarazzante che hai mai fatto?-

     
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    Karen era una tipa strana e Teresa faceva fatica a capirla. Non capiva se non la sopportava, se non sopportava la situazione, se era semplicemente annoiata o, peggio, fuori come un balcone. Faticava a capire perché non fosse più preoccupata delle piante che avevano intorno, interessandosi solo al suo uso della parola pezzettini, cosa che era evidente non apprezzasse. Per non parlare del fatto che faceva domande a caso quando avevano delle piante assassine intorno!
    “Ti sembra il momento di parlare di Ilvermorny? Ne parliamo dopo... Sempre che non moriamo prima” sibilò, cercando di guardarsi alle spalle per vedere se la pianta assassina avesse finalmente smesso nel suo intento omicida. A quanto pare sì, così potevano concentrarsi sull'altro problema...
    Appezzava lo sporco sull'altro Grifondoro, era materiale che poteva usare in un secondo momento... Però più la ascoltava e più si rendeva conto che le piante non stavano reagendo come avrebbero dovuto. Non avevano né attaccato né avevano dato loro qualche gingillo... Niente, nada, nisba. C'era qualcosa che non quadrava e vista la tranquillità della Grifondoro era sicura che c'entrasse lei.
    “... Dimmi che è uno scherzo ti prego” cioè, che lo scherzo era uno scherzo perché ormai l'aveva capito da sola che era uno scherzo “ma ti è dato di volta il cervello? Come fai a spaventarmi a morte sapendo che siamo in mezzo a piante pericolose! Mi sembrava di aver reso chiaro che il pericolo è la morte... LA MORTE!”[/color]
    Era leggermente isterica, ma si poteva biasimarla? L'erbologia era una delle sue grandi passioni e lei la prendeva molto sul serio. Suo padre le aveva insegnato a rispettare la natura, a non scherzarci mai sopra, perché il giorno in cui avesse smesso di prestare attenzione sarebbe stato anche il giorno della sua fine.
    “Cavanaugh, non so a che gioco pensi di giocare, ma io la prendo molto sul serio questa materia! Non c'è tempo e modo di scherzare, non quando sei nella serra delle piante pericolose. Non so perché salti Erbologia, l'ho visto che sei più assente che no, però non puoi per questo metterti a trattare tutto come una grandissima burla!”
    Alzò le mani al cielo, allontanandosi un paio di passi dalla ragazza prima di rischiare di metterle le mani attorno al collo. Era altamente risaputo che aveva una tempra esplosiva, che si accendeva con niente, ma che altrettanto velocemente riusciva a calmarsi e tornare razionale. Le serviva solo un attimo di tempo e di respiro, cosa che cercò di fare, inspirando ed espirando con lentezza, tenendo gli occhi ben aperti, in cerca di ulteriori pericoli. Non aveva alzato il tono di voce perché si ricordava fin troppo bene della presenza della pianta che odiava essere disturbata, non voleva di certo finire con il cervello spappolato, grazie tante.
    “Possiamo fare quello per cui siamo venute per favore? Se vuoi chiacchierare chiacchieriamo, ti racconto tutto quello che vuoi su Ilvermorny anche se non è niente di così assurdo, ma intanto prendi i guanti e inizia a togliere le erbacce e le foglie morte da lì sotto, grazie! E ricordati niente rumori forti se non vuoi spaventare l'Orchideum Confusionarum... A meno che non ti interessi parlare a vanvera e farti venir voglia di farti fuori da sola ovvio, in caso sentiti libera, ma l'infermeria è lontana”
    Non si era proprio calmata, questo era vero, perciò prese le cesoie e si avvicinò a sua volta a quel cespuglio per poter togliere i rami secchi e dare un po' di respiro alla poverina. Sicuramente avrebbe apprezzato il loro intervento, era pieno di erbacce e foglie secche a terra, per non parlare dei rami avvizziti... L'avrebbero fatta spendere di nuovo, parola di Tassorosso!

     
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    L’irruenza con cui la ragazza le rispose le strappò uno sguardo rivolto al cielo. Il paragone nella sua mente fu lampante: Terry doveva essere una mancata Corvonero, quindi condannata in partenza. L’eccessiva razionalità, la mancanza di spirito, l’incapacità di stare al gioco, il modo in cui comandavano a bacchetta gli altri… avrebbe dovuto camminare mano nella mano con Marsilda, era certa che sarebbero diventate subito migliori amiche.
    -… sì era uno scherzo… puoi rilassarti. Nessuna pianta assassina nei paraggi…-, ammise, scrollando le spalle.
    -C’è un motivo se ci hanno messo alle calcagna il custode, sai… ed è evitare che la botanica possa riprendersi la sua rivincita sull’uomo, facendoci crepare male.-, probabilmente doveva rassegnarsi: le sue coetanee non sembravano minimamente dotate di senso dell’umorismo oltre che della voglia di socializzare: studiare andava bene, ma perché non farlo in modo più leggero? Se avesse voluto annoiarsi sui libri non avrebbe avuto bisogno di compagnia. E il fatto che spacciassero quella leggerezza per superficialità, parlandole come se avessero davanti qualcuno che reputavano inferiore, non faceva altro che indispettirla.
    Forse l’orchidea che la tassorosso le aveva menzionato prima ne aveva fritto il cervello, ma la rossa aveva l’impressione che qualsiasi approccio seguisse con i nuovi arrivati non andasse mai bene. Scherzare la rendeva irritante. Provando a rompere il ghiaccio con domande innocue passava per una svogliata perditempo. Probabilmente avrebbe dovuto gettare la spugna e rassegnarsi a non essere capace di socializzare, neanche per sbaglio.
    Karen incrociò le braccia al petto, osservandola avere un’altra crisi isterica irrefrenabile.
    “Se vuoi chiacchierare chiacchieriamo…” faceva sul serio? Che cos’era, una concessione ai capricci di una bambina?
    “A meno che non ti interessi […] farti venir voglia di farti fuori da sola ovvio, in caso sentiti libera, ma l'infermeria è lontana”
    -Non c’è bisogno di una pianta per quello. Mi basterebbe restare qui dentro un minuto di troppo-, lentamente, con apparente tranquillità Karen ripose la piuma nello scrittoio e chiuse il taccuino.
    -Probabilmente avevi ragione, sai… faremmo prima lavorando ognuna sulla propria pianta. Sono sicura che preferiresti una compagna di studi più affine quindi… ti ringrazio per il tempo che mi hai dedicato e ti ricambio il favore evitando di rubartene altro.-, la Grifondoro arricciò le labbra, rivolgendole un’ultima occhiata di sottecchi prima di infilarsi lo zaino in spalla, il taccuino stretto in una mano e due vasi abbracciati al petto, dove avrebbe travasato la pianta permalosa. Chi si somiglia si piglia, del resto, e la Cavanaugh non esitò a lasciare la serra per infilarsi in quella attigua, adagiando con cautela il tutto su uno dei tavoli liberi. Recuperati dall’armadietto un paio di guanti di pelle di fortuna, tornò ai vasi, dedicandosi a quello con la pianta assassina esattamente come le aveva consigliato la tassorosso: senza indispettirla. Con un paio di cesoie staccò le foglie morte, mentre adoperò la bacchetta per privare il terriccio dalle erbacce. Quel che non aveva messo in conto era che insieme al broncio si era trascinata dietro altro. Di pericoloso e vero, questa volta. Quel che la ragazza aveva dimenticato di menzionare era la capacità della piantina fluttuante di simulare la voce umana: di fatto, ostinata a non voltarsi per orgoglio, Karen non fece caso che Teresa non era al suo fianco e che l’insistenza a oltranza non era la sua.
    -No, grazie, puoi tenerteli… come vedi ho già rimediato da sola.-

     
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    Subito era felice della solitudine. Finalmente poteva lavorare in pace, fare quello per cui era venuta e prendersi il suo bel voto, mostrando alla professoressa che non era un'incompetente. Però più passava il tempo e più si sentiva in colpa verso la Grifondoro. Era andata via in modo così mesto, lanciandole però quella frecciatina che aveva colpito dritto al punto. Era vero, lei faticava a lavorare in squadra, nessuno le aveva mai insegnato a farlo.
    Era sempre stata lei contro il mondo, lei contro le famiglie che la cacciavano, lei contro i bulli che la prendevano in giro per questo o l'altro motivo. Si era indurita con il tempo e se normalmente cercava sempre di essere gioviale e inclusiva verso tutti, quando c'erano di mezzo una cosa a cui teneva, come l'erbologia, uno dei pochi ricordi preziosi che aveva con suo padre, diventava un po' insopportabile.
    Sospirò e posò le cesoie a terra, sedendosi per un attimo e guardando il soffitto, cercando di decidere quale fosse la cosa migliore da fare. Adesso che si era calmata un attimo sapeva di aver esagerato, era uno scherzo, niente di più, ma aveva il terrore di morire, di fare la stessa fine dei suoi genitori per della noncuranza che poteva costarle la vita. Non le piaceva scherzare su queste cose, per questo se l'era presa così tanto con la ragazza. L'avesse sporcata di terra o riempita di fango si sarebbe messa a ridere, ma scherzare su piante assassine nossignore, non lo trovava per niente divertente.
    Eppure non poteva nemmeno biasimare la ragazza, magari erbologia non le piaceva, o non riteneva così pericolose quelle piante. Aveva nominato il custode, vero, era lì proprio per salvarle in caso di necessità, quindi forse si era sentita tranquilla a fare così...
    Neanche tempo di finire il pensiero si era già alzata in piedi, alla ricerca di dove fosse andata la sua compagna rosso-oro. Era sicuro in un'altra serra, di certo non era scappata, anche perché il custode non l'avrebbe permesso, avevano del lavoro da fare.
    “Karen, scusami davvero, non vole...” si immobilizzò, il cuore che le batteva a mille nel petto. Uno dei suoi peggiori incubi si stava avverando e, di nuovo, era arrivata troppo tardi. Perché non riusciva mai a salvare nessuno?
    “Karen... Non voltarti e non fare movimenti bruschi, ma stai parlando con l'erba del diavolo, non con me. Se riesci allontanati lentamente, non voltarti e forse non ti spara addosso il veleno”
    Era ancora in tempo giusto? Non erano già iniziate le allucinazioni vero? In quel caso non aveva la più che pallida idea di cosa fare se non correre dal custode e pregarlo di portarla in infermeria il più presto possibile.
    “Lo so che non abbiamo iniziato nel migliore nei modi e mi dispiace, ma ti prego, fidati di me, non è uno scherzo” l'avrebbe presa sul serio? La pensava davvero capace di essere così meschina da giocare con la sua vita solo per restituirle lo scherzo di prima? Sperava davvero di no.

     
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    -Lascia perdere.-, non le andava di parlarne. A pro di che? Sarebbe finita allo stesso modo in cui era finita ogni maledetta volta con Marsilda, con la Grifondoro che cercava maldestramente di accattivarne la simpatia e la Corvonero che si convinceva fossero altri pretesti per prenderla di mira, anche quando non faceva niente di sbagliato. Meglio troncarla lì piuttosto che buttarsi nell’ennesimo litigio: non quel giorno. Quel giorno era troppo stanca.
    -Non ci casco. Se fosse vero vedrei mondi mostruosi, invece sono esattamente dove dovrei essere. Nella serra numero quattro.- fece per voltarsi, ma al suo ammonimento, nel dubbio, si bloccò: ognuna di quelle piante aveva un effetto pericoloso, perché rischiare piuttosto che aspettare di essere fuori, scoprire fosse tutto uno scherzo per renderle la stessa moneta e riderci sopra?
    -Supponiamo che tu mi stia dicendo la verità… se io mi allontanassi, tu te la caveresti?-, se la pianta avesse cambiato bersaglio forse sarebbe stato meglio cercare una strategia diversa.
    -Chiama il custode-, sussurrò, portando lentamente la mano verso la bacchetta. Se fosse riuscita a fare un testabolla efficace forse sarebbe riuscita a non respirare le tossine. Ma ne fu completamente dimentica nel sentir pronunciare il suo nome da quella voce.
    -Ciao, Karen-, la rossa trasalì, restando immobile. Non sentiva quella voce da tre anni, poteva ascoltarla soltanto nei suoi sogni… che fosse questo dunque? Un sogno?
    -Terry… chi c’è vicino a te?-, la rossa si sforzò di non cedere alla tentazione. Se si fosse voltata sapeva perfettamente chi si sarebbe trovata davanti. Quel che non voleva scoprire… era in che condizioni lo avrebbe visto. Gli occhi cominciarono a pizzicare mentre il suono dei passi in avvicinamento le indicarono che chiunque fosse alle sue spalle aveva deciso di avvicinarsi. Poi quell’odore le investì le narici, accartocciandole lo stomaco. Pungente e agrumato… lo metteva sempre dopo essersi tagliato la barba.
    -Sta andando tutto bene, piccola. Te lo avevo promesso, ricordi?- Karen strinse gli occhi con forza, trattenendo il fiato. Le lacrime le rigarono le guance mentre la Grifondoro strinse le mani in due pugni, tremando.
    -… sei ancora lì?-, il suo tono risuonò scosso, impossibile dissimulare il turbamento. Eppure in qualche modo riuscì a imporsi di non voltarsi, di non guardare.
    -La Nike era la dea della vittoria, ma le hanno spezzato le braccia- Karen spalancò di colpo lo sguardo, sbattendo le palpebre. Intorno a sé le persone si affollavano l’un'altra a ridosso delle pareti, ammirando i quadri esposti. Davanti la statua marmorea di una donna senza gli arti superiori era illuminata dai fari del museo, che proiettavano ombre inquietanti sulle pareti. Una delle braccia mancanti era ai suoi piedi: sul marmo bianco incise nel sangue le lettere componevano due parole. Buone intenzioni.
    -Non me ne sono mai andata, ragazzina-
    -Sei stata tu-, sibilò con rabbia, stringendo le mani in due pugni, voltandosi di scatto. I capelli corvini erano legati in una coda di cavallo alta mentre le labbra erano tinte di rossetto scarlatto: gli occhi chiari della Mangiamorte la squadravano con scherno.
    -Lo hai ucciso tu-, Karen si avvicinò per spingerla, con rabbia. -È come se lo avessi ucciso tu, stronza…- seguì una seconda spinta, e un’altra ancora.
    -Pazza, psicopatica del cazzo che non sei altro! E LO STAVI FACENDO DI NUOVO!-, la vetrata alle proprie spalle esplose in pezzi, di cui i frammenti cascarono come pioggia. Karen non vi fece caso: nel mondo in cui era bloccata non sentiva niente se non il proprio dolore. La Grifondoro indietreggiò, portandosi una mano al viso per asciugarlo dalle lacrime.
    -Ti odio. Non doveva morire lui... dovevi morire tu! Daidì avrebbe dovuto ucciderti quando ne ha avuto l’occasione!-



    Edited by Elhaz - 2/3/2023, 15:02
     
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    Ovviamente faticava a darle retta. Era ovvio, Teresa aveva un sacco di problemi di fiducia, ma sapeva più che bene di non essere l'unica. Non poteva lasciarla sola però non con il pericolo che stava correndo. Le visioni erano insidiose, lo sapeva bene lei, ci viveva costantemente e spesso era difficile distinguere la realtà dall'immaginazione, soprattutto quando le tue paure più grandi, i tuoi mostri, erano più reali di quelli inventati.
    “Karen...” stava per dirle di fidarsi di nuovo, ma la rossa la interruppe, mostrando bene perché il cappello aveva scelto la casa rosso-oro per lei. Si che se la sarebbe cavata, era abbastanza lontana dalla pianta e aveva tutte le intenzioni di uscire con lei, non di immolarsi per la causa! Non era una grifondoro lei, il cappello aveva ragione in questo.
    “Karen, non fare cazzate, vieni via ti prego” era rischioso rimanere lì. Si srotolò la sciarpa da intorno al collo e se la mise davanti la bocca, facendo un paio di giri stretti per essere sicura di avere abbastanza filtro. Sapeva che c'era un incantesimo per fare lo stesso, ma non era mai stata brava a castare sotto pressione, avrebbe sicuramente fatto qualche danno, quindi meglio la sicurezza delle cose babbane. In caso la sciarpa si poteva incenerire, ne aveva altre.
    “Non c'è nessuno... Stai iniziando con le allucinazioni... AIUTO! AIUTOOOO QUALCUNO CI AIUTIIII!” non voleva abbandonarla, ma sapeva bene che da sola non avrebbe potuto sistemare la cosa. C'era il loro controllore lì fuori, sicuramente l'avrebbe sentita e sarebbe intervenuto, giusto?
    “Karen... Karen fermati, non sono chi tu pensi io sia! KAREN! che cosa poteva fare? Ogni spintone la spingeva per fortuna sempre più verso la porta d'uscita, sarebbe stato facile prenderla e tirarla con se, ma la rossa era troppo terrorizzata da quello che stava vedendo per collaborare e non aveva la forza per tirarla con se quando lei non voleva.
    Uno schiocco rimbombò nella serra, i vetri che volavano ovunque, anche addosso alle due e Teresa fece appena in tempo a coprirsi la testa con le braccia prima di sentire piccoli aghetti forarle la pelle delle mani e degli avambracci scoperti, dolorosi e brutali come solo il vetro sapeva essere.
    “KAREN ANDIAMO VIA!” riusciva a sentirla? No, era troppo persa in quello che stava vedendo, riconosceva gli occhi sbarrati, fuori fuoco, era tipico dei veggenti e di chi aveva allucinazioni. Dall'esterno non era esattamente una cosa facile da vedere, a volte non se ne rendeva conto visto che era lei a non vedere la realtà.
    Non sapeva chi o cosa stava vedendo, ma le sue parole erano chiare. Chissà cosa era successo nel suo passato per spingerla a quel punto, per avere tutto quell'odio per una singola persona. Qualcuno di caro a lei era morto, era ovvio, ma chi?
    Non ebbe tempo di pensarci più di tanto perché per fortuna le sue urla furono udite e il nuovo dipendente scolastico entrò di corsa nella serra. Teresa gli fu subito addosso, prendendogli una manica e tirandolo verso Karen, quasi avesse paura che non avrebbe aiutato la ragazza senza il suo intervento.
    “E' sotto effetto dell'erba del diavolo, dobbiamo portarla in infermeria al più presto!” era conscia che l'uomo lo sapesse, mica mettevano incompetenti a lavorare al castello, ma era presa dal panico e non riusciva a ragionare nel migliore dei modi e sapeva che nelle situazioni di emergenza bisognava cercare di dare il maggior numero di informazioni possibili nel minor numero di frasi.

     
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    Non poteva andarsene da Hogwarts senza salutare Every.
    Il colloquio con Jack si era appena concluso e l'ex Corvonero non era riuscito a resistere alla tentazione di dare un'occhiata in giro, ripercorrere i sentieri che aveva battuto per anni, tornare a visitare i luoghi che gli rievocavano ricordi a cui ripensare con profondo affetto.
    Se doveva essere sincero, le serre di Erbologia non erano mai state in cima alla lista dei suoi luoghi di Hogwarts preferiti, forse perché per essere ferrato in quella materia aveva dovuto studiare come un dannato, non gli era mai risultata semplice in modo naturale come altre in cui otteneva i massimi risultati con il minimo sforzo. Con Erbologia era il contrario, massimo sforzo e minimi risultati... Il problema era che il suo livello minimo doveva comunque essere una E, era una questione di principio, quindi in quelle serre combatteva contro le sue stesse frustrazioni e, più che dolci ricordi, gli rievocavano le imprecazioni in Gaelico più fantasiose in cui si fosse mai prodigato.
    Perciò Every avrebbe dovuto apprezzare doppiamente il suo sforzo di andarla a trovare proprio lì... Le avrebbe fatto una sorpresa, non si vedevano da troppo tempo. Chissà se era ancora affascinante come la ricordava ai tempi in cui era proprio lui ad indossare ancora la divisa scolastica; sicuramente sì, anche se, da quando Regan aveva saputo che la professoressa Westwood aveva avuto una storia con suo padre quando Hogwarts la frequentavano loro due, l'Irlandese aveva smesso di colpo di subire il fascino dell'avvenente professoressa. Le aveva voluto bene come ad una cara zia, senza dare troppo a vedere il suo affetto di fronte a sua madre, probabilmente l'unico essere umano sulla faccia della Terra che la trovasse insopportabile, chissà perché.
    Così, con passo sicuro, quando Regan si avvicinò alle serre puntò dritto verso la Numero 1, sperando che la sua insegnante preferita si trovasse lì e non nelle aree in cui erano custodite le piante peggiori.
    Un pensiero che l'Irlandese fece appena in tempo ad elaborare, perché dalla serra Numero 4 gli giunse improvvisamente alle orecchie il fragore sinistro di vetri in frantumi, accompagnato da grida terrorizzate.
    Mallacht!
    A quanto pareva, le serre di Erbologia non smettevano di farlo imprecare.
    Spiccò una corsa in direzione delle urla che continuava a sentire, sfoderando la bacchetta che strinse tra le dita della mano destra. Regan O'Toole non era propriamente ciò che si definiva un uomo d'azione, di solito preferiva studiare una situazione ed intervenire solo dopo un'attenta osservazione ed analisi di tutte le variabili.
    In quel momento, tuttavia, non c'era tempo.
    Ciò che vide in poche frazioni di secondo gli bastò. Una vetrata della serra era completamente andata in frantumi e piovuta addosso a due studentesse, uno scricciolo con una grossa sciarpa giallo-nera avvolta intorno al viso e l'altra, di spalle, con lunghi capelli rossi.
    Fu la Tassorosso a corrergli incontro e a tirarlo verso la sua amica, agitata e in preda al panico. I vetri le avevano ferito le braccia, ma fortunatamente non sembravano tagli profondi.
    Evocati un Testabolla, funziona meglio di quella sciarpa. Lo sai fare? le chiese, un attimo prima di fare lo stesso attorno alla propria testa.
    Se doveva intervenire per soccorrere qualcuno, la prima cosa da fare era mettere in sicurezza se stesso, altrimenti avrebbero rischiato molto presto di avere in pericolo una persona in più.
    Quanto alla brunetta con gli occhi sbarrati, sperava che darle qualcosa da fare l'avrebbe riscossa da quella paura irrazionale che si era impadronita di lei.
    Ma chi vi ha fatto venire qui da sole? schioccò la lingua e scosse la testa da sotto la sfera che la proteggeva dall'inalazione di possibili spore velenose, provando ad avvicinarsi all'altra ragazza.
    Ovviamente si ricordava dell'Erba del diavolo, quella diavolo di pianta allucinogena che aveva scambiato per il Tranello del Diavolo per anni; il fatto che Lucifero in persona fosse associato a molti esemplari di flora magica poteva significare solo che Erbologia era una materia che era stata forgiata direttamente tra le fiamme dell'inferno, o che a forza di essere maledetta dagli studenti aveva portato il diavolo ad impossessarsi davvero di qualche erba e di qualche fiore.
    Se la streghetta con i capelli così identici a quelli di sua madre e di sua sorella si trovava davvero sotto l'effetto dell'Erba del Diavolo, qualsiasi tentativo di farla ragionare era pressoché inutile... Poteva perfino tentare di attaccarli, scambiandoli per chissà chi.
    Per le palle di Merlino, aveva appena concluso un colloquio di lavoro e si trovava già a dover usare la bacchetta contro uno studente!
    Invece la rossa provò a scappare via e Regan finalmente intravide i colori della sua Casata: una Grifondoro, ci avrebbe giurato, damnù, non cambiavano mai! Chissà come, tuttavia, il Destino finiva sempre per far incrociare il cammino dell'Irlandese con i figli di Godric, che in un modo o nell'altro entravano a far parte della sua vita in modo permanente e fondamentale.
    Immobilus! castò ad un paio di metri da lei, sperando che la scintilla che scaturì dai suoi dodici pollici di castagno arrestasse i movimenti della ragazza per il tempo necessario a non farle compiere incantesimi contro di loro, così che lui potesse raggiungerla per caricarsela in spalla e portarla fuori da lì al più presto.
     
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    -Pensi che chiunque meriti di avere una seconda possibilità?-, Karen si voltò di scatto, impugnando la bacchetta all’arrivo del mago. Davanti a sé non c’era Regan: il Mangiamorte dagli occhi azzurri sorrideva compiaciuto, il volto e l’impermeabile sporchi di sangue rappreso. A un passo avanti del Mangiamorte ne seguì uno indietro della Grifondoro, che si arrestò urtando contro il tavolo della serra.
    -Pensi che basti avere "buone intenzioni" per riuscire in quello che si spera?-
    I quadri sulle pareti del Louvre erano scomparsi, sostituiti da una moltitudine di cornici: le fotografie ritraevano momenti quotidiani della ragazzina con la sua famiglia, nella casa dei nonni a Galway.
    -È a questo che hanno portato le buone intenzioni di Kristopher. Chi è corrotto lo sarà per sempre-
    Karen cercò con lo sguardo sua sorella, trovandola nel punto in cui Teresa affiancava Regan. Era rimasta ferita quando Westwood aveva fatto esplodere la vetrata del soggiorno, noncurante di poterla uccidere.
    -Stai lontano da mia sorella!- le emozioni della ragazzina conversero di nuovo nella sua magia, manifestandosi attraverso l’esplosione di un’altra vetrata nella serra; Karen sobbalzò per lo spavento, nella sua mente il Mangiamorte le aveva puntato la bacchetta contro castando un bombarda alle sue spalle che aveva ridotto in pezzi i ricordi della loro famiglia.
    Lo sguardo spaventato si soffermò su quello di sua sorella senza trovarla. Al fianco di Castiel adesso c’era Coco ed entrambi erano intenzionati a portarla via, di nuovo. Non glielo avrebbe permesso. Questa volta non era disarmata. Karen voltò loro le spalle, correndo via, non mancando di girarsi per attaccarli durante la fuga.
    -Stupeficium!-, il lampo scarlatto era diretto verso la Mangiamorte, ma la ragazzina non si preoccupò di vedere se il colpo era andato a segno: ancora pochi metri la separavano dal camino, se fosse stata abbastanza veloce avrebbe preso la metropolvere che l’avrebbe portata al sicuro, nell’androne del Manor dei McCormac. Adesso come allora bastò un incantesimo per immobilizzarla, poco prima che raggiungesse la salvezza. Adesso come allora venne inghiottita dalla sensazione di impotenza, che la investì come le onde dell’oceano, rendendola nuovamente consapevole di quanto fosse fragile, in balìa di eventi determinati dagli altri senza alcuna possibilità di cambiarli.
    Karen chiuse gli occhi, lasciando andare via le lacrime di rabbia. Sentì i passi farsi più vicini, il dolore farsi più fitto nel petto.
    -Anam chara-, la rossa lasciò cadere la bacchetta sul pavimento, restando completamente disarmata. L’ambiente era cambiato: era caduta di nuovo nel sotterraneo del rudere che aveva esplorato a Samhain insieme a Didi, la Maga di Wyrd aveva maledetto lo zio Jack che si era precipitato a salvarle. Non era colpa sua se lo zio si stava ammalando, ma non poteva fare a meno di pensare che, se solo non fosse stata tanto avventata, se non si fosse infilata in quella casa per una stupida scommessa…
    -Tà bròn orm, Logan…-

     
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    L'uomo che le stava aiutando era decisamente un gran figo. Non il primo pensiero nella testa di Teresa in quel momento, alla fine c'era una questione un po' più urgente di cui occuparsi, però era un pensiero valido. Però tanto era bello e tanto era stupido...
    “No che non riesco a farlo o lo avrei già fatto no?!?” si, sembrava un po' isterica, ma aveva i suoi buoni motivi visto che la rossa continuava a far esplodere vetrate... E a lanciare contro incantesimi?
    “E non siamo da sole, doveva esserci il custode a guardarci! Non so dov'è finito” sparire in quel momento non sembrava un ottima cosa, era lui il responsabile quel giorno e i piani alti sicuri non sarebbero stati contenti del suo comportamento. Ma quello non era un suo problema, il suo problema era schivare gli incantesimi volanti!
    Si abbassò di scatto, mettendo le braccia sopra la testa. Ok non il comportamento migliore da avere quando c'era di mezzo un duello magico, ma l'aveva sempre detto che quello non era il suo forte, quando iniziavano a volare incantesimi andava nel panico e perdeva la testa! In più era già abbastanza in ansia per il terrore di beccarsi pure lei le tossine di quella pianta e si poteva immaginare perché la sua reazione istintiva fosse stata buttarsi a terra e proteggersi la testa. Doveva lavorarci su.
    Per fortuna il figo sembrò prendere in mano la situazione, bloccando Karen con un incantesimo e permettendo loro di avvicinarsi senza pericolo. Non ce l'aveva con la rossa, era ovvio che non aveva idea di quello che stesse facendo e che i suoi pensieri erano andati a cose davvero brutte che le erano successe in passato, però mannaggia, doveva proprio farglielo sudare il cercare di aiutarla!
    Uscirono velocemente dalle serre, portando fuori la povera Grifondoro alla benemeglio, ma piuttosto di lasciarla lì a morire avvelenata era meglio trascinarla fuori come un sacco di patate... Cosa che solo il muscoloso nuovo arrivato poteva fare, vista la nanitudine di Teresa che non sarebbe mai e poi mai riuscita a portare fuori Karen di peso.
    “Adesso cosa facciamo? È sicuro portarla in infermeria così o è meglio che vado a chiamare Vanya?”
    In teoria erano al sicuro, potevano prendersi un attimo per decidere cosa fare, ma non troppo considerando che le finestre che tenevano dentro le piante erano saltate ed era probabile che le spore velenose andassero anche verso l'esterno, provocando problemi ad altre ignare persone.
    “Lo sai riparare il vetro vero?” dubbio lecito, magari era come lei, incapace di fare incantesimi nei momenti di panico. Ma era un mago adulto e quindi doveva saperli fare, giusto? A proposito, chi era?
    “Chi sei comunque, non ti ho mai visto nel castello” ci mancava solo fosse qualcuno venuto lì a rapirle! Sarebbe stato decisamente un finale poco idilliaco di quello strambo pomeriggio.
    “Si scusa Karen, adesso ti aiutiamo” nooo, non si era dimenticata di lei, figuriamoci. Teresa non era affatto brava con le situazioni di emergenza, il suo cervello, come si era visto, andava in mille direzioni senza capacità di focalizzarsi sulle cose importanti: in questo caso salvare Karen da una morte certa.
    “Meglio che vi precedo e chiamo l'infermiera...” per fortuna era veloce sulle gambe, sicuramente sarebbe arrivata prima di un tizio con una studentessa immobilizzata a seguito.

     
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    Nel momento in cui la piccoletta dai capelli bruni si mise a strillargli contro, Regan si domandò in che razza di ginepraio fosse andato ad infilarsi con quell'esperienza ad Hogwarts.
    Si trovava lì da neanche due ore ed era già con la bacchetta sguainata per tirare fuori dai pasticci due ragazzine, creature probabilmente più pericolose di una Chimera, sicuramente più imprevedibili!
    Con un brivido, l'Irlandese pensò che entro tre o quattro anni anche la sua Gwyn avrebbe avuto quell'età e sarebbe stata altrettanto intrattabile, altrettanto isterica, ma sicuramente altrettanto bisognosa del suo affetto e delle sue cure.
    Ad ogni modo, non era quello il momento per rispondere alla piccola Tassa spiegandole che lui non era solito trattare le persone come delle emerite incapaci, soprattutto se ad occhio e croce avevano un'età compatibile con la capacità di castare un determinato incantesimo.
    Ok, adesso non ti preoccupare. Ci sono io ed è tutto sotto contr...
    L'altra ragazzina, la Grifondoro dai capelli rossi, proprio in quell'istante fece esplodere una seconda vetrata della serra.
    Di getto, Regan attirò al suo petto la strega che vestiva i colori di Tosca e le fece schermo con la schiena, evocando uno scudo protettivo sopra la propria testa con un Protego che non facesse piovere loro addosso decine di frammenti taglienti.
    La Grifondoro era sconvolta, atterrita da un terrore e da un dolore dal quale non sembrava riuscire ad emergere, priva di qualsiasi contatto con la realtà.
    Diavolo di un'erba del diavolo, non gli era mai capitato di trovarsi a soccorrere qualcuno che si trovava sotto i suoi effetti! In effetti, che diavolo ci faceva l'erba del diavolo in una scuola di ragazzini? Quante probabilità c'erano, nel mondo reale, di incontrarne una? Quelle serre, un concentrato di flora diabolica stipato in pochi metri quadri, contenevano sicuramente molti più pericoli di quanti probabilmente non ne presentasse la stessa Foresta Proibita! Perché non si potevano proibire le serre, invece, luoghi artificiali in cui gli equilibri della natura venivano sovvertiti dall'uomo per puri scopi didattici?
    Stai bene? fece appena in tempo a chiedere alla Tassorosso, quando uno Schiantesimo partì dritto e rapido come una freccia dalla bacchetta della rossa. Niente di grave, per fortuna, perché la sua piccola avversaria, per non farsi colpire, aveva deciso di buttarsi a terra e fingersi morta come un opossum.
    L'incantesimo dell'Irlandese, invece, era andato a segno. Con un tintinnio legnoso, la bacchetta della figlia di Godric cadde a terra e lei, disperata ed arresa a qualunque orrenda distorsione della realtà stesse vivendo, decretò la sua sconfitta.
    Povera piccola, non vedeva l'ora di portarla fuori da lì e farla tornare in sé.
    Per favore, raccogli la sua bacchetta... sussurrò Regan in direzione della morettina, avvicinandosi con cautela all'altra ragazza.
    Tà bròn orm

    Mi dispiace.
    Damnù, era anche Irlandese come lui, come sua madre, come Arya... La somiglianza con la sua sorellina più piccola in effetti era impressionante, sebbene la minore degli O'Toole avesse ad occhio e croce la metà degli anni della strega che gli stava di fronte.
    Ná bíodh eagla ort le disse con tutta la dolcezza di cui era capace.
    Non avere paura.
    Rinfoderò la bacchetta, prese in braccio la ragazza e si avviò verso l'uscita della serra, con la voce dell'altra streghetta alle spalle che gli chiedeva di riparare i vetri.
    Sì che lo so fare. Ma sono sicuro che lo sappia fare anche tu. O non vi insegnano più niente in questa scuola?
    Ok, forse era stato un po' duro, ma in quel momento desiderava solo portare la sua piccola connazionale fuori da lì al più presto, non poteva mettersi a pensare anche ai vetri rotti.
    Sospirò, addolcendo il tono.
    Considerala una prova pratica di Incantesimi. Prometto che se farai tutto bene lo dirò al tuo professore... Coraggio, fa' un bel respiro e aggiusta quei vetri, di certo il Reparo lo hai già fatto altre volte.
    Meno di un minuto dopo, Regan era all'aria aperta e camminava in direzione dell'infermeria trasportando la strega che, a quanto pareva, avrebbe dovuto rispondere al nome di Karen.
    Si fermò nei pressi del primo albero abbastanza grande da poterla accogliere seduta e con la schiena appoggiata al tronco, poi puntò di nuovo la sua dodici pollici verso di lei, stavolta all'altezza del suo viso.
    Anapneo... decretò con tono pacato e gentile, mentre eseguiva i movimenti che, sperava, permettessero alle tossine che la Grifondoro aveva respirato di fuoriuscire dai suoi polmoni.
    Magari non si sarebbe ripresa del tutto, ma forse sarebbe tornata almeno in parte cosciente.
    Ehi, Karen... Mi senti? Tá gach rud ceart go leor. E' tutto ok... le sussurrò scostandole i capelli dal viso e sentendole la temperatura della pelle con una mano sulla fronte. Damnù, ci si sarebbe potuta cuocere una fetta di bacon, lì sopra!
    Nel frattempo li aveva raggiunti anche la Tassorosso, che giustamente gli stava chiedendo chi fosse.
    Sono il nuovo Guardiacaccia, mi chiamo Regan. Il tuo nome invece? Vediamo se le vie aeree si sono liberate... Se sta meglio, possiamo anche accompagnarla noi fino all'Infermeria, ci metteremmo comunque la metà del tempo. Tu come stai?
    A parte il grande spavento, a livello fisico probabilmente non aveva niente che non potesse essere curato con un po' di Dittamo.
     
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    -Nà biodh eagla ort-, quando il mago le fu davanti Karen si specchiò nei lineamenti di suo padre: il volto dell’Auror era scavato e sporco di sangue rappreso, la divisa strappata nei punti in cui aveva incassato gli attacchi della Mangiamorte, il suo respiro reso pesante e irregolare per la stanchezza e lo sforzo. Il dolore aveva lasciato i suoi occhi chiari, sostituito dal sollievo per averla ritrovata: Karen tremò per il freddo, la neve aveva ripreso a fioccare ricoprendoli lentamente sotto il suo manto candido. La rossa lasciò che la prendesse in braccio e lo abbracciò in vita, esausta, piegando la testa in modo da poggiare la guancia nell’incavo tra collo e spalla. Kain si allontanò con lei dall’abitazione in fiamme, muovendosi con passo pesante si inoltrò nel folto della foresta per raggiungere una distanza adeguata che permettesse la smaterializzazione congiunta. L’ultima immagine che si impresse nei suoi occhi prima di chiuderli furono le macchie di sangue nella neve, e la nube di denso fumo nero che usciva da quella che fino a pochi minuti prima era stata la sua cameretta.
    -Rinne mé mar a d’iarr tù, daidì- ho fatto come mi ha chiesto tu, papà. Le parole di Karen erano ridotte a poco più di un sussurro, soffocate da singhiozzi che non era riuscita a reprimere. Fu con profonda vergogna che abbassò lo sguardo quando Kain la adagiò con la schiena contro uno degli alberi, senza trovare il coraggio di guardarlo in faccia. La ragazzina fece una smorfia quando l’incantesimo la colpì, proruppe in un paio di colpi di tosse per gli effetti della magia, respirando meglio via via che i secondi passavano.
    -Tà gach rud ceart go leor, a cuisle. Va tutto bene, Karen… è finita. Adesso torniamo a casa.-, Kain le scostò i capelli dal viso, a quella premura Karen inclinò il volto di lato come per assecondare una carezza lungo la guancia. Nei due mesi in cui erano stati separati avevano avuto paura di aver perso l’un l’altra per sempre. Avevano affrontato l’inferno prima di ritrovarsi… proprio quando suo padre era riuscito a trovarla, una frase pronunciata in buona fede gli era quasi costata la vita…
    -Níor shíl mé riamh na rudaí sin. Agus is é an rud is measa faoi, gur mé féin ba chiontaí-, non pensavo realmente quelle cose. È solo colpa mia se ti ha fatto tutto questo.
    -Mi chiamo Regan- quella voce riuscì a strapparla per qualche istante dal mondo dei rimorsi. Karen sollevò lo sguardo davanti a sé, i lineamenti di suo padre erano confusi, come se li vedesse attraverso un vetro appannato dalla pioggia. La voce non era più la sua, ugualmente profonda, ma apparteneva a una persona riemersa dai ricordi d’infanzia, che collegava al periodo in cui Kain aveva stretto da poco con Jack McCormac.
    -Regan…?-, la rossa cercò di mettere a fuoco la figura davanti a sé. Erano ancora nella foresta innevata della Germania ma il mago chino su di lei non era più suo padre, bensì una versione più adulta del ragazzo che qualche volta aveva visto in compagnia di Logan.
    -Sei tu, Regan?-, domandò, -Mio padre…-, non riuscì a chiedergli dove fosse. Karen fu scossa da un brivido di freddo; fu allora che si strinse nelle spalle, aggrappandosi alla sua stessa divisa.
    -Ní raibh sé i gceist agam aon duine a ghortú, Regan…- non volevo ferire nessuno. Karen provò ad alzarsi, ma un capogiro improvviso e un acuto dolore alle articolazioni la sbilanciarono di nuovo indietro, costringendola a restare seduta contro il tronco dell’albero.
    -Mi fa male dappertutto-, sussurrò, evitandone lo sguardo per l’imbarazzo. Non avrebbe voluto farsi cogliere da nessuno in quello stato, più che mai vulnerabile. In lontananza il volto di Coco stava sfumando facendo riapparire i lineamenti sfocati della tassorosso.
     
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    Adesso che la paura stava scemando era un pochino irritata, doveva ammetterlo. Non per Karen, che poverina non aveva colpe e non si meritava quello che le era successo, sembrava davvero terrorizzata da qualsiasi cosa il veleno le avesse fatto vedere, non lo avrebbe augurato a nessuno una cosa del genere. No, la irritava da morire il belloccio che le aveva salvate.
    “Non sai fare il testabolla Teresa? Prendi la bacchetta Teresa! Fai tu il reparo Teresa o sei troppo stupida? Gnegnegne” borbottò tra se e se, mentre tornava verso le serre e fissava con disperazione il disastro che era stato fatto. Vetri veramente ovunque, alcuni ancora impiantati nel suo braccio... Non aveva mai aggiustato qualcosa di così enorme, non aveva idea se ce l'avrebbe fatta.
    “Ok Teresa, fai vedere a quel bellissimo stronzo che sei capace di fare qualcosa di utile... Reparo”
    I vetri iniziarono uno ad uno ad alzarsi in aria, alcuni schizzarono via anche dalla sua pelle, facendole di nuovo sentire il dolore pungente di quando erano penetrati, volando tutti verso i rispettivi posti e formando un vetro unico, si, ma... satinato, non si poteva più vedere chiaramente da dentro a fuori, anche se la luce passava e tutto era chiuso come doveva essere. Ops? Cosa aveva combinato adesso? Beh, tecnicamente era stato riparato, quindi aveva fatto il suo lavoro, no?
    Meglio fuggire dalla scena del crimine, magari nessuno se ne sarebbe accorto... Pia illusione, sicuramente si sarebbero accorti che due vetri erano diversi dagli altri! Poteva dare la colpa al figaccione, era colpa sua se era stata lei a castare l'incantesimo no? Poteva farlo lui e tutto sarebbe tornato come nuovo... Ok cerchiamo di non dare colpe agli altri per la nostra stupidità Teresa, che dici?
    Quatta quatta, zitta zitta, quasi come un cucciolo con la coda tra le gambe che sapeva di aver combinato qualche pasticcio, tornò dai due, giusto in tempo per vedere Karen riprendersi e parlare quasi normalmente, anche se con un sacco di parole e frasi che non conosceva in mezzo. Adesso capiva l'irritazione che provavano gli altri quando parlava Spagnolo, era brutto essere lasciati fuori dai discorsi e non capire cosa veniva detto.
    “Tutto bene Karen, ti serve qualcosa? Devo chiamare Vanya?” ovviamente non andava tutto bene, aveva appena passato un quarto d'ora d'inferno, però si sentiva abbastanza inutile e impotente e voleva fare qualcosa per aiutare.
    “Aspetta, il nuovo guardiacaccia?” oh cazzo, forse era meglio che non sapesse che gli aveva fatto il verso prima... Beh mica l'aveva sentita, no? Era abbastanza lontana quando l'aveva fatto... Perché finiva sempre a fare figure di cacca? “Ehm... Ben arrivato? Non è sempre così tragica la cosa?”
    Gli sorrise, alzando le spalle e allargando le braccia, come per sembrare più innocente, anche se sapeva bene che Hogwarts era un disastro per quanto riguardava la sicurezza. In quei mesi che era stata lì era finita in più situazioni pericolose che in tre anni di Ilvermorny... Oh beh, affari suoi se non riusciva a reggere, intanto mentre era lì potevano rifarsi gli occhi... Perché gli adulti sono sempre così fighi? Era proprio ingiusto!

     
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