Hogwarts Mystery - GdR Harry Potter

Posts written by étoile

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    Voglio allontanarmi da lì, da quelle due spie che non devono vedermi piangere. Non meritano la soddisfazione delle mie lacrime, di sapermi ferita dai loro comportamenti terribili.
    Perchè dovrei stare così male per loro, poi? Che m'importa se Karen si è pentita di aver provato ad essere mia amica, se lei per prima ha utilizzato dei metodi di dubbio gusto? Avrebbe potuto avvicinarmi gentilmente, invece ha sempre preferito darmi fastidio con quei suoi scherzi idioti, convinta di potermi conquistare grazie alla sua lucente personalità... Sono io quella che si sta pentendo di averle fatto un complimento dopo il parto di Altair, non è mai stata brava a fare nulla se non la bulla!
    E poi Daisy... No, non ci voglio più pensare. Ricordare le risate è tempo perso, e pazienza se sulla mia pelle rimarrà per sempre il suo regalo di compleanno, mi farà da monito in caso volessi avvicinarmi così tanto a qualcun altro in futuro.
    Sto bene da sola. Magnificamente bene, in tutto quel silenzio nato dagli spazi vuoti.
    Faccio qualche passo, ma qualcosa mi colpisce sulla schiena, facendomi voltare di scatto verso le due ragazze. Ai miei piedi giace lo zaino che la Tassa mi ha tirato contro e quasi non credo ai miei occhi per questa piega violenta della bionda; e se la botta in sé non ha fatto male, le parole che mi lancia addosso picchiano come pugni.
    Arretro di un passo, come se stessi ritrovando l'equilibrio, mentre il petto sale e scende ad un ritmo sempre più veloce.
    Tu non sai niente di me!
    Rispondo ad alta voce, senza un vero senso logico, ma è tutto quello a cui il mio cervello riesce ad aggrapparsi in questo momento. Si perchè se lei sapesse quello che mi è successo al ginocchio non oserebbe mai dire che me lo sono meritato, se avesse un padre come il mio si chiuderebbe in un dannato buco senza uscirne mai più e... e di chi è la colpa, se Daisy ne è sempre rimasta all'oscuro? Non ho mai voluto aprirmi del tutto, giusto qualche spiraglio da cui sono uscite mezze verità, se l'avessi fatto forse adesso non staremmo litigando in questo modo.
    Oppure avrebbe usato i miei racconti per farmi ancora più male, come io fatto con lei.
    In fondo sono la peggiore di tutti, no? Quindi perchè non dovrei dirle che rimarrà sempre sola a causa della licantropia, anche se non lo penso? Perchè dovrei esimermi dal giudicarla se ha iniziato un confronto fisico e adesso mi sta spingendo senza dare l'impressione di volersi fermare?
    Ad ogni botta la mia espressione si fa sempre più rabbiosa, i pugni stretti con le unghie infilzate nei palmi. Dovrei essere io al suo posto, a darle spinte a non finire, perchè è lei quella che ha fatto la spia dopo aver promesso che mai avrebbe aperto bocca sulla mia cotta.
    L'arrivo di Karen mi risveglia solo in parte, impedendomi di tirare un ceffone alla bionda ma spedendomi contemporaneamente in un buco ancora più profondo. Sono loro due, sono sempre state solo loro due, io ero l'accessorio con cui accompagnarsi quando la rossa non aveva tempo.
    Questa è aggressione ad una Caposcuola, Locke.
    La tensione accumulata nelle braccia si distende appena, la tristezza momentaneamente spazzata via per lasciar spazio a rabbia e senso di vittoria. Mi guardo attorno ed il sorrisetto maligno torna per un momento a far capolino sulla mia bocca.
    Ti hanno vista tutti mentre mi attaccavi, finirai in punizione! E la tua amica con te!
    In realtà Karen questa volta non mi ha fatto niente, ma sono troppo presa dalla furia per pensare con totale razionalità.
    Io sarò anche la peggiore di tutti, ma tu e lei siete subito dietro di me. Vi odio! Tu, Cavanaugh... tu meriti davvero di finire in fondo al Lago Nero, e la tua amica dentro una gabbia d'argento e aconito!
    La cattiveria mi esce dalle labbra prima che possa fermarla, figlia di una gelosia ai miei occhi più che motivata. Non m'importa che Daisy sia un lupo, mai ho provato paura od odio nei suoi confronti per questo, ma voglio continuare a ferirla finché mi sarà possibile.
    Avrò tempo più avanti di pentirmene.


    Edited by .Hel. - 11/3/2023, 10:45
  2. .
    Quel bacio corrisposto mi brucia la pelle, e vorrei tanto che le sue dita non fossero così calde.
    S'insinua sotto la mia camicia sfiorandomi il fianco, strappandomi un gemito che non riesco a fermare, nemmeno vorrei farlo del tutto ma l'imposizione dell'educazione ricevuta mi ricorda di non fare troppo rumore, di rimanere nascosta al di fuori delle aule scolastiche, perchè l'unica cosa importante a questo mondo è essere i migliori.
    Che vita triste abitano, coloro che seguono senza indugi questi precetti? Riesco a chiedermelo solo in questo piacevole istante, con le labbra di André contro le mie ed i nostri respiri mischiati insieme, poichè in qualsiasi altro momento del giorno mai avrei osato mettere in dubbio le parole di mio padre.
    Qui però mi sento libera, parte di qualcosa che mi è sempre spettata e sono andata cercando fin dalla giovinezza: affetto, bisogno di vicinanza col prossimo, puro e semplice calore umano. Amore e passione fanno parte di me, li esprimo danzando e ammirando le stelle, ma a quanto pare per sopravvivere mi serve anche poterlo toccare con mano, sentirne il peso contro il corpo ed il sapore sulla lingua.
    Vorrei lasciarmi andare, spostare le mani giù verso la camicia del giovane bardo per aiutarlo a liberarsi di quel capo di vestiario che in questo momento mi risulta superfluo. Vorrei poterlo trascinare verso il precipizio e cadere insieme a lui... Ma vengo tirata indietro da un'invisibile catena che, forse, non mi lascerà mai andare.
    Non dovevo farlo, ma mi è piaciuto ogni istante. Non posso baciare qualcun altro se desidero Rick, eppure mi copro il volto perchè se incontrassi nuovamente le pozze che sono gli occhi del Tassorosso potrei scegliere di annegarci dentro.
    Perchè almeno questa parte della mia vita non poteva essere semplice? Perchè dev'esserci sempre una complicazione, un qualcosa che fa andare tutto storto?! Dovrei strapparmi dalla testa quella parte in grado di farmi provare emozioni, così non sentirei più niente e papà sarebbe contento; vivrei come un freddo automa, portando avanti il suo sogno, ed un giorno lo imiterò nel trovare un corpo esteticamente piacevole da tenere accanto e mettere in mostra, ma con cui non ho niente in comune, per portare avanti il nome della famiglia.
    Si tratta di un'incubo, ma in questo momento risuona come una dolce promessa.
    La voce di André riempie il teatro con la sua onestà, vorrei dirgli che sta mentendo, che in un mondo giusto il cuore dovrebbe avere posto solo per se stessi e poco altro, ma non riesco a sgridarlo perchè saprei di essere nel torto. Questa falsa regola che amo raccontarmi è solo per me stessa, che gli altri desiderino quante più persone possibili, non è un mio problema.
    Le sue mani poi mi ritrovano e non lo fermo, lascio che mi culli il viso e per un brevissimo istante tento di distogliere lo sguardo, ma vengo attratta da quegli occhi attenti e prima che possa dire qualsiasi cosa, le sue labbra sono ancora sulle mie.
    Dura troppo poco, giusto un battito di ciglia. Quando si allontana per proferire parola istintivamente lo seguo col capo, quasi volessi riunirmi a lui, salvo fermarmi in tempo, intontita da questo mare di emozioni che non vuole smettere di colpirmi con le sue onde. Mi rendo conto di avergli posato una mano sulla sua, come a volerlo tenere accanto a me in quella carezza bruciante.
    Lo lascio andare, lentamente stavolta, niente scatti o spinte. Il desiderio che gli leggo negli occhi mi strappa le parole di bocca ed un rinnovato calore all'altezza del basso ventre, nemmeno il mio ex fidanzato mi aveva mai guardata così, forse anche a causa della nostra reciproca innocenza. Respiro lentamente, continuo a ripetermi che tutto questo è un'errore, qualcosa che dovrà rimanere tra le mura della Stanza delle Necessità e non dovrà mai andare oltre... Eppure, per un primo momento, le mie parole esprimono il contrario.
    Non è sbagliato quello che abbiamo fatto, mi è piaciuto molto.
    Con voce roca e mano tremante, afferro le calze che mi porge e ne saggio il tessuto sotto le dita, quasi fossero un mezzo per tenermi ancorata alla realtà ed impedirmi di volare via.
    E' questo il problema.
    Un mezzo sorriso mi compare sul volto, facendo sparire per poco ogni terrore, sgomento o timidezza. Durante quel sorriso complice, sono me stessa.
    Maledetto Tasso, mi hai scombussolata per bene una seconda volta.
    E' una copia quasi esatta di quanto gli dissi nella Stanza degli Artisti, ed una voce profonda dentro di me si chiede come posso avere il coraggio di scherzare in un momento simile, dovrei smettere di comportarmi da sciocca seduta stante, prima che sia troppo tardi.
    Scuoto il capo e torno seria, l'incantesimo è finito. Riesco a staccare gli occhi da quelli di André mentre mi infilo le calze, che nel risalirmi le gambe vanno a coprire quella cicatrice maledetta che sarebbe dovuta rimanere nascosta il più possibile.
    Una volta finito faccio forza sulle braccia per alzarmi in piedi, il ginocchio sinistro cigola e mi strappa una smorfia di dolore, ma riesco ad alzarmi in piedi senza troppa fatica. Passerà, passa sempre.
    Grazie di... grazie.
    Di essere rimasto, di avermi fatto sentire qualcosa e per aver detto che sono bella quando danzo.
    Ora dovrei rimettermi le scarpe e andare via, ma rimango immobile sul posto, le braccia rigide lungo i fianchi. Dovrei mettere una fine a tutto questo, ma egoisticamente desidero tenermi qualcosa per me, perchè non voglio che vada via mai più.
    Voglio avere ancora quella possibilità, se a te sta bene.
    Guardo altrove, ma le mie parole sono prive di timidezza. Tutt'altro, paiono più sicure che mai, e vorrei tanto non lo fossero.
    La possibilità di conoscerti, intendo. Voglio vederti per ciò che sei e forse posso fare altrettanto con te, se avrai pazienza. Vorrei che fossimo amici e...
    Vorrei baciarti ancora, starti vicino e sentire le tue dita da pianista sulla pelle. Ma c'è Rick, e anche per lui sono speciale e non posso buttarlo via così, non dopo tutto quello che ha fatto per me.
    Sono una persona complicata, André. E codarda quanto te, ma anche io ho i miei motivi e... Dovrei mandarti via e dirti di lasciarmi in pace, però non voglio farlo.
    Cos'è tutta questa improvvisa genuinità, Marsilda? Ti stai davvero aprendo al prossimo con solo qualche filtro a nascondere la verità? Incredibile, un vero successo.
    Mi avvicino a lui con un paio di passi zoppicanti ed il respiro ormai quasi del tutto regolare. Inizialmente porto le braccia attorno al petto, come a farmi da scudo in questa situazione potenzialmente pericolosa ed evitarmi di toccarlo, ma dopo aver alzato lo sguardo sui suoi occhi la mano destra sfugge alla presa e gli sfiora il palmo della sinistra in una fugace carezza che vorrebbe diventare di più, ma rimane lì, sospesa nell'aria.
    Possiamo ricominciare a parlare come un tempo, se ti va, e magari entrambi potremmo mettere ordine alle nostre vite nel frattempo. Non voglio perderti di nuovo, mi sei mancato.
  3. .
    "Io scelgo le mie battaglie quando credo di poterci ricavare qualcosa di buono."
    Smetto di carezzare il fianco del micio -con suo evidente disappunto- e sollevo il capo per guardare il Capo Auror, piacevolmente stupita da quelle sue parole. Cerco nei suoi occhi qualcosa, una luce simile a quella di mio padre che possa avvertirmi di un'eventuale pericolo, o anche solo di una bugia... Quando non trovo niente, gli sorrido.
    Se è un'uomo buono come il signor Ramirez crede di poter ricavare del bene da me, significa che c'è della speranza e non sono poi così male come persona, giusto? Altrimenti mi avrebbe lasciata con papà, a tramutarmi sempre più in una causa persa.
    Volto il capo verso i bambini quando ci raggiungono, il fratellino di Emily sembra molto diverso da lei per temperamento, ma nonostante la giovane età parrebbe molto educato ed il modo in cui mi porge timidamente la mano riesce a strapparmi un sorriso divertito.
    Piacere di conoscerti, io sono Marsilda. Se ti va possiamo fare una partita, conosco delle mosse segrete.
    Gli parlo a bassa voce sporgendomi verso il bimbo, che pare entusiasta all'idea d'imparare qualcosa di nuovo. Dovrò ricordarmi di mettere da parte la competitività per qualche minuto e fare la brava, anche se l'idea di perdere apposta per far piacere al piccolo Ramirez non mi alletta particolarmente... Potrebbe prenderla come una lezione di vita!
    Dei movimenti all'ingresso attirano l'attenzione di tutti, e quando infine entra la moglie del signor Dell rimango per un'istante abbagliata da quanto sia bella. Lascio andare il gatto per alzarmi e salutarla come si deve con un cenno del capo ed un timido sorriso, sostituito da un'improvviso rossore nel sentire nominare i miei genitori ed un'eventuale richiesta per stare fuori a cena.
    Io... Loro sono...
    Il mio farfuglio viene prontamente interrotto dal salvataggio del Capo Auror, non che una lettera da parte sua possa migliorare la situazione. A papà non piacerà sapere che sono venuta qui, potrebbe trascinarmi fuori da Hogwarts con una scusa qualsiasi e poi punirmi o rinchiudermi finchè non avrò imparato la lezione.
    Perchè ho detto di si ad Emily? E' stato bello vedere una realtà diversa dalla mia, ma ne è davvero valsa la pena?
    Quando i due coniugi ci lasciano soli inizio a giocare con Christian mentre la bimba farfuglia qualcosa che ha a che fare con i suoi animali, non riesco a concentrarmi bene, sono troppo occupata a pensare al poi, a tutte le disastrose eventualità che mi si apriranno davanti.
    Dovrei andare da loro e dire che voglio tornare a casa, che non tornerò mai più qui dentro sebbene sia stato bello ed il loro calore familiare è innegabile, ed il legame che li tiene uniti è qualcosa che probabilmente non proverò mai sulla mia pelle.
    Con passi incerti mi muovo verso la voce del signor Ramirez che mi chiama, sta scrivendo una lettera, probabilmente per mio padre. Apro la bocca, convinta nel dirgli di smetterla perchè non ce ne sarà bisogno... Ma mi scontro contro una sorpresa che mi lascia a bocca aperta e non poco sgomento.
    ...cosa?
    Rimango immobile sul posto, incapace di dire altro. Un'invito a cena, a casa nostra per giunta.... Papà fa entrare solo persone che ritiene meritevoli delle sue attenzioni, per l'auror invece prova solo evidente astio, per non dire odio, quindi cosa diamine ha in mente?
    E se volesse ucciderlo? ...no, non lo farebbe mai, non alla villa. Il sangue che sparge viene spillato fuori dai suoi confini protetti, non oserebbe portarsi il lavoro a casa; magari vuole semplicemente approfittarsi del suo potere facendoselo amico o... o... Non lo so, le opzioni sono troppe e mi confondono. Magari vuole davvero fare qualcosa di bello per me, anche se solo per una volta.
    Mi... stranisce questo invito, signore. Confesso che non vorrei fargli sapere della mia presenza qui, ma se vi ha invitati a casa nostra forse sarà predisposto anche ad altro e n-non... se la prenderà troppo.
    E poi loro hanno il custode segreto, razionalmente parlando non potrebbe mai trovarmi o entrare rompendo una finestra grazie alla sua furia. Finchè sto qui, sono al sicuro.
    Comunque mi fa piacere che abbiate accettato, vi daremo il giusto benvenuto quando arriverà il momento, signore.
  4. .
    Ascolto le scuse del Tassorosso con le braccia incrociate e sul viso un'espressione palesemente annoiata... Ma chi crede di prendere in giro con questa storia del sonnambulismo? A parte che a livello geografico non ha assolutamente senso il fatto che si siano messi a fare su e giù dalle torri piuttosto che portarlo direttamente nei sotterranei, e poi le due ragazze avrebbero benissimo potuto chiamare qualcuno invece che seguirlo come pecore.
    Ma se c'è di mezzo l'irlandese cosa mai mi sarei dovuta aspettare di diverso?
    Mi spiace Cavanaugh, ma io sto eseguendo i miei compiti nell'orario prestabilito. Forse hai il cervello confuso a causa delle troppo bolle di sapone che ci sono entrate dentro.
    Le rivolgo un veloce sorrisetto nel fare riferimento a quel dannato casino che fece nel bagno dei prefetti, se proprio vuole ricattarmi è bene che ricordi chi ha il coltello dalla parte del manico.
    Ci si mette pure Feyre parlando di equivoci che non ho voglia di ascoltare... Che si prendano le loro responsabilità per una buona volta!
    Ora basta, mi avete stufata!
    Esclamo per zittire quell'inutile ciarlare. Guardo il Tasso e la mia compagna di casata con espressione infastidita, rivolgendo loro parole con tono secco e che non ammette repliche.
    Voi verrete con me, vi riporterò dove dovreste stare. Per quanto riguarda Karen... L'infermeria non è lontana, se sta davvero male può benissimo sforzarsi di andare da sola.
    Probabilmente sta fingendo, e se anche non fosse devo pur vendicarmi in qualche modo di quello che mi ha fatto, no? Questo è niente rispetto a tutti gli atti di bullismo che ho subìto per mano sua.
    Ora muovetevi davvero o sarà peggio per voi, non accetterò altre scuse.
  5. .
    Se tu non hai detto niente allora chi è stato? La Fata Turchina?!
    Nessun altro sapeva di me e Rick, ero sempre stata super attenta in pubblico e quella replica del mantello dell'invisibilità era utile per nascondermi ad occhi troppo curiosi quando avevo voglia di chiacchierare in privato col Serpeverde... Quindi a rigor di logica la colpa era solo di Daisy!
    Voglio provare a pensare lucidamente, ma non ci riesco. Io e lei abbiamo condiviso un sacco di momenti bellissimi insieme, mi ha regalato il tatuaggio e l'ho tenuta per mano mentre lei si faceva bucare il naso, le ho raccontato della severità di mio padre e la paura che ho del perdere un'eventuale innamorato; pensavo che il nostro rapporto fosse speciale, ma a quanto pare nulla è comparabile all'amicizia che la lega a quella maledetta bulla irlandese che non la merita.
    Io sarò sempre al secondo posto per lei, per non dire all'ultimo, e nulla di me potrà mai farle cambiare idea.
    Forse credeva che Karen non avrebbe mai parlato con la gente della Mandragola, ma questo non la rende meno innocente e me meno arrabbiata. Mi sento tradita, aveva giurato ed io credevo... Credevo di aver finalmente trovato qualcuno di cui potermi fidare, invece mi sbagliavo. Sono stata una stupida, e mi merito di soffrire così tanto.
    Quel commento finale di Daisy poi di certo non aiuta la sua causa. Reagisco stringendo le labbra, il resto del volto muta in una maschera di astio e dolore... Quindi è così che mi ha sempre vista, d'altronde il suo chiamarmi continuamente istitutrice germanica non dava modo di pensare il contrario.
    Stringo il giornale nel pugno, impedendo a me stessa di tirarlo in faccia a Karen per farla stare zitta per una buona volta perchè il suo intervento non è ben accetto. Non lo faccio solo perchè tengo alla mia dignità e voglio dimostrarle di essere migliore, nonostante tutto.
    Per un secondo la guardo confusa quando mette in ballo il non aver scelto di essere in quel modo, troppo presa dalle mie emozioni non capisco di cosa diamine stia parlando. Un briciolo di ragione in me sussurra che potrebbe trattarsi della maledizione della Tassa, ed il fatto che la Cavanaugh mi abbia appena dato sostanzialmente della razzista mi urta non poco, ma sinceramente non ho voglia di spiegarmi o difendermi contro una tale decerebrata. Molto meglio attaccare.
    Stai al tuo posto, idiota! Se riflettessi prima di aprire la bocca ti renderesti conto di star dicendo solo stronzate.
    Perchè si comporta come se fosse lei quella offesa? Quella la cui vita potrebbe essere in pericolo? La sua relazione con Logan è finita sul giornale, e allora?! Sai che tragedia, al massimo si beccherà un buffetto sulla guancia da suo padre e dal preside, un mesetto di punizione se le va male.
    Se pensi che sia stata io parlare riguardo la tua tresca allora ti sbagli di grosso. Fatti un'esame di coscienza e pensa a quanto poco tu e Logan siete stati scaltri nel nascondervi... chissà quante volte avete rischiato di farvi beccare mentre facevate sesso e nemmeno lo sapete!
    Incredibile, lei che cerca di fare la morale a me! E poi perchè mai avrei dovuto sputare il rospo? Certo, la odio e vorrei si beccasse una giusta strigliata, ma non me ne frega un bel niente della sua vita privata e non ci vuole un genio per capirlo.
    Lancio il giornale stropicciato ai loro piedi, che si divertano a rimirare il loro fantastico operato. Io ne ho abbastanza di stare qui a farmi prendere in giro, sicuramente non appena avrò voltato loro le spalle si metteranno a ridere di me e Daisy potrà dirsi libera di questo peso che si portava appresso.
    Vi meritate a vicenda, spie.
    Non ho bisogno della sua amicizia, ho tutto quello di cui ho bisogno. Non mi servono le nottate a guardare l'aurora boreale o gli istanti in cui a lezione le stringo la mano per darci forza a vicenda.
    Il bisogno di piangere è lì, fa capolino da dietro gli occhi col suo pizzicore, ma lo caccio indietro deglutendo e stringendo i pugni. Voglio prendermi un'ultima rivincita su Daisy, strappandole via un po' di quella sua innocente ed ingenua speranza con un sorriso crudele.
    Se fossi in te, Locke, punterei il mio interesse romantico altrove.
    Quella freccia verso André... è normale che a lei piaccia, è un musicista misterioso e affascinante, non cattivo come quel buzzurro che girava per il castello fino all'anno scorso, ma se i giornalisti della Mandragola hanno colto qualche sguardo sognante perchè non dovrei approfittarne?
    Mi sono tenuta per me quanto accaduto nella Stanza delle Necessità, desiderosa di mantenere chissà quale facciata di fronte agli studenti e per, allo stesso tempo, non sentirmi così confusa ed in colpa nei confronti di Rick. Dovrei stare zitta, ma in questo momento non sto pensando lucidamente, voglio solo farla stare male come lei ha fatto con me, avrò tempo più avanti di pentirmi delle conseguenze.
    Mi chino verso l'orecchio di Daisy per sussurrarlo solo a lei e mantenere un minimo di contegno, e perchè voglio che senta per bene tutto il mio astio velenoso.
    A quanto pare anche André preferisce quelle come me: ci siamo baciati nella Stanza delle Necessità ed è stato bellissimo. Tu potresti scrivere una delle tue lettere piagnucolanti ad Axel, forse se gli farai abbastanza pena potrebbe persino risponderti.
    Mi scosto velocemente, nel petto un senso di soddisfazione che fa anche male, mi punge cuore e stomaco ma mantengo più che posso il sorriso sulle labbra. Ho finito col loro, posso tornare alla mia vita.
    Nel voltarmi, la bocca cede, piegandosi in una smorfia triste. Inizio a muovermi più in fretta che posso, non devono vedermi piangere.
  6. .
    Un'incidente...
    Mormoro in risposta alla domanda del giovane bardo, mentendo per l'ennesima volta. Avevo preparato una storia fatta di armi maledette e ricatti messi in atto da persone cattive, in caso qualcuno ad Hogwarts avesse mai posato l'occhio sulla cicatrice a mezzaluna; non avendo mai dovuto raccontarla l'ho quasi dimenticata, lasciandola relegata ad un'angolo della mia mente per le emergenze come quella di quest'oggi.
    Peccato che non abbia alcuna voglia d'infilarmi in questa distorta narrativa, ed anche la brevissima spiegazione offerta ad André suona sbagliata, una bugia raccontata con poca diligenza. Però non posso donargli la spiegazione che va cercando, quella è riservata alla mia famiglia e al signor Ramirez, custode e protettore del mio doloroso segreto.
    Prima o poi, se mai riuscirò a divincolarmi dalle catene che mi tengono legata a mio padre, anche gli altri sapranno la verità, ma fino ad allora dovrò chiudermi nel silenzio per proteggere me stessa e loro. Papà godrebbe nel punirmi, nel mettermi davanti le persone a cui tengo per poi costringermi a tagliar loro pezzi di carne, ed è una visione che vorrei relegare ai miei peggiori incubi piuttosto che vederla passare nel mondo reale.
    Quindi, chiusa nel mio guscio, riverso tutto l'astio su André. Gli lancio addosso il risentimento imbottigliato durante queste settimane d'assenza, in cui mi sono sentita tradita e profondamente stupida per aver osato aprirmi a qualcun altro, solo per lasciare che mi ferisse di rimando.
    E adesso lui se ne andrà, mi lascerà sola in questo teatro a piangere, magari dopo avermi urlato contro i suoi, di insulti. Mi aspetto di vederlo alzarsi da un momento all'altro, di sentire i suoi passi e poi la porta chiudersi con un colpo, quando uscirà dalla Stanza delle Necessità probabilmente si sentirà libero di un peso, perchè chi mai vorrebbe una ragazza come me accanto?
    Non riesco a pensare razionalmente, ad aggrapparmi a quelle pochissime persone che mi hanno dimostrato il contrario, di volermi bene nonostante tutto perchè per loro, per qualche motivo, sono speciale e valgo la pena... Adesso esiste solo questo fastidio al petto che mi prende anche la bocca dello stomaco, e gli occhi di André che non vorrei mai più vedere per paura di vederci riflessa la mia sciocca speranza.
    Contro ogni previsione, il ragazzo mi si avvicina. Rimango immobile, stordita dalla sorpresa mentre le sue braccia mi avvolgono ed il suo viso mi affonda nel collo. Vorrei chiedergli cosa diamine sta facendo o almeno provare ad allontanarlo, ma non ci riesco.
    Vorrei non perdonarlo, zittirlo e magari scappare io stessa... Invece, a causa di quella maledetta malinconia che mi ha fatto percepire la sua mancanza, mi abbandono sul suo petto, bisognosa di ricevere un po' di conforto. Tengo però le braccia sempre strette attorno alle mie gambe, non riesco a ricambiare quella stretta, una parte di me cerca ancora di mantenere quel briciolo di contegno e rigidità di cui tanto faccio sfoggio.
    Per cosa, poi? Qui dentro siamo soli, che male farebbe se mi mostrassi ancora più fragile? In fondo lui si sta aprendo con me, quindi perchè non posso concedermi di fare altrettanto?
    Trovo l'ennesimo punto in comune con lui, quella smania di nascondersi dagli altri, anche se i nostri motivi sono differenti e mi chiedo -con non poca curiosità- cosa mai potrebbe avere questo ragazzo di sbagliato... Quali sono le parti più oscure della sua anima?
    Non mi hai nemmeno dato la possibilità di provarti il contrario.
    Rimbecco con ancora una punta di fastidio la sua affermazione sul guardarlo in modo diverso, eppure vi è anche la speranza che, una volta usciti da qui, forse me ne darà modo. La verità è che vorrei essere infuriata con lui, ma sento di averlo già perdonato. O almeno, quel tanto che basta da dargli una seconda possibilità.
    In fondo tutti sbagliano, persino io non ne sono esente, e se davvero desidero un'amico per sentirmi meno sola allora posso permettermi di farlo tornare nella mia vita. E gli credo quando dice che con me non ha mai finto, perchè mi guarda con i suoi occhi attenti e così espressivi in cui rivedo quei buffi momenti di piacevoli chiacchiere e disegni sulla pelle nella stanza degli artisti. Come può qualcuno fingere in quel modo? E perchè poi? No, lui non è così sadico, e non ha alcun motivo di volermi male.
    Rimango in silenzio ad ascoltarlo, lascio che si spieghi mentre nella mia testa si susseguono una serie di pensieri mentre rimango ferma tra le sue braccia, un posto diventato improvvisamente sicuro.
    Siamo sempre stati anime affini, l'ho capito dal nostro primo incontro, e credo che anche lui lo abbia colto o non avrebbe mai... Non mi avrebbe mai detto che lo facevo sentire scombussolato, o che avrebbe voluto sconvolgere le regole del mio universo, ed io avevo bollato il tutto ad una semplice svista, parole dette per svago perchè... Già, perchè?
    Perchè devo sentirmi così bene con lui, desiderosa di parlare per ore di musica, arte e stelle? Perchè deve capire così bene com'è sentirsi senza quello che entrambi consideriamo un pezzo della nostra anima?
    Non è così semplice.
    Sussurro vicina al suo viso volgendo per un momento lo sguardo altrove. Un guaritore potrebbe farmi tornare sana in un battito di ciglia, ma cosa ne sarebbe poi della mia vita? Della meritata punizione per aver scavalcato le giuste regole imposte da mio padre?
    Hanno senso poi senso, in questo luogo magico? O le mura sempre cangianti della Stanza possono proteggermi? Se fingessi di essere ancora ferita non se ne accorgerebbe nessuno, potrei tornare a ballare e ad essere... Me stessa.
    Dice che sono bella, il giovane bardo dalle agili dita, che merito di vivere al di fuori di questo dolore, e guardandolo negli occhi so che ha ragione. Metterlo in atto però, è tutt'altra storia.
    E poi c'è questo calore tra petto e ventre, una sensazione che ho provato di recente con un'altra persona che mi vede per ciò che sono ed è in grado di capirmi perfettamente. Sento di essere attratta dal ragazzo francese, e vorrei non esserlo perchè comporterebbe tanti sbagli e vicende a cui non posso star dietro, e la mia reputazione e... Non so se voglio negarmi ancora qualcosa, non oggi.
    Se non avessi pianto e tirato fuori tutte le mie emozioni forse avrei agito in modo diverso, ma la testa è confusa da troppi pensieri ed il corpo si muove prima che possa provare a fermarlo. Siamo in un luogo sicuro, mi dico, nessuno ci vedrà.
    Annullo la distanza tra le nostre labbra, e lo bacio senza dire alcuna parola. La mia pelle è ancora bagnata di lacrime, le gote rosse di rabbia ed eccitazione, forse anche un briciolo di timidezza. Inizio cauta, la bocca serrata e appena appoggiata sulla sua, ma l'istante dopo qualcosa in me scatta e mando al diavolo tutto, aggrappandomi al suo collo con disperazione per tirarlo a me mentre le labbra si schiudono per approfondire quell'unione.
    Sono passati due anni dall'ultima volta che ho baciato qualcuno, mai avrei pensato che sarebbe stato lui il prossimo.
    Gli passo le mani tra i capelli spettinati e mi sento bene, finalmente un pezzo della catena si è spezzato ed è bello non provare paura nell'essere così vicina ad una persona. Lui mi ha vista, lo ha sempre fatto, per lui sono speciale e se ci conoscessimo meglio potremmo... Il viso di Rick mi appare davanti agli occhi chiusi, una visione impressa dentro le palpebre. Mi guarda da vicino sfiorandomi la pelle ed io sono così contenta di stare in sua compagnia perchè nessuno prima d'ora si era mai comportato così con me.
    Cosa sto facendo? Perchè bacio un altro? Non posso tradire così la fiducia del Serpeverde, devo smetterla! Smettila Marsilda, staccati subito!
    No!
    Esclamo lasciando andare il ragazzo, spingendolo via quasi il suo corpo scottasse. Col fiato corto e gli occhi sgranati distolgo in fretta lo sguardo da lui, mi porto le mani sul viso per nascondere la vergogna ed impedirmi d'incrociare il bel viso attento del bardo per evitare di ricadere in tentazione.
    Non avrei d-dovuto farlo. A me piace Rick, n-non posso... non posso baciare qualcun altro s-se mi piace lui.
    Più che dargli una spiegazione sto cercando di convincere me stessa, perchè avere il cuore diviso a metà non era preventivato nel mio percorso di vita.
    Perchè devi piacermi anche tu?! Perchè d-devo... Non è giusto. Non è così che dovrebbe funzionare!
  7. .
    Scoprire punti in comune con lui è come percepire un giro di corda attorno alla vita, via via che si stringe mi sento sempre più vicina al ragazzo dallo sguardo misterioso, a tratti cupo. Se ha dentro di se una parte scorbutica però, con me non l'ha mai mostrata, e ciò mi fa sentire in qualche modo speciale, forse persino più di quei piani di scale che s'è fatto solo per venirmi a prendere.
    Le nostre famiglie si somigliano, ci hanno trasmesso dei valori che considerano sacri, e nel guardarlo mi viene naturale chiedermi se anche lui ha mai dovuto subire una punizione per aver disobbedito all'autorità. Ricordo le cicatrici sul suo corpo, il giorno che c'incontrammo, le vidi appena perchè non volevo sostare troppo sul petto nudo, ma erano degli inequivocabili segni che qualcosa gli era accaduto.
    Magari, un giorno, potrei confidarmi con lui riguardo la mezzaluna impressa sul ginocchio sinistro, ed in cambio lui si fiderà così tanto di me da raccontarmi la sua storia. Ci sentiremo ancora più legati e sarà... Speciale.
    Sono sogni sciocchi i miei, eppure non riesco a fermarli. Sarà la luce magica della luna sul lago, mista alla compagnia piacevole ed il brivido di aver commesso un'infrazione al rigido regolamento scolastico, ma mi sento bene. Finalmente, oserei dire.
    Quasi mi aspetto che si scosti con disgusto dopo quel bacio improvviso sulla guancia, e quando risponde con una carezza arrossisco sentendo un tuffo al cuore, incredula.
    Per me non è semplice...
    Mormoro, incapace di spiegare a parole quanto sia importante quello che ha fatto per me ed il modo naturale in cui mi capisce al volo fa quasi paura. Vorrei raccontargli di quello che ho perso, di come nella casa londinese vivo con una madre che m'ignora ed un padre che mi educa al rispetto utilizzando il terrore come arma.
    Vorrei dirgli che, se potessi scegliere una persona con cui stare, sarebbe lui.
    Però taccio, imbambolata dinnanzi al suo viso e stregata da quelle parole che mi suonano così giuste e meravigliose: Rick mi ha vista davvero, ha capito che non sono cattiva come mi descrivono, che ho molto altro da offrire rispetto ad un broncio bisbetico perchè vedo il mondo con occhi diversi da quelli degli altri. Ha ragione nel dire che i nostri compagni non ci capiranno mai, perchè persone come la Cavanaugh non hanno dovuto soffrire ed i loro genitori le amano, quindi si sentono in dovere di prendersi tutto quello che vogliono senza nemmeno chiedere. Solo la mia povera Daisy potrebbe capirmi, le è capitata quella maledizione senza che lei la volesse ed ora ne subisce le conseguenze ogni mese, tutti gli altri non sanno un bel niente.
    M'irrigidisco nel sentire il pollice di Rick sfiorarmi il labbro, più per la sorpresa che altro. Unita al calore che sento sul viso e nel ventre è addirittura piacevole, e se non fossi sicura di avere i piedi ben piantati a terra crederei di stare per prendere il volo verso la stratosfera.
    Persa in questo sogni ad occhi aperti e col fiato corto, desidero ardentemente che lui mi baci e questa consapevolezza mi colpisce come uno schiaffo. Erano due anni che non pensavo allo stare così vicina a qualcuno, forse mi ero convinta di non poter più sentire nulla dopo che papà aveva cancellato la memoria al mio ex fidanzato, facendomelo perdere per sempre. A lui non deve succedere, non voglio, e se mai dovessi spingermi a baciarlo allora dovrà accadere in un luogo sicuro, lontano da occhiate indiscrete.
    Qui siamo all'aperto, ma lontani dal castello... Potrei guardarlo negli occhi e sperare... dirgli quello che desidero... Potrei...
    "Se senti troppo freddo potremmo trovare riparo dai miei nonni: il loro manor non dista molto da dove siamo noi."
    Mi riporta coi piedi per terra, svegliandomi.
    Sbatto le palpebre un paio di volte, come se volessi riallinearmi alla realtà mentre mi guardo attorno, quasi sorpresa di trovarmi ancora vicina al lago col vento che mi smuove i lunghi capelli. A onor del vero, lo sento appena visto il caminetto che mi brucia dentro, ma eviterò di dirglielo.
    No. No, sto bene.
    Gli sorrido, avvinghiando ancora di più le dita tra le sue.
    Voglio vedere l'eclissi dalla riva del lago, se non ti dispiace.
    Suono un po' tremula, anche le ginocchia paiono di gomma mentre arranco verso lo specchio d'acqua, ma non m'importa se sembro ridicola perchè, finalmente, mi sento felice. La paura dello spazio aperto mi ha bloccata, se avesse provato a baciarmi probabilmente non lo avrei nemmeno allontanato, ma va bene così. Avremo altri momenti per stare vicini, e adesso ne ho la conferma definitiva.
    Rimango in silenzio finchè non arriviamo, ora effettivamente il gelo è più presente ma non mi pento di non aver seguito la sua proposta. Mi aggrappo al suo braccio con entrambe le mani e gli poggio la testa sulla spalla mentre nel cielo, molto lentamente, Marte inizia il suo passaggio d'attraversamento della Luna.
    Anche io voglio conoscerti meglio. Sono felice di aver trovato una persona come te al castello, a parte la compagnia di un paio di persone il resto del tempo lo passo da sola ed è pesante, anche se non mi piace ammetterlo.
    Tirare fuori un briciolo di sincerità con lui mi sembra il minimo, ma sento che potrei dirgli tutto e comunque non mi giudicherebbe. Ho trovato una persona speciale, e non voglio lasciarla andare.
    Sei bello, Rick O'Connell. Dentro e fuori.
    Scosto il capo per guardarlo negli occhi, gli rivolgo un sorriso stranamente sicuro, per un momento privo della solita timidezza che mi contraddistingue in questi momenti.
    Chiedimi pure tutto quello che vuoi, quando vuoi. Risponderò alla tua curiosità ed in cambio tu farai lo stesso con me. Ci stai?
  8. .
    Prestare attenzione ai gossip idioti di quel giornalino imbecille è in fondo alla mia lista di cose da fare, l'ho ignorato fin dal primo giorno e se qualche informazione giungeva alle mie orecchie era sempre per vie traverse e voci di corridoio.
    Il problema sopraggiunge nel momento in cui io stessa divengo protagonista di queste ciarle adolescenziali e maligne.
    L'ho notato da quando mi sono alzata: occhiate e risatine quando passo nei corridoi, a volte uno sguardo bieco ha zittito gli studenti intenti a puntarmi il dito contro, altre invece non è bastato. Mi sono detta che non ne valeva la pena, che sono migliore di queste baggianate e posso lasciarmele alle spalle dimostrando di essere matura e al di sopra degli altri... Poi, purtroppo, la curiosità ha vinto.
    Ho prelevato un numero dalle mani di un branco di ragazzine del secondo anno non appena varcata la soglia della Sala Comune, le piccolette se ne sono andate in fretta e furia bisbigliando come un branco di scarafaggi a cui è stata puntata una luce addosso. Probabilmente avevano paura della mia reazione, e a ben donde.
    Ovviamente l'impaginazione è a tema San Valentino, piena di cuori e trafiletti idioti su confessioni anonime e poesie di dubbio gusto, per non parla poi dei grafici delle coppie vere o presunte... Ma chi mai può prendere sul serio questa roba? Sono solo un mare di bugie! Certo, quella cosa tra Logan e Karen è vera, e c'è da dire che se quei due hanno continuato a fare il bagno nudi era solo questione di tempo prima che qualcuno li beccasse, ma per il resto sono tutta finzione. Giusto?
    Scorro con lo sguardo verso il basso ed i miei occhi si spalancano dinnanzi a quelle foto di persone a me conosciute e vicine che vanno a creare una sorta di serpente ormonale che si mangia la coda. Tra loro ci sono anche io, e il vedermi mi innalza la temperatura interna di mille gradi.
    Sento una marea di emozioni, perlopiù negative, a cui non vorrei dare adito perchè posso ancora provare ad essere migliore di così, posso essere adulta e cercare una spiegazione logica a ciò che vedo senza farmi prendere dall'astio.
    Posso, ma non ci riesco.
    Come una furia mi lancio nei corridoi della scuola alla ricerca di chi mi sta facendo sembrare un'arpia col volto arrossato e gli occhi lucidi. Si perchè sto a tanto così dallo scoppiare a piangere, e lo detesto.
    Sono stufa di sentirmi in questo modo, stufa delle persone che mi trattano male senza un vero motivo, solo per il gusto di farsi due risate; stufa di sentire tutte queste emozioni che non voglio: rabbia, tradimento e gelosia. L'ultima poi, è la peggiore di tutte.
    Percorro di corsa mezzo castello, mi sembra di sentire ancora le risate della gente attorno a me ed è tutto amplificato tanto che vorrei solo mettermi le mani sulle orecchie e urlare a tutti di stare zitti per una buona volta!
    Nell'affacciarmi sul cortile la vedo, ed ovviamente sta parlando con la sua migliore amica. D'altronde è palese che Daisy abbia sempre preferito Karen a me, ed il giornale che tengo stretto in pugno ne è la prova definitiva.
    Perchè mi hai fatto questo?!
    Glielo strillo mentre sto a pochi metri da loro e continuo a marciare, gli occhi di ghiaccio puntati sulla giovane Tassorosso a cui pensavo di poter dare tutto il mio affetto ricevendone altrettante, se non di più, in cambio.
    Me lo avevi promesso! Avevi giurato che non avresti mai parlato a nessuno di Rick e invece lo hai detto a lei...
    Mi volto verso l'irlandese con una smorfia di puro disprezzo. Se potessi farla evaporare dall'esistenza lo farei senza pensarci due volte.
    Che lo ha detto alla gente che si occupa di questo schifo di giornale! Scommetto che ti sei anche inventata la storia che a Rick piace Daisy, non è vero Karen?
    Con l'indice punto sulla freccia che collega le foto dei due, implicando un'interesse del Serpeverde nei confronti della Tassa. L'idea che al ragazzo possa interessare qualcun'altra mi brucia il petto, sento lo stomaco rivoltarsi e... e forse non sarebbe stato così terribile, se non si fosse trattato di una persona a me vicina, eppure la possibilità che sia lei a strapparmelo dalle mani mi rende gelosa ed arrabbiata come non mai.
    Beh, guarda un po', a lui non piacciono quelle come lei. A lui piaccio io!
    Ho volutamente dato una connotazione negativa nel riferirmi a Daisy, come se ci fosse qualcosa di sbagliato nel possedere un'animo come quello della Tassorosso. Non lo penso davvero, ma lei mi ha tradita, ed io voglio farle male.
  9. .
    Detesto quando la gente ride di me, persino -o specialmente- quando vengo presa in fallo nelle mie menzogne e l'unica cosa che dovrei fare è chinare il capo, sconfitta.
    Ed invece con lui scelgo di mantenere lo sguardo infastidito dritto verso di lui, quasi volessi sfidarlo a continuare con la sua puerile presa in giro, neanche fosse stato lui il primo a mentire tra i due. Fingo di essere la persona matura perchè è più facile continuare con queste recita, piuttosto che ammettere di aver sbagliato.
    In questa recita poi, devo esimermi dal mostrargli cosa sento davvero, o non ne uscirò viva. Ho già fallito con quel barlume di malinconia nel vederlo così vicino e preoccupato per me, quindi mantengo la maschera del fastidio ben dritta sul viso, così che non possa percepire quanto il chiamarmi per cognome mi abbia ferita con tutta la sua glaciale freddezza.
    E' così che ci si sente a stare dall'altra parte? Oppure lui è stato più forte di me, tutte le volte in cui l'ho appellato con distacco? Una parte di me vuole convincersi che sicuramente il giovane Tasso non c'è mai rimasto male, perchè è stato lui il primo ad allontanarsi e non poteva certo aspettarsi feste e balli ad ogni banale incrocio in corridoio... E poi è più facile dirmi questo, piuttosto che sentirmi in colpa per il pensiero di aver nuociuto a qualcuno che mi è stato caro, anche se per poco tempo.
    C'è una luce strana negli occhi del francese, è rabbioso come mai lo avevo visto prima d'ora e le difese del mio subconscio s'innalzano, pronte a farmi scappare al primo accenno di violenza. L'ennesimo regalo di mio padre, questa paura intrinseca che si accende come un fiammifero ogni volta che qualcuno -più precisamente un'uomo- alza la voce nelle mie vicinanze ed utilizza toni adirati.
    André però non potrebbe mai farmi del male, giusto? Lo conosco da poco, eppure in lui non ho mai visto nulla di sbagliato, ed è solo il mio timore che parla al posto mio; rimango quindi calma, solo un poco all'erta. Nello squadrargli il volto mi rendo conto che pare quasi offeso, e non capisco il perchè... Che la mia menzogna sulla danza lo abbia colpito così tanto? Che gli importa se in una vita passata ballavo senza mai cadere?
    Se lui era qui a suonare prima di me significa che l'invasione di campo è stata mia, non avrei mai danzato sulle sue note se lo avessi visto e con la tenda tirata forse lui non ha potuto vedere più di tanto; chi ha invaso la privacy dell'altro? E perchè non mi disturba poi tanto l'idea che mi abbia vista?
    In fondo Daisy lo sa, ero stata io a dirle del mio passato, quindi che male avrebbe potuto fare una persona in più come complice di questa parte della storia?
    Vorrei potermi rilassare insieme a lui, smettere di mordermi l'interno delle guance per poter parlare apertamente, se non fosse successo nulla tra di noi e non mi sentissi così esposta potrei persino pensare di perdonarlo, con le dovute spiegazioni. Peccato che, nel sentir parlare d'incanti curativi, m'irrigidisco di nuovo.
    No, non voglio.
    Mormoro mentre tento di tirarmi indietro per sfuggire alla sua insistenza, a quelle dita da musicista che pigiano tasti e pizzicano corde con maestria. Se avessi più lucidità in corpo capirei il perchè delle sue mosse, anche il signor Ramirez si era offerto di aiutarmi ed io mi ero allontanata, le persone come loro sono gentili e buone, non desiderano portare altro dolore... Però, nell'istante in cui la mano del bel ragazzo dagli occhi attenti mi si stringe sul polso, tutto quello che riesco a percepire è la voce di mio padre nella mia testa, che tuona tutto il suo più profondo disappunto.
    Ho detto che non voglio!
    Alzo la voce, rimbomba nel teatro vuoto con tutta la disperazione di chi cerca d'aggrapparsi all'ultimo salvagente per non annegare. Allontano con uno strappo il braccio da lui e, così facendo, anche dalla mia gamba. La cicatrice a mezzaluna è esposta, eppure non me ne importa niente.
    Lo guardo con occhi lucidi di lacrime non del tutto spente, il labbro inferiore tremante ed il petto che va su e giù con ritmo veloce e cadenzato. Poi, tento invano di riprendere un contegno che forse non è mai stato del tutto mio, metto su la maschera dell'apparenza e divento nuovamente la Caposcuola astiosa e bisbetica dal viso rigido, solo che qualcosa dell'emotività che non voglio mostrare rimane, e mi stringo le ginocchia al petto come farebbe una bambina.
    Beh, guarda un po', hai dovuto fare la scelta sbagliata!
    Della ragazzina mantengo anche il tono di voce, profondamente offeso per quello che mi è stato fatto. Perchè mi sto ergendo nella sua vita come se fossi qualcuno d'importante? Abbiamo condiviso dei bei momenti di chiacchiere e risate, nulla di evidentemente così significativo per lui da rendermi partecipe dei suoi momenti no. Io non sono nessuno, è inutile che continui a pensare il contrario.
    Eppure sembra sinceramente dispiaciuto nel parlarmi, ed io voglio davvero tanto credergli ma non so se posso permettermelo. Perchè non riesco a rimanere salda su una decisione? E perchè sto continuando a pormi tutta questa trafila di stupide domande?
    Per me sei normale, dannato idiota! Perchè non mi hai detto che avevi un problema invece di sparire così? Lo avrei capito. Invece tu te ne sei andato e mi hai fatta sentire così stupida per aver creduto di essere importante per qualcuno!
    Singhiozzo e butto fuori tutto, mi fa male la gola perchè non sono abituata a parlare in questo modo alle persone, a lanciare fuori i miei sentimenti imbottigliati e sistemati ordinatamente. Ora però dentro di me c'è un terremoto, e i recipienti stanno cadendo a terra, tenerli a posto sta diventando troppo difficile.
    Chissà che b-bella amicizia che volevo costruire poi... Con m-me che mento e tu che sparisci perchè trovi di meglio. Adesso hai visto perchè non p-posso più ballare, sarai contento!
    Di cosa lo sto accusando esattamente? Nemmeno io lo so. Spogliata delle mie maschere, piango lasciandomi andare con la fronte sulle ginocchia. Forse, se mi cullassi abbastanza a lungo, potrei addormentarmi e svegliarmi in un luogo migliore, uno in cui le persone non mi spezzano cuore ed arti.
  10. .
    Mi piace passeggiare nel castello quando il caos del giorno è scemato ed il silenzio regna sovrano. Essere Caposcuola mi permette di goderne appieno durante le ronde, la spilletta che mi brilla sul petto poi è un'ottimo deterrente per tener lontani seccatori e trasgressori.
    Eviterò di pensare a quanto sia ipocrita sfoggiare i miei privilegi quando io stessa ho sviato le regole, e nemmeno troppo tempo fa. Così come eviterò di pensare al motivo che mi porta a camminare al buio di tanto in tanto per andare a chiacchierare nei sotterranei.
    Un'improvviso baccano infernale mi distrae dal corso dei ricordi, attirando così la mia attenzione verso l'armeria. Avvicinandomi sento delle voci, sembrerebbero due femminili ed una maschile... Il viso mi si irrigidisce nella perfetta maschera da bisbetica puntigliosa che indosso in momenti come questo. Mentirei se dicessi che, a volte, adoro mettermela solo per il gusto di cogliere di sorpresa questi piccoli trasgressori.
    Voi non stordirete proprio nessuno!
    Esclamo nell'aprire la porta, la luce della mia bacchetta illumina i volti dei tre e provo disappunto nel vedere quello della mia concasata, seguito dall'immediato astio nell'istante in cui incrocio lo sguardo con quello della dannata irlandese.
    Ovviamente ci sei di mezzo tu, Cavanaugh.
    La bocca piegata in una smorfia che sottolinea tutto il disprezzo che provo per quell'idiota Grifondoro. Di sicuro ha convinto gli altri due a combinare... qualsiasi cosa stessero facendo qui dentro, non c'è dubbio.
    Siete pregati di tornare immediatamente nelle vostre stanze. Farò rapporto e verrete puniti per questo disastro, ma credo lo sappiate già. Su, forza, muovetevi.
  11. .
    Il pianoforte ha smesso di suonare la sua leggiadra melodia, eppure non me ne rendo conto. Non subito, almeno.
    Troppo presa dalla marea di pensieri e dal dolore al ginocchio, il silenzio che ora riempie il teatro mi è distante ed impossibile da scorgere oltre la bruma di lacrime che rimangono aggrappate agli occhi, quasi volessero evitare di fare la stessa fine delle loro sorelle ormai ridotte in pezzi sul palco.
    Qui potrei lasciarmi andare a grida e distruzione, nessuno verrebbe mai a saperlo. Potrei sfogarmi sulle spesse tende, tirarle giù con tutta la forza che ho in corpo e poi usarle come fazzoletto per asciugarmi le gote; eppure rimango chiusa nel mio guscio di contegno, le gambe strette al petto e la schiena tremante di singhiozzi silenziosi.
    Sono una crisalide che fatica ad uscire dal proprio bozzolo perchè ha troppa paura di volare, e poi perchè rischiare se questi sono i risultati?
    Però è stato bello danzare, anche solo per un momento, ed essermi ripresa un pezzo di libertà.
    Pensieri opposti s'intrecciano di continuo ed io non so come trovare la fine della matassa per darle un senso, o quantomeno provare finalmente un briciolo di pace. L'unica certezza rimane la stanchezza che provo nel sentirmi così, in balia delle onde, ed il dolore al ginocchio che pulsa senza sosta.
    Non sento i passi alle mie spalle finchè non è troppo tardi, e per un'istante mi dico che quel tocco gentile sulla schiena è solo frutto della mia immaginazione. Anche la voce, gentile e conosciuta, dev'essere uno scherzo malvagio della Stanza che, chissà come mai, ha scelto d'infierire donandomi una persona che per un breve periodo di tempo ho desiderato chiamare amico.
    Poi, giunge la mano che mi tocca il viso, e pare fin troppo reale per essere parte di un trucco magico. Mi lascio guidare dalle lunghe dita da pianista e dal dolce invito a voltarmi, e quando i miei occhi s'incastrano in quelli del giovane bardo rimango senza fiato a causa dell'ennesima ondata di pensieri che mi colpisce come uno schiaffo.
    Lui è reale, ed è qui. Non dovrebbe esserlo, la Stanza non può creare lo stesso bisogno per due persone diverse... O si? Anche lui ha chiesto un posto dove poter essere se stesso? Perchè i nostri desideri hanno dovuto incrociarsi in questo modo, e perchè proprio in un momento così delicato?
    André?
    Chiedo con un soffio di voce e, quasi volessi accertarmi della sua effettiva presenza fisica, mi appoggio al suo palmo sentendone il calore contro la guancia in quella che, a tutti gli effetti, potrebbe sembrare una carezza. Però lui non merita il mio affetto, non dopo essere sparito in quel modo. Non dopo avermi vista così debole ed esposta.
    Lo sguardo mi si indurisce mentre tento di mettermi a sedere, la mano sinistra ben stretta sul ginocchio segnato dalla cicatrice. I calzettoni sono troppo distanti per raggiungerli, dovrò aspettare che si giri per rimetterli. L'altra mano invece si occupa di scostare con foga i rimasugli di lacrime dalle gote arrossate, quasi me ne vergognassi.
    Cosa ci fai qui? Eri tu che stavi suonando?
    Allungo il collo per sbirciare oltre lo spiraglio della tenda lasciato aperto, mi pare di notare l'ombra di un pianoforte e maledico a denti stretti tutta questa dannata situazione. Come potevo saperlo che era lui il musicista dietro la melodia che mi ha trasportata in un altro luogo? Eppure sembra essere il potere di questo ragazzo, una parte di me pensa che dovrei persino ringraziarlo.
    Sono inciampata mentre camminavo e mi sono fatta male. E comunque non ho bisogno del tuo aiuto.
    Metto le mani avanti per tentare di proteggermi e dare una spiegazione, per quanto stupida possa essere. Chi ha bisogno di togliersi parte del vestiario per fare due passi, a meno che non si trovi in un campo fiorito?
    Ora passami le calze, per favore, poi potrai tornare a ignorarmi.
    Non ci metto che pochi secondi ad andare contro me stessa, chiedendogli un'effettivo aiuto. Ipocrita, vendicativa e sempre pronta a dare ordini pur di evitare di passare per scema o debole. In fondo è lui che ha iniziato questo patetico spettacolo, quindi perchè dovrei essere gentile nei suoi confronti?
    Perchè dovrei dirgli che, in quell'istante in cui ho incrociato il suo sguardo, mi sono resa conto di aver sentito la sua mancanza?
  12. .
    Tenerlo?
    Chiedo, incredula, mentre fermo a metà una giravolta ed alzo il viso per cercare in quello del ragazzo qualsiasi traccia di menzogna che mi faccia mettere in dubbio questa a dir poco generosa ed insolita offerta. Eppure, per l'ennesima volta, mi sembra sincero.
    La sua proposta poi riesce a farmi arrossire violentemente, il modo in cui gli esce naturalmente dalle labbra forse è la parte peggiore perchè non percepisco alcun viscidume, solo un sincero desiderio di rivedermi in momenti privati. Forse mi sto immaginando tutto ed ho occhi ed orecchie foderati di stupidi cuoricini e arcobaleni... Ma mi piace credere sia tutto vero, mi fa stare bene e Merlino solo sa se ne ho bisogno.
    Ci penserò.
    Mormoro con un sorriso timido, ed una parte di me si maledice per l'entusiasmo che provo all'idea di fare qualcosa fuori dall'ordinario, anche solo per una volta o due; e poi se nessuno mi vede significa che non ho veramente disobbedito alle regole, giusto? ...Ah, ma sentimi, penso come quell'idiota della Cavanaugh. Dovrei darmi una calmata prima che sia troppo tardi, e comunque io non finirò mica come lei a fare cose nuda nei bagni, quindi non ho nulla di che preoccuparmi.
    Il non sapere dove Rick ha intenzione di portarmi è insieme fastidioso ed eccitante, sto si imparando ad apprezzare le sorprese, ma la curiosità è un tarlo che mi mangia da dentro e dovrò essere paziente per svelare l'arcano, anche perchè il ragazzo non vuole sbottonarsi troppo a riguardo ed io non ho tempo di chiedere alcun indizio che subito mi è accanto, sotto il mantello.
    Annuisco al suo implicito invito a rimanere in silenzio, e così faccio per tutto il tragitto dalla torre fino all'uscita. Probabilmente se anche non vi fosse stato qualcuno di guardia non sarei riuscita a spiccicare parola a causa dell'insistente battito contro al petto causato dall'estrema vicinanza col corpo del figlio di Salazar.
    Dovrei mettergli un braccio attorno alla vita per non rischiare di perderlo? Oppure tenergli la mano o un'avambraccio? Diamine, sta iniziando a fare caldo qui sotto e vorrei prendere una bella boccata d'aria ma è necessario che me ne stia buona, specialmente per quanto riguarda il dove mettere gli arti.
    Quasi mi spiace vederlo uscire dal mantello, stavo iniziando ad abituarmi a... ehm, si, c'è un bus da prendere e gli indizi sono praticamente nulli. Non che stia prestando molta attenzione a ciò che ho attorno, la mano di Rick sulla mia è calda e riesce a catturare gran parte della mia attenzione. Quanto detesto sentirmi così sciocca, dovrei stare coi piedi per terra e invece svolazzo e gli guardo i capelli mentre cerco di non volar via da questo nottetempo oltremodo scomodo.
    Quando finalmente scendiamo e mi viene scostato il mantello, traggo un lunghissimo sospiro di sollievo che muta in meraviglia dinnanzi allo spettacolo del lago illuminato dalla luna.
    Sto bene, trovo sia molto peggio la smaterializzazione.
    Mi era capitato di viaggiare un paio di volte attaccata a papà, la prima in assoluto mi aveva rivoltato lo stomaco e gli avevo quasi rimesso sui piedi.
    E' meraviglioso.
    Sussurro in tono stupefatto mentre faccio qualche passo verso lo specchio d'acqua, rendendomi man mano conto, anche grazie alle parole di Rick, che forse non ci troviamo a pochi chilometri dal castello. Le acque del Regno Unito sono piene di leggende e mostriciattoli del mondo magico, ma se la memoria non m'inganna solo in un grande lago vi è un biscione famoso persino tra i babbani; il fatto di essere così distanti e potenzialmente punibili con svariati punti in meno... Non mi preoccupa.
    Sarà il mantello che mi protegge da occhiate indesiderate, il paesaggio fantastico, i due eventi astronomici da poter ammirare o la compagnia fin troppo piacevole, ma la mia testa non riesce ad agganciarsi a quell'ansia che normalmente mi coglie quando sto dentro al castello o in prossimità degli occhi gelidi di mio padre.
    No, di notte è decisamente meglio, c'è più tranquillità. Immagino che anche al mostro di Loch Ness diano fastidio i turisti dopo tutti questi anni di foto scattate senza il suo permesso.
    Azzardo una risposta al quesito "dove siamo", ed in caso di errore cercherò di non vergognarmi troppo.
    Comunque non pensavo venissi da qui, hai un'aria più...
    Senza sapere bene come andare avanti, mi morsico il labbro mentre la mente vaga alla ricerca di qualsiasi aggettivo che non suoni troppo idiota, peccato che tutto quello che affiori abbia a che fare con steppe gelide e misteriose dove la gente sta chiusa al caldo a leggere. Tutta colpa di Daisy e delle sue opinioni riguardo i principi delle tenebre che sorridono poco.
    Nordica...? Lo so, non ha molto senso, ma non riesco ad immaginarti come un tipico scozzese col kilt che s'ingozza di birra. Ehm, quindi la tua famiglia è ancora qui?
    Magari vuole passare da loro per un saluto, dopo aver visto l'eclissi di Marte.
    I miei stanno a Londra, anche se mamma è francese. Ogni tanto mi portava a Parigi ma sono anni che non ci metto piede. Ora mi dirai che lo sapevi già perchè ho la faccia da francesina snob che vive con una baguette sotto braccio.
    Incredibile, un tentativo d'ironia? Qui si stanno facendo passi da gigante. Ti prego Morgana, fa che non abbia mai sentito Daisy chiamarmi Frau Millais o istitutrice germanica perchè potrei fare molta fatica a mandarlo giù.
    Mi avvicino di mezzo passo, spinta da un rinnovato coraggio ed il pensiero che, in fondo, non potrà dargli così fastidio l'idea di tenermi ancora la mano visto che è stato lui il primo a tentare l'approccio poco fa, no? Quindi allungo un braccio, le dita esitano per qualche istante prima di andare ad incrociarsi tra le sue mentre il cuore ricomincia a tamburellarmi all'impazzata.
    Ti va di andare più vicini alla riva? Così vedremo meglio tutto quanto.
    Prima di allungare un passo però, agisco senza pensare alle conseguenze. E' un calore che mi muove i muscoli senza che me ne renda del tutto conto, e la testa non lotta chissà quanto per fermarmi.
    In un lampo, mi avvicino alla sua guancia per lasciargli un veloce bacio che mi tinge le guance di rosso e piega le labbra in un mezzo sorriso timido ed allo stesso tempo grato.
    Grazie per avermi portata qui, non sono abituata alle persone che vogliono fare qualcosa di bello per me. Penso tu sia uno dei ragazzi migliori che abbia mai conosciuto e, ehm, m-mi piace stare in tua compagnia.
  13. .
    Osservo in disparte la scena, i due ragazzi più grandi sembrano abbastanza sicuri di loro stessi e non si tirano indietro dinnanzi alla prova; in fondo non sono loro quelli la cui mente viene plasmata ed invasa dalle altrui parole, quindi perchè preoccuparsi?
    Un veloce brivido mi corre lungo la schiena al ricordo del mio, di incubo, quando Carter mi fece fare da cavia per punirmi ed in cambio ricevetti una bella scossa morale da Logan, che forse nemmeno sapeva che quel suo Dolcisonium mi avrebbe fatto più male che bene.
    Comunque... I movimenti di entrambi sono giusti, non riesco a sentire cosa dicono a Justin ma il ragazzino si agita nel sonno, imbrigliato da chissà quale incubo. La mia indole curiosa vorrebbe avvicinarsi per sentire, ma rimango al mio posto per lasciar lavorare in pace la mia compagna di casata, così che il piccoletto possa uscire senza troppi drammi e tornare da noi.
    Fila tutto liscio come l'olio, persino più di quanto avessi previsto... Mh, forse a volte faccio male ad immaginarmi tragedie immani. Oppure il mio iniziale ammonimento li ha spaventati davvero dal tentare qualche mossa azzardata.
    In ogni caso, il ragazzino torna tra noi ed io concedo a lui e agli altri studenti un sorriso d'approvazione.
    Bene, direi che è andata benissimo, non trovate?
    Forse il piccolo Tasso si sentirà un po' frastornato, gli passerà col tempo ed una bella bevanda calda.
    Ora potete andare, riceverete le vostre valutazioni più avanti. Continuate ad esercitarvi e cercate di non saltare altre lezioni, mi raccomando!


    il corso è finito, andate in pace
  14. .
    Papà mi aveva parlato di quel posto più di una volta, diceva che era speciale e adorava passarci i pomeriggi di tedio tra un compito e l'altro, quando persino la compagnia dei suoi concasati iniziava a farsi troppo pesante per lui.
    Diceva che la Stanza poteva darti tutto ciò di cui avevi bisogno, ed era quanto di più magico il castello potesse offrire, persino con tutte quelle scale sempre in movimento e le leggende che venivano sussurrate nei corridoi da questo o quel quadro parlante.
    E' stata la malinconia a convincermi a provare, quel buco nel petto che pian piano si è fatto strada dentro di me, come se fosse eroso da una miriade di tarli perennemente affamati... E alla fine non ho più saputo resistergli, ho dovuto cedere alla tentazione, a quei ricordi di un passato che sembra dietro l'angolo, eppure irraggiungibile.
    Mi manca ballare, quei brevi attimi in cui, sospesa nel vuoto, sono libera e tesa come la corda di un'arpa. Ero un tutt'uno con la musica, il mio corpo si librava e muoveva come una piuma persa nel vento, ed ero bellissima e forte e... Me stessa.
    Questo è quanto più mi manca, in questo momento: essere me stessa, la Marsilda che ho dovuto lasciare da parte a causa dei miei stessi errori. Nonostante quanto accaduto col signor Ramirez e le parole d'incoraggiamento di Daisy, a volte credo ancora di essere totalmente nel torto quando penso a mio padre e ciò che mi ha fatto; dipende dai giorni, alcune mattine mi sveglio convinta di poter essere forte abbastanza da dargli contro scegliendo con la mia testa il percorso da seguire, altre invece...
    Alcuni eventi recenti poi non hanno di certo aiutato ad innalzare la mia autostima, poco importa se i colpevoli hanno provato a farsi perdonare spedendomi delle scuse ed un macaron al caramello salato. Ovviamente l'ho mangiato, ma di nascosto, quasi avessi paura di trovare i suoi occhi verdi ed enigmatici a spiarmi da dietro la finestra del dormitorio.
    La lettera di André era giunta dopo un suo pallido tentativo di avvicinamento in Sala Grande, evidentemente l'occhiataccia con cui l'avevo fulminato nell'istante in cui aveva provato ad aprire bocca gli era bastata per capire l'antifona. So essere molto rancorosa quando voglio, e le chiacchiere in pubblico per evitarsi eventuali momenti d'imbarazzo non mi bastano, così come i bigliettini con due righe di spiegazione.
    Eppure, dopo tutto questo ed il mio freddo saluto durante quella strana lezione di Storia della Magia, comunque il ragazzo non si era fatto avanti per farsi perdonare della sua sparizione. E perchè mai avrebbe dovuto? In fondo quelle come me non sono adatte per le amicizie, meglio prenderle in giro con parole laccate di zucchero e sguardi fintamente penetranti.
    Per fortuna ho delle distrazioni al castello, persone e momenti con cui staccare la mente, ma per qualche motivo questo affronto brucia più di quanto dovrebbe e se mischiato alla malinconia per quei passi di danza che non potrò più muovere crea un cocktail decisamente poco piacevole da mandar giù.
    E quindi eccomi qui, a passare davanti al corridoio per la terza volta, pensando che mi servirebbe proprio un posto dove poter essere me stessa e staccare da questo caotico mondo.
    E, con non poca sorpresa, una porta finalmente appare e l'attraverso con timida riluttanza ed occhi illuminati da un'infantile meraviglia. L'ambiente è spoglio e non molto grande, ma almeno è illuminato da grandi finestre gotiche -uguali a tutte le altre del castello- e nel guardarmi attorno noto una porta più grande sul muro alla mia destra, il legno è pregiato e scuro, forse mogano, e sullo stipite vi sono degli intarsi floreali di pregiata fattura.
    Avvicinandomi sento qualcosa provenire dall'altro lato, una melodia flebile suonata al pianoforte, ma che in qualche modo mi cattura ed incuriosisce, non riuscendo a resistere la apro lentamente e mi sembra di trovarmi improvvisamente catapultata nel passato. Un teatro!
    I sedili morbidi di velluto rosso, il profumo dei fiori freschi disposti qua e là tra la platea ed i cubicoli in galleria... Papà aveva ragione nel definirlo il posto più magico di tutta Hogwarts, quasi non credo ai miei occhi mentre procedo a passo lento nel corridoio centrale, le dita pallide sfiorano qualsiasi cosa sia alla loro portata per assicurarsi che sia tutto vero e non un crudele scherzo della mente.
    Il palco è vuoto, la pesante tenda tirata per coprire la scenografia retrostante. La musica viene da lì e si diffonde ovunque, probabilmente generata da qualsiasi cosa alimenti il potere della stanza che, con estrema gentilezza, ha accolto il mio desiderio donandomi uno spazio in cui poter sentirmi a casa.
    Il pensiero che possa esserci qualcun altro qui con me non mi sfiora la mente nemmeno per un secondo, è altamente improbabile che degli studenti abbiano chiesto la mia stessa cosa, quindi, senza timore alcuno, salgo sul palco e mi levo scarpe, maglione e calzettoni, rimanendo solo in camicia e gonna. Un po' scomodo si, parecchio lontano dal vestiario che indossavo quando entravo in scena, ma meglio di niente.
    Inspiro ed espiro, chiudo gli occhi per concentrarmi su ciò che sento e poi la memoria muscolare fa il resto portandomi in equilibrio sulle punte dei piedi nudi. Il ginocchio sinistro stride appena, ma fingo di non ascoltarlo per ora perchè ho di meglio da fare, e la canzone ormai mi ha fatta sua.
    Mi torna in mente quel piacevole momento insieme ad André, quando il ragazzo mi aveva chiesto di creare una storia per la sua melodia, però lo scaccio insieme al ricordo del suo sguardo ed inizio a danzare.
    Muovo braccia e gambe seguendo la memoria di passi che mai dimenticherò, tendo i muscoli e roteo su me stessa, salto per aria da un lato all'altro sentendomi libera in quegli istanti di volo, dimentica dell'arto ferito che mi ha resa un cigno rotto, finchè... Un balzo troppo alto, un atterraggio effettuato senza pensarci sulla gamba sbagliata o semplicemente la fatica di quei pochi minuti di ballo. Tutto questo compone una ricetta che mi fa crollare a terra non appena i piedi toccano nuovamente il suolo.
    La fitta al ginocchio è tremenda e mi strappa un gemito che sembra non finire mai, nemmeno quando mi chiudo su me stessa come in un bozzolo, la fronte poggiata sul pavimento freddo e le gambe strette al petto. Ho esagerato, non avrei dovuto.
    Serro le mani sul ginocchio segnato dalla cicatrice a forma di mezzaluna, maledicendolo a denti stretti mentre la mente vaga per un sentiero di pensieri connessi ed allo stesso tempo differenti: è colpa mia; è colpa di mio padre; ho sbagliato a danzare; ho fatto bene a prendermi un momento per me; avrei dovuto farmi guarire dal signor Ramirez quando ne avevo la possibilità; questo dolore mi è utile per ricordare di non errare mai più.
    Sono stanca di sentirmi così, sopraffatta e sola anche quando ormai non lo sono più. Con la testa rivolta verso il teatro vuoto, un paio di lacrime cadono dai miei occhi verso il legno freddo del palco, infondendolo di tutto il mio tormento.
  15. .
    Con le braccia incrociate al petto, osservo il piccolo Tassorosso alle prese con l'incantesimo. Quel suo pallido tentativo di spaventare i ragazzi più grandi non va a segno, ed io devo trattenermi dal sospirare e mettermi una mano trai capelli, limitandomi ad alzare un sopracciglio e stringere le labbra.
    Possibile che siano in pochi qui dentro a prendere le lezioni con serietà? Gliela faccio passare solo perchè è praticamente un bambino, ma se dovesse continuare per questa strada è mio dovere rimetterlo in carreggiata.
    Il risultato che ottiene poi con l'effettivo lancio dell'incanto è... discutibile. Strano, il movimento era giusto e mi pare non abbia sbofonchiato e sputacchiato come suo solito nel pronunciarlo, eppure Feyre è rimasta impassibile e l'altro Tasso ha giusto perso l'equilibrio per qualche attimo.
    Mh. Direi che puoi fare di meglio.
    Rispondo a Justin senza particolare entusiasmo, per poi accennare un mezzo sorriso nella sua direzione.
    C'è comunque del margine di miglioramento, più tardi potrai riprovare.
    Date le circostanze ed il mio carattere è il meglio che posso fare per cercare di tirarlo su. Non sono brava ad avere a che fare con gli spasmi emotivi altrui, a parte rare eccezioni, e consolare gli estranei non rientra nei miei obiettivi primari anche se, in quanto Caposcuola, ogni tanto mi sforzo.
    Comunque... Ora mi faresti il favore di sdraiarti sulla cattedra e bere questa pozione? Tocca a te fare la cavia.
    La boccetta mi è stata fornita dal professor Carter con la promessa di utilizzarla solo ed esclusivamente durante questo recupero, si tratta di una Pozione Soporifera che condurrà il ragazzino in un mondo di sogni beati. Ed incubi.
    I tuoi colleghi devono esercitarsi con Dolcisonium ed Insomnium, quindi su, fai il bravo.
    Con un gesto della mano lo invito ad eseguire gli ordini mentre mi volto verso i due ragazzi più grandi.
    Si tratta di due incanti mentali per cui è necessaria molta concentrazione e chiarezza nel parlato. Il Dolcisonium stimola la persona addormentata a seguire un percorso piacevole nel regno dei sogni, mentre l'Insomnium serve per gli incubi. Entrambi si attivano grazie a delle parole che vengono sussurrate nell'orecchie del dormiente, quindi mi raccomando: usate la vostra fantasia e siate precisi. I movimenti sono questi.
    Per il primo eseguo un movimento ovale dall’alto verso destra, come a disegnare una di quelle nuvolette dei fumetti che leggono i babbani, e che si completava poi con un netto ma breve movimento obliquo sempre verso destra. Per il secondo fece lo stesso ma in maniera opposta: L’ovale dal basso verso sinistra e la linea obliqua che tendeva verso la medesima direzione.
    Bene, che ne dite di far entrare il piccolo Justin in un'incubo e poi farlo uscire? Scegliete voi chi inizia con l'Insomnium e chi segue col Dolcisonium, io starò in disparte a guardare.
184 replies since 8/9/2021
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