Torna a casa Alex

Colloquio auror

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    Dopo infinite deliberazioni del suo personale Wizengamot interiore, Alexandra Bell aveva deciso che quello sarebbe stato il giorno. Inutile rimandare oltre o mentire a se stessa. Nonostante quello che chiunque altro avrebbe potuto dire, aveva preso una decisione e sentiva che era quella giusta, al momento giusto.
    Il che comunque non voleva dire che camminare nei corridoi del Quartier Generale come aveva ormai fatto innumerevoli volte diretta verso l'ufficio del Capo Auror Dell Ramirez fosse facile quel giorno. Alex sentiva ogni passo pesante e non era solo per la pila di documenti con sopra una foto incorniciata rivolta verso il basso che stava portando tra le braccia. Nella sua vita ormai aveva avuto mille e una conversazioni difficili, ma ognuna sembrava sempre esserlo a modo suo, come se non ci fossero limiti alle diverse sfumature che "difficile" poteva acquisire. In questo caso si trattava...di cosa? Orgoglio, certo. Ansia, un po'. Paura di prendere un granchio nonostante tutto, ovviamente. Per evitare di entrare in un loop di se e ma senza fine la Bell decise di focalizzarsi sul dovere immediato. Portare i file nell'ufficio di Dell.
    Erano anni ormai che Alex lavorava per il ministero in vece indipendente, ma questo non voleva dire che era completamente esente dalla burocrazia, soprattutto quando la sera prima aveva arrestato due maghi durante una compravendita illegale di cucciolo di drago a Londra Est. Non un uovo. Un cucciolo. Che gia' sputazzava fiamme. Per fortuna tutti e quattro i testimoni (perche' c'erano dei testimoni, figurarsi quanto facevano schifo al contrabbando quei due!) erano (ovviamente per il quartiere) fuori come due balconi e Alex era riuscita a convincerli senza troppi sforza che era tutto un trip incredibile prima di sparire coi due maghi e il draghetto senza lasciare traccia.
    A rapporto dunque. Come sempre. Anche se non sarebbe stato come sempre.
    Giunta davanti la porta chiusa dell'ufficio Alex busso' diligentemente, aspettando il permesso per entrare.
    Si porto' alla scrivania appoggiandoci sopra con cura la pila di fogli e cartelle.
    "Boss, il rapporto di ieri sera. Come nota extra il piccolo ospite e' stato portato all'Ufficio Regolazione e Controllo delle Creature Magiche. Se ne prendera' cura personalmente Steve. Lo abbiamo chiamato Agenore."
    Una piccola pausa di insolito nervosismo prima che la Bell allungasse le mani per prendere la foto incorniciata e porla a Dell.
    "E questa e' per te."
    La foto era di qualita' evidentemente casalinga, ma c'era stata della cura nello scegliere la cornice argentata: semplice ma di buon gusto, appropriata anche ad un muro ministeriale
    "ho bisogno di parlarti e ho pensato che prima di farlo questa dovesse essere tua, o per lo meno dell'ufficio..."
    La foto era di qualita' evidentemente casalinga, ma c'era stata della cura nello scegliere la cornice argentata: semplice ma di buon gusto, appropriata anche ad un muro ministeriale
     
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    Il rapporto che avevo con Alex aveva vissuto alti e bassi, cosa che in realtà mi capitava con la stragrande delle relazioni che avevo, ma era come se negli avesse raggiunto una sorta di stallo, nessuna evoluzione.
    Certo il mio astio nei suoi riguardi era scemato dopo il periodo oscuro, dopo una serie di tentativi in cui lei, nonostante non fosse mai realmente tornata al Ministero, voleva comunque aiutare, rendersi utile per gli altri, ma questo non mi era mai bastato del tutto.
    Non mi era mai andata del tutto giù come aveva scelto di lavorare, come se volesse fare il lavoro dell'auror, ma senza essere auror! Boh.
    Quel giorno Alex mi avrebbe fatto rapporto, perché se comunque voleva lavorare per aiutare gli altri, che lo facesse nel migliore dei modi possibili e quindi doveva come minimo farmi rapporto su tutto quello che combinava.
    Sapevo benissimo che era una brava persona, ma i suoi modi di fare non era sempre semplici digerirli, almeno per me.
    La feci quindi entrare salutandola col capo e prendendo in mano il suo plico per iniziare a darci un'occhiata veloce mentre l'ascoltavo, ma poi staccai gli occhi dai fogli quando mi comunicò il nome che "avevano" scelto per la creatura.
    "Quanto hai rotto le palle a Steve per obbligarlo a chiamarlo "Agenore"?"
    Informazioni pressoché inutile, ma quel giorno avevo le palle girate, non che fosse una novità in realtà, ma le mani ormai prudevano da giorni, per cui forse sentire storie inutili poteva in qualche modo distrarmi brevemente.
    Ma forse le distrazioni non erano finite qua dato che la Bell mi passò una foto, incorniciata persino, di quello che sembrava essere...un soldato in tenuta da guerra pesante che fumava una...pipa? Su un cavallo.
    Mentre afferravo lentamente la foto alzai il sopracciglio destro particolarmente confuso nell'osservare quello che doveva essere un...regalo?
    Doveva parlarmi? E per farlo aveva scelto di darmi questa foto?
    "Va bene che ti conosco da anni, ma stavolta sto facendo fatica. Vuoi arruolarti nell'esercito?...E' un tentativo di pigliarmi per il culo per strapparmi una risata per aumentare il tuo counter di risate che faccio grazie a te?"
    Iniziai a spararle un po', perché stavolta davvero non riuscivo ad avere un'ipotesi sensata di quello che voleva comunicarmi.
    "Dritta al sodo Bell. Andiamo."
    Lasciai quindi andare la foto sulla scrivania, se aveva qualcosa da dirmi che non facesse tutte ste cerimonie.
     
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    "Va bene che ti conosco da anni, ma stavolta sto facendo fatica. Vuoi arruolarti nell'esercito?...E' un tentativo di pigliarmi per il culo per strapparmi una risata per aumentare il tuo counter di risate che faccio grazie a te?"
    Hehehe. Il counter di risate di Dell era una delle cose preferite del suo lavoro, anche perché grazie a quella che era un’organizzazione impeccabile di cui il Capo Auror era all’oscuro (o almeno Alex lo sperava), nel dipartimento c’era una fervente rete di scommesse su quante risate la Bell avrebbe fatto fare al grande boss nel giro del mese in corso. Doppio vantaggio: spesso questo risultava in pinte gratis per Alex che aveva quindi una motivazione extra nel continuare a tenere il counter al di là della gloria e della soddisfazione personale.
    Ma non era quello lo scopo della visita e solo allora Alex si rese conto di quanto fosse stata ingenua nel confezionare quella foto. Ovviamente Dell non avrebbe potuto capire cosa fosse, tantomeno cosa significasse per lei.
    "Dritta al sodo Bell. Andiamo."
    Alex tirò un sospiro. Il momento era davvero arrivato. Non poteva più tirarsi indietro.
    “Giustamente non puoi riconoscermi, anche perché quello era lo scopo…Quella sono io Dell. Durante…quel periodo. E’ un autoscatto che avevo fatto come parte del report che avevo compilato per documentare le mie attività, ma alla fine avevo deciso di tenerla per ricordo.”
    La ragazza sapeva che quello rispondeva solo a parte della domanda di Dell, ma si prese un secondo per mettere in fila le parole, mentre lui la guardava un po’ incuriosito un po’ genuinamente confuso. Lo conosceva ormai da abbastanza da sapere che la sua richiesta sarebbe potuta andare molto bene o molto molto male. Anni fa una loro discussione era andata molto molto male e aveva ultimamente portato a quella stessa situazione.
    “Il motivo per cui penso debba appartenere a te o quantomeno all’ufficio è che molte cose sono cambiate negli ultimi anni e ho avuto modo e tempo, come tutti, di pensare al mio ruolo e alle mie responsabilità verso gli altri.”
    Alex si sentiva nervosa, continuava a girare intorno all’unica frase che sapeva avrebbe dovuto dire. Se qualcuno non li conoscesse e fosse entrato in quella stanza in quel momento avrebbe sicuramente pensato che Alex stesse cercando di chiedere a Dell di accompagnarla al prom. Forse sarebbe dovuta andare a chiedere supporto morale a qualche collega, cercare di crearsi una piccola posse che avrebbe potuto seguirla e farle da sostegno sociale…o forse si sarebbe dovuta rassegnare ad andare al prom con il suo migliore amico…
    Alex, che diavolo stai pensando? Focus!
    “Insomma, mi piacerebbe rientrare a pieno a far parte del corpo Auror!”
    Ecco, l’aveva detto. Cerotto strappato. Ora era la richiesta sul tavolo davanti a Dell. Anzi, più propriamente la Bell riusciva ancora a percepire le sue parole nell’aria, palpabili, fluttuando tra i due come il fumo quasi corporeo dei cartoni animati che si trasforma in una mano per trascinare i protagonisti da qualche parte. In quale direzione sarebbero stati trascinati (se verso una buona risoluzione o verso il “molto molto male”) Alex ovviamente non poteva ancora saperlo, nemmeno guardando Dell negli occhi cercando di carpire un qualsiasi movimento anche involontario. L’unica cosa di cui poteva essere certa era che questa volta non si sarebbe lasciata trasportare dall’emotività o dal troppo orgoglio, per lo meno non al punto di farle perdere di vista quella che ultimamente era la sua decisione.
    Certo, avrebbe potuto aggiungere che per anni ormai aveva effettivamente svolto lo stesso lavoro semplicemente senza una formalizzazione, che in tutto quel tempo mai una volta aveva ignorato le regole (almeno non in maniera o misura degne di nota), che Alex era una professionista esperta e capace che sicuramente avrebbe fatto comodo al corpo Auror. Qualcosa però le diceva che sarebbe stato meglio lasciare che quella richiesta restasse sospesa un momento, darle il tempo di essere elaborata prima di poter eventualmente gettare più carne al fuoco.
     
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    Dopo una breve esitazione Alex alla fine svuotò il sacco sul significato di quella foto e anche se provai ad avvicinare ancora di più quell'immagine ai miei occhi continuavo a non riconoscerla dietro questo cosplay di un soldato dell'esercito texano. Perché chi potrebbe mai andare in giro a cavallo?
    "Effettivamente meglio non includerla in un rapporto..."
    Perché chi prenderebbe sul serio questo autoscatto? L'unica nota amara di tutto ciò era il fatto che provenisse da quel "periodo" e quindi forse tenerla solo come ricordo era stato meglio, ma adesso perché tirarla fuori? Ero ancora più confuso e di solito la Bell non si perdeva in queste cazzate se voleva dirmi qualcosa, a meno che non era davvero tutto uno scherzo e davvero un modo per farmi ridere che, per ora, stava fallendo miseramente.
    No, non sembrava essere dell'ironia, aveva un'espressione più seria stavolta, così evitai di fare altre battute o che, attendendo più o meno pazientemente che cosa stesse cercando di comunicarmi.
    La lasciai quindi continuare, evidentemente questa foto aveva una significato più profondo del previsto, si come diceva Alex, gli ultimi anni avevano dato a tutti modo di riflettere su tante cose e ognuno di noi era arrivato a conclusioni diverse, altri quelle conclusioni nemmeno le aveva trovate, chiunque era cambiato dopo quella guerra, cambiamenti che avevano segnato più di quanto avremmo potuto ammettere in alcuni casi e c'era chi ne era uscito più forte, chi distrutto, chi semplicemente si era adattato a una nuova visione del mondo.
    Quale fosse la visione giusta delle volte faticavo a capirlo persino io, ma mi fidavo di me stesso e del mio istinto e fin quando questo era così potevo non cadere nel panico com'era successo in passato.
    Mi feci quindi altrettanto serio, posando la foto sulla scrivania attendendo le conclusioni alle quali forse la Bell era arrivata dopo così tanto tempo. Era visibilmente nervosa, non era tipa che si faceva prendere spesso dall'ansia, ma evidentemente quello che voleva dirmi richiedeva una certa dose di coraggio, ero ben consapevole di quanto io fossi famoso per le mie reazioni a certe notizie...e io e lei ci eravamo trovati a scontrarci in passato, pure male, quindi un certo nervosismo colpì anche me, ma non lo diedi a vedere, semplicemente la guardavo aspettando l'esito del suo discorso.
    Poi finalmente il coraggio giunse e il vero scopo di quella fotografia fu palesato, in un primo momento non fui sorpreso, era una prospettiva su cui avevo già riflettuto, c'era la possibilità che Alex prima o poi decidesse di tornare effettivamente, ma questo voleva dire sottostare a un regolamento meno flessibile rispetto a quello che concerneva un collaboratore...e lei questo lo sapeva, per quanto era incline alla battuta facile, non era stupida...quindi...
    Perché ora?
    Perché proprio ora che i nuovi fottuttissimi decreti avevano rivoluzionato il mio modo di lavorare? Il modo di lavorare degli auror negli ultimi anni per lo meno.
    Feci un respiro profondo, mordendomi il labbro inferiore e assottigliando lo sguardo guardando la Bell per captare certe sue reazioni.
    "Perché adesso? Su cosa hai riflettuto esattamente?..."
    Io non avevo un vero diritto di mettere in discussione decreti che mi erano stati praticamente imposti, ma rimanevo comunque responsabile del mio corpo auror e decidevo io chi poteva farne parte. Me ne fregavo di quei decreti di fronte al rischio di avere in squadra qualcuno su cui non potevo del tutto contare. Non su certe determinate cose per lo meno.
    "Tu credi nelle coincidenze? Io solitamente no... eppure proprio quando sono stati emessi i nuovi decreti ministeriali tu mi hai fatto questa richiesta. Un caso? Oppure hanno condizionato la tua scelta?"
    Rimasi neutrale nel porle questa domanda, ma se mi conosceva abbastanza non avrebbe avuto troppa difficoltà nell'ipotizzare quanto queste nuove regole si scontrassero con alcuni dei miei ideali.
    Ero combattuto, mi era difficile interagire con i miei auror da quando erano stati emessi i decreti e ancora non avevo trovato un vero modo per gestire la cosa. Mi infastidiva così tanto questa cosa.
     
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    "Perché adesso? Su cosa hai riflettuto esattamente?..."
    Alex sbatté le palpebre un paio di volte quasi stupefatta da quella domanda. Dell stava davvero usando la sua posizione per costringere Alex a confessioni imbarazzanti! Ovviamente! Come aveva anche solo potuto pensare che l’avrebbe riaccettata senza prima farla sfilare (metaforicamente, o forse anche no) per l’ufficio mentre lui la seguiva con un campanaccio urlando “vergogna!”?
    La Bell si lasciò sfuggire un breve sospiro prima di afferrare la sedia davanti alla scrivania del capo Auror e sedercisi sopra, poggiando i gomiti sulle gambe e sporgendosi leggermente in avanti, come se stesse per confessare un segreto.
    “Dell, ci conosciamo da…gli anni che ci conosciamo…e in questi anni mi sono successe molte cose, incluso il fatto che, come forse saprai, sono ormai 5 anni che sono in una relazione vera, stabile e che mi rende felice.”
    Una piccola pausa mentre valutava se fare il nome di Shana o meno. Dell la conosceva ovviamente visto che era stata la segretaria personale di Adam quando il Capo Auror era lui, ma i due non si erano più rivisti dai tempi della guerra. Alex non era nemmeno sicura che Dell si ricordasse di lei e in quegli ultimi anni niente era stato fatto per cambiare quella situazione dato che Shana stessa faceva drammaticamente di tutto per evitare qualsiasi cosa che avesse a che fare con quell’ufficio dato che lo incolpava (sia l’istituzione che chi ci lavorava, in capo a tutti Dell) della decisione che Alex aveva preso di darsi alla macchia, nonostante le varie discussioni in cui lei stessa l’aveva rassicurata che no, non c’entravano niente.
    Alla fine decise ancora una volta di non nominarla, anche se sapeva avrebbe dovuto fare presto qualcosa a riguardo.
    “E con quello vengono certe responsabilità, soprattutto se non si vuole forzare la propria partner a fare un lavoro che non le piace senza però compromettere la stabilità necessaria nel caso in cui…sai…uno volesse magari prima o poi fare un certo pass…”
    "Tu credi nelle coincidenze? Io solitamente no... eppure proprio quando sono stati emessi i nuovi decreti ministeriali tu mi hai fatto questa richiesta. Un caso? Oppure hanno condizionato la tua scelta?"
    Senza tanti complimenti la Bell venne interrotta. Quello che Alex stava dicendo era vero, ma ovviamente Dell aveva ragione: non era l’unico motivo per cui si era finalmente decisa a chiedere di tornare proprio in quel momento. In fondo era il Capo Auror, ovviamente sapeva fare due più due. La Bell sospirò di nuovo.
    “Dell, andiamo. Ovviamente non è un cas…”
    Nel dire quelle parole, però, si accorse dell’espressione sul viso dell’uomo e si rese immediatamente conto, conoscendolo, di quello che sicuramente stava pensando, e non andava affatto bene. Gli puntò il dito contro.
    “Dell, no! No no no no no!”
    Con uno scatto si alzò dalla sedia e controllò che non ci fosse nessuno fuori dal corridoio, si assicurò poi che la porta fosse ben chiusa e, per buona misura, estrasse la bacchetta e ci mise un Incantesimo Imperturbabile prima di tornare alla scrivania, sperando che almeno l’interno dell’ufficio del Capo Auror fosse ancora sicuro.
    Alex non tornò a sedersi, ma piuttosto si appoggiò con entrambe le mani al fianco della scrivania, sporgendosi verso Dell per assicurarsi che avrebbe potuto parlare senza alzare troppo la voce.
    “Sappiamo entrambi quello che è successo l’ultima volta quando sono iniziate a succedere piccole cose strane e questa…beh, non è nemmeno tanto piccola. Per le tette di Morgana, sembrano voler rendere gli Auror come la polizia babbana americana, e da americana non lo dico come un complimento!”
    Alex era un’esperta di legilimazia, ma mai nella vita si sarebbe sognata di usarla durante un interrogatorio o con qualcuno non consenziente, a meno che non fossero casi davvero estremi di vita o di morte. E poi perquisizioni a caso? Libertà di usare la forza? Qualcuno si era seriamente bevuto il cervello…
    “Dell, non mi fido. Non mi fido del nuovo Ministro e a questo punto non mi fido di chiunque non sia un Auror di davvero vecchia leva. Se dovesse succedere qualcosa non voglio più sentirmi di dover affrontare tutto da sola…né devi farlo tu.”
    Dovevano essere un fronte unito. Alex l’aveva capito. C’era da vedere adesso se Dell l’aveva capito anche lui e se, ammesso l’avesse capito, sarebbe stato disposto ad accettarla in quel fronte.
    D’altro canto il fatto che le aveva chiesto se fosse stato un caso lasciava la porta aperta: se avesse già deciso che di lei non si poteva fidare non gliel’avrebbe nemmeno chiesto conoscendolo, le avrebbe semplicemente detto di no, magari trovando una scusa, e avrebbe chiuso così la discussione per sempre.
     
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    Era necessario mettere tutte le carte in tavola, anche con persone che conoscevo da anni. La situazione non era semplice e per quanto fosse snervante fare certe domande rimaneva comunque qualcosa che andava fatto, pure con una scema che mi portava le foto del suo periodo ribellino.
    Non mi ricordavo però che Alex tendeva a fare giri pindarici per arrivare al nocciolo della questione trattando anche informazioni di natura personale che non capivo benissimo cosa c'entrassero in questo momento, ma le stavo dando il beneficio del dubbio, a un punto sarebbe arrivata.
    "Sono felice per te e Shana."
    Non la conoscevo direttamente, ma se riusciva a stare insieme con questa mina vagante doveva avere la pazienza di un santo probabilmente, dubitavo che si assomigliassero, due Alexandra Bell nella stessa stanza non potevano coesistere.
    Comunque ero sincero, sorrisi nel dirglielo, ero davvero contento per lei e la sua relazione, non sapevo i dettagli, ma dato che Alex tendeva a raccontare di sé sapevo che non era stato un rapporto semplice tra loro due.
    Ma al di la di responsabilità, compromessi, problemi di coppia a parte, forse finalmente ora Alex capì che cosa stavo parlando e la sua iniziale reazione mi fece strabuzzare gli occhi sorpreso, facendomi alzare a mia volta dalla sedia.
    La guardai con evidente confusione mentre sembrava si stesse preoccupando dell'insonorizzazione del mio ufficio. Ma davvero credeva che non controllavo a mia volta l'ufficio?
    "Ogni volta che esco e rientro dal mio ufficio faccio un controllo. Non ci sente nessuno qua dentro."
    Ero paranoico? Fore. Ero previdente? Ovviamente. E fidarsi è bene, non fidarsi è meglio. Come qualcuno potesse entrare nel mio ufficio senza di me non lo sapevo, ma il mondo era pieno di stronzi per cui.
    Comunque dopo tutto l'allarmismo Alex si trovò persino troppo vicino inutilmente e le appoggiai una mano sulla spalla stringendola appena per cercare di rassicurarla.
    Fu però improvvisamente rassicurante sentirla parlare così, anche se purtroppo andava a nostro fottutissimo sfavore.
    Le sorrisi, si stava preoccupando anche per me, lo capì dalle sue ultime parole.
    "Non ha cattive intenzioni. Ci siamo trovati a dover subire così tanta merda, tante perdite, che nemmeno è così assurdo che siano stati presi provvedimenti no?"
    Era problematica questa situazione, perché io non potevo mettere a rischio i miei auror, non potevo spingerli all'insubordinazione, dovevo cercare di quietarla, mi aveva colto alla sprovvista.
    "Ci hanno fornito degli strumenti che se scegliamo di non usare potrebbero causarci non pochi problemi, Bell. Mi hai capito?"
    Il mio tono era perentorio, ma la mia mano era ancora sulla sua spalla.
    "Sei dalla parte giusta Alex, è questo l'importante."
    Non potevano andarci di mezzo loro, stavo cercando un modo per gestire questi nuovi decreti, la negligenza di cui il Ministro mi aveva accusato era stata pesante e quanto ci avrebbe messo lui a sostituirci per mettere in campo persone sulla sua stessa corrente?
    "Ritornare al Ministero ti renderà obbligata a seguire le regole, a seguire i miei ordini e fare quello che già sapevi fare prima. Aveva iniziato a starti stretto questo tipo di vita, adesso che proprio ci sono questi cambiamenti, come pensi di affrontarli?"
    Tolsi quindi la mano dalla sua spalla, attendendo il suo verdetto di fronte a questa complicata situazione.
     
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    Nuove informazioni: Dell conosceva in qualche modo Shana e apparentemente era sicuro della privacy del suo ufficio.
    E le mise una mano sulla spalla, sorridendole rassicurante.
    Alex frenò un primo istinto di ritrarsi a quel contatto fisico: ovviamente la cosa non le dispiaceva, ma non riusciva nemmeno più a ricordarsi l’ultima volta che lei e Dell si erano scambiati un gesto fisico di supporto e la cosa, semplicemente, la spiazzò. Non abbastanza da farlo vedere in alcun modo all’esterno, ma quella mano sulla sua spalla le fece improvvisamente realizzare che ormai non sarebbe più potuta tornare indietro. Non che pianificasse di farlo ovviamente, ma ormai si era addossata, con la richiesta di ritornare tra gli Auror, delle responsabilità che non sarebbe mai più riuscita a tradire.
    “Non ha cattive intenzioni. Ci siamo trovati a dover subire così tanta merda, tante perdite, che nemmeno è così assurdo che siano stati presi provvedimenti no?”
    Gli occhi di Alex si assottigliarono. Dell stava davvero difendendo un provvedimento del genere? Si era finalmente bevuto il cervello? Forse tutta quella sua serietà lo aveva finalmente fatto crollare sotto il peso dello stress e gli aveva spento il lume della ragione? O forse…era stato imperiato?
    La Bell aprì la bocca per sommergere il Capo Auror di educati insulti, ma non ne ebbe il tempo.
    “Ci hanno fornito degli strumenti che se scegliamo di non usare potrebbero causarci non pochi problemi, Bell. Mi hai capito? Sei dalla parte giusta Alex, è questo l'importante.”
    Alex richiuse immediatamente la bocca. Tutto cadde al proprio posto. Dell evidentemente aveva provato a protestare seguendo i canali ufficiali come ogni buon dipendente federe del Ministero avrebbe dovuto fare e gli era chiaramente stato dato un due di picche di proporzioni epiche. Era evidente che stesse nonostante tutto cercando di rassicurarla, ma quella rivelazione fece esattamente l’opposto.
    La Bell tornò dall’altro lato della scrivania e si lasciò cadere nella sedia, gettando la schiena all’indietro e passandosi le mani sul viso. La situazione sembrava essere peggiore di quello che aveva preventivato, il che voleva dire che il tirarsi indietro era sempre più un’opzione inaccettabile.
    “Ritornare al Ministero ti renderà obbligata a seguire le regole, a seguire i miei ordini e fare quello che già sapevi fare prima. Aveva iniziato a starti stretto questo tipo di vita, adesso che proprio ci sono questi cambiamenti, come pensi di affrontarli?”
    Alex si raddrizzò di scatto e puntò i suoi occhi in quelli di Dell. Non aveva mai capito che quel tipo di vita non le era mai stato stretto, ma aveva deciso di allontanarsene essenzialmente per ripicca, preferendo (ipocritamente) fare quello che faceva prima senza però essere formalmente sotto il comando di Dell che non aveva apprezzato i suoi sforzi e sacrifici poco ortodossi durante la guerra. Era stata una cosa immatura? Forse, ma le era servito per rimettere insieme la sua vita senza troppe pressioni e scoprire cosa fosse davvero importante per lei.
    La domanda del Capo Auror però rimaneva: sarebbe stata in grado di ingoiare tutti quei rospi affidandosi prima di tutto al giudizio di Dell, anche quando le circostanze l’avrebbero portata a dover infrangere codici etici personali?
    Si concesse un momento per riflettere. Non sarebbe potuta tornare indietro stavolta, soprattutto dopo la discussione che evidentemente Dell aveva già provato ad avere con il Ministro.
    Dopo qualche istante, Alexandra Bell scattò in piedi e si mise sull’attenti.
    “Noi Auror serviamo il Ministero ed è nostro dovere difendere il Mondo Magico dai maghi oscuri con ogni mezzo necessario nei limiti della legalità. Entro questi limiti, sarò la bacchetta e il mio Capo Auror…te sarai colui che la comanda.”
    Ovviamente aveva volutamente esagerato con la teatralità. Sapeva che Dell non aveva bisogno di tutto quello, soprattutto non da lei, ma voleva rendere chiaro che se avevano bisogno di mettere su uno show per fare la cosa giusta nella prospettiva più grande ed essere pronti a qualsiasi eventualità, Alex avrebbe messo su la performance della vita. Anche a costo di costringersi ad accettare di interrogare le persone con la Legilimanzia se Dell glielo avesse chiesto.
     
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    Mi rendevo conto di non essere stato molto rassicurante, ma questo era quello che potevo offrirle ed era quello che lei doveva accettare se voleva ritornare a lavorare in questo ambiente.
    Ci sarebbe stato magari tempo e luogo diverso per approfondire il discorso in altro modo, per cercare alternative o chissà, adesso doveva accettare le cose e punto, un po' come avevo dovuto fare io d'altronde.
    Mi resi conto che Alex stava provando a ribadire in qualche modo, ma fortunatamente doveva aver capito l'antifona.
    A me faceva piacere che fosse tornata, però doveva sottostare a determinate circostanze anche fuori dal mio controllo, non sarebbe stato semplice, per nessuno in realtà.
    Il timore di fare uno scivolone era dietro l'angolo, ma non ero solito tirarmi indietro, anche se la mia sanità mentale a volte ne risentiva.
    La mia psicologa doveva prepararsi a lunghi miei monologhi sulla mia frustrazione, non vedevo l'ora.
    Fatto stava che entrambi ritornammo a sederci sulle nostre sedie e quei secondi interminabili in cui ci fissammo senza dire una parola stavano persino iniziando a generarmi una strana ironia, nonostante i discorsi seri appena affrontati.
    Stava riflettendo su come rispondermi? E stavo per aprir bocca così da sollecitare un'effettiva risposta, ma la Bell mi precedette alzandosi nuovamente in piedi più rigida che mai.
    Quando partì con quel "teatrino" mi morsi il labbro inferiore per trattenere una mezza risata, perché probabilmente nemmeno io mi ero mai esposto così a dire certe cose....forse.
    Ma non la stavo denigrando, nonostante i modi caratteristici di Alex, sapevo che quella era la risposta che andavo cercando.
    Così mi rialzai in piedi e allungai la mano verso di lei per sigillare il suo ritorno.
    "Ben tornata nel corpo auror, Alexandra Bell."
    E questa stretta di mano era molto più importante per me di una firma su un contratto. Avevo scelto di fidarmi nuovamente e speravo vivamente di non dovermene pentire.
    "Attendo con ansia la dimostrazione delle tue parole."
    Un po' di pressa non faceva male a nessuno.
     
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