Indigo Starling - Casella Postale

Richard O’Connell è il nome di mio nonno dal ramo paterno.
Per gli O’Connell attivarsi nella politica della nostra comunità è sempre stato un dovere quanto un privilegio di cui far vanto. Fino al suo recente ritiro mio nonno è stato uno dei giudici più influenti del Wizengamot dell’ultimo trentennio, ma prima di esercitare come giudice si è reso noto per un decennio come un affermato avvocato penalista al Ministero della Magia Inglese.
Ascoltando i suoi racconti sono rimasto affascinato dalla sua professione, ma solo quando ho presenziato per la prima volta alla Corte Suprema ho realizzato quanta cruda verità si celasse nelle casi di cui si occupava.
Grazie a capi d’accusa inoppugnabili, quel processo era di mera formalità.
Nessun Giudice aveva alcun dubbio sull’esito: l’imputato era colpevole.
Aveva aggredito una giovane strega riducendola all'immobilità e al silenzio con la magia. All'accusa di aggressione si era aggiunta quella di omicidio colposo, perché le percosse ricevute sono state tali da indurle un aborto spontaneo.
Per motivi di sicurezza l’SSMA ritenne opportuno esonerarla da presenziare all’udienza finale.
Lui invece sedeva al centro dell’aula, legato alla sedia nello spazio riservato all’accusa, da solo.
A un primo sguardo non si sarebbe detto una minaccia, bensì un mago talmente anonimo da non attirare alcun interesse.
Quel mago aveva alle spalle almeno dieci capi d’accusa per omicidio non comprovati. Chissà quanti altri ignoti.
Sfilò davanti alla Corte con occhi annoiati, mancò ripetutamente di rispetto al luogo in cui si trovava e mostrò noncuranza per le figure che avrebbero dovuto giudicarlo.
Rifiutò di essere rappresentato da un legale per poter avere totale libertà di verbo e la notorietà che riteneva spettargli.
Un narcisista patologico della peggior razza. Non era compiaciuto di ciò che aveva fatto: al riguardo ha mantenuto indifferenza pressoché totale, come se non avesse avuto rilevanza alcuna.
Mentre l’accusa leggeva la testimonianza della vittima l’ho visto sorridere, mi è parso di vedergli perfino trattenere una risata.
Al tempo avevo dodici anni, eppure compresi di avere davanti un abominio.
I giudici lo condannarono alla detenzione a vita ad Azkaban. La famiglia, che aveva chiesto il ripristino eccezionale della pena capitale, la considerò una misura troppo lusinghiera. Lui sorrise mentre uscì dall'aula. Aveva ottenuto ciò che voleva: spezzando la vita di quella donna e del suo bambino aveva distrutto una famiglia intera e mostrato la fallacità del sistema giudiziario.
Soltanto l'uomo che ha discernimento o intelligenza può comprendere perché la magia vada usata in modo consapevole e responsabile. Diversamente non è dissimile da una bestia che perisce.