Coincidences

| Dublino magica | Brian - Roxanne |

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    A Rob sarebbe piaciuto vivere qui.” Fu un pensiero dolce ed amaro al contempo che truffaldino s’insinuò nella mente arguta ed ambiziosa di Roxanne, mentre s’aggirava per le variopinte e vivaci vie della Dublino magica: dall’anima gentile e dall’indole spigliata, suo fratello s’era sempre sentito in gabbia nell’umida caligine londinese, che non ammorbava invero solo i paesaggi, ma altresì le menti dei britannici - avviluppati su sé medesimi come ricci protetti da aculei di distaccata ironia. In quella città vichinga, dissetata dal fiume e dal mare, ma soprattutto dal whiskey, invece, la sua istintiva empatia e la sua estroversa onestà giammai sarebbero state fuori posto, né giudicate con superbia. Ed una volta libero dalle spietate catene con cui suo padre l’aveva intrappolato ad un destino che non aveva scelto, lì insieme avrebbero potuto ricominciare, inseparabili ed inarrestabili. Se solo ignote mani non glielo avessero strappato via…
    L’unica superstite dei Wilefyre celò la smorfia apparsa sulle sue sensuali labbra oltre la vermiglia mela candita che aveva acquistato poc’anzi, in un negozio di dolciumi dal nome impronunciabile che le aveva rammentato Mielandia: il sapore zuccherato della lucida buccia scarlatta e quello asprigno della candida polpa le stuzzicarono le papille gustative e morso, dopo morso, ogni sfumatura di disappunto e malinconia abbandonò il suo grazioso viso da eterna bambina.
    - Le piace la sua mela, signorina? - un uomo dai capelli di argentea neve e dal volto disegnato dal tempo le si rivolse con parole cordiali, forse notando un luccichio di soddisfazione nei suoi occhi verdi come Anatema che Uccide.
    - Uhm…sì, è deliziosa. - aveva sempre avuto una predilezione per le mele, forse poiché la tradizione le considerava i frutti del peccato primordiale, il simbolo della resa alla tentazione, ed ella giammai aveva saputo o desiderato resistere ai propri vizi, assecondandoli invece senza curarsi delle conseguenze.
    - Ne prenda un’altra, allora. La vita è troppo breve per privarsi di questi piccoli piaceri. - un commento che tinse di malizia e furbizia il sorriso della camaleontica fanciulla, che viveva trasportata dalle proprie volubili passioni, giuste o sbagliate che fossero. Pertanto annuì in direzione del suo interlocutore e poi proseguì per la propria strada, oramai avvezza a quelle inattese e volatili conversazioni su futili assunti privi di secondi fini.
    Passeggiando per le vie di Dublino, infatti, ovunque posasse i propri menzogneri ed ingannevoli occhi, incontrava i volti sorridenti e incrociava gli sguardi vispi di estranei che accoglievan il suo passaggio con cenni di saluto o parole garbate. E, di tanto, in tanto, qualcuno persino arrestava il suo incedere per commentare l’ultima notizia dell’An Phoblacht o semplicemente per suggerirle di sperimentare questo o quel prodotto. Consuetudini che in principio aveva trovato alquanto bizzarre, ma a cui s’era accostumata presto, lasciandosi coinvolgere dalla cordialità di quella gente che aveva il fuoco nel cuore - il medesimo che era arso un tempo altresì nel suo intimo.
    Imboccò la via principale che divideva a metà il quartiere magico della capitale dell’EIRE, trovandola stipata di banchetti dai variopinti stendardi, innalzati per donare vivaci colori a quel pallido pomeriggio d’inverno. Incuriosita, si mescolò alla folla che osservava le merci esposte, contrattandone i prezzi e discutendone la qualità con commercianti dagli accenti stranieri. E dopo qualche passo, incappò in una bancherella che offriva ingredienti rari per Pozioni, nelle cui prossimità s’attardò per disquisire con la venditrice in merito alla tradizione gaelica delle preparazioni alchemiche: un'arte tanto criptica quanto affascinante che stava con diletto studiando, avida di conoscere ogni minuzia e svelare ogni arcano di quella terra che le aveva portato via suo fratello.
    Sicché la donna le parve alquanto preparata sull'assunto, infine s’affidò ai suoi suggerimenti per acquistare qualche ingrediente mai sperimentato ed un libro intitolato Ailceimic Nimheanna, ossia ‘Alchimia dei Veleni’. - Svelta, mettilo via. Non devono sapere che ne sei in possesso. - le intimò la venditrice con fare circospetto e cospiratorio, forse credendo d’aver innanzi una sprovveduta. - L’ho pagato e ne farò ciò che voglio. - ribatté con sprezzante capriccio, infastidita d’esser stata sottovalutata nella propria arguzia, ma suo malgrado fu costretta ad obbedire: le eran occorsi pochi battiti di ciglia per intuire che il vero fulcro di quel mercato fosse il contrabbando di oggetti tanto preziosi quanto proibiti e senza dubbio alcuno non avrebbe rischiato d'esser colta in flagrante per capriccio o vanità.
    - Non vorrebbe comprare un medaglione protettivo? Una così graziosa fanciulla deve essere ben difesa… - era oramai giunta all’epilogo del mercato, allorché fu fermata da un uomo che le indicò d’approssimarsi per osservar i suoi gioielli, decorati da pietre preziose ed incisi con rune dalla dubbia efficacia.
    - Questa fanciulla si sa difendere egregiamente da sé. - fece per allontanarsi, ma si sentì afferrare e strattonare per un braccio, con tanta veemenza da farle male. Sfoderò la bacchetta per affatturar il suo aggressore, ma quello fu più svelto: le lanciò in volto una polvere che la accecò, facendole lacrimare gli occhi, e impietoso le strappò il ciondolo dal collo. Il suo ciondolo…quello che racchiudeva la foto incantata di Robin…l’unico cuore che le fosse rimasto…
    Scagliò un Everte Statim che mancò il bersaglio per un soffio e fece invece esplodere una bancarella, creando un diversivo perfetto per la rocambolesca fuga del ladro. - Qualcuno fermi quell’uomo! - gridò con ira, mentre agile ed aggraziata scavalcava le macerie fumanti del banchetto per inseguire il malfattore, che s’era fatto largo tra la folla e si stava allontanando per vie secondarie e bui vicoli.
    - Stupeficium! - oh, non si sarebbe arresa senza lottare Roxanne: non era affatto una preda facile, a dispetto delle proprie esili ed angeliche parvenze. E se fosse riuscita a ghermirlo con le proprie mani d'amante e d'aguzzina…avrebbe rimpianto d’aver tentato di privarla di tutto ciò che le era rimasto di prezioso in quella vita a metà.


    Edited by daughter of venom and vendetta - 28/1/2023, 20:56
     
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    Dublino gli riservava sempre un'accoglienza particolarmente calorosa, nel turbinio di colori delle sue strade chiassose e pervase di musica, il che lo predisponeva ad una certa serenità di spirito, nonostante il motivo della sua permanenza in città fosse tutt'altro che turistico. D'altronde Brian conservava il suo appartamento in Suffolk Street dove aveva abitato per anni, prima del trasferimento a Belfast. Qui si sentiva davvero a casa, più che Westport, ridente cittadina molto provinciale, sulla costa atlantica.
    Nella terra di Joyce e Wilde aveva mosso i primi passi da avvocato ed era poi diventato Auror e sempre li annoverava alcune tra le sue amicizie più solide. Era arrivato la notte precedente da Londra, felice di essersi scrollato da dosso la fredda ospitalità inglese e aveva intenzione di parlare con un paio di ex colleghi in merito a ciò che aveva saputo a proposito del black evil, come ormai veniva definito al Ministero.
    Ci rimuginava da allora con la solita, caotica messe di particolari. Una mente analitica come la sua, aveva bisogno di catalogare ogni piccolo indizio per servirsene poi, quando altre notizie arricchivano il suo archivio mentale. Nel corso degli ultimi dieci anni aveva raccolto diverse informazioni, ma niente che lo avvicinasse al misterioso proprietario del medaglione. Un fantasma che appariva e scompariva in punti diversi del Globo a seconda della storia che gli veniva propinata. Aveva interrogato bifolchi che smerciavano la loro libertà in cambio del covo di Morbus e altri che semplicemente volevano estorcergli parecchi galeoni per rivelargli le sue fattezze. Non era mai emerso nulla che avesse un reale fondamento.
    Il Mangiamorte e la piccola Elaine erano stati inghiottiti dalla terra che non aveva intenzione alcuna di eruttarli.
    Brian attraversò a veloci falcate la strada che separava le due dimensioni nel punto in cui il pub più caratteristico della città proseguiva ad angolo, intersecando la via limitrofa. Lo scenario mutò all'improvviso. Un multietnico caleidoscopio di figure si muoveva vociando nel caos di un mercato antico quanto la città stessa. Compreso nell'itinerario per il Ministero, lo aveva attraversato innumerevoli volte, spesso si era fermato per acquistare medicamenti e misture per la sua attività e qualche volta aveva dovuto procedere ad un sequestro di beni non commerciabili secondo le leggi vigenti. Era piuttosto conosciuto in quel posto e anche lui ricordava facce ed espressioni di coloro con cui aveva avuto a che fare.
    Salve Seamus! Non gli era sfuggito il lesto movimento del commerciante che aveva fatto evanescere alcune, non meglio identificate, merci dalla sua ricca esposizione, con una tale destrezza da fargli arricciare le labbra.
    Doyle, quale inaspettato piacere vederti di nuovo da queste parti! Sei qui per qualche motivo particolare?

    La voce dell'azzimato venditore tradiva la sua recente colpa, più di quanto egli stesso avesse voluto. L'auror si fermò e con un sorriso di scherno soppesò una coppa finemente decorata con intarsi e pietre preziose.
    Dipende da cosa nascondi. Potrei essere tentato di farti ritirare la licenza, se fosse qualcosa di particolarmente pericoloso. Seamus allargò le braccia e borbottò, apparentemente umiliato da quella supposizione.
    Sempre a prendersela con dei poveri, onesti lavoratori che fanno il loro dovere e rispettano le leggi. Ti sembrano oggetti che possano recare un danno a qualcuno? quindi, portando la mano sulla guancia, a schermarsi da eventuali orecchie indiscrete. Se ti piace quella, puoi portarla via. Costa un occhio della testa, ma non voglio un galeone, non da un vecchio amico.
    Stai per caso cercando di corrompermi? Meglio che vada o cederò alla tentazione di vedere cosa hai fatto sparire Nel posare la coppa, non perse il suo sorriso e stava per aggiungere qualcosa quando la sua attenzione fu catturata da grida concitate e da un movimento repentino a qualche metro di distanza. La calca gli impediva di visualizzare la sorgente dell'improvviso scompiglio, ma non gli erano sfuggite le parole della giovane e la fuga di un tale incappucciato. Lei intanto faceva scaturire scintille dal suo legno, nel tentativo di colpirlo.
    A quel punto Brian, senza pensarci sopra, sguainò la bacchetta e si mosse all'inseguimento tra la folla che costituiva un ulteriore impedimento. Per raggiungere il ladro scaraventato a distanza dall'incantesimo della sua vittima, fu costretto a tagliare per i banchi, scavalcandone alcuni e spargendo le merci tutte intorno. Nel momento in cui lo ebbe a portata di tiro, girò bruscamente il polso
    Locomotor Mortis!
    Il fascio di luce vermiglio immobilizzò le gambe del fuggiasco, ma con uno scatto fulmineo questi armò la sua mano pronto al contrattacco.
    Brian rotolò su se stesso per evitare il morso dello schiantesimo e con un colpo di reni si issò, legno in pugno per disarmare il suo avversario.

    Edited by BrianD - 12/4/2023, 17:36
     
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    Per pochi battiti di ciglia, fu come se il presente si fosse cristallizzato in un istante sospeso al di sopra del tempo, per conceder alla figlia giammai voluta d’immergersi nelle dolci memorie del suo rimpianto passato. Non fu più allora la sagoma incappucciata del ladro a specchiarsi nel suo menzognero e ingannevole sguardo, bensì occhi di smeraldo proprio come i suoi: suo fratello la sovrastava, guardandola dall’alto in basso, eppure Roxanne non si sentiva in soggezione, né inferiore al suo cospetto, e la sua ombra non la sminuiva, la proteggeva.
    Percepiva il sentore salato delle lacrime sulle labbra schiuse in una muta richiesta di consolazione e il tepore delle mani di Robin sulle gote umide di pianto. E nella mente arguta e ambiziosa cullava il pensiero del giovane babbano che suo padre aveva torturato e ucciso per aver osato giacere con lei. L’aveva costretta a guardare mentre infliggeva la sua punizione, affinché apprendesse quali fossero le conseguenze delle sue peccaminose azioni e sin a che punto si sarebbe spinto pur di piegarla al proprio volere - docile marionetta a cui era impedito di sognare e di ambire…di scegliere il proprio destino…
    Eppure non stava piangendo per tale ragione Roxanne: la sua ardente e velenifera disperazione era invero per suo fratello, per la minaccia di allontanarla da lui con cui suo padre l’aveva terrorizzata. Una minaccia che Robin non avrebbero in alcun modo potuto sventare, ma addolcire in qualche modo…quello sì. Nei suoi occhi verdi come Anatema che Uccide era allora danzata una collana con un ciondolo d’oro a forma di cuore, al suo interno una foto incantata di suo fratello.
    - È un medaglione magico…ti basterà aprirlo e sussurrare il mio nome per chiamarmi, come io potrò fare con te… - le aveva sussurrato, mostrandole un ciondolo identico legato al braccialetto che indossava, e poi le aveva allacciato il gioiello al collo, carezzandole i capelli.
    Non può averlo…è tutto ciò che mi resta di lui…”. Un pensiero che dissipò le immagini di quel ricordo dolce-amaro e la strappò al passato in cui sovente si rifugiava, facendola ripiombare nel presente d’un mercato irlandese, d’una bancarella esplosa in una miriade di coriandoli e d’un malfattore inseguito dal suo Schiantesimo.
    L’onda scarlatta eruttata dalla sua iraconda e vendicativa bacchetta ghermì le codarde caviglie del fuggiasco, ma non poté arrestarne del tutto la fuga. Lo fece però inciampare e ruzzolare lungo l’acciottolato del vicolo secondario imboccato, rallentandolo quanto bastava per permetterle d’accorciare le distanze: non gli avrebbe concesso di sfuggirle dalle dita d’amante e d’aguzzina, non con quel prezioso dono che suo fratello le aveva fatto poco prima d’esser inghiottito nell’oblio, sacrificato in una guerra che giammai aveva anelato combattere. Lo avrebbe ucciso piuttosto, crudele com’era stato suo padre, e non avrebbe esitato neppure per un battito di ciglia nel farlo, incurante dei testimoni, incurante di far cadere ogni sua artificiosa maschera.
    Un lampo di luce cremisi le saettò accanto e la giovane devota a velenifera e vendicativa arte si ritrovò senza vaticino affiancata da un uomo avvenente dal portamento austero e atletico, che unì la propria bacchetta alla sua nel tentativo di catturare il malfattore. Non ebbe il tempo di ringraziarlo per esser intervenuto, giacché il ladro non esitò nel contrattaccare con uno Schiantesimo che li obbligò a separarsi e che s’infranse contro la parete dell’edificio alla loro sinistra, in una rombante pioggia di detriti e tegole. Alcuni cocci la investirono, ma fu pronta a ripararsi il viso con il braccio mancino, mentre brandiva la sua lignea arma con la mano dominante. - Expelliarmus! - l’incantesimo di disarmo baluginò nella penombra del vicolo e in pochi battiti di ciglia la bacchetta del ladro guizzò via dalle sue mani.
    Era indifeso, infine: un pensiero che fomentò la vendicativa indole di Roxanne, deliziata dal sapore della vittoria fra le proprie labbra sensuali e peccatrici. Percepiva la presenza dell’uomo che era giunto in suo aiuto accanto a sé, ma il proprio egoismo le impose di non accertarsi che fosse rimasto illeso dagli attacchi con cui il malfattore aveva tentato di castigarlo, né di coinvolgerlo oltre in quel confronto che le apparteneva. Perciò s’approssimò sola al ladro ancora immobilizzato dalle magiche catene del suo ignoto complice, il passo volutamente cadenzato come d’una predatrice che assapora con lentezza l’attimo dell’agguato, della prevaricazione.
    Allorché fu a pochi passi dal suo prigioniero, gli permette la punta dello stivale contro la gola e lo minacciò con la bacchetta protesa, mentre lacrime di vermiglio sangue scorrevano lungo il suo avambraccio mancino, ferito nell’esplosione di poc’anzi, e le macchiavano il candido cappotto: non se ne curò, invero non percepì neppure dolore, travolta da un voluttuoso e iracondo Ardemonio d’emozioni adrenaliniche, che anelava eruttare dalle sue viscere per punire quell’esser ignobile che giaceva ai suoi piedi.
    - La collana. Ridammela. - il tono imperioso e inflessibile suonò alle sue medesime orecchie angosciosamente simile a quello di suo padre, eppure non se ne sorprese: dopotutto, sempre era stata conscia di covare oltre le proprie angeliche parvenze la medesima anima maledetta e demoniaca dell’uomo che l’aveva generata e se n’era pentito, giorno dopo giorno. Il ladro tentò di sollevarsi, ma Roxanne premette con più forza con la punta dello stivale contro il suo petto, costringendolo al suolo. Il cappuccio infine gli scivolò via, rivelando un volto segnato da un’orrenda cicatrice e occhi avidi e crudeli. Un volto che non conosceva, estraneo come qualsiasi altro incontrato dacché s’era trasferita in quella cittadina vichinga. - Ora. - soggiunse in un sibilo minaccioso e quello infine lanciò il gioiello, che tintinnò sull'acciottolato. - Che cosa ne volevi fare, stronzo? -.
    - Io…eseguo solo…gli ordini - il volto dell’uomo era paonazzo, faticava a respirare, e per pochi battiti di ciglia, Roxanne carezzò la prospettiva di metterlo a tacere per sempre. Le sarebbe bastato premere sulla sua gola sol un po’ di più…ma non lo fece.


    Edited by daughter of venom and vendetta - 8/2/2023, 09:46
     
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    Nel breve volgere di un battito di ciglia, i due si soppesarono valutando l'opportunità di estremizzare il confronto con un unico, plastico movimento di polso.
    Le voci nella piazza si erano attutite fino a divenire un unico laconico mormorio che dissentiva fortemente con il trambusto organizzato dall'improvvisato terzetto.
    Brian scrutava, con la coda dell'occhio, la direzione attraverso la quale la giovane donna sarebbe irrotta di li ad un attimo e prima che potesse potesse vederla, ne udì i passi frettolosi sull'acciottolato.
    Posa quella bacchetta a terra, amico mio, molto lentamente. Coraggio, non ho intenzione di ripeterlo ordinò con tono calmo. Gli offrì un'ultima opportunità di concludere l'incidente in modo pacifico. Di qualunque cosa si trattasse, la priorità era evitare che chiunque fosse presente, riportasse più danni di quelli che lui stesso aveva contribuito a generare.
    Qualche minuto prima un guizzo di tessuto svolazzante era piombato alla sua destra, li dove un altro banco ricolmo di stoffe, aveva riversato il contenuto sul selciato tra le grida della sua proprietaria. L'Auror aveva voltato appena il capo
    per veder sfilare la snella corporatura dell'altra inseguitrice che brandiva il suo legno correndo nella direzione del manigoldo il quale approfittando dell'ennesimo fracasso, fuggiva verso uno dei vicoli adiacenti.
    Brian aveva inspirato, contrariato dall'ennesimo disastro e perplesso aveva proseguito nella caccia.
    Lei sembrava avere un intero plotone di demoni in corpo quando il lampo dello schiantesimo li aveva costretti a deviare dalla loro posizione. Brian sterzò bruscamente lungo la via parallela. Conosceva bene quel posto e sapeva che sarebbe giunto all'imboccatura dell'altra, sorprendo il fuggitivo prima che potesse procedere oltre.
    Caecitus! digrignò fra i denti, ancor prima che questi potesse sollevare la mano e un attimo prima che la sua compagna di avventure lo disarmasse con un fragoroso incantesimo.
    Mentre il legno ruzzolava a qualche decina di metri dal suo proprietario, ormai inerme, la giovane si affrettò verso di lui. Era ferita. Copiose lingue di sangue correvano lungo il braccio che teneva teso di fronte a lei in un atto d' intimidazione feroce, eppure sembrava non essersene nemmeno accorta. La punta della sua scarpa minacciava la gola dell'uomo, che sebbene accecato, tentò un'improbabile fuga, ma aveva ottenuto soltanto di vederla sprofondare ancora di più sopra il suo pomo d'adamo.
    Era dunque quello. Quel tipo le aveva sottratto una collana.
    La riprendiamo immediatamente. Puoi abbassare la bacchetta e togliere il piede. Non andrà da nessuna parte suggerì l'irlandese con voce gentile, alzando le dita e piegandosi lentamente verso il ladro, senza mai perderla di vista. Era lampante quanto la ragazza fosse in uno stato di esaltazione tale che qualsiasi movimento brusco avrebbe potuto generare una sua reazione incontrollata.
    Brian si accorse solo in quell'istante, quando una goccia di sangue imporporò la camicia dello sventurato, di essersi ferito a sua volta.
    Il prezioso monile tintinnò posandosi sull'asfalto. Il medaglione, trattenuto da una catena d'oro si era aperto, rivelando un volto affilato, quasi imberbe, che gli aggrottò la fronte. La punta del suo agrifoglio, brillò di una luce tenue e riunì i due anelli della catena spezzata.
    E ci dirà anche chi gli ha commissionato il furto, non temere proseguì, restituendole la collana. Il parapiglia aveva richiamato alcuni colleghi, che si erano smaterializzati sul luogo del misfatto, pronti ad intervenire.
    Doyle che diavolo è successo qui! Cos'è, ti hanno organizzato un comitato d'accoglienza per il ritorno a casa? Il suo ex collega si grattava la nuca stupito, rimirando le macerie di quello che prima era un ordinato mercato settimanale.
    Ti spiego fra poco in sede. Portatevi via questo soggetto, ha tentato di derubare la signorina...Mi scuso, ma non abbiamo ancora avuto modo di presentarci sorrise spolverandosi la testa dai residui dell'esplosione il tempo di rimetterci in sesto e vi raggiungiamo.
    Brian voleva lasciarle il tempo di recuperare la calma perduta, oltre a rimediare a quel taglio sul braccio che non appariva grave, prima di condurla al cospetto degli Auror a cui entrambi avrebbero dovuto fornire delle spiegazioni.
    E' sufficiente un po di dittamo, non sembra molto profondo sollevò la manica ed esaminò la lacerazione C'è una bottega a pochi passi da qui, dove potremo procurarcelo. Per il resto...Se non ci chiederanno un risarcimento per danni, sarà solo perchè ho delle conoscenze. chiosò con una certa ironia
    Comunque, io sono Brian Doyle
     
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    Fu garbato il verbo dell’uomo che l’aveva affiancata in quell’inseguimento oramai al suo epilogo, eppure la fanciulla dalle plurime maschere colse un imperioso ordine camuffato oltre quei modi affabili e circospetti al contempo: chiunque egli fosse, non si palesò disposto a concederle d'appropriarsi della sua capricciosa vendetta e Roxanne intuì che non avrebbe esitato a costringerla ad obbedire alla sua volontà con reattiva violenza, se lo avesse ritenuto necessario, forse poiché era avvezzo a farlo per professione. Un’intuizione che l’ultima superstite dei Wilefyre ponderò per qualche battito di ciglia di verificare, sedotta dalla prospettiva d’appurarne la veridicità affondando del tutto con la punta dello stivale nella gola del malfattore, ma sol per il mero capriccio di farsi beffe della sottintesa imposizione di quello sconosciuto e sfidarlo a reagire, voluttuosamente e ferocemente come a sua volta aveva fatto poc’anzi. Poiché, forse, se l’indomito e lacerante Ardemonio delle sue emozioni fosse stato fronteggiato da un assalto di sentimenti ed istinti altrettanto iracondo e devastante, per la figlia giammai voluta sarebbe stato meno ostico, meno doloroso costringerlo ad inchinarsi alla propria artica e superba ragione. Tuttavia…tuttavia, non lo fece ed invece liberò il furfante dal suo soffocante giogo, arretrando d’un passo per docile assecondare l’invito del suo ignoto ed inatteso complice.
    La bacchetta, però, non osò abbassarla, sospettosa e circospetta verso il suo assalitore tanto quanto verso lo sconosciuto giunto repentinamente in suo soccorso: diffidare delle apparenze e valutare con scaltrezza e dedizione gli intenti di chi aveva dinnanzi era ciò che le permetteva di non esser colta in fallo o impreparata ed altresì ciò che le aveva concesso di sopravvivere persino nelle situazioni più impervie, contro ogni scommessa. Perciò poco importava che quel giovane avvenente l’avesse trattata con galante cavalleria e si fosse esposto senza indugi ad un rischio per aiutarla, Roxanne non sarebbe stata tanto incauta da abbassare la propria guardia senza alcuna certezza su quale fosse la vera natura dei suoi apparentemente nobili intenti.
    - Sì. L’unico luogo in cui gli concederò di andare sarà l'Inferno. - le sue parole furono iraconde, ma la sua voce suonò algida e distaccata, gelida come l’alito del Tristo Mietitore medesimo. In risposta, il furfante sputò alla cieca nella sua direzione, ma la sua viscida bile intrisa di sangue si perse nella stoffa dei suoi stessi abiti. Con calcolata ed aggraziata lentezza, Roxanne si volse allora a studiar il volto dai tratti marcati e duri come la sua autorevolezza dell’uomo al proprio fianco, fronteggiandone lo sguardo vigile e penetrante con i suoi occhi smeraldini come Anatema che Uccide: la sensazione che repentina ed insidiosa le ghermì l’astuta ed ambiziosa mente fu che egli avesse la facoltà di scrutarle nell’intimo di ardenti e distruttive emozioni, valicando le barriere dei propri artifici, delle proprie maschere, con quelle iridi screziate di piombo. Una sensazione da cui codarda fuggì, concedendo alle lacrime vermiglie che stavano macchiando gli abiti del ladro di rapirne il menzognero ed ingannevole sguardo: lo straniero dai modi posati e perentori al contempo era stato ferito a sua volta nella colluttazione e per callo professionale Roxanne avrebbe preteso di curarlo, se solo fosse riuscita a trionfare nel dominare l’urgenza di recuperare la sua collana che le ardeva iraconda nel petto. Ma il tintinnio del ciondolo scagliato con incuria sul selciato la distrasse irrimediabilmente, facendola istintivamente protendere per recuperarlo fisicamente, piuttosto che con la Magia: aveva una feroce e voluttuosa smania di ghermire di nuovo quella collana fra le proprie dita d’amante e d’aguzzina, giacché stringendone il freddo metallo prezioso, avrebbe potuto illudersi di toccare suo fratello, di sentirne ancora il tepore sulla pelle, il profumo nelle narici, la voce nelle orecchie…
    L’intervento dell’uomo dai modi garbati e perentori al contempo però le impedì ancor una volta d’assecondar il proprio capriccioso e passionale istinto, restituendole l’oggetto della sua smania in pochi colpi di bacchetta. - Grazie - non fu che un sussurro che danzò timoroso sul ciglio delle sue sensuali e peccatrici labbra, testimone d’un’autentica fragilità che la giovane dedita a velenifera vendetta si concesse per qualche battito di ciglia, priva delle artificiose maschere con cui camuffava la propria veritiera essenza. Una debolezza invero per cui forse si sarebbe pentita, ma che non le importò di mostrare, non innanzi al viso di Robin che le sorrideva da quella foto incantata, non con quell’ultimo ricordo tangibile del loro legame, della loro promessa, fra le mani.
    La repentina comparsa di altre due figure nello scenario di quel rocambolesco inseguimento, però, costrinse l’ultima superstite dei Wilefyre a vestirsi nuovamente delle proprie menzogne e fu invero svelta nel farlo, poiché era avvezza ad adeguare i propri gesti ed il proprio verbo per mera convenienza da tutta la vita: Roxanne era infatti un’attrice che si muoveva sul palcoscenico della sua vita impegnandosi in ben congegnate farse per sopravvivere – ognuna studiata con dovizia per adeguarsi alla rispettiva occasione, com’un Molliccio costretto a mutare le proprie parvenze ed il proprio comportamento a seconda di chi aveva dinnanzi. Ed in quegli istanti, mentre osservava ed ascoltava Doyle interloquire con quelli che dovevano essere Auror dell’EÌRE, Roxanne valutò dunque d’indossar una maschera di sollievo e gratitudine, per fingersi ben disposta a collaborare con quegli uomini malgrado avrebbe invero bramato poter far i conti con il proprio aggressore da sé. - Eravamo impegnati in altro - modellò a sua volta le labbra in un sorriso vagamente impertinente, facendo eco alla giustificazione del suo complice per le mancate presentazioni. Per quanto poco prolissa e sbrigativa, la spiegazione comunque convinse i due Auror che s'accontentarono di condurre via sol il malfattore, il cui fiume d’invettive fu repentinamente tracciato dal secco schiocco della materializzazione con cui li lasciarono infine soli.
    - O perché li minaccerò di denunciarli per la vendita di beni illeciti… - il suo sorriso si fece astuto ed il suo sguardo s’accese di malandrina complicità, mentre faceva un vago accenno ai loschi traffici di cui era stata invero a sua volta pedina. - non ha bisogno del dittamo, comunque, posso bastarle io - con pochi eleganti movimenti di bacchetta, fece comparire a mezz’aria il tesserino identificativo che la riconosceva come collaboratrice dell’ospedale magico Saint Patrick e che tradiva al contempo le sue maledette e maligne origini. - come vede, Brian, è capitato in ottime mani: sono una guaritrice. - soggiunse con l'arguta e frizzante ironia che le era usuale, mascherando oltre quella noncurante leggerezza l'avido interesse che aveva nello svelare come l’uomo avrebbe reagito nell’apprender il suo cognome: conosceva la malfamata nomea della sua famiglia e la sua sanguinosa storia? Apprendere che ella fosse figlia, nipote e parente di plurimi Mangiamorte lo avrebbe reso ancora più diffidente, la mente avvelenata dal pregiudizio?
    Mentre ne studiava il volto dai tratti duri e taglienti per tentare di donare replica ai suoi inespressi quesiti, Roxanne allungò le affusolate dita verso quelle dell’uomo per invitarlo a mostrarle la ferita, in un gesto che non ammetteva replica alcuna. Prepotente come lo era stata nell’appropriarsi della confidenza d’appellarlo per nome senza domandargli il permesso, senza curarsi che egli fosse invero un’autorità ad ella superiore. - Pare che il suo ritorno a casa non sarà rovinato: per questa volta, nessuna amputazione necessaria. È stato fortunato… - il suo ligneo catalizzatore divenne una luminosa calamita che uno dopo l’altro condusse via i detriti dell’esplosione dalla pelle lesa del braccio del suo interlocutore, di cui incrociò per qualche battito di ciglia lo sguardo vigile e penetrante per studiarne le reazioni. - e lo sono stata anche io: se non fosse intervenuto, forse non sarei riuscita a riprendere la mia collana, per cui… - la luce che avviluppava la punta della sua bacchetta mutò lentamente, assumendo sfumature azzurrine, ed in pochi battiti di ciglia la scarlatta ferita dell’uomo si ricucì, come fosse uno strappo in un tessuto. Allora alzò di nuovo il menzognero ed ingannevole sguardo per rapire gli occhi screziati di piombo dell’Auror, indugiando ancora un po’ con le dita d’amante e d’aguzzina attorno al suo polso, assaporando il tepore della sua pelle. - grazie. - un ringraziamento che non nacque dalle sue tentatrici labbra per istinto come quello di poc’anzi, ma che comunque fu genuino. Calcolato ma onesto.
    -Non ho speranze di convincerla a risparmiami dall’interrogatorio dei suoi colleghi con qualche moina, vero? - la prospettiva d’incappare per casualità nel Capo Auror Cavanaugh non la deliziava e non poiché lo considerasse una compagnia spiacevole, bensì giacché voleva evitare che quell’incidente le rendesse ulteriormente ostico guadagnare la sua fiducia. Sull’eco di quel quesito retorico, Roxanne scoprì a sua volta la propria ferita dalla manica del cappotto, valutandola un poco più grave di quella del suo interlocutore, ma non abbastanza perché non potesse guarirla da sé. Con suo ben celato disappunto.
     
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    Ombre fosche danzavano negli occhi smeraldini della ragazza dai tratti delicati, quasi virginei, sbiadendone la naturale lucentezza. Eppure, oltre quel velo cupo, ardeva un sfavillio accecante, imbrigliato a stento da un indomito orgoglio che non ammetteva cedimenti. Brian sentiva che lei non avrebbe dato adito ad altre intemperanze, oltre quella sfuggitale per incauta e precipitosa dissennatezza e che pure era deflagrata in sordina, più nelle parole che nel tono del tutto asettico. Impossibile non esserne sfiorati, come una folata di vento impetuoso e gelido che metta in allarme, più che far rabbrividire. Se quelle innocenti fattezze fossero davvero in grado di suscitare una tale, sicura decodifica, non dipendeva dalla pur navigata esperienza dell'irlandese, bensì da una sensazione piuttosto vivida che sfuggiva ai suoi parametri. D’altronde, la fiera ragazza non aveva invocato il benchè minimo aiuto e di certo, si sentiva perfettamente in grado di condurre a termine la sua missione di recupero, ma ciò strideva invariabilmente con la fragilità de suoi intenti. Macchiarsi di un crimine per sventarne un altro, non ne faceva una pura e temeraria eroina, bensì cosa? Era ciò che la mente calcolatrice dell'auror tentava di dirimere, ancor prima di avere elementi sufficienti ad inquadrarla.
    E' sicuramente destinato all'inferno, ma non ci andrà subito. Non oggi.
    Perentorio e per nulla propenso ad una simile soluzione, aveva atteso paziente che lei rientrasse dalla sua furia vendicativa. Malgrado celasse ogni sentimento di rivalsa con metodica maestria, era evidente che non avrebbe esitato, un solo secondo, nell'infliggere una pena istantanea, sadicamente sproporzionata alla colpa commessa. Che si trattasse ancora di un involvo puramente teorico? Le concesse, tuttavia, qualche attenuante, non ultima l'indicibile dolore per il monile trafugato. Era altresì palese che considerasse il furto, un'appropriazione ben più rilevante del valore economico
    che pure quel medaglione, possedeva. Gli bastò valutare la riconoscenza con cui lei ne riprese possesso e soprattutto con cui rimirò rapita il ritratto del giovane uomo che da li le sorrideva. Chinò quindi la testa e accompagnò il gesto allungando la linea delle labbra, mentre lei si beava di quella immagine in un tale rapito trasporto, che nuovamente si trovò in un'impasse. A quale delle due versioni dell'attraente fanciulla doveva dare credito? All'altera amazzone, pronta a passare a fil di spada il suo nemico, oppure al delicato ed indifeso fiore che a tratti si palesava?
    Quello sarebbe rimasto un enigma, perchè nei successivi minuti la mutevole dea bifronte mostrò la sua duplicità ancora una volta a tutto beneficio delle sue perplessità. All'approssimarsi dei suoi colleghi, accorsi in forze per fronteggiare un eventuale pericolo, l’ambigua signorina si rivelò impertinente sottolineando una pretesa complicità che Brian avallò senza colpo ferire, ma chiedendosi cosa altro si sarebbe dovuto aspettare. Il bello era che l’auror aveva assolutamente voglia di scoprirlo.
    Quella via è poco o per nulla praticabile specificò con un movimento repentino delle sopracciglia Sono anni che, tacitamente, sopportiamo qualche piccolo scambio, in modo da poterli controllare senza che si diano a commerci di più vasta proporzione.
    Eccola ancora che stuzzicava la sua curiosità con quel cipiglio d'intesa che però lui si sentiva reticente ad accettare. Non ne conosceva neppure il nome, ma la sua attenzione era quasi spasmodica, il suo bisogno ai indagare, altrettanto urgente. Con un tocco rapido ed elusivo, ella materializzò davanti ai suoi occhi attenti, almeno una delle risposte alle molteplici domande che lo stavano circuendo, come le ingannevoli malie di una ragazzina solo apparentemente innocente.
    Roxanne articolò senza palesare alcuna evidente sorpresa.Wilefyre invece lo formulò mentalmente con una certa malevola disposizione. Quel retaggio era tristemente famoso e se il capostipite era stato ucciso in circostanze a lui note solo per averne letto sui giornali, il figlio riemergeva dalla sua memoria, con una tale prepotenza da riecheggiargli nella mente quasi lo avesse ancora dinnanzi agli occhi. Ora capiva la sensazione provata di fronte a quella fotografia, a quel volto di ragazzo tanto simile a quello di sua sorella.
    La fissò, allungando le labbra sono decisamente fortunato mentre lei si adoprava a ripulire la ferita e curarla con le doti della sua scienza: movimenti circostanziati riunivano i lembi di pelle restituendole il suo primitivo turgore.
    Cosa restava di quella sciagurata dinastia nelle gote rosate di Roxanne? O meglio, come gestiva quella pesante eredità? Dal primo momento si era dimostrata capace di infliggere sofferenza, schiacciare e asservire al proprio volere i responsabili della sua ira e forse addirittura, uccidere.
    Ho solo contribuito al recupero che, non dubito, avresti saputo condurre a termine anche da sola La sfidò, incatenando quegli occhi di smeraldo ai suoi, non desiderando che gli sfuggisse ora che si era completamente dichiarata. Eppure giocava ancora, ad avvilupparlo nelle sue spire con la voce melodiosa della riconoscenza.
    Brian cercava ancora quegli attimi di abbandono totale, genuino e sincero. Li vedeva a tratti, dibattersi fra le lunghe ciglia, presto oscurati da una sensualità infantile, ma non meno pericolosa.
    Provvederò più tardi ad esentarti da una deposizione che, francamente, mi sembra superflua. Tra l'altro, come vedi, i mercanti stanno provvedendo a riordinare il campo di battaglia Precipitoso nel lasciarsi convincere, ma con calcolato interesse Del resto, devo pur sempre sdebitarmi con te per aver prestato soccorso al mio braccio asserì con piglio divertito. Ora non rimaneva che approfittare di quel vantaggio, per saperne di più sulla sua misteriosa compagna di avventure.
    A patto che io possa offrirti qualunque cosa serva a rinfrancarci per questa insolita giornata
    E a sciogliere il mio dilemma. Chi sei, Roxanne?


    Edited by BrianD - 14/4/2023, 06:24
     
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    - Mi sorprende scoprire che voi Auror dell’ÉIRE non siate così bacchettoni…mi perdoni, intransigenti…come si mormora. - celiò con una frizzantina e impertinente ironia la fanciulla dalle plurime maschere, mentre concedeva ad un velo di scetticismo d'avvilupparle gli smeraldini occhi e d’arricciarle le labbra in una smorfia, innanzi all’affermazione dell’uomo circa gli illeciti traffici celati oltre quel mercato dublinese: la tolleranza a cui Brian aveva accennato, oltre che non vaticinata, era altresì in ostile contrasto con l’impressione che aveva avuto del Capo Auror dell’EÌRE, che non sapeva esser clemente neppure con sé medesimo, rifiutandosi di perdonarsi gli errori commessi, persino torturandosi sin all’autodistruzione per essi. Poteva quel medesimo uomo che lottava con intransigente ferocia contro il proprio caos per costringersi ad un metallico rigore, essere tanto accondiscendente verso quei malaffari che corrompevano le strade di Dublino …le sue strade? - I piccoli scambi possono essere altrettanto pericolosi. - fu un commento che soffiò con leggera noncuranza, pensando a quali danni ella medesima avrebbe potuto arrecar alla comunità con il libro che aveva acquistato: quell’oggetto per quanto singolarmente innocuo, nelle sue mani prive di scrupoli avrebbe potuto scatener una tragedia, qualora lo avesse reso il mezzo per ottener la propria vendetta. E chissà quante altre sconsiderate dita avevan arraffato proibiti e pericolosi manufatti fra quelle variopinte bancarelle, usandoli per i propri malevoli intenti. Valeva davvero la pena concedere quella parvenza di libertà a quei malviventi per evitare di spingerli ad ordire i propri malaffari ove non avrebbero potuto controllarli? Debellarli, piuttosto, non sarebbe dovuto essere l’obiettivo d’un Ministero interessato alla sicurezza dei propri cittadini? Quesiti che non avrebbe posto, giacché non era nel suo interesse metter in dubbio i metodi dei soldati ministeriali, bramosa piuttosto di comprenderli e di svelarne le falle, se ne avesse avuto occasione.
    - Qualche settimana fa un uomo è stato quasi ucciso da un’esplosione mentre trafficava con sostanze illegali acquistate in questo mercato. Anche suo figlio è stato coinvolto… - un aneddoto che snocciolò con l’intento di fare mera conversazione all’apparenza, ma che invero fece emergere per studiare le reazioni del suo interlocutore: erano parche le informazioni sul suo conto che aveva colto dacché aveva invaso con perentoria fermezza il suo palcoscenico; e probabilmente proprio quei dubbi stavano stuzzicando la sua avidità di sapere e di controllare. - ma sicuramente ne è stato informato, visto che il Saint Patrick l’ha notificato al quartier generale. A meno che non sia stato lontano da casa per troppo tempo… - soggiunse, tentando d’indagare indirettamente sul suo interlocutore dai modi pacati e perentori al contempo, con il fine di tramutare le proprie ipotesi in certezze.
    Roxanne. L’Auror dagli occhi screziati di piombo si limitò a pronunciar il suo nome e la camaleontica fanciulla non la ritenne una mera casualità, malgrado non notò eclatanti mutamenti in quel volto indecifrabile che si specchiava nei suoi occhi smeraldini come Anatema che Uccide. Invero, il fatto che Brian avesse scelto d’appellarla a quel modo, rinnegando il suo cognome dalle parvenze d’una castigazione, fu proprio la minuzia che le confermò che egli conoscesse il trascorso della sua famiglia e quanto corrotte fossero le sue radici. Tuttavia, l’uomo non le negò un sorriso benevolo, che criptico non le permise di cogliere quali pensieri fluissero ordinati oltre i suoi sguardi inquisitori e incuriositi al contempo: se scoprire le sue maledette origini lo avesse reso più circospetto e sulla difensiva, il suo interlocutore non lo diede infatti a vedere e ciò la indusse a pensare che fosse fra quei pochi che avevano scelto di giudicarla in base ai suoi gesti e alle sue parole, ai suo comportamenti e ai suoi successi, piuttosto che lasciarsi avvelenare dai pregiudizi. Un’intuizione che la deliziò genuinamente e la rese istintivamente più bendisposta nei suoi riguardi, giacché un uomo che non concedeva alla maldicenza di corromper il proprio pensiero e d’influenzare la propria capacità di ragionamento, poteva esser una compagnia tanto gradita quanto interessante. Pertanto sorrise con malizia e furbizia al contempo allorché Brian scelse di darle del tu, facendole credere d’esser attratto dalla prospettiva di conoscerla…forse d’indagare su di lei come doveva esser avvezzo a fare per il ruolo che ricopriva nella società…forse persino di costringerla in una trappola di cui non riusciva a scorger il fine.
    - Probabilmente sì. - confermò con quel pizzico di superbia e di vanità che negli anni aveva coltivato, scoprendo di poter valicare sola ostacoli al cui cospetto altri sarebbero invece caduti irrimediabilmente. Soccombendo, irrimediabilmente. - Ciò non toglie che mi hai aiutata. E non eri obbligato a farlo. - soggiunse ricambiandolo con la medesima confidenza, mentre tornava a giocare con la dorata collana recuperata, ogni traccia di vendicativo rancore scomparsa dal suo menzognero e ingannevole sguardo, ma non dal suo intimo, ove rimase come cenere che soffoca il fuoco che l’ha creata. - Forse ho frainteso, ma mi pare di capire oggi tu sia qui per piacere e non per dovere. - lo punzecchiò velatamente, con l’intento d’indurlo a sbottonarsi un poco e a svelare alcune carte. - Come me, d’altro canto: mi stavo solo godendo queste strade per me ancora in parte sconosciute… - malgrado si fosse trasferita in quella vichinga cittadina ormai da qualche mese, Roxanne non era ancora riuscita ad esplorarla a fondo, troppo distratta dal suo desio di vendetta per assaporar appieno i misteri celati in quei quartieri. E Brian sarebbe potuto esser una fonte d’informazioni tanto gradita quanto interessante…una guida, persino.
    Distolse per qualche battito di ciglia lo sguardo dal volto del suo interlocutore per studiare i movimenti dei commercianti alle sue esili spalle, che svelti stavano riparando ai danni che il loro rocambolesco inseguimento aveva causato. - Sicuro che i tuoi colleghi non si precipiteranno a cercarti, pensando ti abbia rapito, se tardiamo troppo? - celiò mentre con calcolata lentezza tornava ad incatenar i suoi occhi screziati di piombo coi propri, palesando un pizzico di meraviglia per l’apparente benevolenza con cui aveva accolto la sua implicita richiesta di scampare all’interrogatorio dei suoi colleghi: che Brian fosse meno rigorosamente ligio al dovere di quanto aveva creduto d’intuire? La prospettiva stuzzicò il suo interesse, giacché più ci disquisiva, più la sua identità si rivelava sfuggente, fumosa e impalpabile, ostica da decifrare e da catalogare con certezza. E ciò lo rendeva pericoloso per colei che non poteva abbassare la guardia, mai, giacché del prevedere le mosse del suo prossimo, aveva fatto la propria sopravvivenza.
    -Ti ho curato perché mi andava di farlo, non per renderti mio debitore. - volle precisarlo, poiché se avesse lasciato trapelare che lo aveva curato sol per avere l’occasione di potergli domandare qualcosa in cambio, probabilmente non avrebbe ottenuto alcunché. - Ma se ti senti in debito...ne approfitterò più che volentieri. - concluse, calcolatamente sfacciata e astuta: non avrebbe rifiutato un favore, che fosse meritevole di riceverlo oppure no.
    - Mi hai già offerto ciò che poteva rinfrancarmi di più. - un affusolato dito smaltato di rosso sfiorò il ciondolo a forma di cuore che svettava sul suo seno. - Ma voglio la verità sugli intenti di quell’uomo e sapere che non ci riproverà. - in quelle parole velatamente si palesò la sua indole vendicativa, nonché la sua caparbia intenzione a non conceder a quel malfattore di farla franca: non avrebbe obliato quanto accaduto, non sinché non avesse svelato le ragioni che lo avevano indotto a derubarla. - Nell’attesa che tu abbia le risposte che voglio, però…dimmi, Brian, che cosa vorresti offrirmi? -. Oh, le piaceva giocare. Tanto. Troppo.
     
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    Direi che sarebbe più giusto definirci concreti e ben calati nella realtà che ci circonda. Tuttavia, si tratta di una generalizzazione che non soddisfa alcun criterio. Non siamo tutti fatti allo stesso modo. Contrappose uno sbuffo divertito all'impertinenza a cui ormai si era adeguato, non senza evidenziare la critica implicita nella sua precisazione. Non poteva suppore dove ella avesse tratto il suo giudizio, ne su chi lo avesse modellato con tanta sicurezza, ma era evidente che Roxanne avesse costruito un archetipo del tutto inappropriato. Dublino non è esente dalle bassezze che proliferano ovunque ed esistono molti modi per affrontare la complessità del crimine, che comunque non riusciremo mai a debellare del tutto. E chi pensa diversamente, mente a se stesso. Assunse lo stesso tono che avrebbe usato con un mente più innocente di quella che le camminava al fianco. La medesima paziente abnegazione nell' appianare generiche modalità operative di pubblico dominio che non dovevano esserle avulse, malgrado lo scetticismo. La coercizione promette risultati immediati, ma alla lunga ottiene l'effetto contrario, rinsaldando comportamenti sotterranei. E noi abbiamo necessità di controllare che certe situazioni si mantengano stabili e che non si espandono oltre certi limiti. Quel mercato ha questa funzione.
    Non sapeva se l'avesse convinta e nemmeno se quel sorrisetto che le aleggiava sulle labbra morbide e perennemente imbronciate, fosse solo il segno dell'ennesima provocazione o se scaturisse da un interesse sincero. E se realmente fosse quest'ultima, la motivazione che la spingeva a porsi in contrapposizione alle sue spiegazioni, che incentivo avrebbe guadagnato nel negarne l'evidenza?
    Di fatto ella doveva trovarsi al mercato con uno scopo ben preciso. Non ce la vedeva a girovagare tra le bancarelle solo per mera curiosità mentre si chiedeva quanto fosse illegale ciò che i mercanti proponevano agli acquirenti più smaliziati. Non la vedeva a fare niente di casuale, a dirla tutta, ma era ancora una supposizione troppo fragile, non coadiuvata da prove certe. Glielo avrebbe chiesto apertamente, cosa avesse trovato nella sua peregrinazione, di interessante. Una Wilefire non poteva accontentarsi di un souvenir senza alcun valore e lui era maledettamente curioso in proposito. Ma per pretendere una tale confidenza, Brian doveva approfondire la relazione appena instaurata e farle compiere un salto di qualità che non era ancora certo, potesse realizzarsi. Oppure poteva attendere.
    Di li a qualche ora, avrebbe avuto accesso a tutto il venduto che le spie preposto al controllo dell'area, avrebbero puntualmente registrato in una lista, a disposizione del Quartier Generale. Questo omise di rivelarlo alla sua graziosa accompagnatrice, che si dimostrava fin troppo convinta ed insistente.
    Monitoriamo scrupolosamente le zone che riteniamo maggiormente influenzate da un certo tipo di traffico. Per noi non esistono attività piccole o grandi. Esistono crimini da sventare, possibilmente, in anticipo.
    La lezione acquisita alcuni anni prima, durante l'ultimo periodo oscuro, aveva sortito effetti positivi anche nell'addestramento mirato del Corpo Auror. Brian aveva trovato opinabili alcune delle metodologie applicate dal nuovo Governo per implementare certe funzioni investigative, ma nel complesso, aveva potuto accertare che certi errori del passato, sarebbero stati difficilmente reiterati.
    Tuttavia ella non demordeva, instillando nell'auror la convinzione che ci fosse altro su cui valesse la pena informarsi a proposito della bionda figlia di un Mangiamorte così tristemente famoso e che quel labile legame andasse in qualche modo rinforzato.
    Sembra più di una passione per la cronaca nera, Roxanne... commentò con la fronte aggrottata e un accenno ironico a distendergli le labbra ma se si desse la pena di sfogliare i giornali locali, troverebbe terreno fertile per coltivare questo passatempo per poi squadrarla con attenzione o si è stancata di praticare la sua professione e vuole intraprenderne un'altra? motteggiò non senza trarne divertimento, pur restando ancorato a quella domanda che continuava a ronzargli nella mente e che lo aveva sollecitato a voler acquisire altri dati, altri stimoli su cui riflettere.
    Non voglio sottovalutare la morte di nessuno, ma stiamo chiaramente parlando di un deprecabile incidente dovuto all'inettitudine e all'inesperienza. Ricordava quello e altri episodi simili. Il punto non era che le sostanze fossero illegali a priori, lo era più che altro la loro combinazione e in quei casi, a pagare, era stato solo l'esecutore di un esperimento riuscito male. Ho la scrivania piena di questi rapporti e di altro. Mi creda, il nostro è un lavoro spesso tutt'altro che eroico. Il bene non vince sempre sul male, Roxanne. Dovrebbe saperlo bene anche lei.
    Ambiguo, lasciò cadere la frase senza altra spiegazione. Era certo che fosse arrivato il momento di essere meno criptici di quanto le convenienze avessero suggerito fino a quel momento. Fu per questo che modificò l'approccio, passando ad un forma colloquiale meno distante, in un passaggio del tutto automatico. Nel sistemare la camicia, continuava a guardarla e a sondare cosa si celasse dietro quel linguaggio lezioso, a tratti ammiccante, che non intendeva però declassare a d un tentativo di perfida seduzione. No, sicuramente era più un modus operandi, una tecnica in cui era diventata maestra. Pericoloso caderci, se non si aveva idea di dove si volesse arrivare.
    Abbassò lo sguardo sulla collana che le dita eleganti della giovane accarezzavano quasi compulsivamente .
    Sono in procinto di trasferirmi a Londra, anche se questo rimane il luogo in cui preferisco tornare, appena posso spiegò con l'intenzione di darle qualche motivo per ampliare il discorso sulla loro quotidianità, tanto per cominciare Un caso decisamente fortuito che mi trovassi da queste parti. Di solito preferisco evitare la bolgia del mercato, se non ci sono costretto per motivi di servizio. Presumo che, a breve, potrebbe addirittura mancarmi concluse quel rapido resoconto con una nota quasi malinconica, scaltro tentativo di scalfire qualche reticenza, puntando sulla blanda sintonia nascente.
    Dublino ha molto da offrire, è una città accogliente, in cui non si lesina sul divertimento, specie se si affronta con la compagnia giusta.
    Non mascherò nemmeno l'ipotesi che potesse essere lui ad accompagnarla in quella scoperta. Senza palesarlo apertamente, lo fece scivolare insieme ai loro passi che srotolavano una pigra passeggiata senza meta. Si erano avviati da poco, quando lei volse lo sguardo verso il teatro del loro incontro, li dove uomini e donne lavoravano alacremente per ripristinare il vecchio ordine e cancellare i segni del loro passaggio.
    Si aspettano un rapporto sull'accaduto, che sarò mia premura consegnare al più presto, dopo che ci saremo presi il tempo necessario per riprenderci dall'accaduto. Sempre che a qualcuno di noi due non venga in mente di rapire l'altro. Allora qualche problema potrebbe esserci Un'idea che non era molto lontana dalla verità se ciò significava trattenerla ancora un po' prima che i loro destini prendessero strade divergenti. I misteri della sfuggente fanciulla erano, a quel punto, un intrigante enigma da sfatare e non avrebbe mollato la presa, fino a quando ci fosse stata una pur debole traccia da seguire.
    Non avrebbe insistito, ne forzato alcunché. Si sarebbe semplicemente adeguato alle circostanze, sfruttando ogni occorrenza per portarla a fidarsi di lui anche solo per il tempo necessario.
    Annuì quindi alla legittima richiesta di conoscere gli intenti del suo aggressore ,con quel lampo nello sguardo smeraldino che aveva imparato a distinguere dagli altri seducenti bagliori che ella aveva palesato.
    E' una promessa che intendo mantenere, Roxanne, ne verrò a capo. Ne verremo, a capo. Faremo il possibile per trovare una risposta alle tue domande le confermò serio, prima di fermarsi ancora una volta a scrutare quelle iridi cosi particolari.
    Vorrei sdebitarmi per la tua premura e darti un assaggio della ospitalità irlandese. Un sorriso malandrino modificò la sua fisionomia. Sembrava ciò che era, non aveva più intenzione di pararsi dietro un'anonima pantomima di se stesso. Forse quello era il miglior modo per spingere Roxanne a mostrare le sue carte, dopo la maliziosa domanda su ciò che lui avrebbe potuto offrirle.
    Devo cambiare la camicia e anche tu avrai bisogno di imbellettarti le guance, o altro. Lo disse quasi con noncuranza, come se fosse del tutto normale. Ho un appartamento, a due isolati da qui e dell'ottimo whiskey, migliore di quello che potrebbero servirci in un pub. Continuò a guardarla senza alcuna remora O qualsiasi cosa tu desideri.
     
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