Long black night.

Colloquio auror

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    Accolsi con un sorriso e una decisa stretta di mano quello che, in parte, si poteva chiamare "ritorno" di Dalila Suarez. Per anni aveva scelto di lavorare sotto copertura tra due mondi, il nostro e quello dei babbani per sventare traffici illeciti sul suolo inglese, sia col nostro supporto che quello americano.
    Il suo caso era stato finalmente chiuso, dei risultati ottimi erano stati portati a casa e ora Dalila voleva ritornare alla sua carriera da auror, ma perché qui? E non nuovamente in America?
    Per anni era stata in Inghilterra, potevo presupporre che ormai dovesse aver creato dei legami qui, ma era davvero solo quello il motivo o c'era dell'altro?
    Avevo avuto le sue referenze dal Ministero americano e accolto la sua proposta organizzando questo incontro con la necessità di capire le sue intenzioni e lo stato attuale delle sue capacità anche.
    Il fatto che ora il governo inglese avesse subito un cambiamento radicale poteva essere uno dei motivi? Non avevo avuto mai a che fare con Dalila approfonditamente, ma per quello che avevo capito sembrava molto in corda sulle mie stesse idee, ma tutto poteva cambiare, soprattutto con quello che aveva vissuto lei.
    Anni faccia a faccia con un certo tipo di mondo poteva cambiare drasticamente la visione che si aveva di esso e ciò era capitato a molte delle persone a me vicino... non potevo escludere questa alternativa.
    Era assurdo in parte se ci pensavo, perché sembravo l'unico a non aver subito determinati cambiamenti? Era come se in parte mi sentissi ancor più attaccato a metodi che continuavo a ritenere giusti, ma che effettivamente ostacolavano o non davano sempre il risultato sperato.
    Non era il momento adesso di pensarci, ma era un argomento delicato che stava inficiando sulla mia lucidità.
    Stretta la mano a Dalila la invitai quindi a sedersi nel mio ufficio davanti alla scrivania e io presi posto subito dopo di lei.
    "Ciao Dalila, è un piacere rivederti. Mi concedo il "tu" dato che abbiamo già avuto modo di conoscerci. Ti sei ripresa?"
    Mi serviva avere nuove risorse, soprattutto se queste sapevo essere valide come Dalila, ma dovevo accertarmene di persona e verificare le sue risposte, il suo atteggiamento.
    Le chiesi come stesse anche per via della retata che avevano fatto, io ero venuto solo a conoscenza dei dettagli tecnici e puramente burocratici, mi sarebbe piaciuto sentire quel racconto dal suo punto di vista.
    "La cosa più strana della tua richiesta è perché qui. Io posso supporre che possa essere perché essendo stata qui per diverso tempo tu ti sia fatta una vita, ma è solo per quello? Perché non ritornare in America?"
    Era la prima domanda spontanea che mi veniva da farle e nell'attendere una risposta chiusi il suo fascicolo, erano tutte cose che già sapevo, la sua carriera militare, auror, Dea, capacità. Su quelle non avevo di che discutere molto, era altro che mi interessava.
    "Avrai avuto modo di leggere i nuovi decreti no?"
    Per quanto avrei dovuto risultare il più impassibile possibile di fronte alle mie affermazioni, la mia espressione mutò qualche attimo a questo pensiero, mostrando una leggera smorfia prima di ritornare a guardare Dalila negli occhi.
     
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    Era abituata ai cambiamenti. Da quando aveva iniziato il suo percorso al servizio della Giustizia, Dalila Suarez aveva dormito in molti posti diversi, si era svegliata secondo fusi orari differenti tra loro, ascoltato lingue che non le appartenevano, si era adattata ad usanze e costumi fino a quel momento del tutto estranei. Il periodo nell'esercito, in particolare, l'aveva abituata a missioni che le avevano insegnato un approccio differente alla programmazione della sua quotidianità: aveva imparato a viaggiare leggera, a portare con sé solo l'indispensabile dal punto di vista materiale, raccogliendo invece un bagaglio di altra natura. Cambiare non le pesava più come agli inizi. Era diventato più semplice con il tempo, tanto che quando si stabiliva in una nuova città lasciava passare svariati mesi prima di decidere di piantare qualche accenno di radice. Aveva sempre una valigia pronta per ogni evenienza e questo non le pesava. Queste esperienze l'avevano portata a collaborare con colleghi molto diversi tra loro, a prendere ordini da superiori verso cui le capitava di provare più o meno stima, a stringere la mano di molti uomini e donne. La stretta del Capo Auror Ramirez la conosceva già e la riconobbe di nuovo come sicura, salda ma non prevaricante.
    Ma certo. Dalila, o anche Dali.. se preferisci.
    Annuì, concorde di fronte all'idea di mettere da parte una formalità eccessiva. Per esperienza aveva notato che il rispetto reciproco non veniva inficiato da una confidenza moderata, non sé era sincero. Una giusta distanza manteneva obbiettivi, ma quando era eccessiva la comunicazione perdeva di efficacia.
    Sono pronta per tornare a lavorare nel mondo magico.
    Non era sicura di quale fosse l'intenzione di Dell dietro alla domanda che le aveva rivolto. Da cosa avrebbe dovuto essersi ripresa? Forse Ramirez considerava difficile il rientro per lei nella comunità magica, dopo gli anni trascorsi come infiltrata. A onor del vero, le settimane trascorse tra la sua ultima operazione con la DEA e quel colloquio le erano servite a stabilizzarsi un po' in tal senso: non aveva mai smesso di praticare magia e di portare avanti il suo allenamento da auror, ma era diverso poterlo fare alla luce del sole senza doversi preoccupare di mantenere la sua copertura nella società babbana. In ogni caso, il mondo magico era il suo vero mondo e alla fine vi si era riadattata con una certa naturalezza. Ora aveva solo un gran bisogno di tornare a lavoro. Niente di insolito, per lei.
    La curiosità del Capo auror, in ogni caso, non la sorprendeva. Era naturale e legittimo che si facesse delle domande circa le ragioni che l'avevano spinta a presentare una richiesta di trasferimento nella squadra auror inglese, dopotutto non era una decisione da poco. Ripensando ai suoi colleghi, la Suarez dubitava che molti di loro avrebbero gradito un simile cambiamento. Anzi, non erano stati pochi a farle notare che gli inglesi giocavano da sempre secondo regole diverse. Ma forse regole migliori.
    Sarò sincera, le ragioni sono molteplici e alcune di natura.. personale. Ma quello che posso dirti è che gli Stati Uniti non sono mai stati esattamente casa mia.
    Era pronta a quella domanda, il che non significava che potesse condividere con Dell ogni riflessione alla base della sua decisione. Le ragioni personali non lo avrebbero interessato, anzi.. esporle sarebbe stato del tutto fuori luogo. Spiegare al suo nuovo Capo quanto profondamente gli Stati Uniti l'avessero delusa nel corso degli anni sarebbe stato un azzardo a quel punto della loro conoscenza, qualcosa che Dali preferiva risparmiare ad entrambi. In ogni caso, era del tutto onesta nell'affermare che non stava lasciando "la sua casa", dal momento che questo l'aveva già fatto molti anni prima.
    Ho lasciato il Messico a diciotto anni e da allora non ho preso alcuna decisione con leggerezza. L'esercito americano, la carriera da auror, la copertura nella DEA, ho creduto in ognuna di queste scelte. Ho sempre saputo quale fosse il mio posto, ogni volta. Ed ora so che il mio posto è qui: a Londra.
    Semplice ed esaustiva, o almeno così sperava. Più per ragioni pratiche che altro, non avrebbe avuto problemi se l'uomo le avesse chiesto di essere più specifica. Ammetteva di essersi chiesta - più di una volta da quando lo conosceva - quanto in Dell fosse rimasto delle sue origini messicane e quanto invece si sentisse ormai profondamente britannico. Immaginava che non per tutti il processo di identificazione in un Paese ospite fosse complesso e confuso come lo era per lei.. e infondo Ramirez stanziava in Regno Unito da tempo, forse da tutta la vita, o quasi.
    Credo che questo sia un momento delicato per il Ministero inglese, proprio in virtù dei nuovi decreti. Alcune transizioni possono essere difficili, generare caos. Forse è anche per questo che, a prescindere dalla mia opinione circa tali cambiamenti, avverto il desiderio di servire la comunità magica qui, sul suolo inglese.
    Si rendeva conto di quanto potesse risultare poco professionale esprimere il suo dissenso circa le recenti decisioni ministeriali, almeno in quella sede. Se qualcuno l'avesse costretta a scommettere sul parere di Ramirez in merito, Dali avrebbe puntato tutto sull'eventualità che l'opinione del capo auror fosse abbastanza in linea con la sua. La donna, dal canto suo, non si sforzava di nascondere di avere delle idee piuttosto chiare al riguardo, tuttavia non le avrebbe esplicitate se ciò non le fosse stato espressamente richiesto: c'era ancora un soldato dentro di lei, dopotutto. Le serviva la giusta confidenza per esporsi davvero. Quel che era certo era che, al momento, la messicana non stava celando nulla circa le sue intenzioni. Quel colloquio lo giocava a carte scoperte.
    Questo Paese mi ha dato molto e penso di poter ricambiare.
     
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    Dalila non si era mai persa in troppi convenevoli da quel che ricordavo, mi piaceva il suo andare dritta al punto quando le facevo una domanda, ma alle volte c'era bisogno di insinuarsi maggiormente tra le sue parole per capire se c'era del non detto. Non dovevo ovviamente entrare nei suoi fatti personali, ma il nostro lavoro prevedeva una fiducia che poteva persino andare oltre di quella che ci poteva essere tra fratelli.
    Dovevo capire come stesse, le sue intenzioni, i suoi piani, in che modo voleva lavorare e quanta determinazione c'era nel suo operato.
    Sarebbe magari stata una conversazione fastidiosa a tratti, personale in parte, ma era necessaria.
    Ciò che era successo negli Stati Uniti non l'aveva fatta mettere radici in quel Paese, questo poteva inficiare sul suo lavoro? O forse erano solo questioni che esulavano dal lavoro. Fatto stava che avevo ricevuto i suoi rapporti dall'America e non c'erano sbavature pericolose.
    Non presi subito parola comunque, ponderando le sue risposte e cercando di capire dove avrei potuto indirizzare questo colloquio di inserimento.
    Così la lasciai fare e trovandomi di fronte a risposte che non lasciavano dubbi, percepivo che non mi stava mentendo, o almeno la sensazione era quella, erano quasi risposte da manuale in un certo senso. Mi fece sorridere il pensiero che sembravano persino preparate.
    Come se nascondesse la sua emotività dietro la determinazione e la sicurezza con cui mi rispondeva, mmh.
    E così non avendo fatto domande troppo dirette e personali Dalila aveva si era espressa quasi fin troppo in modo neutrale, forse era necessario provocarla perché era come se non avessi ottenuto alcuna vera risposta da parte sua.
    Sentiva che questo era il suo posto, era pronta per servire il paese, periodo delicato per il Ministero e quindi bisognava, a maggior ragione, intervenire.
    Tutto giustissimo eh, però.
    "Le risposte da manuale me le hai date bene. Non penso che tu mi abbia mentito eh, non fraintendermi. Ma queste risposte può darmele chiunque, per cui perché dovrei scegliere te al posto di qualcun altro?"
    Dunque dovevo provocarla, volevo risposte emotive. Capire se dietro la sua austerità c'era altro che poteva solleticare il mio interesse.
    "Come hai detto tu, è un periodo delicato per il Ministero e questi nuovi decreti possono confondere. A te hanno confuso? Hai dubbi in merito? Io sicuramente."
    Andai indietro con la schiena, picchiettando la punta della penna sul tavolo senza però sottolineare quali erano questi dubbi, vedendo quindi Dalila quanto coraggio avesse nel dirmi le sue opinioni personali, quanto si sarebbe sbilanciata?
    "Tu hai lavorato seguendo sempre metodologie diverse data la tua esperienza. Mi viene da supporre che tu abbia un ottimo spirito di adattamento...se il sistema per cui scegli di lavorare impone una certa metodologia, sei in grado di adattarsi ad essa in qualsiasi caso?"
    A seconda del punto di vista questa poteva essere una cosa sia positiva che negativa in realtà.
     
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    Nel corso degli anni aveva avuto molti superiori a cui rispondere ed in linea di massima poteva dire che, seppure con le loro diversità, molti di loro si assomigliavano. L'impostazione statunitense era comune a tutti loro, certo, probabilmente avrebbe riscontrato alcune diversità se avesse iniziato la sua carriera militare in Messico, ma così non era stato. In effetti, seppur dislocata su molteplici territori - alcuni geograficamente e culturalmente molto lontani da "casa" - lo zio Sam era sempre stato il suo punto di riferimento primario. In definitiva, forse era stato anche questo a spingerla a cambiare aria. Fatto stava che Ramirez le pareva già un po' diverso da coloro che, nell'esperienza della Suarez, erano stati i suoi predecessori: Dali aveva già potuto osservare il suo modo di essere un auror e di essere un capo nel corso della loro collaborazione precedente, tuttavia quello era stato un punto di vista esterno, la prospettiva di un auror americano infiltrato nella DEA che collaborava con il Ministero inglese. Abbastanza macchinosa come situazione, non l'ideale per farsi un'idea di come dovesse essere lavorare direttamente con lui. Ora, in sede di colloquio, Dell si rivelava molto meno "tradizionale" di quanto la messicana si sarebbe potuta aspettare.
    Il fare diretto del capo auror inglese la sorprese, ma le sue provocazioni non la inibirono. Inarcò le sopracciglia, tutt'altro che interessata a mascherare il suo stupore, mentre un sorrisetto le stiracchiava le labbra.
    Dovresti scegliermi per la mia esperienza e le mie competenze, non perché il mio monologo da palcoscenico ti emoziona di più.
    Restituì un'osservazione altrettanto provocatoria a quella che l'uomo le aveva rivolto. Non si aspettava un'indagine accurata sulla sua vocazione, sui suoi ideali e sentimenti, qualcosa che la rimandava indietro nel tempo alla prima lezione del corso auror a Washington, parecchi anni prima. Era abbastanza sicura che normalmente Dell non avrebbe trattato un colloquio di trasferimento con un approccio così indagatorio, non se la comunità inglese non fosse stata in un particolare stato di emergenza che inevitabilmente doveva aver messo sotto pressione l'ufficio Auror. O forse.. beh, forse Ramirez avrebbe indagato ugualmente su un auror proveniente dal Ministero degli Stati Uniti. In tal caso, a ben pensarci, la stessa Dalila non avrebbe potuto biasimarlo.
    Ma se sono le mie opinioni personali quelle che vuoi, non mi tiro indietro.
    Rese chiaro quanto la sua risposta fosse una provocazione che però non portava con sé alcun rifiuto. Sarebbe stato poco professionale da parte sua rispondere ad una prima allusione ai nuovi decreti dilungandosi in una dissertazione personale sulla politica inglese - perché di questo si trattava, tra le altre cose: non era forse un gesto politico mettere i cittadini spalle al muro in quel modo? - ma visto che Ramirez ora era stato più diretto e le aveva rivolto una domanda chiara ed inequivocabile, beh.. lo avrebbe accontentato.
    Comprendo la necessità, in determinate circostanze, di procedere ad una perquisizione senza mandato. Sappiamo bene quanto la burocrazia possa ostacolare indagini ed arresti, il che rappresenta un impedimento gravoso in uno stato di emergenza come quello che interessa il Regno Unito. considerò, ripensando a quante volte le tempistiche giudiziarie avessero messo i bastoni tra le ruote agli auror Detto questo, mi riservo qualche perplessità circa la possibilità che ciò si presti troppo facilmente all'abuso di potere: non sarà facile applicare questo decreto con giudizio e moderazione.
    Tradotto: Estás en una mala posición, jefe. Chi più di Dell sarebbe stato gravato della responsabilità di gestire quel surplus di potere? Sarebbe stato suo compito verificare come ogni auror faceva uso di quella nuova prerogativa, applicandola nel suo operato quotidiano. Dali non invidiava la sua posizione ma, al contempo, riteneva che i suoi sottoposti avrebbero dovuto cercare di non lasciarlo da solo ad affrontare quell'ingrato compito.
    Se poi parliamo dell'utilizzo della Legilimanzia e del Veritaserum durante gli interrogatori, allora il discorso cambia. In questo caso il problema etico è talmente lampante che mi chiedo come possa aver ricevuto un'approvazione unanime dal Wizengamot.
    Scosse la testa, il sorriso sulle sue labbra aveva assunto una nuova piega e i suoi grandi occhi scuri palesavano quanto fosse amareggiata. Tacque per qualche istante, decidendo poi di aggiungere qualcosa di più strettamente legato alla sua esperienza personale per esporre meglio il proprio punto di vista.
    Ho militato nell'esercito babbano degli Stati Uniti, la nostra era una guerra al terrorismo: ne so qualcosa di cosa significa calpestare i diritti civili in nome di una causa più alta. Vorrei sbagliarmi, ma credo che sia questo che sta succedendo alla comunità magica britannica, proprio in questo momento.
    Si rendeva conto di quanto potesse risultare pesante quell'affermazione, ma dopotutto le era stato chiesto quali fossero i suoi pensieri al riguardo e lei li stava condividendo. Non aveva senso smussare gli angoli, non ora che le era chiaro che Dell era interessato al suo sincero punto di vista. Fu quasi sul punto di ridacchiare nel rispondere alla successiva domanda. C'era qualcosa di ironico nel pensare che, in passato, quella stessa domanda le era stata rivolta alla ricerca di una risposta del tutto diversa da quella che molto probabilmente auspicava Ramirez. Decise di scoprire le sue carte e anche quelle dell'uomo dall'altro lato della scrivania.
    Vuoi sapere se ho spirito di adattamento oppure mi stai chiedendo se torturerei un prigioniero per piegarne la volontà, se ricevessi un ordine dall'alto?
    Era un sollievo non dover girare attorno alla risposta, questa volta. Continuava a pensare che quel trasferimento fosse stata una buona idea.
    Ho imparato che il rispetto per la gerarchia è importante, ma non quanto quello per la propria etica.
    Una risposta più sintetica delle altre, senza fronzoli. Cristallina.
     
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    L'avevo provocata di proposito, consapevole, che non si sarebbe fatta intimorire da qualche domanda scomoda o considerazione fastidiosa, come aveva detta lei d'altronde, non stavo parlando con una recluta che aveva appena concluso il corso auror, per cui un leggero sorriso comparve sul mio volto prima di risponderle.
    A dir la verità questo era più un colloquio di circostanza, una formalità, non avevo chissà che dubbi nei suoi riguardi, solo affrontare in qualche modo il mio argomento preferito del mese, nuovi decreti.
    "Se non mi sai emozionare almeno un pochino c'è qualcosa che non va, dovevo pur farti fare un breve teatrino."
    Mi concessi quindi una battuta, per poi rispondere seriamente alla sua considerazione, per farle capire perché a volte le parole serviva accompagnarle con le proprie azioni.
    "Sicuramente la tua esperienza è il principale motivo per cui la tua assunzione qua è praticamente certa, ma le proprie competenze devono essere accompagnate da una solida mentalità. Non metto in dubbio ciò che hai fatto finora, hai un curriculum invidiabile."
    E su quello non potevo assolutamente negare, alle spalle aveva persino un'esperienza più variegata della mia, in parte poteva risultare persino più esperta di me per certi campi, non era qualcosa da sottovalutare.
    Ascoltai quindi le opinioni che scelse di darmi e fu come trovarsi davanti a uno specchio. Le sue perplessità, erano le mie. Il suo pensiero era il mio. Il suo idealismo gerarchico era il mio.
    A livello soggettivo era qualcosa che apprezzavo, era stata la conferma che Dali era sulla strada giusta di un percorso ricco di contraddizioni e disperazione, ma dall'altro?
    Questa condotta al nostro stato attuale poteva risultare un problema da gestire, io volevo proteggere gli auror che si trovavano spiazzati di fronte a norme del genere, ma non era così semplice come poteva sembrare.
    "Tortura addirittura? Forse si potrebbe considerare tale ogni azione fatta senza il consenso dall'altra parte, eppure quando ci si trova davanti a un individuo che ha torturato a sua volta e ucciso, spingerci un po' più in la pur di incastrarlo definitivamente è così un male?"
    Perché era questo il punto no? Era questo che volevano farmi capire, che se ciò serviva per togliere dalle strade persone ben più peggiori di noi, allora andava bene no?
    Congiunsi le mani, abbassando per poco lo sguardo, per poi ritornare a specchiarmi negli occhi della messicana.
    "Sarà nostro dovere ponderare ogni situazione, sapere che in casi estremi noi abbiamo a disposizione più strumenti per raggiungere un fine. Ogni rapporto passerà dalla mia scrivania, sarà mio dovere provvedere a riportare di aver compiuto il necessario per ristabilire un ordine in questo Paese. Giusto?"
    Non sapevo quanto Dali avrebbe colto dal mio discorso, non potevo essere più diretto di così, ma stavo seriamente prendendo in considerazione l'opzione di proteggere gli auror che non volevano andare contro le loro etiche, ma dovevamo essere collaborativi.
     
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    Dell Ramirez era noto per essere un capo tutto d'un pezzo, un tipo serio e uno stakanovista di prima categoria. In qualche modo, sentendone parlare, Dali si era fatta l'idea che fosse anche rigido e privo di senso dell'umorismo, ma personalmente aveva già avuto modo di costatare che lo trovava simpatico. Non era il burlone di turno, né l'anima della festa, ma non ci si aspettava niente del genere da qualcuno che aveva fatto carriera così giovane e che portava sulle spalle il peso di un dipartimento tanto impegnativo da gestire. A modo suo, era perfettamente capace di sciogliersi e mostrarsi amichevole, tanto che la Suarez adesso si ritrovava addirittura a ridacchiare in risposta ad una sua battuta.
    Grazie. replicò con semplicità alle osservazioni dell'altro sul suo curriculm: non era da lei darsi arie ma nemmeno sminuire il proprio operato, prendeva atto delle esperienze che aveva vissuto e sperava che potessero servirle ogni volta che si affacciava ad una nuova sfida. Tenere i piedi ben piantati a terra era fondamentale, l'aveva imparato sulla sua pelle diversi anni prima. Se devo essere sincera mi piace che tu sia così interessato alla mentalità dei tuoi auror.
    C'era andata piano nell'esporsi, ma solo perché professionalmente non le sembrava il massimo presentarsi ad un colloquio per sparare a zero sulle nuove direttive ministeriali. Tanto più quando si proveniva da un Ministero estero, la diplomazia aveva il suo peso e mostrarsi subito pronti a criticare poteva apparire presuntuoso e persino superficiale. Ma quando le era stata rivolta una domanda più diretta, allora Dali era stata piacevolmente colpita nel trovare un tale interesse da parte di quello che sarebbe stato il suo diretto superiore. Se i presupposti erano quelli, probabilmente la squadra auror inglese lavorava all'insegna della collaborazione e del confronto reciproco. Un ambiente di lavoro trasparente era decisamente più produttivo nel loro ambiente e non era una cosa da poco.
    Visto che giocavano a carte scoperte, Dali si prese qualche istante per riflettere sulle considerazioni di Dell. Poteva scorgere il dubbio insito nelle sue affermazioni, su un piatto della bilancia c'era l'efficacia indiscutibile nel piano d'azione del ministero, dall'altra parte c'era la convinzione che ciò che era "giusto" dovesse esserlo anche per chi non aveva un ruolo di autorità, per chi aveva commesso degli errori e persino per chi si era macchiato di azioni criminali.
    Credo che la tortura consista nella scelta deliberata di provocare dolore fisico o psicologico, qualunque sia lo scopo. E questo non ha niente a che fare con la "giustizia". replicò infine, riflettendo ad alta voce Poi c'è un potere coercitivo che ci è legittimo: fermi, arresti, perquisizioni, interrogatori.. non sarò certo io a negare che tutto ciò, che di sicuro non necessita del consenso dell'altra parte, sia da mettere in pratica. Sono corretta, ma non morbida.
    Aggiungere quella precisazione era superfluo, forse, perché infondo Ramirez l'aveva già vista lavorare. Non era stata morbida con Ren Nakamura: prima di tutto perché se lo fosse stata troppo l'avrebbe praticamente mandato a farsi ammazzare, privo di qualunque preparazione e incapace di difendersi dalle insidie della vita da informatore, in secondo luogo perché quello era un ex terrorista che doveva saldare il suo debito con gli Stati Uniti, non certo un bambino innocente da tenere per mano. Con collaboratori, testimoni o indagati più ostili poi, la Suarez era dura quanto necessario.
    Non staccò gli occhi dal capo auror mentre lo ascoltava sottolineare la delicatezza della sua posizione e alludere a come aveva intenzione di gestirla. Sinceramente, Dali non avrebbe avuto difficoltà ad ammettere che, allo stato attuale delle cose, non avrebbe mai voluto trovarsi al suo posto.
    Le tue responsabilità sono aumentate, jefe. annuì, uno sguardo serio ad animarle i grandi occhi scuri Puoi contare su di me.
     
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    Mi fece sorridere sentire che Dali apprezzasse questo mio lato. Oggettivamente parlando era una buona cosa effettivamente, ma era anche una mia caratteristica che mi faceva diventare scemo, qualcosa che a volte prosciugava le mie energie, ma che ritenevo comunque necessario per fare meglio il mio lavoro.
    C'erano tanti aspetti in cui potevo migliorare, questo per esempio, forse dovevo tenere maggior distanza, forse prendermela meno sul personale per certe questioni, c'era una linea sottile che separava l'esagerazione e quella linea alle volte manco la vedevo purtroppo.
    Per esempio anche il discorso che stavo affrontando con Dali era pericolosamente vicino a quella linea, ma era qualcosa che non riuscivo ad affrontare, era fondamentale mettere le basi per capire con che tipo di persona avevo a che fare e conoscevo già perfettamente le sue doti magiche, cosa sapesse fare nel pratico, per cui era essenziale approfondire questioni delicate.
    Stavo cercando di non essere troppo diretto, anche se si poteva capire abbastanza bene quali fossero le mie intenzioni e Dali mi stava venendo dietro molto bene.
    C'era poco da replicare su quello che disse la mia futura collega, era una situazione in cui era molto sottile la differenza tra tortura e "spronare" in un certo senso. Perché esistevano tecniche di interrogatorio atte a far sentire l'interrogato sotto pressione, a disagio, in colpa, a colpire i punti deboli anche per spaventarlo, ma l'idea di superare i diritti umani?
    Come mi sarei comportato se davanti finalmente avrei avuto McAdams che non spiccicava parola?
    Ottime domande queste, ma anche qui era giusto ponderare, non mi sarei messo a prenderlo a sprangate in testa pur di farlo confessare, quanto mai poteva valere a livello umano e legale una cosa del genere?
    Annuì quindi, limitandomi infine a fare un unico commento.
    "Essere troppo morbidi non ripaga mai."
    Fu un commento che in realtà non stavo contestualizzando solo in ambito lavorativo..ultimamente stavo cercando di ponderare qualsiasi discussione avessi con le persone e la cosa iniziava a stufarmi e sembrava essere solo deleterio e pure per niente efficace. Fanculo.
    Meglio tornare con la testa al colloquio ormai agli sgoccioli.
    Mi ritrovai a fare una mezza risata nel sentirsi chiamare "jefe", non era di certo abituato a sentirlo, non nella sua lingua natale sicuramente.
    A parte ciò comunque allungai la mano verso di lei quindi, sigillando la sua assunzione nelle terre inglesi.
    "Benvenuta nel corpo auror inglese. Spero in una lunga collaborazione."
     
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6 replies since 22/1/2023, 09:52   120 views
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