All a man can betray is his conscience.

Jack

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    21 Giugno
    L'impatto a terra mi mozzò il respiro, lasciandomi immobile sul pavimento tentando di riprendere fiato e far scaricare il dolore alla schiena, mentre fissavo il soffitto a cassettoni. Era la terza volta in poco più di mezz'ora che mi ritrovavo col culo a terra o al muro, e tutto per errori idioti. Quelli che comunemente venivano definiti come errori di distrazione. In poche parole le stavo prendendo e basta. Mi tirai su a sedere sbuffando, evitando lo sguardo di McCormac, infastidita da me stessa.
    Lo so. Lo so..
    Non che quella fosse la prima volta che l'Irlandese avesse avuto modo di notare tale distrazione, benché tentassi di camuffarla il più possibile, la distrazione, per sua propria definizione, non era un qualcosa di totalmente volontario. Meno battute argute, meno fastidio di fronte alle sue battute arroganti e sbruffone, in generale una sorta di quiete assente.
    Per quanto mi sforzassi di concentrarmi mi ritrovavo inevitabilmente lanciata in una concatenata scia di pensieri impossibili da arrestare. Toccandomi il punto ancora dolente in cui l'incantesimo mi aveva colpita, riuscii a sentire la divisa scalfita dallo stesso, nonostante gli incantesimi di protezione.
    Temo che non sia giornata.. forse è inutile farti perdere tempo oggi.
    Dubitavo sarei riuscita a combinare alcunché e non era il caso di far perdere tempo a McCormac: dopotutto mi stava facendo un favore e io non mi ci stavo propriamente impegnando nell'ultima settimana.. Sapevo che prima o poi sarebbe successo, eppure vedere il Marchio Nero sopra al Ministero aveva innescato una risposta innata di preoccupazione e angoscia tanto che, nell'apprendere che era "solo" stato consegnato un cuore imbalsamato al Capo Auror, mi aveva fatto trarre un respiro di sollievo sul momento.
    Ma nei giorni a venire non riuscivo a non sentire quel senso di allerta e di inquietudine ogni volta che varcavo le porte del Ministero, temendo di trovarci qualcosa di ben peggiore. Con la stessa apprensione sfogliavo le pagine del giornale, traendo un respiro di sollievo dopo la seconda pagina priva di notizie collegate. Sapendo che prima o poi sarebbe successo.. e sapendo anche tutto ciò che avrebbe implicato. E ciò mi portava davanti a un dilemma notevole che avrei dovuto risolvere da sola, come sempre. La mia coscienza non poteva dirsi molto pulita in effetti.. eppure non lo sarebbe stata a prescindere davanti a quel bivio. E onestamente non sapevo che cazzo fare senza sentirmi una merda in entrambi i casi.
    Davvero, mi dispiace.
    A maggior ragione, con la situazione che si stava preparando, non potevo permettermi di far indisporre l'irlandese: perfino Dell.. DELL mi aveva suggerito di migliorare in duello.. rendiamoci conto.. non potevo permettermi di trascurare questo aspetto. Ora più che mai quella distrazione non potevo permettermela.
    ...qua in Irlanda è ancora tutto tranquillo..?
    domandai alla fine sollevando lo sguardo su di lui, tormentando con l'unghia la pelle della divisa scalfita dalle fatture incassate. Il fatto che sui giornali non ci fosse nulla voleva dire ben poco: la stampa non doveva sapere tutto e arrivava sempre in ritardo.
     
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    "Di tempo ne ho in abbondanza Fhest, non pensarci."
    Abbasso definitivamente la bacchetta, e insieme ad essa anche la guardia.
    L'ultima scarica elettrica l'ha colpita in pieno quindi, nonostante la protezione fornita dalle divise d'ordinanza, chiunque ora le concederebbe un po' di tempo per riprendersi. Perfino io.
    "Vieni, siediti. E leva quel soprabito, fuori ci sono quasi trenta, fottuti, gradi. Mi manca il fiato solo a guardarti e no, in questo caso non vuol essere un complimento."
    Le strizzo l'occhio e raggiungo una panca posta appena sotto una dei lunotti che i miei avi, sapientemente, hanno installato qua sotto per far si che un minimo di luce naturale filtrasse dall'esterno.
    Ho dovuto riflettere a lungo sul dove tenere i nostri "incontri", se in un luogo chiuso o meno, in Irlanda o su suolo britannico. Per un po' ho caldeggiato perfino Hogwarts, sebbene infine la scelta sia naturalmente ricaduta su casa mia. E con buona pace di Darragh, aggiungerei. Il quale, su mia richiesta, ha gentilmente accettato di spostare le vetrine dell'armeria così da permetterci di utilizzare quasi per intero il grosso salone in pietra ricavato appena qualche metro sotto terra.
    "Io te lo ricordo Jack, signore, alcune di quelle armi hanno più anni di noi due messi insieme. Sarebbe davvero un peccato se quella Rossa ne rovinasse qualcuna. Io te l'ho detto. Poi fai tu, signore.", Queste le sue parole.
    Ad onor del vero, temo che il mio vecchio amico nutra un livello di simpatia per la Norvegese direttamente proporzionale a quanto il mio rapporto con la stessa muti positivamente. Sulle prime ha mostrato di non poterla soffrire, ora la tollera e, chissà, un giorno forse potrebbe perfino accoglierla in casa con un sorriso vagamente sincero.
    Ah gli elfi, quali creature incredibilmente complesse sono. Non poi così diversi da noi, a dirla tutta.
    "No, che diavolo ti scusi a fare. Tutti hanno una giorna no, può capitare.", ribatto agitando la bacchetta affinché la brocca d'acqua cristallina addizionata di pozione rinvigorente riempia i due bicchieri posti su un tavolino di fianco a noi.
    "Voglio raccontarti una storia, ti va?"
    Propongo passandole il bicchiere con un mezzo sorriso d'incoraggiamento stampato in faccia.
    Non sono solito raccontare aneddoti troppo personali, tuttavia, poiché con lei non sarebbe nemmeno la prima volta in assoluto, ritengo di potermi sbilanciare un poco di più. Inoltre, nel vederla così turbata, ritengo sia anche doveroso da parte mia cercare di venirle in aiuto.
    "Conoscevo un giovane Auror anni fa e, credimi, non ho mai posato gli occhi su una recluta così negata negli incantesimi curativi. Dico sul serio, ancora oggi, di tanto in tanto, mi interrogo su come diavolo abbia fatto a superare il protocollo d'addestramento."
    Per un istante rivango quel tempo passato quando, un me decisamente più giovane, ha intrapreso questa strada con molta meno esperienza e decisamente più rabbia in corpo di quanta non ne fosse necessaria.
    "Il fatto è, che non gli interessava. Si buttava nella mischia a testa bassa, basando ogni suo singolo piano d'azione sull'attacco preventivo. Poco importava delle ferite, il tempo le avrebbe cicatrizzate. Il tempo, October, cicatrizza ogni cosa..."
    Nel dirlo fisso il liquido contenuto nel mio bicchiere, rimuginando su quanto, in realtà, questa frase voglia dire tutto o niente.
    Poiché se da una parte è vero che ognuno di noi nasce con una certa capacità di guarigione, dall'altra lo è altrettanto il fatto che alcune ferite non guariscono mai del tutto. Né potranno farlo.
    "Ad ogni modo, ha funzionato per un po', e pure bene. Ne ha rinchiusi parecchi, di quei cani, seccandone altrettanti. Questo finché un bel giorno, nel pieno di un duello al quale si era presentato in svantaggio numerico, ha semplicemente perso. E non intendo dire che ha solo avuto le peggio nello scontro, nossignore, la sua sconsideratezza l'ha spinto a combattere fino allo stremo. Procurandosi ferite così gravi che, qualora altri colleghi fossero giunti anche solo mezz'ora dopo per trarlo furoi dal lago che il suo stesso sangue aveva formato, sarebbe morto come un cane. Là, sul terricio umido del Munster."
    Istintivamente mi porto una mano sul fianco sinistro, esattamente nel punto ove i guaritori del Saint Patrick han dovuto compiere un mezzo miracolo per chiudere le lacerazioni che, a loro dire, furono così profonde da interessare anche parte degli intestini.
    "Morale della favola, una volta ripresosi, ha capito che forse era giunta l'ora di imparare qualcosa capace di tornargli utile qualora si fosse trovato nuovamente in una situazione critica. Ad oggi, nonostante rimanga una mezza manica in Pozioni, posso garantirti che casta dei magnifici ferula."
    Rido sentitamente, buttandola in vacca di proposito. Col solo ed unico obbiettivo di stemperare un po' la tensione, anche per la mia interlocutrice.
    "Tutto questo per dirti che nessuno di noi nasce perfetto, nella vita come nel lavoro che svolgiamo. C'è sempre qualcosa da imparare o migliorare e tu, spontaneamente, hai deciso di impegnarti a farlo. Credimi, è già qualcosa."
    Le do un colpetto amichevole con il gomito, frugando al contempo nelle tasche del mio soprabito buttato qui da qualche parte. Alla forsennata ricerca, manco a dirlo, del porta tabacco. "Quindi non piangerti addosso...", riprendo una volta trovato l'oggetto imputato, "Altrimenti Darragh verrà a pulire le lacrime che lascerai sul pavimento e, credimi, in men che non si dica per lui regrediresti immediatamente allo stato di intrusa non prettamente gradita. Vuoi, una?"
    Le tendo l'astuccio in pelle, entro il quale troverà un certo numero di sigarette artigianali già rollate. Viviamo una vita frenetica, da un momento all'altro il tempo potrebbe scarseggiare, dunque ritengo opportuno uscire già preparato. Nel mezzo di un duello, per dire, nemmeno qualcuno con una straordinaria autostima come il sottoscritto potrebbe permettersi il lusso di fermarsi per girarsi da fumare.
    "Ah ecco... Dunque è anche quello a turbarti?", ribatto retoricamente prima di appoggiare il retro della testa alla parete nell'atto di godermi il primo tiro, "Per il momento si. Tuttavia, per la mia esperienza, è solo questione di tempo prima che facciano qualcosa di simile anche qui.
    Da voi hanno voluto mandare un messaggio, e quando si hanno così tanti nemici ai quali diffonderlo, solitamente è auspicabile ribadirlo a più riprese affinché l'eco né risulti ampliata.
    Quei bastardi sono sempre tanto pericolosi per il modo in cui si insinuano come serpi nella società, quanto prevedibili nelle azioni.
    Se vuoi sapere la mia, presto attaccheranno da qualche parte."

    Secondo tiro, questa volta più sospirato.
    "Il male agisce sempre con passo svelto, specialmente qualora dovesse ancora annoverare tra le proprie fila uno psicotico come quel Westwood.
    Cazzo, ti giuro che rimpiango il giorno in cui Kain non ha avuto l'occasione buona di accopparlo una volta per tutte..."
     
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    Con la nuca appoggiata al muro, inclinai la testa verso di lui, arricciando il naso in un'espressione annoiata.
    Ah, siamo messi così male Jack? Scavalla almeno i 60..
    lo canzonai per poi afferrare il bicchiere che, per la prima volta forse in assoluto, non era stato riempito di whiskey.
    Spara.. non salirò sulle tue ginocchia ma cercherò comunque di pendere dalle tue labbra..
    Certe abitudini sono difficili da scacciare e quella di sdrammatizzare sempre più del necessario era una di quelle a cui ero più affezionata e una delle poche cose che riusciva a divertirmi anche quando non ero dell'umore migliore. E dovevo ammettere che un po' mi faceva ridere quel suo modo di porsi di partire dall'anteguerra facendo giri lunghissimi per spiegarti i concetti come in una favoletta. E iniziavano quasi sempre con un giovane Auror. Qualche volta alla fine della storia il suddetto era crepato male, delle volte invece aveva trionfato su se stesso. Attesi quindi il racconto, sorseggiando la pozione e rimanendo appoggiata al muro, aspettando che l'intorpidimento e l'indolenzimento diffuso di quietassero. Senza resistere tuttavia alla tentazione di commentare di tanto in tanto.
    Ah, quanta virilità..
    sospirai fingendomi sognante, nascondendo un mezzo sorriso dietro al bordo del bicchiere: parzialmente avevo già capito chi poteva essere il protagonista di quella storia.
    Sapevo avrebbe combattuto fino allo stremo...
    Non avevo difficoltà ad immaginarmi la scena che veniva descritta: si adattava perfettamente alla personalità dell'irlandese e alla sua postura decisa e sempre sicura di sè. Qualche volta era indispensabile esserlo, altre volte portava ad epiloghi come quelli descritti. Avevo peccato anche io di presunzione, data dall'inesperienza, data da... dall'essere "un auror". Come se prendere quel distintivo e indossare la divisa ci innalzasse automaticamente al di sopra del mago e della strega che potevi incontrare dietro a un vicolo o dietro ad una scrivania, ben celato da ogni sospetto. Ma come tutto nella vita, le cose di dovevano imparare sulla propria pelle.
    Sai ero quasi sicura che fossi tu, poi hai detto che era una mezza manica in pozioni e sappiamo benissimo entrambi che tu sai fare tutto quindi..
    Quella battuta probabilmente era rivolta più a me che non a lui: mi rendevo conto di averlo giudicato in modo errato inizialmente, ma quel suo fare il pallone gonfiato lasciava spesso spazio ad ammissioni di colpe, difetti o mancanze avute in passato. Un po' meno nel presente.. ma d'altronde i punti deboli si vedono meglio a posteriori e nessuno è mai completamente cosciente dei propri. In un certo senso avrei preferito continuare a vederlo come un insopportabile sbruffone.. annuii alle sue parole, sebbene non fosse esattamente quello il motivo della mia distrazione ne del mio fastidio, ma era bene che lo credesse così che non andasse troppo oltre.
    Non lo so.. mi sembra sempre che manchi così tanto..
    Con il passare degli anni sentivo la sicurezza venir meno, rimpiazzata da più dubbi e più timori. Per quanto potessi diventare più brava in qualcosa, mi rendevo sempre conto di quanto altro ancora avrebbe potuto cogliermi in fallo, in una corsa interminabile. In un viaggio in cui mi sembrava sempre di non essere sufficientemente attrezzata.
    Nel timore di far sempre il passo più lungo della gamba.
    Presi la sigaretta offerta, scuotendo la testa alla battuta sull'elfo. Non mi stavano molto simpatiche quelle creature, anche essendo cosciente della loro natura servizievole e la necessaria sottomissione a un padrone, mi riusciva difficile non vedere quel vincolo come qualcosa di brutto, paragonandolo inevitabilmente a tutt'altro.
    Gli da fastidio che il mio strudel sia più buono del suo, non sa accettare la sconfitta..
    Chissà se gli elfi venivano assegnati in base alla personalità dei padroni o se si plasmavano in modo da essergli più affini possibile. In ogni caso, non sarei riuscita a cazzeggiare ancora per molto, e quella sigaretta serviva particolarmente, sebbene il ticchettio continuo del mio pollice sull'estremità non facesse altro che tradire la mia inquietudine riguardo all'argomento.
    Sono un pavido Tassorosso, siamo estremamente facili da turbare..
    anche il tono della mia voce si era decisamente ridimensionato, mentre guardavo davanti a me, senza tuttavia vedere davvero la stanza.
    ..se sono così prevedibili perché non siamo mai riusciti a bloccarli prima che succedesse qualcosa?
    Non avrei saputo davvero rispondere a quella domanda, pertanto, oltre quella specie di accusa alla nostra stessa inefficienza, avrei veramente voluto conoscerne la risposta. "Se vuoi sapere la mia, presto attaccheranno da qualche parte" dubitavo seriamente che l'unico accenno al loro ritorno sarebbe stato un marchio nero nel cielo di Londra e un cuore recapitato al Capo Auror.
    "Non sarà come l'altra volta" "No.. sarà peggio" le parole dell'ucraino continuavano a risuonarmi nelle orecchie, ed anche in quel caso probabilmente avrei preferito una menzogna. Non ci avrei creduto, però in momenti come questo, sarebbe stato rassicurante avere un'illusione dietro cui ripararsi per un po'. Ma se c'era un pregio che gli si poteva attribuire, era che non mi aveva mai mentito.
    Quello che hanno fatto adesso non è davvero grave... serve solo a diffondere la paura, a renderci inquieti e guardinghi. A studiare le nostre reazioni. A preparare il panico della gente. Non sono azioni come quella a preoccuparmi..
    Lo facevano in realtà, perché almeno nel mio caso, lo scopo prefissato veniva raggiunto con una semplicità imbarazzante. Eppure era solo l'innesco.
    "Cazzo, ti giuro che rimpiango il giorno in cui Kain non ha avuto l'occasione buona di accopparlo una volta per tutte..."
    La cenere iniziò a cadere dalla sigaretta accesa, sotto il battere nervoso e fin troppo veloce del pollice, mentre una morsa mi stringeva lo stomaco. Quale era la cosa giusta da fare? E perché, pur sapendo quale fosse, non volevo assolutamente muovermi in quella direzione?
    ...è solo cenere Darragh.. cenere eravamo, cenere torneremo.. lasciala lì...
    il mio rapporto con quell'esserino non sarebbe mai migliorato di questo passo, ma vederlo raccogliere ogni granello che cadeva, in quel momento mi irritava. E non volevo neanche che le sue lunghe orecchie intorno. Non avrebbe ubbidito a me, lo sapevo, ma forse il suo padrone gli avrebbe concesso un cenno di assenso e sarebbe stato sufficiente quello.
    Era un dilemma quello che non sarei riuscita a sciogliere da sola, perché non ci ero riuscita in tutti quegli anni. Eppure.. sapevo che era pericoloso parlarne, conoscevo troppo bene le conseguenze, le avevo vissute sulla mia pelle per dieci anni e non volevo più sentirmi addosso sguardi accusatori, la diffidenza, la distanza. Ne tornare in quell'eremitismo obbligato. Avevo visto il disprezzo con cui Jack aveva trattato la strega che avevamo catturato, il profondo rigetto che nutriva per i maghi oscuri.
    Alla fine presi un respiro profondo prima di rincominciare a parlare.
    Se ci fosse un modo per scoprire qualcosa, per avere informazioni. Quale sarebbe il prezzo massimo accettabile per averle secondo te?
    Temevo quella conversazione, temendo quasi di rivedere il capo auror inglese prendere possesso del corpo del mago che avevo accanto. Però io avevo bisogno di parlarne. Avevo sempre avuto bisogno di parlare di queste cose: non mi fidavo del mio giudizio, non mi gradivo come unico interlocutore. Mi sentivo annegare in troppi pensieri ed emozioni contradditori, in troppi scenari impossibili da categorizzare con oggettività. Dopotutto ero sopravvissuta alle sentenze di Messico.. potevo sopravvivere anche alle sue.. giusto?
     
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    "Ti sorprenderebbe sapere quante cose non so fare, Rossa.", ribatto con pacatezza rigirandomi la bacchetta tra le dita distrattamente, "Ad esempio, sei la seconda donna in due anni che, sulle prime, si è mostrata particolarmente indisposta nei miei confronti. Devo aver perso tutto il mio charme irlandese nell'ultimo periodo."
    Le do un colpetto con la spalla e, si, anche io so mostrarmi ironico o leggero di tanto in tanto. Solo che, da qualche anno a questa parte, mi riesce incredibilmente complicato. La testa è sempre impegnata, e il corpo pure. Nell'ultimo periodo, a mio avviso, soprattutto per la maledizione che mi affligge. Essa, a tratti, riesce addirittura a togliermi il sonno. E si, non lo ammetterò mai, tuttavia nel profondo comincio ad essere preoccupato. Esisterà, da qualche parte nel mondo, una cura, oppure infine dovrò rassegnarmi all'inevitabile? Non mi è dato saperlo.
    "Tanto? Non manca mai tanto.
    Si tratta solo di quanto uno abbia voglia di mettersi in gioco o meno. E tu di voglia ne hai, si direbbe, altrimenti non saresti qui."

    Incredibile quanto, perfino adesso, si stia sottovalutando. Non me lo spiego, ne ho intenzione di farlo. Sono quasi stufo di ripeterlo, pertanto non lo farò, però la Norvegese a mio avviso ha tutte le potenzialità per diventare un' Auror con i fiocchi. Le necessita solo un tipo di lavoro personalizzato che forse, stando così le cose, dovrà essere più introspettivo che meramente pratico.
    Sorrido vagamente alla batutta su Darragh, osservando prima le mani di October e poi, con capacità, la testa dell' elfo che compare dal nulla. Creatua che, manco a dirlo, è munita di spolverino e paletta.
    - Non nell'armeria del Manor di famiglia, signorina Festh, signora. Nono, qui è solo zozzura. -, e le sorride prima di sparire nuovamente. Lasciandomi, ovviamente, a metà tra l'interdetto e il sorpreso.
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    "Credo che tu inizi a piacergli, e con questa abbiamo appena avuto conferma di come tutto sia possibile a questo mondo."
    Alzandomi nelle spalle, infilo una mano nella tasca dei jeans ed estraggo la quinta, fottuta, fiala del giorno. Trangugiandola in un sol sorso.
    "Cazzo. Accio." Giungendo dritta da una porta sulla sinistra, quella che conduce al seminterrato, una bottiglia schizza attraverso la stanza e mi si piazza nella mano sinistra. Incendiario Irlandese Artigianale. Distillato tre volte e invecchiato quindic'anni in botti di Rum di ribes, aggiungerei io.
    "Quella roba ha un saporaccio.", comunico con leggerezza alla mia collega stappando la bottiglia e traendone un sorso direttamente dal collo, "Prendimi pure per un vecchio ubriacone se vuoi, però ti garantisco che non c'è nessun altro modo per buttarla giù."
    Poso la bottiglia di Whiskey sul davanzale, giungendo le mani e ritornando, immediatamente alla nostra relazione. Con garbo ovviamente, poiché c'è qualcosa, nel suo linguaggio del corpo, che mi suggerisce di andarci piano.
    "Se ti aspetti una risposta eticamente inappuntabile, October, hai sbagliato soggetto.", mi volto in sua direzione per guardarla dritta negli occhi,"Le persone diventano Auror per tante ragioni, io, personalmente, l'ho fatto per ripulire quanto più possibile il mondo da quella feccia. Nel mio piccolo."
    Prendo un tiro carico di nicotina, espirando poi con tranquillità da naso e bocca. Non mi tocca parlare di me, né, ormai, ho problemi a farlo apertamente. Io sono quel che sono, nulla più, nulla meno.
    Troppo onesto per essere cattivo, e troppo anticonvenzionale per definirmi completamente buono.
    "Vuoi sapere perché? Il male è sempre dietro l'angolo, in ogni giorno, ad ogni ora. Ci illudiamo di sconfiggere l'oscuro tutte le volte e questo, in qualche modo, alla fine ritorna puntualmente."
    Quanto è vero. Una verità così incontrovertibile che, se fossi nato anche solo leggermente diverso da ciò che sono, passerei le giornate a pensare di star sprecando il mio tempo su questa terra. Fortunatamente, a conti fatti, tutto ciò non mi riguarda. Ho votato la mia esistenza alla caccia di maghi oscuri e criminali decadi fa, e cosi morirò; con la bacchetta stretta in mano e il corpo pieno di cicatrici.
    "Se invece cerchi una risposta logica, bhe, direi che l'unico limite, a prescindere dalle conseguenze, è quello dettato dalla propria coscienza."
     
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    Se volessi un comitato etico sarei andata a parlare con Messico ma la mia voglia di bruciare su una pira è pari alla tua di condurre una vita casta e priva di vizi quindi..
    Cercai di ignorare la fiala che Jack dovette bere ancora una volta. Cercai di non pensare al suo significato, cercai di non far caso al veloce cambiamento che quella pozione offriva. Dovevo provare a distaccarmi da quella questione a costo di essere l'egoista egocentrica che ero.
    Quel che serve per non farti crepare prima del tempo.. mi serve la tua opinione.
    Non avrei saputo dire se avessi bisogno dell'auror o dell'uomo, men che meno quale fosse il punto di vista migliore per valutare l'intero dilemma. Ed era esattamente quello il problema.
    La mia coscienza non è affidabile ne clemente.
    Molto spesso mi ero detta che avrei dovuto agire secondo coscienza, eppure era estremamente complicato riuscire a prevedere le conseguenze e se queste, non si sarebbero rivoltate contro di essa. Quando pensavo di far bene, di agire per il meglio.. cadeva sempre tutto senza che riuscissi a farci nulla.
    Non ne uscirà mai pulita.
    Anche scegliere la via "meno sporca" non mi era così facile: non riuscivo a capire davvero quale fosse, ne come avrei potuto convivere con entrambi gli scenari. Non mi fidavo del mio giudizio che più di una volta mi aveva tradito.
    Inizierà una guerra.. e la cosa migliore a cui possiamo ambire è di farla durare il meno possibile.
    L'ultima si era protratta per due anni e in quel lasso di tempo innumerevoli vite erano state toccate da quella guerra: ogni giorno che passava aumentavano le persone che avevano sofferto e subito. Questa volta avrebbero colpito con più ferocia e più paura da entrambe le parti. L'unica cosa di cui ero sicura era puntare a farla durare il meno possibile, anche a costo di sporcarsi le mani.. e la coscienza. Non sapevo però quale fosse il sangue in cui ero disposta a bagnarmi.
    ..credo di sapere chi è che ha spedito quel corpo.. e a chi appartiene.
    Dissi alla fine, senza guardare il mago. Era un esercizio di puro coraggio e fiducia quello, indotto dal fatto che da sola non fossi riuscita a dipanare quella matassa di pensieri ed emozioni. Ne temevo sia la reazione che il giudizio.
    E forse.. potrei provare ad avvicinarmi a questa persona per cercare di capire qualcosa di più.
    Razionalità, tattica.. amicizia.. tradimento. Riuscivo a percepire una sorta di nebbia che mi intorpidiva il respiro e il pensiero dinnanzi a quello scenario. Tradimento.
    Per farlo però dovrei.. ridargli sua figlia.
    Sentivo di star tradendo l'interesse di Danielle, quello di Fiona.
    Non gli farebbe del male. Ma.. è piccola e forse non se lo merita..
    Era giusto far piombare un mangiamorte nella sua vita, anche se era suo padre? Sapendo quello che avrebbe comportato, che avrebbe potuto comportare. Era giusto privarla di una vita normale, di una figura che poteva strapparle via per sempre l'innocenza e la leggerezza, complicarle inevitabilmente la vita, attirare su di lei pericoli che non si meritava? Stravolgere così anche la vita di sua madre?
    D'altro canto ho paura che se non riesce a riaverla.. possa essere più pericoloso.
    Era giusto privarlo di lei? Dell'unica cosa buona che era uscita dalla sua vita, dell'unica cosa buona di cui gli importava, della sua unica parte che lo rendeva umano? Come potevo fargli questo? Come potevo privarlo di sua figlia?
    ...un buon Auror la giocherebbe in un altro modo, lo so.
    Un buon Auror non si sarebbe posto nessuno di questi problemi. Dovevo solo capire se Jack era un buon Auror o un bravo Auror.
    Ma brancoliamo nel buio e non ci serve un pesce piccolo.
    Dovevamo dare tempo al pesce piccolo di diventare più grande, o quantomeno di orientarsi in quel mare per portarci da quelli più grandi. Traditrice..
    O anche solo acquistare del tempo affinchè riuscisse.. riuscissimo a trovare un modo per evitare l'unico epilogo che si prospettava al momento.
    E' un' idea stupida?
    Solo in quel momento riuscii a voltarmi verso l'irlandese, in una domanda posta con un filo di voce, strozzata in gola. Mi stavo sopravalutando di nuovo? Era un'ipotesi troppo ambiziosa, troppo rischiosa? La vita di una bambina, la cui incolumità sarebbe dipesa esclusivamente da suo padre e dalle sue azioni, un'amicizia.. valevano la pena di essere sacrificate se questo poteva abbreviare quella guerra? Le vite che avrebbero potuto salvarsi dal tocco del nuovo regime oscuro.. valevano di più?
    E se quel sacrificio non avesse dato i suoi frutti.. se tentare quella strada non fosse servito a niente..?
     
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    "Se me lo permetti...", ribatto pacato volgendo il capo in direzione della norvegese, "Ti credo in errore.
    Scoppierà si una guerra, tuttavia ho timore che essa non si configurerà propriamente come si è soliti intenderla."

    Ci sono segnali sui quali rimugino da un po', e sarebbe quantomai folle non considerarli per ciò che sono in realtà. Ovvero indizi incontrovertibili.
    "Temo che avremo a che fare con uno scenario del tutto nuovo, ove le fazioni non saranno così ben definite come lo son state in passato. No Rossa, ho paura che la guerra muterà ben presto in guerriglia, e quando ciò accade, il massimo a cui si può ambire è evitare che troppi innocenti finiscano coinvolti."
    Una guerra combattutta su fronti isolati, lontani, lascia strascichi che a volte possono metterci anni per sparire. Lo sappiamo tutti.
    Quando gli spargimenti di sangue arrivano nelle strade però, e i civili vengono coinvolti o il nemico non si fa scrupoli nel ricorrere a mezzi immorali, a quel punto quelli che potevano essere semplici tagli divengono veri e proprio squarci nel tessuto sociale. Ed essi, per natura, sono difficilmente rimarginabili.
    Incuriosito dal linguaggio del corpo che la strega sceglie ora di assumere, la lascio giungere alla fine senza interromperla. Limitandomi, nel frattempo, ad ascoltare mentre congiungo la punta delle dita fissando lo sguardo sulle medesime.
    "Stupida dici? No, non credo. Nessun idea è stupida di per sé, tuttavia perché non ci ragioniamo su per qualche istante prima di trarre le nostre conclusioni?"
    Verso anche a lei un' ulteriore, generosa, dose di liquido ambrato. Porgendogliela e richiamando con garbo la sua attenzione, prima di continuare.
    "Innanzitutto, quanto sei certa delle tue deduzioni? Esse si basano su solide fondamenta oppure, come è già accaduto anche a me in passato, sono figlie di tue tanto pressanti quanto inspiegabili sensazioni?"
    A mio avviso, il vero fulcro di tutto il suo discorso risiede qui. Poiché, ovviamente, per atture un buon piano d'azione bisogna avere l'assoluta certezza di erigere lo stesso su fondamenta quanto più solide possibile.
    "Secondo, quanto sarebbe rischioso per te avvicinare tale persona?"
    Altro punto fondamentale, l'autoconservazione. Essa è, in situazioni o periodi come quello che verosimilmente ci apprestiamo ad attraversare, indispensabile.
    "Riflettici, se veramente pensi che sarà la guerra ad attenderci, quanto danno potresti arrecarci correndo il rischio di privarci della tua bacchetta quando si giungerà allo scontro? Inoltre, lasciamelo dire, non mi farebbe piacere saperti catturata o peggio."
    Le parole sono sempre una lama a doppio taglio, e queste, forse, lasciano le mie labbra prima ancora d'esser state opportunamente ponderate.
    Il che è si strano da parte mia, tuttavia neanche poi così tanto, dopotutto.
    "Ultimo e più importante: la differenza non è mai tra un buon Auror o uno pessimo. Mai.
    Quel che secondo me bisogna fare, è scegliere con quale etica si vuole agire."

    Incrocio il suo sguardo a questo punto, e ad esso scelgo di legare il mio a doppio filo.
    "L'idea non è stupida, come dicevo, però dimmi: saresti disposta a correre il rischio di scambiare una vita innocente solo per ottenere un possibile vantaggio su coloro che possiamo definire nostri nemici?
     
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    Mi ritrovai ad annuire alle parole del mago, in un modo quasi infantile come lo era il bisogno che mi si venisse in aiuto per orientarmi in quel groviglio. Con un misto di graditudine e di sollievo. Perchè avevo bisogno di capire cosa fare, avevo bisogno di capirci qualcosa prima di lanciarmi senza riflettere e valutare.. e al tempo stesso non potevo rimanere bloccata in tutte quelle valutazioni senza riuscire a muovermi in nessuna direzione perché il resto del mondo non si sarebbe fermato.
    Parte della mia agitazione era riuscita a placarsi semplicemente con quelle poche parole dell'irlandese, il cui tono di voce si era mantenuto calmo, dove non avevo trovato un muro a bloccare un qualsiasi confronto o ragionamento ad alta voce. Era qualcosa di nuovo per me e non sapevo se sarei stata in grado di affrontare davvero una conversazione bidirezionale: non ci ero abituata.
    Scossi la testa quando mi porse il bicchiere: era già complicato così gestire tutto, senza che qualcosa ovattasse i miei pensieri o ammorbidisse le emozioni che dovevano rimanere chiuse altrove senza mettersi troppo in mezzo. O almeno, così mi illudevo che fosse.
    Già la prima domanda dell'irlandese tuttavia mi mise in difficoltà.
    No non ho prove e nemmeno posso esserne certa.
    Emergeva già la prima criticità: si doveva lavorare sui fatti e non sulle speculazioni. Era questa la base del nostro lavoro.. ma di fatti al momento ce ne erano ben pochi e quelli che c'erano non potevo dirglieli: probabilmente Jack avrebbe capito comunque di chi stavo parlando, ma avrebbe sempre potuto scegliere di "non esserci arrivato".
    Ma se fosse chi credo che sia.. sono abbastanza sicura che questa persona ne sappia qualcosa.
    inclinai leggermente il capo, come se stessi soppesando ulteriormente la concatenazione di pensieri che mi avevano portato a quell'ipotesi.
    ..non si hanno più notizie di Micheal Moon da qualche mese, giusto?
    Era uscito sui giornali nel Nord, e poi anche su quelli inglesi. Non si avevano più notizie di lui e chiunque lo conoscesse almeno un po' sapeva quanto fosse egocentrico e quanto poco avrebbe accettato di uscire di scena in modo tanto silenzioso, ignobile e tutto sommato.. "debole". Il suo ego cavalcava draghi.. non spariva nel nulla.. questo doveva saperlo anche Jack.
    ..il marchio nero sul Ministero è apparso quando hanno consegnato il cuore a Dell.
    Kostia aveva detto di essere stato liberato dalla prigionia di Moon da "loro" . E se hai sconfitto il capo dei Mangiamorte, che ha spezzato in due il Regno Unito.. perché lasciare che rimanga solo una persona scomparsa? Il perché non renderlo immediatamente riconoscibile però.. quello ancora non lo capivo. Ma poteva essere solo l'inizio di una serie di... simbolismi: il cuore spaccato in due e poi ricucito, recapitato proprio all'uomo che aveva innescato la punizione di Moon nei confronti dell'Ucraino privandolo della capacità di provare qualsiasi emozione.. prima di assolverlo col perdono, restituendogli il cuore prelevato spartendolo col proprio. Me lo stavo immaginando?
    "Secondo, quanto sarebbe rischioso per te avvicinare tale persona?" Anche questa era una domanda la cui risposta era più complicata del previsto.
    Dipende da diversi fattori.
    Un modo per prendere tempo e articolare una risposta che non apparisse a Jack troppo di parte per tirare acqua al mio mulino o che facesse emergere troppo prepotentemente la mia mancanza di oggettività.
    Istintivamente, direi zero.
    Una parte di me avrebbe messo la mano sul fuoco al riguardo, sarebbe stata pronta a scommettere la propria vita sul fatto che l'affetto nei suoi confronti fosse interamente ricambiato. Eppure in tutti quegli anni, sin dal primo momento in cui avevo messo piede fuori da Azkaban, c'era sempre stato il dubbio ricorrente istillato da chi mi stava attorno, di non essere obiettiva nei suoi confronti. E il mio istinto di sopravvivenza cercava sempre di tirare in ballo la logica e la razionalità in una guerra infinita.
    Razionalmente, finché non gli dico dove è sua figlia non posso escludere al 100% che mi stia manipolando per riaverla.
    Paranoia o buonsenso? Mi era impossibile ritrovarmi a valutare tutte le possibilità.
    Ma avrebbe potuto ricavare facilmente quell'informazione con la violenza in modo decisamente più rapido quindi direi.. un pericolo medio basso.
    Mi voltai a guardare Jack come per rafforzare quella conclusione. Da una parte avrei solo voluto che mi dicesse cosa fare.. dall'altra sapevo benissimo che se mi avesse detto qualcosa che non volevo sentirmi dire.. probabilmente come sempre.. non lo avrei ascoltato.
    Se dovesse scoprirmi non penso mi ucciderebbe. Dipende tutto da quanto riesco ad avvicinarmi ed in che modo.
    Se quello che c'era nella fiala coi ricordi della prigionia era autentico e non era stato alterato, Moon aveva usato la mia morte come leva psicologica per piegare l'ucraino e quindi le ipotesi erano due: o si era assuefatto a quell'immagine fino a distaccarsene del tutto e sarebbe riuscito ad uccidermi senza neanche battere ciglio, o al contrario quello scenario lo avrebbe fatto quantomeno esitare.
    Alzai il sopracciglio alle parole di Jack, notando come avesse compreso che il modo migliore per farmi ragionare fosse spostare le conseguenze delle mie azioni lontano dalla mia persona. E questo avrebbe dovuto farmi dubitare della mia capacità di essere una persona adeguatamente ermetica. Era qualcosa su cui avrei dovuto riflettere, era qualcosa da valutare. Non tanto il mio contributo tra le file auror quanto.. la possibilità che le conseguenze delle mie azioni potessero ricadere su chi mi era vicino.
    Allora vedi di insegnarmi bene vecchio... dopotutto ti serve qualcuno che ti aiuti a rinnovare lo charme prima che inizi a puzzare di acqua di colonia del 45.
    Un pensiero quello che richiedeva necessariamente di sdrammatizzare, sebbene il sorriso che accompagnava quella battuta durò poco e apparì decisamente forzato. Presi un respiro profondo, tornando a fissare un punto indefinito dall'altro lato della stanza.
    Arriverà a lei comunque, anche se non lo faccio.. è solo che la conosco da quando è nata e l'idea di metterla attivamente in una strada che potrebbe allontanarla da una vita normale mi fa sentire una persona di merda.. Ma se non lo faccio sarà tutto fuori dal mio controllo e non saprei più niente di lei.
    Lui aveva bisogno di lei... così tanto che non si sarebbe curato di cosa avrebbe travolto nel percorso per riaverla. E temevo che quello potesse essere un punto di non ritorno, con troppi effetti collaterali, dannosi non solo per Danielle. La vita di una bambina e della sua famiglia, che avevano scelto, più o meno loro malgrado, di legarsi a lui.. no, non valevano gli effetti a catena che ne sarebbero scaturiti. E inoltre, se lui aveva una qualche speranza.. quella era sua figlia.
    Se non dovessero esserci vantaggi o la situazione inizia ad essere troppo pericolosa posso sempre farmi da parte. L'hai detto anche tu che è uno scenario nuovo di cui non sappiamo niente. Potremmo avere degli infiltrati già adesso o potrebbero venirne di nuovi. Dovremmo tenerci aperte delle finestre, potremmo dover.. accettare delle collaborazioni.
    Non ero sicura che l'irlandese fosse il tipo di persona che era disposto a scendere a compromessi, non su quello. Non con persone di quel tipo...
    Lo so che la cosa non ti piace.. ma agitare pugni, pistoloni e bacchette non può risolvere tutto. Dovremmo cercare di anticipare alcune mosse.
     
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    "Bene. Per esperienza personale, posso solo risponderti che l'istinto, checché se ne dica, di rado sbaglia. Anche se, come immagino saprai, spesso non è saggio affidarsi solo ed esclusivamente ad esso. O almeno questo è ciò che mi sento ripetere da ormai vent'anni."
    Tant'è vero che, facendole cenno di andare avanti, sono le sue stesse parole a confermare il contenuto del mie.
    Le sensazioni primordiali di una persona, soprattutto quelle provate da soggetti come noi, i quali siamo costantemente messi davanti a determinate scelte, non hanno mezze misure. Solitamente portano al successo più definitivo o al peggiore dei fallimenti. Punto.
    "Vero, potrebbe non ucciderti. Ora, io non conosco questa persona, tuttavia...", seguito roteando il bicchiere tra le dita, "Resto fermo sulle mie convinzioni.
    Con una situazione così instabile, non so quanto sia auspicabile esporsi volutamente ad un rischio. Per quanto minimo questo possa essere. Tuttavia, come dovresti aver già capito da te, io stesso solitamente non opero in modo convenzionale. Quindi, se sei così convinta che la cosa potrebbe funzionare..."
    , Hai il mio appoggio.
    E le ultime quattro parole, sottintese, le faccio trasparire dallo sguardo accomodante che le riservo. Ed esso, già da sé, si mostra sufficientemente esplicativo da evitarmi di doverle pronunciare.
    "Questa era quasi divertente.", ribatto con stizzita teatralità alzando le sopracciglia.
    "Tuttavia, se ho capito di te la metà di quello che credo, immagino che la nostra conversazione non possa terminare con una banale sdrammatizzata.", ed è esattamente così che vanno le cose.
    La scruto nel suo vagare ancora nel vuoto con gli occhi per qualche secondo, mentre io poggio il bicchiere e congiungo nuovamente la punta delle dita sporgendomi appena in avanti.
    La lascio nuovamente parlare a ruota libera, limitandomi ad accennare un "si" col capo quando è lei stessa, con buona logica, a sottolineare come il dover accettare collaborazioni spinose non sia proprio la mia massima aspirazione, per così dire.
    "Se davvero credi che io mi limiti ad agitare bacchetta e pistole Rossa, perdonami, temo che tu mi abbia compreso meno di quanto credessi."
    Le strizzo l'occhio con noncuranza, distendendo ora i muscoli della schiena fino a trovare, infine, un po' di sollievo muscolare nell'appoggiare la nuca contro la parete dietro di me.
    "Dalla greca Atena alla romana Minerva, e da loro fino al vostro Tyr e la nostra Mórrígan, l'interpretazione che l'essere umano ha sempre dato alla guerra si base su tre principi fondamentali: saggezza, strategia e aggressività.
    Io, semplicemente, elaboro i primi due basandomi sul terzo. Ecco tutto."

    D'altronde è il mio storico a parlare poiché, se è vero che da una parte non mi sono mai risparmiato in una battaglia, lo è altrettanto che ogni singolo incantesimo, proiettile o maledizione lanciati nella mia carriera hanno sempre avuto un forte ragionamento e una salda cognizione di causa alle spalle.
    "Permettimi una domanda October. Continui a parlare di questa persona e mentre lo fai, nella tua voce, si nasconde qualcosa. Qualcosa che, sorprendentemente, nemmeno io riesco bene a decifrare.
    Dimmi, quanto sei coinvolta dal punto di vista personale in tutta la faccenda?
    Perché questo è un fattore, Rossa, che ha sempre un determinato peso specifico quando si tratta di prendere decisioni, soprattutto se esse ci conducono a dover poi scendere a patti con loro stesse."
     
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    Quella fiducia voleva dire molto, più di quanto mi sarei aspettata. Perché di fatto non me la aspettavo davvero, rientrava in una di quelle possibilità che non si erano mai verificate e che quindi, avevo iniziato a dare per scontato che non lo avrebbero mai fatto. Era una sensazione strana la fiducia, così tanto che nel sentirmi sollevata dalla sua risposta, nel sentire quella sensazione che era ormai diventata così estranea di familiarità e calore mi ritrovai a pensare che ci fosse una fregatura. Che mi stesse assecondando solo per poi farmela alle spalle. Fu un secondo, prima che archiviassi quel pensiero. Dopotutto l'uomo che avevo seduto a fianco per quel che avevo visto, sembrava il tipo di persona che riusciva a darti la libertà di sbagliare e sbucciarti le gambe. E che non ti avrebbe rimbeccato con i paternalismi se fossi tornata malridotta. Forse perché anche lui era così e aveva bisogno di rischiare di sbagliare piuttosto che non far niente, o forse perché quello di cui avevo bisogno, non era poi così strano come mi ero ritrovata a pensare.
    Ah quasi divertente... sto perdendo smalto anche io...
    commentai schioccando la lingua con fare scocciato. Non tanto da quella battuta, ne dal rimbecco. Ero vagamente scocciata da me stessa, perché avrei voluto ringraziarlo ma invece non ci riuscivo. Operando fuori dal sarcasmo e dalla strafottenza mi sentivo inevitabilmente in difficoltà, tanto che l'unica cosa che riuscii a fare fu mettere la mano sulla sua stringendola, per qualche secondo, sentendomi piuttosto goffa nel farlo. Sentendomi anche piuttosto stupida, perfettamente consapevole che non avrei dovuto iniziare ad appoggiarmi troppo a qualcuno che stava per morire. Non era difficile ricordarselo infondo, lo si riusciva a scorgere in alcuni movimenti più rigidi, in qualche smorfia o accenno di fatica e indolenzimento del mago.
    Tornai quindi a incrociare le braccia al petto, come a riacquistare un minimo di distanza.
    Sai quanto è frustrante sentirsi dire per anni, dagli uomini di solito, che le cose in qualche modo si risolveranno, che "troveremo un modo" e frasi simili, giusto per tenerti buona?
    Quante volte ad ogni dubbio mi ero vista rispondere di stare ferma, di non fare niente, di pazientare e aspettare.
    Ero abituata alle conversazioni con Dell, a quel suo mantra che iniziavo quasi a pensare fosse rivolto a se stesso in una specie di opera di auto convincimento. “Ce la faremo, non vinceranno loro.. riusciremo a sconfiggerli” eppure … un obiettivo senza un piano era solo.. un desiderio.
    Era diventato naturale mettersi sulla difensiva per ogni cosa ormai, preparata a trovarmi davanti quella fede nel futuro, nella propria fazione che io non avevo, che non potevo avere senza vedere una traccia una linea, un piano.. meglio se più di uno.
    Rimangono sempre.. parole.
    Non era solo Dell, lo faceva anche Ioan.. e persino Kostia non aveva la più pallida idea di come evitare lo scenario in cui ci saremmo ritrovati ai lati opposti della scacchiera.
    Vorrei essere quel tipo di persona che riesce a sentirsi rassicurata da questa fiducia ma io vedo solo muri di carta. E ormai mi sembra siano ovunque.
    E a me non bastava rifugiarmi dietro muri di carta.. quei muri dovevano essere qualcosa di più.
    E qualche volta quando vuoi essere incoraggiante e ottimista mi sembra di dover spingere per qualcosa di meno.. astratto. Sono abituata così..
    Una giustificazione, perché non volevo che si sentisse.. in qualche modo offeso o banalizzato dal mio modo di comportarmi. Sapevo di non essere una persona facile, di non avere dei modi facili e di solito non me ne fregava un cazzo se qualcuno ci rimaneva male. Con gli irlandesi però iniziava a essere diverso.
    " quanto sei coinvolta dal punto di vista personale in tutta la faccenda?"
    ...molto.
    Ammisi, con semplicità. Inutile nascondersi dietro ad un dito. Avevo sempre saputo di esserlo, non era mai stato un segreto. Non avevo mai capito la natura di quel legame, non me lo ero mai chiesto, non me ne era mia importato davvero.
    Se però le cose dovessero mettersi male so anche che cosa dovrò fare.
    Quell'eventualità mi terrorizzava ma ci avevo pensato. Ci avevo pensato anche pochi minuti prima quando mi ero presa quell'Elettro, figurandomelo al posto dell'irlandese. Se quel limite, quell'immaginaria linea fosse stata oltrepassata... sapevo cosa avrei dovuto fare. Sapevo anche che avrebbe fatto male ma che non avevo altra scelta.
    Jack..
    Non era un'azione che potevo delegare a qualcun altro, era qualcosa di cui dovevo prendermi la responsabilità io stessa. Se l'ucraino fosse diventato un problema, se fosse andato oltre il recuperabile, avrei dovuto risolvere la cosa.
    .. se non dovessi riuscirci...
    Solo non ero sicura che sarei stata in grado di farlo. E illudersi che lo sarei stata sicuramente era un altro muro di carta, no?


    Edited by .Fay. - 5/10/2023, 14:52
     
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    "No, non propriamente.", rispondo con completa e leggera sincerità inarcando appena un sopracciglio, "Però so cosa vuol dire non essere compresi, condivisi, o accettati per le proprie idee. Che tu ci creda o meno, negli anni, anche io ho dovuto serrare pugni e toni in più d'una circostanza. L'approcio con cui mi relaziono "al mestiere", il quale lo ammetto è sempre stato tutto fuorché convenzionale, non sempre è stato accettato di buon grado. Men che mai tollerato.
    A dirla tutta, di tanto in tanto capita ancora tutt'oggi."

    Pile e pile di scartoffie riempite con varie segnalazioni di sorta redatte su o per conto del mio nome e i miei metodi, le quali tuttavia vengono puntualmente archiviate o usate per accendere il fuoco nei camini dopo ogni mia singola cattura o minaccia scongiurata.
    "Col tempo, io credo, ci si fa il callo a non essere ascoltati. O capiti. E si finisce per concludere che i fatti, perché siano tali, devono essere compiuti da sé.
    Pur rispettando, seppur magari a grandi linee, le gerarchie del nostro lavoro, si intende."

    Le schiaccio un occhio e permango nella stessa posizione rilassata di poc'anzi, fissando poi distrattamente il soffitto per qualche istante mentre le meditabondazioni sullo scambio d'opinioni in corso si susseguono con chiarezza nella mia mente. Ed un mezzo sorriso, quasi perentorio, mi compare in viso alla sua risposta.
    "Non c'è mai nulla di facile con te, vero?" La schernisco quasi, riaccostandomi ora un po' più il mio capo al suo. "Non scambiare l'ottimismo con la consapevolezza, October. Poiché se il primo è un qualcosa di puramente astratto, come dici, la seconda invece può smuovere le montagne."
    La consapevolezza, in tutte le sue sfumature, è il vero motore del mondo. E di chi, come noi, non può vivere attaccandosi alle astratte banalità di questa terra.
    Consapevolezza dei propri mezzi, delle capacità, dei pericoli e, talvolta, di quello che potrebbe essere l'unico - e magari anche terribile - modo per scongiurarli.
    "Molto.", me lo immaginavo.
    Il tono di voce, il suo struggersi tacitamente, tutto indicava ciò che, ora, lei stessa mi sta confermando.
    Mi volto in sua direzione nel sentirmi chiamare, ritrovandomi quasi per caso a poco più d'un palmo da lei. Così vicino, sostanzialmente, da poter leggere nei suoi occhi ciò che la bocca ora, forse, non riesce ad esprimere.
    Annuisco, afferandole quasi dolcemente la spalla per la frazione di un secondo.
    "...Qualora ciò dovesse accadere, saprai su chi contare."
    È forse mai possibile, per me, trovarmi contemporaneamente così tanto infastidito a tratti da alcuni comportamenti d'una persona e, al contempo, largamente instradato sulla via dell' affezionamento alla medesima? Non saprei. Né, onestamente, l'avrei creduto possibile.
    "Per oggi credo possa bastare, hai dato tanto. Sia fisicamente che psicologicamente intendo."
    Mi alzo e, con un tocco della bacchetta, rassetto e faccio sparire tutto il superfluo dall' armeria. Ripristinando, con minuzia, la quasi maniacale organizzazione della stanza imposta da Darragh. Difatto, penso, ho sempre creduto che a lui tutte queste armi piacessero tanto quanto al sottoscritto, se non addirittura di più.
    Poso gli occhi sulla norvegese con un'ombra di indecisione nelle intenzioni, corrugando appena le sopracciglia in una perfetta espressione d'apertura, contraddistinta, altresì, da un generoso quantitativo di disinvoltura.
    "Se vuoi fermarti a cena, sei la benvenuta.
    A meno che il naso non mi tradisca, dovrebbe esserci un fantastico brasato alla birra sul fuoco."

    A modo mio, questo, è pur sempre un invito cortese. Probabilmente.
     
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9 replies since 21/6/2023, 10:15   310 views
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