Tá failte romhat

M. Manor, Proprietà McCormac.

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  1. Battlin' Jack
     
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    Capitano Auror Repubblica d'Irlanda

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    Al "non esitare a tramortirlo" di Kain, permetto ad un mezzo sorriso di disegnarmisi sul volto. Evidentemente, in questa precisa situazione, viaggiamo sulla stessa lunghezza d'onda. Ed è bene sia così.
    "Continua pure a metterti sulla difensiva, October...", intervengo con voce volutamente disinteressata, "Resta comunque un fatto che, se lo volessi e ti trovassi nelle giuste condizioni, potresti sicuramente compiere dei passi avanti nella tua carriera da Auror. Che ti piaccia o meno sentirtelo dire."
    Taglio corto, sorvolando sia sulla domanda che mi viene posta da parte sua come esempio, sia sulle risposte piccate riservate al mio connazionale. Fintanto che esse non saranno rivolte a me, infondo, non sono un mio problema. Soprattutto perché Kain, maledizione, è decisamente più che in grado di difendersi da solo.
    Poso il bicchiere, confermando a Darragh la richiesta che gli è appena stata impartita con un cenno del capo. L'elfo è fatto così, rispetta un po' tutti per partito preso, il Cavanaugh decisamente più di altri, le istruzioni però, per scelta, temo le porti a termine solo sotto mia richiesta. O al massimo del ragazzo.
    "Sai come la penso in merito a questo particolare punto, fratello.", intervengo avvicinandomi ai due quel tanto che basta per partecipare alla discussione, "Più che piegare quel tipo di magia al loro volere, temo invece che quella banda di psicopatici sfrutti a proprio favore qualcosa un qualcosa che nemmeno loro sanno maneggiare a dovere. È questo, a mio avviso, li rende ancora più pericolosi."
    Magie così antiche, in varie forme, esistono in tutto il globo. Ognuna con le proprie caratteristiche e accezioni, le quali, spesso, si rivelano o troppo potenti o troppo instabili perché dei maghi odierni, "improvvisandosi" fautori di tali poterei, riescano a padroneggiarle cosi bene quanto vorrebbero fare credere. E questo, non è un bene. Non è un bene per niente.
    Metti tanto potere nelle mani di un uomo capace e, forse, riuscirà ad usufruirne per i proprio scopi con almeno un minimo di cognizione; riponilo invece nelle mani di alcuni invasati devoti ad una specie di santone, e gli effetti collaterali potrebbero essere devastanti.
    Ascolto lo scambio di battute tra i due con attenzione, limitandomi poi ad alzare le sopracciglia quando, arrivati ad un certo punto, diviene il caso di farsi più risoluti.
    "Bene dunque, che cosa stiano aspettando?"
    Faccio strada ai miei ospiti lungo l'armeria, costeggiando la parete e spostando, infine, una particolare daga posta in mezzo ad altre, volutamente senza particolari attenzioni. Un rumore metallico giunge dall'espositore in mogano, anticipando il movimento scorrevole dello stesso. La scalinata a chiocciola, stretta e ripida, dunque, ci si presenta davanti e scende per parecchi metri sotto terra, penetrando strati di cemento armato e stratificazioni basaltiche. Guidandoci fino a quelle che in epoca medievale furono le segrete in cui la mia famiglia, allora davvero nobile tanto quanto guerrigliera, richiudeva i nemici d'Irlanda fatti prigionieri. Fossero essi stregoni Britanni, Galli o Norreni. "Qui sotto farà piuttosto freddo, vi avviso."
    Non v'è una finestra in nessuna delle tre celle quaggiù, poiché l'unico ricircolo d'aria e oggi fornito da un condotto che io stesso ho installato per non dare la sensazione ai "prigionieri temporanei" di poter morire asfissiati da un momento all'altro. E l'unica luce, a nostro piacere, sarà emanata da alcune fioche torce bluastre che aspettano solo di essere accese."Datemi qualche istante, voglio prendere una cosa."
    Lascio i due Auror nell'angusto corridoio centrale che si snoda fra le celle debitamente distanziate tra loro, infilandomi per una manciata di secondi in quello che una volta era il posto di guardia oggi divenuto una sorta di dispensa ove riporre tutto il necessario per gli interrogatori di sorta. "Questo ora forse potrà tornarci utile.", comunico a Kain prima di mostrargli una piccola ampolla, "Veritaserum. Sapevate che non scade? Questo qui, ad esempio, si trova qui da anni. L'ha preparato mia m..."
    Mi interrompo poiché, per colpa dei miei stessi pensieri, riesco come di consueto ad autoinfliggermi una colpo dritto alla bocca dello stramaledetto stomaco. Tuttavia, nonostante la tristezza che per la frazione d'un secondo fa capolino nei miei ragionamenti, so per certo di poter contare almeno su un qualche "sollievo", per così dire. Quella pozione, l'ha preparata lei. Pertanto sarà perfetta.
    "Eccoci, è questa. Vorrei dirti che assisterai e parteciperai attivamente al più classico "gioco dei due sbirri" October...tuttavia, con le dovute moderazioni, non credo che qualcuno di noi vorrà essere il "buono" in questa storia. Comunque, non farti problemi nell'intervenire: sono curioso, in realtà, di vederti all'opera in questa situazione."
    Scambio un cenno con il mio connazionale, aprendo successivamente con violenza il battente della cella. La donna che si trova all'interno della stessa, adeguatamente legata al suo cantuccio in cemento con una catena appena sufficiente per raggiungere l'angolo della cella ove sorge il "bagno", è molto diversa nell'aspetto dall'avversaria affrontata tempo prima.
    Non siamo bruti, né carcerieri spietati, tuttavia le informazioni in suo possesso sono di vitale importanza. E la Rockwood, dannazione, si è mostrata un cazzo di osso duro dal punto di vista caratteriale.
    Pertanto, chiedere a Darragh di portarle appena due pasti al giorno - poveri in zuccheri - e una saponetta, è stata la più logica delle evoluzioni.
    In altri casi mi biasimarei per il modo in cui sto trattando una donna, non in questo però. Ora devo applicare tutte le tecniche in nostro possesso, stremarla nel corpo e colpirla allo spirito. Fino quasi ad intaccarne la stabilità mentale. Privandola delle più basilari comodità e, se necessario, offrendole una tipologia di nutrimento a malapena sufficiente per mantenersi lucida. Si, per il bene della mia gente e di questa terra, son pronto a fare questo e altro. Tutti noi, da queste parti, lo siamo.
    "Buongiorno Signorina rockwood, hai gradito la tua sbobba delle dodici?", domando con disinteresse avanzando prima degli altri due e facendo strisciare sul pavimento una vecchia sedia consunta, sedendomici al contrario. Esattamente di fronte alla donna, appena un paio di centimetri oltre l'estensione massima della catena stregata che la serra alle caviglie.
    "Vederti così, con i capelli scoloriti e la pelle resa secca dalla mancanza di sole, sarebbe quasi riprovevole. Dico davvero. Se potessi ancora nutrire una qualche pietà per te dopo che hai provato ad avvelenarci, diavolo, finirei col compatirti ampiamente."
    La osservo, nella penombra, rimanendo quasi sorpreso per quanto, nonostante le privazioni, i lineamenti del suo viso continuino caparbiamente ad essere terribilmente belli. Belli, si, seppur non irresistibili. Non per una mente disciplinata come la mia almeno, men che mai ora.
    Tiro fuori la provetta di veritaserum, e gliela faccio passare dinnanzi un paio di volte, giusto per indurla a fare il più banale dei due più due.
    "Non vorrai mica costringermi a decorticati dalla schiena quel bel vegvisir per sport prima di farti ingerire questa con la forza, dico bene?"
    L'arte dell'interrogatorio non si studia, si affina con gli anni e l'esperienza. Dettagli come capire quando affondare il colpo o andarci più leggeri, porre le domande in un modo piuttosto che in un altro o, più semplicemente, riconoscere il metodo adatto da seguire per ottenere il massimo dall'intervistato.
    Con un colpo di bacchetta, conscio che la donna ne è privata da diverse ore, faccio si che in bicchiere d'acqua cristallina giunga dalle cucine a noi, facendolo fluttuare in sua direzione. Passando, nel mentre, la pozione ad October.
    "Arrivati a questo punto, avrai capito da te che non ci fermeremo davanti a nulla, e siamo ben lontani dall'agire convenzionalmente, quindi ti porremo delle domande, e lo faremo con le buone una volta soltanto.
    Che legame c'è fra te e Westwood? E ancora, cosa puoi dirci dell'organizzazione che sappiamo chiamarsi la runa bianca? Bada bene, non pensare di tergiversare o prenderci per il culo. Mi arrogherò anche il diritto di parlare per tutti, ma credo proprio che nessuno di noi tre sia ben disposto all'idea di perdere tempo per qualcuno dei tuoi giochetti."
     
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