Admit it, you missed me

Indigo

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    Malesia - qualche mese prima
    Entro con passo spavaldo dentro la piccola casa di legno che mi ospita ormai da diversi mesi. Fuori piove, sai che novità, ormai non ci faccio più caso. Qui il clima è così umido che non riesco più nemmeno a domare i capelli. Mi verso una tazza di tè, che un tempo era freddo, e mi avvio verso i campioni di piante che ho raccolto in questi giorni… ma mi rendo conto subito che c’è qualcosa che non va. Le Nepethes appese alla trave non si muovono come al solito, gli ascidi tubolari giacciono flosci. Poso la tazza, avvicinandomi per osservarli da vicino, toccandone uno per vederne la reazione, ma niente. Avevo già notato alcune piante comportarsi in modo strano e ora… c’è decisamente qualcosa che non va. Devo andare a controllare nella foresta, controllare se anche le altre hanno subito qualche cambiamento.
    E se così fosse, devo tornare a casa per capire quanto grave sia la situazione



    Londra - oggi

    Ah Londra… da quanto non calpesto il suolo inglese? Dieci anni, quasi, ma tutto sembra quasi immutato. Certo, sono cosciente che non è così, vedo dei cambiamenti nei negozi, nelle vie, nei locali. O forse sono io che sono cambiata? Sinceramente, mi sento sempre la stessa ragazzina uscita da Hogwarts appena diciottenne, ottimista e senza un minimo di cervello. E ancora, sono cosciente che non è minimamente così, almeno il cervello si è evoluto, forse.
    Ho passato gli ultimi anni della mia vita in giro per il Sud America e l’Asia e sinceramente mi ero disabituata al freddo pungente e infatti mi stringo nel cappotto, mentre attraverso la strada per raggiungere il locale, saltellando sui tacchi per evitare le pozzanghere che si stanno creando mentre piove. Ecco a questa invece sono abituata, ormai se non vedo della pioggia mi sento disorientata.
    Chiudo dietro di me il portone del locale che ho scelto per quella serata, scrollandomi di dosso il freddo londinese. Saluto con un sorriso il cameriere che mi raggiunge
    Si buonasera, ho riservato un tavolo a nome Black per due, ma aspetto la mia amica prima di sedermi” gli dico, mentre mi tolgo il cappotto e ignoro il suo sguardo. E’ tanto che non metto un vestito, sono talmente abituata agli anfibi e roba comoda che mi sento quasi in imbarazzo. Quasi. Scosto la treccia bionda su una spalla, seguendolo mentre mi scorta al piccolo bancone del bar “Posso avere un bicchiere di vino bianco mentre aspetto?” chiedo al barman prima che inizi una tiritera inutile su qualche strano cocktail che non m'interessa, prendendo posto su uno di quegli sgabelli altissimi, che pare vadano tanto di moda ora.
    Sono emozionata, lo ammetto. Non vedo Indigo dai M.A.G.O, dopo quella data ho mollato tutto e sono fuggita via, nel Nuovo Continente per nuove grandi avventure, più o meno.
    Un calice di bianco si palesa davanti a me e io lo afferro, bevendone un sorso. Quando lo poso sul bancone, prendo un bel respiro.
    Indigo dovrebbe arrivare a momenti ormai e questo mi fa salire dei dubbi: avremo lo stesso feeling che avevamo a scuola? Eravamo compagne di casa, dormitorio, lezioni e anche di punizioni qualche volta.
    Mi perdo per qualche momento in quei ricordi, aspettandola.
     
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