Rebel Yell

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    Scegliere di rimanere al castello durante l'estate era stata una decisione difficile, ma necessaria.
    A papà ho mandato una lettera giusto oggi per spiegare le mie motivazioni e cercare al contempo di tamponare qualsiasi possibile danno cercando di appigliarmi a... Non so nemmeno io bene a cosa, in realtà. Potrei dire al suo buon senso, perchè se dovesse fare storie rischierebbe di attirare attenzioni che non vuole, specialmente da parte del signor Ramirez.
    Non c'è ancora stata la famosa cena a casa nostra, quella in cui dovrebbe presentarsi il Capo Auror insieme a moglie e figlia, e visto il caos che sta avvenendo nel mondo magico in questo periodo dubito avverrà tanto presto. Forse verso la fine dell'estate, quando le acque si saranno calmate.
    Nel frattempo, è meglio per papà che se ne stia tranquillo. Farà bene ad entrambi stare distaccati per un po', a me permetterà di respirare e stare insieme ad Altair e gli altri piccoli conigli, mentre a lui forse... Ecco, questa è l'altra cosa a cui mi sto appigliando: la sciocca speranza.
    Si perchè, in fondo al mio cuore da sciocca ragazzina, vorrei tanto che mio padre aprisse gli occhi e si accorgesse di quanto in realtà non abbia bisogno di me. Non gli serve un'erede di sangue per portare avanti il suo operato, ed io sono troppo debole per fare ciò che vuole.
    Forse, se vedrà tutti i miei difetti, mi lascerà in pace.
    Non ho ricevuto ancora una risposta e se in parte la paranoia mi sta attanagliando le viscere dall'altra sto cercando di pensare ad altro, di godermi quest'inizio d'estate al meglio delle mie possibilità.
    Hogsmeade è tranquilla, oggi pomeriggio ho scelto di visitarla per farci una passeggiata e leggere un libro da qualche parte, magari all'ombra di uno dei tanti alberi che circondano il villaggio. Ho visto facce di gente conosciuta lungo il tragitto e passando davanti a Zonko noto la chioma rossa di Karen dietro al bancone; per la fortuna di entrambe non vi è nulla dentro quel negozio che possa interessarmi, quindi passo oltre per fermarmi con la schiena contro la parete per rinfrescarmi con un sorso d'acqua e buttar giù il groppo di fastidio che ancora mi opprime ogni volta che noto la presenza di quell'irlandese fastidiosa.
    Se potessi cambiare scuola sarebbe tutto più facile, ma papà non sarebbe d'accordo e sto tirando troppo la corda con lui. E poi il caos del castello sta diventando una routine più o meno familiare e quasi piacevole, se si tolgono gli esseri umani crudeli e il perenne senso di solitudine che mi attanaglia.
    Magari l'anno prossimo andrà meglio, potrei iniziare il quinto anno con uno spirito diverso, più leggero. Sarebbe così terribile provarci? E' così sciocco credere che, per una volta, le cose potrebbero andare meglio?
    Marsilda!
    La voce fin troppo familiare m'impietrisce, arriva dalla mia sinistra ed è pregna d'odio, rabbia e dolorose promesse. Lascio cadere la borraccia colma d'acqua, il rumore del tonfo nemmeno lo sento talmente mi gira la testa mentre noto la figura di mio padre che cammina con decisione lungo la via del villaggio.
    Apro la bocca per dire qualcosa, per sussurrare delle scuse o qualsiasi cosa che possa placarlo, ma nel vederlo avvicinarsi capisco dal suo sguardo che sarà tutto inutile. Il buonsenso ormai è dimenticato, ho sorpassato il limite.
    Mi è addosso come un falco, sento la sua mano che mi tira i capelli dalla nuca per avvicinarmi il viso al suo, paonazzo di rabbia.
    Hai esagerato, ragazzina. Ora tornerai a casa con me!
    Casa. Quel posto che dovrebbe essere pieno di felicità e calma, di momenti sereni passati con una famiglia che ti ama e rispetta, ma per me ci sono solo una madre che m'ignora ed un padre che spezza gli arti per imprimere il suo potere sulla prole. Questa volta sarà un braccio, quello con la cicatrice da non poter curare? O forse l'altra gamba?
    Dovrò sopportare ancora tutto quel male, il periodo di lenta guarigione e le menzogne da dover raccontare agli altri. Dovrò stare a casa mia invece che qui, al sicuro. Lontana da André, Rick ed Euphemia. Lontana dalla possibilità di poter fare pace con Daisy. Me lo sarei permessa, se fossi rimasta, avrei abbassato le difese tra qualche tempo per provare a farla rientrare perchè mi manca davvero troppo... E adesso, cosa mi rimane? Solo il dolore.
    No, lasciami!
    Alzo la voce con lui, forse per quella che è la prima volta. Sono sorpresa quanto lo è mio padre, che mai si sarebbe aspettato una ribellione in piena regola. Tengo i piedi ben piantati a terra, perchè non ho nessuna intenzione di andarmene, e se lui è abbastanza furbo allora mi lascerà.
    Cosa hai detto?
    Me lo chiede lentamente, e un po' di quella sicurezza cede inevitabilmente dinnanzi agli occhi freddi in cui brillano fiamme furiose. Continua a tenermi i capelli stretti ed un gemito mi fuoriesce dalle labbra mentre mi guardo attorno alla ricerca di aiuto, di qualcuno che sappia farmi da ancora in questo momento terribile. Chiunque, per favore, aiutatemi.


    Edited by .Hel. - 23/6/2023, 20:33
     
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    Avevo deciso di fare scorta di qualche dolce di Mielandia da portare a casa da mamma e papà: quest'ultimo avrebbe sicuramente gradito il rifornimento di alcuni dei suoi preferiti. Avevo appena finito di spingerli a forza nel mio zaino giallo, riuscendo per miracolo a chiudere la zip, quando sentii il nome di Marsilda pronunciato a gran voce. Avrei voluto fregarmene, alzare gli occhi al cielo e pensare a chi aveva fatto arrabbiare stavolta con i suoi modi supponenti e antipatici, eppure la curiosità ebbe la meglio.. insomma tra pochi giorni sarei tornata a casa e non avrei visto quasi nessuno per un sacco di mesi. Due, ok.. che sono oggettivamente una eternità. E il fatto che l'anno sarebbe finito tra qualche ora rendeva quel litigio con la Corvonero quasi... definitivo. Si chiudeva l'anno e si chiudeva così tutto quindi. Come la fine di un libro, come se quella chiusura ufficializzasse la rottura di quell'amicizia. Era più facile pensare che si sarebbe risolto tutto prima o poi.. non avevo idea del come, poiché ogni volta che la vedevo non riuscivo a fare il primo passo, incontrando sempre sul volto della Corvonero, quell'espressione che mi riportava al cortile e mi faceva serrare le labbra.
    Però.. non lo so, anche se non la potevo salutare come avrei fatto l'anno prima, ci fu comunque quella curiosità ad affacciarmi nel sentire il suo nome. Mai nella vita tuttavia mi sarei aspettata di vedere un uomo, pure notevolmente vecchio, grosso e cattivo avvicinarsi a lei e.... afferrarla per i capelli?? Iniziai istintivamente a correre verso di lei, vedendo chiaramente come fosse spaventata da quell'uomo.. spaventata era riduttivo, ne era terrorizzata. Poco prima di raggiungerla raccolsi la borraccia che era a terra e la lancia con forza in faccia all'uomo.
    Lasciala!! Lasciala subito! Brutto vecchiaccio!!
    Lo vidi in faccia solo in quel momento e... trovai perfettamente ragionevole che Marsilda ne avesse così paura. Doveva essere uno di quei... di quei maghi oscuri di cui avevano scritto sui giornali! E nonostante i miei occhi lasciassero trasparire perfettamente quando volessi darmela a gambe, la mia mano era già alla ricerca di quella della Corvonero per tirarla via, in qualche modo, mentre con l'altra estraevo la bacchetta dalla cintura per puntargliela contro.
    Tarantallegra! Corri Mars!! Da Zonko!!



    Si, con quindici righe di post sento l'esigenza di riassumere, quanta presunzione.. comunque:

    Tirato la borraccia in faccia al bell'uomo, provato a lanciargli un tarantallegra sperando molli Mars e che possiamo fuggire via.

    Non ho specificato "se" o "come" queste azioni vanno in porto e le conseguenze.
     
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    - Le Piovre Trappola sono già da ordinare…hanno riscosso successo... - commentò con note stralunate nella voce, mentre impilava le variopinte scatole dell’ultima invenzione di Zonko in una piramide caotica tanto quanto la sua indole, eppure intrappolata in un equilibrio meno precario di quanto potesse apparire. Una creativa rappresentazione dello stato d’animo dell’aspirante cantautore, che malgrado avesse allentato le catene con cui soleva trattenere le sue irrequiete ed impetuose emozioni, si sentiva stabile ed affidabile come mai prima. Abbastanza da credere d’aver infine appreso a dominar i propri istinti…a controllare le sue violente ed imprevedibili reazioni. Superbo…spavaldo…illuso.
    - Questa è la…ho preso il conto di quante scommesse ho perso. - osservò in tralice la sua collega, rapita dall’inventario delle scorte del negozio. - Per fortuna non punti ai miei soldi, Lentiggini…o sarei in mutande, ormai. - celiò con uno sghembo sorriso sornione e malandrino, accennando a quel gioco di punzecchiamenti e sfide che avevano instaurato turno dopo turno…un gioco in cui pareva esser destinato a perdere miserabilmente, ma non senza un genuino diletto. - Qual era il premio? - le chiese, mentre si chinava a sollevar uno scatolone di Tazze Mordinaso per spostarlo nei pressi dello scaffale da rifornire, vicino alla parete dei nuovi arrivi che avevano dipinto insieme settimane addietro: osservò la loro colorata opera per qualche graffio di plettro, smarrendosi a riflettere su come in quel luogo ed in compagnia di Karen, fosse riuscito a vivere istanti di normalità in cui non s’era sentito irrimediabilmente sbagliato…difettoso ed incapace d’essere migliore. Istanti che per il lunatico e selvatico Stormind erano preziosi più di quanto forse la Grifondoro dalla passionale indole avrebbe mai potuto comprendere…più di quanto avrebbe probabilmente osato confessarle.
    Con pochi e precisi gesti, mosse la bacchetta per far levitare le scatole di dispettose tazze al loro posto ed esse sfilarono una dopo l’altra come disciplinati soldatini, andando a colmare gli spazi vuoti dello scaffale – pochi, invero, giacché pareva che quel tipo di scherzo fosse oramai fuori moda …che fosse tanto obsoleto da non attrarre più alcun interesse...da esser persino tedioso. Una constatazione che lo indusse a pensare a come altresì la sua musica avrebbe potuto subire la medesima sorte un giorno: che cosa avrebbe fatto se le sue contraddittorie note avessero infine cessato di sedurre il diletto e d'ispirar il cuore del suo prossimo? Un quesito su cui non indugiava mai, invero, poiché credeva nel suo talento abbastanza da apparire superbo agli occhi di chi non sapeva comprenderlo e pertanto neppure considerava la prospettiva di poter non esser destinato a proseguire nella sua carriera di cantautore…di poter un giorno esser costretto ad accantonar il suo sogno di diventar una rockstar. Giacché, dopotutto, André non aveva solo la musica a scorrergli nel sangue…egli stesso era musica ed era stato palese sin dacché non era che un bambino ribelle dagli occhi stellati di sogni…un eterno Peter Pan.
    Mentre nella sua creativa e caotica mente si delineava ancora l’ipotesi di non tornar al Castello l’anno successivo e di partire per il mondo all’inseguimento della propria ispirazione, udì degli schiamazzi spezzar il ritmo della quieta melodia che faceva da colonna sonora a quel pomeriggio ozioso d’esordio d’estate e perciò si volse per osservare cosa stesse accadendo per la via: un uomo dal portamento austero e minatorio aveva ghermito una giovane per gli scuri capelli e la strattonava crudele, incurante di nuocerle…forse invero desideroso di farlo. Quello scenario che si dipinse nei sui occhi di tempestose nubi lo distrasse tanto da spezzare l’incanto di levitazione ed il suono di ceramica infranta al cadere delle ultime Tazze Mordinaso fu la miccia del suo impetuoso istinto ad esser scudo degli indifesi, altresì a proprio discapito. Senza esitare, uscì dunque dal negozio e con ampie falcate s’approssimò ai due, riconoscendo dopo pochi graffi di plettro chi fosse la vittima delle angherie di quell’uomo dalle nobili parvenze e dagli abbietti atti: Marsilda.
    Demoniache tenebre di repente divoraron ogni luce dal volto di André, mentre i ricordi di quel giorno nella Stanza delle Necessità vorticavano nei suoi pensieri, collegandosi l’uno con l’altro con angosciante frenesia: la ballerina che danzava e cadeva di repente come un giocattolo rotto…le lacrime nei suoi occhi nontiscordardimé e la sofferenza nei suoi alieni tratti…l’argentea cicatrice muta testimone d’atrocità…il suo cieco terrore della verità. “Non è stato un incidente.” Questo gli aveva confessato con reticenza Marsilda, costringendolo a prometterle di tacere e tenere per sé quel segreto, ed in quell’istante l'aspirante cantautore inconsciamentee comprese d’aver il colpevole dinnanzi. Il suo carceriere…il suo torturatore…
    Sull'eco delle grida della Corvonero dalle aggraziate ed algide movenze, arse dunque un’indomita ira nell'intimo in perpetuo conflitto esistenziale di André, che ne fu travolto irrimediabilmente e che poi fu altresì avvelenato da un genuino timore, allorché in quel dipinto d’empia violenza s’aggiunse senza vaticino la Tassorosso dal romantico e sognatore cuore. - Daisy…! - la invocò, angustiato al pensiero che la crudeltà dell’uomo potesse abbattersi altresì su di lei, ma non furon i suoi occhi espressivi che cercò allorché squarciò con violenza la scena, bensì quelli artici e crudeli del loro aguzzino.
    - Lasciala! - imperò con un animoso ringhio, frapponendosi con ferino impeto fra lui e le compagne per afferrarlo per i vestiti e strattonarlo con fremente violenza, desideroso d’allontanarlo…bramoso di punirlo. - Che cazzo vuoi da lei? - le sue dita da ribelle chitarrista si strinsero in una metallica morsa per colpirlo…per castigarlo con la sua ira. E così infine comprese: da quella notte nel locale londinese…da quel pomeriggio lungo le rive del Lago Nero…non era cambiato niente . Mr Hyde non era mai stato vinto, aveva sol atteso in agguato di poter trionfare ed egli non aveva mai avuto il controllo: il suo equilibrio non era stata che un’illusione…un’illusione che come porcellana s'infranse nel burrascoso caos che infuriò nella sua mente, nel suo cuore, nella sua anima.

    Già che ci sono, riassumo anche io.
    Oltre a rompere le palle a Karen, André si intromette come suo solito perché sta sempre in mezzo ai coglioni e afferra il simpatico padre per levarlo di dosso a Marsilda e colpirlo.
     
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    Rumore di passi e poi, improvvisamente, nel mio campo visivo appare una borraccia. La mia borraccia.
    Il funzionamento del cervello è parecchio strano: in tutto questo raggelante terrore, con le dita di papà strette in una morsa d'acciaio sui capelli, riesco comunque a fermarmi quel tanto che basta per riuscire a sorprendermi nel vedere l'oggetto volante piombare sulla bocca del mio aguzzino, ferendolo.
    Credo si sia tagliato il labbro coi denti, perchè vedo del rosso su di essi quando lui arretra di un passo, stupito quanto me, e finalmente mi lascia andare. Nel caos degli eventi, solo adesso registro la voce che gli ha dato l'ordine, e sgrano gli occhi nel vedere Daisy al mio fianco, apparentemente pronta a lottare per difendermi da quello che per lei è un semplice sconosciuto dalle mire crudeli.
    Continuo a guardarla perchè trovo impossibile vederla qui, dopo tutto quello che ci siamo dette e fatte a vicenda; dopo le mie parole velenose e gli spintoni, dopo la punizione che vorrei potermi levare dalla memoria... Lei è qui, e mi sta stringendo la mano.
    Avrebbe potuto lasciarmi nelle grinfie di papà, pensare che è ciò che merito visto il mio pessimo carattere, invece ha scelto di lasciarsi tutto momentaneamente alle spalle. Forse, in un angolo remoto del suo cuore, mi vuole ancora un po' di bene. Ormai dovrei aver imparato ad abbandonare i pensieri sciocchi come questo, eppure continuano a saltarmi in testa con una naturalezza che ha dello sfiancante. Per qualche motivo, non voglio abbandonare la speranza, e attualmente ce ne servirà molta.
    Daisy ha fatto del male a papà, e lui non l'ha presa bene. Ci guarda furente, sento la rabbia bollirgli dietro gli occhi gelidi e nonostante l'invito della Tassa a correre da Zonko non riesco a muovermi. A malapena percepisco il goffo tentativo della mia vecchia migliore amica di rallentarlo, talmente sono impietrita da quel viso. Non gl'importa niente di essere in pubblico, potrebbe prendere per i capelli anche Daisy e trascinare entrambe via senza battere ciglio, sordo ai nostri richiami d'aiuto.
    Il Tarantallegra non lo ha preso, si sta avvicinando di nuovo e sento la sua ombra addosso. La me bambina vorrebbe buttarsi in ginocchio e chiedere scusa, pregando un perdono che non arriverà mai, ma la Marsilda adolescente rimane attaccata alla sua amica per darsi forza e ricordarsi che, anche solo stando ferma, può tenergli testa e creargli disturbo.
    Un nuovo giocatore però si aggiunge alla partita, sorprendendomi quanto l'arrivo della sua concasata.
    André...?
    Mormoro, confusa, nell'osservare lo spettacolo del giovane Bardo che si abbatte contro mio padre con una furia che mai gli avevo visto prima. Papà non è da meno, digrigna i denti insanguinati tanto da sembrare una belva e, pur incassando il primo colpo del ragazzo, non gli toglie mai gli occhi di dosso.
    Lei è mia figlia, deve tornare a casa con me!
    Spinge André ma continua a guardarlo, come se la sua attenzione fosse improvvisamente concentrata solo su di lui, e con la coda dell'occhio lo vedo portare una mano alla bacchetta.
    Tu devi essere il suo fidanzatino.
    No. No no no. Non è vero! Lui non può sapere cosa è successo! Nella Stanza delle Necessità c'eravamo solo io e André, nessun'altro ha visto quel bacio! C'è solo quello stupido giornalino con la sua stupida freccia che punta verso di me e magari qualche voce di corridoio... Certo, l'ho detto a Daisy per farla arrabbiare ma lei non ha mai saputo chi fosse mio padre!
    La storia si ripete: così come a scuola di danza, qualcuno mi osserva di nascosto per conto suo e gli racconta ogni mia mossa. O almeno, quelle più significative. Perchè? Perchè non posso avere una vita?! Perchè devo soffrire così tanto per mano di qualcuno che dovrebbe solo amarmi e proteggermi?
    Questa volta potrebbe finire tutto nel peggiore dei modi, persino con un morto, e a mio padre non cambierebbe niente. Ma a me si. Questa volta ho più persone da proteggere ed il desiderio di ribellarmi che punge nel costato, come fosse un'uccello desideroso di liberarsi della sua gabbia troppo stretta.
    Lascio andare la mano di Daisy e cambio espressione, aggrottando le sopracciglia con decisione. In quei brevi istanti in cui mio padre sta per estrarre la bacchetta, scatto per insinuarmi tra lui e André, chiudendogli le braccia contro al petto usando tutta la forza di cui sono capace. Lo guardo dal basso restituendogli la stessa furia, e una parte di me è felice di vedere nel suo sguardo la stessa sorpresa che, fino ad ora, ha rivolto agli altri.
    Chiamerò il signor Ramirez se non te ne vai. Gli dirò tutto.
    Sibilo a denti stretti nel tirar fuori il suo spauracchio, colui che detesta perchè può mettere un freno alle sue azioni malate chiudendolo per sempre in una prigione scura e fredda. Lo guardo decisa come mai ho fatto prima d'ora, e credo capisca che non sto scherzando, lo vedo da come accartoccia ancora di più i lineamenti. Forse qualcosa in lui è scattato e lo sta facendo ragionare, perchè esporsi in questo modo è stato troppo e ha commesso un passo falso... Ci avrebbe già uccisi, se avesse voluto.
    Lo giuro su ciò che mi è più caro.
    Altair ed i suoi cuccioli, le stelle e la danza, André, Rick... Daisy... Ma non tu. Non più. Forse nemmeno mi sei mai stato così caro, e ti ho sempre seguito per dovere più che devozione.
    Forse capisce anche questo, e mi piace sperare di avergli fatto male, che quel poco di affetto -se ne ha mai provato per me- sia stato seppellito dalla cruda realtà: non voglio più essere tua figlia.
    Non è finita qui, Marsilda.
    Digrigna i denti per l'ultima volta e poi si libera dalla mia flebile presa con uno strattone, spingendomi indietro. E poi, sparisce, così come è arrivato. Smaterializzato chissà dove, lontano da qui.
    Siamo al sicuro.
    Mormoro, più a me stessa che alle persone attorno a me, incredula di essere viva e, soprattutto, d'aver tenuto testa al mio mostro. Più che un'urlo di ribellione il mio è stato un sussurro, ma mai avrei pensato di poter arrivare a tanto. Non con lui.
    Daisy, hai visto? L'ho mandato via!
    Mi giro verso la Tassa con un grande sorriso entusiasta, da bambina. Seguendo l'istinto e nient'altro, la abbraccio per festeggiare questa minuscola rivolta.
     
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    L'avevo preso, eppure non sembrò una buona notizia quella.. aveva lasciato Marsilda eppure nel suo sguardo ci rivedevo quello di altre persone che non se ne sarebbero semplicemente andate lasciando correre.. Perché quel mangiamorte aveva aggredito Marsilda, e perché lei non stava scappando??
    Corri Mars!! Muoviti!!
    Non posso farlo di nuovo, no? Non posso lasciarla qua da sola e scappare.. lei non è un coniglio, eppure potrebbe finire anche lei sotto gli artigli di quell'uomo.. perché non si muove?
    Una figura all'improvviso si interpone tra di noi e quell'uomo ed il fatto che sia Andrè mi rassicura e mi preoccupa al tempo stesso. Lo vedo afferrarlo e spintonarlo lontano da noi... e poi lo colpisce, ed è più il gesto, crudo, improvviso e violento, che non ho mai visto dal vivo a spiazzarmi e farmi sfuggire un respiro allarmato. In realtà sono contenta che l'abbia fatto, non collegando subito le implicazioni che quel gesto potrebbe avere per lui: in quel momento ho solo paura che quell'uomo terribile possa restituirgli quel colpo.
    "Lei è mia figlia, deve venire con me!" ci impiego un po' a comprendere quelle parole, a realizzare che è suo padre. E per qualche motivo, questo lo rende ai miei occhi ancora più spaventoso: mio padre non avrebbe mai fatto una cosa simile, mio padre non mi avrebbe mai parlato in quel modo. C'è qualcosa di inconcepibile, che cozza con il dogma, con l'assunzione della mia esperienza, con al figura di padre che ho internalizzato prendendo il mio a riferimento.. e non riesco a capacitarmene. E man a mano mi ricordai tutte le cose che Marsilda aveva detto su di lui, quanto ne avesse paura, quanto fosse limitata in ogni sua azione dal timore delle conseguenze .. ma pensavo fosse solo un padre eccessivamente severo, rigido.. e che Marsilda se la prendesse troppo..
    "Tu devi essere il suo fidanzatino."
    "A mio padre non piacerebbe sapere che provo interesse nei confronti di un ragazzo" il primo ragazzo di Marsilda.. aveva detto che lo aveva allontanato da lei, che l'aveva fatta smettere di ballare... il mio cervello stava rimettendo insieme tutti e pezzi, colto da una paura indecifrabile.
    No.. no, lui non è il suo fidanzato, è...è il mio!
    Lo sguardo furente di quell'uomo mi terrorizzava e avevo detto la prima cosa che mi era venuta in mente per far sì che non restituisse quel colpo ad Andrè e che lasciasse in pace Mars.
    Non ne ha.. studia sempre..
    Era questo che voleva che facesse, giusto? Era questo che voleva sentire? Avrebbe smesso di essere arrabbiato con lei così? La corvonero però nel frattempo si era frapposta tra di loro, bloccandogli la bacchetta. "Chiamerò il signor Ramirez se non te ne vai. Gli dirò tutto." Ramirez.. era l'auror, giusto? Cosa doveva dirgli Marsilda...? Non sapevo cosa fare... e stranamente, non sembrò essere necessario fare niente. Inaspettatamente, sembrarono bastare quelle parole a placare la furia dell'uomo che sparì in uno schiocco di dita.
    "Siamo al sicuro" sbatto le ciglia e mi volto a guardarla incredula..
    Non siamo al sicuro.. tu non.. puoi tornare a casa da lui e.. Andrè, stai bene?
    Avevo cercato lo sguardo del Tassorosso, per capire se la preoccupazione fosse condivisa ma.. avevo trovato nel suo sguardo quell'angoscia che lo attanagliava, come se fosse da qualche altra parte, perso nei suoi tormenti
    Hai fatto bene a colpirlo.. se lo meritava...
    Cercai di rassicurarlo, sebbene mi ritrovassi ad avere una voce incerta e tremolante per la paura di poco prima che non accennava a sparire, nonostante si fosse smaterializzato.
    Mars.. Mars non c'è niente di cui essere felici, potrebbe... potrebbe tornare da un momento all'altro tu...
    La reazione della Corvonero era inquietante, troppo euforica, troppo gioiosa. Era fuori luogo e mi preoccupava terribilmente.
    Cosa devi dire all'auror?
    Non poteva far finta di niente, non poteva saltellare così... perché teneva tutto dentro e non mi aveva mai detto niente??
    Mars.. cosa devi dirgli?
    Avevo paura della risposta eppure il mio tono di voce era fermo e quasi brusco. Non mi sarei messa a saltellare con lei. Non dopo quello che avevo visto.
     
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    Un gemito dalle parvenze d’un ringhio fu strappato alle labbra dell’uomo dallo sguardo accecato d’artica ira, castigato dal suo impietoso ed irruento colpo: un suono lugubre e ferino che fece gioire l’aspirante cantautore, inebriato dalla sofferenza che aveva inflitto…travolto dalla bramosia di punirlo, ancora ed ancora. Sin a costringerlo in ginocchio ad implorare pietà...
    Viscido e vermiglio sangue scivolò serpentino fra le dita da ribelle chitarrista di André, che ne percepì il tepore sulla pelle e il ferrigno odore nelle narici: minuzie che lo riportaron indietro, a quando aveva per la prima volta saggiato il piacere di prevaricare su qualcuno…d’infliggere sofferenza a chi era stato aguzzino d’un innocente. Allora non era che un bambino che anelava emulare suo padre ed esser un eroe a difesa dei più deboli…uno scudo dalle angherie per gli indifesi. Tant’è che altresì quel giorno aveva colpito senza indugiar un ragazzino che s’era dilettato nel tormentar un suo coetaneo ed allorché gli aveva rotto il naso, sporcandosi le dita di sangue, era stato travolto da un piacere che gli aveva irretito la creativa e caotica mente. Un piacere che nel corso degli anni gli aveva sovente avvelenato il cuore e corrotto l’anima, privandolo a poco, a poco d’ogni intento d’esser diverso…migliore, e che lo aveva reso schiavo del suo istinto più brutale…del suo volto più mostruoso. Un piacere per cui s’era biasimato e per cui si biasimò altresì in quegli istanti, con la medesima ferocia con cui lo colpì la consapevolezza d’esser prossimo a smarrir il controllo. Ancora.
    Sua figlia…”. Il suo sguardo di tempestose nubi saettò dagli scarlatti rivoli che bagnavano la sua mano al volto trasfigurato in una maschera d’atroce rancore dell’uomo e per qualche graffio di plettro esitò, trafitto dalla non vaticinata consapevolezza che il carceriere di Marsilda fosse suo padre…colui che per primo avrebbe invece dovuto proteggerla da un mondo arcigno ed amarla a discapito d’ogni errore, d’ogni peccato…
    Una burrascosa ira inghiottì ancor una volta il suo intimo in perpetuo conflitto esistenziale, fomentata dalle parole dell’uomo che approfittò del suo tentennare per allontanarlo da sé. Ma non abbastanza… - Non ho bisogno di essere il suo fidanzato per spaccarti la faccia. - la sua voce ridotta ad un sibilo divenne un bestiale ringhio non dissimile a quello che l’altro gli aveva rivolto e forse altresì il suo volto assunse parvenze altrettanto folli...altrettanto mostruose, mentre serrava le dita per colpirlo, ancora. Per punirlo, ancora. Per farlo soffrire, ancora. E per gioire nel farlo, ancora.
    La voce di Daisy di repente s’insinuò nella sua mente e seducente parve trionfare sul suo brutale istinto, trattenendolo dal valicar un limite oltre il quale era conscio sarebbe piombato ancor una volta nel baratro delle sue impetuose e tenebrose emozioni…forse senza saperne più risalire. Il suo colpo allora s’arrestò a mezz’aria fremente, ma André non osò cercare gli occhi espressivi della compagna pur desiderandolo ardentemente, giacché prigioniero del biasimo per il feroce desio d’aggredir ancora l’uomo che aveva dinnanzi a cui seppe d’esser costretto a cedere…di voler cedere…
    Fra la sua brama di violenza ed il suo bersaglio, però, fu proprio la Corvonero dalle algide ed aggraziate movenze a frapporsi, risoluta e combattiva. - Marsilda, spostati! Merita una lezione! - imperò con voce intrisa di demoniaco rancore e tentò di ghermirla per il polso sottile, per allontanarla da quell’uomo e così poter soddisfare la sua brama di castigarlo, ma non ci riuscì: Marsilda sfuggì infatti alla sua presa e spogliandosi delle vesti d’inerme vittima, scelse di soffocar il suo aguzzino con le medesime invisibili catene con cui egli l’aveva resa sua prigioniera, in un affronto che parve convincerlo a liberarla…per il momento. Un mutamento di scenario non vaticinato innanzi al quale il brutale istinto di André non poté che estinguersi a poco, a poco, mentre egli indietreggiando annegava nel proprio smarrimento...nella propria vergogna…nel proprio caos…
    Fu ancor una volta la voce della giovane dal romantico e sognatore cuore a strapparlo dai propri pensieri e dai propri sentimenti tanto avversi da esser ostili, ma questa volta l’aspirante cantautore ne imprigionò gli occhi espressivi con i propri, un dilaniante biasimo riflesso nelle tempestose nubi del suo cupo e remoto sguardo. Scosse il capo innanzi al quesito di Daisy, sentendosi intimamente immeritevole di ricever la sua apprensione, e allungò le dita da ribelle chitarrista verso il suo volto dai tratti innocenti, sfiorandole la diafana pelle in una fugace carezza per spogliarla del timore che aveva colto nel tremito della sua voce…per rassicurarla che a prescindere da ciò che aveva visto, sarebbe rimasto e l’avrebbe protetta. - Non sono migliore di lui… - mormorò con uno sghembo sorriso malinconico e amaro dalle parvenze d’una smorfia sulle labbra, rifuggendo il suo sguardo non appena fu certo che non fosse ferita. E poi s’allontanò di nuovo per osservar i dintorni, in cerca di tracce dell’uomo che pure era conscio non avrebbe trovato: qualunque fossero le sue intenzioni, non sarebbe tornato…non quel giorno. Aveva donato spettacolo a sufficienza e troppi occhi testimoni s’erano affacciati dai negozi antistanti alla via, offrendo loro una protezione più efficace di qualsiasi sortilegio scudo.
    - Daisy ha ragione: di lui non c’è traccia, ma è meglio tornare al Castello. - s’intromise fra le due giovani, invitandole perentorio ad avviarsi lungo il viale, la bacchetta ancora salda fra le dita da pianista disertore: era superbamente certo che l’uomo non avrebbe osato presentarsi ancor una volta al cospetto di Marsilda per quel giorno, ma per una volta preferì esser assennato e non scommetter contro il Fato. Dopotutto, non era la sua incolumità a repentaglio...
    Innanzi alla vetrina dell’Emporio di Zonko, André tentò di convincere Karen a tornare con loro ad Hogwarts e scontrandosi irrimediabilmente contro il suo diniego, per qualche graffio di plettro carezzò l’ipotesi di caricarsela in spalla con prepotenza per condurla al sicuro, conscio che se il padre della ballerina prigioniera del proprio corpo fosse invece tornato sui suoi passi contro ogni logica, altresì l’aspirante Magizoologa sarebbe potuta esser in pericolo. Non lo fece, però, sforzandosi di costringer a tacer il proprio istinto, ed invece intercettò lo sguardo di Ralph, in piedi sulla soglia di Mielandia poco distante, in una silente richiesta di non lasciare l’irlandese dalla passionale indole priva di protezione.
    - Andiamo, vi accompagno. - tornò a rivolgersi a Daisy e Marsilda, sforzandosi di fingere che nulla fosse accaduto, che non vi fosse una tempesta imperversante nella sua mente, nel suo cuore e nella sua anima. Procedette poi in silenzio ed in disparte lungo il tragitto verso la protezione del Castello, mentre i tasselli sparsi che Marsilda gli aveva svelato sul suo trascorso si collegavano a poco, a poco l’uno con l’altro nei suoi pensieri, in un’orrenda melodia di sofferenza e terrore che aveva invero già iniziato a comporre quel pomeriggio nella Stanza delle Necessità: suo padre che la costringeva ad ubbidire…che la puniva ogniqualvolta osava ribellarsi…l’Auror che avrebbe dovuto occuparsene… - ogni nota s’incastrò con l’altra sin a creare un nefasto e maledetto requiem, da cui nacque istintivamente un quesito: perché? Perché suo padre anelava costringerla ad una miserabile esistenza? Non seppe donarsi una risposta, forse poiché invero non ve n’era una e quell’uomo agiva sol per mera crudeltà…per il mero diletto di farla soffrire...
    - Non deve più avvicinarsi a te. - esordì di repente, dopo lunghi accordi di chitarra di silenzio, incrociando lo sguardo della Corvonero: la sua voce risuonò dura e severa, cupa e spettrale. - McCormac può proteggerti mentre sei a scuola. E Ramirez? - se il Capo Auror era effettivamente l’uomo di cui Marsilda gli aveva accennato, colui che avrebbe dovuto proteggerla ed occuparsi di liberarla dal giogo del suo aguzzino, perché quel giorno l'aveva lasciata sola? Se suo padre le aveva spezzato una gamba, perché non era stato ancora arrestato? - Può tenerti al sicuro fuori dal Castello? -.


    Edited by soul of art and anarchy - 19/7/2023, 21:50
     
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    L'adrenalina mi dà alla testa, non riesco a smettere di sorridere nemmeno dinnanzi al commento di Daisy, che sembra invece ancora giustamente colpita da quanto successo. Se non fossi così felice le darei ragione perchè si, non siamo del tutto al sicuro, e finchè mio padre non sarà in prigione forse non lo sarò mai del tutto, eppure la mia mente sembra si stia prendendo tutto il tempo del mondo per sbattermi in faccia questa realtà il più tardi possibile.
    Ora esistono solo la gioia ed il sapore della libertà che mi carezza le labbra come se fosse un timido bacio.
    Ed è buffo come, in una situazione diversa, i ruoli tra me e la Tassa sarebbero alternati: lei, quella allegra e con la testa tra le nuvole, ed io che, con mano ferma, blocco i suoi viaggi mentali entusiasti per tenerla coi piedi per terra. A quanto pare non siamo così diverse, se le scarpe di una ogni tanto possono entrare nei piedi dell'altra.
    Non riesco a registrare le emozioni sul viso di André, che con tanto coraggio si è lanciato addosso a mio padre per colpirlo e difendermi, però ad una veloce occhiata mi pare distante e per nulla sollevato di come siano andate le cose. In qualche modo mio padre è riuscito a fare del male anche a lui, pur non utilizzando la sua bacchetta, e questo non glielo perdono. Non gli perdonerò più niente, se riuscirò a mantenere il coraggio che ho avuto nel dargli contro poco fa.
    Annuisco al ragazzo quando suggerisce di tornare al castello, ed inizio a camminare tendendo una mano a Daisy, così che possa stringermela se vuole. Lo abbiamo sempre fatto per aiutarci a sentirci più sicure, e forse adesso ha bisogno di me, di sentirmi più a terra di quanto la mia testa non lo sia... Forse, ne ho bisogno anche io.
    Penso al signor Ramirez, alla lettera che ho intenzione di mandargli e quello che voglio chiedergli, con tutte le sue varie implicazioni. Penso al dolore alla gamba svanito per sempre, e a un paio di scarpette da ballo lasciate a prendere polvere.
    Starò qui al castello durante l'estate, non preoccuparti. Oggi è apparso proprio per questo, non deve essergli piaciuto il messaggio che gli ho mandato.
    La rassicuro e metto per un momento da parte le domande su Ramirez, lo sguardo cupo di André s'incrocia al mio durante il tragitto e, nonostante tutto, apprezzo la preoccupazione che prova per me. Avrebbe potuto lasciarmi perdere dopo quanto accaduto nella Stanza delle Necessità, invece ha accettato il mio desiderio di conoscerlo come amico senza apparente rancore, e di questo lo ringrazio. Daisy poi... Le ho detto cose terribili, ma non ha esitato a corrermi incontro per aiutarmi.
    Questo significa che c'è della speranza per la nostra amicizia, giusto? Possiamo perdonarci a vicenda, se lo vogliamo davvero. Anche perchè, se papà ha chiamato André il mio fidanzatino, questo apre uno scenario totalmente diverso rispetto a quello che mi ero immaginata. Avrò modo di mettere una pezza sui miei errori, strada facendo.
    Ramirez è un brav'uomo, sono stata a casa sua una volta e sono sicura che metterà mio padre in prigione.
    Una luce di fiduciosa speranza m'illumina il volto ancora sorridente, come quello di una bambina la cui stella cadente ha esaudito il suo più grande desiderio. Nel voltarmi verso Daisy però torno seria, il tono della voce un po' più basso, così da non far arrivare il racconto alle orecchie sbagliate che, a quanto pare, ho puntate addosso.
    Ha fatto cose terribili ad un sacco di persone, me compresa. Mi ha rotto il ginocchio dopo che ha scoperto del mio primo fidanzato... Te lo ricordi, Didi? Quello che ha fatto allontanare? In realtà gli ha cancellato la memoria per evitare che mi cercasse.
    Alla luce di quanto accaduto oggi, è quasi un miracolo non gli abbia fatto di peggio, solo per il gusto d'impartirmi una lezione più incisiva. Ma all'epoca quello era stato solo un patetico refolo di ribellione, soffocato all'istante dalla paura; adesso sento di essere più forte, forse non quanto una tempesta, ma abbastanza da resistergli.
    Guardo il viso dolce e gentile di quella che è stata la mia unica amica, e penso che prima d'ora non l'avevo mai chiamata con quel soprannome da me sempre ritenuto infantile. Probabilmente c'entra anche la Cavanaugh ed il fastidio che mi provocava sentirlo uscire dalle sue labbra... Dovrò parlare con lei, più avanti.
    Grazie per quello che avete fatto. Io n-non... Non pensavo di meritarlo.
    La voce trema leggermente per un moto di sincera commozione, guardo entrambi i Tassorosso rivolgendo loro l'ennesimo sorriso, gli occhi umidi che brillano di speranza mentre stringo la mano di Daisy per rivolgermi solamente a lei. Per mostrarle quanto di vero c'è nel vuoto che mi ha provocato la sua assenza.
    Mi sei mancata tanto. Puoi perdonarmi? Ero arrabbiata e spaventata, normalmente non ti avrei mai detto quelle cose terribili e mi sento in colpa ogni giorno... Vorrei solo riaverti nella mia vita p-perchè ho bisogno di qualcuno come te a cui tenere la mano durante le spaventose lezioni di DCAO.
     
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    Non è vero.
    Fu l'unica cosa che dissi ad André quella, con estrema decisione nello sguardo e assoluta sicurezza. Ero sicura che fosse migliore di lui e che non sarebbe mai diventato come quell'uomo. E non doveva pensarlo neanche lui. Non volevo che quel pensiero occupasse spazio nella sua mente per tormentarlo per chissà quanto. Lo lasciai tuttavia allontanarsi perché sembrava averne bisogno e perché la mia attenzione fu catturata da Marsilda e dalla sua.. bizzarra reazione. Non riuscivo a capirla... ma le parole della Corvonero mi immobilizzarono sul posto, gelandomi il sangue nelle vene. Suo padre le aveva rotto una gamba. E aveva cancellato la memoria al suo ragazzo perché.. si scordasse di lei? Mi ritrovai a guardarla con una morsa allo stomaco, intontita da quelle informazioni e dalle sensazioni che scatenavano, con gli occhi lucidi. Da una parte non riuscivo ad immaginare che cosa volesse dire e mi dispiaceva terribilmente. Era semplicemente inconcepibile che suo padre, che un padre per come conoscevo io quella figura potesse anche solo pensare una cosa simile. Un'altra parte ancora riusciva a tirare un sospiro di sollievo per non essersi del tutto sbagliata su di lei: c'era un motivo se era rigida e diffidente e antipatica con tutti, avevo avuto ragione io, c'era sempre un motivo... però ce ne era anche un'altra che si sentiva irrimediabilmente tradita e presa in giro. Che si sentiva offesa da quel suo repentino cambio di umore e opinione. E non sapevo davvero a quale di queste parti dare la precedenza.
    Purtroppo Marsilda scelse le parole sbagliate. Malgrado il significato, il senso del suo discorso, della sua richiesta non fosse letterale e avesse implicazioni più profonde, semplicemente, non furono quelle giuste, andando a premere il dito in una ferita che ancora era aperta.
    Quindi è a questo che servo?
    Le domandai stringendomi nelle spalle, sforzandomi di non far scendere le lacrime che sentivo ammassarsi tra le ciglia. Le servivo per non rimanere da sola? Per non essere la Corvonero solitaria? E poi cosa sarebbe successo? Non appena avesse avuto qualcun altro mi avrebbe di nuovo messo da parte?
    E poi cosa alla prima occasione mi ricorderai di quanto io sia... stupida e indesiderabile?
    L'ultima parte della frase l'avevo detta quasi sottovoce, perché non volevo che Andrè sentisse.
    Perché non me lo hai detto? Io ho.. ti ho difesa da Axel, ho litigato con lui per quello che ti aveva fatto e tu.. mi hai dato della stupida e basta senza neanche.. raccontarmi di tutto questo?
    Ce ne erano state di occasioni, non erano certo mancate. Eppure mai, neanche una volta lei aveva scelto di condividere qualcosa. Era stato estremamente difficile per me avere quella conversazione con il bulgaro, sebbene fosse stata la cosa giusta sul momento non lo sembrava. Perché quando qualcosa ti ci fa stare così male è difficile consolarsi pensando che la causa fosse nobile. Però avrebbe aiutato.. se me lo avesse detto avrei capito meglio. Se me lo avesse detto.. sarebbe stato un peso in meno anche per lei. E invece l'unica cosa che riusciva a fare era darmi della stupida e mortificarmi e arrabbiarsi con me se non la mettevo al centro di tutto? Infondo tornava dopotutto: perché raccontare qualcosa di simile a una persona di cui hai un'opinione così bassa?
    Non lo so se ne ho voglia Mars. Non penso che abbiamo la stessa idea di amicizia.
    Si era insinuato quel dubbio, in quei mesi, in cui non mi ritesse altro che un animaletto da compagnia. Era caduta in quelle settimane la certezza che semplicemente Marsilda non sapesse come si costruiva un'amicizia perché non l'aveva mai fatto. Solo che.. proprio per questo, non ero sicura che avesse a cuore i miei interessi come io i suoi.
    Ha ragione Andrè: dovresti parlarne con il preside e con.. gli auror. Almeno non rischierai che ti.. faccia di nuovo del male.
     
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    Le azioni di chiunque hanno delle conseguenze, sono stata sciocca a pensare di poter esserne immune, anche solo per una volta.
    Avrei voluto abbracciarla, sentirla dire che tutto era perdonato e a settembre ci saremmo ancora tenute per mano e aiutate a lezione, invece la vedo irrigidirsi e chiudersi in se stessa. Negli occhi ha quella tristezza che pare avermi abbandonata quest'oggi, poichè troppo occupata a festeggiare la mia piccola e significativa rivincita.
    La guardo inizialmente perplessa e poi, a poco a poco, la felicità ed il sorriso scemano del tutto e mutano in agitazione ed angoscia mentre sgrano le palpebre e scuoto piano la testa. Lei non è mai stata qualcuno da usare e basta, mi faceva sentire meno sola certo, ma se fosse stata solo questo non mi sarebbe mai dispiaciuto d'averle detto quelle cose terribili.
    No, no! Tu non sei stupida, Daisy. Ti ricordi cosa dissi dopo quella stupida lezione delle zucche? Che la tua idea del bunker era stata geniale!
    Provo a metterci una pezza, pur non sapendo quanto possa importare al momento. Sembra veramente offesa, e come darle torto? L'ho trattata malissimo per il semplice gusto di farla soffrire, l'ho attaccata a parole per ripagarla di quell'affronto che si è infine rivelato una bugia... Ho sbagliato in tutto, e la vita mi sta presentando un salatissimo conto da pagare.
    Nemmeno io avrei voglia di perdonarmi, se fossi al suo posto. Eppure una parte di me, ormai abituata ad incollarsi alle sciocche speranze, spera che cambi idea col tempo e mi dia la possibilità di rimediare e dimostrarle che posso essere migliore di così. Lo spettro di mio padre sarà sempre in agguato, non so se smetterò mai del tutto di avere paura di lui, però posso iniziare a lavorare su me stessa per fare in modo che la pianti di condizionarmi così tanto la vita. Me l'ha rovinata già abbastanza, non deve continuare.
    Io n-non potevo dirtelo, lo capisci? Avevo troppa paura delle conseguenze... P-però da oggi andrà tutto meglio, niente più segreti. Te lo prometto.
    Spero che i miei occhi le facciano capire quanto di vero c'è in queste parole, che non sono un giuramento vuoto e disperato volato via solo per quella maledetta paura di rimanere sola.
    Sei stata la mia prima vera amica, Didi. Ti voglio bene sul serio, anche se non sono brava a dimostrarlo.
    Mormoro ed abbasso lo sguardo mentre muovo nervosamente i piedi sul posto. Chiederle scusa mille volte forse non servirebbe a nulla, tranne che a rendermi più patetica, e allora cos'altro potrei dirle?
    Dammi la possibilità di farti vedere che per me sei importante, per favore...
    La voce ridotta a un sussurro, mi stringo nelle braccia per evitare di giocare con una ciocca di capelli e strapparmela via a causa dell'ansia. Ho il coraggio di guardarla in faccia solo grazie a questa rinnovata fede nell'ottimismo; meglio approfittarne finchè posso, dato che non so quanto durerà.
    E poi, se desidera vedermi al sicuro, significa che da qualche parte un pezzettino del suo cuore tiene ancora a me, giusto? Non possono essere sempre e solo sciocchezze, nella speranza dev'esserci per forza del vero, altrimenti come farebbe l'umanità a persistere nonostante le brutture del mondo?
    Parlerò presto con Ramirez, saprà come tenermi al sicuro. Io... Grazie. Anche se dovessi scegliere di non avere più a che fare con me... Grazie.
     
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    Sollevai le sopracciglia, sbarrando gli occhi in un'espressione di sorpresa per la sua risposta: fu un gesto sbagliato quello, visto che una lacrima sfacciata riuscì a sfuggire al mio controllo, scivolando lungo la guancia. Mi sbrigai a scacciarla via, per poi sbuffare incredula.
    Oh giusto, che onore. Una volta due anni fa ho pensato una cosa che non era stupida...
    tirai su col naso. Non mi importava particolarmente di essere quella con le idee migliori, quella geniale o quella intelligente. Davvero, non rientrava nella lista delle mie priorità e ambizioni. Mi rendevo conto che molti più della metà degli studenti in quel castello fossero più intelligenti e svegli di me e andava benissimo così. E' che davvero ormai avevo l'impressione che quelle cose cattive che Mars aveva detto lei le pensasse davvero e che non fossero dovute esclusivamente a un momento di rabbia o a difficoltà nell'esprimersi nel modo che intendeva. Infondo non mi diceva mai niente di lei. Mi diceva solo le cose stupide tipo dei riccioli di Rick, come se pensasse che con me potesse parlare solo di quello. Come se per le altre cose la mia opinione non fosse importante o valida. E queste cose erano importanti.
    Quali conseguenze Marsilda?? Che avremmo potuto aiutarti??
    ..che aiuto puoi ricevere da una stupida sciocca? In quel momento l'emotività mi stava impedendo di immedesimarmi nella prospettiva di Marsilda, eppure non avrebbe dovuto essere così difficile: l'avevo vista più volte spaventata all'idea della rabbia di suo padre, l'avevo vista spesso reagire in modo eccessivo. L'avevo vista anche accanirsi su Karen più di una volta, senza riuscire a comprenderne il motivo, pensando che dietro ci fosse qualcosa, che quel suo modo di fare nascesse da qualcosa.. e adesso quella ragione la sapevo. E tutto avrebbe dovuto prendere senso e forma. Eppure in quel preciso istante era così... difficile.
    Cosa è cambiato?
    Non riuscivo a capire cosa fosse successo in un solo schiocco di dita. Se era vero che era così terrorizzata da non riuscire nemmeno a dirmelo, a dirlo a qualcuno.. come era riuscita a erigersi così dal nulla, tutto assieme?
    Cosa c'era di diverso oggi?
    " Ti voglio bene sul serio, anche se non sono brava a dimostrarlo." C'era qualcosa in quelle parole che punse come un ago. Era complicato comprendere se fosse una sensazione piacevole o dolorosa quella. Però non me la sentivo di troncare tutto così.. non risposi, attendendo la risposta alla mia domanda
     
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    Che mi avrebbe spezzato anche l'altra gamba!
    Sbotto a voce alta, frustrata dall'incapacità di Daisy nel capire ciò che intendo dire... Eppure ha ragione a porsi delle domande, la sua ignoranza in fondo nasce dal mio silenzio, dalla bocca che ho sempre tenuto cucita per timore. E chi avrebbe potuto biasimarmi?
    Viste sotto la lente della logica, le argomentazioni di entrambe sono corrette e degne di essere ascoltate, se non fossimo così prese dall'emotività del momento forse avremmo avuto modo di discuterne con più calma.
    Sopra le nostre teste, degli uccelli spiccano il volo, probabilmente spaventati dal mio tono di voce. Vorrei poterli seguire nel cielo e danzare insieme a loro, libera e leggera, senza alcun problema ad affannarmi il cuore. Però mi trovo sulla terraferma, e ho appena promesso a quella che è stata la mia prima vera amica di non avere più alcun segreto, non posso rimangiarmi le parole proprio adesso.
    Sarebbe potuto apparire come ha fatto oggi per fare del male a me e chiunque si fosse messo in mezzo! Tu non conosci quell'uomo, non sai cosa potrebbe calpestare senza alcun rimorso. Quindi perdonami se sono stata zitta, ma l'ho fatto per sopravvivere.
    Spero che ora questa motivazione le basti, è la pure e semplice verità anche se non ne vado fiera. Altri figli si sarebbero ribellati molto prima, avrebbero parlato con le autorità o adulti di fiducia ben prima di trovarsi con un arto rotto; io non sono forte o in alcun modo una guerriera, però sono riuscita a svegliarmi dal torpore appena in tempo.
    Io sono cambiata, Didi... Mi sono stancata di essere una vittima. E non volevo trovarmi la tua vita o quella di André sulla coscienza.
    Forse questo è il mio modo di dimostrare affetto, invece che con le parole, come quando le dissi di stare lontana da Axel. Certo, all'epoca mi infastidiva saperla così vicina ad una persona che mi aveva trattata in quel modo orribile, ma avevo anche paura di vederla cadere vittima dello stesso Elettro. Forse non sarebbe mai successo, ma Daisy si merita di avere accanto una persona migliore di quell'orrido Serpeverde.
    Nei mesi scorsi mi sono ribellata in tanti piccoli modi, ho riscoperto una libertà che pensavo mi fosse negata ed è stato bellissimo. Mio padre mi stava tenendo legata a sé da troppo tempo e dopo che avrò parlato con Ramirez sono sicura che riusciranno ad arrestarlo e nessuno dovrà più avere paura di lui!
    Ancora quello sciocco ottimismo, eppure l'immagine di quell'uomo dietro le sbarre riesce a farmi sorridere e brillare gli occhi di gioia. La solitudine ed il buio sono quello che si merita, la giusta punizione per le sofferenze che ha causato nel mondo.
    Voglio provare a vedere il mondo con occhi diversi, e magari non ci riuscirò subito ed in me rimarrà sempre un po' del carattere rigido da sapientona Corvonero, ma non posso negarmi il tentativo. A te chiedo solo di darmi la possibilità di ricominciare da capo, non subito, quando sarai pronta... Voglio davvero essere migliore di così, te lo giuro.
     
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    Era difficile mettere da parte l'egoismo, era difficile mettersi per un po' in secondo piano dando la precedenza alla prospettiva della Corvonero. Era difficile anche perché strideva così tanto con l'immagine di papà che non riuscivo davvero a concepire che quella cicatrice che aveva sulla gamba, avesse potuto infliggergliela lui. Sapevo quanto fosse forte quel dolore, che ad ogni luna colpiva ogni singola articolazione del mio corpo. E mi chiedevo come fosse possibile essere così tanto spaventata dal proprio padre, che avrebbe dovuto essere un porto sicuro, una protezione sempre certa e presente. Eppure eccola lì la Marsilda vera, quella che stringeva le labbra, alzava il mento e doveva essere... perfetta e ineccepibile. Che doveva seguire le regole per non farlo arrabbiare. Che non poteva concedersi di innamorarsi di nessuno o suo padre glielo avrebbe tolto, punendola di nuovo. La persona oltre l'oggetto che quell'uomo voleva che fosse.
    Non avresti dovuto farlo da sola Mars... lo so che non avremmo potuto fare niente ma almeno.. almeno non avresti dovuto avere così tanta paura.
    Almeno sarebbe stato un segreto in meno da tenersi dentro, una cosa in più da sopprimere, assieme alla paura e al dover essere sempre ineccepibile. Forse se l'avessi saputo non l'avrei neanche spinta a fare determinate cose, con fin troppa leggerezza. Rimanere fuori da scuola, uscire con Rick, fare quel tatuaggio.. almeno l'avrei capita un po' meglio.
    ... sei sicura che non verrà a riprenderti?
    Tecnicamente era maggiorenne, non avrebbe avuto più bisogno di lui, ma speravo davvero che non trovasse il modo di raggiungerla comunque. Che sarebbe stata al sicuro al castello e che il Preside avrebbe fatto in modo che suo padre non ci riuscisse.
    Io tra qualche giorno torno a casa... ma..
    I telefoni non funzionavano al castello e lei non sarebbe potuta uscire abbastanza lontano per poter rimediare. Esitai un secondo.. i gufi non erano la stessa cosa. Erano troppo lenti e quel genere di conversazioni non potevi farle via gufo.
    Ma quando torno possiamo.. possiamo parlarne meglio. Tu.. tu però.. stai attenta ok?
    Temevo che tutto il suo ottimismo fosse... troppo. Ed era così strano che fossi proprio io a pensarlo.
    Io devo andare a controllare Andrè...
     
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11 replies since 23/6/2023, 15:53   214 views
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