Marsilda Everett-Millais

Corvonero

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    Nome: Marsilda
    Secondo nome: Arabella
    Cognome: Everett-Millais
    Data di nascita: 27 agosto 2006, 16 anni
    Città natale: Londra, Regno Unito
    Stato di sangue: Mezzosangue
    Bacchetta: Legno di larice, nucleo di corde di cuore di drago, 11 pollici
    Allineamento: Neutrale
    Scuola: Hogwarts
    Anno: Quarto
    Casata: Corvonero
    Materie amate/odiate: Astronomia, Incantesimi/Pozioni, Erbologia, Volo
    Segni particolari: Tatuaggio del sistema planetario sul costato





    “Hai disobbedito ai miei ordini”
    “Si, padre”
    “Porgimi la gamba, figlia mia”
    “...si, padre”
    Questo disse la ballerina, prima di chiudere gli occhi. Quello che udì poco dopo fu un solo, singolo sordo schiocco, seguito dal dolore ed un lamento eterno, come il grido di mille sirene distese sulla battigia.

    Nacque a Londra, figlia di un mago oscuro rimasto affascinato dalle movenze eteree di una danzatrice classica vista a teatro, tanto da spingerlo a chiedere ben presto alla babbana se le andasse di passare del tempo con lui.
    Alla giovane, francese di nascita, piaceva quell’uomo più grande di lei, era avvolto da una vaga nebbia di mistero che la sua innata curiosità non vedeva l’ora di dipanare. Lui le mostrò quanto di speciale vi fosse dietro il mondo che fino ad ora la danzatrice aveva conosciuto, aprendo così le tende di un teatro fatto di magia, draghi, unicorni e quanto più la mente umana avrebbe mai potuto immaginare.
    Lei ne rimase estasiata, tanto da chiudere un occhio – e perché no, persino due – sui loschi giri di quell’abbiente e fascinoso mago. Non le importava cosa lui facesse, o come si procurasse il denaro per pagarle gioielli e vacanze, erano felici e questo le bastava.
    Il mago ad un certo punto le propose di sposarlo, ad una sola ed unica condizione: avrebbe dovuto smettere di ballare per il pubblico, poiché ai suoi occhi dal momento in cui la danzatrice avrebbe messo al dito l’anello nuziale, sarebbe stata solo sua, l’ennesimo tesoro da chiudere in cassaforte.
    Ma cos’è la libertà, quando sul piatto della bilancia vengono esposte gemme e dobloni?
    E così, si sposarono.
    Dopo pochi anni nacque la loro unica figlia, Marsilda Arabella. Nomi altisonanti e particolari, per una cosetta così piccola, ma ai novelli genitori piaceva l’idea che la bambina sarebbe stata speciale, volente o nolente.
    I primi anni d’infanzia furono tranquilli, Marsilda giocava con gli altri bambini al parco, imparava a leggere e, di tanto in tanto, andava a teatro con la madre per ammirare il balletto classico e tutti quei salti e piroette che alla bimba parevano magici quasi quanto gli incanti castati dal padre.
    Lui, ovviamente, fu sempre un uomo rigido con la figlia: doveva seguire le sue regole alla lettera, e subirne le conseguenze se osava disubbidire perché, secondo lui, era così che sarebbe venuta su al meglio e ubbidiente.
    Le punizioni erano le più disparate, andavano dal distruggerle libri e piccoli astrolabi giocattolo, allo schiaffeggiarla in pubblico, così che tutti potessero vedere la sua vergogna.
    Marsilda non si ribellava mai, chiudeva gli occhi e abbassava lo sguardo. Le era sempre stato detto che il padre era saggio e si comportava così per il suo bene, perché l’amava e voleva il meglio per lei, quindi perché mai avrebbero dovuto mentirle? Tuttavia, di tanto in tanto, si concedeva il lusso di piangere.
    Ad un certo punto, intorno ai sette anni, decise d’iniziare a ballare, ispirata da tutte quelle danze ed i costumi ammirati insieme alla madre durante i loro momenti insieme. Entrambi i genitori furono d’accordo, così la piccola iniziò il suo percorso fatto di sudore e strappi muscolari.
    Si scoprì brava, flessibile, agile ed aggraziata quel tanto che bastava per attirare l’attenzione dell’insegnante per essere posta in prima fila durante le esibizioni, ad un’età in cui alcune sue colleghe più grandi si sarebbero solo potute sognare.
    Vedeva un futuro promettente davanti a se, e così, quando ad undici anni arrivò la lettera di Hogwarts, pregò ancora e ancora suo padre affinché le permettesse d’iniziare in ritardo gli studi magici. Voleva concentrarsi sul ballo, la sua passione più grande dopo le stelle, e il mago oscuro, non dopo settimane di ripensamenti, acconsentì.
    Dopotutto Marsilda avrebbe avuto tempo per imparare la magia ed iniziare a entrare nel suo mondo fatto di morte su commissione ed altri lavoretti sporchi, l’avrebbe lasciata brillare di luce propria… Per un po’.
    Però c’erano delle regole da seguire, come sempre: impegno costante, allenamento e dieta ferrea, le uniche distrazioni permesse erano libri e telescopio, niente amici o fidanzati di sorta doveva intromettersi lungo il percorso in salita di questa stella nascente.
    Il mago, formando la sua equazione, non aveva tenuto conto di una piccola, stupida inezia… Ma cosa gli importava, d’altronde sua figlia non aveva mai mostrato di possedere un cuore di cui tener conto, no?
    E fu così che, contro ogni previsione, la piccola Marsilda s’innamorò.
    Era una cotta acerba ed ingenua, di quelle che solo le quattordicenni come lei poteva prendersi, ma lui era un compagno di corso, ed era tanto bello e capace. Saltava più in alto degli altri, ed il modo in cui i suoi muscoli guizzavano facevano nascere una strana sensazione nell’animo della piccola.
    Il ragazzo contraccambiò i suoi sentimenti, e lei era tanto felice. Fece di tutto per tenerlo segreto, per non farsi vedere mentre scambiava teneri baci col suo amante segreto… Ma fu tutto inutile.
    Il mago oscuro aveva le sue spie, piantava occhi ed orecchie su ogni muro, ed un giorno l’aspetto in camera sua col volto serio, contrariato e spaventoso.
    Le spezzò il ginocchio sinistro, ordinandole di non utilizzare mai e poi mai la magia per curarsi. Non avrebbe mai più ballato, e la cicatrice da cui era fuoriuscito l’osso, insieme ai dolori all’articolazione, le avrebbero sempre ricordato dei suoi sbagli.
    Non una volta osò mettere in discussione il volere del genitore, la sua parola era la giusta legge, ed allo stesso modo lo era la sua punizione. Anche la madre non parlò mai, troppo spaventata e soggiogata dalle gemme per osar muovere le labbra contro il marito.
    A settembre, all’alba dei suoi 15 anni, le porte di Hogwarts si aprirono per la piccola Marsilda. Aveva perso il ragazzo e la danza, ma le rimanevano le stelle.
    Sul treno, al riparo da occhi indiscreti, si concesse il lusso di piangere per l’ultima volta.

    Carattere: Curiosità, questo è il tratto che più spicca nel carattere di Marsilda, l'unico segno che sente di aver tratteggiato lei stessa. Il resto è annacquato, una coperta di menzogne tessuta dal padre che va a racchiudere il suo vero carattere, ma lei per prima non lo ammetterebbe mai.
    Vuole dare il meglio, le piace che vengano riconosciuti i suoi meriti, e s’impegna per fare in modo di essere una delle prime della lista nelle materie in cui ritiene di essere capace. Nel ballo era quella che rimaneva a lezione fino a tardi, e si arrabbiava con se stessa se inciampava nei suoi stessi piedi di bambina; ora che questo le è stato tolto, ha deciso di concentrare la sua mente ed i suoi interessi su tutto ciò che concerne lo spazio, anche se sa che non potrà essere la sua fonte maggiore di guadagno.
    Il senso del dovere e soggezione che prova nei confronti del padre la obbliga ad obbedire a qualsiasi cosa che dice, anche se, in fondo al cuore, non la ritiene giusta. Sa di cosa si occupa il mago oscuro, ma preferisce relegare quest’informazione in un angolo remoto della sua mente, così da averci a che fare il meno possibile.
    Non è cattiva, mai ferirebbe qualcuno di proposito o per piacere personale, e l’idea di poter un giorno seguire la scia di sangue dell’uomo che le ha dato la vita le provoca una sensazione di nausea all’altezza dello stomaco, ma essendo il suo destino sa che in futuro dovrà diventare più forte e buttare giù il groppo, se non vuole deluderlo.
    Prova rispetto per le figure di comando, siano esse parenti o insegnanti, e non capisce che gusto ci provino i suoi coetanei nello sfidare le autorità… Non hanno paura delle conseguenze?
    Per questo motivo li guarda tutti con un leggero disprezzo, rischiando così di risultare antipatica e acida, la classica secchiona che non è in grado di divertirsi.
    La verità è che Marsilda vorrebbe lasciarsi andare, dare sfogo alle sue emozioni come una ragazza della sua età dovrebbe fare, ma è la paura a frenarla, dominando così la sua esistenza.
    Tuttavia, se portata allo sfinimento, potrebbe dar sfogo a tutto quella marea di sentimenti repressi che vivono dentro di lei, arrivando ad insultare o, chissà, persino schiaffeggiare, il povero malcapitato.

    Ama/Odia: Lo spazio infinito e la sua estetica, così scuro e misterioso, seppur illuminato da un’infinità di astri che nascono e muoiono in un moto perpetuo… Tutto questo è ciò che ha attirato il suo interesse fin dalla tenera età, quando il padre le regalò il primo piccolo telescopio per ammirare pianeti lontani e ancora inesplorati.
    Adora l’idea di poter viaggiare con la mente fin laggiù, e nei suoi sogni è libera di danzare tra la polvere di stelle e sopra gli anelli di Saturno, senza subire alcuna conseguenza.
    Amava ballare, e la sensazione di volare per un breve istante sopra le teste del pubblico… Da quando questa possibilità le è stata tolta però, rimpiange quei momenti e guarda ad essi con malinconia mentre si massaggia la gamba dolorante.
    Eppure, nonostante l’amore per quei pochi secondi in aria, odia il volo inteso come viaggio su scopa o aereo. Sente di non avere il controllo di quei mezzi demoniaci, e ricorda con terrore i viaggi con sua madre, in cui la donna rideva della tremarella della figlia legata al sedile e con la testa ficcata sotto un giaccone per non guardare in basso.
    Per questo motivo prova zero interesse per il Quidditch, e non crede di capire del tutto perché la gente si fomenti così tanto per un paio di palle che girano su un campo.
    Le piacciono la notte e la pioggia, la fanno sentire tranquilla e al sicuro, meno esposta di come potrebbe esserlo in piena luce del giorno. Tuttavia, se con le giuste dosi, le piace stare al centro dell’attenzione, purché non sia costante e per futili motivi.
    Possedendo sostanzialmente l’animo di una vecchia bisbetica, non prende molto bene gli scherzi rivolti alla sua persona, ed è per questo che prova sincero benessere da sola a leggere e studiare o in compagnia di giovani affini a lei.

    Aspetto Fisico: Alta 1.65, fisico asciutto e allenato, leggermente a pera: i fianchi larghi e le cosce muscolose le conferiscono un aspetto molto femminile. Con l'arrivo della pubertà ha subìto una crescita esponenziale del seno, e gli altri studenti non si esimono dal farglielo notare.
    Il viso è largo, vi spiccano una mascella abbastanza prominente ed un mento con una leggera fossetta al centro. Il naso è dritto e un po’ a patata, adagiato su delle labbra sottili ma dalla forma ben delineata.
    I capelli castano chiaro le ricadono in lunghe onde su spalle e schiena, e quando vengono colti dai raggi del sole prendono una leggerissima sfumatura rossastra. Gli occhi grandi, espressivi ed azzurri come gemme, brillano sotto un paio di folte sopracciglia che rendono l’insieme del suo viso ancora più particolare.



    Thomasin McKenzie as Marsilda Everett-Millais


    Edited by .Hel. - 21/2/2024, 14:40
     
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