Manhunters

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    Eleonor portò il calice alle labbra, bagnandole appena. Il suo sguardo vagò nel salone senza vederlo realmente, mentre la mente ripercorreva il cammino che l’aveva condotta fino a quel punto, pregustando il momento in cui la notizia sarebbe finita sui giornali. A quell’ora il Capo Auror Inglese doveva aver ricevuto il primo pezzo del cadavre exquis che avrebbe privato del sonno la sua amata comunità magica nei mesi a venire: sebbene non le era stato possibile vederne l’espressione di persona, la strega aveva goduto del terrore reverenziale che aveva sbarrato gli occhi di maghi e streghe usciti dal Ministero per verificare che il teschio di smeraldo era ricomparso nel cielo di Londra. Le ferite inferte dalla guerra non si erano mai rimarginate del tutto e quelle reazioni, alla vista del marchio nero, ne erano la prova: ricordava loro chi erano stati i Mangiamorte e cosa rappresentavano nel presente, perché non erano mai stati realmente sconfitti ed erano infine tornati per rammentarlo a tutti. Erano proprio i suoi compagni che la strega attendeva nel salone, pronta ad affidare loro un compito delicato.

    “Nulla da segnalare ove opero. Il ragazzo sta bene. Tuttavia, recentemente, sono stato messo al corrente di un episodio "particolare" che l'ha riguardato. A mio avviso, si direbbe PTSD.
    Piuttosto grave.


    Eleonor lasciò cadere la lettera all’interno del camino, sul cui davanzale lasciò il calice vuoto. L’odore della carta bruciata impregnò la stanza per qualche secondo, dopo di che il crepitio delle fiamme cessò. Quell’imprevisto non avrebbe cambiato la sua decisione: nonostante la preoccupazione per suo figlio, mascherata dietro apparente freddezza, la strega era certa che quell’incarico si sarebbe rivelato un valido incentivo per motivarlo a reagire.
    -Padrona, il signor Westwood è alla porta, Yago lo fa accomodare signora-, l’elfo si tormentò le dita nodose, curvo nelle spalle il suo sguardo era chino sulle scarpe della sua padrona, senza osare guardarla, senza osare muoversi o fiatare finché non ebbe il suo benestare.
    -Sarebbe scortese farlo aspettare.-, l’elfo non se lo fece ripetere due volte: spalancò le porte del salone, e dopo aver rivolto un profondo inchino ai due maghi, toccando quasi il naso contro il pavimento, scomparve in un sonoro pop.
    -Bentornato, Castiel. Accomodati pure-, Eleonor lo accolse con calore, facendogli poi segno di prendere posto al tavolo alla sua destra.
    -Non ho le notizie che ti aspetti: i miei informatori non hanno trovato traccia della nostra alleata. Hanno sparso la voce tra le celle di Nurmengard, Azkaban e Kilmainham Gaol, e siamo giunti alla conclusione che non ci siano elementi che giustifichino la sua presenza tra i nuovi arrivi. Riteniamo che non abbiano reso nota la sua cattura, ma mi confermano che sia ancora viva: continueremo a cercare, abbi fiducia-, sul tavolo comparve un vassoio con una bottiglia di vino stappata e tre calici di vetro vuoto.
    -In compenso… so che ti farà piacere sapere che abbiamo individuato il traditore che ha ferito tua nipote. Mio figlio è in viaggio, ci raggiungerà insieme alla sua compagna per prendere parte alle operazioni. Prima di entrare nei dettagli in loro presenza ho ritenuto opportuno chiamarti in disparte per una notizia che mi ha impensierito.-, Eleonor si alzò in piedi per versare da bere prima nel calice dell’ospite, poi nei proprio. Lasciò che il vino sfumasse qualche secondo prima di berne una generosa sorsata. Con il palmo della mano indicò un foglio ripiegato sul tavolo, conteneva una copia della domanda di ammissione al colloquio Auror.
    -Un infiltrato vicino al Capo Auror inglese sarebbe una bella svolta per noi, non fosse che tuo nipote non mi ha mai dato l’impressione di simpatizzare per il nostro gruppo. Forse è il caso di fargli visita… una precauzione per scoprire da che parte intende schierarsi. Preferisci che sia qualcun altro ad occuparsene?-

    -Lo scopo principale della Quest sarà dare la caccia ad Ichabod Blackwood, ex Mangiamorte che ha tradito il gruppo ferendo un componente della famiglia Westwood, ma non sarà l'unico argomento toccato dalla role.
    -L'epilogo positivo o negativo dipenderà dalle azioni dei vari partecipanti. Le scadenze sono flessibili (è richiesto un giro completo ogni 3 settimane) per permettere alla role di procedere senza tempi morti.
    -Primo turno obbligatorio per Castiel, falcoltativo per Roxanne (scegli tu se preferisci presenziare adesso o al prossimo turno), non necessario per Erik.
    -Eleonor vi ha convocati utilizzando gli anelli che vi ha dato in Damnatio Memoriae. Li userete come passaporta per raggiungere il Manor.

    Prossima scadenza: 9 Luglio.


    Edited by Hogwarts_Mystery - 18/7/2023, 18:45
     
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    Forse finalmente dopo troppo tempo qualcosa stava iniziando a muoversi, la sua guerra stava proseguendo ed era quindi arduo trattenere i suoi impulsi, quelli che lo guidavano costantemente, ma c'era metodologia e pazienza nella mente di Eleonor e lui d'altronde era solo un mero strumento pronto a far esplodere il mondo se lei lo avesse chiesto.
    Però era visibilmente irrequieto mentre avanzava verso il salone dove lei lo attendeva, lo si poteva vedere da come muoveva di scatto la testa ogni tanto, da come si grattava il collo nervosamente. Non era mai stato troppo in grado di controllare i suoi demoni, non quando l'oggetto dei suoi desideri era così a portata di mano.
    Rispose inizialmente con un mezzo sorriso tirato alla donna, non prendendo posto non perché non voleva, ma perché non ci riusciva.
    Si avvicinò a lei sulla destra, come aveva indicato, ma rimase in piedi, appoggiando entrambe le mani sullo schienale della sedia stringendolo e guardando Eleonor in attesa di quello che avrebbe potuto dirgli.
    "Quindi stanno supponendo che sia viva perché non hanno trovato un corpo, oppure me lo stai dicendo solo per tenermi buono?"
    Per quanto avesse un buon presentimento verso Eleonor, aveva però sulle spalle Castiel un passato di tradimenti, pigrizia, malcontento, sfiducia...i suoi predecessori avevano reso il mangiamento inquieto e diffidente...era un servo devoto della causa, ma fidarsi ciecamente di chi si prendeva l'onere di guidarla era un'altra questione.
    Rimase fortemente attento quando però Eleonor riuscì in qualche modo a dargli comunque qualcosa di cui valesse la pena.
    Qua non era solo questione di rintracciare un traditore, ma di porre fine a una vita che aveva osato recare danno alla sua famiglia, l'ennesimo che si accaniva sulla sua famiglia! L'ennesimo che sarebbe morto per mano sua, l'inferno avrebbe poi fatto il resto.
    "Bene, approfondiremo dopo."
    Ma evidentemente non era finita qui, quel giorno la sorte sembrava che lo stesse mettendo alla prova incessantemente e vedere su quel foglio il volto di suo nipote fu un ulteriore aggravante che lo portò a grattarsi nuovamente il collo nervosamente impossibilitato a capire il da farsi. Every lo sapeva?
    Il vero problema era che Castiel sapeva perfettamente che Mark non avrebbe mai svolto il ruolo che Eleonor sperava avesse...
    Preferisci che sia qualcun altro ad occuparsene?-
    "No."
    Questo era un problema grave. Era stato all'estero per anni, seguiva la carriera di Quidditch, lontano da tutto questo e così sarebbe dovuto rimanere.
    "Ti farò sapere."
    Per ora, non poteva dire altro, preferiva nettamente concentrarsi su Ichabod Blackwood.
    "Andiamo da Blackwood."
    Nonostante la sua esperienza, la sua devozione e i risultati che aveva portato a casa per la causa, Castiel era appena stato messo alla prova, la gentilezza mostrata da Eleonor non era gratis, nulla in questa guerra era gratis, a tempo debito ne avrebbe pagato il prezzo.
     
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    La pacatezza di Eleonor non tradì l’attenta analisi con la quale studiò gli irrequieti demoni che tormentavano l’anima del suo ospite. Irrequietezza… o impazienza? Il mago non diede cenno di volersi accomodare e la Mangiamorte si domandò se quella scelta fosse motivata dall’urgenza con la quale bramava di tornare ai suoi doveri o alla diffidenza verso l’operato di colei che lo aveva accolto in casa propria. Davanti alla sua provocazione la strega non si scompose: il tono di voce rimase pacato e costante, tuttavia a uno scrupoloso osservatore non sarebbe sfuggita la freddezza che aveva privato i suoi occhi e il suo volto di qualsivoglia accenno di calore, interpretabili in un profondo disappunto.
    -Cosa ti fa credere che ne abbia bisogno? Dimentichi forse cosa abbiamo firmato.-, Castiel conosceva bene quale clausola implicava il tradimento: se la morte di un parente più caro non fosse bastata a frenarlo sarebbe stato lui stesso a perdere la vita. Eleonor non avrebbe potuto richiedere garanzia migliore per preservare la causa e la propria incolumità, non aveva bisogno d’altro. Ma a quanto pare non voleva anche per lui, che nonostante l’operato dell’altra continuava a dubitare di lei.
    -Le mie fonti sono attendibili più di quanto lo sia stato il nostro gruppo negli ultimi sette anni. La tua compagna è viva; mi hai chiesto tu di tenerti aggiornato sugli sviluppi ed è quel che sto facendo in tempo reale, onorando la mia parte dell’accordo. Mi aspetto di essere ricambiata.-, Eleonor lo guardò negli occhi, domandandosi cosa si aspettasse da lei e a quel punto cosa aspettarsi da lui. Se non fosse il caso di cominciare a diffidare di rimando. Fu allora che prese una decisione in via cautelare, alla quale ne sarebbe seguita un’altra che per il momento avrebbe tenuto solo per i pochi che intendeva coinvolgere.
    -Molto bene allora. Il signor Preud non vede l’ora di affiancarti-, commentò, alzandosi dalla sedia per servirsi altro vino. Una precauzione sulla quale non intendeva transigere: nessuno di loro avrebbe mai più agito senza il supporto di un partner, erano troppo preziosi e troppo pochi per permettersi di finire nelle mani degli auror.
    -Non appena il traditore sarà sistemato potrete fare visita al giovane Harris. Se quanto si trova su questo documento corrisponde al vero- non aveva alcun dubbio che lo fosse e lo sguardo di Castiel, in fondo, non fu che di superflua conferma.
    -Lo riterremo a tutti gli effetti un nemico.- se non aveva ancora mandato qualcuno a uccidere Mark era per riguardo nei confronti di Castiel in rispetto al vincolo di parentela che lo legava ai Sanders. Era l’ultima possibilità che il veterano avrebbe avuto per convincere suo nipote a chiamarsene fuori: se il giovane Harris avesse deciso di proseguire lungo quella strada lo avrebbe fatto fino alla tomba.
    -Per quanto riguarda Blackwood… una vita per una vita: lui ha spezzato quella di tua nipote e del bambino che portava in grembo, voi potrete fare lo stesso con la sua… ha avuto una notevole faccia tosta ad appropriarsi di ciò che non gli apparteneva.-, Eleonor bagnò appena le labbra con il vino, assaporandone l’aroma intenso prima di proseguire. Cambiare vita, cercare un lavoro normale, trovare l’amore di una compagna, crearsi una famiglia. Quasi non sembrava più il temibile Mangiamorte che aveva assassinato un Ministro della Magia e tormentato il sonno degli Auror di mezza Gran Bretagna. Era giunta l’ora che si destasse da quel lungo sonno.
    -Non sarà semplice avvicinarlo. Dovrà essere un lavoro rapido e pulito-, gli spiegò, guardando verso l’ingresso del salone nell’attesa di vederlo attraversare dai componenti mancanti della famiglia.
    -Ho solo una richiesta da sottoporti. Puoi disporre di lui come meglio credi… ma dovrà essere mio figlio a finirlo. Ho l’impressione che accoglierlo tra noi sia ancora prematuro-, le intenzioni di Erik erano chiare e la sua devozione impeccabile, ma la sua età turbolenta e il carattere spinoso potevano essergli d’ostacolo per perseguire i suoi obbiettivi.
    -Dobbiamo sincerarci che entrambi siano in grado di assolvere il proprio dovere. Osservali… e cercate di rientrare tutti.- Già una volta Castiel aveva commesso un grave errore di valutazione di cui a farne le spese era stata la sua compagna. Eleonor non avrebbe accettato un altro fallimento, non quando di mezzo c’era suo figlio.
    -Pare che siano appena arrivati. Con permesso-, commentò, allontanandosi da Castiel per ricevere suo figlio e la sua compagna in casa.

    -Il vostro bersaglio-, esordì, allungando una fotografia recente alla giovane strega. La diapositiva ritraeva in bianco e nero un uomo stringere in braccio una bambina di circa cinque anni.
    -Dopo che il nostro illustre Ministro inglese ha deciso di dichiararci tutti fuorilegge Blackwood ha pensato bene di proseguire il ritiro a vita privata in un sobborgo di Bucarest. Di recente lo abbiamo avvistato qui-, Eleonor contrassegnò con un flagramus il punto preciso sulla cartina che si estendeva per quasi tutto il tavolo, in corrispondenza di un parco.
    -Questi sono i posti dove lo abbiamo visto muoversi e questi sono quelli dove sia più probabile si faccia vedere questa sera-, tre nuove X contrassegnarono il parco vicino al municipio, il municipio stesso e la strada principale che li collegava.
    -Sua moglie assiste a un seminario sull’importanza della legalità nella comunità magica, potrebbe usare quel tragitto per raggiungerla. Lui sarà trasfigurato… sua figlia, al contrario,- un’altra diapositiva mostrò nel dettaglio la bambina.
    -Conserverà la sua fisionomia. Pare abbia sviluppato una sorta di intolleranza alla pozione polisucco- un altro sventolio, e sul tavolo comparve un oggetto incartato in carta da imballaggio.
    -La piccola ha perso la sua bambola. Dovreste riportargliela-


    Prossima scadenza: 12 Agosto compreso! (Regolatevi in modo che il primo che posta non vada oltre il 30 Luglio, così avrete a disposizione lo stesso quantitativo di tempo).

    -Eleonor si presta ancora per eventuali domande/dubbi, dopo di che metterà a disposizione per il viaggio abiti termici e tre scope. La materializzazione con distanze simili è impraticabile mentre la metropolvere è sorvegliata, quindi fuori discussione. Solcherete il cielo di notte fino ad arrivare a destinazione verso l'alba.
    -Mette a vostra disposizione un numero limitato di pozioni: curaferite (1), invecchiante (2), polisucco (2), veleno comune (1), colovaria (2). Distribuitevele a vostra discrezione precisandolo nel post.
    -Potete avvistare la moglie di Blackwood all'ingresso del municipio e riconoscerla se trovate il sistema per eseguire l'accredito giornalisti al posto dell'Auror di guardia. La strega si presenta sotto il nome falso che vi ha indicato Eleonor (Marian Butaku). Il congresso durerà tre ore.
    -Ichabod e sua figlia attraversano il parco durante a mezz'ora dalla fine del congresso.
    -Proponete una linea d'azione, decidete se sia il caso di usare gli ostaggi o di agire a modo vostro, ogni azione avrà una conseguenza diversa. Dal prossimo turno le azioni verranno masterate dall'account di Rick.

    Per eventuali dubbi potete contattare l'account Staff! Buona fortuna! :f:
     
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    Era vero, aveva firmato, ma quel pezzo di carta era più che altro una catena per gli altri, non per lui. Lui era convinto delle sue intenzioni, estremamente fedele alla causa, uno dei rari servitori che non aveva neanche per un secondo accennato a turbamenti. Non erano gli altri che si dovevano aspettare qualcosa da lui! Era Castiel che aspettava di ricevere finalmente qualcosa! Dopo anni di delusioni se arrivava qualcuno che voleva rialzare la loro causa non era di certo Westwood quello che doveva dimostrare qualcosa.
    Lui avrebbe fatto la sua parte, con o senza qualcosa in cambio se ciò portava avanti la sua guerra, ma riteneva comunque le informazioni su Salomé, insufficienti. Quelle che aveva scelto di condividere quanto meno.
    Il suo sguardo impaziente si posò su quello gelido della donna prima di rispondere.
    "Ti conviene concentrare le tue aspettative su qualcun altro. La mia fede è incrollabile."
    Fatto stava che non si sarebbero messi a fare chissà che discorsi adesso, non c'era il tempo per litigare o fare a gara a chi ci teneva di più, c'era un vero traditore da andare a perseguire e un nipote cocciuto al quale concedere una sola possibilità di ritirarsi.
    -Lo riterremo a tutti gli effetti un nemico.-
    "Chiunque ostacoli la causa è un nemico."
    La causa veniva sopra tutto, avrebbe voluto che ciò che era rimasto della sua famiglia capisse l'importanza di ciò che lui stava perseguendo ed era così entusiasta nel sentirsi ora così legato ad Every, dopo che il procedimento dell'Horcrux era andato a buon fine, percepiva realmente la sua anima...
    Adesso ogni suo pensiero era rivolto a Ichabod, l'ennesimo ingenuo che credeva di poter vivere una vita normale con moglie e figlio appresso. Si domandava come persone come loro, corrotte, macchiate dall'oscurità, credeva realmente di poter avere questo lusso.
    Un lusso che a lui era stato strappato via, adesso sarebbe toccato a lui.
    Su "lavoro rapido e pulito" Castiel non riuscì a trattenere una mezza risata, non poteva assicurare una cosa del genere, spezzare una mente non poteva essere un lavoro rapido. Magari avrebbe evitato di passarci interminabili ore viaggiando nei suoi incubi, ma qualcosa doveva pur prendersi.
    "Mmh, va bene. Sarà interessante osservarlo sul campo."
    Non era facile interagire con Rick, frequentava luoghi a lui preclusi, era troppo un'azzardo persino per lui avvicinarsi a Hogsmeade e Hogwarts, ma adesso avrebbe avuto modo di scambiarci qualche parola magari.
    Ingoiò il rospo riguardo alla frecciata sul "tornare tutti", d'altronde non poteva negare di essere caduto in una trappola, ci sarebbe stato tempo e modo per ottenere rivalsa anche per quello, per cui si limitò ad annuire...gli altri ospiti erano giunti.

    Ascoltò quindi le informazioni raccolte da Eleonor, portando lo sguardo su Rick sorridendogli, di certo non c'era dolcezza in quel sorriso, ma più curiosità e interesse di fronte a ciò che Rick poteva aver imparato in tutti questi mesi, ma non era solo lui quello in esame, per cui poco dopo posò gli occhi anche sulla giovane donna inclinando il collo di lato fin troppo ignaro delle sue capacità per avere un'opinione. Sperava di potersela fare ora.
    Fatto stava che non si sarebbe messo a elargire chissà che ordini, non era mai stato un grande stratega, ne si era mai messo a capo di niente, non era mai stato il suo ruolo, troppo caos nella sua mente per seguire alla perfezione un piano. L'imprevedibilità della sua follia avrebbe persino potuto fargli optare di far esplodere il municipio, prendere la moglie e aspettare pazientemente al parco....ma per il momento non sentiva questo impulso, troppo il rischio di far scappare Ichabod così...
    "Io penserò alla zona del parco..."
    Aveva avuto un'idea, incline alle sue competenze, che poteva tornare utile, sentiva la mano del demonio sulla spalla, per cui poteva funzionare...
    "Creerò un'illusione. La zona del parco vicino al Municipio agli occhi di Ichabod e di sua figlia non avrà nulla di strano...ma renderò l'area deserta, protetta...chiunque proverà ad avvicinarsi, oltre a noi e ai nostri bersagli, sentirà il bisogno di allontanarsi. Però ho bisogno di tempo per farlo. Nel frattempo avete una moglie e una figlia da attirare e catturare. Quel lusso gli verrà strappato via."
    Prese con sé una polisucco e finito di organizzare con i suoi compagni, attese l'orario del viaggio.

    Giunti a destinazione Castiel vagava come un'ombra, aveva un solo compito ora, impegnativo e dispendioso, ma utile allo scopo, troppo rischioso provare a catturarli e andare altrove.
    Per cui lasciò Roxanne e Rick fare la loro parte, mentre lui predisponeva la zona del parco vicino al Municipio... non fu arduo prendere il capello di un passeggiatore qualsiasi, bevve la schifosa polisucco e si tramutò in quest'uomo di poco più giovane di lui e lanciò i primi incanti.
    L'incrocio di incanti difensivi come Salvio Hexia, Protego Totalum, Repello Babbanum avrebbe delimitato l'aerea, la parte più complessa era creare l'illusione per Ichabod e figlia, bastava solo farglielo credere per pochi minuti, il tempo sufficiente ad avere campo libero.
    Lui sarebbe stato li, al centro, seduto su una panchina, concentrato a tenere alte le sue capacità da legilimante. In caso di fallimento, avrebbe optato per l'incanto Imperio.
     
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    Arse il nero anello all’affusolato dito dell’ultima superstite d’una famiglia corrotta e crudele – una sensazione che aveva appreso a riconoscere e che aveva sol un significato: quella notte i suoi burattinai la invocavano a rispettar il suo voto ancor una volta, stringendo ai suoi polsi gli scarlatti fili di cui ella medesima aveva scelto d’esser prigioniera, sacrificando la propria libertà in cambio d’una a lungo agognata vendetta. In pochi battiti di ciglia, fu infatti strappata alla solitudine del suo laboratorio dalla Magia di cui era intriso il gioiello che indossava, nero com’il marchio che forse un giorno avrebbe corrotto la sua pelle e impreziosito da una pietra verde com’i suoi occhi d’Anatema che Uccide. Un gioiello che non era una mera Passaporta, bensì il tangibile segno della sua schiavitù…l’unico anello visibile delle catene che pretendevano la sua lealtà.
    - Marito - riconobbe il suo promesso non appena lo vide materializzarsi poco distante nella fredda etere di quella sera d’esordio d’estate e senza indugiare gli s’approssimò, con il suo usuale incedere calcolatamente lento e predatorio, circospetto e curioso al contempo. - ti sono mancata? - concesse a un sorriso impertinente ed arguto di sbocciare sulle sue peccatrici labbra, mentre imprigionava i criptici e cupi occhi di Erik ai propri, domandandosi se conoscesse le ragioni per cui era stata pretesa la loro presenza. Un quesito a cui non poté donar una sicura risposta, giacché i tratti del volto del giovane Sanders erano stoici nella loro imperturbabilità e la vaga tensione che ne irrigidiva gli arti poteva meramente esser traditrice della sua avversione ad averla troppo vicina.
    Varcaron insieme la soglia del manor e non appena scoprì che ad attenderli nel salotto vi fosse altresì Castiel, Roxanne intuì che vi fosse più d’una mera discussione d’affari in agguato per loro – un’intuizione che si rivelò corretta non appena la fotografia d’un uomo e d’una bambina si specchiò nel suo smeraldino sguardo: Ichabod Blackwood…il traditore…il loro bersaglio… - istintivamente, l’ultima superstite dei Wilefyre si volse ad osservare Erik al suo fianco con analitica precisione, in cerca di minuzie nel suo cipiglio, nel suo sguardo o nei suoi gesti che le permettessero d’intuire quali pensieri celasse oltre i suoi ricci di tenebra…quali sentimenti fossero tenuti in catene e domati nel suo intimo avvelenato da metallica atarassia. Poiché sapeva cosa il calare della ghigliottina sul capo di quell’uomo avrebbe significato per lui e al contempo sapeva quanto sarebbe potuto esser effettivamente ostico divenirne il Boia: se avessero avuto successo e fossero riusciti a catturare Blackwood, Erik avrebbe esitato nel giustiziarlo, proprio come aveva fatto lei innanzi a uno dei traditori che aveva lasciato suo fratello a morire?
    Tornò a carezzare con lo sguardo la cartina e le Pozioni che Eleonor aveva messo a loro disposizione, ma fu della bambola incartata che s’appropriò per prima, ancor una volta agendo per istinto: al calar delle tenebre, il sangue sarebbe scorso per le strade di Bucarest, ma…Roxanne non avrebbe permesso fosse quello d’una bambina. Innocente, proprio come lo erano stati lei e suo fratello, puniti per i peccati d’un padre che li aveva condannati ad esser mostri a suo pari. Mentre taceva quella promessa fatta a sé medesima, sul viso una maschera di distacco e concentrazione, la camaleontica fanciulla prese una fiala di Curaferite e una di Veleno – una scelta affine alla propria natura ambivalente. In ultimo, s’appropriò altresì d’una fiala di Colovaria con cui per scrupolo avrebbe mutato i propri colori, ritenendo più logico che l’altra fiala di Polisucco andasse invece al suo promesso: fra i due, era quello che il loro bersaglio avrebbe potuto riconoscere, mentre lei non era che una sconosciuta che poteva accontentarsi del favore delle tenebre per celar i propri tratti.
    Incrociò lo sguardo di gelide fiamme di Castiel prima d’abbandonare il salotto e pur non potendolo decifrare, ebbe il sospetto che la stesse valutando o che stesse pianificando di farlo, per proprio desio o per altrui ordine non avrebbe saputo affermarlo…forse entrambi. Uno sguardo che comunque la fanciulla dalle plurime maschere ricambiò per qualche battito di ciglia, domandandosi quale sarebbe stata la sua sorte se l’avessero decretata indegna di servire la loro causa e d’intraprendere la loro medesima insanguinata ed impietosa strada. L’avrebbero uccisa? Cancellando da quella vita persino la sua memoria?
    - Sei pronto ad andare fino in fondo? - poco prima di montare a cavallo della sua scopa, artigliò il braccio di Erik e lo trattenne, imponendogli prepotente di volgersi a guardarla: nel corso della riunione le era parso di scorgere ardenti emozioni nelle profondità del suo sguardo e le notò altresì in quell’istante, senza che potesse appieno decifrarle. - Perché quando è toccato a me non lo sono stata e ci ho quasi rimesso la vita. - soggiunse con la voce ridotta quasi ad un sussurro, ma il suo verbo non fu per questo meno intenso o sentito: non lo stava solo avvertendo di ciò che lo aspettava, ma gli stava altresì in silenzio rimarcando la promessa che gli aveva fatto d’esser al suo fianco allorché avrebbe potuto ottenere la sua vendetta. Invero, s’accorse repentinamente e senza che l’avesse calcolato d’anelare proteggerlo dalle conseguenze di ciò che era chiamato a fare, poiché più lo osservava, più non intravedeva crudeltà in Erik e non poteva che pensare, forse ingannandosi, che egli a sua volta non fosse che vittima della propria famiglia…della propria educazione…dell’assenza di alternativa. Manipolato tanto da credere che i desideri e le ambizioni che gli eran stati imposti fossero invero i propri, com’era stato per lei e suo fratello. Forse, proprio come Robin, il giovane Sanders poteva essere salvato, mentre Roxanne…quel desio di proteggerlo e di proteggere la bambina, era un istinto che le apparteneva davvero? O non era altro che l’ennesimo riflesso di suo fratello che il dolore d’averlo perduto le proiettava nell’intimo di indomito Ardemonio?
    - Non fare il mio stesso errore… - gli disse infine prima di lasciarlo andare e spiccar il volo verso Bucarest, inebriata dalla sensazione di libertà che le donava percepir il vento sferzarle il volto e arruffarle i capelli. Una sensazione che le rammentò di quei giorni in cui viveva per il piacere di farlo e non per inseguire la propria rancorosa vendetta. Una sensazione che destò sentimenti dolce-amari nel suo petto che non si curò di camuffare con una delle sue plurime maschere, non sinché fu fra le spire della volta celeste.
    - È davvero necessario catturare sua moglie? Separarci per farlo e lasciare scoperta la zona in cui è più probabile si presenterà Blackwood potrebbe essere un errore… - si rivolse a Castiel, donando voce ai propri ragionamenti: il loro obiettivo era uno soltanto…il sangue che dovevano versare era quello d’una gola soltanto…e rapire una donna nel bel mezzo d’un convegno con sin troppi occhi testimoni le parve un azzardo ingiustificato. Tuttavia, l’uomo poteva aver in mente un piano che non anelava condividere con loro…non ancora. Un piano di cui Roxanne non era certa d’anelare d’esser pedina… - se è il tempo di cui hai bisogno, possiamo trattenere Ichabod e sua figlia per darti più margine possibile. - incrociò lo sguardo del suo promesso, chiedendogli silenziosamente conferma della sua complicità.
    - Cercherò di avvicinarli con un inganno, ma se il mio piano fallisce, puoi provare ad attirare la bambina con questa. - porse ad Erik la bambola che aveva custodito sin a quell’istante, sulle labbra alcuni insidiosi quesiti: l’avrebbe aiutata a proteggere quell’innocente? O la sua brama di vendetta si sarebbe riversata altresì sulla progenie dell’uomo che aveva oltraggiato la sua famiglia…che aveva ferito una persona che gli era cara? Il suo intuito le suggerì che poteva fidarsi abbastanza da svelargli i suoi intenti, poiché in ciò sarebbe stato dalla sua parte, ma…non lo fece. Troppo avvezza a diffidare di chi aveva dinnanzi, sempre. Giacché così era sopravvissuta.
    Avanzò nelle profondità del parco, la Pozione Colovaria che già aveva avuto effetto nell'altare i suoi tratti più riconoscibili e fra le dita un cellulare che si portò all’orecchio, donando esordio alla sua recita: aggirandosi fra i passanti, si finse coinvolta in una telefonata dal tono vagamente alterato sugli stressanti turni dell’ospedale, la voce calcolatamente alta ed acuta affinché tutti potessero comprendere l’assunto della conversazione e la sua professione, e nel frattempo studiò con scientifica precisione i volti dei bambini che incrociò nel suo incedere. Sin ad individuare la figlia del condannato a Morte… Camminava sul bordo d’una fontana zampillante, giocando con suo padre che la teneva per mano e paziente sorrideva, ignaro della falce del Boia che pendeva sul suo capo. Gesti d’affetto che suo padre non le aveva mai dedicato, ma su cui la figlia giammai voluta non si soffermò, concentrandosi su come agire.
    Una folata di vento con prepotenza irruppe dalla sua bacchetta, mossa nell’incanto Ventus verso la bambina che cadde, rovinando nella fontana. - Devo richiamarti, una bambina è caduta in una fontana… - riattaccò una telefonata che non era mai esistita e s’approssimò ad Ichabod ed a sua figlia senza esitare oltre, sul viso protetto dalla penombra del parco una maschera d'apprensione.
    - Signore, va tutto bene? - era oramai a pochi passi dai due...dallo scoprire se la sua farsa le avrebbe permesso d’ottenere ciò che bramava: condurre via la bambina dal patibolo di suo padre e tornar in tempo per assistere alla sua condanna. - Si è fatta male? Parlate inglese? Sono una guaritrice…posso aiutarla... -.

    Presa 1 Curaferite, 1 Veleno, 1 Colovaria
    Esposto le sue idee e proposte riguardo il piano d'azione.
    Usato la Colovaria per cambiarsi i colori, non ho specificato di cosa perché non sapevo se potesse usarla sia per i capelli che per gli occhi. In caso, l'ha usata per i capelli e basta.
    Ha finto di parlare al telefono dei turni all'ospedale per farsi riconoscere come guaritrice dai passanti.
    Una volta individuato Ichabod e sua figlia, con un Ventus l'ha fatta cascare in una fontana e si è avvicinata al bersaglio offrendosi di aiutarla.
    Se ritieni che io abbia mosso troppo Ichabod e sua figlia/qualcosa in generale non va, ditemi pure che modifico 🌹


    Edited by daughter of venom and vendetta - 10/8/2023, 00:25
     
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    -Epistūla evanesca- il rotolo di pergamena si accartocciò su sé stesso prima di scomparire producendo un fruscio secco. Erik ripose la bacchetta nella fodera lungo la coscia; per qualche secondo lo sguardo si perse verso le profondità smeraldine del lago nero sulle quali dava la stanza, dopo di con un colpo di bacchetta le ultime cose presero posto nel baule. C'era un regalo ad attenderlo a casa. Sua madre non era scesa nei dettagli ma Erik poteva immaginare di cosa si trattava: legato alla zampa del rapace c’era lo stesso anello che un anno prima aveva consegnato di persona al suo professore – e che adesso indossava all’anulare destro. Il padre di Marsilda sarebbe rimasto sprovvisto della sua spia più fidata finché non avrebbe portato a termine l’incarico, qualunque esso fosse.
    -Se uno solo tra i miei averi dovesse danneggiarsi durante il trasporto-, esordì, passando davanti all’elfo domestico incaricato di occuparsi della spedizione del suo baule e dei suoi vestiti. La creatura lo fissava impaurito, con la schiena curva e le orecchie basse, schiacciandosi contro lo stipite della porta, la parte sinistra del volto con un ematoma recente.
    -Ti riterrò il solo responsabile.-, scendendo le scale il ragazzo non lo degnò di uno sguardo. Aveva un solo pensiero per la testa: tornare nel Wiltshire per smentire la visione debole che aveva offerto di sé dopo che il professor Korczak aveva informato sua madre circa l’incidente avvenuto a lezione della Carter.

    -Saresti tu la sorpresa che hanno preparato per me?- varcato il cancello non aveva impiegato molto prima di incontrare la sua compagna. Alla sua domanda le rivolse un sorriso ironico e una risposta dal tono altrettanto ambiguo, affinché restasse sempre in dubbio su quale fosse la verità.
    -Non sai quanto. E tuttavia non abbastanza da convincerti a raggiungermi al castello, dico bene?-, più restava a contatto con i suoi coetanei e più avvertiva la distanza con loro; nell’essere affiancato da lei provò sollievo all’idea che per qualche ora poteva godere della compagnia di una persona che reputava sua pari. Simili considerazioni passarono in secondo piano nel momento in cui la toccante riunione familiare rivelò la presenza di suo zio - al quale Erik rivolse un cenno di saluto senza nascondere la sorpresa nello sguardo - e il motivo per cui tutti loro erano stati convocati da sua madre. Non appena gli occhi del ragazzo individuarono le fattezze del traditore la mente faticò ad assimilare il discorso che seguì: Erik aveva trascorso gli ultimi otto anni nell’odio verso quell’uomo e nel biasimo verso tutti coloro che l’avevano lasciato vivere. Sapere che di lì a poche ore si sarebbe trovato faccia a faccia con lui lo privò del gelo e dell’impassibilità che ne avevano modellato il carattere, restituendogli quella stessa rabbia che aveva covato sotto la cenere per così tanto tempo. Tuttavia, a discapito di quanto si era aspettato non fu l’euforia a scorrergli nel sangue ma un senso di irrequietezza. Quando si trattava di perseguire i propri fini non si faceva scrupoli ad usare gli altri, eppure...
    Furono lo sguardo inquisitorio di Castiel e quello analitico di Roxanne a riportarlo nella stanza. il ragazzo preferì non esternare le proprie perplessità, nel rifornirsi delle pozioni di cui aveva bisogno rifuggì temporaneamente dal loro giudizio. Pozione polisucco, pozione invecchiante e colovaria furono tutto ciò che costituiva il suo arsenale, tanto che si domandò il motivo per cui a fronte di una missione così importante sua madre aveva deciso di mettere a loro disposizione quantità tanto esigue. Curandosi di essere vestito adeguatamente per le temperature che avrebbero trovato solcando il cielo tutta la notte, l’ultima cosa che Erik fece prima di afferrare la sua scopa fu rovistare nella sua sacca di cuoio una pozione che prevenisse l’insorgere dell’emicrania, ma la lasciò andare nel momento in cui si sentì afferrare per il braccio. Fu con uno scatto che si voltò verso Roxanne, specchiandosi nei suoi occhi di smeraldo: normalmente l’avrebbe sentita arrivare e si sarebbe ritratto all’istante, ma in quel momento appena parve averci fatto caso.
    -Tu ti senti pronta?-, domandò, lasciando che l’interrogativo sfumasse nel silenzio.
    -Quando hai preso la bambola ho notato una certa fretta…- non era l’assassino di suo fratello a cui stavano dando la caccia eppure Erik non poté fare a meno di chiedersi se non fosse ugualmente turbata da quanto dovevano fare. Non fu predisposto tuttavia ad approfondire, non in presenza di suo zio. Per un attimo, Erik ne scrutò in tralice la figura: non vedeva Castiel da un anno ormai, da poco prima dell’incidente a Durmstrang, l’ultima cosa che voleva non appena rivisti era instillare in lui il dubbio della sfiducia.
    -Non lo saprò finché non lo avrò davanti.-, le sussurrò di rimando con acredine, senza un’ombra di sorriso sul suo volto.

    Il viaggio era stato sfiancante. All’arrivo a Bucarest Erik si preoccupò di trasfigurare le scope con un incantesimo di disillusione; le lasciò in un vicolo cieco – protetto da repello babbanum - che avrebbero potuto raggiungere con la smaterializzazione, in previsione di recuperarle con facilità al rientro o in caso di fuga. La casa adiacente, ancora in costruzione, fu protetta dal medesimo incantesimo insieme a una serie di precauzioni di cui ritenne opportuno avvalersi per tenere lontani i maghi, nel caso in cui suo zio, di cui non gli erano ancora ben chiare le modalità di quella missione, avesse avuto intenzione di assassinare Blackwood lontano dalla folla.
    -Se Auror e Mangiamorte volessero la mia testa non andrei in giro da solo. Tanto meno con mia figlia-, espose la sua riflessione, trovandosi sulla stessa linea di pensiero di Roxanne, tuttavia fugandone lo sguardo per specchiarsi invece negli occhi di suo zio. Divisi si sarebbero resi vulnerabili, compatti avrebbero avuto maggiori possibilità di far fronte a imprevisti che le spie e gli informatori di sua madre potevano non aver colto durante le loro ultime incursioni. Questo il messaggio che faceva da maschera a un’altra verità, non meno importante, che aveva reso nota a Roxanne durante il loro primo confronto: figlia e compagna non avevano colpe, l’unica testa alla quale Erik anelava era quella dell’unico responsabile dei suoi crimini e non avrebbe cambiato idea. Quel lusso gli sarebbe stato strappato via in ogni caso nel momento in cui sarebbe morto.
    -Sua moglie può tornarci utile nel caso in cui il traditore dovesse sfuggirci. Sarà sufficiente un capello della bambina per avvicinarla senza allertare gli Auror nel Municipio-, dal suo punto di vista potevano anzi approfittare dello svolgimento della conferenza per prelevarlo senza che la sua assenza mettesse in allarme la moglie, che non avrebbe avuto motivo di segnalarne la scomparsa. Fu dopo una breve esitazione che Erik strinse tra le dita la bambola della bambina, quasi come scottasse al tatto. Non potevano ucciderlo davanti a lei, ma non potevano nemmeno lasciarla lì da sola. Quando sua madre gli aveva offerto la possibilità di fare giustizia a Michelle l’idea che il traditore avesse una famiglia era astratta, distante: adesso che si trovava a un passo dal perseguire il suo obbiettivo prendevano forma pensieri, scrupoli, che non credeva di avere.
    -Vi fornirò supporto nascosto nei paraggi. Desillibus-, rimase in attesa finché la bambina della fotografia non comparve insieme a suo padre. Vederlo sorridere attraverso il volto di uno sconosciuto fu destabilizzante: Blackwood quasi non sembrava la stessa persona che aveva aggredito sua cugina e ucciso il bambino che portava in grembo. La preoccupazione che gli lesse sul volto quando la bambina cadde sbucciandosi un ginocchio era quella di un padre accorto verso la figlia, così come lo era il sollievo nel constatare che non si fosse fatta niente di grave. Come se avesse voltato pagina: bastava crearsi una famiglia per dimenticare tutte le malefatte di cui era sporca la sua coscienza?
    -Zilerius-, l’incantesimo colpì silente la schiena del mago, all’altezza dei polmoni: sarebbero trascorsi almeno un paio di minuti prima che si rendesse conto di cosa gli stava succedendo, dando a Roxanne tempo a sufficienza per avvicinarlo.
    -Non serve-, scosse la testa nel risponderle in inglese, ma con una cadenza influenzata fortemente dall’accento rumeno. Il mago tese la mano a sua figlia, che si stava strofinando gli occhi piangendo più per lo spavento che per il dolore.
    -L’avevo avvertita di non saltare sul bordo. Non è successo niente, Agnes, ti sei rinfrescata-, la bambina afferrò la mano del papà ma quando fece per issarsi su scivolò e si piegò istintivamente a toccarsi il ginocchio, facendo una smorfia di dolore.
    -Papà, mi brucia-, fu con diffidenza che il mago guardò la guaritrice, poi circondò la vita della bambina con entrambe le braccia, sollevandola mentre i vestiti grondavano acqua. La adagiò seduta sul bordo, il sangue colava lungo il ginocchio e la gamba, macchiandole il vestitino color oro, lo stesso dei suoi capelli. Il taglio non era profondo ma doveva essere disinfettato e richiuso con qualche punto: Agnes aveva colpito qualcosa di tagliente sul fondale. La bambina si accoccolò verso suo padre, rannicchiandosi contro il suo petto ne stringeva la maglietta.
    -Il punto di soccorso più vicino è all’uscita del parco- commentò, tirando fuori un fazzoletto per ripulirla e un altro per fare pressione sul taglio.
    -Se mi conferma che non ne ha bisogno posso medicarla a casa, altrimenti la porterò lì.-

    -Rick decide di fare fronte comune affiancandoli al parco. Usa la disillusione per mimetizzarsi, lancia uno zilerius contro Ichabod colpendolo alle spalle.
    -Ichabod è diffidente e paranoico, sembra studiare Roxanne come se le stesse leggendo nella mente. È in piedi davanti alla bambina e la stringe a sé avvolgendole le spalle con un braccio, mentre l’altro è piegato all’interno della giacca. Impossibile dedurre se stia stringendo o meno qualcosa: la sua reazione immediata (impedimenta, oblivion) dipenderà da cosa vedrà nella mente di Roxanne in quel momento (o se trova ostacolo, nel caso in cui Roxanne si avvalesse dell’occlumanzia). Il mago, tuttavia, mentre attraversava sembrava al contempo in allerta ma rilassato; non è solo.
    -Un cane sfuggito al suo padrone irrompe, abbaiando e scodinzolando verso la fontana. Il padrone è una cinquantina di metri dalla zona circoscritta da Castiel: in lontananza lo si vede avanzare per la seconda volta per recuperarlo ma tornare indietro subito dopo a causa del repello babbanum. Distratto dalla bambina Ichabod non se ne è ancora accorto. Una delle sue guardie invece sì.
    -Un signore sulla cinquantina si avvicina a Castiel mostrandogli una sigaretta, chiedendogli se ha da accendere. Nell’attesa attacca bottone parlandogli di quanto sia anomalo il caldo per quella giornata, constatando quanto siano fortunati a trovare riparo al fresco di quel parco. Non è un babbano ma una delle guardie del corpo di Ichabod, di cui in quel momento oscura la visuale intrattenendo un’innocua conversazione poggiato al suo bastone da passeggio. Se Castiel dovesse impugnare la bacchetta o avventarglisi addosso non esiterà a sollevarlo per difendersi e attaccarlo di rimando con la maledizione imperio (l’ordine sarà di indicargli sui complici, se non ve ne sono di impiccarsi nel giardino alle spalle della panchina). Il bastone è come l’ombrello di Hagrid, quindi funziona in tutto e per tutto come una bacchetta.
    -Ichabod comincerà a sudare in modo anomalo – ma non vi farà caso a causa delle elevate temperature torride di quel giorno. Comprenderà di avere un problema tossendo con violenza, accorgendosi della mano sporca di sangue dopo averla ritratta.

    EQUIPAGGIAMENTO
    Castiel: 1 polisucco
    Roxanne: 1 curaferite 1 veleno 1 colovaria
    Rick: 1 polisucco 1 invecchiante 1 colovaria


    Lascio liberi gli esiti degli attacchi nel caso in cui le cose andassero storte.
    Prossima scadenza: Castiel 5 Settembre, Roxanne 17 Settembre. Alla fine di ogni post fate uno spoiler con un breve riassunto delle azioni più significative.
    Al solito per dubbi e domande non esitate a scrivermi <3

     
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    Tu ti senti pronta?” la profonda voce del giovane dallo sguardo d’ombra s’insinuò ancor una volta nella sua arguta e ambiziosa mente, facendo danzare nei suoi pensieri il quesito che le aveva sussurrato prima d’esser inghiottito dalla volta celeste. Un quesito a cui non aveva osato donare superba replica…e a cui non volle rispondere neppure in quegli istanti di fremente e nefasta attesa.
    Mentre volava fra le nubi dei cieli d’Europa, l’ultima superstite dei Wilefyre aveva calcolato ogni variabile in gioco sulla scacchiera in cui si sarebbero mossi quella sera e aveva elaborato plurime strategie per assicurarsi d’esser la pedina trionfante nella battaglia. Sapeva dunque quali avversità vi fossero in agguato nel suo orizzonte e come agire per non conceder ai suoi oppositori di coglierla impreparata, eppure…
    Eppure nel profondo del suo intimo annientato da demoniaco Ardemonio non poté affermare d’essere pronta. Non per mite modestia o puerile insicurezza, sin troppo vanesia e superba per dubitare del suo talento e della sua predisposizione ad eccellere…a brillare come accecante stella del firmamento. Bensì poiché da quando aveva intrapreso il cammino verso la perdizione, ricalcando le insanguinate orme di suo padre, aveva la sensazione d’essersi inoltrata su un’impietosa lastra di ghiaccio che si sarebbe infranta non appena avesse compiuto un passo falso, tramutandosi in una letale trappola da cui non sarebbe sfuggita.
    Una sensazione che si domandò Roxanne se non fosse invero il suadente sussurro d’una coscienza che credeva spirata sotto le ceneri del suo dolore e della sua brama di vendetta. Una coscienza che aveva taciuto sinché s’era mossa sola per pretendere le vite di coloro che la sua gliel’avevano strappata dal petto, ma che aveva iniziato a ribellarsi non appena era divenuta pedina di quel nero esercito dai metallici volti di Morte. Una coscienza che aveva la voce di suo fratello – colui che mai avrebbe voluto vederla divenire fedele riflesso di Damian Wilefyre…che avrebbe invero lottato sin ad annientarsi per salvarla dal baratro di corruzione in cui si stava gettando. Incurante delle vite che avrebbe dovuto spezzare pur d’ottenere vendetta su coloro che avevano impedito a Robin di tornar al suo cospetto…fra le proprie mani d’amante e d’aguzzina. Una coscienza che si fece più insistente, assordante persino, allorché fu al cospetto del suo bersaglio e di sua figlia, ma non abbastanza da indurla a desistere…non ancora…
    Mantenne astutamente le distanze la giovane dalle plurime maschere, rispettando il rifiuto di Ichabod di concederle d’intromettersi in quanto accaduto ad…Agnes. Un nome austero e spigoloso nel suono per una bambina tanto delicata e graziosa, ma le cui radici inneggiavano a una purezza che poté scorgere nei suoi tratti innocenti, avvelenati da dolenti lacrime. Le prime delle tante che avrebbe versato, dacché avrebbero compiuto la loro missione che l’avrebbe resa orfana. Privata del sicuro rifugio delle braccia di quel padre che aveva le mani immonde del sangue d’una creatura altrettanto innocente che non aveva protetto, bensì ucciso. Meritava Agnes di sapere che suo padre doveva morire poiché era un assassino? La verità le avrebbe permesso di non divenire schiava del dolore? Li avrebbe odiati per l’eternità per ciò che erano chiamati a fare, bramando vendetta? E loro…? Avrebbero esitato nel punire Ichabod per la consapevolezza di ferire sua figlia di rimando?
    Pensò a Erik poco distante senza tuttavia cercarlo con lo sguardo, mentre si domandava se altresì nella sua ben protetta mente danzassero i medesimi quesiti…i medesimi dubbi...e se si stesse facendo scrupoli come forse non avrebbe mai scommesso di poter fare. Non per un mostro che in quegli istanti aveva un aspetto maledettamente umano…meritevole di perdono. “E tu Roxanne? Tu te li stai facendo?” le parve quasi d’udire la sua voce remota porle quell’interrogativo. Un altro a cui non seppe rispondere…a cui non volle rispondere…
    - A volte, un genitore non può far altro che lasciare liberi i propri figli di commettere errori. - parole che snocciolò con calcolata noncuranza la camaleontica fanciulla, pur essendone convinta: poco importava quanto cocente potesse esser l’umiliazione, qualsiasi errore commesso diveniva tassello d’una crescita personale perpetua che per Roxanne era stata orientata verso l’affermazione di sé medesima e delle proprie qualità…verso l’eccellenza rasentante la perfezione…verso un’ambita grandezza di nomea e di gesta. Oh, di errori ne aveva commessi la guaritrice dagli smeraldini occhi, ma ciò non le aveva impedito di proseguire nella sua scalata verso il successo…verso l’esser ricordata per l’eternità.
    - Per fortuna, un bagno con queste temperature non è un grave danno. Buon proseguimento… - donò l’impressione d’esser in procinto di allontanarsi, seguitando a recitare la sua farsa per addolcire la diffidenza che Blackwood aveva nei suoi riguardi, tanto feroce ed intensa da esser persino palpabile. Allorché il lamento della bambina giunse però alle sue orecchie, indossò una maschera di delicata apprensione, mentre indugiava ancora ad osservarla: gocce d’acqua le grondavano dal lucente vestito e dai capelli di liquefatto oro – una minuzia che la costrinse a specchiarsi per qualche battito di ciglia in quella bambina e a riflettere su come suo padre avrebbe agito in quella medesima situazione.
    Un paragone che invero fu futile e insensato, puerile persino, poiché egli non l’avrebbe mai portata per una passeggiata al parco, privo di qualsiasi fine se non quello di trascorrere del tempo in sua compagnia. Dopotutto, suo padre non l’aveva mai amata, né desiderata...invero, non era stata per lui che uno spietato rammento di come sua moglie fosse stata accolta dalla Trista Signora per donarle la Vita. E Roxanne sapeva che, se solo al tempo non fosse stato persuaso da suo nonno a costringerla ad un matrimonio fruttuoso per donare lustro alla sua famiglia, Damian avrebbe probabilmente ceduto alla tentazione d’affogarla nelle zampillanti acque di quella fontana senza indugi, scrupoli, rimorsi. Una tentazione a cui Roxanne si sarebbe inchinata volentieri, a ruoli invertiti…
    - Agnes…giusto? Posso dare un’occhiata alla tua ferita? - si rivolse alla bambina con pacato garbo, facendo sbocciar un sorriso rassicurante e dolce sulle proprie peccatrici labbra, mentre s’approssimava con lentezza a lei ed all’uomo che la proteggeva in una stretta ferrea…morbosa persino. Tipica di qualcuno che percepiva d’aver un vermiglio bersaglio dipinto sulla schiena e anelava protegger i suoi affetti dalla scure che sarebbe potuta calare su di loro da un istante all’altro.
    - È un taglio piuttosto profondo. Del semplice dittamo non sarebbe sufficiente… - scarlatte lacrime seguitavano a sgorgare dalla lattea pelle della bambina malgrado i maldestri tentativi del padre di tamponare la ferita e se solo la situazione non le avesse richiesto delicatezza e discrezione, la Medimaga non avrebbe esitato ad intervenire con prepotenza per guarirla con un Vulnera Sanentur. - potrei curarla io, ma…capisco che non voglia fidarsi di una guaritrice straniera. Non la prenderò sul personale…non troppo. - la velenifera ironia che corruppe il suo verbo fu invero genuina, nata dall’istintivo fastidio che le arse nel petto innanzi al rifiuto di Ichabod d’affidarsi a lei per curare sua figlia. Un fastidio di cui diveniva vittima ogni volta che un suo collega, conosciuto o ignoto che fosse, veniva preferito a lei. - Comunque, le consiglio di farla vedere da un Medimago. Dovrebbe esserci un punto di soccorso anche all’esterno del municipio… - soggiunse, tornando a guardare il condannato a morte.
    Era conscia l’ultima superstite dei Wilefyre che sarebbe stata la sua mente ad esser analizzata non appena si fosse trovata a portata di Legilimens e s’era preparata ad accogliere l’intrusione di Ichabod nei propri pensieri dacché Eleonor li aveva avvertiti al riguardo. Pertanto, allorché distolse il menzognero e ingannevole sguardo da Agnes per incrociare quello irrequieto e insidioso dell’uomo, la camaleontica fanciulla non innalzò alcuna barriera a blindar i propri pensieri, ma tentò di controllarli come suo padre le aveva insegnato, manipolando la sua medesima mente per farvi smarrire l’intruso all’interno. Per mostrargli ciò che anelava svelargli e celargli ciò che anelava restasse segreto.
    I volti dei suoi ultimi pazienti…i corridoi affollati del Saint Patrick…la fittizia telefonata…il profilo del municipio…i piccoli pesci rossi che nuotavano nella fontana…Agnes che cadeva nell’acqua…lo scarlatto taglio sul suo ginocchio… - immagini su cui Roxanne si concentrò, per fuorviare Ichabod nelle sue indagini. Una concentrazione che s’infranse allorché la distrasse l’abbaiare d’un cane che corse loro incontro, fuggendo dal suo padrone che non poteva raggiungerli…non con la protezione con cui Castiel aveva infine circoscritto l’area, preparando la scacchiera su cui avrebbero compiuto le loro prossime mosse.
    Fu quel pensiero a tradirla e a costringerle Ichabod a reagire, puntandole la bacchetta contro per corrompere la sua memoria. - Probellum! - fu altrettanto svelta nel proteggersi Roxanne, ma non nel dissimulare l’irritazione per aver fallito. Un sentimento che tuttavia non le fece smarrire la lucidità. - Non ti è piaciuto cos’hai trovato nella mia mente e hai pensato di cancellarlo? Non molto cortese da parte tua…Ichabod Blackwood. - lo sfidò con un sibilo superbo, muovendo la bacchetta in un incanto protettivo allorché il suo avversario fu in procinto d’attaccarla ancor una volta.
    Di repente, l'uomo fu scosso da un accesso di tosse violento, convulso…letale. “Zilerius…” non aveva bisogno di conferma per sapere chi aveva vergato quella condanna a morte per il traditore della sua famiglia. - Caecitus! - impietosa approfittò della debolezza dell’uomo per tentare d’accecarlo e sottrargli Agnes dalle dita, desiderosa di condurla altrove…lontana da quella scacchiera su cui sarebbe scorso del sangue quella notte. Quello di suo padre…forse altresì il loro...ma non il suo.
    Infine cercò lo sguardo di Erik con i suoi smeraldini occhi, per la prima volta non ingannevoli e menzogneri, bensì intrisi di intensa complicità: “Portala via” gli mimò con le labbra, decisa a rallentare il traditore per concedergli il tempo necessario di farlo.
     
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    -Vorrà scusarci, semplicemente andiamo di fretta.- man mano che scorrevano i minuti l’atteggiamento di diffidenza di Ichabod si acuì; a un occhio attento non sarebbe sfuggito come dalla sua postura e dal suo sguardo trasparivano l’urgenza di dileguarsi il prima possibile. Inizialmente l’ex Mangiamorte aveva considerato la parola con la quale la straniera si era definita "guaritrice" come un idioma linguistico, un sinonimo che tra babbani si adottava per indicare genericamente la professione; quando invece entrò nei dettagli identificandosi come strega l'ex Mangiamorte non ebbe più dubbi su come comportarsi. Quei quartieri non presentavano una vera distinzione della parte magica della città da quella babbana quindi la strega che si era attardata con loro era stata molto fortunata oppure era uno dei sicari che da anni attendevano l’occasione propizia per cogliere la sua testa. Fu approfittando del commiato che Ichabod si avvalse di un legilimens non verbale per colpire la sua interlocutrice, la cui mente divenne alla mercé della sua intrusione. La magia gli mostrò alcuni degli istanti che avevano preceduto il loro “fortuito” incontro: Ichabod la vide percorrere i corridoi di un ospedale, intenta a svolgere il proprio lavoro, frammenti di quella giornata che potevano dire tutto e niente, in quanto i ricordi potevano essere alterati da un mago abile nella manipolazione mentale. Piuttosto che rischiare, si sarebbe limitato a cancellare le tracce del proprio passaggio per poi raggiungere sua moglie. Queste le sue intenzioni prima che un imprevisto cambiò completamente le carte in tavola. Tra i volti scorti dalla medimaga comparve quello dell’uomo seduto alla panchina, superato poco prima che sua figlia corresse verso la fontana. Sotto le false sembianze di un residente della zona Ichabod scoprì che si nascondeva Castiel Westwood e allora qualsiasi prospettiva di andare via inosservato andò in fumo, insieme a qualsiasi intenzione li risparmiare loro la vita. Sbalzato via dalla mente della strega l’ex Mangiamorte strinse la bambina a sé per fare da scudo col proprio corpo, perché nei suoi occhi non restasse impressa alcuna immagina di quel che sarebbe accaduto poco avanti.
    -Impedimenta!-, il suo attacco venne deviato dal sortilegio scudo della sua avversaria, riflettendosi sul cane di passaggio, che si bloccò di colpo. Avrebbe attaccato ancora se un violento colpo di tosse che lo piegò in avanti non lo avesse reso impossibilitato oltre che momentaneamente esposto, tanto che l’incantesimo accecante della strega andò parzialmente a segno. Fu allora che Erik entrò in gioco: dopo un breve sguardo d’intesa scambiato con la propria compagna lo attaccò di nuovo alle spalle, intenzionato a separarlo dalla bambina affinché Roxanne potesse portare via con il condannato a morte, in modo che l’esecuzione non rimanesse impressa per sempre negli occhi innocenti di sua figlia.
    -Relascio!- l’incantesimo separò con violenza la bambina da suo padre; spaventata dalla tranquillità di quella cominciata come una piacevole giornata con i suoi genitori, Agnes cominciò a piangere a dirotto.
    -Protego Horribilis!-, si protesse Ichabod, alla cieca, voltandosi in direzione del pianto di sua figlia. La piccola cercò di rimettersi in piedi per raggiungerlo ma Erik approfittò per scattare in avanti e allungare una mano in sua direzione.
    -Expecto maledictus!- una fiera fatta d’ombra e dalle sembianze feline scaturì dalla bacchetta di Ichabod, si piegò sulle zampe ringhiando sommessamente poi spiccò un balzo per aggredire la strega.
    -Alerte ascendare!- quel che nella foga non poté prevedere fu di aver svelato la propria posizione a un secondo complice di Ichabod: mentre ruotava su sé stesso, tenendo la bambina per un braccio, e poco prima di smaterializzarsi con lei il ragazzo di Durmstrang si ritrovò strappato con violenza al suolo, sospeso in aria e subito dopo schiantato di colpo contro l’asfalto. Il contraccolpo fu così forte da costringerlo inchiodato per terra diversi secondi in preda allo stordimento e alla nausea per aver picchiato sulla schiena, ma non totalmente inerme da non riuscire a reagire.
    -Expecto patronum- un rapace d'argento spiccò il volo, scomparendo alla vista dei presenti. Erik cercò la propria bacchetta e quando la trovò la afferrò saldamente, muovendola in direzione del mago. Ichabod aveva di nuovo sua figlia vicina, la quale si rannicchiava contro la schiena del padre. L’ex Mangiamorte indietreggiava come per riavvicinarsi al suo complice e contestualmente non si faceva scrupoli a muovere il maledictus intenzionato a mettere in difficoltà Roxanne.
    -Avada Kedavra- -Ius reliquit!-

    Lo scontro continua! Come sempre, il primo player che posta può regolarsi in modo da non superare il 12 Ottobre mentre l'altro non oltre il 24 ottobre. Essendo gli scenari temporaneamente slegati gestitevi in autonomia.

    CASTIEL
    -Recupera le conseguenze del turno precedente, a queste vanno aggiunte le penalità per il salto di turno.
    -MALUS OBBLIGATORIO: l'imperio va a segno, il mago riesce ad allontanarti dai tuoi compagni e ti conduce all'interno dei bagni pubblici, sui quali ha castato in incantesimo di repulsione anti-babbani e un muffliato. Attende un paio di minuti senza reagire, finché non lo raggiunge un patronus dalle sembianze di un rapace che recapita un breve messaggio da una voce di donna: spia confermata. Non appena il patronus si dissolve il mago ti colpisce alle spalle con un crucio e poi con un legilimens: vuole scoprire la tua identità, quella del mandante e lo scopo della tua presenza in quel parco.
    -Puoi provare a liberarti dall'imperio ma se dopo esserci riuscito dovessi attaccarlo direttamente (magia o aggressione) non esiterà a renderti la stessa moneta. (Possibile incantesimo che potrebbe usare: expecto maledictus, dolohoferio, avada kedavra o un pugnale per il corpo a corpo).

    ROXANNE
    -Il tuo Caecitus è andato a segno, Ichabod mostra difficoltà visive non indifferenti ma riesce a deviare un tuo eventuale attacco con il Protego Horribilis.
    -I sintomi dello Zilerius peggiorano a vista d'occhio nella stessa misura in cui gli attacchi dell'ex Mangiamorte diventano più spietati. Se inizialmente Ichabod credeva di poter risparmiare spiacevoli conseguenze psicologiche a sua figlia, adesso non ha alcuna remora a cercare di uccidervi, pur di portarla via al sicuro. Ichabod ti attacca con un expecto maledictus che balza in tua direzione, intenzionato non solo a destabilizzarti ma a ridurti a un guscio vuoto, esattamente come la condanna al bacio del dissenatore.
    MALUS OBBLIGATORIO: l'incantesimo ti pone in difficoltà sul piano fisico (freddo, sonnolenza, stanchezza) e psicologico (infelicità, imponente sensazione di essere in procinto di fallire).
    -Lo ius reliquit di Erik va a segno e l'avada kedavra di Ichabod finisce per uccidere accidentalmente il cane, che casca per terra con un guaito.

    ERIK
    -Il relascio riesce a separare temporaneamente Ichabod dalla bambina, ma permette all'ultima guardia del corpo presente nei paraggi di individuare Erik.
    -MALUS OBBLIGATORIO: il ragazzo subisce gli effetti dell'alerte ascendare, procurandosi un lieve trauma alla schiena da caduta (effetti: sensazioni di scosse elettriche, difficoltà di movimento, respiro mozzato).
    -Riesce a deviare l'avada kedavra di Ichabod ma si rivela temporaneamente vulnerabile agli attacchi dell'altra guardia del corpo (Stupeficium, Dolohoferio). Se Roxanne non riesce a intervenire in tempo in sua difesa Erik subisce uno dei due incantesimi.

    TUTTI
    Il patronus della strega ha avvisato il suo complice che Ichabod è sotto attacco. Dopo aver recapitato il messaggio al mago si dirige al seminario per mettere in guardia la moglie di Ichabod: la donna non è più un obbiettivo fattibile, in quanto sarà protetta dagli Auror del posto, che mandano una squadra composta da due Auror esperti per controllare la veridicità della segnalazione. Avete ancora tempo per salvare il salvabile, ma non troppo: al prossimo turno saranno attivi sul posto e interverranno.
     
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    Portala via.” Una supplica che aveva solo mimato, cercando negli occhi di tenebra di Erik una complicità che malgrado l’incognita che egli rappresentava e la sua naturale diffidenza, sapeva avrebbe trovato. Non solo poiché ne aveva fatto un veto il giorno in cui gli scarlatti fili ai loro polsi s’erano rivelati intrecciati da altre mani, ma altresì giacché lo aveva intuito dai suoi gesti, dal suo verbo e dai suoi sguardi, per quella missione privi dell’usuale tediata imperturbabilità che li caratterizzava. Pertanto non vi fu stupore nel suo cuore irrimediabilmente spezzato allorché vide il suo promesso affiancarla e assecondarla nel suo intento di salvaguardare Agnes dall’orrore che erano chiamati a compiere. Un orrore di cui tuttavia era già prigioniera.
    Sull’onda del Relascio che aveva infranto la protettiva stretta del condannato a morte, un profondo ed intenso terrore aveva infatti avvelenato l’innocente volto di sua figlia e l’ultima superstite dei Wilefyre non solo lo vide, ma lo sentì. Come un’infida serpe, dal vitreo sguardo della bambina esso strisciò sin alla sua gola per insinuarsi oltre le sue scarlatte labbra schiuse e soffocarla, strappandole il respiro. Ed allora, per qualche battito di ciglia, il viso deturpato dalle lacrime che si specchiò nei suoi occhi d’Anatema che Uccide, non fu quello di Agnes, bensì il proprio. Quello d’una ragazzina che aveva pagato il prezzo d’esser il frutto dell’ossessivo amore d’un assassino...d’un mostro. Di ciò che era infine a sua volta divenuta.
    Una somiglianza...una similitudine...un’affinità di nefasto destino...che resero tanto ardente da non esser più negabile l’avversione di Roxanne per il tormento che stava infliggendo a quella bambina che non lo meritava, come non lo aveva meritato lei...come non lo aveva meritato suo fratello. Un’avversione che invero aveva percepito nelle proprie corrotte e velenifere viscere nell’istante in cui aveva visto quel grazioso e candido volto ignaro in una fotografia e stretto fra le dita la sua bambola, conscia che gliel’avrebbe restituita imbrattata del sangue di suo padre. Un’avversione che tuttavia aveva costretto a tacere poiché quello era il prezzo che aveva scelto di pagare per ottenere la propria vendetta. Un’avversione che in quell’istante parve infine riuscir a sopraffarla, aizzando nel suo intimo un feroce istinto di fuggire...di prendere Erik prima che afferrasse Agnes e andarsene, poiché era ciò che Robin avrebbe voluto facesse...ciò che ne avrebbe onorato la memoria...ciò che non lo avrebbe fatto morire mai.
    Mentre esitava in bilico fra desio e dovere, fra ragione e istinto, la camaleontica fanciulla colse con la coda dell’occhio un movimento poco poco distante da Erik – un movimento di minaccia: una bacchetta nemica sfuggita alle loro ricognizioni s’unì infatti a proteggere la figlia del condannato a morte, bramosa d’accanirsi contro il giovane che la teneva prigioniera d’una straniera stretta, tentando di portarla via. Quella repentina e non vaticinata comparsa le restituì la lucidità che aveva per qualche battito di ciglia smarrito, ma era già troppo tardi. - Evert... - l’incantesimo volto ad allontanare il complice di Blackwood dal suo promesso le spirò infatti sulle labbra, con la medesima angosciante rapidità con cui ogni rosea vivacità le fu strappata dalle gote e ogni luce avvelenata nello sguardo, allorché si ritrovò prigioniera dell’impietoso giogo d’un Maledictus.
    Com’una densa e palpabile ombra di pura e profonda malvagità, la felina fiera l’ebbe alla sua mercé con un unico balzo e la rese incapace di reagire. Prigioniera dei suoi vuoti occhi di sventura, Roxanne fu trascinata negli infernali abissi del suo più lacerante dolore e parve esserne annientata. Non era più nel parco designato ad esser patibolo d’un traditore, ma nella solitudine di quella che era stata la stanza di suo fratello al Castello di Hogwarts, su un letto che aveva ancora il suo profumo ma nulla più. Nel giorno in cui aveva per la prima volta accolto nel suo spezzato cuore la consapevolezza che Robin non sarebbe mai più tornato fra quelle mura e fra quelle coltri.
    Una consapevolezza per cui aveva versato ardenti lacrime con la propria medesima anima, senza tuttavia trovar in esse alcuna consolazione al dolore che l’aveva strangolata, ma sol una brama di vendetta altrettanto indomita, altrettanto devastante. Una brama che le aveva permesso di reagire, restituendo uno scopo alla propria esistenza che senza suo fratello le era apparsa inutile. Una brama a cui s’aggrappò altresì in quegli istanti, per sopravvivere. Rifiutandosi d’abbandonare la spasmodica presa su quella vita a cui da tempo non si sentiva così ferocemente legata.
    - Expecto Patronum. -.
    Sin dacché non era che una bambina superba e ribelle, l’indesiderata figlia di Damian Wilefyre aveva palesato di posseder un ferreo controllo sulla propria mente, tanto da renderla la propria fortezza: ogni volta che era stata costretta in una situazione che non aveva gradito o che l'aveva fatta soffrire, Roxanne aveva infatti trovato rifugio nei propri pensieri – presente, ma sol all’apparenza. Una predisposizione...forse si sarebbe potuta persino appellare dote...che con gli anni l’aveva resa portata per l’Occlumanzia, con cui aveva fortificato la sua mente sin a renderla quasi inespugnabile. Una predisposizione che la fece evader ancor una volta da ciò che le stava accadendo nel presente, per rifugiarsi nella propria fortezza e incontrarvi suo fratello. I suoi occhi onesti e gentili. Il suo sorriso malinconico. Le sue braccia ferme ed altruiste.
    Fu dunque a Robin che s’aggrappò per evocar il suo Patronus...al giorno in cui le aveva donato il suo dorato ciondolo con una promessa di non abbandonarla mai. Una promessa che non aveva infranto, invero, poiché egli era sempre al suo fianco. Nella sua mente. Nel suo cuore. Nella sua anima. E proprio per questo dalla candida nube che proruppe con delicatezza dalla sua bacchetta non emerse una volpe come si sarebbe aspettata, bensì un delfino. Che libero e altruista, saltò a proteggerla dal Maledictus di Ichabod così come suo fratello l’aveva sempre protetta da suo padre. Da sé medesima, persino.
    Mentre il delfino e il felino guerreggiavano, un dolce sorriso sbocciò sulle peccatrici labbra di Roxanne, i cui occhi splendettero della candida luce del suo protettore. Un sorriso che tuttavia appassì inesorabilmente sul suo viso, non appena un’altra argentea figura spiccò il volo per invocar aiuto e nell’osservarla svanire verso il municipio, l’ultima superstite dei Wilefyre comprese che non avevano più tempo.
    Si voltò allora, cercando Castiel ove l’aveva lasciato, ma non ne trovò traccia: lei ed Erik erano rimasti soli. Su un patibolo dal Boia oramai incerto, poiché il condannato a morte anelava a sua volta le loro teste ed era pronto a brandire la propria falce. Colpendo impietoso nello smeraldino tentativo di strapparle la vita dalle peccatrici labbra. Un tentativo che non andò a segno, poiché il suo complice scelse di proteggerla...di rendersi vulnerabile agli attacchi del suo avversario per salvarla: un gesto che le colmò il silente e spezzato cuore di meraviglia, che si riflesse altresì nei suoi occhi d’Anatema che Uccide allorché si volse nella direzione del suo promesso, accasciato al suolo poco distante da lei.
    - Piertotum Locomotor! - la statua del generale che torreggiava sulla fontana s’animò con lentezza, donando l’impressione di derubare la vita dall’inerme corpo del fedele amico che mai più avrebbe risposto al richiamo del suo padrone. E assecondando il movimento della bacchetta di colei che l’aveva invocata, si scagliò a protezione del giovane dal criptico verbo e dai blindati pensieri, fronteggiando il suo avversario. Sancendo la scelta che Roxanne aveva fatto senza indugiare neppur un battito di ciglia: quella di difendere Erik, piuttosto che portare via Agnes. Quella di salvare la vita del suo promesso, piuttosto che donare la morte al suo bersaglio. Quella di dare priorità alla loro sopravvivenza, piuttosto che alla missione.
    - Defodio! - un ultimo tentativo di separar il condannato a morte da sua figlia, aprendo uno squarcio ai loro piedi per dividerli una volta per tutte. Recidendo il loro contatto fisico in una nefasta profezia di come il legame fra le loro vite sarebbe dovuto esser spezzato dalla Morte. Scegliendo di non attaccare di rimando...di non tentare di giustiziar il traditore, per non correr il rischio di ferire colei che aveva sin dal principio anelato proteggere.


    Edited by daughter of venom and vendetta - 12/11/2023, 18:42
     
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    Erik cercò Roxanne con lo sguardo e quando la trovò accanto alla fontana, piegata dagli effetti del maledictus ma ancora viva, un sospiro di sollievo scaturì dal suo petto. La maledizione che uccide aveva reciso il filo della vita di un cane sfuggito al proprio padrone, prima vittima di quel duello all’ultimo sangue. Quanto Erik aveva anelato negli ultimi anni lottava a pochi metri da sé per sopravvivere, mostrando la medesima ferocia con la quale loro, suoi esecutori materiali, intendevano porre fine alla sua esistenza. Eppure, per quanto reclamasse vendetta, l’erede dei Sanders si ritrovò davanti a una realtà innegabile: se il prezzo per portare a termine la missione di Eleonor consisteva nel sacrificare la propria incolumità o quella della sua compagna era ben intenzionato a non pagarlo. Erik si girò su un fianco, sforzo che gli restituì un’altra scossa elettrica strappandogli una smorfia di dolore. Limitato nei movimenti, cercò di concentrarsi a sufficienza per individuare i restanti avversari tramite un incantesimo di rivelazione: l’homenum revelio gli rese così trasparente la posizione della prima guardia del corpo, che si apprestava ad avvicinarsi e attaccare ancora, proprio in sua direzione. A giudicare dalla stoccata finale con la quale il mago si stava preparando per attaccarlo, il ragazzo non sarebbe mai riuscito ad evocare in tempo alcunché per proteggersi, tanto meno ad azzardare una smaterializzazione improvvisata: se quello sarebbe stato il suo ultimo incantesimo, tuttavia, poteva sfruttarlo per conferire a Roxanne il vantaggio che le avrebbe permesso di mettersi in salvo.
    -Sectu…-, prima che concludesse l’incantesimo la visuale fu oscurata dalla statua di marmo di un generale, animata per fargli da scudo: Erik approfittò di quel momento di defaillance per prendere la mira e formulare l’incantesimo con maggior decisione, affinché la maledizione lacerante colpisse la guardia al petto.
    -Sectusempra!- l’incantesimo oscuro guizzò dalla parte opposta mentre Erik ritornava in piedi a fatica. L’avversario si rivelò lesto a respingerlo con un protego horribilis, quel che il ragazzo non avrebbe immaginato, constatò poco dopo con profondo shock, fu che venisse rimbalzato in direzione di padre e figlia, entrambi piombati nella fossa scavata da Roxanne. L’acqua della fontana diventò scarlatta tingendosi di sangue; i lamenti della bambina cessarono di colpo, mentre il corpo si accasciava contro quello di suo padre.
    -Fianto duri! Agnes… Agnes! … mio Dio…-, Erik evocò a propria volta un protego horribilis per contrastare l’attacco della guardia ma la sua testa era altrove, tanto che non riuscì più a fare altro che non fosse difendersi. Il suo sguardo saettava dall’avversario alla bambina, il cuore nel petto si era arrestato. Intorno a sé le voci dello scontro giungevano come un forte ronzio alle sue orecchie, sovrastando gli altri stimoli. Ichabod perdeva copiosamente sangue da naso e bocca, ma non sembrava averne cura: accarezzava il volto della bambina con mani tremanti, incerto se toccarla, se ribaltarla. Gli squarci aperti sulla schiena minuta imbrattarono in fretta il tessuto dorato con cui era vestita.
    -Lo so, piccola, lo so che fa male… andrà tutto bene, stai con me-, solo quando la sentì gemere dal dolore Erik riprese a respirare. La testa cominciò a girare, tanto che il ragazzo fu costretto ad afferrare il braccio della sua compagna per sorreggersi. Due crac in differenti punti del parco li avvisarono della presenza di altre persone: dalle divise dovevano essere due dovevano essere Auror in servizio, allertati dal patronus che avevano visto scomparire alcuni minuti prima, il terzo una seconda guardia del corpo, quella che sotto le mentite spoglie di un anziano aveva avvicinato suo zio.
    -Andiamo via-, riuscì a mormorare in direzione di Roxanne, senza guardarla negli occhi.
    Troppi fattori erano degenerati in fretta: suo zio era stato indotto ad allontanarsi da loro con la forza, lasciando di fatto i due maghi col fianco scoperto; contestualmente Ichabod aveva svelato l’inganno di Roxanne, pronto a reagire e con le spalle coperte; la presenza della bambina si era rivelata uno scudo involontario per suo padre, dato che non era stato possibile colpire lui senza ferire lei né allontanarla. Se fossero rimasti ad affrontare quattro maghi si sarebbero scavati la fossa da soli e indipendentemente da ogni tattica logica... dopo essere stato responsabile del sangue versato di quella bambina, Erik non era più in grado di fare nulla.

    -La statua animata da Roxanne riesce a proteggere Erik, respingendo l’attacco della guardia. Il defodio va a segno: Ichabod e Agnes cadono nella fossa scavata nel terreno.
    -Erik contrattacca con un sectusempra, che viene parato da un protego horribilis. La maledizione lacerante viene respinta colpisce accidentalmente la bambina alla schiena. È ancora viva ma sanguina copiosamente.
    -La guardia che ha sondato la mente di Castiel nel bagno si disfa di lui con un imperio, ordinandogli di uscire dal parco e di gettarsi sotto la prima macchina in corsa. (il pg esce dalla quest per aver saltato due turni di fila. MALUS OBBLIGATORIO PER CASTIEL di cui tener conto nella prossima role: eventuale trauma fisico da schianto nel caso in cui non contrasti in tempo l’imperio, altrimenti solo quelli citati negli spoiler precedenti).
    -Poco dopo la stessa guardia si rimaterializza nel parco, in prossimità della fontana, per dare man forte a Ichabod e al suo collega. Vedendo la bambina ridotta in quello stato si avvicina per prestare soccorso. L’altra guardia attacca Erik e Roxanne cambiando tipologia di incantesimi subito dopo aver udito il “crac” della materializzazione (stupeficium, bombarda, impedimenta).
    -Due Auror si materializzano nel parco, sono vicini e osservano la situazione reagendo con rapidità. Il primo si accinge a castare un incantesimo antimaterializzazione per impedire la fuga, il secondo offre copertura difensiva al primo e attacca Erik e Roxanne. È la vostra sola occasione di ritirata, dopo di che sarà il caos, rischiate il carcere e di peggio.
    -Ichabod è vulnerabile agli attacchi. Può essere ucciso prima della ritirata, ma andrà fatto mentre stringe sua figlia tra le braccia.

    Prossima scadenza: 24/11
     
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    Giunse al suo epilogo il conflitto fra la luce del delfino e la tenebra del felino, allorché l’uno soccombette agli attacchi dell’altro e viceversa, svanendo insieme nell’etere in pochi battiti di ciglia, come non fossero stati altro che effimere illusioni. Le catene del giogo del Maledictus vennero dunque spezzate, eppure il dolore che esso aveva invocato a sé e di cui s’era famelico nutrito, rimase ancorato al silente e spezzato cuore di Roxanne, costringendone le crepe a sanguinare.
    No, non vi fu pace alcuna dal tormento per l’unica sopravvissuta d’una stirpe di mostri e a torturarla in quegli istanti fu invero proprio lo spettro di suo fratello, la cui voce le s’insinuò nella mente ambiziosa per porle un solo quesito: perché? Un quesito che invero celava in sé una condanna per ciò che stava facendo…per l’empietà che stava commettendo per ghermir una vendetta che non avrebbe costretto a tacere la sua sofferenza. Mai. Un quesito a cui non era più superbamente certa di saper rispondere, non dinnanzi a quegli occhi innocenti che l’avevano fissata, ricolmi d’orrore e di terrore. Facendola sentir un mostro, proprio come suo padre…
    Ogni scelta può essere fallace: a noi sta solo assicurarci di aver tentato di prendere la migliore possibile”. Le parole di Kostia emersero dalla sua memoria e sovrastarono il rumore assordante del battito iracondo del suo cuore, che in quegli istanti si fece udire con prepotenza più vivo che mai...come non aveva più creduto potesse essere.
    L’aveva fatto? Aveva preso la scelta migliore per sé? L’avversione che percepiva nel profondo delle sue viscere non solo per le proprie azioni, ma per sé medesima, non poté che far attecchir il seme del dubbio nel suo intimo. Un dubbio che rimarcò quel quesito che la braccava dacché aveva siglato con il sangue la propria schiavitù: sarebbe stata capace di non concedere di sopraffarla al peso delle conseguenze dell’empio cammino che aveva scelto d’intraprendere per la propria vendetta?
    Mentre il suo burattino di pietra si sacrificava a protezione di Erik, il suo Defodio invece parve condannare Blackwood e sua figlia a sprofondare nelle viscere dell’Averno medesimo: inghiottiti dalla terra apertasi ai loro piedi, sfuggirono entrambi dalla sua visuale, ma non ebbero scampo dall’impietosa morsa del letale incanto che s’artigliò alle loro caviglie per trascinarli al cospetto del Tristo Mietitore. Ed infine il patibolo si tinse di sangue, ma non di quello che erano stati chiamati a versare.
    Agnes… Agnes! … mio Dio...”. Il grido del condannato a morte trafisse l’ultima superstite dei Wilefyre con la violenza d’una stilettata al centro del petto e aizzò un Ardemonio d’emozioni laceranti nel suo intimo: terrore...ira...rifiuto...senso di colpa… - arsero con violenza nelle sue viscere, costringendola ad agire d’istinto...a precipitarsi sull’orlo della fossa che aveva scavato per vedere che cosa era accaduto...che cosa avevano fatto.
    Il Sectumsempra deviato per voler avverso del Fato stava mordendo le innocenti carni di Agnes, famelico e vorace com’un serpente...inarrestabile. La bambina giaceva inerte fra le braccia tremanti di suo padre che la invocava a sé, implorandola di non smarrire la presa su quella vita che tuttavia le fuggiva inesorabile dai pallidi occhi socchiusi. Un gemito fu tutto ciò che soffiò dalle sue tremanti labbra e ciò bastò a restituire a Roxanne la lucidità e il sangue freddo per agire...come un Medimago avrebbe fatto.
    Si volse ad incrociare lo sguardo di enigmatiche tenebre del suo promesso, sedotta dalla sua voce roca che suonò profondamente diversa, tanto da sembrar appartenere ad un altro, poiché avvelenata da brutali emozioni da cui non soleva essere sopraffatto, ma che domava con maestria. E sprofondando nelle ombre in tumultuo dei suoi occhi, lo vide smarrito e fragile come non aveva previsto potesse accadere. Come se ogni certezza gli fosse sfuggita dalle dita...come se il peso d’una verità mostruosa lo avesse di repente schiacciato, devastandolo.
    - Posso aiutarla. - “ Voglio farlo”. Lo anelava per suo fratello...per lui...per sé medesima. Affinché le loro mani non restassero immonde del sangue d’un innocente sin all’epilogo dei loro giorni. - Vai e non voltarti indietro. - non v’era alcuna salvezza in agguato per lei, che quel cammino lo aveva scelto con la consapevolezza che ne avrebbe pagato presto o tardi il prezzo. Ma Erik...forse poteva ancora fare una scelta diversa. Proprio come lei, era cresciuto con lo spettro d’un destino designato da altri a braccarlo...un destino di cui era divenuto prigioniero forse senza rendersene appieno conto, manipolato sin dacché non era che un bambino. E benché non ne avesse alcuna certezza, Roxanne anelava offrirgli la medesima occasione che lei aveva avuto e che aveva gettato via: quella di essere libera. Ma per farlo Agnes doveva sopravvivere o il suo fantasma lo avrebbe tormentato per l’eternità.
    - Alerte Ascendare! - puntò la bacchetta contro l’Auror poco distante non appena riconobbe i gesti dell’incanto che avrebbe impedito ad Erik di materializzarsi e poi comandò ancor una volta alla statua di proteggerlo, mentre un’altra figura si delineava oltre le barriere che Castiel aveva eretto prima di svanire. In breve, l’avrebbero accerchiata: lo sapeva Roxanne, così com’era conscia che non avrebbe avuto alcuno scampo dalle loro bacchette. Ma per quanto fosse disperatamente aggrappata alla vita come un tempo, v’era un desiderio più feroce del suo istinto di sopravvivenza: quello di salvare quella bambina...a qualunque costo.
    - Non deve essere lei a pagare per i tuoi peccati, Blackwood. - la bacchetta protesa e pronta a reagire, s’approssimò al condannato a morte che gemeva sul corpo di Agnes, protetto da un caliginoso scudo che avrebbe tenuto lontani gli attacchi, ma non la Morte che inesorabile avanzava per invocar a sé la Vita. - Sono davvero una guaritrice...posso curarla. - non v’era più tempo, doveva scegliere: agire esponendosi al rischio che l’uomo avrebbe potuto muovere la bacchetta per giustiziarla nel medesimo istante in cui avrebbe abbassato la guardia per curare sua figlia oppure andarsene.
    Non era mai stata una persona temeraria Roxanne, né altruista. Alla sopravvivenza e al benessere di chiunque, aveva sempre anteposto la propria e quella di Robin. In quell’istante, però, nel veder il sangue divorare la dorata stoffa del grazioso abito della bambina e nel ricordarne il sorriso che aveva avuto sul volto poc’anzi, non esitò oltre. - Vulnera Sanentur. -.
    Mentre il candido incanto scivolava con la delicatezza d’una protettiva carezza a lenire le profonde ferite della figlia del condannato, un’esplosione lacerò l’etere e una pioggia di detriti pietrosi li investì: non ebbe bisogno di voltarsi per sapere che la statua che aveva mandato al macello s’era infranta sotto il peso dell’offesa dei loro aguzzini. E malgrado potesse quasi percepir il tepore dell’alito dei suoi carcerieri sul collo, non interruppe l’incanto che aveva sol iniziato a rimarginare le ferite meno gravi. Non sinché non fu costretta a farlo da dita perentorie che l’afferrarono e le imposero di indietreggiare, mentre un’altra figura ostile si precipitava al cospetto di Blackwood e di sua figlia.
    - No! - una protesta che tuttavia non scalfì l’altero ordine celato oltre la morsa con cui Erik le impedì di continuare a curare Agnes, sorprendendola ancor una volta con la sua scelta di non lasciarla indietro e di restare. Lo guardò dunque ancor una volta in volto Roxanne e vedendone il tormento che ne induriva i tratti, comprese che se non gli avesse permesso di condurla con sé, lo avrebbe a sua volta condannato ad un destino che non credeva meritasse. Non lui. Per questo lo afferrò di rimando ed annuì.
    Poco prima che il suo promesse...che il suo complice desse esordio alla materializzazione, però, l’ultima superstite d’una stirpe di mostri compì un’ultima scelta: impugnando con la mancina un pugnale, trafisse la traditrice carne di Blackwood. Un pugnale dalla punta avvelenata. Un pugnale che, se Anges fosse sopravvissuta, forse le avrebbe concesso la libertà dalla nefasta ombra di quel padre che sempre le sarebbe gravata sul capo minacciandola, a prescindere da ogni sua possibile e ipotetica redenzione.

    Ci son pippe mentali che azioni, ma comunque.
    -Lancia un Alarte Ascendare contro l'Auror per impedirgli di lanciare l'incantesimo anti-materializzazione e comanda ancora una volta alla statua di proteggere Erik.
    -Interagisce con Blackwood e poi usa il Vulnera Sanentur per curare Agnes.
    -Si lascia trascinare via da Erik, ma prima accoltella Blackwood con un pugnale dalla punta avvelenata ( 1 fiala di veleno usata ).
    Ho preferito non citare nessun attacco da nessuna parte, tranne un Bombarda che distrugge la statua, e lasciare a te la decisione su tutte le conseguenze delle azioni, reazioni e via discorrendo.
    Ero un po' indecisa sul pezzetto finale del coltello, se ritieni non ci stia o che sia troppo, dimmi pure che lo levo. <3
     
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    Le parole di Roxanne lo risvegliarono dallo stordimento: con una rapida rotazione del polso il ragazzo respinse un primo schiantesimo di uno degli Auror, con una stoccata fluida riparò entrambi dalla pioggia di blocchi di marmo che un incantesimo distruttivo aveva sollevato dalla fontana a loro prossima.
    L’altro Auror, impossibilitato a completare l’incantesimo anti-materializzazione e sollevato a mezz’aria, riuscì ad ammorbidire l’atterraggio contro il suolo con un incantesimo di arresto, appena in tempo per non picchiare di faccia.
    -Portateli via!-, lo sentì imperiare Erik verso le due guardie del corpo che cercavano di avanzare verso Blackwood e sua figlia. Il ragazzo non si voltò verso la propria compagna: noncurante del rischio al quale si stava esponendo sotto il fuoco incrociato di tutti i maghi chiamati in campo, Roxanne gli era sfuggita per prestare soccorso alla bambina e non ci sarebbe stato verso di indurla a cambiare idea. Ciononostante le proprie intenzioni non erano mai state in dubbio: nessuno dei due sarebbe morto in terra straniera né lui l’avrebbe lasciata senza di lei. L’attacco dei due Auror si fece feroce quanto strenua la difesa che Erik imbastì per proteggere entrambi: tuttavia, per quanto abile nell’arte del duello, di quel passo sarebbero stati sopraffatti dalla superiorità numerica, imminenza che lo spinse a retrocedere per accorciare la distanza che lo separava da Roxanne. Indipendentemente che la strega avesse finito o meno le sue cure, non appena fosse stata a portata di tiro Erik non avrebbe esitato a smaterializzarsi con lei.
    -Ventus!-, una violenta folata di vento sollevò polvere e pietrisco contro l’Auror più vicino, che colpito agli occhi non prese correttamente la mira e finì per colpire la statua di pietra a protezione di Erik, suo reale bersaglio. Finalmente prossimo alla propria compagna, ne afferrò il braccio strattonandola verso di sé: gli occhi che la scrutarono sembravano appartenere a un fantasma, smossi da un turbamento ancor più vivido nel vedere alle sue spalle la bambina riversa tra le braccia del padre, che tra i singhiozzi la stringeva al petto con disperazione. Nei suoi occhi lesse un dolore autentico e sconfinato, il medesimo che aveva spento la vitalità di Michelle quando aveva realizzato di aver perso suo figlio. Una presa di consapevolezza che gli impedì di cogliere in Roxanne le avvisaglie omicida e di arrestarne la mano dal fare ciò che andava fatto; nella propria mente Erik figurò l’edificio dove avevano nascosto le loro scope, con una maldestra rotazione del busto si smaterializzò, portando con sé la sua compagna. L’ultima cosa che vide prima di sparire fu lo sguardo assetato di vendetta di Blackwood e nei suoi occhi riconobbe il sentimento che aveva condotto sé stesso lì, macchiandogli le mani del sangue di un innocente.

    I due complici ricomparvero nell’ingresso dell’edificio abbandonato designato come tomba per il loro aguzzino. Non appena toccarono il pavimento il ragazzo strinse la presa sulla sua compagna, gemendo sommessamente per il dolore dovuto al colpo di frusta. A lungo trattenne il respiro mentre tremava, senza riuscire a pronunciare una parola cominciò a sudare freddo e a percepire un bruciore multiplo e lancinante per tutto il corpo, tanto intenso da non riuscire a distinguerne la provenienza.
    La bacchetta scivolò dalle dita, rotolando sulle assi con un tonfo sordo.
    Il sangue scorreva dai tagli a ogni respiro, impegnando i vestiti lungo la schiena alternava continuamente la sensazione di caldo al freddo, così come era accaduto la notte in cui aveva lottato perché Christine non lo condannasse a una sorte peggiore della morte.
    -Roxanne- Erik non riuscì oltre a reggersi oltre in piedi. Si ritrovò in ginocchio e poi disteso sul pavimento, semicosciente respirò a fatica, riverso nella polvere, lo sguardo dischiuso sulla bambola della bambina a pochi passi dalla sua compagna.
    Per una sorta di macabra legge del contrappasso, Blackwood era riuscito a colpirlo alle spalle poco prima della materializzazione con il medesimo incantesimo che gli stava portando via sua figlia. La punizione che meritava per essersi trasformato nel mostro a cui aveva sempre dato la caccia, riflesse prima di chiudere gli occhi e scivolare nell'oblio.

    EPILOGO!
    -Roxanne è riuscita ad avvelenare Ichabod. Quando lo lasciate si trova in situazioni impietose, con epistassi e otorragia.
    -Resterà incerto se il Traditore e sua figlia siano sopravvissuti all'attacco (solo il futuro ci darà questa certezza!). Tuttavia, se voleste fare indagini nell'ospedale magico locale, scoprirete che quel giorno e nei successivi non ci sono stati decessi di minori.
    -Erik viene colpito durante la materializzazione con un Sectumsempra all'altezza della schiena. Le ferite sono gravi e richiedono cure immediate.
    -Tutta la città è sulle vostre tracce: i trasporti magici (passaporte, voli con mezzi magici quali scope, macchine/moto volanti, nottetempo ecc) sono posti sotto stretta sorveglianza dando la caccia ai fuggitivi. Le circostanze hanno reso al momento impossibile identificarli.

    Chiusa! As always, grazie per la partecipazione !


    Edited by Elhaz - 10/12/2023, 11:45
     
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