Osserva, Potresti imparare qualcosa.

Pt. Uno.

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    L'anno è terminato, e con esso la mia farsa.
    Se mi guardo indietro, ad oggi, posso ritenermi soddisfatto.
    Mi sono insinuato nella società.
    Ho le tasche gonfie di soldi puliti.
    E la mia collaborazione con loro, ad oggi, è più salda che mai.
    Inoltre, ben poi importante, la coscienza di noi è vertiginosamente aumentata.
    Io ed Owen collaboriamo quasi di buon grado, sufficentemente spesso.
    Nonostante, chiaramente, il mio alter ego resti una spina nel fianco.
    Quantomeno a giorni alterni.
    Altre volte, banalmente, è semplicemente fastidioso.

    Tu sei fastidioso, io non sono fastidioso.
    La gonorrea e l'erpes sono fastidiosi, non io. E fidati di me vecchio mio, qualora dovessimo prendere una qualsiasi delle due suddette malattie veneree, la colpa ricadrebbe con ogni probabilità su di te. Quindi vaffanculo.

    Appunto.
    Francis, d'altro canto, resta un problema.
    Un inghippo che, prima o poi, dovremo affrontare.
    La possibilità d'accesso alla più grande biblioteca d'Inghilterra, mi ha fornito il come.
    Ormai è questione di quando, e presto agiremo per sbarazzarci del cannibale.
    O, quantomeno, proveremo a confinarlo per sempre.
    Non oggi però.
    In questo momento, ho altri piani.
    Ottenere il permesso per metterli in atto, è stato più arduo del previsto.
    Il preside ha storto il naso, e fatto domande.
    Infine però, le mie argomentazioni devono averlo convinto.
    O così mi è parso almeno.
    Sospetto sempre che, in qualche misura, McCormac nutra delle riserve suo mio conto.
    In fin dei conti, però, la logica muove il mondo.
    Ed essa l'ha fatta da padrona, nelle mie richieste.
    Se sarò ancora un insegnante, allora ho il permesso d'accedere alla foresta.
    Se non lo sarò più, ho ritenuto di meritarlo per l'ottimo lavoro svolto.
    Un lavoro, oggettivamente, inappuntabile.
    Sfido chiunque a dire il contrario.
    Parlando dei ragazzi, lì pure, a mio avviso, tutto si configura entro le norme.
    Dal momento in cui io potrò entrare là dentro, automaticamente acquisirò anche l'autorità per introdurvi loro.
    Accompagnandoli, difatto, in un qualcosa che arricchirà il loro bagaglio.
    Un'attività accademica estremamente formativa.
    Certo, il preside sà solo lo stretto necessario.
    Questo perché, con mio rammarico, temo di aver lesinato sui dettagli.
    Volutamente.
    Raccolta d'ingredienti sul campo, riservata a due studenti particolarmente portati.
    Ecco ciò che, agli atti, si configurerà.
    Ufficialmente.
    Mi trovo nel lato nord-ovest della foresta.
    Alle pendici delle montagne, lontano da Hogwarts.
    Ove il terreno brullo, con uno stacco netto, cede il passo alla linea degli alberi.
    La quale, da sempre, forma una naturale demarcazione.
    Tra semplice e complicato.
    Chiaro e scuro.
    Permesso e, tra le mura del castello, proibito.
    Molti pensano alla foresta come un luogo ostico.
    Ricco di pericoli, insidie e minacce.
    Non il sottoscritto però, non del tutto.
    Onestamente, quando penso a ciò che v'é li dentro, vedo solo pile di galeoni.
    Stanno lì, pronti per essere raccolti.
    Ad ogni modo, i ragazzi arriveranno a breve.
    Ho provveduto personalmente a recapitar loro una passaporta con tutte le istruzioni del caso.
    Non ho indagato su ciò che, ad anno scolastico terminato, avrebbero fatto.
    Non era di mio interesse.
    Mi son dunque affidato ad un gufo della scuola, che avrà recapitato loro l'oggetto con le dovute istruzioni annesse.
    Ovunque si saranno trovati.
    Ambi gli oggetti potranno rimanere ai ragazzi dopo la nostra spedizione.
    A Rick un bracciale protettivo in cuoio di drago, con una locuzione finemente intagliata nella pelle.
    "Mors tua, vita mea."
    Alla Starfoll, un paio d'orecchini d'oro di fattura goblin.
    I quali, una volta venduti, le permetteranno di ricavarci diversi galeoni.
    Se lo vorrà.
    Una veloce occhiata al Patek Philippe, mi informa che arriveranno tra pochi secondi.
    Odo il rumore nell'aria, seguito dai loro passi sul terreno.
    - Buongiorno. -, saluto in tono sarcastico.
    Ponendo particolare enfasi, volutamente, sull'accezione ironica del sostantivo.
    Sono le sei di mattina.
    Loro, due giovani.
    Con interessi da giovani.
    Dubito che lo svegliarsi così presto, possa definire "buono" questo particolare giorno.
    - Lo ammetto, ci allontaneremo da Hogwarts meno di quanto avrei sperato.
    Ciò che cerchiamo, però, vive in un sol'altro territorio conosciuto.
    Il quale, purtroppo, è geolocalizzatto dall'altra parte del mondo.
    Faremo di necessità virtù.
    Dunque, vi siete preparati alla possibilità di passare almeno una notte sul campo come vi ho raccomandato tramite le mie missive? -

    Nella quali, ovviamente, non ho mai citato la foresta proibita come luogo d'azione.
    - Ciò che andiamo cercando, risiede nel cuore della foresta.
    È un cammino lungo e ricco di insidie, tuttavia posso garantirvi che ne varrà la pena.
    Detto ciò, osservatemi e potreste addirittura imparare qualcosa.
    Siete pronti? Entriamo. -





    Edited by - Drago. O.F. - 21/6/2023, 22:45
     
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    Era durante la settimana in cui risiedeva nel villaggio di Regan che arrivò il gufo da parte di Korczak, inaspettato come un fulmine a ciel sereno. L’aveva invitata ad un’attività extra scolastica di formazione pratica in compagnia di un’altro misterioso compagno. Poco importava, poteva dire di no ad un occasione simile?
    In fretta e furia aveva risposto positivamente e dopo qualche giorno era arrivato un altro messaggio contenente la passaporta che l’avrebbe condotta dal prof; un paio d’orecchini finemente lavorati, molto probabilmente dai goblin… un piccolo tesoro che avrebbe custodito in ogni caso, insieme alla data e all’ora prestabilita.
    Doveva ammettere che era presto per partire, ma Susan le aveva fatto recapitare una colazione abbondante e questo l’aveva fatta sentire strana, quasi in famiglia, rincuorandola un po’ per l’alzataccia.
    Zaino in spalla, ovviamente rifornito di tutto e con un bell’incantesimo espansivo per contenere ogni possibile necessità, aveva lasciato un biglietto a Reg ed era partita.

    Viaggiare con le passaporta era dannatamente fastidioso, preferiva di gran lunga la metropolvere, ma stava iniziando a prenderci la mano… almeno ora non le veniva più da vomitare. Si strinse le braccia intorno al corpo, forse partire in canotta era stata una pessima idea, ma sperava che la temperatura si alzasse durante il giorno.
    Si prese un minuto per osservare l’ambiente circostante, alzando un sopracciglio. Le sembrava la Foresta Proibita.
    Un rumore vicino a lei e comparve il Serpeverde moro, Rick. Non lo conosceva minimamente se non di vista alle lezioni. Gli fece comunque un cenno di saluto, per cortesia e poi s’incamminò verso il prof, gli scarponcini da trekking che scricchiolavano sui sassolini.
    -Buongiorno- ricambiò il suo saluto, ascoltando la sua prefazione. Per fortuna aveva messo anche una piccola tenda nello zaino. E anche diverse bende e roba per medicarsi, sarebbe stata un’impresa per il suo equilibrio
    Che cosa dovevano mai cercare così all’interno?
    -Che cosa cerchiamo esattamente?- chiese, curiosa come sempre e impaziente di mettersi all’opera, seguendoli dentro la foresta.

    Edited by …Feyre… - 16/7/2023, 17:51
     
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    “Per il momento, cerca di evitare altre stronzate sulla falsa riga di quanto successo alla lezione della Carter”

    Erik strinse nel palmo quella striscia di pergamena fino ad accartocciarla: con un movimento posato della bacchetta la fece sparire nel nulla, poi ternò steso sul letto. Il suo sguardo per un po’ si concentrò sul bracciale di cuoio lasciato sul comodino, fissandone le lettere incise col fuoco: mors tua, vita mea un’altra locuzione non avrebbe potuto essere più azzeccata per definire la sua natura. Erik avrebbe accolto di buon grado l’invito del professore se la lusinga non fosse stata altro che una carezza per ammorbidire il rimprovero che l’aveva accompagnata: quanto più l’evidenza del suo fallimento veniva sottolineata da Korczak, tanto più il ragazzo risultava infastidito da quello che considerava come un grave errore di calcolo. Alla fine decise di alzarsi, preparandosi a cercare nel suo baule tutto quel che gli occorreva, principalmente a livello di medicamenti e pozioni, in previsione di restare fuori porta per circa una settimana. Quando fu pronto fece sparire quel che restava delle sue cose con incantesimi di trasmutazione, dopo di che lasciò il Paiolo con discrezione, smaterializzandosi non appena fu in strada, attendendo che la passaporta lo portasse a destinazione.
    Korczak era rimasto vago sullo scopo della loro imminente incursione: sebbene il ragazzo fosse curioso di scoprire il motivo dietro tanto mistero non aveva ritenuto opportuno farne alcuna menzione nel gufo mandato al suo capocasata. Non chiese nemmeno della loro compagna di viaggio: la presenza di una terza persona lo lasciava totalmente indifferente, ma dal momento che la cerchia di persone a lui gradite era visibilmente ridotta non gli veniva difficile intuirne l’identità. Di fatto quando la affiancò sul posto Erik non fu colto minimamente dalla sorpresa, sebbene all’apparenza dimostrò l’esatto contrario..
    -Starfoll. Così… per oggi sarai tu la nostra compagna.-, Erik non poté fare a meno di notare un dettaglio molto curioso, che stonava con l’idea che si era fatto della ragazza: proprio all’altezza del viso due orecchini di fattura importante le incorniciavano lo sguardo. Nessuno studente aveva background adeguati anche solo per poter pensare un regalo del genere, figurarsi i mezzi e le risorse per poterlo trovare. Per un attimo si domandò cosa avesse pianificato il professore dietro l’innocua raccolta di campioni, e se la ragazza non avesse una parte importante nel loro lavoro. O se avesse in serbo ben altri programmi per lei.
    -Professore.-, avanzò, palesando la propria presenza. La foresta che li ospitava aveva un’aria familiare, tanto che si domandò se non fossero poi così lontani dalla Scozia. Fu il professore a dargli la conferma che cercava mentre Feyre espresse in pieno la sua curiosità. Tuttavia, senza appagarla completamente. Erik fece cenno alla ragazza di precederlo, restando in disparte. Impugnò la bacchetta tenendola in basso, in allerta nel caso in cui fosse servita un’azione tempestiva.
    -Un orario piuttosto insolito per la raccolta di qualche ingrediente-, molte delle piante magiche che adoperavano nelle pozioni andavano raccolte di notte e sotto la luce lunare per preservare le loro proprietà, motivo per cui la leva all’alba lo aveva lasciato perplesso. Sempre ammesso che gli ingredienti non fossero di ben altra natura.
     
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    - Dritta al sodo come sempre signorina Starfoll, non me ne sorprendo.-
    I miei occhi si muovono, fissandosi su di lei.
    Un silenzio breve.
    Ne scruto i lineamenti.
    E, men che mai, mi curo di celare il mio interesse.
    Il quale, per più d'un istante, è tutto riservato alla corvonero.
    - Alcune piante, e non solo.-
    Taglio corto, sorridendo falsamente.
    Almeno per quanto mi riguarda.
    Poiché, all'esterno, la mia cordialità parrà del tutto genuina.
    Non ho dubbi in merito.
    - Ragazzo.-, ribatto al serpeverde.
    Una risposta pacata ma serafica.
    Io e lui, in presenza d'altri, non abbiamo nulla da ostentare.
    Ne ci converrà farlo.
    - Lo sarebbe. Tuttavia non se, come ho detto, ci aspetta una lunga strada da percorrere. -
    Senza perdermi in ulteriori fiati, oltrepasso il margine della foresta.
    Essa ci circonda fin da subito, inghiottendoci letteralmente.
    L'atmosfera cambia in pochi metri, oscurandosi decisamente.
    Subito dei fruscii tra gli alberi ci accompagnano, e alcune coppie d'occhi puntano su di noi.
    I minuti si sussuegono, divenendo ben presto intere mezz'ore.
    - A breve lasceremo il sentiero, lì troveremo parte di ciò che stiamo cercando.-
    Mi fermo, e traggo tre oggetti gemelli dal mio zaino.
    Porgendone due ai ragazzi.
    - Sono maschere protettive, indossatele curandovi di coprirvi a dovere le vie respiratorie.-
    Scosto gli arbusti e faccio loro strada.
    Guidandoli, in un fitto così scarso di luce da rendere quasi necessaria l'accensione delle bacchette.
    - L'Hypnia, è quella la pianta che cerchiamo.
    Si tratta di un rampicante, pertanto la troverete attorno ai tronchi degli alberi nei paraggi meno battuti.-

    Indosso la mia protezione, invitandoli con palesi gesti delle mani a fare lo stesso.
    Ed eccole lì, in gran numero.
    Che aspettano solo d'esser colte.
    E, eventualmente, trasformate in sacchetti pieni di sonanti galeoni.
    - Ci servono i fiori, solo quelli. Attenti, rilascerà nubi di spore. Sono allucinogene se inspirate e, l'esposizione prolungata, potrebbe bruciare le sinapsi di un essere umano. Ecco il perché delle maschere.
    Il gioco però vale la candela, poiché la pianta è poliedrica, e trova largo impiego nel campo pozionistico. Ad esempio, se ne può trarre un distillato miracoloso da impiegare durante la preparazione di intrugli capaci d'agire in modo straordinario sulla memoria.-

    Traggo i primi fiori io stesso, irritando le piante oltremodo.
    - Afferrate dal gambo e tirate, il procedimento è oltremodo semplice. Meno ci esporremo agli agenti allucinogeni e meglio sarà, maschere o no. Muovetevi.-
    Non è il caso di condividere tutte le informazioni con loro.
    Pertanto, glisso.
    Tenendo solo per me l'inconfutabile verità.
    Facendo macerare i fiori, e distillandoli, si ottiene un potente veleno.
    Che, se ingerito, distrugge ogni singola cellula cerebrale.
     
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    -Rick- lo salutò -Puoi chiamarmi Feyre, il cognome è così serio- provò a smorzare con una piccola battuta la sua serietà -Spero di non aver deluso qualche aspettativa di compagnia- proseguì, prima di soffocare uno sbadiglio. Effettivamente era strano andare in raccolta a quell’ora.
    Si concesse un piccolo sorrisetto divertito, senza sottrarsi allo sguardo del professore. Lei era fatta così, non le piacevano i giri di parole e voleva scoprire tutto il prima possibile.
    La risposta di Korko non fu delle più esaustive ovviamente, ma conoscendolo se la fece andare bene.
    Non pose altre domande, ma fece un cenno di ringraziamento quando il ragazzo la fece passare subito dopo il professore.
    Tirò su i capelli, fermandoli in una crocchia stretta con la bacchetta, seguendo l’uomo nella foresta.
    Era capitata con le persone meno loquaci del castello, fantastico. Ma da una parte quel silenzio le serviva per ascoltare l’ambiente intorno a se. Dopo la lezione di Difesa, aveva sicuramente imparato che se qualcosa mutava un pericolo poteva essere in agguato e in più poteva mantenere la concentrazione sui suoi passi e non cadere ad ogni sasso o radice sporgente.
    Il tempo passava e loro si stavano inoltrando sempre più dentro alla foresta, la sua mente vagava ormai alla deriva da un po’, concentrata sui suoi passi, mentre giocava con la barretta di acciaio del suo nuovo piercing alla lingua, e pensando a ben altro come le capitava spesso durante i lunghi silenzi.
    Quasi cadde quando Korko si fermò e parlò, sbattendo contro un albero per non finirgli addosso. Rimase in silenzio, prendendo la maschera protettiva, rigirandosela tra le mani e il pensiero volò alla lezione di Erbologia, dove era caduta vittima dei pollini allucinogeni, certo non pericolosi come quelli ma altrettanto fastidiosi. Lanciò uno sguardo al Serpeverde altrettanto silenzioso
    -Il rischio è solo respiratorio? Le spore non rimangono attaccate ai vestiti vero?- poteva sembrare una domanda strana, ma chiedere era una precauzione in più e poi era li anche per imparare qualcosa, non solo per farsi una scampagnata.
    Indossò la maschera subito dopo Korko, osservandolo lavorare e annuendo.
    Senza perdere ulteriore tempo, si mise all’opera su un piccolo gruppo di fiori alla sua destra, piegandosi e iniziando la raccolta.
     
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    -In realtà a me non dispiace affatto come suona. Richiama gli astri che cadono dalla volta celeste-, ribatté alla ragazza ricambiandone il sorriso ma pur con il dovuto tatto declinandone l’invito ad adoperare toni più confidenziali.
    -Non direi-, ribadì poi, fugando qualsivoglia dubbio avesse attanagliato la Corvonero circa le aspettative sulla sua compagnia.
    -Sono fortunato a beneficiare della presenza di una compagna che conosce bene la materia. Sarà più semplice per noi portare a termine l’incarico.-, accennò un rapido occhiolino in una sua direzione, celando accuratamente i suoi pensieri dietro a lusinghe e belle parole. Fino a quella mattina Feyre Starfoll non aveva suscitato alcun interesse. Pur essendo una studentessa brillante ai suoi occhi era parsa piuttosto anonima, al pari di tanti altri loro compagni. Eppure, una serie di dettagli che aveva avuto modo di osservare da vicino stavano in qualche modo cambiando le carte in tavola. A partire dalla sua presenza lì, che confermava quanto Korczak la considerasse la sua favorita, proprio lui che a lezione mostrava di non tollerarli. gli orecchini importanti, vanto e ostentazione di prestigio sociale, non erano alla sua portata e stridevano con la sua personalità. Inoltre, gli sguardi d’intesa che seguitavano tra i due rafforzarono il sospetto di una complicità intima, anche se non poteva sapere fino a che punto. Erik non aveva bisogno di conferme, quegli sguardi gli erano più familiari di quanto i suoi compagni di ricerca avrebbero potuto sospettare. Decise comunque di non soffermarsi su di loro per evitare di farli sentire sotto osservazione. A contrariarlo fu quell’ostinazione, tipica dei maghi della loro generazione, a trattare con superficialità le loro capacità magiche prendendo contemporaneamente sotto gamba i pericoli che si celavano in luoghi come quello che stavano esplorando.
    -Puoi sempre disfartene dopo-, commentò con ironia dopo che l’ebbe sentita esternare i suoi dubbi sulla tossicità delle spore e sul pericolo di contaminazione.
    -Tuttavia, considerato chi abita questa foresta, mi preoccuperei di più di riuscire ad afferrare la bacchetta in tempo utile per difendermi.-, aggiunse infine, prima di indossare la maschera. C’era un motivo se a Durmstrang li obbligavano a riporla in una apposita custodia di pelle legata con una cinghia alla coscia dove erano soliti impugnarla: in caso di scontri un secondo di troppo faceva la differenza tra sconfitta e vittoria, tra la morte e la vita. Col tempo che Feyre avrebbe impiegato per distendere il braccio e portare la mano al capo era fattibile sia colpirla, sia spezzare la bacchetta durante una colluttazione. Ma si rendeva conto che il problema risiedeva alla radice e un suo riflesso si poteva ravvisare nel modo in cui erano state progettate le loro divise, uno dei motivi che lo spingeva a rifiutare di indossarne una dal primo giorno in cui si era trasferito. Erik trasse dal sacchetto di pelle nera agganciato alla cintura un paio di guanti di viverna, certo che avrebbero fatto da isolante. Attese che fosse la sua compagna a prendere l'iniziativa limitandosi ad osservarla per qualche secondo, soprattutto per osservare le reazioni del mago al loro fianco, che nonostante la spiegazione continuavano ad essere ambigue. Per un attimo divenne prepotente la tentazione di danneggiare la maschera - quella di lei - in modo da sabotare la raccolta. Fu un impulso a cui per il momento impedì di prendere il sopravvento.
    -In che quantità siamo stati autorizzati a prelevarla?-, domandò con apparente noncuranza. La pianta che stavano raccogliendo rientrava tra i beni non commerciabili per l’alto tasso di mortalità, poteva essere raccolta solo in piccole quantità per essere adibita ad uso personale, esclusivamente curativo. Sarebbe stata più che sufficiente una sola persona per la sua raccolta, invece Korczak aveva dotato tutti e tre di dispositivi di protezione. In base alla risposta che avrebbe ricevuto Erik avrebbe realizzato se il professore aveva intenzione di rimpinguare le proprie scorte oltre a quelle del castello.

     
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    - Come dicevo: meno ci esporremo agli agenti allucinogeni, e meglio sarà, signorina Starfoll.-
    Ostento distacco, nel rispondere alla ragazza.
    Limitandomi a seguitare nel mio lavoro, senza indugiare in particolari attenzioni.
    La sua fisicità continua a sollecitarmi mente e corpo?
    Assolutamente si.
    Lo esporrò mai palesemente? No.
    Il contegno è tutto in questa vita.
    Così come la riservatezza.
    Ed io, mio malgrado, l'ho imparato tempo fa.
    A mie esclusive spese.
    - La loro pericolosità, comunque, è strettamente circoscritta all'inalazione.
    Ti sarà sufficiente non annusarti i vestiti dopo, starà a noi il compito di farti notare se il tuo profumo sarà rimasto o meno persistente.-

    Curvo le labbra sotto la maschera.
    In un ghigno che, se solo fosse visibile, esprimerebbe quintali di concetti.
    Di fatto, il lavoro che stiamo svolgendo è pericoloso.
    Senz'ombra di dubbio.
    Però cosa non lo è d'altronde?
    Mai nessuno, su questa terra, ha ottenuto qualcosa senza esporsi a dei rischi.
    La placida sedentarietà non paga, mai.
    E la conoscenza, di certo, non piove dal cielo.
    - Intelligente osservazione O'Connel.
    Peccato che non possa dire lo stesso, mio malgrado, della tua voglia di protrarti in battute di spirito non richieste.-

    Raccolgo gli ultimi trenta fiori.
    Con precisione minuziosa, e delicatezza.
    Tanto che le radici degli stessi, restano attaccate al gambo.
    La cura per i dettagli, questa è la chiave.
    - La pianta in questione, oltreché pericolosa, è anche rampicante e infestante.
    Nessuno farà storie, qualora dovessimo eccedere nella raccolta.
    Men che mai qui. -

    E le mie finanze ne saranno rimpolpate.
    Ampiamente.
    Questo, ovviamente, è tutto ciò che conta per il sottoscritto.
    Tuttavia sono un ottimo attore, saprò gestire eventuali esuberi.
    E giustificarli a dovere.
    D'altronde, se tanto mi dà tanto, avrò ancora almeno un anno di tempo qui.
    Sufficiente, a mio avviso, per far trattare l'ingrediente agli studenti più avanzati.
    Ripongo il tutto nella borsa, con cura.
    Limitandomi poi ad elargire un cenno ai due, per seguirmi lotanto dal sito di raccolta.
    - Domande? Richieste? Osservazioni? Necessità?
    Qualora, nulla di tutto ciò dovesse sopraggiungere, ritengo che dovremo proseguire.
    Badate, ciò che andremo a fare non sarà una passeggiata.-

    Passo con lo sguardo dall'uno all'altra, liberandomi della maschera.
    Avere entrambi qui potrebbe rivelarsi oltremodo utile.
    Il ragazzo è un potenziale buon alleato.
    Lei, oltre al resto, ha già mostrato un cervello niente male.
    Rimpiango solo una cosa, e una soltanto.
    In caso di pericolo, non potrei abbandonare nessuno dei due.
    Per ciò che riguarda la Starfoll, ciò implicherebbe un enorme spreco.
    In più d'un senso.
    Lasciare l'Irlandese al suo destino, invece, mi attirerebbe addoso ire difficili da gestire.
    Nessuno sarebbe così stupido da volere il capo dei Mangiamorte alle calcagna.
    Ed io, di certo, non sono uno stupido tra gli stupidi.
    - Suvvia ditemi, cosa sapete delle acromantule?-

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    Paraculo, ecco cosa le venne in mente all’affermazione di Rick sull’averla come compagna di scampagnata, ma gli rispose solo con un semplice sorriso, studiandolo mentre proseguivano il cammino. Taciturno e misterioso, il Serpeverde sembrava sempre sul chi va là, non solo li ma anche dentro le mura del castello.
    Inarcò un sopracciglio alla sua ironia, davvero aveva fatto una battuta? Non lo riteneva capace
    -Potrei anche farlo, ho cambi per una settimana nello zaino- replicò, piegando la testa al suo consiglio velato sulla bacchetta. Divertita la tolse dai capelli, sostituendola con un elastico e riponendo il legno nella piccola tasca cucita appositamente nei pantaloni -Se ti fa stare più tranquillo…- celiò da dietro la maschera, prima di lasciarsi sfuggire un verso di gola, tipicamente scozzese, divertito all’uscita del prof e avvampando vistosamente. Quindi il suo profumo gli piaceva... buono a sapersi. La sua mente volò per un attimo alla sera in cui l'aveva assistito e a come gli aveva passato il naso sul collo... si schiarì la voce, cercando di mantenere un contegno e farsi passare la vampata che l'aveva colta -Ottimo- replicò piano, tornando al suo lavoro.
    Distrattamente ascoltò la sua domanda sulla quantità, fermandosi e voltandosi a guardare i due maghi, in attesa della risposta di Korko Nessuno, fondamentalmente, avrebbe rotto le palle e a lei tanto bastò per continuare a cogliere i fiori con estrema cura per non rovinarli, finché il professore non li richiamò, allontanandosi e invitandoli a fare lo stesso.
    Domande? Tantissime in realtà, ma nessuna che riguardasse il fiore ma preferì tacere e scuotere la testa, togliendo la maschera. Lasciò che la precedessero, mentre lei cercava la borraccia dentro la borsa, bevendone mentre ascoltava il quesito posto da Korko.
    Seriamente?? Sospirò.. doveva rispondere da Corva o una sintesi?
    -Acromantula: enorme ragno carnivoro ricoperto da peluria nera, intelligenza semiumana, può raggiungere i quattro metri. Caratteristico il ticchettio delle pinze quando è eccitato o arrabbiato. La femmina è più grande del maschio e depone fino a cento uova alla volta. Nota la presenza di una colonia in questi boschi, anche se è originaria del Borneo- ripose la borraccia nello zaino, sollevando poi lo sguardo sul bel prof e sul suo taciturno compagno d’avventura.
    -Ma la cosa più interessante è il veleno. Rarissimo da trovare, visto che è quasi impossibile estrarlo da un ragno vivo e asciuga rapidamente una volta che esso muore. Vale anche un sacco di soldi, 100 galeoni a pinta se non ricordo male- piegò la testa, interessata
    -Stiamo per provare ad estrarre il veleno di questa adorabile bestiola prof?- se era così, era ufficiale: non sarebbe uscita da quella foresta intera o viva.

    Edited by …Feyre… - 15/8/2023, 10:22
     
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    -Preferisco lasciare un simile giudizio nelle mani di una persona più competente quale è lei, Professore. Se quanto maneggiamo è così letale come sostiene, sono sicuro che nessuno dei due voglia rischiare l’incolumità della mia compagna per un mio errore di valutazione.-, non poté fare a meno di avere l’ultima parola al riguardo prima di tacere e procedere in disparte con la raccolta. La sola idea di avvicinarsi a quella ragazza tanto da poterne sentire l’odore lo infastidiva; per quanto era certo che il professore con quel “noi” si riferisse implicitamente a sé stesso si era sentivo in dovere di dilungarsi in una piccola precisazione. Per il gusto di irritarli allo stesso in modo in cui, via via che realizzava il vero motivo della sua presenza lì, cominciava a essere maldisposto nei confronti di quell’escursione. Al velato rimprovero del professore non poté fare a meno di trattenere un mezzo sorriso soddisfatto, tuttavia ritenne saggio non rispondere finché non fu la sua stessa compagna a sfilarsi la bacchetta dai capelli per impugnarla come avrebbe dovuto fare dal primo momento in cui avevano varcato la soglia di quella foresta. A quel punto gli sfuggì una mezza risata.
    -Il primo Corvo ad ascoltare il sibilo di un Serpente. Allora c’è ancora speranza per la vostra casata- sfrontato e arrogante, non si curò che la sua ironia potesse non essere gradita dalla ragazza. Solitamente avrebbe considerato oro il silenzio dei suoi compagni, ma quel giorno una serie di elementi inusuali lo esortavano a fare un’eccezione: la presenza della ragazza, i cui sguardi diretti al professore comunicavano quanto gradevoli reputasse le attenzioni contraccambiate; la presenza del professore, che ne aveva chiesto la collaborazione pur non avendone alcun bisogno oggettivo; tra tutte quella più importante, l’essersi prodigato in attenzioni non richieste mettendo al corrente sua madre di quanto accaduto a lezione con la Carter. Ma di questo avrebbero discusso a tempo debito, se e quando si fosse creata l’occasione giusta per farlo: adesso avevano un incarico da portare a termine. Quando si tolse la maschera e la ripose nella sacca di pelle in un contenitore ermeticamente sigillato per evitare che contaminasse gli altri oggetti al suo interno, Erik rimase in silenzio. Ci pensò la sua compagna ad esporre l’ovvio.
    -Se così fosse, occorrerebbe qualcosa di più convincente di una “E” da aggiungere al curriculum. Possibilmente proporzionale al numero di acromantule che troveremo nella colonia e alla fatica e al tempo che occorrerebbe per estrarre il veleno.-, al di là dell’ironia, Erik celava una profonda curiosità, pari solo alla sua diffidenza: non vedeva motivo alcuno per cui avrebbe dovuto sottoporsi a un rischio simile senza vederne alcun tornaconto vantaggioso per lui. I soldi non erano di suo interesse e in questi termini il gioco, dal suo punto di vista, non valeva la candela. In fondo non gli aveva ancora dato alcun motivo per fiancheggiarlo: rifiutando di firmare Korczak aveva mostrato di non essere uno di loro.
    -Cosa ricaveremmo da questa esperienza? A parte la sua gratitudine, che sarà sempre apprezzata naturalmente. Comprendo quanto un’opportunità come questa sia per noi irripetibile.-
     
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    - Bene per la seconda parte di risposta, signorina Starfoll, meno per la descrizione copiata pari pari dal libro di Cura delle creature magiche fornita poc'anzi.-
    Offro alla ragazza un'espressione forzatamente contrita, per appena qualche secondo.
    Non tanto a lungo da risultare caricaturale, questo no.
    Al massimo, per un tempo sufficiente a recarle ambi i messaggi da me intesi.
    Un vago rimprovero, il primo.
    Poiché una mente come la sua deve fare proprie le nozioni, e non limitarsi ad immagazzinarle così come sono.
    E una sana dose di volutamente personale punzecchiatura, il secondo.
    Perché si, così mi va.
    Strizzo appena un occhio alla corvonero, piegando anche impercettibilmente le labbra.
    Un sorriso appena visibile, mi caratterizza le labbra.
    - Forse. Posto che voi vi dimostriate in grado di farlo.
    Sia per abilità già vostre che, soprattutto,...-
    , volgo il capo in direzione del serpeverde, -...Per quelle di cui potreste far tesoro in questa nostra piccola gita fuori porta.
    Ammesso, e non di certo concesso, che vi mostriate disposti ad ascoltare ed eseguire alla lettera le mie istruzioni.

    Una lezione aggiuntiva per lei, ricca di potenzialità.
    E una prova per lui, utile a testarne qualità e personalità.
    In egual misura.
    Ed è proprio sul serpeverde che indugio, accogliendo le sue parole.

    ~ Ma sentilo, vuole qualcosa in cambio il tuo pupillo. Signore e signori, che arroganza. E cosa avrebbe mai fatto per meritarsi un compenso? Non è già abbastanza l'essercelo portato dietro? Non si accontenta di imparare qualcosa da ficcarsi in quella testa montata sul corpo di chi, per assolutissima, crede di essere l'unico ad avere il cazzo? Così tante aridle, tutti questi atteggiamenti, come fai a sopportarlo? Dai, fammelo incenerire. Pretendono, pretendono, pretendono...e si sono staccati ieri dalle poppe della loro Mangia-mamma.~
    - È tutto, Owen? -
    ~ Te l'ho già detto di baciarmi il culo, Drago, si? ~


    Alzo un sopracciglio, in risposta all'Irlandese.
    Lo scruto, lo osservò, e infine mi esibisco.
    In una perfetta imitazione dell'espressione più desolata immaginabile.
    - Dovete scusarmi, potrei essermi sbagliato.
    Ho pensato che l'esperienza stessa, in tali circostanze, fosse già un più che sufficiente ricavato di cui far tesoro. -

    Pormi una domanda simile, alla quale in altre sedi fornirei tutt'altra risposta.
    Davanti a lei.
    Una semplice studentessa disincantata.
    E brillante.
    Che non sà nulla dei miei affari, né probabilmente mai saprà.
    È un comportamento sconsiderato.
    Mosso solo dalla smania di sapere cosa lo attenderà alla fine del percorso.
    Tuttavia perché mai dovrei stupirmi, l'uomo non è forse così da sempre?
    La maggioranza degli esemplari della nostra specie, vive così.
    Osservando il dito, stoltamente, e non la luna che esso indica.
    - In ogni caso, c'è un incarico da svolgere. Ed io lo porterò a termine, con o senza la vostra compartecipazione.-
    Così dicendo, offro loro le spalle.
    Riprendendo la mia strada, con la sola mano destra alzata sopra il capo.
    - Se pensate che non ne valga la pena, conoscete la strada per tornare indietro. Nessuno vi giudicherà.-
    Con fredda noncuranza, incedo.
    Mantenendo un glaciale silenzio.
    E in esso mi crogiolo.
    Studiando e preparando.
    Ponderando e scegliendo, con precisione matematica, come si dovrà agire.
    Ogni movimento dovrà essere fluido.
    Perfetto. Coordinato.
    Non è il tipo raccolta nella quale è concesso il lusso di sbagliare.
    Essa riesce o conduce ad una morte quasi certa, senza mezza misura alcuna.
    Nemmeno mi accorgo di aver messo un piede dopo l'altro.
    Scostando fronde.
    Scavallando radici secolari.
    Tagliuzzando o eliminando ostacoli.
    Difatto, mi sorprendo nello scoprire che la luce del giorno pentra ancora dal tetto di alberi.
    Mezzodì dev'essere giunto, e anche passato.
    Le prime ragnatele a spirale, compaiono ai lati del selciato.
    Ora stiamo andando dritti verso di loro.
    Quando il mio orologio da polso, a questo punto, segna le quindici esatte.
    Solo qui mi fermo.
    D'un tratto, ascoltando il silenzio.
    E per la prima volta, finalmente, volgo il capo per accertarmi o meno della presenza dei due studenti.
    Questo è il momento ultimo, definitivo.
    Da qui in poi, non si potrà più tornare indietro in sicurezza.


    Edited by Elhaz - 14/9/2023, 23:05
     
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    Mise via la maschera, appendendola allo zaino per evitare contaminazioni e rimanendo quasi stupita dalla sua risata.
    Allora il ragazzo sapeva anche intrattenere una conversazione e ridere, incredibile.
    Alzò gli occhi al cielo -Ancora con questi cliché delle case? Io ascolto tutto e poi giudico se vale la pena seguire o no i consigli. Dovresti provare pure tu- un sorriso angelico le dipinse il volto. Non avrebbe ceduto alle sue provocazioni, non ne aveva proprio voglia, ma questo non poteva impedirle di usare la stessa moneta con lui.
    Effettivamente doveva dargli ragione, non potevano rischiare così tanto per nulla in cambio. E a lei due galeoni in più in tasca avrebbero fatto pure comodo… oltre al fatto che la sua E l’aveva già portata a casa.
    -Se va male sarà sicuramente irripetibile- rispose con sarcasmo -Ma vuoi mettere la gloria di dire a tutti che hai estratto il veleno da un’ Acromantula viva? L’eroe della magizoologia, verresti citato su ogni libro di testo- scherzò ma in realtà la curiosità di scoprire che diavolo c’era sotto a tutto quello la stava divorando. Alzò un sopracciglio, spostando lo sguardo tra i due maghi… le sembrava che ci fosse un qualcosa di non detto nei loro discorsi, sopratutto in quelli del Serpeverde… che si era persa? Scrollò le spalle, alla fine non erano affari suoi.
    Arricciò il naso davanti al lieve rimprovero di Korczak, arrossendo di nuovo al suo occhiolino. Si divertiva il prof a stuzzicarla. Bofonchiò qualcosa di poco sensato. Dannato lui.
    -Per l’amor del cielo- alzò gli occhi al cielo scuotendo la testa, riprendendo il suo cammino dietro il prof, senza perdere d’occhio O’Connel, non avrebbe rinunciato per niente al mondo. Korko sembrava aver fretta, visto come procedeva spedito e per stargli dietro inciampò diverse volte senza, fortunatamente, cadere.
    -Sai che significa che molto probabilmente dovremmo collaborare vero?- si rivolse a Rick; il lavoro di squadra non era il suo forte, preferiva di gran lunga fare da sola.. ma già durante la lezione di Difesa il lavoro di gruppo era stata la strategia vincente per uscire dall’armadio -Lo so che la prospettiva non è delle più rosee e molto probabilmente non ti va ma… potrei ascoltare i tuoi sibili se tu puoi ascoltare i miei gracchii, oltre alle sue istruzioni- propose, più che altro per sopravvivenza. Non era sciocca, sapeva che sia il prof che il serpentello potevano fornirle il supporto in caso di pericolo e loro stavano entrando nella tana del più peloso pericolo esistente. Si fermò dietro al prof, estraendo la bacchetta. Gli occhi indugiarono sulle ragnatele che costellavano il percorso, mentre un senso di disgusto e paura le pesava sullo stomaco, ogni cellula del suo corpo le gridava CORRI VIA DA QUI. Si guardò intorno, sentendosi improvvisamente osservata e scoperta, alla mercé di quei cazzo di ragni che sicuramente se ne stavano in agguato.
    -E ora?- sussurrò senza azzardarsi ad alzare la voce e s’immobilizzò quando, nel folto davanti a loro un ramo venne spezzato. Deglutì, la bacchetta stretta nel pugno, pronta a reagire
     
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    L’esperienza poteva essere una ricompensa più preziosa di qualsiasi altro bene e le cicatrici che gli solcavano la spalla costituivano di fatto un memento di quanto rapidamente poteva degenerare una situazione tranquilla come si presentava l’incursione nella foresta oscura. Se era vero che Korczak non lo aveva denunciato il suo silenzio non era sufficiente per beneficiare della fiducia di Erik. Il ragazzo faticava a inquadrarlo come persona: quando si accostava al pozionista non vedeva chiarezza di intenti, ancor peggio aveva l’impressione di parlare ogni volta con una persona diversa. Erik non era un ragazzo impaziente tuttavia l’assenza di progressi, unita all’irrequietezza avvertita dal primo passo solcato nella foresta, gli infondevano urgenza di allontanarsi da un pericolo imminente. I tentativi di Feyre per invogliarlo a fare squadra non sarebbero bastati a persuaderlo: nello scorgere negli occhi della ragazza una sensazione che aveva ravvisato in altri sguardi si domandò se la Corvonero non si sentisse in dovere di compiacere il Professore facendo qualsiasi cosa le venisse richiesta. Per quanto lo riguardava… avrebbero fatto a meno della sua presenza nell’esatto momento in cui avevano raggiunto la colonia delle acromantule.
    -Questa non è un’esercitazione.-, ribatté alla sua compagna con veemenza, testardo e inamovibile dalle proprie convinzioni.
    -E io ho una famiglia a cui dover tenere conto: piuttosto che espormi al veleno di quelle creature preferisco affrontare l’ira di mia moglie. Vi auguro un buon proseguimento. Con permesso-, commentò ironico, rivolgendole un occhiolino fugace per poi allontanarsi ripercorrendo il cammino a ritroso. Era certo che con un pizzico di fantasia almeno uno dei due rimasti non sarebbe rimasto dispiaciuto da quell’uscita di scena. Se di mezzo non ci fossero stati l’interesse e l’esigenza nel mantenere buoni rapporti a causa dei traffici di sua madre, Erik non avrebbe esitato un solo istante a fare realmente ritorno a scuola: non appena fu certo di non essere visto la prima cosa che fece fu nascondersi dietro gli alberi per mimetizzarsi con l’ambiente attraverso un desillibus non verbale. Riuscì ad avvicinarsi in sicurezza quel tanto da osservare da dietro alcuni cespugli un paio di acromantule in ricognizione davanti alla tana. Appena una delle due diede le spalle all’altra il ragazzo di Durmstrang colpì quest’ultima con la maledizione del controllo.
    -Seguimi senza far rumore-, il comando che poco dopo l’avrebbe vista seguirlo come un incantatore. Il sentiero dove l’aveva condotta era già stato battuto da Korczak e Feyre, non avrebbe presentato imprevisti. Almeno fin quando le altre acromantule, accorgendosi del mancato ritorno della loro sentinella, non fossero uscite in perlustrazione per cercarla.
    -Silencio-, Erik se ne garantì il silenzio, fondamentale per quanto intendeva farle: una serie di glacius congelarono i legamenti che consentivano la deambulazione del ragno, mentre il diffindo recise le pinze dalla mandibola rendendole impossibile qualsiasi attacco diretto. Prelevare un ingente quantitativo di veleno in quelle condizioni non sarebbe stato complicato ma Erik preferì non arrischiarsi a tardarsi e ne raccolse quanto bastava per riempire una ampolla. Il professore l’avrebbe trovata sulla propria scrivania non appena fosse rientrato, etichettata come fosse un qualunque compito extra svolto per interesse della materia.
     
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    - E ora, prendiamo ciò per qui siamo venuti.-
    Volto appena il capo, quanto basta per osservare alle mie spalle.
    Com'era prevedibile, il ragazzo ha dato forfait.
    Troppo mal disposto per fidarsi.
    Troppo orgoglioso per seguire degli ordini.
    Troppo stupido, forse, per concedersi l'occasione di imparare qualcosa in più.
    - Saremo di nuovo io e te a quanto pare, Feyre, pensi di poterlo fare?-
    Estraggo la bacchetta e la affianco, sorridendo con capacità al suo sguardo.
    Io ho un compito, e una commissione.
    La svolgerò, come già detto, da solo o accompagnato.
    Per me non fa differenza.
    - Se ti fiderei di me, usciremo di qui interi e più arricchiti.
    Sotto ogni punto di vista.-

    Le sfioro il viso con la punta dell'indice.
    Nel tentativo di calmarla, ovviamente.
    Con un po' di quello che, credo, le persone chiamino "supporto morale".
    I rami continuano a scricchiolarci intorno.
    Noi avanziamo, circondati dalla bolla magica che io stesso ergo a nostra protezione.
    Intravedendo le figure aracnidee nell'oscurità e, dal canto mio, ignorandole.
    - Il veleno di questi "cuccioli", sarebbe utile come un grinzafico già spremuto.
    A noi serve un esemplare adulto, completamente formato. Confringo! -

    Un tonfo, il corpo del primo ragno si contorce dinanzi a noi.
    Prima di spirare.
    Segnato dall' esplosione, e avvolto tra le fiamme.
    Il puzzo della sua peluria, acre, appesta l'aria.
    Ha tentato di attaccare, ricevendo in cambio la naturale conseguenza.
    Poiché ogni azione sconsiderata, per sua stessa natura, ne reca con sé.
    - Gli esemplari giovani, sono vulnerabili al fuoco e agli schiantesimi più potenti.
    Sono, in effetti, semplici da affrontare.
    Colei, o colui, che noi cerchiamo invece, sarà ben più ostico.-

    A contatto con il nostro scudo, innumerevoli fili di ragnatela si sciolgono all'istante.
    Illuminando, pallidamente, il sentiero.
    L'umidità ci avvolge, così come un repentino freddo inaspettato.
    Per non parlare del puzzo.
    Il quale, ad ogni metro, si intensifica.
    Fattore, questo, indice del nostro avvicinamento al bersaglio designato.
    Non se ne parla spesso, specialmente sui libri, tuttavia un acromantula adulta, puzza.
    E tanto.
    Fetendo di morte e marcescenza.
    - Potresti vedermi usare pratiche poco ortodosse oggi, ragazza.
    Conto sulla brillante genialità che hai mostrato in precedenza, pertanto riporró una certa fiducia nella tua discrezione.
    Mi raccomando, osserva tutto ciò che accadrà, né uscirai più erudita di prima.

    L'ingresso di una grotta, si para dinanzi a noi.
    Ecco dove dovremo inoltrarci, verso l'ignoto.
    Pronti a ricevere il nostro premio, combattendo anche in nome della sua formazione "accademica".
    E, soprattutto, del mio tornaconto.
    - I ragni, proteggeranno il loro capo.
    Alcuni si apposteranno, pronti a saltarci addosso.
    Altri saranno più che disposti all' attacco frontale.
    Dovremo isolare il bersaglio, neutralizzandolo solo dopo averlo fatto prima con tutti gli altri.
    Cercheremo di non uccidere, poiché una fonte lasciata intatta potrà rivelarsi utile in futuro.
    Sei pronta?-
     
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    Alzò un sopracciglio alla parola “moglie”. Che stava dicendo? Era sposato?! Ma quanti anni aveva Rick?! -Dai aspetta..- fece un passo per seguirlo, ma si fermò accigliata. Strano che mollasse così, non aveva senso.
    -Penso di avere più palle di lui a questo punto- disse soprappensiero, voltandosi e alzando il volto per vedere quello del prof al suo fianco -Mi fido abbastanza di te da sperare di uscirne viva- visto che lui era passato al “tu” si adeguò, prima di arrossire al suo tocco. Di certo se faceva a quel modo sarebbe morta per combustione interna. Scosse la testa per allontanare tutti i pensieri inutili, doveva rimanere concentrata mentre avanzavano riparati dal suo scudo, anche se la paura le stringeva lo stomaco tanto da spingerla a stargli praticamente appiccicata. Sussultò quando il ragno davanti a loro passò a miglior vita in modo abbastanza cruento e schifoso, facendole fare una smorfia di disgusto.
    -Se questi sono “cuccioli”, non oso immaginare mammina e papino- rabbrividì
    Si limitò ad ascoltare le sue spiegazioni, osservando le ragnatele disfarsi contro la barriera che li avvolgeva. Al contrario di lei, Korko sembrava tranquillissimo in quel momento, come se stessero andando a farsi una bevuta e non incontro ad un ipotetica morte.
    Si tappò il naso, sicura che quel miasma soffocante le sarebbe rimasto addosso per giorni.
    -Se serve ad uscire da qui integri, usa tutte le pratiche che vuoi- commentò piano, osservando la grotta oscura che si presentò davanti a loro. Prese un respiro enorme, buttandolo fuori piano, pensando a cento motivi per cui darsi alla fuga e cento motivi per rimanere.
    Le istruzioni di Korko erano chiare e precise -Ok, isolare, neutralizzare e non uccidere- era pronta? Le venne quasi da ridere -No, non sono assolutamente pronta, ma ormai ci siamo e non mi tirerò di certo indietro- si stava decisamente cagando sotto -Solo… non lasciarmi morire per favore, non troveresti facilmente un’altra studentessa brillante come me- provò a scherzare per calmarsi, ma alla fine fece un passo verso l’ingresso e il buio li circondò.
    Sotto le suole qualcosa scricchiolò in modo sinistro, ma non osò abbassare lo sguardo, la bacchetta davanti a se illuminava debolmente la via, mentre il battito accelerato del cuore le rimbombava nelle orecchie. Sbucarono in uno spazio completamente invaso da ragnatele, poca luce filtrava da un buco nella volta della grotta, anche questa tappezzata di filamenti. Il tanfo serrava la gola li dentro, accentuato dall’ambiente soffocante e umido. Poteva quasi ricordare una foresta tropicale
    -Prof… credo che sia una lei- la voce le uscì più acuta del previsto, mentre un ticchettio sinistro precedette l’enorme creatura che si profilò davanti a loro, grande il doppio di quelle che emersero da ogni anfratto visibile e non, sbucando da una sorta di buco infernale fatto di fili, una grotta nella grotta.
    Merda merda merdaaaaaaa.
    La “Madre” di quelle bestie si fermò davanti all’entrata della sua tana, iniziando a ticchettare le tenaglie in modo strano, ottenendo in risposta altri ticchettii dai “figli”, che era tanti… troppi, e quando capì cosa stavano facendo le si drizzarono i capelli. Sapeva che erano intelligenti, ma non si aspettava quello
    -Stanno comunicando- mormorò
    Voltò la testa di scatto, sentendo ticchettare le zanne di un ragno a pochi metri da lei. Che diavolo si stavano dicendo? Sicuramente si stavano chiedendo se mangiarli subito o metterli in dispensa. Ma la conversazione in ragnese durò poco. Due schiocchi più forti del boss e l’intera nidiata si mosse… evidentemente la Madre doveva aver dato l’ordine di attaccare e quei mostri pelosi si gettarono contro di loro. L’adrenalina le diede lo scatto giusto per difendersi e colpire
    -Arania Exumain!- esclamò, portandosi più vicina a Korczak mentre alcuni ragni venivano spazzati via dall’incantesimo
    -Everte statim- un nuovo colpo, unito a quelli che lanciava il prof, altri ragni a zampe all’aria -Cosa vuoi fare di preciso per mettere lei fuori gioco?- gli chiese, mentre continuava a bombardare quelle bestie senza però ucciderle, come aveva richiesto lui
    -Glacius!- una decina di ragni si trasformarono in ghiaccioli pelosi, quasi carini da vedere. Il panico la teneva vigile e si spostò in tempo per non finire tra le tenaglie di un aracnide, ma per il momento riusciva a tenerli sotto controllo
     
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    [font=times]- Te lo concedo.
    Ne altrettanto interessante, bisogna arrendersi all'evidenza.-

    Un'asserzione.
    L'ultimo sorriso sghembo riservato a lei.
    E a lei soltanto.
    Poi è battaglia.
    Avanzo imperturbabile, con lo scudo eretto su di noi.
    Non temo i ragni, poiché anche loro possono sanguinare.
    Esattamente come me. Come noi.
    Ne schianto e neutralizzò una dozzina, senza battere ciglio.
    Devono capire.
    Sapere che qui, in casa loro, siamo noi la minaccia.
    L'orso ha messo il muso nell' alveare.
    E consumerà tutto il miele.
    Noncurante, dopotutto, delle punture inferte dalle operaie.
    - Come vedi, queste creature vivono in spazi angusti e bui. -
    Il mio commento è tanto freddo quanto, in via del tutto esclusiva, personale.
    Pronunciato in tono confidenziale.
    Non dissimile da come apparirebbe altrove.
    In un aula popolata solo da noi due, ad esempio.
    Oppure, alternativamente, tra le coperte di un letto preso a nolo.
    Per qualche ora, e quella soltanto.
    - Difatto, sono la luce e il fuoco che temono.-
    Chiudo gli occhi, appellandolo tacitamente.

    Oh si, stramaledetto cazzo! Era ora!
    Signore e signori, ragazzi e ragazze, benvenuti allo spettacolo del F.F! Che sta per "Fottuto Fachiro", qualora ve lo steste chiedendo.
    Mi raccomando, gustate i nostri snack! I quali, da qui a poco, prevederanno zampe di ragno abbrustolite e crocantissimi occhi flambè.
    Dunque, miei piccoli topolini da tastiera, vi sono mancato? Lo so, perdonatemi. Io non ho colpe. La testolina di cazzo che, da quanto ho capito, muove tutti noi era troppo impegnato a crogiolarsi nei cazzi suoi per degnarsi di mettere insieme due verbi e quattro locuzioni sensate. Però hey, capita! Per Merlino, ovviamente io gli staccherei la testa, la brucerei ben benino e poi la appenderei sulla porta, però capita! Capiamolo, suvvia!
    Detto ciò, non vedo perché si debba perdere altro tempo.
    Potremmo stare qui a descrivervi per filo e per segno, magari con una linea di dialogo, le azioni che compirò nell' immediatezza. Però a quanto pare ci pesa il culo, quindi facciamo conto che ho lanciato un bel lumos maxima non verbale come antipasto e non se ne parla più.
    ~ Mia cara ragazza, non trastulliamoci ulteriormente.
    Dobbiamo isolarla, ed è imparativo farlo il prima possibile. ~
    , comunque quell'altro lo imito sempre da dio, non c'è che dire, ~ Regolohov!~
    E sbadabim e sbadabam, e sbadabim e sbadabam, in un attimo tre quarti dei ragni fuggono col culo in fiamme e l'ordine è ristabilito in via Giovanni da Proc...nella foresta proibita. Si, proprio quello volevo dire.
    ~ Tieni a bada gli altri, devo convincere un attimino la padrona di casa a collaborare. ~
    Punto la nostra bacchetta in direzione della matriarca, cercando per qualche istante di capire, esattamente, a quale occhio mirare. ~ Imperio! ~, sussurro trai i denti cosicché la ragazza non possa sentirmi. La cautela, come dice quell'altro, non è mai troppa.
    Manda i tuoi figlioletti a nanna mammina, dì loro che va tutto bene. Non devono stare in pena, nessuno di voi morirà.
    La creatura schiocca le tenaglie a spron battuto, e già solo il rumore prodotto dalle medesime, in altre situazioni, sarebbe sufficiente a farmela uccidere sul colpo per il fastidio. Ma non oggi però, no, devo fare il bravo. Ne va della mia quieta convivenza con il """buon""" signor Dragomir. Lui, e la sua smodata passione per la patatina giovane.
    E adesso, mia cara amica cicciona e pelosetta, fai conto di addormentarti, per molto tempo, dopo il prossimo schiantesimo. Le ficco un everte statim dritto sul muso, e questa cade a terra manco l'avesse colpita un infarto fulminante. Che attrice signori, che performance, direi da oscar a mani basse.
    Ok mio caro, tocca di nuovo a te.
    E, per cortesia, vedi di scopartela entro il prossimo mese questa qui. Perché, che tu ci creda o meno, quando hai i coglioni pieni, soffro anche io. Grazie.

    Poco ortodosso come sempre.
    E decisamente meno cauto.
    Non che mi aspettassi altro.
    - Feyre, è svenuta.
    I suoi figli e figlie si rintaneranno per la paura, vieni.

    Il nostro premio, sfugge direttamente dalle protuberanze mandibolari della bestia.
    Difatto, ne ha secreto molto in previsione di ciò che sarebbe potuto essere.
    - Ora seguimi passo per passo, e ripeti lo stesso con l'altra tenaglia.
    Le ghiandole velenifere sono sul collo, in corrispondenza della mandibola.
    Prendi le ampolle, poi premi.
    È una semplice mungitura infondo, se sai come muoverti. -

    Prelevo il necessario nella metà del suo tempo, soffermandomi poi su di lei.
    Sui suoi capelli.
    Le curve.
    Le cosce scoperte e sporcate di terriccio in seguito alla battaglia.
    Istintivamente, una mano raggiunge la sua guancia e le scosta i capelli dal viso.
    C'è una parte di me, che vuole guardala.
    Così come, dopo un lungo lavoro, si guarda una pozione perfettamente riuscita.
    E, forse, in modo anche più interessato.
    Nonché carico di bramosia.
    - Non sei ferita, dico bene? È tutto...ok? -
    "Ok." Quanto odio questa parola idiota.
    La trovo priva di significato, o stile.
    Questo di solito, almeno.
     
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