Osserva, Potresti imparare qualcosa.

Pt. Uno.

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  1. - Drago. O.F.
     
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    - Bene per la seconda parte di risposta, signorina Starfoll, meno per la descrizione copiata pari pari dal libro di Cura delle creature magiche fornita poc'anzi.-
    Offro alla ragazza un'espressione forzatamente contrita, per appena qualche secondo.
    Non tanto a lungo da risultare caricaturale, questo no.
    Al massimo, per un tempo sufficiente a recarle ambi i messaggi da me intesi.
    Un vago rimprovero, il primo.
    Poiché una mente come la sua deve fare proprie le nozioni, e non limitarsi ad immagazzinarle così come sono.
    E una sana dose di volutamente personale punzecchiatura, il secondo.
    Perché si, così mi va.
    Strizzo appena un occhio alla corvonero, piegando anche impercettibilmente le labbra.
    Un sorriso appena visibile, mi caratterizza le labbra.
    - Forse. Posto che voi vi dimostriate in grado di farlo.
    Sia per abilità già vostre che, soprattutto,...-
    , volgo il capo in direzione del serpeverde, -...Per quelle di cui potreste far tesoro in questa nostra piccola gita fuori porta.
    Ammesso, e non di certo concesso, che vi mostriate disposti ad ascoltare ed eseguire alla lettera le mie istruzioni.

    Una lezione aggiuntiva per lei, ricca di potenzialità.
    E una prova per lui, utile a testarne qualità e personalità.
    In egual misura.
    Ed è proprio sul serpeverde che indugio, accogliendo le sue parole.

    ~ Ma sentilo, vuole qualcosa in cambio il tuo pupillo. Signore e signori, che arroganza. E cosa avrebbe mai fatto per meritarsi un compenso? Non è già abbastanza l'essercelo portato dietro? Non si accontenta di imparare qualcosa da ficcarsi in quella testa montata sul corpo di chi, per assolutissima, crede di essere l'unico ad avere il cazzo? Così tante aridle, tutti questi atteggiamenti, come fai a sopportarlo? Dai, fammelo incenerire. Pretendono, pretendono, pretendono...e si sono staccati ieri dalle poppe della loro Mangia-mamma.~
    - È tutto, Owen? -
    ~ Te l'ho già detto di baciarmi il culo, Drago, si? ~


    Alzo un sopracciglio, in risposta all'Irlandese.
    Lo scruto, lo osservò, e infine mi esibisco.
    In una perfetta imitazione dell'espressione più desolata immaginabile.
    - Dovete scusarmi, potrei essermi sbagliato.
    Ho pensato che l'esperienza stessa, in tali circostanze, fosse già un più che sufficiente ricavato di cui far tesoro. -

    Pormi una domanda simile, alla quale in altre sedi fornirei tutt'altra risposta.
    Davanti a lei.
    Una semplice studentessa disincantata.
    E brillante.
    Che non sà nulla dei miei affari, né probabilmente mai saprà.
    È un comportamento sconsiderato.
    Mosso solo dalla smania di sapere cosa lo attenderà alla fine del percorso.
    Tuttavia perché mai dovrei stupirmi, l'uomo non è forse così da sempre?
    La maggioranza degli esemplari della nostra specie, vive così.
    Osservando il dito, stoltamente, e non la luna che esso indica.
    - In ogni caso, c'è un incarico da svolgere. Ed io lo porterò a termine, con o senza la vostra compartecipazione.-
    Così dicendo, offro loro le spalle.
    Riprendendo la mia strada, con la sola mano destra alzata sopra il capo.
    - Se pensate che non ne valga la pena, conoscete la strada per tornare indietro. Nessuno vi giudicherà.-
    Con fredda noncuranza, incedo.
    Mantenendo un glaciale silenzio.
    E in esso mi crogiolo.
    Studiando e preparando.
    Ponderando e scegliendo, con precisione matematica, come si dovrà agire.
    Ogni movimento dovrà essere fluido.
    Perfetto. Coordinato.
    Non è il tipo raccolta nella quale è concesso il lusso di sbagliare.
    Essa riesce o conduce ad una morte quasi certa, senza mezza misura alcuna.
    Nemmeno mi accorgo di aver messo un piede dopo l'altro.
    Scostando fronde.
    Scavallando radici secolari.
    Tagliuzzando o eliminando ostacoli.
    Difatto, mi sorprendo nello scoprire che la luce del giorno pentra ancora dal tetto di alberi.
    Mezzodì dev'essere giunto, e anche passato.
    Le prime ragnatele a spirale, compaiono ai lati del selciato.
    Ora stiamo andando dritti verso di loro.
    Quando il mio orologio da polso, a questo punto, segna le quindici esatte.
    Solo qui mi fermo.
    D'un tratto, ascoltando il silenzio.
    E per la prima volta, finalmente, volgo il capo per accertarmi o meno della presenza dei due studenti.
    Questo è il momento ultimo, definitivo.
    Da qui in poi, non si potrà più tornare indietro in sicurezza.


    Edited by Elhaz - 14/9/2023, 23:05
     
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