Tá failte romhat

M. Manor, Proprietà McCormac.

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  1. Battlin' Jack
     
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    Capitano Auror Repubblica d'Irlanda

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    Glisso sulla ribattuta di Kain, limitandomi a scuotere vagamente il capo con un mezzo sbuffo.
    Non perché sia mia intenzione lesinare sulle battute, tutt'altro, semplicemente c'è un qualcosa qua dentro che, minuto dopo minuto, tende ad infastidirmi sempre di più.
    Mi piace pensare di sbagliarmi raramente sulle persone, e i numeri in merito sono dalla mia, eppure... Eppure l'atteggiamento che October ostenta parte mi sta dando sui nervi.
    Io ho visto una valida combattente, sia nel nostro confronto che durante l'operazione, mentre invece quella che mi trovo davanti ora è una bambina con la battutina pronta. Per non parlare di questo sarcasmo così ostentato, che magari vorrebbe essere pungente, e invece risulta solo inappropriato e fuori luogo. Maledizione.
    Un'altra sigaretta viene dopo quella spenta poc'anzi, mentre con gli occhi seguo i movimenti dei due ed il loro scambio di battute. Questo finché, almeno, ad un certo punto non ritengo assolutamente necessario porre chiarezza; Prima che, per così dire, il fastidio che provo sfoci irrimediabilmente nel nervosismo. Poiché so che da nervoso divento intrattabile, e non è mia intenzione far si che ciò accada.
    Catturo lo sguardo complice del mio partner, accogliendolo anche con iniziale benevolenza. Non fosse che, giusto un paio di istanti dopo, l'ennesima sdrammatizzazione non richiesta da parte della norvegese giunge con pessimo tempismo. Soprattutto, direi, vista la proposta che le abbiamo appena avanzato.
    "Forse hai ragione, October.", rimbecco posando dapprima il bicchiere sul davanzale, riprendendolo poi, per riavvicinarmi alla scena, "Probabilmente se presso il dipartimento inglese sei ancora rilegata al ruolo di Auror Semplice,nonostante le tue evidenti abilità e la risolutezza che mostri sul campo, un motivo c'è."
    Il tono dice tutto, non ho necessità di aggiungere altro. O forse, qualcosa si.
    "Ad ogni modo certo, prenditi il tuo tempo per valutare. Purché non sia troppo. Poiché, nel caso tu volessi farci la cortesia di portare quel meraviglioso sarcasmo tra le nostre fila, avremo parecchio lavoro da fare."
    Per me il discorso, ad oggi, può considerarsi chiuso. Presa una decisione, vedremo il da farsi. Resto fiducioso e convinto delle mie impressioni, dopotutto lei possiede un talento evidente e i suoi traguardi parlano da soli, il carattere, però, potrebbe essere un problema.
    In ilranda siamo soliti lavore come fossimo tutti un singolo individuo, temo che ci sia poco spazio per il sarcasmo non necessario.
    "Lei è in una cella di massima sicurezza, protetta da incantesimi specifici, circa dieci metri sotto di noi. Là dentro, October, ci sono i miei fascicoli privati e cose simili.", rispondere è sempre cortesia e di certo quella a me non manca, "Dell non deve saperlo perché, fino a prova contraria, resta affar nostro il modo in cui agiamo entro la giurisdizione che ci appartiene. E tu hai il culo coperto, questo è ciò che conta."
    Tanto vale giocare a carte scoperte. In fin dei conti, le ho già esternato i miei pensieri circa la metodologia inglese. E di certo non è un mistero per nessuno dei presenti, immagino, che la "morbidezza" del capo auror britannico sia quanto di più lontano esista dal mio metodo.
    Lascio che le sue considerazioni circa il nostro modus operandi vengano condivise, non toccando cibo e limitandomi a finire la sigaretta solo per versare ancora da bere sia a me che al Cavanaugh. Ne incrocio lo sguardo mentre il liquido fluisce nel suo bicchiere, comunicandogli chiaramente e allo stesso tempo tacitamente ciò che ho in testa.
    Lascia che ci pensi io.
    "Oh! il nostro punto di vista è molto semplice. E di base, nemmeno noi concordiamo pienamente su di esso.
    Io ritengo che: nel caso in cui un soggetto si sia macchiato di crimini osceni, allora, diventa mio dovere assoluto fermarlo. Con ogni mezzo necessario e, si, anche ripagandolo con la stessa moneta qualora ciò dovesse rivelarsi necessario."
    Faccio una pausa, breve, prendendo un tiro e spegnendo il mozzicone.
    "Kain, invece, preferisce mantenere un contegno quanto più a lungo possibile, soppesando con cura quali incantesimi usare e, soprattutto, in quale misura.
    In definitiva però..."
    , proseguo avvicinandomi alla rossa, "Entrambi concordiamo su due punti: Gli innocenti vanno protetti, e i bastardi fermati."
    Resto qui per un paio di secondi, guardandola con rigore e in silenzio, alzando poi l'indice sopra il capo per richiamare l'attenzione del mio connazionale.
    "A tal proposito fratello, prima di procedere con la nostra nostra ospite...", e mi riferisco a quella tenuta sotto chiave e ben più sgradita della qui presente visitatrice estera, "Mi stavo quasi dimenticando di avere in mio possesso qualcosa per te."
    Levo il catalizzatore e lo muovo a mezz'aria, facendo fluttuare nelle mani dell'Irlandese un corposo fascicolo redatto a mano.
    "Ricordi il caso di quei due ragazzini torturati al limite della pazzia da qualche figlio di un cane solo perché, verosimilmente, hanno visto qualcosa che non dovevano?"
    Lancio uno sguardo a Darragh che afferra al volo e, celere come sempre, capisce la mia richiesta prima ancora che questa venga espressa ad alta voce.
    "Pensa Fhest, dopo parecchi giorni al St. Patrick, pare che uno dei due non riacquisterà mai più le proprie facoltà cognitive, non del tutto almeno. A questo punto, permetti che sia io a porti una domanda: come agiresti, tu, se ti trovassi il responsabile tra le mani?"
    Torno a dar le spalle alla finestra, trovandomi così esattamente nel mezzo dei due sebbene in modo leggermente più arretrato. Lascio che Kain sfogli con tranquillità le prime pagine di ciò che ora ha tra le dita, prima di avviarmi alla conclusione.
    "Ad ogni modo, lì hai il rapporto sulle indagini, la descrizione dettagliata delle prove già depositate presso i nostri e archivi e, ovviamente, anche un'ammissione di colpa firmata dal diretto interessato con tanti di dettagli circa i delitti satellite annessi."
    Personaggio, questo, che ora viene introdotto nell'armeria da Darragh con i polsi legati dietro la schiena e il passo visibilmente tremante.
    L'ho catturato esattamente dieci ore fa, nei pressi di Dun Dealgan. Come il mio collega apprenderà leggendo il rapporto, questo piccolo bastardo stava cercando di passare il confine col Nord. Gli è andata male.
    Io e Murphy eravamo sulle sue tracce da due giorni, ci è bastato accelerare il passo e aspettarlo al varco. Riguardo alla confessione, quella è giunta poi da sé come naturale conseguenza del suo transito presso il sottoscritto.
    Faccio cenno a Darragh di avanzare e, una volta a tiro, afferro il colpevole per l'avambraccio facendolo sussultare.
    "Mi perdonerai, Capo, ieri notte ero così sfinito che ho preferito tenerelo qui in custodia prima di sbatterlo a Kilmainham Gaol personalmente. Ora, ammesso che lui non abbia da ritrattare..."
    "NO! Sono colpevole! È mia la colpa, quei bambini...Vi prego, portatemi via di qui. Mettetemi dentro, anche a vita se dovete."
    Uno scossone fa vacillare l'equilibrio del verme, che ora avrà tutto, fuorché la mia pietà.
    "Stai zitto, figlio di una cagna rabbiosa in calore. Hai già detto ciò che dovevi, non appestare oltre l'aria di casa mia con quel tuo fiato lurido. Kain, è tutto tuo. Darragh ha già spedito una copia dei documenti al direttore della prigione, immagino che stia aspettando nel suo ufficio. Quando vuoi, una passaporta sarà più che sufficiente per condurlo laggiù."
     
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