Hogwarts Mystery - GdR Harry Potter

Posts written by Dell.

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    CITAZIONE
    Sulla scrivania del Ministro Charles Nott era stata rilasciata una busta molto formale che riportava come mittente "William Dell Ramirez".
    All'interno era presente solamente il modulo di dimissioni con tutti i dati necessari utili per formalizzare una delle decisioni più sofferte, ma necessarie prese da Dell.
    Il documento era firmato con una calligrafia stranamente sicura, non c'era nessuna sbavatura.
    Non c'era in aggiunta nessuna lettera di spiegazioni dettagliate, nell'apposita sezione delle motivazioni era stata aggiunta solo una breve frase:

    "Sono venuti a mancare gli ideali ai quali avevo giurato di servire."
  2. .
    Era stata una richiesta troppo strana e improvvisa per poterla rifiutare. Morgan non aveva mai approfittato del fatto che ci conoscesse quasi tutti per ottenere chissà che cosa, anche quando stava ancora con Ares non era mai successo, per cui se l'aveva fatto doveva essere davvero importante.
    Nonostante si fossero lasciati, non era comunque una persona che volevo ignorare se aveva bisogno, soprattutto poi dopo quello che aveva affrontato in Accademia.
    Nemmeno io avevo mai visto un infero e dai rapporti di Augustus, Alex e Dali sembrava proprio essere stato un film dell'orrore.
    Data la particolare situazione quindi mi ero ritagliato del tempo apposta per lei, nella speranza che non avesse da portarmi pessime notizie, ce ne erano tante da sopportare ultimamente e non ero di certo dell'umore di sentirne altre.
    "Buongiorno Morgan, entra pure. Non serve che mi chiami Capo auror dai..."
    Non eravamo mai entrati davvero in confidenza, ma davvero non serviva.
    Le diedi del tempo quindi per parlarmi di ciò che le serviva e quando iniziò a parlare beh, non potevo biasimare se sentisse un po' persa e sola ed il fatto che Ares fosse stato un coglione lo sapevamo un po' tutti.
    Solo che...stavo per attendere il continuo del suo discorso e quello che mi si riversò addosso fu totalmente inaspettato.
    Non ebbi neanche il coraggio di interromperla, un fiume in piena di rabbia e frustrazione mi colpì in piena faccia diventando per l'ennesima volta la colpa massima di qualcuno.
    Solo che stavolta anche no, per cortesia.
    Ma non osai comunque fermarla. Prendiamoci questa diga rotta in viso.
    Ovviamente non potevo negare l'attaccamento che Ares aveva nei miei riguardi, un attaccamento mezzo ingiustificato dato come l'avevo trattato ad Hogwarts, ma si...lo sapevo quanto era dedito, quanto si impegnava, ma mai l'avevo costretto a nulla. Io non costringevo nessuno e lo intimavo anche di tornare a casa.
    Morgan aveva davvero approfittato della sua situazione per venire a insultarmi? Senza contare che avevo pure mezzo trattenuto una risata quando aveva fatto quell'imitazione di Ares grezza facendomi sobbalzare quasi dalla sedia per le parole usate.
    Fatto stava che mi stavo incazzando e non sto periodo nemmeno era così difficile farlo, mi alzai dalla sedia per risponderle senza però alzare troppo la voce, ma quando la vidi improvvisamente tirare fuori la bacchetta per colpirmi fu istintivo tirare fuori la mia e lanciare un expelliarmus istantaneo!
    Feci veloce il giro della scrivania per puntarle la bacchetta contro guardandola con rabbia. Non avevo la minima intenzione di abbassarla.
    "Dammi una buona scusa per abbassare la bacchetta e non spedirti in cella per aggressione. Che cazzo ti è preso?"
    Non avevo più a che fare con la piccola e dolce Morgan. Ora era una donna, con delle responsabilità e delle paure da dover gestire, che cazzo voleva dire venire da me per aggredirmi? Era impazzita?
    "Se speravi che io prendessi il ruolo di responsabile dei tuoi problemi ti sbagli di grosso. Se Ares si sta mostrando un padre di merda per quale stra cazzo di motivo la colpa deve essere mia? E' con lui che devi gestirla, con la tua famiglia che devi parlarne."
    Ciò che invece poteva avermi realmente colpito era la sensazione di paura che le persone invece potevano avere in sto periodo. E non c'entravano auror che non sapevano gestire la vita lavoro-casa, ma proprio il fatto che tutto ciò che stava succedendo aveva, per l'ennesima volta, indebolito la nostra credibilità verso il popolo che dovevamo proteggere.
    "Cosa credi che io non abbia mai detto a quel cretino che doveva stare di più a casa? Nessuno ti obbliga a fare questo lavoro. A dedicarci più tempo di quel che si può! Ma se ti fa stare meglio...l'unica colpa che ho è la tua paura e non perché Ares non c'è, ma perché questo mondo ancora spaventa troppo tutti quanti...non è ancora abbastanza e questo lo so benissimo cazzo!"
    Era stata un'aggressione la sua che non avevo preventivato, preso dalla mia rabbia generale queste parole sputate addosso così mi avevano scaldato e non stavo riuscendo a lasciar perdere.
    Cazzo se il suo incanto non si fosse interrotto che cosa aveva intenzione di farmi?!
  3. .
    Il mondo poteva anche aver ricevuto l'ennesima batosta, stavo mettendo anima e sangue nel capirci qualcosa e reagire di conseguenza, ma questo non doveva impedirmi di occuparmi anche di quei piccoli mondi ai quali tenevo, ai quali avevo promesso impegno e uno di quei miei piccoli mondi era Marsilda e il suo coraggio.
    Quella lettera mi aveva colto di sorpresa, ma era proprio quello che aspettavo. Ciò che avevo in mano per fare qualcosa di effettivo per lei era davvero poco, senza una sua reale ammissione la situazione non si sarebbe mai smossa per davvero, avevo le mani legate...ma ora forse c'era della speranza?
    Cercai di presentarmi nel miglior modo possibile, ma le borse sotto agli occhi erano dure da cacciare via, innegabile che le mie ore di sonno fossero diminuite drasticamente.
    Appena arrivai al luogo indicato, la famosa panchina, mi sorpresi nuovamente nel ricevere tale entusiasmo, c'era forse una luce diversa nel suo sguardo?
    "Ciao Marsilda, fa piacere anche a me."
    Mi sentivo come una corda di violino tirata troppo, le mani mi formicolavano dall'esigenza di fare qualcosa, ma stavo mantenendo il sangue freddo davanti a Marsilda, in vista di buone nuove.
    Avevo così bisogno di sentire qualcosa di bello.
    "Mi sono preso un impegno con te al quale tengo molto. Quindi il tempo lo trovo. Sono tutto orecchie."
    Mi sedetti quindi al suo fianco, incrociando le gambe sviando di proposito sulle indagini in corso, era meglio non aprire l'argomento.
    Ogni volta che venivo a conoscenza del comportamento assurdo di quell'uomo mi saliva l'impulso di andare a prenderlo per tirargli un pugno in faccia.
    Rimasi quieto però, in attesa che Marsilda terminasse il racconto e, al di là dell'ennesima conferma di quanto facesse schifo suo padre, fu ben altro ad attirare la mia attenzione e la mia espressione mutò considerevolmente nell'ascoltare il coraggio di ribellione che aveva avuto nei suoi riguardi.
    Un sorriso, che quasi mi mancava, apparve sul mio volto mentre allungavo una mano su quella della ragazza decisamente più fiducioso e speranzoso rispetto a come stavano le cose prima.
    "State tutti bene vero? Non vi ha fatto del male? Minacce a parte."
    Mi assicurai in primis di questa cosa, per poi stringere con più fermezza la sua mano prima di proseguire.
    Voleva finalmente liberarsi da quell'inutile dolore!
    Mi alzai in piedi per mettermi a gambe piegate davanti a lei, spostando ora la mia mano su quel ginocchio ingiustamente ed inutilmente ancora malandato.
    "Sono queste le cose che mi fanno ancora credere in qualcosa sai? Questo coraggio, questa forza che mi stai mostrando. Grazie Marsilda."
    Forse non poteva capire la profondità di queste mie parole, ma quando tutto attorno si oscurava, anche un fiammifero poteva fare la differenza.
    "Un passo per volta. Voglio renderti chiaro cosa questo comporta prima di farti proseguire. Non voglio che sia una confessione tra me e te... se tu me lo consentirai, con la forza che hai trovato, vorrei rendere il tutto ufficiale. Ti accompagnò al San Mungo e racconteremo la tua storia. Sarai sotto la nostra ufficiale protezione. Te la senti di fare questo con me?"
    Le diedi qualche secondo, prima di aggiungere un piccolo commento ironico.
    "E poi non sono granché come guaritore sai? A parte curare le ferite da pronto soccorso sul campo ahah."
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    Piango per sempre
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    Non era così semplice parlare della propria famiglia a quella che, alla fine, era solo una sconosciuta al momento. Le stavo giusto dando una panoramica generale...niente che chiunque avrebbe potuto scoprire ecco. Mi spiaceva per Teresa, per quello che aveva subito, ma per ora mi veniva difficile capire come avrei potuto gestire la cosa.
    Conoscerla adesso andava bene, per il futuro ci avrei dovuto riflettere bene per capire il da farsi. Non sembrava pretendere chissà che cosa da me, solo...conoscermi? Era davvero solo questo?
    "Adorabili a modo loro diciamo. Christian più di Emily sicuramente."
    Era quello più tranquillo, ma forse era anche per via dell'età. Non potevo sperare che anche da adolescente rimanesse tranquillo? Almeno uno dei due dai, non mi sembrava di chiedere chissà che cosa.
    Non fu difficile notare che non proferì parola riguardo alla mia storia d'infanzia, mi sorrideva, ma con occhi tristi, cose che ormai riuscivo a beccare abbastanza facilmente, ma non potevo sapere esattamente per cosa.
    E se la stabilità non l'avesse trovata affatto? Se no perché penarsi tanto per cercarmi? Per volermi conoscere? C'era qualcosa che non andava, per questo aggrottai la fronte mentre Teresa osservava la foto di Sarah, ma i mie pensieri si interruppero quando lei se ne uscì dicendo che era la sua capa.
    "Il mondo è davvero piccolo a volte."
    Chissà Sarah cosa ne avrebbe pensato, era sembra un problema quando sbucavano parenti da chissà dove in realtà, un velo di sospetto ci attraversava sempre, ma almeno aveva persino modo di osservarla da più vicino di quanto avremmo potuto immaginare.
    "Si lo siamo."
    Non era stato per niente semplice trovarci, mantenere per così tanti anni una relazione non era mai semplice, e ne avevamo sopportate tante, ma noi facevamo del nostro meglio.
    "E' ancora difficile. Può capitare che trascuro la mia famiglia a volte, ma cerco di renderla una cosa troppo pesante e soprattutto troppo duratura...non sempre è fattibile, dipende in cosa sono coinvolto..."
    Distolsi lo sguardo, facendo un respiro profondo. Chrstian ancora non se ne rendeva conto del tutto, ma Emily era più grande, più consapevole e molto più incline a rinfacciarmi le cose...decisamente.
    Fatto stava che, per l'appunto, il mio tempo era limitato e Teresa era ancora in convalescenza, solo che prima di andarmene ci tenero a dirle una cosa.
    "Se hai un problema, non pensare che non ci sarà mai nessuno all'ascolto. C'è qualcosa che non hai voluto dirmi, l'ho capito e capisco anche che non sia semplice, soprattutto dato il mio comportamento, ma non appena pensi che qualcuno possa invece ascoltarti, grida a gran voce. Ci tenevo a dirti questo prima di andar via. Ci rivedremo e ti ascolterò."
  6. .
    Nonostante fossi completamente immerso nel rileggermi i rapporti missione, fu impossibile ignorare il trambusto fuori dal mio ufficio.
    Se fosse una tragedia però mi avrebbero bussato no?
    Neanche feci in tempo a formulare del tutto questo pensiero che un bussare incensante interruppe ogni mia concentrazione.
    Mi alzai velocemente dalla scrivania aprendo la porta di scatto palesemente preoccupato data l'urgenza che sembrava emanare il volto della recluta che mi aveva bussato.
    "...Capo...c-capo....capo..."
    "Un respiro. Prenditi un respiro e dimmi cos'è successo".
    Non riuscì a dirmelo, perché fu uno dei veterani a scostare la giovane recluta piazzandomi le mani sulle spalle prima di prendere parola.
    "Seguimi, all'ingresso. Hanno evocato il Marchio nero."
    I miei occhi sgranarono e il mio cervello tentò in tutti i modi di negare quello che aveva appena sentito. Fu istintivo quindi scostare entrambi e correre più veloce che potevo all'esterno, per avere una chiara visione di quello che le mie orecchie avevano udito.
    Mi ero messo a correre così freneticamente da aver probabilmente colpito qualcuno involontariamente, ma non mi interessava, dovevano togliersi tutti dai piedi, dovevo vederlo con i miei occhi.
    Una volta raggiunto l'esterno mi resi conto solo una volta fermatomi che mi avevano seguito a ruota gli altri due e mi bloccai di colpo con lo sguardo rivolto al cielo e un peso enorme sovrastarmi il cuore.
    Solo che...non ero così impreparato.
    Non ero più così giovane come quando c'era stato il periodo oscuro, il silenzio dei Mangiamorte era solo una preparazione a quello che avrebbero deciso di fare. Solo uno stolto avrebbe potuto pensare che se ne sarebbero stati rintanati al Nord in eterno, accontentarsi non era da loro.
    Si erano riformati? C'era ancora Moon a capo? De Sade? McAdams? Nuove leve?
    L'unica certezza era la presenza di Westwood, era impossibile che lui non fosse coinvolto.
    I miei occhi erano ancora verso quel marchio, lo guardavo come se potesse dirmi qualsiasi cosa, ma in realtà stavo cercando di metabolizzare...mi tremavano le mani, ma era rabbia quella che sentivo.
    Un'ira che volevo riversare su di loro. No, non sarei caduto vittima della disperazione. Basta.
    Feci un grandissimo respiro profondo girandomi poi verso i due auror che mi avevano seguito.
    "Perlustrate la zona, verificate qualsiasi cosa. Se ci sono feriti, indizi di ogni sorta. TUTTO."
    Non dissero una parola e partirono a ispezionare l'area, ma prima che potessi dire o fare qualsiasi altra cosa volevo chiamare immediatamente Sarah, ma fui interrotto da una guardia.
    "Signore, l'auror Smith ha fermato l'apparente responsabile del marchio nero. L'attende in sala interrogatori."
    "Ottimo."
    Ripresi la corsa, ma prima di andare nella sala interrogatori, passai velocemente per il mio ufficio prendendo la Mappa del Malandrino del Ministero della magia. Poteva tornarmi utile, volevo vedere insieme ad Aj cosa mi avrebbe mostrato riguardo alla persona fermata.
    Ne approfittai quindi per mandare un Patronus a Sarah, per quanto l'ira fosse la prima delle emozioni, mi impegnai più che potei per inviare un Patronus nemmeno troppo formato verso di lei e dirle di tornare il prima possibile al Ministero informandola del marchio nero.
    Dunque arrivai finalmente nella sala interrogatori, fermandomi però nella parte sul retro, dove la persona fermata non ci poteva ne sentire ne vedere.
    "AJ eccomi!"
    Appoggiai una mano sulla sua spalla stringendola, senza però guardarlo negli occhi al momento. La mia espressione parlava da sola, trasudava rabbia.
    Mi indicò una scatola poi, informandomi che sembrava diretta a me, così mi voltai verso il tavolo poco distante da noi osservandola senza toccarla. Era una scatola elegante, con dei dettagli che non mi ricordavano niente di particolare sul momento.
    "Immagino non ti abbia fatto niente toccandola... che cazzo è, per me poi?"
    Una dichiarazione di guerra. Non poteva essere altrimenti, ma perché non era indirizzata al Ministro?
    Fatto stava che prima di fare qualsiasi cosa lanciai ogni incantesimo di mia conoscenza per accertarmi che non ci fossero protezioni varie o quant'altro, per poi finalmente aprirla...
    "Caazzo! Perche cazzo devono sempre fare così!"
    Non c'era possibilità di immaginazione, quello dentro alla scatola era un fottuto cuore e dubitavo che fosse di un cervo cacciato in un bosco.
    Castiel aveva mandato un cazzo di braccio a Karen d'altronde.
    Mi venne un conato, che riuscì a trattenere spostandomi di qualche passo cercando di prendere aria.
    "Dammi un attimo. Dobbiamo analizzare...quello. Magari....magari c'è dell'altro."
  7. .
    Quello che volevo provocare era una reazione, una che si poteva chiamare tale. Non parole al vento, quasi intimorite, che non sapevano dove andare a parare. Per questo lo stavo provocando in così malo modo, perché lo volevo vedere reagire, perché se voleva dimostrarmi qualcosa allora che lo facesse invece di star li solo a dire che non ne sapeva niente e che lui con Castiel non c'entrava.
    E forse finalmente qualcosa gli stavo tirando fuori, perché non si stava più limitando a stare immobile a subire la mia pressione, non doveva avere paura di contrattaccare.
    Rimaneva comunque impossibile fidarsi unicamente delle parole, non c'era stato nessun avvistamento, nessun sospetto su Mark Harris, ma la sua parentela rimaneva comunque un rischio e non solo per noi, anche per lui.
    Perché per quanto fosse in modo malato, Westwood aveva un pericoloso attaccamento alla famiglia e lui poteva essere a rischio, soprattutto se sceglieva questa strada.
    Lo lasciai quindi parlare, continuando a reggere il suo sguardo fin quando non spostai gli occhi verso la mano di Mark appoggiato sul mio braccio.
    Eppure si limitò a fare solo quello, continuava a non provare a divincolarsi seriamente.
    Perché?
    "Sei davvero uno strano grifondoro."
    Allentai la presa facendo un mezzo sorriso, lentamente poi lo lasciai del tutto andare donandogli quindi respiro e spazio. Chiunque altro mi avrebbe già risposto con epiteti poco carini e possibili pugni in faccia, era forse una cosa positiva o negativa questa sua pacatezza?
    "Mi ricordo di te durante il periodo oscuro. Mi ricordo di tutti. Vivi e morti."
    Rinfoderai quindi la bacchetta facendo un respiro profondo per poi appoggiarmi contro la scrivania prima di riprendere parola.
    "Effettivamente sei sempre stato tra i più calmi. O quanto meno, il meno incline alle cazzate rispetto ai tuoi compari."
    Continuava a risultare comunque un'incognita ai miei occhi, ovviamente non potevo dire di conoscerlo, anzi, soprattutto dopo tutti questi anni e cambiare così drasticamente il proprio percorso di vita era perché doveva essere successo qualcosa.
    "Di che dubbi stavi parlando? Immagino tu abbia fatto un corso auror all'estero, che ti sia allenato, avrai comunque fatto un percorso che ti ha portato a questa decisione...parlamene."
    Non gli avrei chiesto scusa per come l'avevo trattato inizialmente, perché purtroppo per quanto il metodo non era stato tra i mie preferiti, era stato necessario, ma sembrava non funzionare particolarmente, non con lui.
    Si faceva poco provocare. Dovevo prima capirlo di più.
  8. .
    Non riuscivo a farmi un'idea su una persona solo da un fascicolo. Brian sembrava sicuro competente, ma avevo bisogno di capire la sua attitudine, come si comportava, certo questa non era chissà che situazione estrema che avrebbe rivelato chissà che lati nascosti del suo carattere, però poteva dare ad entrambi modo di confrontarsi in vari contesti, sia fisici che verbali ecco.
    Feci una mezza risata quando cercò di capire se era una cosa normale o se mi fossi alzato con il piede sbagliato, chi mi conosceva bene avrebbe saputo rispondere senza problemi a questa domanda.
    "Ti avviso su una cosa, io mi alzo sempre con il piede sbagliato."
    E fui estremamente serio nel dire queste parole, perché alla fine non stavo di certo mentendo. Poteva sembrare persino che io odiassi il mio lavoro per come sembravo sempre incazzato, ma in realtà l'incazzatura era proprio dovuta a quanto ci tenessi a questo lavoro ed era uno dei lavori più frustranti sulla faccia della terra se ci tenevi troppo.
    Questo non andava comunque a rispondere del tutto alla sua perplessità, c'erano vari modi per conoscere i miei sottoposti e questo era uno di quelli, tutto qui.
    "La tazza di caffè dopo, forse."
    Un po' fui dispiaciuto dal fatto che non scelse di attaccare per primo, da come si posizionò sembrava essere il tipo che puntava prima sulla difensiva. Mh, era sempre così oppure ora si sentiva troppo rilassato e al sicuro?
    Forse potevo fin da subito movimentare le cose dato che mi aveva gentilmente concesso il vantaggio.
    Oh beh, peggio per lui.
    "Ti hanno già fatto tutte le domande del caso sul perché hai scelto di intraprendere questa carriera, per cui parliamo d'altro, tipo sul perché non hai voluto attaccarmi subito, sei un tipo prudente?"
    Non gli lasciai modo di rispondermi subito alla domanda, intenzionato a provocarlo il possibile, a fargli sentire persino il pericolo, ne avrei pagato in caso le conseguenze, qualsiasi cosa fosse successa.
    "Aresto Momentum...Depulso!"
    L'intento era quello di renderlo immobile con un incanto ben più potente di un pietrificus totalus e di fargli ricevere in pieno stomaco un colpo d'aria tanto da farlo mezzo strozzare.
    L'effetto dell'aresto momentum durava solo per pochi secondi, ma in duello potevano essere vitali, soprattutto se si era contro determinate persone.
    Dopo di ché lanciai subito su di me un protego, pronto a reagire.
  9. .
    Non mi sentivo lucido e la cosa iniziava seriamente a preoccuparmi. Avevo solo voglia di mollare, di arrendermi. Sentivo come se mi mancassero le forze, come se tutto quello che avevo fatto finora si stesse rivelando completamente inutile e la cosa iniziava a stufarmi.
    Mi veniva persino difficile continuare questa conversazione con October, ogni risposta che avevo voglia di dire era solo "vaffanculo", senza più una cognizione di causa, senza un senso, senza ragionare.
    Ed era così sbagliato? Forse in parte no quando si arrivava al limite, quando con una persona non sapevi più che pesci pigliare.
    Mi chiedeva di capire meglio cosa mi stava dicendo e perché, ma potevano anche essere i motivi più gusti, buoni e coerenti del mondo, ma rimaneva che il mio modo di combattere era diverso dal suo.
    Per cui si, avevo messo sul piatto una decisione importante che non poteva essere presa di impulso, sul momento, dato che l'unica cosa che volevo adesso era di averla il più lontano possibile da me per quanto mi aveva fatto incazzare e la pantomima pareva non essere finita dato che ora oltre ad egocentrico, idiota e quant'altro adesso ero pure codardo.
    Ero stufo di lei.
    Non la guardai neanche più in faccia, l'opinione che aveva nei miei riguardi era ormai ai minimi storici e mi domandavo seriamente il motivo per cui non si fosse licenziata da sola, veramente, perché?
    "Non prenderò una decisione simile con l'impulso del momento, senza palle o meno. Vedila come cazzo ti pare."
    Sbuffai, tremendamente stanco. Così mi limitai a darle le spalle e andare via da quella casa, con la voglia solo di spegnere il cervello, anche se non sapevo come.

    Feci passare un paio di giorni per poi convocare October nel mio ufficio. Avevo preso la mia decisione, una decisione che nel tempo sarebbe potuta cambiare, ma che ponderando e ragionando come si doveva adesso era quella.
    Attesi che bussasse per entrare, la salutai con educazione per poi restituirle uno dei suoi ultimi rapporti con qualche appunto dove chiedevo semplici delucidazioni, ma tutto sommato era ok.
    "Eviterò di prendere decisioni mosse dall'emotività. Non ho alcun presupposto per licenziarti e sei libera di esercitare come auror sul suolo inglese seguendo i nuovi decreti emanati. Ricordati di farmi i rapporti più dettagliati, sei scarna di dettagli. Ti converrebbe migliorare anche le due doti da duellante. Buon lavoro."
    Non c'era più spazio per le opinioni, per il sapere come stava, se aveva novità. Io non la capivo a tal punto che un mangiamorte la capiva meglio, non sapevo cosa poteva ferirmi di più.
    Fatto stava che era vero, non avevo alcuna prova, niente di niente che giustificasse un licenziamento del genere se non il fatto che ogni volta che si imbatteva in Castiel le prendeva e sembrava che le sue doti da duellanti fossero da migliorare.
    C'era una parte di me, una piccola, che sperava che "Non lasciandola andare" significasse riuscire ad avere ancora un occhio su di lei, in modo da riuscire ad esserci in caso di pericolo, perché di certo non le auguravo del male.
    Avevo bisogno di qualcuno che la tenesse d'occhio.
  10. .
    Ogni parola era fondamentale, non pensavo che Mark Harris fosse un ragazzo stupido, ma fino a che punto si poteva aspettare una reazione del genere? Volendo avrei persino potuto negargli questa possibilità, non dargli nemmeno modo di fare il colloquio auror perché mai e poi mai mi sarei potuto fidare di una persona così possibilmente vicino a Castiel, invece ora era nel mio ufficio, con l'opportunità di riscattarsi.
    Eppure, non potevo negare a me stesso, che in parte ero davvero preoccupato. Io non sapevo cosa aveva fatto Mark di preciso negli anni, se si era mai imbattuto in suo zio, se sapeva dei sospetti verso sua madre, c'erano tanti fattori che lo mettevano sotto una cattiva luce.
    Di certo non potevo credergli così su due piedi alle sue sole parole, non sapeva minimamente di cosa stessimo parlando? Di questo ero fortemente in dubbio.
    Evitai comunque di fargli una pressione tale da non farlo respirare, ma comunque cercai di dargli l'impressione che non c'era una via di fuga da quella conversazione e non solo verbalmente parlando. Anche l'attacco fisico poteva avere le sue conseguenze e i miei occhi non si staccarono da quelli del ragazzo nemmen per accertarmi che gli stessi facendo troppo male al collo.
    Io non sono...mio zio.
    Quando fece quella precisione un angolo della bocca si sollevò verso l'alto, in un mezzo sorriso quasi sornione.
    "Non mi sembra di averlo detto. Coda di paglia?"
    Nessuno poteva essere come quell'uomo, ce ne fossero stati altri così sarebbe stato una tragedia, era più sottile l'accusa che stavo cercando di buttargli in faccia. C'erano dettagli più subdoli che Mark doveva cogliere in questa conversazione.
    "Dubito che tu abbia ucciso senza alcuna esitazione delle persone. Non hai torturato degli auror fino all'ultimo loro respiro, non hai diffuso distruzione, circuito persone...non penso proprio che tu sia in grado di farlo."
    Il tono che usai fu quasi canzonatorio, come a sfidarlo, quando in realtà era decisamente un bene che lui non fosse in grado di fare atrocità come Westwood.
    "Sei qui solo per dirmi l'ovvio Harris? Secondo te perché nessuno potrebbe fidarsi di te?"
    Doveva arrivarci da solo, doveva capire che cosa spaventava maggiormente. Ed era qualcosa che esula dagli atti più atroci, era qualcosa di più profondo, di un legame possibilmente pericoloso.
  11. .
    Non era un problema che avesse avviato l'interrogatorio sul posto, soprattutto con uno come Castiel. Se lo si prendeva nel modo giusto sapeva risponderti, più volte era capitato che il mangiamorte amasse parlare. Non mi era chiaro il motivo, forse per un senso di potere che sapeva di avere anche solo attraverso la sua voce, forse perché sapevo di creare ulteriore caos anche solo parlando, non avevo la certezza del motivo, ma non biasimavo Kain per averlo fatto, c'era solo il rischio però di cadere nella trappola dei suoi dialoghi.
    Se aveva scelto di tradire quello che apparentemente era un suo compagno un motivo c'era.
    "Ottimo che la soffiata di Westwood sia valida. Mi fa piacere che sei riuscito a prenderlo."
    Non sapevo esattamente le dinamiche, ma sapevo che era nel mirino dell'irlandese da diverso tempo, per cui non potevo che esserne contento. Però comunque era strano.
    "Però perché ha collaborato? Perché ha voluto dirtelo? Sei riuscito in qualche modo a instaurarci un rapporto? Da tutti i rapporti stilati dagli incontri con Westwood sembra che lui tenda spesso a creare un legame, malsano che sia. C'è un qualche dare e avere difficile da prevedere, ma se ha voluto dirtelo un motivo c'è e potrebbe essere rischioso. Stai attento, te lo chiedo come cortesia personale."
    Sapevo già che sarebbe stato attento, ma ero seriamente preoccupato, quel mostro sapeva entrare nella psiche delle persone nonostante fosse uno schifoso psicopatico.
    Lasciai quindi che poi raccontasse il resto, ovviamente non mi era andata a genio che October ne fosse uscita ferita a tal punto da non riuscire a muoversi, ogni volta che si imbatteva in Castiel sembrava finire sempre così male...eppure cazzo, non mi tornava.
    Era stato davvero fregato in questo modo dal mangiamorte?
    In tre?
    "Lo so Kain, grazie."
    Prima di esporgli dubbi ci tenni a ringraziarlo. Erano dinamiche che accadevano purtroppo, ma era come se non mi stesse raccontando tutto, come se ci fossero buchi di trama nella sua sceneggiattura.
    "Cosa stava facendo Jack? Kain, mi devi spiegare perché se eravate in tre auror esperti, Westwood non solo è riuscito a fuggire, ma anche ferito October. Mi servono le dinamiche."
    C'era stato un errore di valutazione? Erano stati ingenui? Davvero? C'erano delle trappole all'interno della casa? Mi serviva qualsiasi cosa, qualsiasi cosa per togliermi il dubbio che mi stesse nascondendo qualcosa, ne avevo bisogno.
  12. .
    Quel fazzolettino doveva essere magico, in un certo senso sembrava funzionare sempre, per cui dovevo sempre chiedere a Christian di procurarmeli quando andavo a lavoro. Beh, non che ora Teresa stesse divinamente, ma almeno tutta l'agitazione che mi aveva lanciato addosso prima sembrava essersi ammorbidita, così almeno potevamo avere una conversazione più tranquilla, per quanto ancora mi sentissi un po' restio, qualcosa sarei riuscita a dirgliela.
    "Ne ho due, Christian, il proprietario del fazzolettino. Compie quest'anno sei anni ed Emily dodici anni quest'anno."
    Stavo cercando di valutare se dirle che poteva incrociarla ad Hogwarts, più che altro perché avevo la sensazione che probabilmente avrebbe potuto "assalirla" a scuola con chissà che domande, forse prima ne avrei parlato con lei a casa e conoscendo Emily in realtà sarebbe stata lei stessa ad andare da Teresa.........si, sicuramente sarebbe andata così. Che poi se per caso l'avesse incrociata o riconosciuta le bastava associare nome più cognome, ma chissà.
    "Ah comunque puoi tenerlo il fazzolettino, Chris me li da apposta per darli a chi ha bisogno."
    Preferì dirglielo dato che sembrava titubante.
    Non era semplice neanche per me capire che cosa volessi sapere da lei, più che altro avevo capito il suo intento e sembrava sincera, mi rammaricai molto nel vederla così triste per la mancanza dei suoi genitori biologici. A differenza mia aveva avuto dei bravi genitori, una separazione forzata in quel modo doveva essere terribile.
    "Sei riuscita a trovare una stabilità? E' difficile trovare un ambiente stabile, con persone che ci tengono davvero a crescerti. Io ho dovuto aspettare 8 anni in orfanotrofio prima che sbucassero i Ramirez. Cercavamo un bimbo più piccolo, ma poi il mio viso sporco e l'espressione ribelle deve averli conquistati. Ahah"
    Ancora quasi un mistero era per me, nonostante mamma me ne avesse parlato, ma nonostante tutto non potevo di certo lamentarmi.
    "Non è stato facile, per niente. Ero molto ribelle verso di loro, soprattutto verso mio padre adottivo. Solo in età adulta abbiamo trovato un equilibrio. I miei genitori adottivi pensavano di non poter avere figli, ma poi è arrivata Audrey. Ho una sorella minore adottiva."
    Cercai quindi di darle un quadro generico della mia famiglia, niente di troppo specifico, giusto qualcosa per farle capire che non volevo respingerla, ma che con calma, qualcosina si poteva scoprire.
    Tirai fuori poi dal portafoglio una foto mia e di Sarah, era di qualche anno fa, ma era tra le mie preferite. C'eravamo io e lei sdraiati su un prato, dopo aver fatto un picnic con i nostri figli.
    La porsi a Teresa.
    "Lei è mia moglie Sarah. La mia forza."
  13. .
    Mi trovai improvvisamente ammutolito, fissavo quel cazzo di tavolino davanti al divano sentendo l'irrefrenabile bisogno di prenderlo a calci. Così, perché ora, ogni parola che usciva dalla bocca di October alimentava una rabbia che avevo cercato di gestire diversamente, solo che adesso stavo arrivando al limite.
    Lei era sempre stata in grado, prima degli altri, di innervosirmi, non che con me fosse così complicato, ma October sembrava avere quasi un talento innato e forse la stanchezza, lo stress, il continuo ripetere le stesse cose, l'egocentrismo in un certo senso che mi lanciava addosso mi stavano facendo perdere le staffe.
    Non avrei davvero preso a calci quel tavolino anche se l'idea non mi dispiaceva affatto.
    "Come cazzo fai a credere che io dica "che non mi piacciono" per diletto, porca puttana. E chi cazzo ha detto che tu lo fai con piacere!"
    Dopo secondi interminabili di silenzio esplosi, perché dannazione lei faceva la parte offesa no? Quella che non veniva capita, ma lei stava capendo me invece? No da come cazzo mi rispondeva.
    "E non ci tornare come prima, fai quel cazzo che ti pare va bene? E io farò altrettanto. Dato che qui la comprensione non è mancante solo da parte mia."
    E onestamente mi stava pure passando la voglia di spiegarmi, di farle capire che i cambiamenti a cui ormai lei era arrivata sarebbero stati deleteri sul lungo termine, erano atteggiamenti dannosi, che avevano conseguenze non solo su se stessa ma anche su come la gente ci avrebbe percepiti, perché noi non eravamo solo persone comuni, ma avevamo scelto di prendere un ruolo che andava sopra la società e lei questo sembrava non capirlo affatto.
    Avevamo una responsabilità che lei ignorava, le bastava solo salvare delle vite e non era sbagliato, ma non c'era solo quello!
    "Se tu ormai hai una pessima considerazione della mia intelligenza sta iniziando a non fregarmene più un cazzo va bene? Tutto questo edificio nemmeno per sbaglio possono vederlo, ci sono così tante protezioni che tu non conosci, che col cazzo che arrivano a casa mia e se dopo questi anni ancora non è successo nulla, mah sarà che avrai piani a lungo termine allora, aspetto il tuo tradimento allora, grazie dell'avviso."
    Mi aveva rotto i coglioni. Seriamente, uno cercava di venirle incontro, darle fiducia per il suo ritorno, darle una seconda possibilità e si veniva accusati per averle dato modo di rintegrarsi. Perfetto.
    Le ultime parole e quelle braccia allargate diedero la stoccata finale a una conversazione che poteva finire li.
    Ero stanco di lei.
    Mi allontanai di qualche passo, incrociai le braccia al petto e ogni tono alzato o rabbioso svanì, per far spazio a una chiusura e una freddezza che ora era meglio usare, perché se lasciavo che la rabbia prendesse il sopravvento avrei detto anche di peggio.
    "Non mi fido più di te, questo è il risultato. E non è una fiducia sul campo, io lo so che saresti disposta a prenderti persino un crucio al posto mio nonostante tutti i tuoi discorsi sul tradimento, ma anche solo l'idea di lavorare al tuo fianco, di frequentarti, di vedere in te una persona sulla quale posso contare mi fa desistere. Sei stata chiarissima e rivaluterò la tua presenza nel corpo auror inglese, perché mi sembra assurdo che tu riesca a trovarti bene seguendo l'indole e la mentalità che voglio trasmettere ai miei auror. Cerca di rivalutarlo anche tu."
    Le lasciai quindi modo di rispondermi se ne avesse avuto voglia, in caso di un suo silenzio sarei uscito da quella porta. Basta.
  14. .
    Non mi piaceva giudicare una persona per via delle colpe di qualcun altro. Essere categorizzati per via dei peccati altrui era non solo ingiusto, ma anche limitante. Ciò a cui bisognava fare attenzione non era di giudicare per partito preso, ma di valutare con cura la situazione e così avrei fatto con Mark Harris.
    Era ciò che feci anche ormai anni fa con Sarah, che per via delle azioni di suo fratello, veniva etichettata erroneamente e così anche ora mi sarei comportato nella stessa maniera.
    Ci sarebbe stato un occhio in più su di lui? Quello si, perché non lo conoscevo bene, non conoscevo la sua mente, ciò che poteva aver maturato negli anni, soprattutto dopo il periodo oscuro, per cui c'era tanto di cui parlare, tanto da analizzare e da testare.
    Non potevo negare una certa sorpresa nel vedere il suo nome tra le richieste di colloquio, sapevo che si era trasferito, che aveva avviato la sua carriera altrove, informazioni base che avevamo preso anche per via delle indagini su Westwood, per cui mi colse completamente impreparato la sua candidatura e per quanto non volessi partire con dei pregiudizi, il suo non sarebbe stato un colloquio come tanti altri.
    In realtà c'era da stare attenti in generale, l'ingenuità non era un'opzione accettabile e Mark doveva esserne completamente consapevole.
    Mi venne in mente cosa fare e sapevo che non sarebbe stato piacevole per lui, ma era necessario. Più per lui che per me.
    Per cui lo attesi nel mio ufficio e quando lo sentì bussare gli diedi il permesso di entrare mentre mi alzavo dalla mia scrivania per avvicinarmi a lui e stringergli la mano.
    Non dissi nulla per ora, limitandomi a ricambiare il saluto e osservandolo.
    Era cresciuto parecchio, ma non persi tempo con convenevoli, Mark probabilmente avrebbe iniziato a trovare strano il fatto che la mia mano fosse ancora stretta alla sua, così pochi istanti dopo lo tirai in avanti per sbilanciarlo e lo spinsi contro al muro alle sue spalle puntandogli subito la bacchetta alla gola.
    Avevo gli occhi puntati su di lui e lo sguardo rigido e serio.
    "Lo sai che abbiamo trovato tuo zio in un'abitazione appartenente a tua madre?!"
    Fui crudele di proposito, perché il mio intento non era di cacciarlo, ma di fargli rendere conto cosa avrebbe dovuto sopportare. Io avevo deciso di dargli un assaggio di quello che gli sarebbe potuto accadere accettando questo lavoro, gli sguardi dei colleghi, il sospetto, la paura persino volendo.
    Stavo facendo la parte del "cattivo", ma per un buon motivo.
    "E tu vieni qui, a chiedere di fare un colloquio auror? Gli stessi che i Mangiamorte uccidono, siamo i loro primi bersagli. Vuoi diventare un bersaglio? Oppure c'è dell'altro?"
    Non mi piaceva di certo comportarmi così, ma ora la mia attenzione era tutto su di lui e su come avrebbe scelto di reagire a un'aggressione del genere. Solo in un secondo momento gli avrei spiegato come stavano davvero le cose e se riusciva a sopportare me, beh sarebbe stato un buon punto di partenza, in caso contrario invece...non molto.


    Edited by Dell. - 1/5/2023, 10:59
  15. .
    Mi piaceva unire l'utile al dilettevole, per cui se volevo cercare di conoscere meglio un dei nuovi assunti perché non farlo facendo qualcosa che mi sarebbe tornato doppiamente utile?
    Il tempo per allenarmi era sempre meno, dovevo star dietro a così tante cose che ultimamente non mi stavo tenendo molto in forma e non in termini di esercizio fisico, pesi o qualsiasi cosa riguardi la palestra, ma proprio di duello magico.
    Per quanto le mie competenze fossero migliorate nel tempo, quello che volevo però tenere allenato erano i riflessi e testare Brian Doyle in questo campo non era male come idea.
    Per cui potevo unire l'allenamento con la conoscenza e anche rendermi conto dei punti forti e deboli dei miei auror. Un fascicolo poteva ovviamente darmi la maggior parte delle informazioni, ma non quelle che servivano effettivamente sul campo poi.
    Era giunto il momento di verificare allora anche questo aspetto.
    Ormai era assunto, ma questo check era per me necessario per capire con chi avevo a che fare e che tipo di persona fosse Brian.
    Senza contare che questo genere di allenamento smorzava anche il mio stress, per cui meglio di così non potevo fare.
    Uscì quindi dal mio ufficio iniziando già a sgranchirmi le braccia mentre avanzavo verso l'ufficio di Brian, non avevo idea di cosa stesse facendo in questo istante, sapevo che era di turno e l'avrei consapevolmente interrotto. Abuso di potere? Forse.
    Bussai alla sua porta e ottenuto il permesso di aprirla non feci capolino dentro, mi limitai ad affacciarmi e allungare il braccio invitandolo a seguirmi.
    "Vieni Brian, anche se stai scrivendo un rapporto per me, hai il permesso di concluderlo dopo."
    Poi magari si stava leggendo la Gazzetta del profeta per quanto ne sapessi, ma erano dettagli.
    Attesi quindi pochi attimi per poi incamminarmi con lui al seguito, mi stavo sgranchendo il collo ora.
    "So che è un'improvvisata, un po' come quando esce una verifica a sorpresa a scuola, ma il bello è anche questo no?"
    Difficilmente poteva capire a cosa mi stessi riferendo nel dettaglio, ma una volta preso l'ascensore arrivammo molto presto alla sala addestramento del Ministero.
    La sala si presentava quasi spoglia, ma c'erano intorno a noi mobilio vario, una pedana sulla quale però non salì, per ora.
    Mi allontanai di qualche passo da Brian per poi sfoderare poco dopo la bacchetta per girarmela tra le dita.
    "Pronto per un allenamento?"
    Non gli suggerì altro, avrebbe deciso di attendere una mia mossa? Mi avrebbe attacco? Avrebbe cercato di fermarmi dicendomi che preferiva chiacchiere?
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