When the past knocks on your door

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    L'essenziale è invisibile agli occhi

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    Considero di avere troppo alcool in corpo, molto più di quello che io sia solita bere. Deve essere per quello che ho perduto ogni stabilità, che continuo ad incespicare nei miei stessi pensieri, che annaspo in un mare d'inquietudine. C'è qualcosa di profondamente sbagliato nello scenario che sto dipingendo e me ne rendo conto ma non riesco a prescindere dal sondarlo tutto, fino in fondo. E in questa discesa, perdo di vista le cose più importanti, le accantono per immergermi in un dramma che non avrei mai voluto interpretare. Regan ha appena ritirato le dita che fino ad un attimo prima ho stretto, aggrappandomi alla sua forza salvifica, l'unica che non ho mai perso di vista. Mi sembra di sprofondare e vorrei avere la prontezza di trattenerle, di ritrovare quell'equilibrio che sento ora, così precario. Invece non riesco nemmeno a disertare il suo sguardo, mentre parla con un tono che non riconosco. Dovrei. Non merita un risentimento che non provo, ma che manifesto. Non è contro di lui comunque. Lo sto punendo per qualcosa di cui non ha nessuna colpa, gli ritorco contro le mie angosce, perchè ho bisogno di scrollarle dalle mie spalle. Le sue sono molto più larghe, mi hanno sempre sorretta, sostenuta e so che sta cercando di farlo anche adesso, se non trovasse in me, una barriera di cocciuta resistenza.
    Scuoto il capo. No! Io non voglio niente da loro. Ne ho fatto a meno per tanto tempo, ma preferisco continuare a credere che mi abbiano dovuto abbandonare piuttosto che essere stati così crudeli ed egoisti da generarmi, pur sapendo che le nostre strade si sarebbero presto separate, divise per sempre. Rimescolo nella fanghiglia delle loro esistenze per trovare un pretesto qualsiasi, una scusa che mi faccia sentire meglio. E' un'impresa destinata a fallire e so che lui ha ragione, so che il destino dei miei è stato già scritto e che loro hanno pagato il giusto prezzo del tradimento, ma io sono qui, adesso, a chiedermi il perchè. Così, non presto la dovuta attenzione ai segnali che pure sta disperatamente cercando di inviarmi. Registro il suo tono duro e mi accanisco, perchè non ho appigli per risalire la china, neanche quelli che così amorevolmente mi sta offrendo.
    Eppure continui ed insisti... replico amaramente abbassando il capo, ormai incapace di arrendermi all'evidenza e alimentando una rabbia cieca a qualsiasi ragione.
    E so di averlo esasperato, quando si alza e mi porge la mano perchè lo segua. Ho commesso l'errore di non fermarmi, avviluppandolo nella mia nevrosi, facendolo sentire inadeguato. Lui, che non è lo mai.
    Ti raggiungo fra un attimo esalo lapidaria, senza avere il coraggio di ammettere quanto sia stata inutilmente ostile. Cerco una via di fuga, non sono pronta ad affrontarlo adesso e mi reco al bancone per ordinare un altro di quei diabolici bicchierini. Lo ingoio senza pensare che abbia un sapore disgustoso, puro veleno che invade la gola e che mi strordisce ancora un po'. Mi sento meno oppressa per quella frazione di tempo che mi ci vuole a percorrere il corridoio fino all'uscita. L'aria fresca aggredisce il mio viso e la mia coscienza. Sento le gambe malferme e giro lo sguardo alla ricerca di Regan. E' poco oltre , che fuma, appoggiato al muro e non dovrebbe essere li, ad una distanza infinita da me, forse per la prima dacchè lo conosco. Ed è colpa mia, ma non posso accettare anche questo, non sono in grado di sopportarlo. Mi porto di fronte a lui che mi guarda ed è come ricevere un schiaffo in pieno viso. Una folata improvvisa sposta le mie ciocche e per un attimo lo cela ai mie occhi gonfi di lacrime. In quel turbine, le mie mani si stringono e sento le unghie attentare con forza ai palmi.
    Tu sei tutto quello che ho! E non fai nemmeno un tentativo, stai li a guardarmi affogare e non ti importa niente di me!! Lo colpisco al petto con una scarica di pugni, rapidi ed inefficaci. Non ho più energie nemmeno per piangere. E' tutto qui l'aiuto che posso aspettarmi da te? Reagisci, maledizione!


    Edited by April Sanchez - 4/5/2023, 19:10
     
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    E così erano arrivati al dunque: Regan O'Toole era un semplice essere umano, debole, incapace di prendere la decisione giusta in qualunque circostanza, fallibile.
    Seppur bravo a nasconderli, l'Irlandese era sempre stato consapevole dei propri limiti, ma ancora una volta si stava rendendo conto di aver sbagliato a non renderli tanto evidenti anche agli occhi delle persone che amava.
    Se solo, negli anni, non avesse ingannato April gettandole nei meravigliosi occhi color caramello il fumo di un'illusione di perfezione che in realtà non lo rappresentava affatto... Probabilmente sarebbe stata lei, la prima a rendersi conto che in quel concentrato di eccellenza accademica e battute sagaci non vi era altro che un animo fragile e troppo sensibile, che in quel momento non aveva idea di cosa fare.
    Era furioso con lei, che non riusciva neanche a fare uno sforzo per comprendere quanto lui ci stesse provando, a starle vicino e a capirla come avrebbe meritato, ma ancor di più lo era con se stesso, schiacciato dal peso della sua stessa inettitudine.
    Un'insignificante, frignona, egocentrica e pesantissima Lady Regan, ecco come realmente si sentiva. E dire che Niav glielo aveva sempre fatto notare, che non aveva abbastanza attributi neanche per incazzarsi come si deve, lui e il suo mantra del comportarsi in modo gentile sempre e comunque.
    Si sentiva un debole e scorgeva in se stesso tutti i difetti che perfino suo padre, quando era piccolo, non mancava di fargli notare, anche solo con l'espressione seria di chi non riconosceva nel suo primogenito la realizzazione delle aspettative di un genitore esuberante come invece era Anthony O'Toole.
    L'istinto del Grifondoro, l'impulsività ruggente di emozioni fuori controllo al punto da essere esplosive, era ciò che in quel momento gli mancava di più e che continuava a schernirlo man mano che i suoi passi conducevano il mago fuori dal Paiolo Magico.
    Eppure per un attimo era stato davvero tentato di piantare April lì da sola, togliendole così qualsiasi pretesto per continuare ad usarlo come un manichino da combattimento ed attaccarlo senza nessuna ragione.
    Del resto, lo aveva accusato di continuare, di insistere, come se invece potesse essere normale abbandonarla ai suoi stessi pensieri distruttivi senza raggiungere la comprensione e la consapevolezza di ciò che li aspettava insieme, come avevano deciso meno di ventiquattro ore prima in riva al lago Tay.
    Probabilmente non si era mai sentito tanto inutile ed impotente, una sensazione accentuata dal fatto di non essere neanche riuscito a risponderle per le rime e a non fare altro che chiederle scusa per non essere il marito perfetto che si aspettava.
    Fragile ed imperfetto come la sigaretta artigianale che il ragazzo stava consumando con le spalle appoggiate alla parete esterna del locale, pronto a bruciare e ad essere schiacciato senza alcuna possibilità di riscatto.
    Perché? Beh, perché semplicemente quella era la sua natura e non poteva essere cambiata... Tutto il resto, lo avrebbe portato fuori dai binari della "Signorina O'Toole" che si era costruito e su cui Niav aveva sempre rigettato tutto il suo pungente sarcasmo. Per la prima volta, forse, Regan la capiva davvero... Capiva di essere una persona odiosamente esasperante, nel suo essere semplicemente se stesso. Capiva di non piacersi affatto e di non meritare nessuna delle sue fortune, men che mai quella che a passo di marcia avanzava verso di lui in quel momento.
    Era lei quella autorizzata a cedere e ad eccedere, Regan non era nella posizione di potersi concedere quel lusso e, se solo una volta ci avesse provato, sentiva che sarebbe successa una catastrofe.
    Così si limitò a cercare le sue iridi oltre la patina di lacrime che le inumidiva lo sguardo su cui non avrebbe mai smesso di smarrirsi e si lasciò aggredire... Dai suoi occhi, dalle sue parole, dai suoi pugni. Damnù, cosa aspettava a tirare fuori anche la bacchetta e a scagliargli contro una fattura proprio lì in mezzo alla strada? Mancava solo quello!
    Reagisci.
    Cosa avrebbe fatto suo padre? Sicuramente avrebbe alzato la voce e si sarebbe messo a gridare ancora più forte, imponendosi verbalmente e fisicamente fin quasi ad incutere timore.
    Era questo che April voleva che lui facesse?
    Il problema era che lo stesso Regan non aveva idea di come comportarsi, tanto avrebbe sbagliato a prescindere. Di sicuro, uscire all'aria aperta e concedersi qualche tiro di sigaretta gli aveva dato modo di prendere la giusta distanza emotiva da tutto, così da riappropriarsi delle redini della situazione.
    Arrabbiarsi in quel momento, non avrebbe più avuto senso né sarebbe più stato di alcuna utilità, sarebbe stato solo uno sfogo fine a se stesso legato ad emozioni provate impulsivamente ormai troppi minuti prima.
    Sei ingiusta. sospirò quindi soffiando verso l'alto uno sbuffo di fumo, abbassando lo sguardo sui suoi pugni contratti che ancora si abbattevano sul suo petto.
    Gettò la sigaretta a terra e le serrò i polsi in una stretta dolce e decisa, trattenendole le mani contro il petto attraverso il quale il suo cuore scalpitava.
    E se contassi un attimo fino a dieci e pensassi a queste ultime ore, visto che forse concentrarti sugli ultimi undici anni potrebbe essere uno sforzo troppo grande, te ne renderesti conto anche da sola.
    Guardarla affogare? Fregarsene di lei? Ma cosa stava dicendo...? Solo il giorno prima le aveva detto che si sarebbe preso tutto il suo dolore sulle spalle fino a farlo scomparire, lo aveva già dimenticato?
    Perché non riesci ad accettare che anch'io sono confuso quanto te e non posso appellarti la soluzione a questo problema con un Accio? Sono un essere umano anch'io, cazzo, forse è la volta buona che finalmente anche tu te ne renda conto! lasciò andare la presa con un'esasperazione che non avrebbe voluto, prendendola per mano solo per portarla in un vicolo laterale dove avrebbero evitato di dare spettacolo.
    Vuoi andare dagli Obliviatori? Chiedere di farti dimenticare tutto quello che hai vissuto da quando hai ricevuto quel gufo? Direi che di salvagenti te ne ho lanciati anche troppi... Scusa se ti ho fatto delle domande e ho provato a scavare a fondo di ciò che senti per evitare di farti fare scelte di cui potresti pentirti. Forse non era ancora il momento, ho sbagliato. Ma non osare mai più dirmi che non mi importa niente di te.
    Affondò le mani nelle tasche e la guardò con occhi offuscati da un'improvvisa carica di elettricità, un pensiero che si scagliò nel suo cuore e attraverso le iridi di zaffiro come un fulmine, talmente potente da provocargli un dolore quasi fisico.
    A meno che non sia a te, che importa di me solo nella misura in cui sono in grado di salvarti. Sono tutto ciò che hai e faccio schifo, me ne rendo perfettamente conto.
     
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    Lo fa, reagisce. Si impone con deliberata sagacia, senza i miei eccessi o discromie nel tono duro e pacato, che riserva di solito a chi gli fornisce motivazioni talmente superflue da non accendere le vibrazioni del suo vivacissimo ingegno. Conosco ogni sfumatura dei suoi occhi screziati, quando il lampo della furia li attraversa ed è li che si concentra tutto il suo sentire, anche quello inespresso. E tento di generarlo per un masochistico bisogno di sferzarmi l'anima. Ma so anche che per lui è una catarsi troppo profonda da esternare con me in una situazione fin troppo intricata e tortuosa. Eppure continuo a pungolarlo, nella speranza di risvegliarmi da un incubo pressante, che soffoca ogni altra emozione. Gli vomito addosso parole senso senso e tempesto il suo corpo per l'insana voglia di scaricare in un colpo solo tensioni e malintesi, perchè non sono in grado di recuperare, pur volendolo, ciò che leggo in quell'oceano di tristezza.
    Ferma le mie mani, serra i miei polsi li dove io possa chiaramente sentire il male che gli faccio e che dovrebbe impedirmi di proseguire lungo quella china scivolosa, da cui non saprei come rialzarmi.

    Sei ingiusta.


    Il primo degli affilati stiletti che trafiggono la mia sicurezza. Non sono così annebbiata da non cogliere la sentenza senza attenuanti che mi imprime senza nemmeno guardarmi. La soffia insieme ad una voluta di fumo, rapida e precisa e io capisco immediatamente, che non ha più voglia di assecondare il malsano gioco che conduco da quando ci siamo seduti al Paiolo. E' come se urlasse di fermarmi, ma Regan non ha mai urlato con me, anche se ne avrebbe avute mille ragioni. Sono io quella imperfetta ed estrema, che travisa anche le buone intenzioni e le trasforma in un conflitto sterile, senza costrutto. Sono io che attento al nostro legame esasperando ogni minima sciocchezza, quella fragile e bisognosa di continue rassicurazioni. Lui c'è, non si è mai sottratto, nemmeno quando ho spinto oltre i limiti l'incoerenza, come in questo momento. Sono quella ingiusta, si, che non merita di avere accanto la sua meravigliosa complessità, il gentile ed indomito trasporto con cui mi avvolge, dal momento in cui mi ha conosciuta. Vorrei fermarlo, ma ho spinto troppo perchè possa accettare di farsi percuotere ancora, senza ribellarsi. Lo vedo nel gesto frustrato con cui lascia andare le mie mani ed intuisco che sta macerando nei pensieri più nefasti, invece di prendersela con me. Ho avuto ciò che volevo, in fin dei conti, ma se avessi riflettuto come mi chiede di fare forse sarebbe stato meglio.
    Mi porta via, trascinandomi in un vicolo. Ennesima dimostrazione di come sia sollecito nel proteggermi, per sottrarmi alla curiosità della gente.
    Ho... Io ho bisogno che tu capisca mormoro piegata dal senso di colpa e dalla sua rabbia non più trattenuta non...ti chiedo di essere altro che tu non sia già, per me. E' quel Tutto che temo di lasciare per strada, se tu non dovessi accettare ciò che scopriremo, se arrivassi a pensare che non sono ciò che fa per te sospiro e scuoto la testa alla proposta assurda di dimenticare Non posso più tornare indietro, ma se poi dovessi perdere anche te, io non ... Proiettata in un futuro incerto, alla ricerca di un passato che non ho cercato, vedo dissolversi le certezze del presente, nello scenario più cupo e fosco. Non basta una soluzione per preservarmi da questo. Come al solito però mi concentro sulle mie paranoie perdendo di vista ciò che Regan sia sempre stato, senza mai un tentennamento.
    Affonda il colpo più crudele, quello che mi lascia senza fiato. E' realmente tutto ciò che ho e io non posso perdonarmi per avergli fatto credere che non sia abbastanza
    Non sono io quella da salvare e comunque non ho mai pensato che tu avessi questo ruolo nella mia vita. Non voglio dover rinunciare a quello che siamo noi due. Non mi importa di nient'altro. Vedo le sue mani sparire nelle tasche e penso che non sia quello il loro posto, ma ho fatto troppi danni perchè abbia voglia di portarle altrove e so che devo essere io a convincerlo che cercavo di disperatamente di non allontanarle da me. Sollevo uno sguardo pentito, cercando un'altra ancora di salvezza ne suo, che ora è così distante.
    Merito di essere lasciata sola per averti ferito, per tutto ciò che ti ho fatto pensare e subire, perchè sei il solo a cui sia mai importato qualcosa di me. Sono un'ingrata, un'insignificante nullità e ho pena per me stessa per averti solo fatto supporre di non essere prezioso e importante Non mi merito te.


    Edited by April Sanchez - 5/6/2023, 10:21
     
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    Gestire April, le sue insicurezze, i suoi gesti incoerenti, riconoscerli e riportarla lungo la via della serenità era qualcosa a cui l'Irlandese si era ormai abituato.
    Quelle sfaccettature oscure facevano parte di lei e le manifestava fin dal loro primo incontro, quando per tutta la notte non aveva fatto che tenerlo a distanza, provocarlo, schernirlo con la sua seducente malizia che opponeva come scudo alle proprie fragilità, solo per poi concedergli il bacio che lo avrebbe stregato per il resto della sua vita, facendogli desiderare solo le sue labbra fino al momento del suo ultimo respiro.
    L'involucro perfetto che la Dea Madre aveva concesso alla strega era solo il contenitore di un'anima estremamente complessa, fatta di contraddizioni che Regan aveva imparato a conoscere, a contenere e ad amare, giorno dopo giorno. Chi si soffermava solo a ciò che April poteva sembrare in apparenza era una persona poco degna della sua considerazione, troppo superficiale perché l'Irlandese potesse dedicarle il proprio tempo, le proprie attenzioni e la propria amicizia.
    Avventurarsi nel nebbioso territorio dei lati più oscuri della Cercatrice significava cimentarsi nella più grande delle avventure e a lui non era mai pesato, neanche una volta, perché quando poi riusciva a raggiungerla e a sentirsi avvolgere dalla sua luce tutto acquistava improvvisamente un senso e non vi era niente di più meraviglioso ed appagante di vederla sorridere.
    Per questo la sua reazione lo aveva ferito, incrinando il vaso di Pandora che fino a quel momento era stato perfettamente sigillato e nel quale l'ex Corvonero, autoinvestitosi del titolo di Cavaliere delle Capre, aveva infilato e represso tutte le sue debolezze per ammantarsi della forza che lo pervadeva e lo esaltava solo nello stare accanto alla donna che amava.
    Beh, capirti era proprio quello che volevo fare, per questo ti ho fatto quelle domande. replicò asciutto, solo apparentemente insensibile alla sua voce incrinata e allo sguardo velato di perlacee lacrime gonfie di improvviso dolore.
    Era evidente che le parole del ragazzo l'avevano colpita, forse inaspettate, ma ormai era troppo tardi per tirarsi indietro, fingere di non averle dette e sentirsi in colpa.
    Perdermi...? la guardò confuso, come se un momento di frustrazione potesse implicare un'eventualità del genere. Davvero April aveva così poca fiducia nella solidità del loro legame?
    Davvero lui, nonostante avesse fatto di tutto per proteggerla e avesse di lei una considerazione ai limiti della venerazione, aveva fallito così miseramente?
    Ok, basta. la fermò quando la piena del fiume inondò l'alveo delle sue emozioni momentaneamente fuori controllo, impattando violentemente sugli argini che non potevano e non dovevano cedere.
    Gettò la testa all'indietro e la appoggiò al muro, sospirando con gli occhi chiusi, un attimo prima di riaprirli su di lei.
    Vedi come fai? Fai sempre così, Ap. Per una volta io tiro fuori un minimo di vulnerabilità, manifesto un minimo di insicurezza, ma tu mi togli questo diritto con le assurdità che dici.
    Riaprì gli occhi e li incatenò a quelli della strega, estraendo le mani dalle tasche per posare i palmi ai lati del suo viso.
    Tu non sarai mai un'insignificante nullità e mi uccidi ogni volta che solo lo pensi, perché mi sento come se quello che provo per te da tutto questo tempo non sia riuscito a scalfire questa tua convinzione neanche un po'. Dici che non sei tu quella da salvare, ma appena ti mostro un minimo della mia debolezza, ecco che parti ad autocommiserarti e mi riporti sul ruolo dell'eroe che non sempre riesco ad essere, facendomi sentire ancora più da schifo solo perché ogni tanto cedo anch'io!
    Regan scivolò con i pollici sulle sue guance e avvicinò il volto a quello della giovane donna, sperando con tutto se stesso che in fondo all'azzurro dei suoi occhi lucidi potesse davvero scorgere il riflesso di come lui la vedeva e l'aveva sempre vista... Dentro, non solo all'apparenza.
    Non mi perderai, hai capito? E io non ho intenzione di perdere te o di vederti scappare e rifugiare chissà dove. Siamo più forti di qualsiasi cosa scopriremo e io di questo sono assolutamente sicuro. Devi esserlo anche tu, ti prego... Perché meriti di essere felice e per chissà quale assurdo motivo hai scelto di esserlo con me, che io ne sia degno oppure no. Permettimi di farlo, Ap, non mi escludere e non ti punire per colpe che non hai.
    Se la strinse forte al petto, riprendendo a respirare solo quando il suo profumo delicato inondò ogni sua percezione. Dovevano tornare a casa e dovevano farlo subito, perché solo lì avrebbero ritrovato il contatto con l'unica realtà che veramente contasse qualcosa... Quella che era il loro presente e il loro futuro e che sarebbe sempre stata al primo posto.
    Torniamo a casa, vuoi? Casa nostra...
     
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    Un sospiro, la dolorosa consapevolezza di aver oltrepassato ogni limite ed infine quel soffio leggero che fluisce dalle labbra a sancire l'ammissione della mia colpa. Una lucida discrepanza nel caotico fluire dei miei pensieri, nei miei bisogni non soddisfatti, nell'esigenza di essere compresa e nella pretesa che tutto si risolva all'istante. Nel mio egoismo.
    La perspicuità è così lampante che nell'infinitesimo volgere di quell'afflato, realizzo di dover volgere le spalle e riconsegnare a Regan la dignità che gli ho sottratto. Ho sempre chiesto troppo, ho spinto sull'acceleratore delle emozioni per cercare conferme che ho sempre avuto a iosa e che pure non bastano a saziare il mio famelico istinto. Conferme che non mi sono mai state negate e che pure continuo ad istigare con la perseveranza di una goccia eterna che scava e trasforma. Ed è li, lampante nel suo sguardo, una resa incondizionata che si espande in un mare di fragilità. Sono davvero poca cosa se ho tralasciato di preoccuparmi del suo sentire per concentrarmi unicamente sul mio. Allora forse è giunto il momento di ammettere che io sono quella che prende, che prosciuga ed inaridisce tutto ciò che mi viene donato, disinteressandomi di ciò che mi lascio dietro. Dovrei liberarlo dalla schiavitù delle mie pressanti necessità e smetterla di opprimerlo.
    Eppure, ciò che finalmente riesco a leggere nello zaffiro più puro che la natura abbia mai creato, è esattamente quello che riconosco, che amo, che ho sempre voluto per me. Regan ha una meravigliosa interiorità da esplorare che io ho solo blandamente sfiorato, credendo di conoscerne ogni più intimo segreto. Invece, ecco affiorare dietro la sua scintillante armatura, il nucleo più prezioso della sua essenza.
    Mi lascia senza fiato, ancora una volta.
    Si...E' la mia paura più grande. Ricordi? Se non fosse bastato quel dannato molliccio a fare emergere il terrore di perderlo, tutte le mie azioni più sconclusionate erano dipese da quello. Mi ero persino polisuccata in una sedicenne, all'inizio della nostra storia, per introdurmi illegalmente ad Hogwards, quando le restrizioni gli avevano impedito di uscire dal Castello. Anche allora era esploso contro di me con la medesima apprensione e la stessa sofferta sollecitudine. Senza pensare che proprio questo, potrebbe portarti a stancarti di me..
    Repentino come lo scenario che ho prima ipotizzato, si fa largo anche questo possibile finale e lo scaccio con altrettanta veemenza dai miei sconclusionati ragionamenti. Bastano le sue mani sul mio viso a rigenerare la mia prospettiva e ogni mia speranza.
    Voglio naufragare nella tua vulnerabilità, farmene travolgere. Perdonami se non gli ho mai dato il giusto valore, se non ho mai riconosciuto quanto sia parte di te e di tutto ciò che amo. Ho sempre supposto, inconsapevolmente, che mi spetti il diritto di anteporre le mie necessità alle tue e tu me lo lasci fare. Non dovrai più Un sussurro per non interrompere il flusso di sensazioni che sento scorrere fra noi e che devo al velo sottile di incomprensione che finalmente ho stracciato.
    Sono ancora quella che ha bisogno di te come dell'aria che respiro, ma non dovrai più nasconderti dietro una corazza per me, per la mia stupida richiesta di attenzioni. Vorrei poter esserci anche nei tuoi momenti di sconforto, nei tuoi dubbi, nelle tue incertezze. Perchè io e te siamo ancora una cosa sola, no?
    Non riesco a smettere di piangere, ma sono lacrime diverse quelle che bagnano i suoi pollici e che non so arginare.
    Sento il suo respiro alitarmi sul viso e dissipare le angosce che ristagnano da troppo tempo, mai veramente risolte. Probabilmente torneranno a visitarmi, di quando in quando, poichè hanno condiviso troppo a lungo uno spazio che io gli ho concesso, ma non potranno più schiacciarmi fintanto che Regan continuerò a dilagare così, dentro di me.
    Devo cominciare a meritarti davvero e a vivere la felicità che mi fai provare con più consapevolezza e meno timori. Te lo prometto. Supereremo insieme ogni ostacolo, perchè so che posso farlo solo se siamo insieme. Cosa posso chiedere di più alla vita? Mi ha dato te e niente potrà mai cambiare questa realtà. Niente
    Ritrovo anche le sue braccia in cui perdere anche l'ultimo frammento di negativa impazienza. E' come ritrovarlo dopo una tempesta che ci ha scaraventati lontani, divisi da onde altissime di umana incoerenza. Non ho più intenzione di scivolare via persa da una corrente di inquietudine, ne di fuggire in una direzione diversa dalla sua. Arriva il momento in cui si devono affrontare i propri demoni, ma ho una mano da stringere che non avrà paura di respingerli con me.
    Si. Voglio lasciare in questo vicolo tutto il male che ti ho fatto Annuisco, sollevata dalla proposta di tornare nella nostra casa, li dove ci saremmo ritrovati davvero, come sempre.

    Il calderone sobbolle sotto lo sguardo attento del vecchio nel dipinto. Non ci ha lesinato ordini e rimproveri per la nostra scarsa attitudine nella selezione degli ingredienti e nella manualità utilizzata per prepararli, combinarli e versarli secondo un preciso ordine temporale. E' il momento della sua vendetta, per essere stato così a lungo bistrattato e ridotto al parente scomodo e indiscreto che in effetti è, ma ci sforziamo di non infierire e seguiamo, con scrupolo, tutte le sue indicazioni.
    Ancora un pizzico, ragazzo! Anche tuo padre saprebbe farlo meglio, per Merlino!
     
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    E io spero con tutto il cuore che tu ci creda davvero... rispose con un sospiro alle ultime parole della giovane strega, senza riuscire ad allentare la stretta delle sue braccia attorno al suo corpo, sereno solo al pensiero di averla ritrovata nello spazio di un respiro.
    Che ci creda anche quando non sono forte come vorresti. aggiunse per ribadire il concetto, combattuto tra un senso di rinnovata libertà, nell'aver condiviso con lei determinati pensieri nonostante quello non fosse il momento migliore per farlo, e la paura che questo potesse allontanarla o minare ancora di più alle sue sicurezze.
    Forse era questo, ciò che spaventava l'Irlandese più di tutto il resto: non essere per lei ciò di cui aveva realmente bisogno.
    Era un terrore irrazionale, che gli aveva mozzato il respiro a quel tavolo del Paiolo Magico, quando il senso di impotenza di fronte alla possibilità di aiutarla, di fare effettivamente qualcosa per lei, era venuto meno.
    Tu non sai, tu non hai idea!, erano parole che gli risuonavano in testa come la peggiore delle accuse, in un momento cruciale in cui invece avrebbe voluto avere tutte le soluzioni, la chiave per sbrogliare tutto e farla tornare a sorridere.
    E se non lo avesse più fatto? Se tutto ciò che era nelle sue possibilità non le fosse bastato?
    Sono fragile anch'io a volte, tutte quelle in cui non mi sento degno di te come poco fa. E non sei tu a farmi del male quando me ne rendo conto. Fa male e basta e non è colpa tua.
    Strinse le sue mani nelle proprie e ritrovò il suo sguardo più dolce e amorevole, quello per cui avrebbe dato la vita e che gli avrebbe fatto anteporre lei a qualsiasi sua esigenza fino alla fine dei suoi giorni.
    Fu con quella fragilità che ogni bacio, ogni carezza che le riservò fino all'indomani, la amarono e implorarono a loro volta lo stesso disperato sentimento, ricordando ad entrambi che il loro posto poteva essere solo l'uno accanto all'altra e che niente, proprio come aveva detto April, avrebbe potuto cambiare quella realtà.

    Magari sei tu, che non sai spiegare le cose come si deve! sbottò il mattino seguente rivolgendo la più truce delle occhiatacce al vecchio bisnonno nel dipinto, mentre tirava a indovinare con le quantità di alcuni ingredienti perché l'arcigno antenato, deciso a portarsi i segreti delle sue pozioni nella tomba, non aveva appuntato neanche un peso.
    Quanto è "un pizzico"? Tre grammi? Due misurini? Guarda che se non mi aiuti come si deve porto quello che abbiamo trovato nella tua dispensa a Heather all'Accademia e ci penserà lei, a darmi una mano sibilai mentre il contenuto azzurrognolo del calderone continuava a fumare, certo di aver punto sul vivo l'anziano mago del dipinto.
    Non era da lui ricattare il prossimo, soprattutto se era morto e sepolto da decenni, ma era da quando April aveva fatto levitare l'intera dispensa del nonno Riddherck fino al salotto, per piazzarla di fronte al suo ritratto affinché potesse dare ai due giovani maghi le giuste indicazioni per la miglior Pozione della Memoria mai creata, che lui aveva iniziato a sbraitare e a dare ad entrambi degli incapaci.
    Tsk... Misurini! A Hogwarts si sono proprio rammolliti se vi fanno dosare gli ingredienti con i misurini! E la tua in Pozioni sarebbe una E, ragazzo? Comunque risparmiati le minacce, così va bene. Girate sei volte in senso antiorario e poi spegnete la fiamma e metti un coperchio sul calderone. Quattro ore a riposo e poi la pozione può essere bevuta. Se una volta raffreddata non è diventata dorata, potete pure buttare tutto e ricominciare daccapo.
    La voce roca del vecchio O'Toole trasudava disprezzo, ma Regan sapeva perfettamente che quello era il suo modo di rendersi utile, dare una mano e dimostrare affetto. Damnù, se qualcuno avesse ancora osato accusare lui di essere un presuntuoso convinto di sapere e capire tutto, avrebbe dovuto fargli scambiare quattro chiacchiere con l'uomo ritratto in quel quadro.
    Ti prego, se da vecchio divento così... Uccidimi. sorrise alla strega nel portarsi alle sue spalle e cingerle la vita con le braccia, posandole il mento sulla spalla mentre la guardava girare la pozione così come il bisnonno O'Toole aveva spiegato.
    Pochi secondi dopo, un pesante coperchio in peltro copriva il calderone e solo quattro ore dopo avrebbero potuto controllare se la pozione fosse effettivamente riuscita.
    In ogni caso, non c'è nessun ingrediente che possa avvelenarti. Male che vada ti vedrò vomitare per tutta la casa, ma non corri alcun pericolo. la stuzzicò divertito, solleticandole un fianco.
    Come stai oggi? Va un po' meglio?
     
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    Liquide e dolci vibrazioni attraversano l'inquieto oltremare dei suoi occhi, in cui ravviso ancora gli effetti della tempesta che li ha appena attraversati. E' difficile ignorare la tensione che ci ha sopraffatti, spingendoci verso limiti che, forse, non abbiamo mai sfiorato. Fra le sue braccia, sembra che il peggio sia passato, che siamo ancora noi, soltanto con una consapevolezza in più. Cio nonostante avverto il disagio per ciò che ho generato e non riesco del tutto ad ignorarlo. Deve essere colpa di questo vicolo, una stretta viuzza sui si affacciano finestre come occhi indiscreti e le facciate dei palazzi che incombono su di noi, estremizzano le sensazioni, rendendole più drammatiche.
    Non avresti nemmeno avuto bisogno di chiederlo ammetto con una certa riluttanza.Se dopo tutto questo tempo insieme, ancora sento il bisogno di conferme, non sei tu ad essere inadeguato.
    Mi rendo conto di aver spinto la mia ossessione verso zone di oscurità invalicabili, annullando ogni possibilità di confronto con chi non sarebbe mai dovuto accadere. Regan non dovrebbe scusarsi per non averlo intuito. Piuttosto spetta a me recedere da questi stati di assoluta cecità, che mi fanno perdere di vista quanto avrei da perdere. Tutto, considerato quello che lui rappresenta per me e la straordinaria serenità che sa infondermi solo con la sua presenza.
    Non voglio dare per scontato più niente, soprattutto te. So per certo che se non mi guardasse più come adesso, crollerebbe l'intero appalto delle mie certezze. E non vale davvero la pena sprecare anche un solo attimo della mia vita dietro ciò che non mi appartiene da tanto ormai, quando ho cosi tanto da stringere fra le dita e non lasciare più.

    Due generazioni a confronto sul più duro dei terreni e non posso fare a meno di ridere, con la testa bassa per non farmi vedere, mentre intorno al calderone si consuma una tragedia alquanto comica. Il vecchio del dipinto non vedeva l'ora di maltrattare questo bisnipote così dotato. Per la legge del contrappasso, più Regan dimostra abilità e competenza, più il nonno insiste nel mortificarlo con assurde motivazioni. Il fatto è che anche se non lo ammetterebbe mai, Riddherck è estremamente lusingato che le sue formule non giacciano nel dimenticatoio e che anzi possano essere ancora molto utili anche a distanza di cosi tanti anni. Io ho una totale fiducia in entrambi, anche se non posso negare di essere un po preoccupata. Si tratta di una pozione di cui non si conoscono del tutto gli effetti, che potrebbero essere ancora più potenti di quelli dichiarati. Il vecchio ci ha assicurato che mi aiuterà a ricordare ciò che desidero sapere ed è proprio quello che mi spaventa di più. Se non lo ricordo, è evidente che si tratta di qualcosa di non piacevole e che ho rimosso per pura convenienza.
    M appresto però ad eseguire scrupolosamente le indicazioni del pozionista ed immergo la bacchetta nel calderone per procedere a mescolarla con cura. Il liquido trasparente comincia ad assumere dapprima un aspetto lattiginoso che schiarisce lentamente in una sfumatura paglierina. E' qui che avviene la magia, sotto lo sguardo attento di due esaminatori d'eccezione.
    Il colore corrisponde, in linea di massima. bofonchia la voce altera dalla sommità del camino. Non mi assumo responsabilità se non dovesse accentuarsi nella fase di riposo. Dovrà assumere una tonalità più intensa per essere efficace
    Credo che questo valga come una approvazione, considerato che abbia smesso di blaterare e si sia ritirato in un dignitoso silenzio. Copro il recipiente come da istruzioni e sospiro come se mi fossi liberata di un peso. Per tutto il tempo, Regan è stato dietro di me, con il mento appoggiato sulla mia spalla e questo mi ha impedito di perdermi in distrazioni pericolose. Afferro le sue mani e le stringo, sorridendo a mia volta.
    Saprei come ammansirti in caso. Mi volto tra le sue braccia per cingere il collo e posare delle carezze lievi sulla sua nuca. Un sorso di distillato soporifero e ti addormenteresti come un bimbo nella culla
    La parte più difficile sta per cominciare, ma non voglio che si accorga di quanto sia terrorizzata, nelle prossime quattro ore posso occupare il tempo in modo molto più piacevole e continuare il discorso interrotto questa notte. Voglio fargli dimenticare persino il motivo che lo ha spinto a sentire il bisogno di prendere le distanze da me.
    Sento che andrà tutto bene Annuisco stoicamente e nel frattempo allungo le dita verso il tavolo che si trova alle mie spalle Abbiamo un bel po' di piume di Jobberknoll... e nella pozione ce ne andava solo una... Una di queste scivola leggera sulla mia guancia ed interrompe di colpo ogni mio pensiero.

    Un tremito increspa la superficie del liquido dorato nel bicchiere che tengo fra le mani. Ne basterà qualche sorso perchè faccia effetto. Lo guardo, mentre un'ansia soffocante mi costringe a chiudere gli occhi.
    Andrà bene ripeto più per rassicurare il mio irlandese che nella la convinzione di ciò che sto per fare. Avvicino il vetro alle labbra, mentre sento il cuore martellarmi il petto e bevo senza pormi nessuna delle domande che si scontrano nella mia mente. Il sapore non è poi così terribile, mi dico non avvertendo alcun cambiamento. Sorrido, quasi sollevata perchè forse abbiamo fallito e non ci saranno conseguenze.
    Visto? Non è succ... All'improvviso è come se i miei piedi si sollevassero da terra e cominciassi a galleggiare in aria, sotto la spinta di brevi onde inesistenti. Ho appena la visione di Regan che si avvicina, prima di un vuoto che mi risucchia e subito dopo, ho nuovamente un pavimento su cui poggiare le mie scarpe. Che non sono proprio le stesse e neppure la stanza che mi ospita lo è. Ha un che di familiare, anche se fatico ad orientarmi. Da fuori giungono rumori di zoccoli e nitriti di cavalli. Respiro affannosamente nel guardarmi intorno, nel cercare di dare una collocazione a ciò che vedo. Le mensole con i piatti dipinti di scene campestri, le tende che svolazzano alle finestre su un panorama inondato di sole, le pareti e il soffitto in legno, mi riportano in un'altra epoca, in luoghi appartenenti più ad un sogno che alla realtà. Una porta alla mia sinistra si apre di colpo. Due figure si piegano su di me, sono molto più alte ed imponenti. Ho paura, il terrore di ritrovarmi in uno dei miei incubi.
    Mamma, papà...cosa succede, dove andiamo? mi sento dire, mio malgrado, mentre lei si affanna con borse e bauli e lui mi prende le mani e mi guarda con un'infinita tristezza.
    Piccola, io e tua madre dobbiamo lasciarti, ma solo per poco tempo. Lo zio Albert ti porterà al sicuro fino a quando non ci riabbracceremo. Sei una bambina forte e coraggiosa, April, so che ci aspetterai e ti comporterai bene fino a quel momento. E' per questo che voglio affidarti un compito importante e difficile perchè so che lo custodirai e non lo dirai mai a nessuno. A nessuno, capito?
    No, no, no io voglio venire con voi!!! La disperazione è tangibile, autentica come doveva essere stata allora e provoca lo stesso senso di stordimento. L'uomo mi guarda severo, ma non lascia le mie mani.
    Adesso ascolta e concentrati che non abbiamo più tempo. 3957. Costudisci questo numero a costo della tua stessa vita. Ripetilo
    3957



    Edited by April Sanchez - 23/7/2023, 17:17
     
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    Le volte in cui si erano stretti in quel modo non potevano più essere contate, si avvicinavano ad un numero tendente all'infinito che sarebbe cresciuto sempre di più, anno dopo anno trascorso fianco a fianco.
    Erano state tuttavia decisamente rare le occasioni in cui April e Regan si consegnavano l'uno all'altra nella totalità del loro Io più fragile, sorreggendosi a vicenda per resistere all'impatto di una situazione nuova e pericolosa, che annegava entrambi nella sopraffazione.
    Spogliato della corazza del supereroe indistruttibile, l'Irlandese si sentiva infinitamente più leggero, legittimato della possibilità di incrinarsi e ad affidarsi alla sola donna che avrebbe mai amato e da cui avrebbe mai cercato rifugio.
    Nemmeno tu lo sarai mai sospirò tra i suoi capelli, senza accennare a lasciarla andare. Come poteva sentirsi inadeguata, se era l'unica a cui il giovane O'Toole avesse mai consegnato l'anima in tutta la sua vulnerabilità?
    Sarebbe stato un lungo percorso, per April, quello in cui si sarebbe mossa assieme a lui lungo questa consapevolezza, che di non si sarebbe radicata in lei dopo quel primo confronto, in un momento in cui la lucidità aveva abbandonato entrambi... Ma avrebbero avuto tutto il tempo per approfondire ed in cui Regan avrebbe potuto dimostrarle quanto bisogno avesse sempre avuto di lei, oltre che di esserci per lei.
    Il punto non era affatto quello di correre il rischio di darsi per scontati, ma in quel momento non c'era altro da sviscerare, nessuna frase da poter sostituire a quell'unico, irrazionale, profondo bisogno di gesti impossibili da fraintendere e che, con le parole, avevano davvero poco a che vedere.

    Quel contatto fu lo stesso con cui si cercarono per l'intera durata della preparazione della pozione, perfettamente concentrati sul loro operato e sulle istruzioni latrate dal bisnonno che tuttavia, metodi di sminuzzamento e misurazione a parte, aveva avuto davvero poco da ridire.
    Regan era preoccupato, era inutile fingere il contrario. Era terrorizzato all'idea di vedere April partire per un luogo ed un tempo in cui non poteva seguirla, impossibilitato a fare altro che non fosse aspettarla e pregare che tornasse da lui tutta intera e ancora meravigliosamente sua.
    Si fece stringere e coccolare come un cucciolo raccolto da un angolo della strada, trattenendola a sua volta contro di sé come se questo potesse impedirle di correre il rischio di dimenticarlo, o di cedere alla follia nel rivivere ciò che di tanto traumatico la sua mente aveva già rimosso in un'occasione.
    Se puoi, ti prego... Ricordati che il tuo posto è qui con me... Che il tuo tempo è questo e che io senza di te sono perduto.
    Lo sussurrò direttamente sulla sua pelle, una preghiera fatta di baci e brividi che riempirono quei quattro giri di orologio quando neanche giocare con le piume di Jobbernknoll fu più abbastanza.
    Qualunque cosa tu dovessi vedere, se dovessi perderti, pensa anche a tutti ricordi di noi due, quelli che ti hanno portata qui. Torna da me, Ap, ok?
    Le dita della mano libera di sua moglie furono avvolte da quelle dell'Irlandese mentre le altre, affusolate ed eleganti, si chiudevano attorno al calice pieno del liquido dorato che l'avrebbe strappata al presente. Damnù, se non gli avesse più sorriso in quel modo, l'ex Corvonero avrebbe affrontato l'inferno, pur di riportarla indietro.
    Poi April bevve e le spalle del ragazzo si irrigidirono di riflesso, man mano che la pozione spariva oltre le labbra della sua Cercatrice... E l'oblio la inghiottì. Pochi secondi e di April, accanto a lui, non rimaneva che un vuoto involucro dagli occhi sbarrati, che fissavano davanti a sé senza vedere nient'altro all'infuori dei ricordi in cui era prigioniera.
    Sono qui, amore, sono con te. le disse concitato, spaventato, senza che lei desse alcun segno di udirlo.
    La prese tra le braccia e la depose sul divano, accarezzandole i capelli e la fronte sempre più imperlata di sudore, mentre ascoltava il suo respiro irregolare ed i suoi lamenti.
    Nonno, che faccio? Che cazzo faccio?!
    Disperato, si voltò verso il vecchio nel dipinto, che osservava l'intera scena con il sopracciglio sollevato che costituiva l'intramontabile marchio di fabbrica O'Toole.
    Sta andando tutto bene, ragazzo. Non avrai creduto mica che sarebbe stato semplice come buttar giù una Pozione Pepata, spero! Se però pensi che possa aiutarla, parlale attraverso il tuo Patronus.
    Chissà in che forma si sarebbe manifestato il suo drago argentato, adesso che la sua razionalità era completamente offuscata dal terrore... Un terrore presente, vivo e reale, ben più tangibile di qualsiasi illusione da Mollicci da due soldi.
    Io voglio venire con voi...

    No, no no no... Devi tornare da me! Oddio... Expecto Patronum!
    Dalla bacchetta, in tutta la sua maestosa forma e tuttavia quasi trasparente, il drago di fumo argenteo spiegò le sue ali, ruggendo di un dolore mai provato prima. L'enorme creatura di luce si accucciò accanto al divano e sospirò con il suo fiato intangibile all'orecchio e tra i capelli della strega, che improvvisamente disse un numero composto da quattro cifre.
    Ok... Ok! 3957, ci siamo!
    Scattando in piedi, con il cuore in subbuglio Regan raggiunse un taccuino posato sul tavolo e, ignorando il tremore della mano, scarabocchiò un appunto con quel numero. Pochi istanti appena, poi tornò ad affiancare il suo Patronus e soprattutto April.
    Ce l'hai fatta, tesoro, sei stata bravissima. Torna da me, adesso. Ti prego torna qui... Se riesci a vederlo, segui il drago. Sali sulla sua groppa e torna a casa...


    Edited by Regan O'Toole - 3/8/2023, 20:23
     
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    La stretta di quelle mani grandi intorno alle mie si fa convulsa e ne percepisco tutta la forza, un disperato tentativo di ritardare l'imminente separazione. Strizzo le palpebre per non permettere a quel numero di uscire dalla mia mente, dove danza, sballottato da un mare di angoscia e paura, mentre un filo ininterrotto di lacrime riga le mie guance di bambina. Non voglio che mio padre mi lasci, mi ribello all'idea che mi privi di quel calore che è protezione, amore, casa. E finchè le mie dita restano intrappolate nelle sue, so che nessuna delle cose terribili che mi ha appena detto, si realizzerà.
    Possibile anzi che non succeda mai e che alla fine lui e la mamma non mi lasceranno. Perchè dovrebbero volersi separare da me, cosa ho fatto di tanto sbagliato ? Respiro fra i singhiozzi e i miei occhi si aprono sul suo sorriso, un po' incerto. E' un attimo sospeso e privo di parole, in cui sono solo i nostri sguardi a parlare. Il suo è amorevole come al solito, tremolante dietro la cortina acquosa del mio pianto, ma deciso e rassicurante, fino a quando qualcuno mi afferra alle spalle. Una presa altrettanto salda mi costringe ad indietreggiare e a staccarmi da tutte le certezze della mia vita. Le mie braccia restano tese, le dita allungate verso una tenue speranza di riappropriarmene, con un grido che resta impigliato fra le labbra.
    Non c'è più niente intorno a me, solo buio ed oppressione. Mi volto in ogni direzione, ma ogni punto di riferimento è scomparso. La cecità è profonda, inaccettabile ed il silenzio così totale da avvertire solo il battito furioso del mio cuore. Eppure le mie labbra provano ad emettere suoni che non odo ed è quasi asfissiante, come se non ci fosse abbastanza aria da incanalare. Non ho mai provato niente di simile,un tale lacerante smarrimento. E' forse questo il vero senso dell'essere abbandonati? Uno strappo talmente definitivo da cancellare tutto ciò che di buono si è provato fino a quel momento?
    So che c'è stato un prima, anche se non riesco a vederlo e la tentazione di distaccarmi da tutta questa sofferenza, mi spinge a cercare una via d'uscita. Tuttavia ho bisogno di sapere e di inseguire quella traccia che l'ultimo contatto con mio padre ha rivitalizzato in una sensazione che sento di aver già vissuto. Un percorso d'amore che ho negato e volutamente dimenticato in virtù' di un singolo scioccante episodio?
    Vortico e vengo risucchiata altrove. I miei passi procedono insicuri su quello che sembra un terreno accidentato, ma non vi sono ostacoli ed il suono della mia risata mi sorprende. Infantile e goffa, come l'andatura che mi fa volare tra le braccia di mio padre in un'estate assolata di prati verdi e cavalli su cui cavalco libera da ogni angoscia. Emozioni che fluttuano in un caleidoscopio insieme di frammenti di vita che ho vissuto e respirato. Mi sento inondata da una tale tenerezza, da non essere capace di discernere la verità dalle mie più nascoste illusioni. Ma è successo e io ho fatto di tutto per dimenticarlo.
    Non voglio illuderti, April. Non li rivedrai più.
    La voce stende un velo gelido su quella luce sfavillante. Provo ancora quell'angosciante senso di vuoto e l'uomo mi guarda con un'espressione indifferente, quasi compiacendosi della mia disperazione.
    Hanno commesso un crimine e pagheranno. Ho promesso loro che ti avrei portata lontano, al sicuro ed intendo farlo. Ma sarebbe tutto molto più semplice se ti avessero rivelato qualcosa che potesse aiutarli a non morire in una gelida prigione. Puoi ancora salvarli. Sento che ogni parola pronunciata da quell'uomo è permeata di ostilità e mio padre mi ha fatto giurare di non rivelare niente a nessuno. L'uomo mente e vuole solo sapere il numero che mio padre mi ha chiesto di costudire. Il viso dello sconosciuto incombe sul mio, scuoto la testa e sollevo lo sguardo oltre la sua testa. Due grandi ali volteggiano in lontananza si avvicinano rapidamente, rivelando la sagoma di un possente drago.
    Sicura, April? La voce è ora spaventosamente cupa, ma sento di non dover rispondere alla sua domanda. Piuttosto, so che la magnifica creatura è li per salvarmi davvero ed è come se mi invitasse a salire sul suo collo per condurmi lontano da tutto quel dolore.

    Riapro gli occhi in una stanza silenziosa. Sono stesa sul divano e Regan è in piedi, di spalle, che scribacchia qualcosa. Mi sollevo a sedere e sento la testa pesare come se fosse fatta di solida roccia. Ma è solo un attimo.
    Reg... Il suo patronus è accucciato ai miei piedi e sbuffa lievi lingue di fumo azzurrino. Eri tu
    Quando accorre accanto a me, gli cingo le spalle e per un lunghissimo lasso di tempo, non ho altro desiderio che ritrovarmi nel tepore del suo abbraccio. Mi sembra di aver trascorso un tempo lunghissimo in quell'esplorazione insensata e ogni attimo di quell'assurdo viaggio ritorna alla mia mente.
    Ha funzionato Guardo verso il dipinto in cui un vecchio annuisce e probabilmente attende di avere notizie più precise.
    Mi stacco dalle sue braccia e sorrido prendendo, tra le mie, le mani del mio preoccupatissimo marito.
    Lo hanno fatto, Reg, sono colpevoli. Fisso le sue dita che si intrecciano le mie. L'ho sempre saputo, ma lo avevo rimosso. Come ho cancellato l'amore che provavano per me. Probabilmente ho cercato di difendermi annullando qualsiasi legame tra di noi, ma non è giusto. Cancellare il loro affetto, non mi ha permesso di vivere meglio, ne di preservarmi da tutto l'odio che ho provato e che mi ha fatto commettere tanti errori.
    Torno a specchiarmi nei suoi occhi, l'unica realtà che non è mai cambiata, non mi ha mai delusa e che non mi ha mai chiesto di rinunciare a me stessa, in nessun caso.
    So che questo non cambia la situazione, però mi aiuta a capire che continuare a provare del rancore nei loro confronti non è utile, non lo è mai stato. Potrei addirittura accantonare tutto questo e ricordare ciò che sono stati per me, prima di quel maledetto giorno. Potrei, ma c'è ancora qualcosa che sento di dover fare. E' più una sensazione che una certezza, ma le parole di quell'uomo mi spingono a chiedermi cosa i miei abbiano celato e custodito con tanta determinazione.
    Deve esserci qualcosa in quella camera segreta che non volevano fosse scoperta e l'hanno affidata a me. Devo sapere di cosa si tratta.
     
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    Asciugare le umide perle salate che scivolavano lungo le guance di seta della sua Cercatrice, stavolta, non avrebbe lenito il dolore che le aveva fatte scaturire.
    La sofferenza che attanagliava April aveva origini remote ed il presente, per lei, era ancora una porta sbarrata oltre la quale Regan avrebbe potuto disperarsi fino alla fine dei tempi... La donna che da oltre un terzo della sua esistenza aveva dato un significato ad ogni suo respiro, non lo avrebbe udito.
    Damnù, non si era mai sentito tanto impotente e disperato, e più convulsamente i palmi aperti del mago le asciugavano il viso, più la rabbia ed il terrore si impadronivano di lui e gli toglievano la ragione, mentre il battito assordante del suo stesso cuore gli martellava nelle orecchie.
    Ti prego, ti prego, ti prego...
    Che fosse accaduto più o meno consapevolmente, pagine della storia di April erano state strappate via con violenza e lei aveva vagato per anni nel leggero torpore di chi era certo di non meritare niente di più che quello, giorni inanellati nella superficialità. Poi si erano incontrati e l'inchiostro aveva smesso di essere incerto e sbiadito, tornando così ad imprimere su nuove pagine vuote una narrazione ancor più stupefacente, nitida e meravigliosa. Chi era, lui, adesso che si era presentata una possibilità, per impedirle di recuperare le prime pagine, quelle che tanto a lungo sembrava che fossero andate perdute? Reg glielo doveva, per quanto non lo volesse.
    April meritava tutto, la realizzazione di qualsiasi desiderio, la soddisfazione di qualsiasi bisogno, la piena e totale realizzazione di se stessa; in quell'oblio in cui si era smarrita c'era parte della sua identità ed era giusto che la recuperasse per tornare, finalmente, ad essere completa. E l'Irlandese voleva amare tutto, di lei, anche ciò che ancora non conosceva e la inghiottiva in quell'oscurità apparentemente senza via d'uscita.
    Aspetta, tesoro, ti prendo una coperta.
    Si era alzato per questo, avvicinandosi alla poltrona per recuperare un grosso plaid da gettarle addosso, così da evitare che continuasse a tremare in quel modo, quando la udì pronunciare la sola parola che potesse salvare il giovane O'Toole da una disperazione senza fine.
    Reg...
    Ap! gracchiò strozzato, precipitandosi al suo fianco, gli occhi azzurri che ritrovavano sotto le palpebre umide della donna che amava la sua anima, ancora scossa, ma presente e reattiva. Dio, quelle iridi di caramello non gli erano mai sembrate tanto meravigliose.
    Certo che ero io, come puoi pensare che potessi lasciarti lì senza aiutarti a tornare indietro? la issò a sedere e ricambiò la stretta della strega, avvolgendola nel più sollevato e disperato degli abbracci mentre il Patronus si dissolveva in uno sbuffo di fumo stellato.
    Ce l'hai fatta, amore mio, ce l'hai fatta, sei di nuovo qui... Sei stata incredibilmente forte, lo sai, vero? lasciò che il suo sollievo si perdesse in un sospiro tra i suoi capelli, respirandone il profumo come se fosse appena tornata dopo un lunghissimo viaggio, nonostante fosse rimasta accanto a lui tutto il tempo.
    Pazientemente, Regan la lasciò spiegare, raccontare e condividere con lui ciò che più le premeva di quell’esperienza tanto potente, scambiando occhiate interrogative con il bisnonno del quadro, mentre un turbinio di riflessioni confuse e a tratti contrastanti iniziava a vorticare nella sua mente.
    Oppure potresti averlo fatto intenzionalmente. vagliò anche quest'ipotesi dopo aver pensato a lungo ed averla ascoltata, seduto sul divano con lei rannicchiata tra le braccia, la schiena della strega che Regan non riusciva a smettere di farsi scorrere sotto le dita.
    Rimuoverli dalla tua mente per evitare che chiunque potesse forzarla ed arrivare a ciò che nascondevano. Hai cancellato perfino il loro amore, pur di proteggere i loro segreti ed evitare qualsiasi pericolo. Ti rendi conto di quanto coraggio serva per fare una cosa del genere?
    Possibile che fosse stata April stessa a rimuovere quelle pagine, disposta a dimenticare tutto pur di proteggere i segreti della sua famiglia?
    Certo che devi saperlo... Ne hai tutto il diritto.
    Cercò il suo sguardo ancora una volta e le carezzò le guance con i pollici, nel racchiudere tra i palmi aperti il suo viso incantevole.
    Ma hai scoperto, o meglio, hai ricordato che ti amavano. Eri degna del loro amore, Ap, anche se per anni ti sei convinta di non meritare quello di nessuno, proprio perché credevi che anche il loro ti fosse stato negato per qualcosa che avevi fatto. Per un attimo, aggrappandoti a questa rivelazione, ho avuto il terrore che ti perdessi per sempre e non ti interessasse più il mio. Sono uno stupido egoista, lo so... Ma è stato orribile.
    Orribile come, in quel momento, rimanere lontano dalle sue labbra per un solo altro secondo.


    Edited by Regan O'Toole - 20/4/2024, 15:32
     
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    Dunque la mia mente ha distorto la realta' e ne ha creata una alternativa spregevole e del tutto priva di compassione, per me stessa ed i miei genitori. In questa nuova dimensione ho accantonato il mio passato, ma ho portato con me la percezione dell'assenza, la mancanza che vivrò dentro di me e che ha determinato scelte, umori e reazioni che per alcuni sono stati incomprensibili. Ho sempre creduto di dovercela fare da sola, senza potermi permettere di aver bisogno di qualcuno. Ora capisco che si è trattato di sfiducia e di proteggermi da quella sensazione spaventosa che ho provato nel sentirmi abbandonata. Non sono mai riuscita ad andare oltre questo e nel tentativo di sottrarmi a quel dolore mai risolto, ho tradito tutto il bene che ho ricevuto. Più che normale quindi, trasgredire alle regole e rifiutare qualsiasi manifestazione di affetto sincero. Ho odiato i miei genitori e riversato la mia rabbia verso le persone sbagliate, pur di non sentirmene attratta e confessare a me stessa che potevo essere amata perchè non ero sbagliata, anche se per troppo tempo mi sono sentita cosi. Ho imparato ben presto a difendermi e a non manifestare le mie emozioni. Nessun legame stabile, ma tanti episodici incontri che non fossero profondi e coinvolgenti. Essere superficiale mi ha preservata da ulteriori abbandoni, per me, insopportabili. Questo è ciò che sono stata fino al giorno in cui ho incontrato Regan e mi ha permesso di sopravvivere. Lui ha scardinato ogni certezza e tutte le mie difese e mi ha permesso di guardarmi oltre le sovrastrutture che avevo costruito. Di contro, tutte le mie paure sono esplose e più il nostro rapporto si intensificava, più avevo il terrore di perderlo. Tuttavia, non ero mai stata investita da un amore tanto puro e con pazienza infinita è riuscito a farmi accettare l'idea che potevo fidarmi ed affidarmi a chi non voleva altro che me.
    Le braccia in cui mi risveglio sono proprio le sue. La sua apprensione mi accarezza tanto quanto la sua voce che sfiora calda il mio orecchio. E' un sentimento più forte della riconoscenza che rende impagabile quella stretta, in cui rinasco, splendente, come una fenice.
    Il baratro in cui sono precipitata all'arrivo della lettera, è stato uno strascico ingombrante, la somma di tutte le paure vissute e mai affrontate.
    Ho resistito solo perchè sei sempre stato con me mormoro senza trattenere la commozione nel visualizzare il patronus che evanesce lentamente in un tripudio di polvere luminescente.
    Cosa posso temere ancora, se non mi ha mai lasciato sola, nemmeno nei miei incubi peggiori? Eppure ancora tentenno e ho qualche remora nel confidargli i dettagli più scabrosi e la vera natura del rapporto con i miei genitori. Ma è ancora lui a guidarmi lungo la via della comprensione e a rivelarmi le conseguenze di una vicenda di cui non ho nessuna colpa, pur essendomele assunte tutte.
    Hanno creato per me un mondo ideale, in cui mi sentissi circondata d'amore e avessi tutto ciò che potessi desiderare. Solo ora capisco che la rigidità che io scambiavo per disinteresse, era dovuta al grande e orribile segreto che custodivano. Mi hanno regalato una vita serena, ma loro dovevano confrontarsi ogni giorno con il timore di essere scoperti. Un sorriso timido allunga le mie labbra e i suoi meravigliosi occhi sono il confine delle mie certezze. Prendo la sua mano e socchiudo i miei, mentre le sue dita lisciano la mia guancia. Quanto amore può racchiudersi in un solo gesto così dirompente da trasmetterlo intonso a tutto il mio essere. Ho rivissuto l'ultimo terribile atto della mia infanzia. Ho perso tutto in una manciata di secondi e sono stata strappata loro senza nemmeno rendermi conto del perchè. Il mio sguardo si incupisce e si sposta verso il volto nel quadro a cui devo parte della mia salvezza.
    C'era un uomo, lo stesso che mi ha portata via e che non mi ha mai spiegato nulla. Ho poi smesso di ascoltare qualsiasi cosa mi dicesse, per quel poco che ha influito nella mia vita. Respiro e torno a posare lo sguardo sul mio prezioso marito. Ha detto che i miei avrebbero potuto evitare il carcere se gli avessi consegnato qualcosa che è costudito alla Gringott. Mio padre però mi ha fatto giurare di non rivelarlo a nessuno. Ho fatto molto di più che proteggere i loro segreti. Forse sono responsabile della loro fine Un sospetto che non mi aveva mai abbandonato, sepolto nei recessi della mia mente, ma sempre vivo e pronto a condizionare ogni aspetto della mia esistenza.
    Però di quella persona non mi sono mai fidata. Per questo devo sapere cosa hanno nascosto e capire se il mio silenzio avrebbe potuto davvero cambiare il loro destino Un ostinato silenzio fino a perdere la memoria di un segreto che deve essere svelato.
    So che non si tirerà indietro, so di poter contare su di lui.
    Io ho bisogno di te ogni attimo della mia vita e non potrei affrontare tutto questo se tu non mi dessi il tuo appoggio. gli butto le braccia al collo e suggello con le mie labbra quel bacio che è come una conferma di quanto quella sua sensazione sia stata solo un errore.
    Per rinunciare all'unica certezza che ho? Mai... Sulle sue labbra, nel limitato intervallo di un respiro, dove il tempo si tinge d' infinito Mai...
     
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