Discovering Sunshine

per Hunter

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    Finalmente era riuscita a recuperare tutto quello che le serviva. Non era stato facile, anche perché non tutti avevano un lettore di dischi, aveva dovuto chiedere non pochi favori per prendere quello di uno del settimo anno che ne era tremendamente geloso e trovare chi avesse i dischi di Sunshine Ross non era stato da meno. Era più conosciuta in America che in Inghilterra, qui pochi avevano i dischi di Lauren e Sunshine Ross, famoso duo madre e figlia che fino a qualche anno prima aveva fatto notizia nella comunità magica americana per aver parlato di tutte le ingiustizie che subivano le classi inferiori, interrotte da un attacco mangiamorte ad uno dei loro concerti.
    Adesso era stra sicura che fosse proprio lei, non aveva idea di come mai avesse scelto Hogwarts e del perché non si facesse più riconoscere... Forse era quello che voleva, passare nell'anonimato. Fatto sta che Teresa era sicurissima che fosse lei e così aveva portato i dischi ad Hunter, giusto per fargli capire con chi avesse a che fare. Si era preso una cotta per la biondina, non poteva andare impreparato!
    “Allora” sbuffò, appoggiando con un tonfo il pesantissimo giradischi su uno dei tavoli dell'aula inutilizzata di cui si erano appropriati. Mica potevano farlo nelle sale comuni, mannaggia alle regole che impediva a quelli di un'altra casata di entrare in una sala comune non sua, quindi toccava ingegnarsi. “Questi sono i dischi che ho trovato di Sunshine aka Annie. Devi sentirli almeno una volta per capire chi è e cosa le piace e poi avrai qualche speranza con lei... Forse”
    Non voleva essere pessimista, ma all'apparenza, a parte essere Grifondoro entrambi, i due non avevano esattamente così tante cose in comune, non ce lo vedeva Hunter a ballare e cantare senza sosta e Annie sembrava una iperattiva e che aveva bisogno di altrettanta energia nella sua vita. Magari mi sbagliato, magari le loro differenze erano proprio quello che li avrebbe uniti, ma conoscere il nemico era il primo passo per vincere una battaglia.
    “E ricorda che la madre è super famosa, tipo davvero tanto, però anche lei è da quando è piccola che canta, quindi ha fatto della musica la sua vita...” e con questo attaccò il disco, facendo partire Louder, una delle canzoni che amava anche lei della cantante.
    Era impossibile non farsi prendere dal ritmo, all'inizio così mesto e poi esplosivo nel ritornello, ti prendeva un sacco e infatti iniziò anche lei a canticchiare e ballare a ritmo di musica, scuotendo la testa e le braccia mentre saltellava... Insomma, non era veramente ballare, ma per lei era divertente e tanto bastava.
    “Allora, che ne pensi?” chiese alla fine di un ritornello, sorridendo come una scema, ancora carica dell'adrenalina che le pompava nelle vene. Era divertente come musica, le piaceva un sacco, era strano averla a scuola con lei, ma di certo non avrebbe fatto la fan pazza e inseguita per i corridoi della scuola per chiederle un autografo sul petto. Era capace di mantenere la calma... E di aiutare Hunter a conquistarla.

     
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    Avevo seguito Tess nell'aula vuota, dove mi aveva trascinato senza che potessi opporre resistenza. Le avevo chiesto di indagare, discretamente, su Annie. Evidentemente aveva scoperto qualcosa e doveva aver a che fare con il giradischi che si portava dietro
    <Sai, potevi darlo a me> con quel coso tra le braccia sembrava ancora più piccola <O mandarmi a chiamare, ti avrei aiutato a portarlo> sembrava pesante. L'aiutai a posizionarlo mentre l'ascoltavo spiegarmi le sue scoperte.
    <Ottimo lavoro> ridacchiai <Quindi canta, si l'ha fatto anche a lezione ed era molto intonata in effetti. Ma il fatto che sia famosa mi mette una leggera ansia sono sincero> sicuramente era abituata ad avere ammiratori ovunque <Ma non capisco perché nessuno sappia chi sia, a parte noi ora> mi passai una mano sul mento, facendomi attento quando partì la musica.
    Quasi inconsciamente iniziai a muovere la testa a ritmo, sorpreso <Sono colpito, molto> la guardai ballare divertito <Anche dal tuo ritmo ragazzina. Posso insegnarti il famoso movimento di fianchi se vuoi> risi, annuendo comunque
    <Mi piace, non è il genere che ascolto di solito ma... non è per niente male> poggiai una mano di fianco al giradischi <Mi chiedo nuovamente cosa l'abbia portata qui. Però è comunque un punto di partenza no? Tu l'avevi già sentita in America giusto?>
     
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    Agitò la mano in aria, come per scacciare via una mosca fastidiosa. “Ce la faccio da sola, non preoccuparti, sarò piccola, ma non ho bisogno di aiuto”
    Non le piaceva che la gente la considerasse fragile, incapace di fare cose solo per la sua statura. Era perfettamente in grado di fare qualsiasi cosa e non le serviva un uomo a fare da macho e far vedere che con i muscoli era capace di sollevare di tutto.
    “Beh, se ti mette troppa soggezione devi capirlo adesso perché quella cosa non cambierà mai, anzi” Sunshine era in un momento di pausa, quindi se volevano essere onesti questo era il momento con minore presa sul pubblico. Fosse tornata a cantare sarebbe solo che aumentata la sua fama, quindi Hunter doveva capire adesso se era una cosa che poteva accettare o se era un problema. Per carità, si poteva sempre provare, ma se sapevi a priori che non faceva per te come cosa allora addio.
    “Ha avuto più successo in America, qui in Inghilterra è meno conosciuta, magari sanno qualche sua canzone, ma non sanno esattamente che faccia ha... Almeno credo. Anche io ci ho messo un attimo a riconoscerla, perché non ti viene in mente che una cantante famosa sia nella tua stessa classe, no? Quindi magari nessuno fa due più due perché la reputano una cosa impossibile”
    Scrollò le spalle, la spiegazione le sembrava logica, veritiera, quindi tanto le bastava. Era quasi contenta che nessuno l'avesse riconosciuta, perché, davvero, vivere con una popstar famosa a scuola sarebbe stato un incubo. Immaginava già tutti gli studenti urlanti a chiedere autografi o a fare i lecchini per farsela amica e ottenere cose. No, a Teresa piaceva la pace e se pace voleva dire che nessuno riconosceva Sunshine tanto meglio.. Sia per loro che per la cantante stessa.
    “Non prendere in giro, era una scommessa e Justin mi deve tre figurine rare, quindi ne vale la pena!” borbottò, gonfiando le guance in modo esagerato, per sembrare offesa, quando in realtà era solo imbarazzata e divertita. Sperava che Hunter se ne fosse dimenticato di quella scommessa fatta al recupero di pozioni, ma a quanto pare non era possibile che qualcuno la salvasse dal suo stesso imbarazzo.
    Partì un altro pezzo, un po' più lento ma non meno bello, anzi, questo sembrava far valere ancora di più la capacità vocale di quella ragazza, tirando fuori delle note che erano davvero da brividi. Teresa si fermò un attimo a pensare alla domanda di Hunter, apprezzando nel frattempo la musica che la accompagnava in sottofondo, distraendola dai suoi pensieri.
    “Si, in America come dicevo è davvero famosa quindi è quasi impossibile non conoscerla. E se non conosci lei conosci di sicuro sua madre quindi...” ancora qualche parola, qualche accordo a dividere le sue frasi, lasciandole il tempo di pensare cosa dire. “Credo che sia venuta qui perché dopo l'ultimo concerto, quello dove hanno attaccato i mangimorte, c'è stato un po' di casino... In quel concerto è morta una ragazzina e anche Annie deve essere stata colpita da qualcosa, non è molto chiaro... Insomma, non è stato un bel momento e magari è stanca di quella vita e vuole un po' di normalità, chissà. Però non ho idea del perché qui ad Hogwarts e non ad Ilvermorny ecco...”
    Se non ricordava male la ragazza aveva frequentato per un breve periodo la scuola di magia americana, si ricordava del vociare in corridoio e dei gossip che erano perennemente attivi tra i ragazzi. Però non ricordava davvero di averla vista... O forse non ci aveva fatto caso, era uno dei periodi in cui aveva problemi a casa, quindi il resto passava decisamente in secondo piano.
    “Quindi Hunter? Cosa pensi di fare?” non voleva spingere nessun altro a fare cose che non era pronto a fare, non come aveva fatto con Feyre. Anche perché aveva capito che lei prendeva troppo le cose sul serio, ogni dichiarazione come fosse una cosa mega importante e non un commento fatto per curiosità. Lei se si interessava a qualcuno lo faceva con anima e corpo e non riusciva a pensare cosa volesse dire non provarci seriamente con qualcuno che ti piaceva.

     
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    Alzai le mani <Non volevo offenderti, scusa> una piccoletta tutta suscettibile
    <Non mi mette in soggezione il suo essere famosa> spiegai <Mi sento un po’ inferiore a lei. Non so fare niente a confronto> mi sedetti su uno dei banchi <Se tralasciamo il sapersi comportare in società e partecipare a stupidi ricevimenti. O portare le figlie dei ricconi nei bagni…> ci pensai su, effettivamente ero un povero disperato.
    Annuii <Una cosa impossibile giusto, ma dobbiamo tener conto che lei vuole questa situazione no? Altrimenti si sarebbe fatta riconoscere subito>
    Risi alle sue parole <Posso darti anche le mie di cioccorane se vuoi> ascoltai la nuova canzone <Ha una voce pazzesca veramente>
    Ero ammirato, ma le parole di Tess mi riportarono al concreto <Quindi deve tenere un profilo estremamente basso>
    La guardai <Sei stata a Ilvermorny?> chiesi curioso, volevo saperne di più della piccola Tassa
    Poi commentai la sua ultima domanda, sempre pensieroso
    <Che voglio fare…> mi passai una mano tra i capelli <A me piace Annie, che sia una cantante o no. Cioè non sapevo chi era fino a due minuti fa, questo non mi fa cambiare idea. Terrò un profilo basso, non menzionerò la sua identità> guardai la ragazza <Ma si, voglio provarci comunque con lei>
     
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    Un po' capiva il disagio di Hunter. Lui veniva comunque dall'alta società, da quello che aveva detto, eppure in questo contesto valeva quanto lei che veniva da famiglie disastrate. Il non sentirsi adeguato, sbagliato per qualcosa che non si poteva cambiare, inferiore... Non erano belle sensazioni, non era qualcosa che provavi con piacere, anzi, cercavi di scappare dal sentirti così, perché a chi piaceva dubitare di se stesso e del proprio valore in relazione ad altri che consideri migliori, più importanti?
    “Non è vero Hunter, non è la fama ti rende qualcuno, sono persone comuni, come noi, quindi di quello non devi preoccuparti... Anche se magari risparmia il ripetere il fatto che ti portavi le figlie dei ricconi in bagno, fidati, questa informazione non verrà apprezzata da nessuna donna”
    Storse il naso, sbattendosi il palmo della mano sulla fronte e scuotendo il capo. Era ovviamente esagerata come reazione, teatrale, alla fine non gliene importava niente di quello che faceva nel tempo libero con le altre ragazze, aveva avuto anche lei la sfilza di fratelli che sgattaiolavano fuori di casa nel pieno della notte per andare ogni sera da una fidanzata diversa, quindi niente la stupiva a questo punto.
    “In effetti si, quindi meglio non fare i fan e comportarci da persone civili... che siamo, ma è sempre meglio ricordarselo” non era tipa da urlare e indicare qualcuno, davvero, però a volte presa dall'entusiasmo si dimenticava cosa fosse meglio lasciare segreto e cosa era giusto urlare ai quattro venti.
    “... Perché dai via le cioccorane?” ok, questa era la cosa più sospetta che aveva detto in tutta la conversazione, anzi, in tutta la loro conoscenza. Nessuno sano di menta dava via le carte delle cioccorane, specie se potevano essere figurine rare che valevano molto nella collezione. Non le piaceva avere cose con l'inganno, era giusta nell'ottenere le cose, ogni cosa aveva il suo prezzo e lei l'avrebbe pagato. Così funzionava il mondo.
    “Mmh” annuì, distrattamente, canticchiando sottovoce il ritornello della canzone “Sono stata i primi tre anni di scuola lì, poi la mia famiglia affidataria si è trasferita per lavoro a Londra e così li ho seguiti e cambiato scuola”
    Non era un segreto, chiunque poteva sapere queste cose su di lei, anche perché se no come si spiegava la sua assenza per i primi tre anni di istruzione? Forse le persone non si ponevano le domande, c'erano tanti trasferiti alla fine, uno in più, uno in meno a chi importava?
    “Tu dov'eri prima di arrivare ad Hogwarts?” era curiosa del ragazzo, arrivato anche dopo di lei. Chissà quale era la sua storia, perché ognuno dei trasferiti ne aveva una ed era quello il bello di conoscersi e vedere come alla fine il mondo fosse davvero piccolo.
    “Bene, questo si che è lo spirito che mi piace! Profilo basso e normale flirting da adolescenti arrapati... Ok magari meno arrapamento e più dolcezza, ma hai capito cosa voglio dire”
    Forse doveva avvisare Hunter che non era esattamente un esperta in amore. Aveva avuto molte cotte, tutte per persone molto più grandi di lei e quindi nessuna era finita in modo decente... Non per colpa sua dai, erano le circostanze il problema! O così preferiva pensare per non farsi venire una depressione assurda.
    “Hai già un piano? Siete entrambi Grifondoro quindi dovreste vedervi spesso in sala comune, non c'è neppure quel problema! Magari puoi invitarla a chiacchierare, o chiederle se vuole fare i compiti con te...” o magari era il caso di lasciargli trovare da solo la strategia che di sicuro aveva più esperienza di Teresa. Era troppo investita dai problemi dei suoi amici, si divertiva a trovare soluzioni creative e divertenti, anche se spesso incasinava le cose invece di semplificarle.

     
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    <Terrò questa informazione segreta, le ragazze dei bagni sono roba passata> la tranquillizzai mentre si esibiva in un bel gesto teatrale <Dobbiamo essere persone civili Tess, altrimenti non caveremo un ragno dal buco> e già era difficile così.
    Scesi dal banco, irrequieto come sempre <Ti svelo un segreto, odio le cioccolare. Passo la rana al mio compagno di stanza e ho una montagna di figurine> mi strinsi nelle spalle <Se le vuoi te le regalo volentieri>
    Famiglia affidataria? <Come mai sei stata affidata ad un'altra famiglia? Sempre se vuoi dirmelo, non voglio obbligarti> però ero curioso di sentire il motivo. Tirai fuori dalla tasca una pallina antistress
    <Io? Istruzione privata, mio padre è un tipo... asfissiante. Dopo la morte di mia madre sono stato chiuso in casa> le dissi passando la pallina da una mano all'altra <Vuole risposarsi e quindi sono riuscito a sganciarmi da lui. Ed eccomi qui, quasi diciottenne al quinto anno> una spiegazione abbastanza completa ed esaustiva, per il momento.
    <E' normale essere arrapati, è strano il contrario> le dissi, girandole intorno <Sembro un orso lo so, ma sono anche molto dolce> mi appoggiai al banco
    <Non ho un piano e credimi, non è così semplice beccarla. Potrei stare una giornata in sala comune e non vederla, salire le scale del dormitorio e vederla pronta per uscire. Devo intercettarla in qualche modo> mi passai una mano sul volto <Forse dovrei aspettarla in bagno> dissi, più che altro per stuzzicare la tassa
     
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    Era serio? A chi non piacevano le cioccorane? Ai criminali, ecco a chi! Teresa era davvero sconvolta da questa cosa e glielo si leggeva chiaramente in viso. Gli occhi spalancati, così come la bocca e la fronte aggrottata in assoluta sorpresa.
    “Come non ti piacciono le cioccorane! E che le compri a fare allora? Solo per le figurine?” era davvero allibita, non se ne capacitava proprio. Lei non avrebbe mai iniziato la collezione di figurine non fosse stato per la sua vena golosa, quindi chi le comprava e regalava le rane proprio non lo capiva. “Ho paura di chiederti quante figurine hai... Cioè, lo vuoi far diventare grasso il tuo compagno di stanza se gli regali tutte quelle cioccorane!” magari voleva liberarsi della competizione, chissà! Tutto era possibile nella mente dei ragazzi, a volte non capiva i loro fili logici, come loro non capivano quelli delle ragazze.
    L'umore cambiò velocemente quando si parlò della sua famiglia e l'espressione da sorpresa divenne guardinga, quasi fin troppo seria per quello che erano abituati gli altri a vedere sul suo volto. Teresa era sempre stata una persona molto espressiva, la sua mimica in perfetta armonia con le sue emozioni, quindi esagerata e lunatica. Vederla seria era strano e faceva capire che l'argomento non era uno facile per lei.
    “I miei sono morti quando avevo sei anni, da allora ho girato un po' di famiglie affidatarie, nessuna è resistita più di un anno” scrollò le spalle, con nonchalance, nascondendo però quanto fosse turbata dalla cosa, quanto quell'ammissione le costasse. Hunter sembrava un ragazzo a posto, non si sentiva minacciata da lui, poteva permettersi di aprirsi un po', ma era pronta a tornare a nascondersi dietro le sue grandi emozioni se qualcosa nella sua risposta non le fosse andato a genio. Non le piaceva sentirsi vulnerabile e il suo passato solo così riusciva a farla sentire.
    Eppure anche lui sembrava pronto ad aprirsi, raccontandole del padre asfissiante e del motivo per cui era arrivato così tardi a scuola. Un po' provava simpatia per lui, capiva le difficoltà in famiglia e le dispiaceva che avesse dovuto lottare così tanto per avere qualcosa di così basilare come l'educazione. Le sue famiglie per fortuna quella non gliel'avevano mai tolta.
    “Mi dispiace per tua madre Hunter, e per la situazione in generale...” era sempre difficile capire cosa dire in queste situazioni, poteva capirlo quanto voleva, avendo perso anche lei la madre, però il dolore di ognuno era personale e nessuno rispondeva alle stesse cose. A qualcuno dava fastidio se gli mostravi pietà, altri ne avevano quasi bisogno.
    “Sei un orso dolcemente arrapato allora?” lo prese in giro, anche se aveva capito quello che voleva dire. La sorprendeva sempre il candore con cui gli uomini parlavano di queste cose, a volte le ragazze facevano fatica ad ammettere che fosse normale, specie per gli adolescenti, avere sempre gli ormoni a mille quindi a volte era piacevole poterci scherzare su senza la paura di sentirsi dare della maniaca. Era cresciuta con altri ragazzi di ogni età, aveva capito fin troppo presto cosa fosse il sesso, anche se non l'aveva mai sperimentato per se stessa.
    “Se vuoi sembrare un maniaco il bagno è proprio la soluzione migliore” battibeccò, facendogli una linguaccia. “Ma perché non le scrivi un gufo e la inviti a fare qualcosa? O dopo una lezione in comune non la fermi e le chiedi qualcosa? Magari di studiare insieme visto che siete entrambi nuovi”
    Il suo approccio di questo tipo non era andato bene, lei e Ralph adesso si odiavano a morte, ma magari ad Hunter sarebbe andata meglio. Annie sembrava decisamente meno psicopatica di quel ciuffo maledetto, sicuramente non avrebbe insultato Hunter alla prima frase uscita dalla sua bocca.

     
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    <Non le compro quasi mai, le ultime le ho trovate in camera con bigliettini pieni di cuoricini> rabbrividii <Non colleziono nemmeno le figurine> scossi la testa <Le ho tutte li, il mio amico si mangia la cioccolata ma quelle rimangono a prendere polvere. Te le faccio avere>
    Ridacchiai, tornando serio quando lei si mise a parlare dei suoi genitori. Sapevo com’era la perdita di un genitore. Ricordavo il vuoto straziante che mia madre aveva lasciato, poi colmato dalla consapevolezza che mi voleva bene comunque, anche se non era più con me
    <Non preoccuparti. Dispiace anche a me per i tuoi, non ti starò a fare tante moine. Non mi sembri la tipa che le accetta> la sincerità prima di tutto <Sai per un po’ l’ho odiata, sopratutto quando mio padre usava il bastone. Non riuscivo a capire come mai se ne fosse andata e mi avesse lasciato solo con lui. Ma non poteva farci niente, la malattia è stata più forte> non raccontavo quasi mai a nessuno quel particolare, ma la piccola tassa m’ispirava fiducia. Sorrisi, passando ad un argomento più leggero
    <Possiamo dire così, un orso dolcemente arrapato> risi <Mi piace>
    Già, perché non mi ero ancora buttato? <Sai Tess, mi sa che per la prima volta nella mia vita temo un rifiuto> feci rimbalzare la pallina <Il mio ego potrebbe non superare questa cosa> la buttai sullo scherzo, ma in verità temevo davvero un No di Annie, non tanto per l'aspetto ma quanto per il contenuto. Magari le piacevano i super studiosi, io ero più o meno una foglia di lattuga in campo scolastico
     
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    “Lo sai che ti stai vantando che ti mandano cioccorane delle ammiratrici? Umiltà Hunter, umiltà!” il tono era fintamente burbero, in realtà era estremamente divertita. Solo lui poteva dire con così tanta nonchalance che aveva persone che gli regalavano cioccolatini sperando di attirare la sua attenzione, lo faceva in un modo che sembrava quasi una scocciatura, qualcosa da odiare, non qualcosa di cui gioire o qualcosa di scontato. Aveva un tipo di machismo strano, diverso da altri che aveva visto e se di solito le dava il nervoso lui le faceva solo tenerezza, proprio come un orso che non sapeva di essere così adorabile.
    “Ma come non fai la collezione! Che opportunità sprecata... Però ti ringrazio, magari le divido con Justin visto che entrambi facciamo collezione se non ti dispiace” non voleva tenere un bottino così ghiotto lontano dal suo migliore amico e magari lì in mezzo c'erano figurine che lei già aveva, ma lui no, così potevano scambiarsele. Era bello condividere quelle piccole gioie e se davvero Hunter non se ne faceva niente... Beh, tanto meglio.
    Purtroppo capiva fin troppo bene cosa stesse dicendo Hunter. Anche lei aveva odiato i suoi genitori per un periodo per essere morti, per averla lasciata da sola in quell'inferno che chiamavano vita. Li aveva odiati talmente tanto da distruggere una loro foto, per fortuna velocemente rimessa insieme da un colpo di bacchetta, perché era una delle poche che aveva di loro e non voleva che in un momento di rabbia fosse persa per sempre.
    Non c'erano parole, nessuno dei due amava le moine e le scuse a vuoto, quindi si limitò a posargli una mano sul braccio, dandogli delle leggere pacchette, mentre con lo sguardo gli lasciava capire che sapeva di cosa stava parlando che lo capiva e lo comprendeva. A volte non servivano parole, bastavano sguardi e gesti per far passare un messaggio.
    “Hunter... Il tuo ego può superare questo e altro, non fare il melodrammatico. Annie è una ragazza dolce, sono sicura che anche dovesse rifiutarti lo farebbe con tatto e gentilezza, magari ti dedicherebbe una canzone” stava provando anche lei ad usare la strada dell'umorismo per sdrammatizzare un po', non si sentiva a suo agio a parlare di sentimenti così profondi, un conto era una cotta passeggera, dovuta solo all'aspetto e a quanto aveva visto del suo carattere, un conto era un sentimento più forte, dove temevi il rifiuto perché troppo doloroso.
    “Penso che dovresti provare ad esserle amico prima, o al massimo invitarla ad un appuntamento. Sono sicura che dirà di si, sei un bel ragazzo e anche dolce, sono sicura che l'avrà notato in questi giorni di lezioni” non voleva illuderlo, non voleva che ci rimanesse male se la cosa non fosse andata in porto, ma voleva comunque dargli un po' di autostima, farlo credere in se stesso perché secondo lei era molto probabile che Annie accettasse almeno un appuntamento. Poi sull'essere amici si andava sempre sul sicuro perché quante volte l'amore nasceva da una semplice amicizia? Quante volte si sviluppava con il tempo e con la vicinanza?
    “Ma stai cercando complimenti da me per caso? No perché dovresti sapere di essere attraente, mr 'le ragazze mi mandano cioccorane', pfff sbruffone”
    Gli diede una spintarella con il gomito, cercando di farlo sorridere e uscire da quell'umore un po' cupo in cui era caduto in quegli ultimi minuti. Voleva davvero capire che cosa gli passasse per la testa, cos'era che lo preoccupava così tanto di quel rifiuto in particolare. Ne avrà avuti altri durante la sua vita, no?
    “Hunter, davvero, cos'è che ti sta preoccupando così tanto? Non capisco quale sia il problema, perché il suo rifiuto dovrebbe essere diverso da quello di qualcun altro? Aiutami a capire perché così non so proprio come aiutarti”

     
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    Risi <Sono il re dell’umiltà! Infatti non mi sono vantato, l’hai fatto tu per me> ridacchiai <Non mi interessa avere una fila di pretendenti, in realtà non me ne può fregare di meno> mi strinsi nelle spalle <Dividi le figurine con chi vuoi, almeno le apprezzerete>
    Alzai gli occhi al cielo, scuotendo la testa <Il mio ego può superare tutto lo so, ma farebbe male> mi portai una mano sul cuore, facendo una smorfia giocosa <A parte gli scherzi, se voglio avere una speranza con lei si, prima devo esserle amico> risi ancora <Con una canzone, il mio superego esploderebbe!>
    Sorrisi <Sai Tess, sono abituato ad approcciare con ragazze… vuote. Belle eh, ma senza nessun contenuto. Tutte concentrate sui capelli, il vestito gnegne> sbuffai <Non penso di aver mai fatto una conversazione con qualcuna> mi alzai, mettendomi di fronte a lei
    <Di solito offrivo loro da bere> le porsi un bicchiere immaginario <Parlavamo del tempo, degli ultimi pettegolezzi e poi le avrei portate a fare un ballo> le presi giocosamente la mano, facendole fare un giro su se stessa <Ti risparmio la parte del bagno> le strizzai l’occhio <E la serata sarebbe finita li, senza più una parola a loro> conclusi con un inchino, per poi tornare a guardarla <A casa avrei litigato con mio padre, avrei preso qualche insulto e buonanotte> buttai fuori l’aria
    <Con Annie sarebbe tutto diverso. Si è un po’ svampita, ma ha qualcosa di cui parlare. Una sostanza> la guardai <E non voglio fare brutta figura> altro che ego, in quel momento mi sentivo come un povero scemo, un pesce fuor d’acqua
     
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    Non poteva arrabbiarsi con Hunter, anche se il suo cervello le urlava di farlo. Odiava il modo in cui parlava di quelle ragazze, come se fossero orribili solo per essere superficiali. Non sapeva cosa si nascondeva dietro alle loro risatine e i balli, non sapeva che tipo di vita avevano vissuto. E anche fossero state davvero superficiali e basta che problema poteva esserci?
    Lo sapeva però che non lo diceva con cattiveria, non era quel tipo di persona che odiava gli altri per qual si voglia motivo e sicuramente essere cresciuto con un padre padrone e senza la madre aveva impattato la sua crescita e la sua considerazione delle donne.
    Poi era buffo il modo in cui la guidava in quella serata immaginaria e si trovò presto a mimare a sua volta le azioni, prendendo l'immaginario bicchiere e lasciandosi trasportare verso una pista di ballo immaginaria, lasciandosi guidare in un giro su se stessa che le strappò un risolino divertito, subito seguito da un inchino parallelo a quello che aveva fatto lui.
    Le frasi seguenti furono più tristi e sincere, un altro spiraglio nella sua psiche che faceva capire perché si comportava così, perché vedeva le cose nel modo in cui le vedeva.
    “Hunter... Devi solo essere te stesso. Sei simpatico, dolce e carino. Se le piaci le piaci per quello che sei e se non le piaci... Beh non è quella giusta. Non possiamo cambiarci per gli altri e non c'è niente da cambiare in te”
    Era una cosa difficile da accettare quella, ci stava lavorando anche su se stessa, soprattutto dopo la sfuriata con Vanya in infermeria dove le aveva giurato che sarebbe cambiata per lei, ma a mente fredda non aveva nemmeno idea di che cosa cambiare. Aveva i suoi difetti. Molti. Non poteva negarlo, non dopo l'ultimo periodo in cui era riuscita a fare piazza pulita tra tutte le sue conoscenze creando scompiglio ovunque andava. Eppure sapeva di non poter cambiare chi era nel profondo, solo cercare di migliorarsi, e se il suo futuro amore non la accettava... Beh c'erano tanti pesci nel mare.
    “Magari non dirle che è svampita, non credo che la prenderebbe bene...” era basilare, lo sapeva anche un bambino, ma era meglio ricordarlo, perché a volte non si pensava al peso delle parole e lei lo sapeva bene. Era famosa per dire quello che le passava per la testa e poi pentirsene.
    “Che poi lei è Grifondoro, come te. Non è finita nei Corvonero quindi non valuta così tanto l'intelligenza o sarebbe nella casa degli studiosi. Pensa da Grifondoro, comportati da Grifondoro e vedrai che farai centro. Non cercare di inventarti cose strane, sii spontaneo e andrà tutto bene, vedrai. Sei pronto a buttarti tigre?”
    Ridendo fece due pugni, facendo finta di colpirlo – destro sinistro destro – senza mai toccarlo veramente, saltellando sui piedi proprio come una pugile.
    “Aiutami a portare indietro queste cose che sono effettivamente pesanti e poi vai a cercarla, ok? Non perdere il coraggio adesso che ce l'hai e buttati. Al peggio può dirti no, e allora? Ci sono altri pesci in questo mare su cui buttarti!”
    Di certo Teresa non era fatta per fare la cupido, non aveva gli strumenti e le abilità, non aveva nemmeno l'esperienza a dirla tutta, più di così non poteva fare, ma sperava di aver ridato un po' di autostima al ragazzo e di averlo aiutato a trovare il coraggio di buttarsi.

     
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    Annuì, riprendendo a camminare. Tess aveva ragione, alla fine che avevo da perdere? Al massimo ci saremmo fatti una risata e pace <Tassa sei molto convincente. Va bene mi butterò> le arruffai i capelli, prendendo il giradischi <E svampita ma in modo carino, hai capito no?> Mi avviai verso la porta <Andiamo, accompagnami al dormitorio, ti vado a prendere le figurine> presi la via per il dormitorio di Grifondoro, sicuro che mi avrebbe seguito
     
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