A good companion shortens the longest road

Ralph

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  1. Elhaz
     
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    puntina
    A light heart lives long

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    -Spiacenti, siamo chiusi per la pausa pranzo! Potete ritornare tra un paio d’ore!- fu con un sorriso smagliante che la Grifondoro fece smammare due nanerottoli del primo anno, girando poi con immenso piacere il cartellino che dalla vetrata del negozio recava la scritta “we are closed”.
    -Per oggi è andata-, commentò, sollevata, ricevendo in risposta un “parla per te, rossa” dall’altra commessa. Quel giorno il suo turno era finito prima della pausa pranzo, ma Logan non sarebbe tornato dall’allenamento con suo padre se non a serata inoltrata; avanzava un mucchio di tempo, così aveva deciso di approfittarne per fare un salto a Mielandia. Certo, non prima di aver controllato allo specchio che i capelli non si fossero gonfiati per l’umidità: durante una delle ultime lezioni Logan le aveva detto che le stavano particolarmente bene, così aveva preso l’abitudine di renderli più mossi… ma in quel momento somigliava più a uno spaventapasseri che ad altro…
    -Sono inguardabili… mi aiuti?-, la ragazza non se lo fece ripetere due volte ma in cambio non mancò di sfoderare un sorriso malizioso che la mise non poco a disagio.
    -Dì un po’, non è che fra te e quel fustacchione del caposcuola c’è qualcosa in ballo?-, nel sentire quella domanda Karen aggrottò le sopracciglia, ma fece la gnorri. Non si erano mai baciati davanti ai loro compagni di scuola, soltanto una volta in negozio con il pretesto di mostrargli le nuove sfere di polvere buiopesto peruviana lo aveva trascinato dietro uno scaffale. Ma la sua compagna di Zonko non era nei paraggi, si era dileguata nel retro per recuperare una scatola di fresbee zannuti.
    -Potrei dare di stomaco… dai, come ti salta in mente? È di famiglia, come se fosse…- non dire quella parola, non dirla!
    -Mio cugino-, ecco, l’aveva detta. Avrebbe potuto stendere il mantello dell’invisibilità sul detto che seguì: non c’è cosa più divina…
    -Ti lascio a cuocere da sola, addio-, fu in fretta che lasciò il negozio, ma con calma che si avviò verso Mielandia: se i conti tornavano, quel giorno i due piccioncini avevano turni diversi e Astrid si sarebbe tolta dalle scatole permettendole di poter scambiare due chiacchiere decenti con il capellone. Negli ultimi tempi Ralph era diventato indecifrabile: dopo la chiacchierata con Jack, Karen si era sentita costantemente sotto osservazione, come se Ralph ogni tanto temesse ancora che potesse fare qualcosa di stupido; nell’ultima settimana invece la sensazione era stata all’opposto ed era come se… la stesse evitando come la peste. E non ne capiva il motivo: lui per primo da quando si era fidanzato sembrava entrato in osmosi con la bionda, quindi rifiutava di credere che fosse quello il problema. Una cosa era certa: il loro rapporto non era più come prima e c’erano momenti in cui Karen ne sentiva nostalgia. Confidava che la busta natalizia che nascondeva nello zaino funzionasse come pretesto per riavvicinarli, ma una vocina nella testa le sussurrava a scoppio ritardato che intromettersi a quel modo non era stata una buona idea…
    -Sì lo so che siete chiusi, ma non per me-, lo precedette quando il campanello sopra la porta tintinnò, palesando il suo ingresso.
    -Sorpresa. Ho qualche ora buca prima di tornare a casa così mi sono detta, perché non approfittarne per rompere le palle a Finnik? Detengo i diritti d’autore sui suoi futuri capelli bianchi, dopotutto!-, abbozzò un sorriso prima di andare alla ricerca di uno sgabello e trascinarlo fino al bancone, dove prese posto. Karen lasciò il giubbino sopra la cassa, battendo poi un paio di colpetti sul vestitino e sulle calze per scrollarsi via la neve.
    -Non so te ma io potrei letteralmente svenire dalla fame. Mangiamo? La tua dolce metà si unisce a noi?-, domandò con noncuranza, consapevole perfettamente che con Astrid fuori dai giochi sarebbero stati da soli. Nonostante tutto il tono suonò più scocciato del previsto.
    -Prima che me ne dimentichi…-, Karen frugò nello zainetto alla ricerca della busta. All’apparenza niente di speciale, con un portachiavi a forma di bolide e di mazza da battitore era legato a un rettangolo di carta riciclata.
    -Non so se avrò un’altra occasione per dartelo, ultimamente sei più latitante di un Mangiamorte… quindi ne approfitto. Ti consiglio di aprirlo una settimana prima di Natale, ha scadenza breve-, dentro avrebbe trovato due biglietti nominativi per lo stadio di Quidditch in Scozia. Uno aveva i suoi dati, l’altro quelli di suo fratello Jack.
    -Non è uno scherzo, ho… chiuso con quella roba. Quindi puoi anche smettere di guardarmi come se avessi una caccabomba pronta ad esplodere eh?-


    Edited by Elhaz - 8/12/2022, 21:05
     
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8 replies since 8/12/2022, 18:31   163 views
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