Lying is done with words and also with silence.

Ufficio del Prof. Korczak

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  1. - Drago. O.F.
     
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    - Stai diventando ardito oltre misura, rischi di farci scoprire. -
    ~ E tu più noioso del solito, cos'è: hai finito le ragazzine da molestare o , più semplicemente, hanno ormai compiuto tutte diciassette anni e sono diventate troppo vecchie per i tuoi gusti? ~
    • Se posso, visto come trovo qui i pochi minuti d'aria che mi sono concessi, egli non si limita alle fanciulle, Owen mio caro. A Dragomir piacciono tutte le donne sessualmente mature.
    Ed io, oibó, non posso che convenire con lui: gli individui di sesso femminile, generalmente, sono più teneri. •

    - Taci! -
    ~ Taci!
    Che schifo Francis, cazzo! Adesso vomito. Perché, fottuto bastardo antropofogo di merda, non posso semplicemente darti fuoco e liberarmi, o meglio, liberarci, di te?

    - Perché noi tre, tutti, condividiamo lo stesso corpo.
    Il mio, per giunta. Ci uccideresti. -

    ~ Oh cazzo date una medaglia a quest'uomo, capitan ovvio ti fa una pugnetta a te, vero? ~
    - Ora basta. Scacciamolo di nuovo nel buio, il ragazzo sta per arrivare.
    Io e te, Owen, torneremo presto sul discorso. Stanne certo. -

    ~ Fottiti Yoghi, con tutto il cuore.
    Comunque, il tuo amichetto è già qui fuori e ha appena bussato. Ti conviene andare, a meno che tu non voglia lasciare che sia io ad...~

    ____________________________________________________________________________________
    Osservo il grande specchio.
    Ed il mio riflesso nello stesso.
    Un corpo tanto bello.
    Cela una mente, mio malgrado, così dilaniata.
    Separata.
    Condivisa con altri, senza il mio consenso.
    Né modo per evitarlo.
    Non ancora, almeno.
    Owen non si ingannava, battono ancora alla porta.
    - Avanti. -
    I miei crucci attenderanno.
    Ora ho altro da fare.
    Argomenti non personali.
    Non per questo, però, meno interessanti.
    Il soggetto in questione, mi interessa.
    Ci interessa.
    Davvero.
    Sia io che Owen abbiamo visto qualcosa in lui.
    Il mio alterego, una possibile pedina utile ai suoi scopi.
    Io, più sentitamente, un cervello niente male.
    Mal'espresso, forse.
    Non adeguatamente applicato.
    Vagamente sconsiderato.
    E, purtroppo, giovane.
    Tuttavia, pur sempre brillante.
    Coadiuvato, a tratti, da un portamento freddo.
    Ben distaccato.
    Meravigliosamente, e giustissimamente, egoista.
    La mia stecca fende l'aria.
    Un' ulteriore, precauzionale, incanto viene lanciato.
    La nostra conversazione ci appartiene.
    È privata, e tale deve rimanere.
    Non si sa mai, dopotutto, chi potrebbe accostare l'orecchio alla porta.
    - Impeccabile.-, un ghigno glaciale raggiunge il ragazzo, - Sei certo di poterlo asserire?
    Parliamo pur sempre d'un composto recuperato in extremis, o sbaglio?-

    La mia voce è asciutta, priva di convenevoli.
    - Entri qui, peccando di presunzione.
    Però, dimmi, essendo tu brillante quanto vorresti farmi credere...non avresti dovuto evitare, per tempo, che quel microcefalo compromettesse il tuo lavoro?-

    Allungo un braccio sul tavolo.
    Offrendogli, ora, un'espressione interrogatrice.
    E distaccata, pure.
    Così come mi si conviene.
    - Recuperare dopo, quanto si sarebbe dovuto evitare prima, serve ma non basta.
    Non scordarlo.
    Pertanto non definire perfetto il tuo lavoro quando, lo sai bene, altro non era che banalmente notevole.-

    Non amo le perdite di tempo.
    E la presunzione, quando non meritata, lo è.
    Non c'è scampo a questo.
    - L'unico scontento che mi hai arrecato, O'Connell, è stato di non trattare l'ostacolo in modo preventivo.
    Anche neutralizzando l'anello debole, si intende.-

    Lo trapasso con gli occhi.
    Scrutandogli nell'anima.
    Non letteralmente, certo.
    Tali capacità non mi sono mai appartenute.
    Né mi interessano.
    È astratto il modo in cui, io, gli scavo dentro.
    E tanto mi basta.
    Porgo avanti il capo.
    I gomiti si poggiano sul piano.
    La distanza tra noi, si fa irrisoria.
    - D'altro canto, questo avrebbe potuto compromettere la tua prova attoriale così ben sostenuta fin'ora, nevvero? -
    L'abbiamo tenuto in considerazione, ovviamente.
    Il modo in cui si muove nella scuola.
    Pondera accuratamente quasi tutte le sue parole.
    Studia accuratamente le espressioni.
    O striscia, ambiguo, tra i suoi compagni.
    Tradendosi, leggermente, in rade occasioni.
    Quando la sua natura prevale.
    Il ribrezzo lo prende alla sprovvista.
    O le emozioni, così pericolose, si fanno troppo intense per controllarle in toto.
    C'è di più, probabilmente, in questo ragazzo.
    Io ed Owen, straordinariamente, ne conveniamo.
    Un sorriso lo raggiunge.
    Facendosi ora, più incalzante che arcigno.
     
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