Osserva, Potresti imparare qualcosa.

Pt. Uno.

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    Socchiuse gli occhi di fronte al suo “Tieni a bada gli altri” come se fosse semplice!
    Maledetti ragni, non finivano più.
    Non smetteva di lanciare una serie infinita di incanti, mirando ovunque, mentre lui se a vedeva con la signora della grotta. Iniziava ad essere anche stanca, non era abituata a sostenere un ritmo così alto di incantesimi, più tutta la camminata fatta dalla mattina presto… ma non avrebbe ceduto nemmeno sotto tortura.
    Un ragno le si avvicinò con le zampe davanti alzate, la mandibola ben in vista. Fece un passo indietro per evitare che la raggiungesse, inciampando su un qualcosa e cadendo sul sedere, rotolando via da sotto quelle fauci schifose -Everte statim!- la bestiaccia volò via, andando a sbattere contro la parete della grotta.
    Si tirò su velocemente, con l’adrenalina che le scorreva sempre più veloce, osservando lo squarcio nei pantaloni con una smorfia. In più le bruciava ogni parte del corpo, il giorno dopo avrebbe avuto più lividi che tatuaggi. Ma non era il momento di pensare a come si era ridotta, si rimise in posizione d’attacco, pronta alla nuova ondata di ragni
    Ma arrivò la calma… non aveva seguito le azioni di Korko, troppo impegnata a salvarsi da quelle cose pelose, ma la Madre ora giaceva per terra, stordita. Non voleva nemmeno sapere come aveva fatto il prof a stenderla
    Con un po’ di affanno lo raggiunse, osservando l’aracnide con sospetto, temendo di vederla scattare da un momento all’altro. Dea, da vicino era ancora più disgustosa e puzzolente… che schifo.
    Prese le ampolle che il prof le tendeva, seguendo i suoi movimenti e ripetendoli passo per passo, cercando di non vomitare mentre premeva la mano contro quel corpo ispido e attenta a non toccare nemmeno per sbaglio il veleno o a ferirsi; era sopravvissuta fino a quel momento anche se un po’ ammaccata e voleva tornarsene a casa viva
    Raccogliere gli ingredienti non era semplice, per nulla.
    -Non avevo mai sentito quell’incantesimo…Regolohov?- chiese dopo qualche minuto di silenzio. Era nella sua natura essere curiosa, sopratutto di fronte ad una magia del tutto sconosciuta come quella.
    Stava chiudendo l’ultima ampolla, ringraziando silenziosamente il cielo per la fine di quel lavoro disgustoso, quando la mano di lui le sfiorò nuovamente il volto, scostandole i capelli sfuggiti dalla coda durante il combattimento, facendola avvampare
    Si voltò verso di lui, sbattendo leggermente gli occhi, sorpresa dal suo tono.
    Sembrava sinceramente preoccupato
    -E’… è tutto ok…. sto bene- disse alla fine, anche se l’adrenalina che aveva in circolo iniziava a scemare, facendole piombare addosso tutta la stanchezza, la paura e un leggero tremore
    -Solo qualche graffio e sicuramente domani avrò qualche livido- lo rassicurò, concedendosi un leggero sorriso per nascondere tutto quello che le passava per la testa in quel momento -E tu... stai bene?- ad una prima occhiata sembrava di si, anzi sembrava fresco come una rosellina
    -Possiamo andarcene da qui ora?- domandò speranzosa, voleva uscire da quel posto infernale e lasciarselo alle spalle il più velocemente possibile

    Edited by …Feyre… - 6/11/2023, 11:21
     
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    - Non mi sorprende.-
    La mia replica, è pacata.
    Non ho remori nel nascondere la natura di tale incanto.
    Perché dovrei, dopotutto?
    Perché è: "Magia oscura"?
    Perché: "Non si dovrebbe usare?"
    Perché: "Uno studente non dovrebbe assistere?".
    Queste, tutte queste, sono scuse.
    Agire in quel modo ci ha appena salvato la vita, fine.
    - Appartiene ad una branca complessa della magia, la quale richiede molto esercizio e una non trascurabile capacità di controllo della stessa."
    Finisco il mio lavoro, e punto lo sguardo su di lei.
    Ancora una volta, come spesso succede.
    - Non mentirmi.
    Perfino se non fossi così abile nell' osservare, e lo sono, capirei che ti trovi in un vago stato di shock.
    Il leggero tremore nella tua voce ti tradisce, Feyre.-

    La assisto nel riporre i suoi campioni, sfiorandole la pelle volutamente di tanto in tanto.
    Seguitando, di sottecchi, ad osservarla quando ho piacere a farlo.
    - I-io? -
    Non ho quasi più ricordi di ciò.
    Non sono nemmeno sicuro che una domanda simile mi sia mai stata posta prima.
    Non con questo tono almeno, così sincero.
    È una sensazione strana.
    Quasi prevaricatrice, da un lato.
    L'idea di condividere il mio sincero stato d'animo, mi indispone.
    D'altra parte, tuttavia, c'è qualcosa di "piacevole" nel suo tono di voce.
    Qualcosa di inconsueto per il sottoscritto.
    - Io vivo per questo.
    Quindi si, non sono mai stato meglio di così.
    E ancora si, andiamocene.-

    Alzo lo sguardo, scrutando attorno.
    Dapprima noto che la luce attraverso gli alberi è drasticamente calata.
    In seguito, individuo la corretta direzione da imboccare.
    - È tardi, e non possiamo smaterializzarci qui.
    Per decisione del preside, l'intera foresta è coperta dagli stessi incantesimi di protezione del castello.
    Temo che dovremo allontanarci dal pericolo a piedi, e passare la notte qua dentro.-

    Così dicendo, le indico il nord-est.
    Procedendo in quella direzione, verosimilmente, domani saremo sulla strada di Hogsmeade.
    Le cammino dietro per una buona mezz'ora, con tranquillità.
    Offrendomi, di tanto in tanto, di aiutarla.
    A scavalcare una radice o, altresì, nel guadare un piccolo torrente.
    Giungiamo in una radura, un raggio di luna le illumina la nuca.
    - Fermati.-
    Asserisco con particolare enfasi sull'accezione imperativa.
    - Stai sanguinando.-
    Sul retro del collo, appena sotto la nuca.
    Una macchia appiccicosa le si è allargata sul vestiario.
    Poso lo zaino e getto la tenda, ergendola con la bacchetta.
    Un fuoco compare e scoppietta davanti al nostro "accampamento".
    Mentre io, appello una boccetta dotata di contagocce.
    Le faccio ceno si sedersi, poi mi inginocchio alle sue spalle.
    - È essenza di dittamo.
    L'ho preparata io stesso.
    Sbottonati e abbassa la camicia sulle spalle, brucerà un po'.-

    Le sposto i capelli, osservando la lacerazione posta al centro delle sue scapole.
    Non le intaccherà i tatuaggi, diciamo, per giusto qualche millimetro.
    Approfitto del momento, per sfiorarle il collo con la punta del naso.
    Il profumo della sua pelle imperlata, quasi, fa vacillare il mio ferreo autocontrollo.
    - Lacerazione superficiale.
    Non causata dalle acromantule.-

    Asserisco a mezzo centimetro dal suo orecchio prima di ritrarmi repentinamente.
    - Il dittamo ha rimarginato la ferita. Non avrai cicatrici.
    C'è un bagno dentro, se vuoi lavarti. E un letto...-

    Esattamente, un letto solo.
    A questo punto, mi trovo di fronte ad un bivio.
    Frustrante.
    Soprattutto per chi, come me, è abituato ad avere ciò che vuole.
    Indipendentemente dalle conseguenze.
    Devo scegliere se comportarmi da professorre, e lasciare che lei giaccia da sola.
    O da Dragomir, e tentare di infilarmi prima sotto le coperte e poi, con un po' di fortuna, fra le sue cosce.

    Però...delicato il ragazzo.
     
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    La spiegazione sulla magia fu basilare e semplice, tipica risposta da Korko, per cui non chiese ulteriori informazioni ma si limitò ad annuire leggermente, accontentandosi.
    -N-non sto ment-tendo- disse poco convinta -Starò b-bene tra poco- controllò il suo tremore, cercando di nascondere il più possibile il suo stato attuale. Non era shock… ok forse solo un po’. Non era da tutti entrare dentro la tana di quelle bestie, sopratutto alla sua età.. Ma ne era uscita viva, poteva ritenerla una grande vittoria e un aggiunta al suo curriculum.
    A distrarla fu però il suo di tono sorpreso, come se non si aspettasse quella domanda da lei.
    E una domanda le giunse spontanea nella mente: da quanto nessuno si preoccupava per lui? Qualcuno si era mai preoccupato per Korkzak? Non diede voce a quei quesiti, ma un tarlo le picchiettava nel cervello adesso.
    La sua risposta non la sorprese, si vedeva che era abituato a certe situazioni, non per nulla aveva l’esperienza dalla sua
    Si sfregò le braccia, sentendosi subito più sollevata mentre le indicava la direzione da seguire, ma non si aspettava certo che fosse già così buio fuori dalla tana dei ragni, rendendo la foresta un luogo ancora più tetro
    Era preparata per passare la notte fuori, aveva previsto quella possibilità, quindi non si meravigliò -Va bene- si limitò a rispondere, preparandosi a camminare ancora. Osservò lo zaino, non avrebbe avuto la forza di portarlo per tutto il tragitto sulle spalle, quindi estrasse la bacchetta e lo ridusse alle dimensioni di un marsupio, legandoselo alla meglio in vita, e s’incamminò in silenzio.
    Mentre faceva da apri pista continuava a rimuginare sulla natura del prof dietro di lei, sempre più sorpresa da alcune piccole premure che aveva nei suoi confronti, nonostante per la maggior parte del tempo si dimostrasse distaccato.
    Fu dopo qualche tempo che la voce dell’uomo ruppe il silenzio, intimandola di fermarsi, il tono che non ammetteva repliche
    Obbedì immediatamente, irrigidendosi in attesa di chissà quale pericolo, scrutando la foresta intorno a loro
    “Stai sanguinando”
    Come? Lei non sentiva nessun dolore in realtà… portò d’istinto una mano alla nuca, dove adesso sentiva un leggero formicolio e sentendo la viscosità del sangue sulla pelle, ritrovando poi le punte delle dita macchiate mentre le osservava alla luce della luna
    -Oh- commentò pulendo la mano sulla camicia -Devo essermi ferita quando sono caduta sulla schiena- non stava nemmeno parlando con lui, lo asserì e basta mentre osservava la tenda ergersi davanti a lei, insieme ad un piccolo fuoco scoppiettante. Sciolse il “marsupio” e riportò lo zaino alla grandezza originale. Forse doveva tirare fuori anche la sua di tenda… o forse no.
    Si erano fermati in una radura, che per qualche istante le ricordò fin troppo quelle dei suoi boschi, su ad Inverness. Pulita e molto probabilmente perfettamente circolare. Sospirò, non doveva indugiare nei ricordi di casa proprio ora.
    Trovò un sasso piatto e si sedette seguendo il suo cenno
    -Quale onore- mormorò, sbottonando la camicia e abbassandola forse più del necessario, cercando di non pensare al fatto che provava un vago senso di dejà vù in quel momento, mentre sentiva la lievissima carezza sul collo, evitando di appoggiarsi a lui
    Che frustrazione, essere così vicini e non poterlo nemmeno toccare.
    Fece una piccola smorfia quando il dittamo toccò la pelle lesa, ma non fiatò
    -Anche perché, in tal caso sarei morta da un pezzo- il veleno delle acromantule era istantaneo, non lasciava scampo
    Non tirò su la camicia, mentre si voltava con tutto il corpo verso di lui, per guardarlo -Peccato, avrei avuto un ricordo di quanto sono stata tosta la dentro- scherzò, osservando i suoi occhi azzurri, per una volta al pari con i suoi.
    Era maledettamente bello e il suo corpo era un maledetto traditore.
    L’idea del bagno era allettante, ma poi lui precisò che il letto era solo uno…. e sembrò quasi che quelle parole rimanessero sospese tra loro.
    -Il bagno è una proposta interessante…- affermò, sbottonando completamente l’indumento ormai lurido e togliendolo, rimanendo coperta solo dal reggiseno e dai suoi tatuaggi -Ma… mi chiedo... è abbastanza grande per entrambi? Così sai, sarebbe un grande risparmio d’acqua non credi?- gli ormoni presero il sopravvento, rinchiudendo la sua parte razionale in uno stanzino buio e privandola di qualsiasi buon senso, facendola sporgere verso di lui per baciarlo, non proprio castamente, e rendendo chiare le sue intenzioni. Ok, doveva essere impazzita del tutto, ma erano mesi che voleva farlo e quale miglior occasione?
    Si scansò quanto bastava per parlare, la pelle che le pizzicava dal suo accenno di barba
    -Per quanto riguarda il letto… se non russi possiamo anche condividerlo Dragomir- sussurrò con malizia.
    Al diavolo tutto, aveva bisogno di rilassarsi un po’ dopo tutto quello che era successo… e poi… quello che succedeva nella foresta, rimaneva nella foresta.

    Edited by …Feyre… - 27/11/2023, 22:49
     
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    Se lei sapesse chi sono, davvero.
    O per meglio dire: chi noi siamo.
    Di tutti crimini contro l'umanità.
    La società.
    La natura.
    Il buon senso e il buongusto.
    Se, ora, né fosse al corrente...
    Sarebbe comunque così a suo agio in mia presenza?
    Io non credo.
    Inoltre, mentre il fuoco divampa, mi chiedo: sto agendo bene?
    È savio, per la mia persona, tutto questo?
    Mostrarmi vagamente umano, come tutti gli altri.
    Interessato ad una persona, offrire il fianco.
    Mi gioverà tutto questo, o giocherà contro di me?
    In sintesi, posso espormi a qualsivoglia rischio per una scopata?
    Inarco il labbro superiore.
    Un po' per ciò che accade, un po' perché infine realizzo.
    Realizzo che, ad ora, di tutto ciò non mi curo.
    Non me ne frega proprio un cazzo.
    Ho sempre avuto questa debolezza.
    In fin dei conti, non mi ha mai nuociuto.
    Poco importa che per lei bruci più del solito, non lo farà nemmeno adesso.
    La mia osservazione lasciata volutamente sospesa, segna la fine.
    Il gioco del tira e molla tra noi, decade totalmente.
    La sua carne, infine, cede.
    E la mia, invero, fa lo stesso.
    - Vero.
    E sarebbe un ottimo risparmio, anche, lavarsi una volta sola. Dopo. -

    Afferrò i suoi fianchi, issandola su di me.
    Con decisione, certo, seppur diversa dal solito.
    Normalmente userei una donna per i miei sfizi, e basta.
    Come, per tutta la mia esistenza, ho fatto.
    Stavolta però... qualcosa è diverso.
    Da lei voglio del sesso, certo.
    Però lo voglio di più.
    Con tutto me stesso, come se lo aspettassi da decadi.
    - Perché suderai di nuovo. Te lo garantisco.-
    Le nostre labbra si incrociano.
    Qualcosa, attorno alle reni, mi si infiamma.
    Percorro la sua spina dorsale con le dita, della destra.
    I gancetti saltano, scoprendole il petto.
    Ed esso, oggettivamente, è un capolavoro.
    Alzo la temperatura, afferrandole un seno.
    - Russare?-
    Quesisco, con tono ampiamente retorico.
    - Ciò implicherebbe di dormire.
    E, credimi, entrambi potremo finire per farlo poco o niente.-

    Mi sfilo le scarpe, con l'ausilio dei soli piedi.
    Abbandonandole sull'erba.
    Il giubbino estivo cade poco dopo.
    Lasciandomi con la sola canottiera, e in completa balia degli istinti.
    Stringo le sue natiche.
    Alzandomi, con le sue gambe strette attorno a me.
    Il percorso da fuori a dentro è breve.
    Sull'uscio, però, mi fermo.
    Giusto un istante.
    Il tempo necessario, insomma, per afferrarle con capacità i capelli all'attaccatura.
    Guidando il suo capo a piegarsi, di lato.
    Cosicché il suo collo rimanga esposto, per cader vittima delle mie attenzioni.
    Lo sfioro.
    Lo solletico.
    E lo bacio, con bramosia.
    Il già citato letto, è qui solo per noi.
    La affido al materasso, riempiendomi gli occhi con il suo corpo.
    Per più di un secondo, in tutta onestà.
    La sua fisicità già maledettamente invitante, risalta grazie ai tatuaggi.
    Disegni perfetti e fini, che ne esaltano le curve.
    -Concedimelo Feyre...-
    Ribatto, afferrandole i pantaloni sull'incavo della vita.
    Tirando verso il basso, per poi sfilarglieli dalle caviglie.
    Prendendomi anche le sue stesse confidenze.
    Sia per tono, che per naturalezza.
    Chiamandola per nome, con la voce resa roca dall' eccitazione.
    Giusto per metterla al corrente.
    Farle capire che no, ora non mi darà fastidio se lei farà lo stesso.
    -Sei bellissima.-
    L'onestà non mi si addice.
    Quasi mai.
    Eppure, adesso, sono certo che saprà captarla nelle mie parole.
    Poiché le penso tutte, e in esse credo fermamente.
    Con capacità, offrendole tutte le attenzioni del caso, scivolo al suo fianco.
    Mordicchiandole il labbro inferiore, mantenendolo tra i denti.
    E passando, con minuzia, la punta dell' indice su e giù lungo il suo ventre.
    Solo per poi insinuare, di repente, la mano destra.
    Proprio là, oltre il limite posto dall'elastico del suo intimo.
    Il monte di venere del mio palmo, incontra quello del suo bacino.
    Il pollice, istintivamente, rinsalda la presa.
    Dall' indice in poi, invece, mi immergo nei suoi umori.
    Seguitando nel mentre a baciarla, con un trasporto quasi scandaloso.
    E qui una certa "fame", mi pervade.
    Lì, dalle parti basse della fascia addominale.

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    Ridacchiò all’affermazione, mentre la spostava su di se con facilità, premendo leggermente il bacino contro il suo, mentre gli cingeva la vita con le gambe.
    Ormai i giochi erano fatti, alla fine avevano ceduto alla tensione che c’era tra loro e molto probabilmente era l’errore più grande della sua vita… ma voleva sbagliare, voleva dannatamente farlo, anche se molto probabilmente il rimorso l’avrebbe tormentata.
    Poggiò le mani sulle sue spalle, sentendo un leggero formicolio alle sue parole e un brivido la percorse insieme al suo tocco e all’aria che accarezzò il seno nudo, seguita dalla sua mano. Strinse lievemente la presa sulla sua spalla, ridendo
    -Dovrai dormire, avrai bisogno di recuperare le forze ad un certo punto- lo sfidò, aiutandolo a togliere quegli inutili pezzi di vestiario. Strinse la presa intorno alla sua vita, mentre si alzavano per percorrere il breve tragitto fino alla tenda, osservandolo quando si fermò e infilò la mano tra i suoi capelli. Lo lasciò fare, assecondandolo e piegando la testa, socchiudendo gli occhi quando concentrò le sue attenzioni sul suo collo. Nemmeno immaginava quanto poteva essere stuzzicante quella zona…
    Due passi ancora e sentì le lenzuola contro la sua schiena, il suo corpo mezzo nudo esposto al suo sguardo e lei non potè che osservarlo a sua volta, anche se lui era decisamente troppo coperto, ma poteva intravedere le linee dei suoi muscoli.
    Un sorrisetto le spuntò sul volto, mentre alzava il sedere per aiutarlo a svestirla. Il modo e il tono roco con cui aveva pronunciato il suo nome erano già tutto un programma.
    -Te lo concedo, Dragomir-
    Quel complimento la colse alla sprovvista, facendola arrossire lievemente. Non tanto per il complimento in se, ma quanto per la sincerità con cui l’aveva pronunciato. Iniziava, non senza difficoltà, a capire un po’ i suoi toni e quello era dannatamente sincero. Non si sentiva bellissima, anzi, vedeva ogni suo difetto corporeo come un faro nella notte: quel neo sotto il seno troppo grande, alcune imperfezioni sulle gambe…
    Quei pensieri però svanirono quando se lo ritrovò di fianco, intenzionato a farla volutamente bruciare internamente e rabbrividire al tempo stesso con quelle carezze, quasi pigre, sul ventre e con quei baci peccaminosi.
    Trattenne il respiro quando la sua mano scivolò più giù, armeggiando per liberarsi di quel maledetto tanga, che adesso le sembrava una gabbia, alzando leggermente il bacino per sfilarlo e gettarlo sul pavimento. Finalmente libera allargò di più le gambe, lasciandogli più spazio di manovra, facendo cadere un altro limite tra loro. Spostò una mano sul suo volto, un po’ esitante, seguendo la linea del suo volto fino alla nuca per attirarlo ancora più a se quando le carezze si fecero più audaci, intense ed esplorative, finché non trovarono il loro obiettivo, scatenandole un’ondata di calore nel basso ventre, strappandole un ansito
    Ci sapeva fare dannazione o forse era solo che lui era sicuramente più esperto di lei in quel gioco.
    Gli morse a sua volta le labbra, muovendosi per assecondare la sua mano, stringendo i denti e la presa su di lui per cercare di resistere il più possibile.
    Ma una carezza più profonda la fece fremere e gemere piano, arrendendosi all’ondata di piacere che la travolse. Non aveva quasi emesso suono, abituata com’era al silenzio del dormitorio o del bagno e sperò che lui non ci facesse troppo caso.
    Non perse tempo e si spostò da sotto la sua presa per mettersi a cavalcioni su di lui -Ci vuole parità- gli disse, togliendogli la canottiera per poterlo finalmente ammirare -Anche tu non sei male- lo provocò di nuovo, accarezzandogli il petto in punta di dita, scendendo fino all’orlo dei pantaloni, aprendo la sua cintura e la zip dei jeans, alzandosi per toglierglieli e facendogli cenno di avanzare sul bordo del letto
    -Io… non sono brava come te- ammise, quasi per metterlo in guardia su una sua potenziale figura di merda. Per quanto non fosse proprio inesperta, non brillava di grande esperienza -Ma spero mi perdonerai… mi hanno detto che il piercing può dare molte soddisfazioni- inginocchiata di fronte a lui, lo accarezzò da sopra la stoffa dei boxer mentre parlava, prima di liberarlo e di posare la bocca su di lui

    Edited by …Feyre… - 1/12/2023, 00:55
     
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    Le contrazioni dei suoi muscoli.
    Sono una meraviglia.
    La più alta espressione della natura umana.
    Il tutto è dovuto al mio tocco.
    E ciò, mi appaga in un qualche gran misura.
    La ricambio in tutto, in ogni attenzione.
    Aumentando, al contempo, l'intensità.
    La profondità.
    E il ritmo dei miei movimenti.
    Con una mano le cingo le spalle da sotto il collo.
    Con l'altra, scavo famelicamente nel suo piacere.
    Avvertendo un certo mutamento in lei.
    Ora, sotto le mie attenzioni, si fa più accogliente.
    In tutto e per tutto, secondo dopo secondo.
    Eppure fatico più del necessario a strapparle il piacere dalle labbra.
    Solitamente è così semplice.
    Un gioco, questo, che richiede appena qualche secondo.
    Or'invece, il suo primo gemito di piacere giunge tardivo.
    Dopo interi minuti.
    Poco importa però.
    Occhi, espressione e goti la tradiscono ben prima.
    Mentre io, nuovamente, mi convinco di una cosa.
    Ovvero: non c'è visione più eccitante, al mondo, di una donna che gode.
    Sarei pronto a spingerla più in là.
    Già pregusto il prossimo atto.
    Gli inguini che si incontrano.
    I respiri che si fanno più radi.
    Non fosse per lei.
    Lei che no, non ha intenzione di partecipare e basta.
    Sa cosa vuole.
    Come lo vuole.
    E perché.
    Il che, neanche a dirlo, è oltremodo eccitante.
    Mi si mette sopra, con sufficente decisione.
    La canottiera cede il suo compito, finendo a terra.
    Avverto l'umidità della sua femminilità sulla pelle.
    E brucio, di voglia.
    Di vera e propria bramosia.
    Le sue dita raggiungono il cavallo dei jeans.
    Controllo uno spasmo.
    Poi eseguo i suoi desideri.
    In un secondo, sono quasi del tutto nudo.
    Nudo si, come lo è lei ora.
    Come lo sono quelle sue tette perfette.
    Che, morbide, mi si appoggiano addosso.
    - Questo lascia che sia io a dirlo...-
    Il cotone sfila lungo i fianchi.
    Ed io, senza dubbio, mi faccio trovare pronto.
    Decisamente.
    Prima che la sua bocca mi tocchi, le prendo il mento.
    Tra pollice e indice, alzandoglielo.
    Affinché i suo occhi incontrino i miei.
    Curvo le labbra alla sue parole circa il piercing.
    Più un ghigno complice che un vero sorriso.
    Poiché, come tra l'altro so, ciò che dice è pura verità.
    La presa muta in carezza, effettuata con il dorso della dita.
    Poi la libero, assaporando il momento.
    Avverto le sue labbra tiepide, su di me.
    La lingua che rotea.
    L'umidità accogliente.
    Il moto di andirivieni del suo capo.
    E, cazzo, è straordinario il piacere che ne traggo.
    Forse, si, non è il fellatio migliore della mia vita.
    Eppure... c'è qualcosa nel contesto.
    Sarà che non ho mai dovuto attendere così tanto.
    Che sia stato per circostanze collaterali.
    O, magari, cautele ben motivate.
    Adesso, me lo sto godendo.
    Me lo sto godendo profondamente.
    Poggio i polpastrelli sulle sue guance.
    Lasciandole, comunque, tutta la libertà di movimento.
    Non riceverà istruzioni o pressioni da me.
    Oggettivamente, non ne vedo il bisogno.
    È già largamente coinvolta di suo, con mio piacere.
    Le variazioni di ritmo, si susseguono.
    Io le assecondo, lasciando cadere ogni inibizione.
    Od ogni minuziosamente e calcolato contegno.
    Poiché il sesso, di questi, non ha bisogno.
    Un verso sfugge alla mia gola.
    Le dita si contraggono sul suo viso.
    Ed io, adesso, voglio dell' altro.
    Voglio di più.
    La invito tacitamente ad alzarsi, facendo altrettanto.
    Scendo col tocco lungo le spalle.
    Raggiungo i polsi, e li stringo un poco.
    - È il caso che tu ti metta a tuo agio su quel letto...-
    Sibilo al suo orecchio, invitandola col tocco a fare quanto chiesto.
    Che sia supina o prona in principio, a me cambierà poco.
    Poiché gireremo tutto il fottuto materasso.
    In ogni posizione umanamente possibile.
    Me lo riprometto.
    Raccolgo la bacchetta dal letto, muovendola con distrazione.
    Una bustina argentata giunge e me.
    Che la scarto coi denti, indossandone velocemente il contenuto.
    Per poi tornare con l'attenzione sui suo collo.
    Le labbra a sfiorarle ancora un orecchio.
    - Sarò onesto Feyre: è da tempo che ho voglia di scoparti a dovere. -
    Accosto il mio inguine alla sua nudità.
    Così vicino.
    Tanto che, invero, è un centimetro scarso a separarsi.
    Unica barriera inconsistente che, ora, mi impedisce di averla come vorrei.
    - E ora intendo farlo. Intendo farlo, finché entrambi non avremo neanche più la forza di parlare.-
    La afferrò, con decisione.
    Seppur, per qualche motivo, in modo vagamente gentile.
    Odio il romanticismo, non è roba per me.
    Eppure, stanotte, sento di poter unire il puro godimento ad altre sensazioni.
    Ad un per me inusuale, volendo, più ampio "gradimento".
    Spingo in avanti il bacino.
    Ed un singolo, roco, gemito, sprigiona dalle mie labbra.
    Seguito da un secondo.
    E un terzo.
    E nn quarto...


    Edited by - Drago. O.F. - 11/12/2023, 16:51
     
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    Fu mentre osservava il suo corpo definito e muscoloso, che notò per la prima volta le cicatrici. Erano tante, troppe per un uomo come lui. Ne tracciò una sotto il capezzolo; era sbiadita, segno che era decisamente vecchia. Però non pose le domande che le pizzicavano sulla lingua; non era il momento adatto e poi poteva provocare una reazione inversa e di certo non era quello che voleva… alla fine non era nemmeno affar suo. Ma la sua curiosità un giorno l’avrebbe messa sicuramente nei guai
    Erano li per altro. Mai avrebbero pensato di arrivare ad averlo alla sua mercé e di essere lei alla sua. Ma aveva tutta l’intenzione di godersela.
    Sorrise soddisfatta quando lo vide stringere i denti alla sua carezza
    -Mi aspetto dei punti per questo- ironizzò, prendendosi un momento per studiare la sua erezione, finalmente libera.
    Ma fu interrotta ancor prima di iniziare, lasciandolo fare mentre le alzava il mento e incrociando il suo sguardo bicromatico con quello azzurro ghiaccio dell’uomo, sorridendogli di rimando, divertita. Sbatté leggermente le ciglia alla sua carezza, rimanendo nuovamente spiazzata dal suo atteggiamento. Ma non si perse in pensieri strani e tornò a dedicarsi a lui.
    Poggiò una mano sulla sua coscia, mentre con l’altra si aiutava nel suo lavoro senza tralasciare nulla di lui, massaggiando piano anche i suoi testicoli; assaporandolo, alternando baci, lingua e qualche morso delicato dato nei punti giusti. Tutte nozioni apprese qua e la, oltre a qualcosa appreso sul campo in altre situazioni.
    Alzò gli occhi su di lui quando le toccò nuovamente il volto, ma apprezzando il fatto che la lasciasse fare con i suoi ritmi.
    Il suo verso fu una piccola conferma, se la stava cavando bene alla fine. E da una parte era “bello” vederlo così naturale, non impettito e controllato come sempre.
    La fermò sul più bello e protestò alzandosi -Non avevo finito…- mise un lieve broncio, sentendo la pelle d’oca al suo tocco. Non si ritrasse quando le strinse i polsi, anzi, fece un passo avanti, toccando il suo petto con il seno per un attimo, spostandosi nuovamente verso il letto
    -E’ molto comodo comunque- strisciò al centro di esso, senza togliere lo sguardo da lui, portandosi una mano al seno, per dargli la spinta giusta per raggiungerla.
    Lo guardò appellare un preservativo con un mezzo sorriso -Prendo la pozione contraccettiva, tanto per essere doppiamente protetti- lo avvertì, per metterlo al corrente
    Se lo ritrovò sopra, di nuovo concentrato sul suo collo. Poteva dichiarare che quello era il suo punto debole e fu difficile concentrarsi mentre le parlava, i corpi sempre più vicini; che si toccavano lievemente ad ogni respiro
    -Pensi di essere l’unico? Ti voglio da quella sera in cui ti sei strusciato addosso a me- una verità e una provocazione, dette con un sorriso sornione, mentre gli passava le labbra sul collo a sua volta, per poi reclamare le sue labbra con una mano sulla sua nuca e una sulla schiena.
    Gli andò incontro con il bacino, accogliendolo dentro di se con un gemito, eco del suo
    Si era aspettata qualcosa di un po’ più “rude” da lui, ma anche questa volta la sorprese con una gentilezza che mal associava al suo carattere tanto spigoloso. Ma il suo pensiero andò completamente alla deriva quando iniziò a muoversi, scatenando una nuova ondata di calore nel basso ventre. Gemette nuovamente, affondando le unghie nella sua schiena e graffiandolo lievemente mentre la percorreva, fino a raggiungere la sua natica per stringerla.
    -Dragomir- sussurrò con voce roca al suo orecchio, mordendo la sua spalla quando gli diede una spinta più forte, il respiro che accelerava insieme ai suoi movimenti.
    Riportò la mano sulle sue spalle, aggrappandosi alla vita con le gambe, voleva sentirlo ancora di più.
    Riuscì a trovare un po’ di lucidità, riuscendo anche ad imporsi su di lui. Senza sapere da dove arrivasse tutta quella sicurezza, forse voleva solo dimostrargli che non era solo una partecipante alla cosa ma che poteva anche gestirlo, ribaltò i ruoli, portandosi sopra di lui.
    Lo guardò, mentre prendeva le sue mani per portarsele sui seni, continuando a muoversi, per portare avanti quella corsa, il fiato sempre più corto
    Piegò indietro la testa, con la mente che si annebbiava completamente, lasciandosi sfuggire un gemito mentre il suo corpo reclamava il suo premio. -Drago…- lo chiamò di nuovo, mentre il piacere la travolgeva, ma non si fermò finché non vide l’espressione di lui cambiare e il suo corpo contrarsi, raggiungendola poco dopo.

    Il primo di una lunga serie quella notte. Perse il conto ad un certo punto, senza riuscire più a capire chi fosse chi su quel letto, persa nell’euforia del momento.
    E non ricordava nemmeno di essersi addormentata, ma doveva essere successo, perché ad un certo punto la luce invase la tenda, svegliandola e rivelando lenzuola aggrovigliate e i loro corpi nudi.
    Era appoggiata al petto dell’uomo e le ci volle un momento per mettere in moto la mente. Aveva sete, ma soprattutto fame. In silenzio si alzò, osservando per un momento Dragomir dormire, rilassato come mai lo aveva visto. Scivolò fuori dal letto, constatando di avere dolori ovunque ma quasi piacevoli, infilandosi la sua canottiera e il tanga, uscendo per andare a prendere un cambio e il suo beauty nel suo zaino.
    Si rifocillò velocemente con le sue scorte, rientrando e andando nel bagno. Evitò di guardare la quantità scandalosa di bustine argentate aperte ai piedi del letto, avvampando lievemente e muovendosi a passo leggero per la tenda.
    Mentre l’acqua scorreva si mise a rimuginare su tutto quello che era accaduto, sentendo nuovamente un certo calore nel basso ventre. Sospirò, entrando sotto il getto, aspettando che l’acqua lavasse via i pensieri che ora vorticavano nella sua mente. Ma la solitudine durò poco, il tempo di uno shampoo, una mano le afferrò il seno e si ritrovò contro di lui, pronto a lavarle la schiena.

    Di sicuro quella fu la doccia più lunga mai fatta e sicuramente la più interessante. Se ne stava seduta fuori dalla tenda sul masso del giorno prima, vestita e rilassata, una sigaretta accesa tra le labbra e i capelli ancora umidi che si arricciavano sempre di più mentre asciugavano.
    Non lo perse di vista mentre si muoveva per il piccolo accampamento, mentre un’idea le ronzava in testa
    -Hai degli impegni urgenti? Perché non rimaniamo qui qualche altro giorno? A casa non mi aspetta nessuno- gli propose, allungando le gambe davanti a se, sistemando l’orlo degli shorts. Potevano approfittarne, un’occasione così non sarebbe capitata mai più

    Edited by …Feyre… - 13/12/2023, 00:21
     
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    ~ Non me ne frega un cazzo Drago, ma proprio un bel cazzo di niente. Tu vali quanto me, e non hai il diritto di esporci così tanto senza interpellarmi. Tutto questo, le confidenze e le attenzioni straordinarie che le hai riservato, per un paio di scopate. Cazzo!~
    - Buffo che tu dica così, Owen.
    L'ultimo volta che ho controllato, il corpo era il mio.-

    ~ Eh no, caro mio, Nono. Io sono qui da quando avevamo otto anni. Ci ho parato il culo in più di un'occasione, tirandoci fuori dai casini. Dovresti pensarci non due ma dodici volte prima di esporci così tanto per niente.~
    - I casini in cui ci ha messo, ospite, sono altrettanti.-
    ~ Come mi hai chiamato?!? Come. Cazzo. Mi. Hai. Chiamato brutto figlio di puttana?~
    • Se mi fosse concesso di esprimere la mia umile opinione...•
    ~ Vaffanculo tu, tornatene nel buio da cui sei venuto.~
    - No, essere immondo, non ti è concesso.-


    Mai nottata fu più goduta.
    E mai, ahimè, un sonno fu più travagliato.
    Quanto profondo, ovviamente, per via della stanchezza fisica.
    Ciò non è tuttavia di mio interesse.
    Le sue, loro, opinioni, non contano.
    Sono parassiti, tutti e due.
    So io, Dragomir, cosa fare della mia vita.
    E la notte scorsa, non è stata un errore.
    Non lo è stata la prima scopata.
    Così come non lo sono state la seconda e la terza.
    Ne quelle successive.
    Un raggio di luce filtra nell' interno.
    Infastidendomi.
    Avverto un peso sul petto, è lei.
    Raramente, in vita mia, ho dormito con qualcuna dopo.
    Questa potrebbe essere forse la seconda volta.
    Volto il viso in sua direzione.
    Un po' per liberarmi del fastidio solare.
    Un po' perché... perché si.
    La averto muoversi, e allontanarsi.
    Non prendendo nemmeno in considerazione, ovviamente, l'idea di aprire gli occhi a mia volta.
    Ho sonno, è il mio sonno è troppo importante.
    Ciò decade, beninteso, al rumore di acqua corrente.
    Sia come sia, ne bramo ancora.
    Dunque me lo vado a prendere.

    Due dita nella brillcream, poi fra i capelli.
    Il mio aspetto e nuovamente il solito.
    Curato e impeccabile, in ogni dettaglio.
    Prendo dei vestiti puliti dalla tenda.
    Facendo evanescere quelli del giorno prima.
    Eccezzion fatta per il soprabito, si intende.
    Io ne uso nuovi, sempre.
    Poiché non è mia abitudine perdere tempo col bucato.
    Un colpo di bacchetta, e l'interno viene sistemato.
    Dopodiché la raggiungo, con una sigaretta a mia volta tra le dita.
    - Ti sei già innamorata, Feyre? Per così poco?-
    La provoco volutamente, sedendomi al suo fianco, sull'erba.
    Posandole nuovamente lo sguardo sulle gambe.
    Poiché esse mi attraggono.
    Così come la gravità attrae noi tutti verso il suolo.
    - Altre ventiquattro ore, non posso concedermene di più.
    Anch'io non ho nessuno ad aspettarmi, tranne il lavoro temo.-

    Il che, mi riporta alla mente un dettaglio.
    Fisso la radura, infilando una mano nella tasca del trench.
    Con l'altra, fumo.
    Mentre traggo un sacchettino in velluto, sonante.
    Lanciandoglielo.
    - Alla scuola, per tutto l'anno scolastico, serviva circa un quarto di gallone di veleno. Noi, ne abbiamo raccolto poco più di mezzo...-
    Inizio a spiegare, mentre un sorriso mi segna le labbra.
    - Il veleno di acromantula adulta, vista la carenza attuale di ingredienti, si vende per centoventicinque galeoni alla pinta. Pertanto, se i miei calcoli sono esatti, avanzano due pinte abbondanti di merce.-
    Mi volto in sua direzione, ghignando con complicità.
    - Sono duecentocinquanta Galeoni, che avremo dovuto ripartire in tre.
    Sfortunatamente per lui
    , proseguo sarcasticamente, -...il tuo compagno di serpeverde ci ha lasciati.
    Dunque, hai tra le mani centosettantacinque monete d'oro. Le quali corrispondono al guadagno del veleno, a quello che deriverà dall' Hypnia in eccedenza e ad un piccolo bonus che io stesso ho deciso di elargirti."

    Mi allungo in sua direzione, baciandola ancora.
    Con la stessa passione delle volte precedenti.
    - Sei stata brava, Feyre. E no, non parlo solo di stanotte.-


    Edited by - Drago. O.F. - 10/1/2024, 00:10
     
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    Nel poco tempo che aveva passato da sola nella doccia, la mente aveva dato libero sfogo alle ossessioni. Adesso il peso delle possibili conseguenze vorticavano furiosamente, anche se cercava di non fossilizzarsi. Errare era umano e Korko era un gran bell’errore
    E adesso quell’errore stava sistemando l’accampamento con tutta la calma del mondo, come suo solito
    Alle sue parole lo fissò con un sopracciglio alzato, seguendolo mentre le si sedeva vicino con disinvoltura, la sigaretta accesa tra le dita e impeccabile come sempre, senza nemmeno un capello fuori posto.
    -Attento a non innamorarti tu, sbruffone- lo punzecchiò, cadendo vagamente nella sua provocazione. Era certa che nessuno dei due sarebbe andato oltre quel gioco di seduzione. Anche se la sua cotta era nota a tutto il castello, sapeva ancora dividere sentimenti e sesso. La sua era una cotta adolescenziale, nulla più -Ma sono soddisfatta di aver realizzato la mia più fervida fantasia-
    Un sorriso furbo le dipinse le labbra, mentre buttava fuori una nuvoletta di fumo, continuando a guardarlo
    -Mi scusi professore, se pensavo di poter prolungare un po’ questa bella esperienza. Aggiungo molto istruttiva- ridacchiò -Ho imparato diverse posizioni che sicuramente non conoscevo. Chissà che altro potrà insegnarmi in sole ventiquattrore, dovrò farmele bastare-
    Per un momento si chiese cosa sarebbe successo dopo, una volta tornati alla “civiltà”, ma sopratutto al futuro anno scolastico… come avrebbe fatto a negare a se stessa che ne voleva ancora? Non si fermò neanche su altri pensieri, perché altrimenti avrebbe urlato per il senso di colpa.
    Perché, in cuor suo, sapeva che avrebbe sempre ceduto all’uomo seduto al suo fianco, sarebbe stato difficile dire no a Dragomir e al richiamo fisico che c’era tra loro, sempre teso come un elastico.
    Era come un cibo proibito, godurioso e peccaminoso al tempo stesso. Pur sapendo che puteva far male, non resistevi e ne volevi un altro po’
    Si era infilata in una situazione di merda, epocale.
    Si riscosse leggermente dai suoi pensieri, guardando il sacchetto e prendendolo al volo.
    Mise la sigaretta tra le labbra, aprendolo leggermente e spalancando gli occhi. Erano davvero un bel mucchietto di soldi. E solo Merlino sapeva quanto ne avesse bisogno
    -Wow- si rigirò tra le mani un galeone -Io non so che dire... grazie. Non ho mai visto un bel mucchietto di oro, nonostante faccia due lavori al momento- richiuse il sacchetto, tornando con lo sguardo su di lui -Hai appena finanziato i miei studi. Mi serviranno per i libri e per le divise- e il resto sarebbe finito alla Gringot.
    Sicuramente non gliene fregava nulla, ma ci teneva a dirglielo. Come a voler giustificare una spesa. Inarcò un sopracciglio, rifacendo i conti
    -Cinquanta galeoni di bonus? Ne sei sicuro?- aveva per caso sbagliato? Il suo bacio la colse alla sprovvista, ma non fu da meno a quelli della notte passata. Lo ricambiò con lo stesso trasporto, incapace di farne a meno.
    Maledetta lei
    Le sue parole la colpirono, perché sentì la sincerità nel suo tono e si ritrovò a sorridere lievemente
    -Grazie. Conta pure su di me se hai bisogno di raccogliere altro o se ti serve un assistente- si alzò, facendo sparire la sigaretta con un colpo di bacchetta e incamminandosi verso la tenda
    -Hai del cibo la dentro? Ho fame e devo recuperare le forze- sparì all’interno, lanciandogli poco dopo gli shorts -Muoviti vecchietto, ventiquattrore fanno presto a passare- e lei non voleva sprecarne nemmeno un minuto
     
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