Fianna Fáil

Kinnitty, 7 Luglio

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    A light heart lives long

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    Quando aveva ricevuto il gufo del vecchio Jack, Karen era rimasta spiazzata dall’incredulità. Tutto si sarebbe aspettata fuorché vedere nella propria posta quella lettera dorata scintillare sul fondo scarlatto. Il prossimo anno sarai Prefetto, le aveva scritto nella lettera. Corrugando vistosamente le sopracciglia la ragazzina si era voltata verso Logan, che non aveva mancato di prenderla bellamente per il culo.
    -Ah ah, bella trovata ma guarda che non ci casco… mi ci vedresti? Prefetto! Io?! Fa ridere solo a pensarla.-, la conferma arrivò dal diretto interessato in tarda mattinata quando li raggiunse per pranzo e Karen non era riuscita a replicare dalla sorpresa. Il vecchio allora non stava scherzando: l’aveva davvero scelta come Prefetto. Al di là dell’imbarazzo iniziale si scoprì contenta, perché significava che lo zio Jack, nonostante tutte le cazzate fatte durante l'anno, aveva creduto ci fosse qualcosa in lei che valesse la pena valorizzare. So che mi renderai orgoglioso, concludeva la lettera, e il Preside ci aveva preso: Karen si sarebbe impegnata per meritarsi la sua fiducia.
    -Un evento del genere ricapiterà al prossimo allineamento dei pianeti, merita di essere festeggiato… che ne diresti se invitassimo Daisy e André per qualche giorno qui da noi? Non sono mai stati nell’Offaly, è l’occasione perfetta per mostrarglielo-, la scoperta delle altre spille le aveva dato il pretesto perfetto per organizzare una reunion verde smeraldo, offrendo a Logan l’occasione per ampliare la sua cerchia amicizie. Sebbene l’irlandese fosse amichevole ed espansivo con tutti, Karen aveva avuto l’impressione che nell’ultimo anno non avesse legato in modo significativo con nessuno dei loro compagni e ne era dispiaciuta. Con Daisy e André se non altro aveva notato una certa simpatia, quindi… non ci pensò due volte a inviare gli inviti, con una piccola clausola aggiuntiva.

    ***


    6 Luglio, Kinnitty. McCormac Manor

    -Non sbirciare… ci siamo quasi-, per una questione meramente pratica lo aveva bendato guidandolo fino alla capanna in mezzo alla radura, dove la musica accolse gradualmente il loro arrivo. Tutto procedeva come da piani: Logan non aspettava l’arrivo dei loro amici fino alla settimana successiva.
    -Ora puoi aprire gli occhi-, gli aveva sussurrato in una mezza risata all’orecchio. Karen gli sfilò la benda una volta davanti alla casa, per l’occasione allestita come uno dei pub della zona, con tanto di tavolo con bevande, stuzzicherie varie e torta alla burrobirra. La festa era stata organizzata con la complicità di tutti: portando Logan in ronda con sé, Kain lo aveva tenuto lontano dal Manor per tutto il giorno, dando modo a Karen, Darragh, Daisy e André di ultimare i preparativi. La punta di diamante prevista per il fine serata era la batteria di fuochi d’artificio che aveva comprato da Zonko, dal quale avrebbero preso vita sotto forma di luce le creature magiche più disparate.
    -Sorpresa!-, gli schioccò un bacio su una guancia prima di mettersi in disparte e guardarlo con il sorriso sulle labbra.
    -Te l'abbiamo fatta sotto il naso... buon compleanno, bifolco!-, Forse Logan non aveva immaginato di trascorrerlo in quel modo, ma sperava che quell'imprevisto gli fosse piaciuto. Per lei la serata non avrebbe potuto essere migliore: era tornata a casa, con i suoi amici e la sua famiglia. Non aveva bisogno d'altro per essere felice.
    7 Luglio, notte fonda

    -Stupeficium-, il lampo scarlatto tramortì in pieno Darragh, che crollò svenuto lungo il pavimento con un tonfo. L’elfo aveva cercato di fermarne l’uscita dal manor, dove tutti loro avevano trascorso la notte dopo i festeggiamenti, ma era stato colto alla sprovvista da Karen, che stringeva tra le dita l'impugnatura della bacchetta. La ragazza riprese a camminare affrettando il passo, affondando con i piedi nudi nel terreno umido di pioggia. Aveva lasciato la camera di Logan con indosso solo un paio di pantaloncini e il top del pigiama, ma nonostante la fresca brezza estiva sferzasse contro la pelle non sembrava risentire minimamente del freddo.
    -Lei era ed è il vento, vede lontano più di chiunque altro- la sua voce risuonò cristallina, distante, mentre intonava un canto che non conosceva.
    -Vede risalire dall’oceano la terra come smeraldo, le cascate precipitare, l’aquila librarsi sopra le loro teste- stringendo ancora la bacchetta tra le dita si allontanò dal portone d’ingresso, diretta verso il cuore della radura.
    -Sotto la luna, davanti alla grande quercia bianca, oltre il lago una torre si staglia in piedi, loro la aspettano- Karen ripercorse lo stesso tragitto che mesi prima aveva portato lei e Logan all'antro della Morrigan, di tanto in tanto allentando il passo, esitando nel proseguire; la triquetra dello zio, a contatto con la pelle, parve quasi scottare.
    -Il filo rosso si attorciglia, il filo bianco lega, la mente sceglie…-, ferma all’ingresso della cripta compì una deviazione che la portò davanti a una parete cava laterale, circondata da rovine. La ragazzina strusciò lentamente ma con decisione il palmo della mano libera contro una sporgenza più acuminata nella roccia: al contatto con il suo sangue una luce scarlatta rivelò lo specchio, alto quanto un uomo e largo il doppio, non rifletteva alcuna superficie. Con le dita macchiate del suo stesso sangue Karen vi tracciò un segno verticale, interrompendosi bruscamente a metà come per fare resistenza a una mano invisibile che le imponeva di non fermarsi. Dall’altro lato dello specchio l’uomo protagonista dei suoi incubi comparve all'istante, nitido come non l’aveva mai visto prima di allora. Abrahm colse l'esitazione nei suoi gesti e non esitò a intervenire.
    -È stata una tua scelta, Karen. Temporeggiare è inutile: renderai solo più doloroso questo distacco-, la voce del mago risuonò affabile, quasi comprensiva; la mano della ragazzina venne scossa da un tremito continuo, ma si fermò prima di completare il pittogramma.
    -La tua famiglia non verrà toccata in questa guerra, sai di avere la mia parola: devi solo attraversare l’eluvian e sarà tutto finito.-, Karen tracciò un secondo segno obliquo, con dita malferme; il respiro si fece irregolare mentre il cuore batteva così forte che sembrava esplodere nel petto.
    -Non sarai sola. Dacci una possibilità e ti dimostreremo che anche noi possiamo essere la tua nuova famiglia- la voce di Abrahm le raggelò il sangue. Non le importava di venir meno al loro patto: voleva restare nella brughiera con Logan e con la sua famiglia. Con loro era felice; sebbene la tentazione di chiedere aiuto per la maledizione che affliggeva Jack fosse molto forte sapeva che un tradimento simile gli avrebbe spezzato il cuore. Tutti loro preferivano farsi ammazzare, piuttosto che vederla consegnarsi al nemico. E lei non intendeva cedere... non poteva cedere.
    -Lasciami… stare-, sussurrò confusa, cercando di voltarsi alle proprie spalle senza riuscirci completamente.
    -Non voglio ascoltarti-, se lo avesse fatto tutti quelli che conosceva avrebbero sofferto. Si sarebbero esposti a un pericolo mortale per riportarla a casa. Non era quello che voleva: non voleva consegnarsi a quelle persone, eppure la sua volontà non le impedì di completare la costruzione della runa. L’ultimo segno obliquo rese visibile sullo specchio Elhaz, sussurro della vita e della protezione, e aprì il canale che avrebbe connesso la radura al covo di quelle persone il tempo sufficiente per spingere l’una parte a raggiungere l’altra. Karen sarebbe stata perduta per sempre, se la magia involontaria non avesse toccato picchi così alti da spaccare lo specchio, riducendolo in una pioggia di frammenti taglienti.
    Quando Karen riaprì gli occhi si accorse di essere distesa su un fianco lungo il pavimento roccioso. Non si accorse di cosa accadeva intorno: le voci dei due maghi che erano riusciti ad attraversare lo specchio la raggiungevano indistinte, allo stesso modo le figure che l’avevano raggiunta erano fumose come ombre.
    -Abbassate le bacchette e nessuno si farà male. E' la vostra sola occasione per tornare indietro incolumi, vi sconsiglio di sprecarla!-, fu una voce maschile a intimare l'immobilità; il mago era affiancato dalla stessa strega che lo zio aveva affrontato nel rudere, la stessa che sembrava avere familiarità con Daisy. Fu lei a prendere parola subito dopo, la bacchetta sollevata era pronta ad attaccare.
    -Il vostro cammino termina qui: la Veggente viene con noi.-, la strega dai tratti simili a quelli di Daisy si soffermò proprio su di lei, lo sguardo d'acciaio la perforava con fervore.
    -Noinin... anche per te è arrivato il momento di tornare a casa. Sei pronta a seguirmi?-

    Piccolo riassunto della situazione:
    -Siamo nell'Offaly (per la precisione a Kinnitty). Karen ha invitato André e Didi a casa di Logan per festeggiare insieme il suo compleanno. La festa ha luogo nella capanna di suo nonno in mezzo alla radura, ma una volta finita rientrano nel Manor per trascorrere la notte.
    -Nel cuore della notte ha uno dei suoi episodi di "sonnambulismo": Darragh, l'elfo di famiglia, si accorge che sta lasciando il manor e cerca di fermarla, ma lei reagisce schiantandolo quindi potete sentire tranquillamente il tonfo dello schiantesimo così come la sua voce. Se lo rianimate vi racconterà quel che ha visto.
    -Karen procede nel cuore della radura raggiungendo l'ingresso della cripta della Morrigan. Non si addentra all'interno dell'antro ma fa il giro del monumento: scopre l'esistenza di uno specchio comunicante (l'eluvian) all'interno di una delle pareti, attivandosi apre una connessione con l'Alchimista. Se arrivate presto in parte potete sentirla, a vostra discrezione.
    -Nel breve istante in cui lo specchio permette il suo attraversamento, due maghi fedeli all'Alchimista riescono ad accedere alla radura. Si trovano davanti a Karen che è caduta per terra; sono un uomo e una donna, la maga è la mamma naturale di Daisy ed entrambi sono pronti ad attaccare i ragazzi per portare via le due ragazze.

    La diapositiva tattica è stata gentilmente offerta dal Bardo!

    qxKidRA


    Edited by Elhaz - 21/9/2023, 22:42
     
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    "Lo ammetto Karen, in altri frangenti ti avrei aiutata io stesso a bendarmi.", la provoco mentre lascio che le sue mani mi guidino, "Adesso, invece, sono principalmente curioso come uno snaso."
    Sono state giornate straordinariamente belle, con i Cavanaugh che ne hanno passate alcune a casa nostra e Karen, nello specifico, che da fine scuola ad oggi ha sempre dormito qui. Per non parlare poi dell'altro giorno, quando a entrambi sono arrivate due buste da Hogwarts. La mia è servita a confermarmi la carica di caposcuola, la sua a comunicarle che sarebbe stata un prefetto per l'anno successivo. Ho forse perso l'occasione per romperle i coglioni in merito? Certamente no. Benché, lo ammetto, già un paio di minuti dopo la stavo abbracciando per infonderle un po' di positività e congratularmi con lei.
    Ad ogni modo, ciancio alle bande, la peste rossa sta infine decidendo di levarmi la benda per svelare l'arcano. Ed io mi ritrovo, come un coglionazzo, a tenere la bocca mezza aperta in uno "wooo" strozzato per almeno un paio di secondi.
    Sorrido al bacio di Karen, poi passo in rassegna i presenti ripetendo lo stesso gesto amichevole un po' con tutti.
    "Maledetti.", sibilo con mal celata leggerezza di spirito, "Grazie K! Si, mi avete fottuto alla grande. Lo ammetto. Comunque ciao ragazzi! Benvenuti allora, e grazie per tutto questo."
    Mi unisco a loro dopo aver scambiato un paio di abbracci e pacche sulle spalle con Papà e Kain, riservando un'occhiata teatrale a quest'ultimo per essersi evidentemente reso complice del misfatto.
    I due Auror, avvolti nelle loro divise d'ordinanza estive, ci comunicano che non potranno fermarsi a lungo per festeggiare con noi. Il ministro inglese e quello d'Irlanda hanno indetto un meeting con altre personalità di spicco del mondo magico europeo, probabilmente per discutere su ciò che sta accadendo là fuori, e loro due sono stati chiamati a partecipare. Rimarranno via per un paio di giorni e, benché personalmente lo consideri un peccato, in cuor mio so che avremo un intera estate da trascorrere come una vera e propria famiglia.
    "Vi piace il posto?", domando ai due Tassorosso infilandomi in bocca un bel panino al prosciutto di cinghiale, "Domani potremo farci un giro nella brughiera, posto che i centauri non vi riempiano di frecce in modo preventivo..."
    Guardo i ragazzi e me la rido, per una volta tanto, in modo completamente sincero e di gusto.


    "V'è uno specchio nero, incastonato negli alti giardini d'Irlanda, incorniciato di bianco. Se lo guardi, non vi scorgerai il tuo riflesso né il fondo. Sebbene in quest'ultimo, troverai un pezzo di ciò che stai cercando."
    Osservo il volto della Mórrígan contrarsi in uno strano sorriso, mentre le sue dita si poggiano sulle mie spalle.
    "Continui a parlare per enigmi, come faccio a fidarmi?"
    Uno scintillio le illumina gli occhi, che sono viola e profondi come la notte sull'oceano.
    Una sua mano si sposta sul mio petto, e li vi poggia il palmo.
    "Sai di poterlo fare, qui dentro. Tutto ciò di cui hai bisogno è già in tuo possesso, lo hai nel sangue, devi solo riscoprirlo."
    "Vedi, lo stai facendo di nuovo..."
    "E sempre lo farò, questa è la via che scelsi e la mia maledizione. Un ricordo errante fra due mondi, rimasto a metà strada per guidare ciò che resta della sua discendenza. Io non posso interferire con voi, non più di quanto stia già facendo almeno."
    La osservo, assorbendo attentamente ogni singola sillaba gaelica da lei pronunciata. Cercando di tenerla a mente e pensando, in modo del tutto inconscio, che non credo sia auspicabile condividere un sogno simile con Kain. Non ancora almeno.
    "Destati ora, mio sangue. Accade qualcosa. APRI GLI OCCHI!"
    La sua fottuta voce eterea, così profondamente bitonale, mi rimbomba ancora nelle orecchie. Riavendomi, mi scopro seduto ritto sul letto, con le lenzuola accartocciate a terra e la canottiera madida di sudore.
    "Merda.", sussurro a denti stretti nella speranza di non svegliare Karen. Si ma, lei dov'è!?
    Mi guardo attorno spaesato, cercando di capirci qualcosa. I suoi vestiti e le scarpe sono lì sul pavimento, dove li ha gettati un paio d'ore fa. Ma allora cosa cazzo...SBAAM!
    Un sibilio soffocato al piano di sotto anticipa il caratteristico tonfo che scaturisce da un corpo schiantato, facendomi scattare come una molla rilasciata all'improvviso. Siamo soli in casa, io, Karen, Daisy e André. Papà e Kain sono partiti ore fa, sarebbe perfettamente inutile provare a chiedere il loro aiuto adesso. Avvertirli, al contrario, potrebbe non esserlo invece del tutto. Mentre corro lungo il corridoio con indosso solo la canotta, i pantaloncini e le scarpe infilate di fretta, batto sulle porte degli altri due ragazzi per svegliare anche loro qualora non ci avesse già pensato da sé il rumore di poco fa.
    La mia borsa si trova nell'ampio salone posto poco lontano dall'ingresso, buttata su uno dei divani, ed e lì che mi dirigo di fretta e furia. L'afferrò, estraggo il taccuino mediante il quale io e il padre di Karen ci teniamo in contatto, e vi scrivo sopra poche ma esplicative parole: "Succede qualcosa, qualcuno è stato appena schiantato. Non trovo Karen."
    Traggo la stecca in faggio dalla sacca e, udendo i passi dei due Tassorosso dietro di me, praticamente inciampo su di un corpicino esile accasciato a contatto col pavimento. "No no no, cazzo! Darragh!"
    Senza perdermi in troppi fronzoli punto la bacchetta sul petto dell'elfo e prendo fiato. "Reinnerva!"
    Scombussolato, e sulle prime confuso, Darragh salta in piedi; sgranando gli occhi e passandoci tutti in rassegna con lo sguardo.
    - La signorina Cavanaugh, Karen! Non era in lei Signorino Logan, non era in lei! Darragh non ha potuto, volevo fermarla ma mi ha preso di sorpresa...-
    "Darragh, calmati. Dove?"
    - Di là, è uscita fuori. Aveva gli occhi strani signorino, gli occhi strani!-
    "Va nella foresta, informa Flann. E anche Seanan. Che ispezionino il territorio. Poi vieni a cercarci.", non gli ho mai parlato così prima.
    È solo che...ho una sensazione. E l'Irlanda, per Karen, è ancora pericolosa. Se loro fossero riusciti in qualche modo a entrare qui dentro, a bypassare gli incantesimi protettivi. Maledizione.
    - No, Logan no! È pericoloso, io non posso lasciar...-
    " Maledizione Darragh, non te lo sto chiedendo. Fa come ti ho detto!". Ecco, bella merda che sei. Complimenti.
    "Senti, mi spiace. È solo che non passiamo perdere tempo. Fallo e basta, per favore."
    La creaturina ci pensa per un istante, poi annuisce e schiocca le dita sparendo nel nulla.
    "Io vado. Non vi chiederò di fare lo stesso, ma di certo non sarò io a fermarvi."
    Mi getto fuori, facendomi luce con la bacchetta per seguire il solco nell'erba lasciato poco fa dalla Rossa. Manco a dirlo, le tracce si buttano ben presto dentro alla brughiera, diventando impossibili da seguire con accuratezza.
    "Cazzo. Qualche idea?", domando ai due compagni prima che un intonazione vocale piuttosto familiare mi distragga, "Avete sentito anche voi? Non è la sua voce quella?". Probabilmente si anche se, per una qualche ragionevole che non riesco a spiegarmi, quasi non sembra esserlo. Poco male, è già qualcosa e sarà relativamente semplice seguire il canto per arrivare a lei.
    Non può essere. Lei non ha mai avuto episodi simili, non in tutte le altre volte nelle quali abbiamo condiviso il sonno almeno. E non possono esser loro, non qui. Non adesso.
    D'un tratto il canto cessa ma la direzione da prendere e ormai chiara per me, ed è così scontata da sembrare quasi impossibile. Si è diretta alla radura, proprio là, ne sono certo.
    Ad un certo punto un esplosione sonora si manifesta a circa cento metri da noi, accompagnata dal rumore di vetri frantumati. ci stiamo mettendo troppo.
    "Carpe retractum.", scandisco indirizzando la bacchetta verso il più lontano degli alberi visibili, così da coprire metà della distanza rimanente in un tempo sufficientemente inferiore. Un grosso faggio si frappone tra noi e la radura della Mórrígan, ed è proprio grazie alla copertura fornita da esso che, inizialmente, riusciamo a seguire gli avvenimenti restando non visti. Non che personalmente abbia intenzione di attendere, anzi, non appena i due maghi si avvicinano a Karen salto fuori dalla copertura con la bacchetta puntata dritta su di loro. Accogliendo, per altro, l'avvertimento avanzato da uno dei due con un ghigno calcolatamente sarcastico sul volto. Calcolato si perché, se in un altro momento avrei agito di impulso, i mesi d'addestramento con Kain mi hanno insegnato, tra le altre cose, a studiare l'avversario prima di compiere una qualsiasi azione che potrebbe rivelarsi pericolosamente troppo avventata. Inoltre, e questo loro non lo sanno, potrebbero esserci in arrivo dei corposi rinforzi.
    "State. Lontani. Da lei.", ribatto aspramente avanzando di ancora un paio di passi prima di fermarmi definitivamente, "O vi posso garantire che entrambi marcirete qui dentro. Questa è casa mia., semmai siete voi a dover cogliere l'occasione per tornarverne interi da dove siete venuti. Ho poca pazienza, vi sconsiglio di sprecarla."
    Un gracchiare sommesso mi raggiunge, ed ecco che Dabd fa la sua comparsa poggiandosi sulla mia spalla e strofinando leggermente il capo contro il mio mento. "Tutti avvisati, vero?", sussurro impercettibilmente al volatile affinché solo lui e i miei compagni di scuola possano udire. Il corvo emette un verso, che ha tanto l'aria di un "si" bello convinto. "Vengono qui?", altra risposta affermativa. bene.
    Istintivamente compio mezzo passo in direzione della Locke quando la strega le si rivolge direttamente, avvicinandomi a lei per farle capire di poter trovare appoggio in me.
    "State avanzando un po' troppe pretese...", ribatto cercando di prendere quanto più tempo possibile, "Perché non lasciate che siano loro a decidere? Karen, vieni. È quello che vuoi, no?"


    Edited by L. McCormac - 29/6/2023, 20:21
     
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    Nello sguardo di tempestose nubi dell’aspirante cantautore si specchiarono vanesi variopinti fuochi d’artificio, che animarono la notte irlandese con mutevoli figure di creature fantastiche: Sirene, Unicorni, Cavalli Alati, Ippogrifi, Draghi…danzarono inafferrabili fra di loro, sin a smarrirsi nella volta celeste vegliata da silenti e complici stelle – uno spettacolo che introdusse le battute finali della festa in onore del loro ospite dagli spavaldi e audaci sorrisi. - Direi che puoi aprire il nostro regalo ora… - si rivolse al festeggiato alzando il suo boccale di birra irlandese oramai vuoto in sua direzione, per un brindisi di commiato: gli inviti ad un programma intensivo per aspirante Magizoologo organizzato dal Ministero con la collaborazione di alcune delle riserve di creature magiche più famose del mondo eran invero arrivati qualche giorno addietro, come Karen aveva accennato a Daisy, ma la rosso-oro era riuscita ad intercettarli per nasconderli sin al loro arrivo. - forse avremmo dovuto tenerlo fino alla fine di questa vacanza come garanzia che ti sforzerai di tenerci in vita, ma… - lasciò la frase in sospeso con teatralità, accennando alla prospettiva di finire pungolati dalle frecce di Centauri poco ospitali che Logan aveva dipinto nei loro orizzonti poc’anzi, stuzzicando la sua incauta curiosità ed il suo volubile interesse menzionando la brughiera che avviluppava la tenuta della sua famiglia e che André non aveva celato d’anelar esplorare.
    - Rimani con me ancora un po’? - con un sghembo sorriso si rivolse alla giovane dal romantico e sognatore cuore, incrociandone lo sguardo espressivo dopo aver salutato i due Grifondoro: protetti dagli incantesimi che difendevano la tenuta con imperturbabili ed invisibili scudi, potevano esplorar i dintorni senza correr alcun rischio e l’aspirante cantautore anelava trascorrere qualche tempo solo con Daisy. Avevano trascorso altri giorni insieme prima di quella sera, ma impossibilitato a vederla ogni giorno come allorché vivevan al Castello, il lunatico e selvatico Stormind ne aveva irrimediabilmente sentito la mancanza e benché non fosse una sensazione del tutto nuova, l’aveva percepita estranea, giacché da tempo non accadeva che il suo contraddittorio cuore ne fosse colmato. Dopotutto, prima che la Tassorosso dai luminosi sorrisi entrasse senza vaticino nel suo caotico ed instabile mondo, André soleva preferire la solitudine di frequentazioni superficiali a profondi ed intimi legami come quello che aveva creato con lei, in principio grazie alla musica che li aveva uniti e li aveva svelati l’uno all’altra, nota dopo nota.
    - Sono contento che sei stata nominata Prefetto…renderai la mia carica tollerabile. - le dedicò un sornione e malandrino sorriso sghembo, tacendo come invero esser stato nominato Caposcuola lo avesse colto alla sprovvista e lo avesse fatto vacillare nel suo precario equilibrio: la prospettiva d’esser a poco, a poco soffocato dalle responsabilità che la carica avrebbe fatto gravare sul suo capo lo rendeva irrequieto…lo faceva sentire in trappola, tanto che aveva ponderato di rifiutare la nomina nel medesimo istante in cui aveva ricevuto la lettera del Preside. Non anelava esser costretto ad inchinarsi innanzi alle regole, tanto quanto non desiderava imporre ad altri di rispettarle e non avrebbe rinnegato la sua indole ribelle per sottostare a tal imposizione. Tuttavia…tuttavia il pensiero di suo padre ed il ricordo della spilla di Caposcuola che a sua volta aveva indossato lo avevano indotto ad esitare, a riflettere su quell’opportunità di renderlo per una volta fiero di quel figlio che tanto aveva desiderato, ma che lo aveva irrimediabilmente deluso.
    - Buona notte, Uccellino… - oltre le vetrate del corridoio la notte era fonda, scura e densa com’inchiostro, allorché si ritrovò a salutare con reticenza Daisy, esitando sulla soglia della sua stanza, le dita da ribelle chitarrista che le sfioravano la pelle fresca del viso dai tratti di delicata innocenza. Una carezza che s’arrestò di repente, non appena il silenzio del manor fu squarciato da voci confuse e da quello che parve il sordo suono d’un corpo che cade.
    D’istinto estrasse la sua lignea arma e con la mancina ghermì il polso della giovane dal romantico e sognatore cuore, trascinandosela dietro sin ad incontrare Logan che batteva irrequieto sulla porta della sua stanza. - Siamo qui. Dov’è Karen? - non ebbe bisogno d’udire la risposta dalle labbra dell’irlandese, giacché l’angosciosa urgenza che scorse nel suo vigile sguardo tradì la nefasta verità di quanto accaduto. Seguì subito il Grifondoro al piano inferiore, illuminato dai raggi lunari che silenti penetravano dal portone principale, sinistramente spalancato…null’altro che il corpo inerme dell’Elfo Domestico a vegliarlo.
    Non era in lei.” Le parole di Darragh s’insinuarono nella sua mente e s’artigliaron al ricordo di quella notte all’armeria in cui aveva inerme assistito a…non avrebbe saputo affermare con certezza cosa fosse accaduto a Karen, ma a sua volta aveva avuto la sensazione che qualcuno si fosse impadronito della sua mente e anelasse piegarla ad una volontà che non le apparteneva. “Occhi strani.” La preoccupazione che feroce avvelenò il suo contraddittorio cuore fu la medesima di quella notte ed André si ritrovò a stringere con più veemenza l’elsa della bacchetta per restare lucido…per controllarsi e non esser trascinato nel baratro delle sue caotiche emozioni e dei suoi burrascosi istinti.
    - Non devi nemmeno chiederlo. - si tuffò a sua volta nelle tenebre, cercando ancor una volta la mano di Daisy, e al limitare della brughiera si pose in ascolto: il suo orecchio da musicista colse una melodia farsi a poco, a poco più distante…un canto che gli fu spietatamente famigliare, giacché lo aveva già udito riecheggiare fra le armature del Castello, il rumoreggiare d’una tempesta a fare da sottofondo. - È lei… - trattenne Logan, afferrandolo per la spalla per qualche graffio di plettro. - le sta succedendo di nuovo. - non aggiunse altro, conscio che l’irlandese avrebbe compreso: gliene aveva parlato…aveva dovuto farlo, giacché credeva che il Grifondoro fosse l’unico a poterla proteggere…a poterla strappare al mostro che la braccava nei suoi incubi. Karen medesima gliene aveva dato la prova quella notte…
    L’urgenza di trovarla si fece più imperiosa nell’intimo in perpetuo conflitto di André, che lottò contro la propria medesima mente per impedirsi di smarrire la presa sulla realtà e lasciarsi trascinare nell’oblio delle memorie di ciò a cui aveva assistito, avvelenate dal senso di colpa per non aver potuto impedire accadesse di nuovo…per non aver fatto abbastanza.
    In principio, seguirono l’eco del canto della danzatrice sonnambula per trovarla nelle profondità di quella brughiera che per quanto oscura, l’aspirante cantautore non percepì come ostile. A poco, a poco, però, Logan parve farsi più deciso della direzione da seguire, come se di repente avesse compreso ove il suo burattinaio l’aveva condotta: una radura. Si rivelò oltre una vegetazione folta che li nascose agli ostili sguardi di due figure che torreggiavano sulla loro preda, accasciata al suolo fra vitrei ed argentei detriti, al cospetto d’una cripta apparentemente spalancata sull’Oltretomba medesimo: un dipinto dalle nefaste sfumature d’un presagio di sventura, innanzi al quale André temette il peggio, percependo uno squarcio all’altezza del petto, che ivi giacque altresì allorché notò i deboli movimenti di Karen. Poco distante, eppure lontana come giammai gli era apparsa…
    - Cerco di aggirarli per portarla via… - si scambiò con Logan uno sguardo complice…una silente promessa che non avrebbe esitato innanzi a nulla pur di trarla in salvo. Non aveva la superba certezza che il suo avventato e incosciente piano avrebbe avuto successo, ma non poteva lasciare Karen sola, alla mercé dei suoi aguzzini. E anche se non fosse riuscito a portarla via, avrebbe potuto spalleggiarla, proteggerla ed impedire che venisse condotta via, a qualunque costo.
    Al cospetto d’un complice faggio, prima di gettarsi nel folto per aggirare la radura, André si volse verso Daisy per annegare nei suoi occhi espressivi e si ritrovò ad esitare: non avrebbe voluto allontanarsi da lei. Una consapevolezza che lo trafisse con la violenza d’una stilettata in pieno petto e che costrinse il suo contraddittorio cuore a lacrimare sangue…a dimenarsi furibondo per quella scelta che era ostile ai propri sentimenti…a sé medesimo. Non avrebbe voluto, ma doveva farlo: se si fosse esposto con la compagna per distrarli, i due Maghi avrebbero immediatamente sospettato che Logan fosse con loro e che stesse agendo per coglierli alle spalle. Egli invece…poteva essere una variabile non vaticinata nel loro piano.
    - Uccellino… - fallì irrimediabilmente nel donare voce al tumulto che aveva nell’intimo, dunque si chinò sul suo viso, carrezzandolo con le dita da ribelle chitarrista, e rapí le sue labbra in un bacio casto, eppure passionale, prepotente e dolce al contempo. - stai attenta. - poche parole che tradirono la gelida paura di perderla che gli stava avvelenando la mente, il cuore, l’anima. Dopodiché svanì nelle tenebre, sulle labbra una muta promessa di tornare da lei che sapeva di non poterle fare.
    Strisciò fra gli alberi, silente e furtivo come un’ombra, ma allorché udì la voce d’una donna rivolgersi a Daisy, il suo istinto gli urlò di tornare sui propri passi, di far saltare la propria copertura per frapporsi fra la giovane e il pericolo. Non lo fece, però, fidandosi di Logan e al contempo conscio che la Tassorosso poteva cavarsela da sola…che lo aveva già fatto, invero. Riuscì a giungere non visto e non udito sin quasi alle spalle dell’irlandese che appariva confusa, disorientata, ma presente. Ed ivi attese, fremendo, il momento opportuno per agire, riflettendo su come attrarre l’attenzione dell’irlandese senza allertare i suoi aguzzini.
    Chartanimus. Un piccolo lupo nato da un disordinato e stropicciato spartito d’una canzone appena abbozzata si fece largo dal nascondiglio oltre cui il suo creatore si celava e giunse al cospetto di Karen, così come tempo addietro un candido scoiattolo era giunto ai suoi piedi nel corso d’una lezione. E non appena riuscì ad intercettare lo sguardo di cerulea rugiada della danzatrice sonnambula, l’inerme spettatore allungò le dita nella sua direzione, la bacchetta protesa per difenderla da ogni imprevisto, facendole cenno di correre. Il più veloce che poteva. Come se avesse alle calcagna Ade medesimo.


    Per quanto riguarda il regalo, si tratta di un pacchetto contente due inviti ufficiali dal Ministero per Logan e Karen a un programma estivo per aspiranti Magizoologi e due passaporte che si attiveranno solo alla data prevista. La scelta della riserva e delle creature da trattare non l'ho specificata apposta, così da lasciarvi libera scelta.

    Per quanto riguarda l'azione, André si propone come mostrato dal mio bellissimo (?) schema di aggirare i due Seguaci cornuti passando per giungere più vicino a Karen e sfruttare il momento opportuno per, si spera, portarla in salvo. Per attirare la sua attenzione, ha incantato un pezzo di carta dandogli la forma di lupo che l'ha raggiunta. Una volta intercettato il suo sguardo, le ha fatto cenno di raggiungerlo, pronto a difenderla in caso il suo piano fallisse. In caso. Ah-ah. Sono simpatica.😈


    Edited by soul of art and anarchy - 6/7/2023, 14:45
     
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    ...in che senso siamo solo noi?
    domandai a Karen mentre sbattevo le ciglia cercando di metabolizzare la cosa. Il problema non era invero la compagnia, anzi... ma stavo cercando di immedesimarmi nel Grifondoro dalle innumerevoli candeline e riuscii a percepire il disagio ricoprirmi come un telo pesante. Noi non lo conoscevamo neanche così bene Logan, non sarebbe stato.. strano? Insomma era nostro dovere intrattenerlo e fargli una bella festa ma, io non lo conoscevo come.. cosa.. come contribuivo alla cosa? Eravamo solo in tre, non potevo neanche disperdermi nell'ambiente e non sapevo di che cosa parlarci..
    Perché non hai invitato anche... anche..
    le parole mi morirono in bocca mentre guardavo verso l'alto alla ricerca di un qualche nominativo che avevo visto spesso in compagnia del Caposcuola realizzando che.... niente. Non mi veniva in mente nessuno..
    ...oh.. beh sarà comunque una.. festa.. divertente.. sì.. bella idea K..
    decretai alla fine annuendo più del necessario in un tentativo di autoconvincerci tutti e soprattutto per rassicurare K sul fatto che fosse stato un bel pensiero.
    Anche il regalo era stato dato in appalto al Bardo, dopo che mi venivano in mente soltanto cose che erano state reputate decisamente troppo femminili per uno come Logan. E a dirla tutta aveva trovato anche una soluzione estremamente adatta. Io nel dubbio invece avevo portato TUTTI i cd che erano in mio possesso: si, anche la polka, magari era un tipo folkoristico, chi poteva dirlo?? Di certo, non io.
    Timori i miei che sembrarono venir fugati immediatamente poiché, come sempre, il Caposcuola sembrava essere a suo agio con tutti, in qualunque circostanza, senza nessuno sforzo. E segretamente, ma forse non poi così tanto, questa abilità gliela invidiavo moltissimo.


    Ero sopravvissuta! Forse la birra aveva aiutato.. non che ne avessi bevuta molta, men che mai quella cosa che puzzava di vecchietto e sapeva di benzina, tutto aveva un sapore orribile ma dovevo ammettere che non era andata poi così male come avevo temuto per tutto il pomeriggio. Non che io avessi fatto granché ne che avessi risolto il problema del non sapere di che cosa parlare con Logan ma avevo eroicamente lasciato il compito agli altri due, annuendo e prendendo mentalmente appunti su come si faceva a chiacchierare senza complicare eccessivamente le cose, rassicurata dal fatto che tutti sembrassero perfettamente padroni della situazione.
    Una volta al Manor ne avevamo approfittato per gironzolare nella casa: d'altronde non c'era il Preside quella sera.
    Certo.. anzi.. hai portato quelle cose di Zonko? Forse se l'elfo è impegnato altrove riusciamo a mettere quelle cose puzzolenti nel cassetto dei sigari del Preside..
    Sì, come ho detto, forse quei simbolici assaggi di alcolici potrebbero avermi, almeno come placebo, aiutato. Insomma le lezioni di McCormac erano terrificanti, ogni volta tornavo in dormitorio e fissavo il vuoto per almeno un'ora cercando di riprendermi. E in più mi faceva deportare mensilmente in quell'isola deserta con l Guardiacaccia..
    ...così però mi fai sentire in colpa...
    Forse quella spilla da Prefetto era un risarcimento danni per gli spaventi dell'ultima lezione..?? Mi sentii improvvisamente ingrata.
    Oh andiamo.. sono sicura che puoi esporre tutti i tuoi dubbi a Logan e te la farà sembrare una passeggiata.
    replicai in un'allusione dispettosa.
    Non mi ci vedo Prefetto... Tassorosso in mano nostra.. è bene che nessuno abbia alte aspettative sulla nostra casata..
    commentai alla fine, con una smorfia ormai sulla porta di camera.
    Buonanotte..
    Alla fine non era stata affatto male come serata, pensai salutando Andrè, rimanendo comunque sulla soglia, senza avere granchè voglia di andare a dormire, e proprio mentre stavo per alzarmi leggermente sulle punte dei piedi dei colpi sulle porte spostarono tutta l'attenzione sul cercare di capire cosa fosse successo. Iniziammo a correre, perché in quei corridoi vuoi rimbombava la voce concitata di Logan ed era.. strano per lui.
    Una volta raggiunto l'irlandese, lo trovammo chino sull'elfo di casa McCormac.
    E' stata Karen??
    La rossa non avrebbe mai schiantato l'elfo, da quel che avevo visto nei giorni precedenti sembrava volergli bene, e per indole difficilmente avrebbe fatto una cosa simile. Inoltre il tono allarmato e la preoccupazione di Logan mi angosciavano: lui che sapeva sempre come gestire tutto, che sembrava non scomporsi mai.. "Di là, è uscita fuori." nel sentire quelle parole, andai automaticamente alla finestra, aprendola per cercare di scorgere l'irlandese..
    Sta entrando tra gli alberi...
    Perché stava andando là? E che voleva dire che non era in sè? Mi voltai verso i due, trovando estrema preoccupazione negli occhi di entrambi. "Io vado. Non vi chiederò di fare lo stesso, ma di certo non sarò io a fermarvi." "Non devi nemmeno chiederlo." Annuii a mia volta, seguendoli fuori dal Manor. C'era ancora la luna, abbastanza piena e luminosa ancora, ad illuminare la strada fino al bosco... non potevamo lascia lì da sola. C'erano troppe cose là dentro e non volevo che a Karen succedesse qualcosa: ricordavo troppo bene come fosse. La corsa si interruppe presto una volta sotto le fronte scure degli alberi. "Cazzo. Qualche idea?" avevamo perso le tracce.. niente panico.. niente panico.. dovevamo solo osservare.. e ascoltare. Una voce cantilenante ci giunse in "soccorso".. una voce che sembrava quella della rossa ma che tuttavia non le corrispondeva perfettamente, mancando della sua naturale espressività... che cosa voleva dire l'elfo sul fatto che non fosse in lei? E perché ne Andrè ne Logan sembravano sorpresi??
    Li seguii, in modo quasi passivo, mentre cercavo di capire che cosa stesse succedendo.. se era uno scherzo li avrei morsi tutti quanti... non era affatto divertente.. Soprattutto quando la voce scomparve, lasciando il posto a un rumore di qualcosa di infranto.. seguito da delle voci, e dall'inquietante consapevolezza che non era da sola. Quello probabilmente era l'unico motivo per cui non ci gettammo subito verso di lei, stesa a terra, senza che riuscissimo ancora a capire se fosse ferita o meno da dietro l'albero e i cespugli a cui eravamo nascosti.
    Non avevo idea di che cosa fare e automaticamente guardai Logan.. lui sapeva sempre cosa fare... e invece era agitato, era spaventato.. Recuperava a tratti un effimero controllo della situazione per poi guardarsi attorno quasi smarrito. E vederlo così mi preoccupava terribilmente. E se ero più abituata a vedere preoccupazione e tormento negli occhi del Tassorosso, questo non rendeva meno angosciante rivedere lo stesso stato d'animo anche in lui. Tanto che quando manifestò a sua volta l'intenzione di raggiungerla gli afferrai automaticamente il lembo della maglietta, come un istintivo fermo a farlo andare via. Erano tutti troppo precipitosi.. era tutto troppo veloce.. ci dovevamo pensare meglio, dovevamo capire meglio.. e invece il Grifondoro si era già buttato e adesso stava per farlo anche lui. Non sapevo neanche io perché lo stavo fermando, forse avrei voluto solo un attimo di rassicurazione e invece, neanche nell'avvicinarsi di Andrè e neanche quel bacio che mi ero immaginata così tante volte, che avevo aspettato così tanto.. riuscirono a tranquillizzarmi. Anzi.. in qualche modo mi spaventò ancora di più.. come se fosse un addio..e mi ritrovai a fissarlo tremante e con gli occhi lucidi e terrorizzati. Finché non riconobbi quella voce... quella riuscì a farlo e mi scosse da quell'immobilità ed uscire da quel riparato nascondiglio ed affiancare Logan.
    Eppure la situazione non era delle migliori... "Noinin... anche per te è arrivato il momento di tornare a casa. Sei pronta a seguirmi?" il mio sguardo incontrò il suo e mi ritrovai spiazzata come sempre nell'averla davanti. In quel suo essere così rassicurante e al tempo stesso... tutto in quel luogo e in quel momento, mi stava urlando "pericolo".
    No.. no aspetta.. cosa sta succedendo.. chi è lui?.. mamma..
    lo dissi sottovoce quel nome, un sussurro strozzato. Non lo usavo spesso con lei, eppure in quel momento avevo così paura che mi uscì di bocca come un bambino spaventato che cerca la mano della mamma. Superai Logan, facendogli cenno di aspettare e avvicinandomi a lei.
    Perché le bacchette cosa... cosa c'entra Karen? Spiegami..
    Non avevamo mai parlato di Karen, non riuscivo ad immaginare cosa potesse volere da lei: aveva detto che quella notte a Dublino era lì per caso, che stava proteggendo quel posto dove eravamo entrate, che lo scontro con McCormac era stato tutto un malinteso.. forse era così anche stavolta. Doveva essere per forza così.
    E' un altro di quei luoghi? Noi... andiamo via, lei non lo sapeva di non doverci venire ma non ci torneremo più, davvero.. non faremo niente di brutto...
    Se ce ne fossimo andati avremmo risolto il problema, giusto? Era solo un errore, un malinteso..


    Edited by .Fay. - 7/7/2023, 14:51
     
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    “State. Lontani. Da lei.”
    La voce di Logan riuscì a scuoterla dal sonno sebbene non a risvegliarla del tutto: Karen socchiuse gli occhi, cercando di mettere a fuoco ciò che la circondava. La spalla sinistra era investita a ondate da fitte di dolore per la caduta mentre il corpo era scosso da lievi brividi di freddo. Dal vestiario delle due figure che avevano appena attraversato lo specchio non ebbe dubbi su chi fossero: quando ascoltò la sua voce le occorse qualche secondo prima di riconoscerla come la druida che li aveva attaccati nella casa abbandonata di Dublino. Il suo aspetto, adesso che poteva osservarla da vicino, le ricordò in modo impressionante una versione adulta di Daisy.
    “Perché non lasciate che siano loro a decidere?”
    -Logan-, farfugliò in stato confusionale, cercandolo con lo sguardo. Logan era a pochi metri dall’antro di pietra, la bacchetta sollevata e il corpo teso in reazione difensiva; Daisy era al suo fianco, lo sguardo spalancato smarrito e impaurito. Meccanicamente allungò una mano verso la bacchetta, afferrandone l’impugnatura senza avvertirne realmente la presa tra le dita tornò in posizione eretta, rivolgendo ai suoi amici uno sguardo assente. L'ultima cosa che ricordava era di essersi addormentata accanto a Logan... aveva sognato di attraversare la radura che conduceva allo specchio... ma non aveva realizzato di averla percorsa realmente finché il rumore dei vetri infranti non l'aveva svegliata.
    “Karen, vieni. È quello che vuoi, no?”
    Fu con occhi imploranti che si specchiò in quelli di Logan: non c’era cosa che desiderasse più al mondo di restare lì con lui ma per quanto volesse raggiungerlo il suo corpo restava immobile. Karen fu assalita dalla paura ma allo stesso tempo da una profonda vergogna: paura per quel che stava accadendo così in fretta, vergogna per essere tanto debole da non riuscire a vincere il volere dell’Alchimista. Con la sua voce Abrahm ne aveva guidato i passi fino a quella radura ed era intenzionato a condurla a sé noncurante dei sacrifici che sarebbero occorsi; la sola idea di quel che sarebbe accaduto ai suoi amici e a sé stessa nel caso in cui il suo piano avesse avuto successo la atterriva.
    -Logan... non mi lascia andare- riuscì a spezzare il silenzio, trasmettendogli nelle poche parole che le erano concesse quali ombre stava affrontando.
    -Non riesco a fermarlo- un’implicita richiesta di aiuto a non permettere che la portassero via, un messaggio per fargli comprendere che non voleva voltargli di nuovo le spalle come aveva fatto a Parigi… ma restare vigile era così difficile…
    -Così saresti tu il Custode che interferisce nel nostro operato…-, esordì la donna, sorpresa nel vedere che nonostante tutto Karen era riuscita ad opporre resistenza trovando nella voce del ragazzo un ponte di connessione verso la realtà dei vivi. Quando la sentì parlare Karen tremò di rabbia. Era colpa sua se lo zio stava morendo, si ritrovò a pensare serrando la mandibola fino a sentire i muscoli del viso indolenziti; quella donna non aveva esitato un solo istante prima di maledirlo, poco importava che anche lui avesse un compito a cui tener fede e una famiglia che aspettava il suo ritorno a casa. Come lei, del resto.
    “No… no aspetta... cosa sta succedendo… chi è lui?... mamma…”
    Scoprire che i suoi dubbi avessero sempre avuto un fondo di verità fu uno shock, insufficiente tuttavia a permetterle di gridare contro Daisy di stare lontana da quella donna, dalla quale era stata plagiata per asservirsene in modo da arrivare a lei.
    -Non hai di che temere, piccola mia. Siamo qui solo per tener fede al nostro ruolo: dobbiamo preservare la magia antica e coloro che hanno manifestato di domarla.-
    Non ascoltarla! Non ha fatto altro che usarti!, avrebbe voluto gridarle, ma le labbra restarono chiuse e dalla gola non emerse alcun suono.
    -Cahir non intende nuocervi, ma qualora doveste attaccarlo non gli lascerete altra scelta che difendersi e affiancarlo nella battaglia diventerebbe un mio dovere-
    Va’ via! Ha ferito mio zio e farà lo stesso anche a te!
    -La tua amica è la Veggente della nostra profezia. Va ricondotta al sicuro tra i suoi pari prima che possa nuocere a sé stessa, perché ci aiuti a ripristinare l’equilibrio perduto nel flusso magico. Più di loro dovresti essere tu, giovane O’Malley, a comprenderlo- il tono della druida, nel rivolgersi a Logan e poi a sua figlia, sembrò addolcirsi. Comprensiva sebbene non sprovveduta: finché fosse prevalso il dialogo, non avrebbe puntato la bacchetta contro di loro. Cahir si avvicinò alla Veggente, strappandole con un gesto deciso la triquetra che indossava al collo lasciò la ragazza senza più alcuna protezione.
    -Fianto Duri-, all’apparenza non accadde nulla; lo scudo del druido, tuttavia, lo avrebbe protetto finché non avesse finito il rituale.
    -Al principio era il tempo, la magia vi dimorava.-, esordì Cahir in un sussurro, intonando una cantilena sinistra.
    -Comprendo la vostra confusione, piccola mia… ma è stata Karen a cercarci e a chiedere il nostro aiuto. Il Maestro non ha fatto altro che rispondere al suo appello, indicandole la via per attingere alla magia antica. La tua amica non è stata mai forzata a fare nulla che non volesse-
    -Non c’era sabbia né mare né gelide onde. Non c’era terra né cielo in alto: un vuoto si spalancava e in nessun luogo erba.- via via che il canto proseguiva una barriera di luce bianca si materializzò circoscrivendo e delimitando l’area fino a formare una cupola sulle loro teste.
    -Non dovete essere in pena per lei. Il Maestro intende solo esserle da guida e non le farebbe mai del male, perché lei è sangue del suo sangue.-, con un colpo di bacchetta la druida riunì i frammenti di vetro, intenzionata a collocarli al loro posto per riparare lo specchio.
    -Splendette da sud il sole sulle pareti di pietra, allora si ricoprì il suolo di germogli verdi. Il compagno della luna stese la mano destra verso l’orlo del cielo: non sapeva dov’era la sua casa- l’attenzione di Karen venne rapita rapidamente da un fruscio nell’erba: un origami dalle sembianze di lupo parve indicarle la strada, al cui termine si trovava André, che la incitava a raggiungerlo. La Grifondoro lo guardò per qualche secondo, avvertendo la nebbia nella sua testa farmi meno fitta.
    -Torniamo a casa, Noinin: quando lo vedrai, ti sarà tutto più chiaro.-
    -Le stelle non sapevano di avere una dimora, la luna non sapeva qual era il suo potere. So che un frassino s’erge asperso di bianca argilla: di là viene la rugiada che cade nella valle, si erge sempre verde nelle terre d’estate.-
    Fu come tornare nel salone del Louvre, quando Logan e Vanja le avevano teso la mano per portarla via da Coco con la differenza di una consapevolezza diversa. Moriranno in molti, le aveva detto l’Alchimista quando gli aveva annunciato la decisione di tirarsi indietro dal loro accordo: il pensiero di averli sottoposti tutti a un grande periodo le tolse il fiato, ma allo stesso tempo l’idea di essere amata da tutti loro, al punto che erano disposti a rischiare la propria incolumità per aiutarla, le scaldò il cuore e le diede la motivazione per spezzare il controllo di Abrahm.
    -Confringo!-, l’attacco fu rivolto alla strega, che s’era avvicinata a Didi porgendole la mano affinché la stringesse; Karen non si voltò il cuore martellava nelle orecchie come un ronzio mentre iniziò la sua corsa senza fiato verso André, certa che le avrebbe coperto le spalle. Quel che non aveva potuto prevedere era diventare ella stessa il nemico dal quale il Tassorosso avrebbe dovuto proteggersi.
    -Imperio!-, fu come cadere nello stesso limbo che l’aveva condotta in quella radura: la calma e la pace che provò la investirono al punto da farle sembrare naturale puntare la bacchetta contro il proprio salvatore. Nonostante dentro di sé fosse consapevole di quanto sbagliato fosse, il dolore e la volontà non bastarono per fermarsi. Fu con occhi lucidi e le guance rigate che Karen pronunciò l’incantesimo con il quale avrebbe attaccato uno dei suoi amici più cari.
    -Stupeficium!-



    Nelle puntate precedenti…

    CAITLIN
    -La strega che è comparsa dallo specchio si rivela essere la mamma di Daisy.
    -Accenna il motivo per cui sia importante che la Veggente li segua, affinché la profezia che la riguarda possa avverarsi provvedendo a ripristinare l’equilibrio perduto nel flusso magico.
    -Riconosce Logan come erede degli O’Malley e uno dei suoi custodi e capisce che al suo fianco gli incantesimi che annullano la volontà di Karen non hanno effetto.
    -Cerca di riparare lo specchio (l’esito è incerto, dipenderà dalle vostre azioni).
    -Cerca di persuadere Daisy a passare dalla sua; se la ragazza o Logan dovessero attaccarla non esiterà a contrattaccare di rimando per renderli innocui (Incantesimi di cui potete tener conto nel vostro post: Protego, Stupeficium, Bombarda, Caecitus, Confundus. Ovviamente non tutti e non in sequenza, a vostra discrezione).

    CAHIR
    -Per questa missione è il partner di Caitlin. Strappa la triquetra dal collo di Karen e se ne appropria temporaneamente.
    -Usa un Fianto duri per evocare uno scudo invisibile che scomparirà non appena il rito sarà finito.
    -Attraverso la magia antica ingloba una piccola parte della radura, impedendo a chi sta dentro di lasciarla e a chi sta fuori di entrare (incantesimi di materializzazione e di distruzione della barriera per ora non avranno effetto). Il rito lo ha provato fisicamente, quindi sarà rallentato nei movimenti e più vulnerabile agli attacchi.
    -Colpisce Karen alle spalle con un imperio e le ordina di attaccare i suoi amici. Se dovesse essere attaccato non esiterà a contrattaccare di rimando (Incantesimi di cui potete tener conto: Protego, Protego Horribilis, Ius Reliquit, Confundus, Tonitrui).
    -Entrambi i maghi si mostreranno accaniti indistintamente da chi hanno davanti e puntano a concludere lo scontro nel minor tempo possibile.

    KAREN
    -Cerca di comunicare ai suoi amici che non riesce a sottrarsi dal giogo dell’Alchimista.
    -Attacca Caitlin con un Confringo per allontanarla da Daisy e fugge verso André, ma lo attacca sotto imperio con uno Stupeficium.
     
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    Cercando di evitare sguardi troppo palesi, con la sola intenzione di far si che, per una volta, nessuno rischi il collo, seguo i movimenti di André tra gli alberi fintanto che ciò mi è possibile.
    Lo ammetto, l'idea di separarci non mi piace. Soprattutto, anzi, esclusivamente perché non conosciamo a pieno la portata dei nostri avversari. Sono due, certo, eppure una strana sensazione tra stomaco e torace mi spinge a temerli tanto quanto farei davanti ad altrettanti Mangiamorte. E forse anche di più.
    Per questo, dietro la passiva aggressività che ostento, resto guardingo e, soprattutto, pronto con le falangi ben serrate sul catalizzatore in faggio.
    Con una singola certezza, non me la porteranno via. Non di nuovo.
    Una smorfia mi segna il viso alle parole di Karen mentre Dabd, repentinamente, sbatte le ali sparendo nel buio di questa notte così straordinariamente oscura, appena pochi secondi prima che la radura venga resa verosimilmente impenetrabile dall'accompagnatore della megera che ci sta parlando.
    E, ovviamente, dovremo cavarcela da soli. Morgana puttana.
    "Day...", abbozzo interdetto sia dalle scelte della tassorosso che, soprattutto, dalle sue parole.
    Ottimo, quella è sua madre e questo, cazzo, complica tutto estremamente di più.
    "So molto bene di cosa stai parlando, quindi non credere nemmeno per un istante che io possa abboccare alle tue parole infarcite di falsa dolcezza."
    No, non avrebbe dovuto riempirsi la bocca col nome della famiglia di mia madre. Lei, e il vecchio, mi hanno raccontato la storia della magia nella nostra Isola. E la Mórrígan, in sogno, continua tutt'oggi a farlo.
    "Voi, e la vostra setta di esaltati, coprite di vergogna il nome dei Druidi da secoli. Vi siete fatti chiamare figli di Danu senza averne il diritto, poi rinnegati, e oggi sussurri. Con tutte quelle vostre convinzioni, siete così indottrinati da non rendervi nemmeno conto di star corrompendo il compito che fu riservato a noi, maghi, secoli fa. Su questa stessa terra."
    Molti dettagli di ciò che sto esponendo li conosco, appunto, tramite i racconti della mia famiglia. Altri, invece, li ho scorti nella roccia; Dipinti e narrati sulle pareti del tempio sopra il quale, proprio ora, ci troviamo tutti quanti. Inoltre c'è qualcosa che mi ribolle nel sangue, una certezza quasi primordiale: ovvero la sensazione di star parlando, in un certo senso, con tutto il diritto di farlo.
    Mi basta un ampio passo, e sono di nuovo fianco a fianco con Daisy. Solo che adesso sono io, di rimando, a farle cenno col capo di non farsi abbindolare.
    "Dici davvero, "Druida"? Minacci di attaccarci qui?
    Tu, e la tua gente, vi riempite la bocca con discorsoni su magie antiche e profezie, e poi non vi rendete nemmeno conto di cosa avete sotto i piedi?"

    Sto prendendo tempo, tutto quello che posso. Questa è la mia unica intenzione. Sfortunatamente, però, esso ben presto inizia a scarseggiare.
    Nel riconoscere una sorta di rito che coinvolge Karen, la mano agisce senza che il cervello abbia bisogno di impartire comandi.
    Uno, due, tre schiantesimi si abbattono contro lo scudo eretto dall'altro Druido. È panico.
    Ancora una volta, mi vedo privato della possibilità di strappare Karen alle grinfie di qualche minaccia. E non ho più nessuna intenzione di sopportarlo.
    Sono lì lì per avanzare senza ritegno in direzione del mago, attraversare il suo incantesimo scudo in qualche modo, e spaccargli la testa a mani nude. Quand'ecco che la situazione cambia di nuovo, ed ora è la stessa Cavanaugh a ribellarsi. Non ho mai dubitato della sua forza di volontà, e il Confringo lanciato contro la strega che, a quanto ne so, ha maledetto mio padre non è altro che l'inconfutabile prova di tutto questo.
    Un flusso di rabbia irrefrenabile mi attraversa il corpo quando con un infamata colossale, il "Druido", scaglia sulla rossa un imperio. Costringendola a rivoltarsi, manco a dirlo, contro le stesse persone pronte a rischiare tutto per lei. Ed è troppo, davvero, davvero, troppo.
    Valuto la situazione il più velocemente possibile, rendendomi immediatamente conto, visti i precedenti, che un attacco diretto sarebbe troppo sconsiderato e probabilmente al limite del suicida.
    "Qualunque cosa accada...", sussurro imprimendo tutta la sincerità possibile alla Locke, "Voglio che tu sappia che ti sono amico. E lo sarò comunque. Però non posso lasciargliela, mi dispiace."
    Prendo la mira e ruoto su me stesso, con stampata in testa la sola intenzione di liberare la rossa dal maleficio. Costi quel che costi.
    Scompaio con un rumore secco, solo per riapparire un frazione di secondo dopo proprio davanti al figlio di puttana, con il suo bavero a non più di quaranta centimetri. Con tutta la foga possibile lo afferrò proprio da lì, tirandolo a me.
    "Maledizione senza perdono sulla mia ragazza? Pessima idea."
    Carico il colpo e lo lascio partire, stampandogli una gomitata pesantissima dritta sul setto nasale, per poi spingerlo via con quanta più forza possibile.Vediamo se adesso sarà ancora in grado di mantenere il controllo sulla Cavanaugh, il bastardo.
    Appena un istante dopo, quanto più velocemente possibile, giro i tacchi e alzo la bacchetta contro lo specchio, spostando però lo sguardo dritto sulla sua accompagnatrice. Scrutandola con le peggiori intenzioni di questo mondo.
    "Dammi solo un motivo, e lo faccio saltare in aria cazzo!! Lasciali andare, tutti e due."
     
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    In agguato nella tenebrosa vegetazione della complice radura com’una selvatica fiera, l’aspirante cantautore divenne ancor una volta un mero spettatore della scena che gli si dipinse dinnanzi, fremente per agire ma costretto a non farlo…ad aspettare. Mentre la subdola e assuefacente sensazione di pericolo che s’era radicata nel suo contraddittorio e maledetto intimo vi germogliava com’un morboso cancro, aizzata dalle tremanti e soffocate parole che la danzatrice sonnambula rivolse a Logan: “Non mi lascia andare…non riesco a fermarlo…” – parole che lo trafissero con la medesima impietosa furia con cui lo aveva annientato il timore d’esser giunto troppo tardi quella notte di diversi mesi addietro, allorché aveva creduto che un mostro l’avesse braccata nei suo incubi e fosse infine riuscito a ghermirla. Un mostro lontano ed inafferrabile che in quell’istante aveva però condotto al loro cospetto i suoi seguaci dai visibili volti e dai consistenti corpi contro cui furibondo anelò scagliarsi, per difendere Karen come non aveva potuto fare allora, poiché era stata rapita nella sua medesima mente.
    Le dita da ribelle chitarrista si strinsero spasmodiche all’elsa della bacchetta, mentre lottava per non smarrire la lucidità, aspettando il momento propizio…osservando la scena mutare a poco, a poco…ascoltando ciò che il Grifondoro aveva da dire per coglier i tasselli della verità che Karen gli aveva taciuto su quegli individui e su ciò che bramavano da lei. Una verità che tuttavia non poté appieno comprendere, giacché di quella storia non faceva parte, se non per una tirata fortuita del Fato.
    Travolto intimamente da un lacerante e logorante conflitto fra ragione e istinto, fu sul punto di cedere a una violenta reazione non appena vide Daisy approssimarsi alla donna che l’aveva invocata a sé, come se non la temesse…come se invero cercasse in ella un rifugio…una rassicurazione. Ma in procinto di scattar innanzi per frapporsi fra le due e proteggere la giovane dal romantico e sognatore cuore, fu costretto ad arrestarsi da ciò che la udì dire senza vaticino: una folgore di candida meraviglia squarciò le tempestose nubi del suo sguardo nell’udirla appellare mamma la sua interlocutrice, la voce incrinata da emozioni che André sapeva i suoi occhi espressivi avrebbero tradito, benché non potesse appurarlo.
    Come fosse attratto da una magnetica forza invisibile, si volse con repentino scatto ad osservar il volto della druida e nei suoi tratti vi vide la medesima delicatezza di quelli di Daisy, scontrandosi contro una somiglianza innegabile che non concesse ad alcun dubbio sulla sua identità di germogliare nella sua mente.
    Eppure, mentre immobile si ritrovava a domandarsi quanti altri petali di sé medesima la compagna gli avesse celato…mentre si faceva prepotente il pensiero di non conoscerla invero affatto…André colse nelle loro fattezze una fondamentale differenza: i loro occhi non erano gli uni gli specchi degli altri, poiché quelli della donna erano privi della cristallina trasparenza con cui quelli della Tassorosso lo avevan invece sempre catturato. Una differenza che invero non giaceva sol nel loro sguardo…bensì nelle loro anime. Una differenza che forse Daisy non riusciva a vedere, ingannata e manipolata da una stratega dalla melliflua voce intrisa di falsa dolcezza.
    Ancor una volta, il suo contraddittorio cuore fu strangolato dalla paura, mentre si biasimava per non esser restato al suo fianco e la sua mente si smarriva nel ricordo del tepore delle sue labbra sulle proprie…delle sue dita irrequiete strette alla sua maglietta…dei suoi occhi espressivi che lo avevano implorato inconsci di non andare… No, non poté attender oltre, vinto dalla ferocia del suo istinto: si lanciò in avanti, abbandonando infine il suo nascondiglio per approssimarsi a Karen, ma fu verso la druida che puntò la propria lignea arma e alla Tassorosso che dedicò il suo verbo e la sua apprensione.
    - Daisy, non ascoltarla! Allontanati! Elettro! - il suo incanto corse furibondo a guerreggiare con quello dell’irlandese dalla passionale indole, verso cui le sue dita da pianista disertore si protesero, bramose d’afferrarla e d’allontanarla dai suoi aguzzini. Al cospetto di un’esplosione carica d’elettricità e d’uno scudo di magia antica quanto la terra medesima, però, la sua mano rimase a mezz’aria, inerme ed inutile, mentre senza vaticino alcuno si ritrovava invece costretto a difendersi dalla danzatrice sonnambula, tramutata di nuovo in una marionetta piegata ad altrui desii.
    -Protego! - il vermiglio lampo s’infranse contro il suo perlaceo scudo, che tuttavia fu lacerato a sua volta dall’impeto dello Schiantesimo, mentre André si ritrovò paralizzato, incapace di ragionare…di agire…di parlare. Smarrito negli occhi di cerulea rugiada di Karen che di repente erano stati privati d’ogni vivida luce, come se le passionali ed agguerrite fiamme che vi aveva scorto ardere pochi istanti prima fossero spirate nelle proprie medesime ceneri, irrimediabilmente soffocate.
    - Lentiggini… - la invocò incerto così come aveva fatto quella notte nel corridoio dell’armeria, per destarla dalla maledizione Imperio con la sua voce, così come allora aveva tentato di strapparla dai suoi incubi. Fallendo, miserabilmente. Vederla avanzare nella sua direzione…il volto punteggiato d’efelidi graffiato da lacrime cocenti che riflettevano il suo medesimo tormento e la bacchetta tuttavia protesa verso il suo petto senza che potesse impedirlo…lo costrinse infine a reagire, restituendo al suo contraddittorio cuore una feroce consapevolezza: l’avrebbe liberata da quel giogo, a qualunque costo.
    - Frastuonum - si costrinse a contrattaccare, tradendo la propria medesima natura, scegliendo di colpire la mente dell’irlandese con l’intento di costringerla a destarsi dalla maledizione che l’aveva intrappolata. - Accio! - tentò d’appellare la bacchetta di Karen, poiché non anelava disarmarla tanto quanto non bramava nuocerle: avrebbe avuto bisogno della sua lignea arma non appena fosse tornata in sé…poiché lo avrebbe fatto, André si rifiutò di credere diversamente.
    - Fiammifero…ti ricordi quella sera ai Tre Manici? - le parlò, la voce roca e calda al contempo e lo sguardo magnetico intrappolato in quello vacuo della giovane dalle tinte d’autunno. - Ti ho detto che mi importa di te. - ripeté le parole che le aveva dedicato quella notte, imprimendogli il medesimo impeto, la medesima rabbia, la medesima sofferenza. - E lo so che provi lo stesso per me, per cui…resisti, Karen. Puoi farlo…combattilo! - avanzò d’un passo, tanto incauto da essere folle invero, convinto che se avesse palesato di fidarsi di lei, l’irlandese avrebbe trovato l’audacia e la forza di spezzare le catene che la ghermivano.
    - So che non vuoi farmi del male… - di nuovo le dita da ribelle chitarrista si protesero nell’etere che li separava, in un invito a raggiungerlo…a combattere insieme. Complici.
    La voce di Logan lo distrasse per qualche graffio di plettro e con la coda dell’occhio lo vide minacciare il portale infranto da cui i due druidi erano stati rigurgitati, come Inferi dalle fauci dell’Oltretomba medesimo. - Fallo, Logan! Distruggilo! - poco importava che quella fosse l’unica via per restituirli all’Inferno a cui appartenevano, né Daisy né Karen dovevano correr il rischio di finire nelle vitree spire di quell’infido specchio. Che avrebbe tramutato in polvere con le proprie medesime mani se solo gli fosse stato concesso di farlo.


    -Lancia un Elettro a Caitlin per allontanarla da Daisy, sull'eco del Confringo di Karen.
    -Si difende con un Protego dallo Schiantesimo di Karen
    -Attacca Karen con un Frastuonum sperando che riesca a destare la sua mente dalla maledizione.
    -Tenta un Accio per portarle via la bacchetta.
     
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    Riuscivo a vedere negli occhi di Karen quanto le sue azioni non corrispondessero alla sua volontà. Lo sguardo allarmato della rossa contraddiceva in tutto e per tutto la visione che aveva Caitlin di quello che stava succedendo. "non mi lascia andare, non riesco a fermarlo" quella nota nella sua voce, come una corda stonata, la sentii agitare ulteriormente il terrore che mi bloccava il respiro. Raggiunsi quindi mia madre, prendendone una mano, forzandola a concentrarsi su quel che volevo dirle.
    No.. guardala!
    Non poteva essere seria. Non poteva non vederlo, non poteva davvero parlare sul serio. Sarebbe bastato che guardasse e sentisse per rendersene conto..
    Lei non vuole venire.. mamma.. mamma non vuole venire con voi. Digli di lasciarla stare.. non puoi portarla via!
    La cantilena dell'uomo contribuiva solo a rendere tutto più terribilmente inquietante. Non sapevo a cosa avrebbe portato quella litania e non volevo scoprirlo. La mia voce era ormai incrinata e volevo solo andare via senza che succedesse niente a nessuno. Ricordavo cosa era successo ad Halloween due anni prima: se neanche il Preside era uscito bene dallo scontro con Caitlin.. che speranze avevamo noi? Cosa dovevo fare? Come facevo a non far succedere nulla?
    Ti prego.. mamma non fargli del male.. non puoi... ti prego..
    In quel momento accaddero troppe cose tutte assieme: sentii la voce di Karen lanciare l'incantesimo verso di noi, quasi accavallata a quella di André ed immediatamente dopo la bacchetta del mago lanciare un Imperio, seguito da un altro rumore assordante e dalla smaterializzazione di Logan che colpì l'uomo con un pugno.
    L'incantesimo di Karen fece volare ovunque la terra, accecandoci completamente mentre questa ricadeva ovunque. Non riuscii neanche a seguire il comando di Andrè, poiché così come era successo alla lezione di Difesa, nuovamente sentii il panico avere la meglio su ogni altra forma di raziocinio o istinto e fu automatico ripararmi verso di lei. Eppure non ero preoccupata per la sua di incolumità: avevo una paura folle che lei o l'altro uomo colpissero gli altri... "Dammi solo un motivo, e lo faccio saltare in aria cazzo!! Lasciali andare, tutti e due."
    Expelliarmus..
    Scusa mamma.. ero ancora aggrappata a Caitlin quando pronunciai l'incantesimo, la punta della bacchetta praticamente contro la stoffa della sua tunica, prima che riuscisse a muovere ulteriormente il braccio con la bacchetta e colpire Andrè o Logan. " Fallo, Logan! Distruggilo!" Sentire la voce del Tassorosso riuscì a scacciare almeno parte la paura che fosse stato colpito, però mi spinse a voltarmi nella sua direzione perdendo totalmente di vista tutto il resto.
    Portala via..
    Avrei voluto urlarglielo eppure mi uscì solo un verso strozzato. Mi voltai di nuovo verso Logan annuendo a mia volta: doveva romperlo.. loro usavano quegli specchi, ne avevano bisogno... l'avevo disarmata, se lui l'avesse rotto potevamo farcela a scappare.. la mia mente non riusciva ad arrivare più avanti di quel che sarebbe successo da lì a pochi secondi.




    -Stretta contro Caitlin mentre vengono lanciati gli incantesimi nella loro direzione.
    -Da quella posizione lancio un Expelliarmus verso Caitlin sperando di disarmarla prima che riesca a colpire qualcuno.
     
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    CAITLIN

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    -Hai paura-, non c’era traccia di biasimo nella voce di Caitlin. I suoi occhi azzurri si soffermarono su quelli chiari di Logan come a volersi perdere al loro interno, andando oltre l’espressione carica di rabbia intravvidero nel ragazzo il dolore della perdita. La Veggente per lui era preziosa al punto da spingerlo a rischiare la sua stessa vita per proteggerla e lo stesso valeva per i suoi amici; fu sinceramente colpita, tanto che si rammaricò di non riuscire a portarli dalla propria parte.
    -Ma la stai indirizzando verso la causa sbagliata: se ci siamo spinti fino a questo punto è perché la magia sta morendo-, rivelò, con una serietà tale da non lasciare spazio a dubbi: la druida stava rivelando loro la verità – quella di cui era fermamente convinta.
    -Te ne sarai accorto anche tu: questi cambiamenti hanno avuto inizio qualche anno fa. Le creature della tua foresta sono inquiete, avvertono nel sangue il pericolo in arrivo: un giorno la magia abbandonerà questi luoghi, gli incantesimi affievoliranno… creature e piante morranno. Se non interveniamo adesso noi tutti cesseremo di esistere.-, la druida non li riteneva capaci di focalizzarsi sul quell’ammonimento, non mentre la loro priorità era impedirle di portare via le due ragazze. Tuttavia, sapeva che il messaggio si sarebbe insinuato a fondo nelle loro coscienze quanto bastava da spingerli, una volta superata la tempesta, all’inevitabile presa di consapevolezza che aveva portato lei e Cahir a varcare lo specchio.
    -Credi davvero che la porteremmo via dalla sua famiglia, se ci fosse data altra scelta?-, il quesito questa volta fu rivolto a sua figlia, che la stava supplicando di abbandonare la presa sull’amica.
    -I tuoi amici possono seguirvi o combatterci, non cambieranno ciò che è stato scritto.-, sapeva tuttavia che non si sarebbero piegati: non appena Logan si smaterializzò Caitlin si voltò pronta a combattere.
    -Cat!-, l’ammonimento di Cahir fu accompagnato dal sortilegio scudo che il druido evocò per deviare il confringo verso il suolo – contemporaneamente Caitlin respinse allo stesso modo l’elettro di André. L’esplosione smosse una zolla di terreno contro madre e figlia. Caitlin avrebbe contrattaccato con ferocia se la sua Noinin non si fosse intromessa disarmandola. I suoi occhi arsero di furia: scattando verso la ragazza ne afferrò il polso che stringeva la bacchetta, lo strattonò e indietreggio fino a piombarle alle spalle. Daisy si ritrovò con il collo bloccato in una morsa, sua madre premeva il braccio sulla gola per privarla dell’ossigeno. Caitlin fu lesta ad artigliarle la mano fino a puntarne la bacchetta contro la tempia.
    -Dismundo!- nel mondo in cui aveva intrappolato Daisy erano annidate le sue paure: abbandono, rifiuto, perdita, morte le avrebbero fatto visita sotto l’abito di persone che amava e situazioni che conosceva, riaprendo ferite mai rimarginate. Questo finché non fosse riuscita a trovare la via d’uscita.
    -Serpensortia- un anaconda verde strisciò tra l’erba finché con un oppugno non verbale venne scagliata contro André all’altezza del collo, affinché lo stritolasse. Un secondo serpente continuò invece a strisciare indisturbato lungo il terreno: si trattava di una vipera, controllata da un imperio aveva l’ordine di mordere il tassorosso per avvelenarlo. Davanti alla minaccia di Logan Caitlin rimase immobile per qualche istante, finché la sua attenzione non fu catturata dal Maestro nel riflesso nero dello specchio.
    -Accio bacchetta-, la druida si riappropriò della propria arma e avanzò verso Cahir pronta a dargli man forte, lasciandosi sua figlia alle sue spalle.
    -Me ne occupo io. Va'!-
    CAHIR

    Cahir barcollò incassando male il colpo di Logan, interrompendo per qualche minuto il controllo su Karen. Il sangue colava dalle narici mentre gli occhi lacrimavano per il dolore, nel suo sguardo d’ombre erano palpabili frustrazione e un senso urgenza. L’Eluvian a poche spanne da loro presentava diverse crepe lungo la superficie: se non avesse finito con le riparazioni sarebbero rimasti bloccati lì, in balìa degli Auror irlandesi, e i sacrifici di tutti i compagni che avevano servito Wyrd sarebbero valsi a nulla. Lottando contro il ragazzo Cahir non poté nemmeno provvedere a mantenere la barriera, che cominciò a restringersi di volume in altezza.
    -Vuoi prendere il suo posto? Ti accontento subito! Dolohoferio!-, Cahir cambiò bersaglio descrivendo repentinamente un semicerchio nell’aria: l’incantesimo oscuro avrebbe colpito Logan al petto impartendogli una lezione che difficilmente avrebbe dimenticato, perché non gli avrebbe lasciato nemmeno il tempo di riprendere fiato.
    -Crucio!- il dolore che Logan avrebbe avvertito gli avrebbe fatto desiderare di essere incosciente, se non morto, purché smettesse.
    -Stupeficium!-, Cahir venne colpito alle spalle dallo schiantesimo di Karen, a sufficienza da interrompere la maledizione cruciatus dando a Logan modo per riprendere a respirare.
    -Non c’è tempo. Dovrete completarlo-, la voce del Maestro risuonò metallica dall'altra parte dello specchio, carica di rimprovero gelido quando si rivolse alla Veggente.
    -Loro saranno i primi a morire. Ma questo lo sapevi già, Karen: ti avevo avvertita-
    -Me ne occupo io. Va'!-, lo sguardo di Caitlin non lasciava spazio a dubbi: avrebbe sacrificato la sua vita a Wyrd, se questo significava portare a termine il suo compito. Cahir le dedicò un breve sguardo di intesa prima di voltare le spalle a Logan, per cercare di nuovo Karen.
    -Ancora una volta lei vede affiorare di nuovo verde la terra dal mare; cadono le cascate, l’aquila vola alta, i campi cresceranno non seminati...-

    KAREN

    -Stupeficium!-
    Non voleva attaccarlo. Non voleva fargli del male. Eppure, Karen si sentiva come se la mano che guidava la bacchetta contro André non le appartenesse. Spettatrice passiva di un dramma in atto e di cui invece era diventata attiva antagonista, la voce di André giunse ovattata alle sue orecchie – come se la udisse da sott’acqua. Karen si sentì annegare e contro ogni aspettativa scoprì che era una bella sensazione: nell’annichilimento dell’imperio non esistevano emozioni negative, soltanto un benessere paragonabile alla pace. Di fatto fu più l’equilibrio fisico che la mente a risentire del frastuonum di André, tanto che la Grifondoro si ritrovò a barcollare sui propri passi portandosi una mano all’orecchio per l’acuto fastidio che avvertì ai timpani.
    -Everte statim!-, la presa si serrò ferrea sull’impugnatura per impedire che l’arma le sfuggisse dalle dita. Tuttavia, risentendo ancora del fastidio all’udito la mira non fu precisa come lo sarebbe stata in condizioni normali: André l’avrebbe schivato o deviato con facilità.
    -Ti ricordi quella sera ai Tre Manici? Ti ho detto che mi importa di te.-, per un attimo fu come riaprire gli occhi sott’acqua e ritrovarsi immersa tra le profondità del lago nero; ma per quanto potesse girarsi cercando la provenienza di quella voce Karen non vedeva niente davanti a sé. Cominciava però ad avvertire l’assenza d’ossigeno: stava annegando mentre cercava il suo amico, che sapeva essere lì da qualche parte a tenderle la mano.
    -Stupe…-
    -Restiti… combattilo. So che non vuoi farmi del male.-
    Prima che finisse di pronunciare la formula si bloccò di scatto. La voce di André adesso era più distinguibile, come se fosse sul pelo dell’acqua. Karen se ne lasciò cullare e guidare, intravvedendo un’ombra tra le onde – una mano, tesa per lei affinché la afferrasse.
    -Maledizione senza perdono sulla mia ragazza? Pessima idea.-
    Il braccio ancora fermo a mezz’aria fu scosso da tremiti; insieme alla presenza di André ne aveva avvertita un’altra, poco distante, che riconobbe essere Logan. Fu come riemergere in superficie di colpo: adesso poteva di nuovo respirare, adesso poteva vederli.
    -Loro saranno i primi a morire. Ma questo lo sapevi già, Karen: ti avevo avvertita- la voce metallica di Abrahm la fece trasalire: il suo volto al di là dello specchio non era mai stato tanto nitido. L’Alchimista era in piedi, il volto scoperto dal cappuccio, alle sue spalle ben visibile lo studiolo della torre in cui era nascosto. Le occorsero un paio di secondi per ristabilizzarsi sulle proprie gambe, ne occorsero altri per realizzare cosa stava accadendo intorno a sé: Didi intrappolata, Logan succube del suo aguzzino così come André lo era della sua aguzzina. Pietrificata dalla paura, non sapeva chi aiutare: fu la disperazione a guidarla, a spingerla ad intervenire dapprima a favore di André, che in quel momento le era più vicino.
    -Impedimenta! Relascio!- con quegli incantesimi confidava di rallentare la morsa dell’anaconda e di spingerla ad allentare la presa sul collo. Liberando André avrebbe inoltre guadagnato un alleato con cui combattere per aiutare Logan e Daisy.
    -Lascialo stare! Stupeficium!-, lo schiantesimo colpì Cahir, che lasciò la sua presa su Logan: adesso era la donna che si avvicinava al Grifondoro, mentre il mago se ne stava allontanando per venire loro incontro. Il primo incantesimo era rivolto ad André, il secondo a Karen, all'altezza del collo.
    -... e ogni male guarirà. Immobilus! Diffindo!-
    -Protego!-, fu un solo pensiero a muovere la bacchetta della ragazza: proteggerli tutti. A costo della propria incolumità, così come loro avevano rischiato per lei.


    Al mio via scatenate l'inferno!

    CAITLIN
    -Para l'elettro di André con un sortilegio scudo
    -Subisce l'expelliarmus di Daisy perdendo temporaneamente la bacchetta
    -Usa la bacchetta di Daisy e la attacca con un Dismundo (MALUS OBBLIGATORIO per Daisy: Daisy può riuscire a liberarsi dall'illusione per la fine del turno turno ma non ha più la sua bacchetta.)
    -Con un serpensortia attacca André, evocando due serpenti.
    MALUS OBBLIGATORIO per André: L'anaconda verde riesce ad avvilupparsi attorno al collo per soffocarlo (a te la scelta su come liberarti); FACOLTATIVO per André: la vipera che gli si avvicina di soppiatto scatta per morderlo (danno facoltativo: a te la scelta se subire il morso e finire avvelenato. Nel caso in cui dovessi scamparla sarà Karen a subire il MALUS).

    CAHIR
    -Subisce il pugno di Logan e sanguina dal naso. Lo stordimento è tale da non avere più presa su Karen; inoltre l'attacco di Logan ha impedito di riparare completamente lo specchio, che può solo mostrare chi si trova dall'altra parte ma non permette di essere attraversato.
    -Cahir cambia bersaglio prendendo di mira Logan.
    MALUS FACOLTATIVO per Logan: Cahir lo attacca con un Dolohoferio. Logan può schivarlo o subirlo, nel secondo caso per la fine del turno comincerà a perdere sangue dall'orecchio e dal naso, mostrando i primi segni di emorragia interna. MALUS OBBLIGATORIO per Logan: Cahir lo tiene in pugno per un po' sottoponendo alla maledizione cruciatus, appena l'effetto sarà finito il dolore è tale da impegni di muoversi per qualche secondo.
    -Subisce lo schiantesimo di Karen, interrompe così la maledizione cruciatus per avvicinarsi a lei e ad André.
    -Sotto ordine dell'Alchimista (potete vederlo attraverso lo specchio) devono completare il rituale. Caitlin lo affianca intenzionata a tenere occupati Logan e André mentre Cahir riprende la cantilena da dove è stato interrotto.
    -Lancia un immobilus contro André (lascio a te l'esito) e un diffindo contro Karen all'altezza del collo. Se dovesse riuscire a mettere le mani su Karen il diffindo lacera la pelle lasciando dei segni che descrivono una runa ᛉ e il rito sarà arrivato a metà.
    -La barriera che isola la radura si sta gradualmente restringendo ma non ha ancora ceduto. Potete provare a distruggerla con attacchi diretti o continuando a lottare contro i due druidi. In questo momento lo specchio è altrettanto vulnerabile e può essere distrutto, ma in tal caso si perderà definitivamente la possibilità di attraversarlo.

    KAREN
    -Attacca André con un Everte statim (a te l'esito) finché non riesce a liberarsi dal controllo di Cahir;
    -Cerca di allentare la presa dell'anaconda verde con un relascio;
    -Attacca alle spalle Cahir con uno Stupeficium perché lasci stare Logan; lo schiantesimo va a segno e Logan è libero dal crucio;
    -Evoca un protego per proteggere André dall'immobilus di Cahir.



    Edited by Elhaz - 14/9/2023, 12:32
     
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    La bacchetta è tesa, così come il braccio che la regge. Nonché, di fatto, ogni altro singolo muscolo del mio corpo.
    L'uomo sanguina a pochi passi da me e la donna, quell'arpia, riprende nella sua cantilena. Lanciando ammonimenti tanto poco auspicabili quanto altrettanto credibili.
    "La magia permea questa terra fin dal giorno in cui essa è emersa dall'oceano, dubito che cesserà ora di farlo.
    Siete una combriccola di esaltati, INVASATI DEL CAZZO!
    Bombar..."

    Il bastardo riprende cognizione di sé ed io, troppo intento a concentrarmi sulle parole di André, i movimenti della Druida e tutto ciò che ci circonda, pecco di riflessi.
    Salto di lato riuscendo quasi a schivare il primo incanto, venendo tuttavia colpito all'altezza della spalla.
    L'ho sentito pronunciare la formula, e so che di qui a poco ogni speranza di resistere sarà perduta. Punto la bacchetta su di lui e casto un Conjunctivitis, esattamente nel momento in cui la sua maledizione senza perdono si insinua sotto il mio braccio investendomi in pieno petto.
    Le ossa si rompono tutte nel medesimo istante, mille fiamme mi bruciano la pelle, decine di aghi chirurgici trovano strada tra la carne e un mare di ghiaccio mi circonda. Tutto insieme, incessante. Insopportabile. Rotolo, punto i gomiti a terra, privato anche del respiro necessario a urlare. E comunque, anche potendo, non lo farei. Mai, nemmeno sotto tortura, concederei loro questa specifica soddisfazione. Né mi perdonerei mai di far assistere Karen a uno spettacolo simile.
    Esso è l'unico pensiero, durante i secondi, i minuti, le ore o forse i giorni che passo sotto gli effetti della Cruciatus, a tenermi saldamente attaccato alla mia sanità mentale.
    E poi, così come è arrivato, d'un tratto il dolore cessa. Riprendo a respirare, mentre fratture, ustioni, lacerazioni e fori lentamente si risaldano in completa autonomia. Mi concedo due profondi respiri, non uno di più, poi tento di rimettermi in piedi. E si, lo faccio. Traballante sulle ginocchia inizialmente, con la vista sfocata forse, però in piedi e, soprattutto, di nuovo pronto a combattere.
    I due druidi sono disposti dinanzi a me, fianco a fianco, e mentre un corvo gracchia sopra le nostre teste, il mio sguardo si posa per qualche istante su André; il quale, al momento, si trova esattamente di fianco a Karen ed oltre i due rinnegati, sostanzialmente dritto davanti al sottoscritto.
    "Impedimenta!", nella confusione miro al movimento che intravedo nell'erba dinnanzi al Tassorosso. L'intenzione è quella di rallentare qualsiasi cosa fosse in agguato sul manto erboso, così da permettere allo Stormind di barcamenarsi alla meglio con il serpente che gli opprime il respiro per poi tornare a darci manforte. Vorrei aiutarlo anche con quello solo che, un po' per le mie condizioni precarie e un po' per il fatto di avere due maghi con le bacchette sguainate davanti, non ne trovo il tempo.
    "D-Daisy?", una parola, un punto interrogativo, mille domande, poste tutte contemporaneamente tra me e me mentre per la seconda volta mi smaterializzo per ricomparire immediatamente al fianco di Karen.
    Daisy dove sei? Hai capito che ti stanno prendendo per il culo? Hai scelto da che parte stare? E, soprattutto: qualora avessi fatto la scelta sbagliata, riuscirai a perdonarmi perché sto per attaccare tua madre?
    "Confringo!", l'incantesimo passa tra lo scudo in formazione di Karen, e si dirige dritto sul lembo di terra fra i due Druidi.
    Quando la situazione si fa così tanto sfavorevole, c'è solo un modo per uscirne: non risparmiarsi.
    Alzo gli occhi, ed essi si posano sulla figura aldilà dello specchio. I nostri sguardi si incrociano per la prima volta, e una strana espressione compare sul volto dell'uomo che so essere il famigerato alchimista.
    Lui, il figlio di puttana che ha cercato a più riprese di portarla con sé. Lontana dalla sua famiglia, e da me. In una frazione di secondo tento di captare ogni dettaglio visibile dello studio ove il loro maestro si trova, cercando di scrutare anche parte del paesaggio visibile nella finestrella alle sue spalle. Ogni informazione, ad un certo punto, potrebbe rivelarsi vitale.
    Rotolo di lato ad un paio di metri da Karen e André, muovendo il polso così velocemente nel frattempo che quasi me lo slogo.
    "Levicorpus!", diretto a lui, "Stupeficium!", verso il tronco della strega.
    Il tronco si, poiché mirando al bersaglio grosso, solitamente, si hanno meno possibilità di sbagliare.
    Lo specchio, ho sempre quello in mente, esso e la necessità di doverlo distruggere.
    La risposta del nemico non si fa attendere comunque, ed è chiaro che, nella migliore delle ipotesi, continuando a combattere potremo ambire solo ad un' inutile ed estenuante situazione di stallo. In più c'è dell' altro, ovvero una strana sensazione di debole e lieve ma sordo dolore ai timpani, accompagnato da un qualcosa di caldo e viscoso che, lentamente, mi riempie le cavità interne delle orecchie.
    La mia stabilità si fa via via più compromessa, mentre lancio un incantesimo scudo e mi riavvicino alla Cavanaugh, tanto da costringermi ad utilizzare le braccia per cercare di mantenermi in equilibrio.
    In questo breve frangente, l'ennesimo colpo mi raggiunge alla bocca dello stomaco; facendomi cadere sulle ginocchia con il petto momentaneamente privato del fiato.
    Dabd vola sopra di me ed io, fissandolo, riesco giusto a sibilare una parola che non è propriamente indirizzata a lui. "A...aiutaci."
    Svariati fruscii giungono dal limite magico eretto dal mago, rumori che ricordano lo scalpicciò di zoccoli frementi, ad esempio, o la rottura di piccoli rami spezzati nella fretta di arrampicarcisi sopra.
    - OiOi, solo io posso malmenare così il biondino! E per quanto mi piaccia vederlo tutto mal concio, sarà meglio per voialtri se vi infilate le bacchette su per i vostri fottuti orifizi druidici!" -
    La voce roca è gracchiante è inconfondibile, perfino nel casino generale. Laggiù, appeso con una mano alla punta estrema d'un ramo di faggio, si è appena palesato Flann; il quale, menando il pugno libero in tutte le direzioni, lancia insulti a più non posso, con tutti i membri del suo clan al seguito. Altrettanto agguerriti, ovviamente.
    - Marte brilla d'un rosso sangue stanotte, erranti. Lasciate la foresta immediatamente, e non toccate oltre i puledri. Altrimenti non ci saranno barriere magiche in grado di proteggervi, non lascerete vivi queste contrade.-
    Il suono di questa voce invece, così ferma e posta al limite di quell'etereo che solo una profonda saggezza può infondere, mi scalda il cuore come se giungesse con la forza di un incantesimo rinvenente.
    Ciò mi dà la forza di rialzarmi, con un po' più di speranza nelle vene. Con qualche minuto in più, forse, di energie da spendere.
    - I centauri non lo ripet...-
    "Reducto!"
    Sfruttando la comparsa a margine dei leprecani e di Séanan con i suoi centauri al seguito, tento una maledizione distruttiva in direzione dello specchio.
    Però...Lo avverto solo io questo improvviso silenzio? Da quando il centauro ha interrotto a metà la frase senza un apparente motivo, benché inizialmente abbia pensato che fosse stata la mia azione a prenderlo di sorpresa, l'atmosfera si è fatta come più densa.
    Resto così, col braccio teso, rendendomi conto solo in un secondo momento che ora, forse solo ai miei occhi, tutti stanno guardando nella medesima direzione. Tutti si, tranne me.
    Istintivamente volgo anche il capo verso il lato opposto della barriera, provando d'un tratto una tale quantità di emozioni contrastanti che sarei un pazzo anche solo volendo tentare di illustrarle tutte.
    Di sicuro però ci sono stupore misto ad una specie di paura reverenziale nel mio cuore, mentre la figura femminile avanza a ridosso della barriera magica scostandosi, a poco a poco, dal margine degli alberi che circondano la radura.
    Non è possibile. E anche se lo fosse, questo deve voler dire che qualcuno di noi...
    "No...vattene!", l'essere classificato come semi-senziente non mi degna nemmeno di uno sguardo, limitandosi ad allungare una mano pallida per sfiorare il margine della "bolla magica" entro la quale ci troviamo.
    Solo ora che la distanza è diminuita, e una flebile luce lunare le illumina il viso, mi rendo conto che i lineamenti di quest'ultimo sono si vagamente lugubri, seppur comunque meno inquietanti e decisamente più "belli" di come vengono solitamente descritti negli scritti che trattano l'argomento.
    La creatura che ci troviamo dinanzi, effettivamente, ad un occhiata superficiale potrebbe apparire quasi come una normale donna nel bel mezzo di un lutto particolarmente doloroso. Ciò, ovviamente, trova conferma nei profondi aloni rossi che cerchiano gli occhi dell'essere, non appena essa ritrae ampiamente il capo come a voler prender fiato.
    Cazzo!"Tappatevi le orecchie!", esclamo lanciandomi istintivamente su Karen per portarla a terra, come a volerla aiutare a tutelarsi da ciò che avverrà.
    20230913_004158
    Un grido disumano e straordinariamente prolungato squarcia l'aria e passa sopra di noi, infrangendosi dapprima contro la barriera del Druido e poi, probabilmente, su qualsiasi cosa gli si pari dinnanzi. Sia essa fatta di carne, pietra, legno o vetro.
    Stringo forte la rossa e aspetto, mentre ora, inconfondibilmente, sperimento la netta sensazione d'avere qualcosa di caldo che mi cola sulle labbra e ai lati del capo. E di lì giù, bagnandomi il collo.


    Edited by L. McCormac - 13/10/2023, 23:38
     
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    Caposcuola
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    ...la magia sta morendo...”.
    La creativa e caotica mente di André fu irrimediabilmente soggiogata dalle parole suadenti della druida dall’ingannatore sguardo, come se li stesse a poco, a poco piegando alla propria volontà con un silente sortilegio, desiderosa di persuaderli a concederle di condurre la Veggente con sé, ove probabilmente mai più avrebbero potuto raggiungerla. E benché il feroce e guerreggiante rancore con cui Logan rinnegò le parole della donna fu il medesimo che percepì lacerargli le viscere, l’aspirante cantautore non riuscì a liberarsi dall’insidiosa sensazione che vi fosse della verità in ciò che aveva udito.
    Una verità nefasta e terrificante che doveva esser contrastata, ma non con il sacrificio di Karen...non offrendola alle malevole mani che l’anelavano oltre uno specchio. Altresì a costo d’uccidere la medesima Magia, avrebbe protetto la danzatrice sonnambula, fianco a fianco con il suo Anamchara che sapeva non si sarebbe a sua volta arreso mai, neppure se ciò avesse significato esser annientato.
    Le onde d’instabile elettricità e d’impetuosa energia travolsero lo scudo dell’incantatrice, sconquassando la terra sotto i suo piedi in un’esplosione che per qualche graffio di plettro gli rese impossibile scorgere Daisy oltre la polvere, come se fosse stata inghiottita nelle profondità degli Inferi medesimi.
    Dalla caligine però l’esile figura della fanciulla maledetta dalla Luna riemerse, la bacchetta puntata contro sua madre per impedirle di contrattaccare...di punirli come promesso per il loro affronto. E non appena poté incrociarne di nuovo gli occhi dolorosamente espressivi, ella gli sussurrò poche parole che non poté udire, ma che lesse sulle sue labbra così come nei suoi occhi: portala via. - No! Non ti lascio qui. - schiavo del timore che la donna potesse nuocerle per aver osato tradirla, André si mosse nella loro direzione, obbedendo al desio d’attrarre Daisy a sé per strapparla alle menzognere e malevole dita della druida, apparentemente incapace di resistere oltre.
    Solo pochi passi...troppo pochi perché potesse raggiungerla...gli fu però concesso di compiere, prima d’esser costretto ad arrestarsi per difendersi dagli attacchi dell’irlandese dalla focosa indole, di repente manipolata per esser la propria aguzzina. Il suo incanto assordante le trafisse la mente e la fece barcollar innanzi a sé, concedendogli il tempo d’arretrar ancora di qualche passo nella direzione della giovane dal romantico e sognatore cuore, che stava pagando il prezzo per la sua ribellione: inerme prigioniera della druida che l’aveva avviluppata in una morsa e la stava impietosa soffocando, la bacchetta puntata contro la sua tempia per castigarla.
    - Lasciala! - il suo grido assunse le demoniache parvenze d’un ringhio, mentre la tempesta si fece più iraconda e tenebrosa nei suoi occhi, tradendo come il suo brutale e mostruoso istinto stesse prendendo il sopravvento sulla sua ragione, rendendolo vendicativo e pericoloso...instabile. Tentò di scagliarsi contro la druida, ma l’Everte Statim di Karen lo investì con impetuosa violenza, costringendolo ad impattare contro un albero che gli lacerò i vestiti e la pelle con aguzzi rami impietosi.
    - Fiammifero... - la invocò con voce roca, rievocando ricordi di istanti che avevano condiviso sinché non la vide esitare nell’attaccarlo ancora, combattendo nel profondo della sua mente una battaglia da cui ancor una volta non poteva strapparla…a cui sol poteva assistere come inerme spettatore.
    Per qualche graffio di plettro, infine le sue dita da ribelle chitarrista sfiorarono quelle della danzatrice sonnambula, mentre nel profondo dei suoi occhi di cerulea rugiada la vedeva spezzare le catene dell’Imperio e tornare sé medesima, amica e non aguzzina. Un tocco fugace che s’interruppe brutalmente non appena fu assalito alle spalle da qualcosa di viscido e sibilante...di famelico e letale.
    Fra i lampi d’incanti iracondi e sulle note d’una maledetta litania, un serpente lo ghermì in una metallica morsa, soffocandolo per il desio della sua padrona. La bacchetta gli sfuggì di mano mentre barcollava, il respiro che a poco, a poco gli veniva strappato via dal petto. A nulla valsero i tentativi di strapparsi la velenifera fiera dal collo, poiché la sua presa era troppo forte.
    Impedimenta! Relascio!” la voce della danzatrice sonnambula giunse remota alle orecchie dell’inerme spettatore, assordato dal suono dei battiti del suo cuore che si facevano sempre più lenti, sempre più deboli, mentre il serpente lo strangolava ed egli crollava in ginocchio. Di repente, però, percepì sotto i polpastrelli la presa dell’animale allentarsi per qualche graffio di plettro, il tempo che gli occorse per riuscire a reagire: senza esitare, afferrò un sasso alla cieca e colpì il serpente, ancora ed ancora, sinché il suo viscoso e freddo sangue non gli scivolò fra le dita e lungo il collo, sancendo la sua libertà.
    Impedimenta” la voce di Logan tuonò poco distante, ma André non comprese contro chi stesse rivolgendo il suo attacco sinché non percepì affilate e velenifere zanne affondare nell’indifesa carne del suo collo, pulsante per il sangue che era ripreso a scorrergli con violenza nelle vene e per il respiro affannoso che gli aveva invaso la gola, affamata d’aria.
    Senza esitare, si strappò l’altro serpente di dosso, colpendolo iracondo e impietoso con il medesimo masso che aveva giustiziato il suo gemello, per poi riappropriarsi della sua bacchetta ed alzarsi. Aizzato dall’adrenalina e dal desio di vendetta che gli laceravano l’intimo in perpetuo conflitto esistenziale.
    Immobilus! Diffindo!” André si levò con ferino scatto dalla traiettoria dell’incanto che era destinato a lui e si frappose fra le lame magiche del druido e Karen, per proteggerla con il proprio medesimo corpo così come l’aveva protetta quella notte nei corridoi dell’armeria. - Grazie... - “per aver combattuto la maledizione...per avermi salvato dal serpente...” la guardò per qualche istante intensamente negli occhi, affinché capisse ciò che anelava dirle...affinché non trovasse alcune esitazione nel suo sguardo e comprendesse che era pronto a combattere per lei con altrettanta ferocia.
    - Elettro! Stupeficium! - fece eco al Grifondoro dalla spavalda indole comparso a pochi metri da loro, mentre scattava infine per raggiungere Daisy, fronteggiando i loro oppositori e attaccando impietoso senza indugi. Ancora ed ancora.
    - Uccellino... - strinse a sé la Tassorosso con impeto, mentre pensieri confusi e emozioni violente gli sconquassavano la mente e il cuore. Impiegò qualche graffio di plettro per metter a fuoco il suo volto dai delicati tratti, come se una caligine fosse di repente sopraggiunta a corrompergli la vista, ma allorché vi riuscì, non poté che specchiarsi nei suoi occhi vacui.
    - Finite Incantem...Probellum... - tentò di liberarla dal giogo dell’incanto con cui sua madre l’aveva resa prigioniera d’una realtà distorta, infame specchio delle più intime e laceranti paure della fanciulla maledetta dalla Luna. Lo fece altresì con un incanto che sapeva esser fuori dalla sua portata, ma spinto a tentare ogni mossa dalla disperazione che stava a poco, a poco avvelenando il suo contraddittorio cuore, acquietando la sua medesima ira. Una disperazione che udì vibrare altresì nella voce di Logan poco distante, che invocava aiuto da un nero volatile che vegliava sui loro capi, restituendo loro speranza. Non erano soli...dovevano solo resistere…
    - Monstrum! - ringhiò quell’incanto offensivo, ritrovando nel profondo delle sue maledette viscere il brutale desio di punire...di ferire chi aveva osato inferire sui suoi affetti, mentre voci sconosciute s’affollavano nella sua mente, alimentandone il caos che vi imperversava. Leprecani...centauri...erano giunti al loro cospetto per vederli soccombere?
    Mentre li osservava, il suo sguardo di tempesta fu attratto dai movimenti dell’irlandese al suo fianco che puntò la bacchetta ancor una volta verso lo specchio...verso il volto che v’era riflesso...verso lo sguardo che da lì li osservava, non celando la propria bramosia d’avere la Veggente con sé. Quello era il mostro che aveva tormentato Karen...colui che l’aveva manipolata nei suoi medesimi incubi per indurla a piegarsi al proprio desio...ma quella notte poteva fare qualcosa per impedirgli di prenderla.
    - Reducto! - senza indugiare unì dunque il suo attacco a quello di Logan, incrociandone poi il pallido sguardo per qualche graffio di plettro...abbastanza per comprendere che qualcosa non andasse: lacrime di sangue gli scivolavano lungo il volto...il suo medesimo sangue.
    Anelò raggiungerlo, ma il suo avvertimento gli impose di guardare altrove...verso il pericolo in agguato oltre la barriera che si stava a poco, a poco restringendo, forse in procinto di soffocarli com’un cappio sempre più stretto...sempre più implacabile nel suo uccidere. La Banshee pareva esser stata rigurgitata dalle tenebre medesime che avviluppavano la radura e benché fosse conscio di come la sua apparizione potesse essere funesta, André non se ne sentì minacciato...non immediatamente...ma fu invece pervaso dalla convinzione che fosse lì per salvarli...per proteggerli. Folle, forse...o semplicemente disperato…
    Si chinò su Daisy poco prima che l’urlo squarciasse le ombre che li avviluppavano, proteggendola e proteggendo sé medesimo dalla sua furia. L’etere parve vibrare attorno a loro, sull’eco dell’inarrestabile grido della Banshee che come un uragano travolse tutto ciò che incontrò nel suo incedere, sollevando pietre, zolle di terra, cespugli, alberi...accanendosi sulla barriera che li rendeva prigionieri dei loro aguzzini.
    - Una crepa... - forse non era che un crudele scherzo della sua mente oramai prossima a piombare nel baratro di follia, ma non fu un dubbio che trafisse la mente di André mentre puntava la bacchetta ove gli era parso di notar una smeraldina linea aprirsi nella barriera...come una cicatrice. - confringo! -.

    - viene colpito dall'Everte Statim di Karen che lo schianta contro un albero
    - si libera dal serpente uccidendolo con un sasso, ma viene morso dall'altro: per il momento, percepisce solo la vista appannarsi
    - si frappone fra il Diffindo lanciato da Cahir e Karen, schivando l'immobilus: non ho messo l'esito dell'azione
    -attacca i druidi con un Elettro e uno Stupeficium mentre raggiunge Daisy
    -tenta di liberare Daisy dall'incantesimo di sua madre, usa anche un incantesimo non del suo anno: tentar non nuoce, no?
    -attacca prima i due con un Monstrum e poi si unisce a Logan per distruggere lo specchio: così gli anni di sfiga se li smazzano in due
    -nota che qualcosa non va in Logan, ma non può raggiungerlo perché deve proteggersi dal grido della banshee
    -colpisce con un confringo quella che dovrebbe essere una crepa nella barriera, ma potrebbe anche essere un'allucinazione data dal veleno, chi lo sa.
     
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    Tassorosso
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    E allora? Chi se ne importa!
    Non avrebbe potuto esserci una causa più stupida dal mio punto di vista. Non me ne importava niente della magia. Anzi, sarebbe stato meglio se fosse scomparsa. Non ci sarebbero più stati lupi mannari, vampiri, inferi, mollicci, golem di fango ne altro. Non ci sarebbero più stati colpi di bacchetta alle spalle, ne giochi di forza con uno stecco in mano che ti faceva sentire invincibile. Tutte le cose più brutte erano successe per via della magia: prima di quella era tutto così semplice, così sicuro. E se questa doveva svanire, se queste forze che ti dominavano fossero scomparse.. sarebbe stato tutto migliore. Era semplicemente incomprensibile ai miei occhi come tutto quello che stava accadendo avesse quella come causa scatenante. Che Karen fosse in pericolo per quel motivo. Che Logan e Andrè venissero attaccati per quello. La mia bacchetta quindi lanciò quell'Expelliarmus, consapevole della furia che ne sarebbe seguita.. eppure non riuscii ad non avvertire un brivido di paura attraversarmi la spina dorsale come una scarica elettrica.
    Mia madre e mio padre non mi avevano mai dato neanche uno schiaffo, non da che ne avessi memoria.. e inconsciamente sapere che quella donna era mia madre mi aveva infuso la certezza che mai e poi mai, mi avrebbe fatto del male o mosso un dito contro di me. Mai mi sarei aspettata di ritrovarmi il suo braccio stretto attorno al collo, fermo e duro come una sbarra di ferro a mozzarmi totalmente il respiro e neanche riuscii ad oppormi alla torsione della mia mano.. improvvisamente cambiò tutto eppure sembrava che non fosse cambiato nulla. Lei non c'era più, eppure i colori erano diversi, la luce era diversa.. c'era polvere e un silenzio inquietante. Alzai lo sguardo oltre le mie ginocchia poggiate a terra ed i corpi di tutti e tre erano riversi al suolo, con lo sguardo vuoto fissato nel terrore. C'era tantissimo sangue così tanto che non si capiva neanche da dove venisse ne a chi appartenesse. Sentii il cuore battermi follemente nel petto e nelle orecchie e poi.. cambiò di nuovo scena. Ed era sempre buio, era sempre notte, ed ero sempre inginocchiata a terra. E c'era ancora tantissimo sangue, che stavolta però era sulle mie di mani, fin sotto le unghie, mi bagnava i capelli e mi colava lungo il viso. Due piedi davanti a me, grossi, pesanti.. fermi. Rialzando il capo mi ritrovai a pochi centimetri la punta di una freccia argentea e lo sguardo duro e severo di mio padre.. uno sguardo che mai gli avevo visto. I suoi occhi poi si voltarono a guardare qualcosa alle mie spalle e li seguii istintivamente, solo per trovare mia madre sfigurata dai miei artigli e le mie zanne. Iniziai a urlare e piangere, rivolgendomi poi a mio padre.. uno scatto, un colpo all'altezza degli occhi. Buio.
    Eravamo di nuovo nella radura, era tutto come prima. Erano tutti esattamente allo stesso posto. Vidi Andrè avanzare nella mia direzione, e prima che riuscissi a dire o fare qualcosa, fu colpito da un lampo di luce e cadde a terra. Sentii poi la voce di Karen e quella di Logan, che iniziavano a spingermi dicendo che fosse stata colpa mia, che non avrei dovuto ascoltare la strega. Vidi poi mia madre che mi diceva quanto era delusa da me, che l'avevo tradita, che mi avrebbe punito per quello. Così come era successo con Andrè, anche Logan fu investito dalla stessa luce e cadde a terra immobile. Furono poi le mani di Karen a raggiungermi gridando.. fino a quando non si arrestarono, avvolte dalla terza luce verde. Quella scena si susseguì altre volte, alcune era Karen la prima a morire, altre volte eravamo tutti. Alcune volte non era una luce verde, alcune volte ero io, una lama. Altre volte scomparivamo nello specchio.. ancora e ancora e io non riuscivo mai a muovermi. E poi un urlo disumano.. che sembrava essere il mio... e poi.. non lo era più.
    Riaprii gli occhi spalancandoli e sobbalzando come se fosse appena esplosa una bomba.. e la sensazione era esattamente quella: le orecchie mi facevano male e tutto sembrava ovattato, il cuore batteva all'impazzata e il respiro era corto e pesante. Mi accorsi che ormai ero praticamente con la faccia a terra e mi rialzai velocemente a sedere, spingendomi sulle braccia tremando. "una crepa" era quasi un sibilo eppure sentire la sua voce così vicina fece scattare l'urgenza di girarmi. Stavolta era lì e riuscivo a toccarlo. Lo strinsi con tutta la forza che avevo.. ma c'era del sangue anche stavolta. E andai nel panico. I segni lividi sulla sua pelle, il colore pallido, i graffi e la sua voce affaticata.. No.. no.. no.. basta.. non di nuovo.. guardandomi intorno per cercare aiuto tuttavia non ne trovai. Gli occhi di Logan erano quasi neri mentre il sangue colava da essi, dal naso, dalle orecchie. La voce di Karen era ovattata eppure sarei riuscita a sentire comunque la stessa disperazione di tutti quegli incubi.. e la prossima sarebbe stata lei anche questa volta.
    E con ogni parte di me, volevo solo che non succedesse di nuovo..
    Un battito di ciglia e tutto iniziò a vorticare, in un rumore assordante come di vento di tempesta, come quando un'onda ti travolge e ti tiene sott'acqua sembrava non esistere più nessun punto di riferimento. Riuscii a vedere i capelli rossi di Karen.. e mi voltai per cercare con lo sguardo Andrè, che avevo sentito scivolarmi dalle mani.. in quell'istante avvertii un dolore fulmineo e lacerante al braccio destro, come di qualcosa che si torce e si strappa. L'impatto con il suolo arrivò all'improvviso, disordinato, tra arbusti, legna e terra, e mozzò il grido di dolore con cui mi materializzai. Quel dolore mi riportò all'attacco ad Hogsmeade, e l'adrenalina e l'istinto di sopravvivenza mi spinsero ad ignorarlo, senza neanche guardare. Eravamo ancora nel bosco... eravamo, perché c'era qualcun altro lo sentivo... provai a rialzarmi, inciampicando nei miei stessi piedi, stordita dalla smaterializzazione, dalla paura e dal dolore acuto e profondo.
    Karen..
    il sollievo nel vedere la Grifondoro tuttavia durò poco..
    Dove è?? Mi è scivolato... l'ho perso.. era.. era qui..
    La mia mano stringeva la stoffa della sua maglia fino a pochi secondi prima. Era lì.. Andrè era lì.. eppure in quel bosco, adesso.. c'eravamo solo noi. E mentre mi guardavo attorno quella certezza prendeva forma diventando un macigno.
    ..non ci sono..
    un gracchio strozzato, mentre sentivo la testa farsi leggera e pesantissima al tempo stesso. Non c'erano. Ne Andrè, ne Logan. Erano ancora là... da soli con loro..
    Speravo che fosse un incubo anche questo.. speravo solo di svegliarmi. Avrei voluto iniziare a chiamarli, ad urlare i loro nomi ma non riuscivo ad emettere nessun suono. In quel momento sentimmo dei rumori alle nostre spalle, affrettati, sebbene fosse impossibile capire da dove provenissero, con le orecchie ancora dolenti e ovattate dal grido della Banshee. Un incantesimo si infranse contro un albero, facendo schizzare ovunque la corteccia: il mago dello specchio ci aveva già trovate.


    nella prima metà ci sono i trip mentali di Daisy sotto incantesimo.
    Magia involontaria strikes again: Karen e Daisy si smaterializzano in una parte del bosco più vicina al Manor, lasciando nella radura tutti gli altri.
    Daisy si è spaccata durante questo trasporto riportando danni al braccio (tipo Ron per capirsi, non è rimasto niente in giro per il mondo), non sa se Karen abbia riportato gli stessi danni.
    Dopo poco sono raggiunte da Cahir: non si sa se le abbia raggiunte o se sia stato smaterializzato anche lui, ne se abbia subito lo Spaccamento.

    Quindi niente, qualcuno venga a salvarci il culo <3
     
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    Lampi di colori diversi, schianti, grida… presto la radura fu travolta dal chaos. Didi giaceva immobile nell’erba a pochi metri da loro; Logan non riusciva a rialzarsi, sfiancato per il dolore del crucio; André era sopravvissuto al soffocamento di un serpente per essere avvelenato da un altro; il druido aveva dato le spalle a Logan per avanzare verso lei, sussurrando senza sosta la cantilena dal tono profetico. Non appena Karen ne incrociò lo sguardo rimase pietrificata dalla paura. Intrappolata in un incubo di cui era incerta la fine, un solo pensiero incalzava nel vederlo sollevare la bacchetta contro di lei: questa volta non ce l’avrebbero fatta. Un guizzo di sangue si aprì nella spalla di André, che si era gettato in sua difesa ricevendo l’incantesimo destinato a lei. Karen lo guardò negli occhi atterrita. Di quel passo a causa sua nessuno avrebbe fatto ritorno a casa… eppure invece che essere in collera con lei il Tassorosso la stava ringraziando. Non riuscì a dirgli nulla; fu un celere spostamento d’aria al proprio franco, seguito dal crac tipico della materializzazione, a riscuoterla. Con sollievo constatò che Loganera al proprio fianco, la sua presenza e la sua tenacia le diedero la motivazione per riprendere a combattere dando man forte sia a lui che ad André, uniti tutti nella stessa battaglia.
    -Bombarda!-, i loro tre incantesimi sollevarono terreno e detriti, ostruendo la vista del druido che sollevò il braccio come a proteggere gli occhi dall’intrusione di corpi estranei. Così facendo Cahir si ritrovò appeso a testa in giù mentre Caitlin fu ribaltata nell’erba ricevendo in pieno petto due schiantesimi.
    -Fianto Duri!- lo scudo del druido protesse lui e la compagna dalla scarica elettrica di André e fece da barriera contro la fattura orcovolante, impedendo ai gargoyle di oltrepassarla e di attaccarli.
    -Liberacorpus!-, Cahir cadde rovinosamente contro il suolo, puntando la bacchetta verso Caitlin respirò a fondo prima di pronunciare l’incantesimo che le avrebbe permesso di tornare cosciente.
    -Logan!-, Karen si chinò al suo fianco nel vederlo in ginocchio, impallidito all’improvviso. La Grifondoro si guardò intorno, sollevata nel sentire le voci delle creature che abitavano le montagne di cui erano circondati: Flann e il suo clan avevano circondato insieme ai centauri quel che restava della barriera, che vibrava sotto i loro colpi mentre si indeboliva.
    -Flann! Logan è ferito!- la voce spezzata di Karen trasudava preoccupazione. Il Dolohoferio non perdonava: probabilmente era a causa di un danno interno se l’irlandese dai capelli ramati sembrava tutto d’un tratto tremendamente provato.
    -Everte statim!- -Protego!- l’incantesimo di Cahir, di nuovo in piedi sebbene malfermo sulle proprie gambe, si infranse contro la barriera, che vibrò con un boato mentre il reducto di Logan combinato con quello di André contribuì a creare crepe ancora più profonde all’interno dello specchio. Sebbene la figura di Abrahm fosse sfuocata Karen se ne sentì atterrita come se non ci fosse più stata quella barriera a dividerli, ma allo stesso tempo fu colta da una gran rabbia.
    -Non seguirò mai un mostro come te! Reducto!-, per un attimo il tempo parve fermarsi, come sospeso nello spazio. Un grido disumano, familiare, riempì l’aria accapponandole la pelle. Karen si voltò per cercare conferma che la creatura da cui proveniva camminava tra di loro ma la vista fu oscurata da Logan, che la attirò a sé con decisione trascinandola verso il suolo, al riparo. Karen chiuse gli occhi di scatto, aggrappandosi a lui con disperazione, il cuore le ronzava nelle orecchie e le batteva dolorosamente nel petto. Aveva paura, per sé stessa, per tutti loro. Non sapere se Daisy e André stessero bene la uccideva. Percepire il sangue di Logan colarle sulla pelle e sul pigiama le strappò dei singhiozzi incontrollati. Lei avrebbe potuto evitare tutto quello, ma non lo era fatto. Se la banshee aveva annunciato la morte tra loro era soltanto sua la colpa…
    Strinse ancora più forte la presa sulla schiena di Logan, sentendosi scivolare via… poi fu il nulla.

    CAHIR

    -Siete due stolti. Non avete idea di cosa state facendo-, la voce di Cahir risuonò tagliente, ma affaticata. Nel vedere quale creatura attendeva di ucciderli, il primo incantatore ebbe paura.
    -Lo scopriranno a proprie spese-, annunciò l’Alchimista, la cui voce e la cui presenza si affievoliva ogni minuto che passava. Cahir e Caitlin si scambiarono uno sguardo di intesa.
    -Vi illudete di proteggerle: le vostre azioni le condanneranno entrambe a morte. Quel che è fatto è fatto, la Veggente non può venir meno al suo compito.-, Abrahm svanì e al suo posto comparve un ricordo evanescente.
    Una ragazza dai capelli rossi ritratta di spalle cominciò a correre nella radura in cui era immersa, mille voci si affollavano nel vento rendendo indistinguibili le parole. Lungo il tragitto cadde e si ferì una mano, ma riprese la corsa voltandosi per controllare che qualsiasi cosa le causasse preoccupazione non la stesse seguendo. Il volto di Karen si mostrava più giovane, il suo aspetto risaliva durante l’estate del suo dodicesimo compleanno; giunta davanti all’enorme specchio nero ne percorse la cornice con le dita, che al contatto col suo sangue brillò di rosso. Davanti a sé una versione dell’Alchimista di cui era impossibile definire i lineamenti fallì nell’attraversare il vetro.
    -Chi sei?-, la voce della ragazzina era pregna di paura ma anche di curiosità.
    -“Dovresti dirmelo tu: sei tu che mi hai cercato. La tua magia ti ha condotta fin qui, ti ha mostrato di cosa è capace. Io posso aiutarti a domarla: devi solo volerlo”-
    ezgif-2-c61811a506
    Il ricordo scomparve sostituito da un secondo: Karen era rannicchiata sul letto, a cui piedi giaceva un sacchettino con del cibo intonso. Sul muro alcuni tratti a pennarello tenevano il conto dei giorni. A una settimana dal sequestro la ragazzina restava rintanata nella stanza che le aveva riservato Kristopher, rifiutando cibo e compagnia.
    -“Andiamo.”- la porta venne spalancata di scatto rivelando l’agile figura di Gabrielle, la Mangiamorte che l’aveva fatta prigioniera.
    -“Cambiamo casa, qui non siamo le benvenute”-, Karen diede cenno di non volersi muovere mentre la Mangiamorte e il Giornalista si scannavano su cosa farne di lei: l’una continuare a usarla per ferire il Capo Auror Irlandese, l’altro riportarla a suo padre. Più la tensione aumentava, più crepe profonde si aprirono nell’intonaco delle pareti portanti, in prossimità degli architravi delle porte.
    -“KAREN! DOBBIAMO ANDARE!”-
    -NO! NON CI VENGO CON TE!- l’urlo della ragazza ricordò in tutto e per tutto quello della banshee intervenuta a favore dell’erede degli O’Malley: l’ultima immagine comparsa sullo specchio mostrò Karen e la stanza inghiottite dalle fiamme, poi il vetro cadde dalla cornice e tutto tacque.

    -Arresto momentum- l’incantesimo di Caitlin bloccò la barriera prima che potesse infrangersi definitivamente e arrestò ogni movimento di André e Logan; la druida si avvicinò al primo e poi al secondo, facendo dono di un ricordo diverso a ciascuno di loro.
    -Noinin non è come voi. Appena lo accetterà, tornerà a cercami-
    L’effetto dell’arresto momentum cessò pochi secondi dopo: la barriera sopra le loro teste scomparve, permettendo a Cahir di smaterializzarsi alla ricerca delle ragazze e lasciando Caitlin in balia della banshee, del clan di Fiann e del clan di Séanan.

    KAREN

    Karen non riaprì subito gli occhi. Mantenne una mano sullo stomaco per diversi secondi, cercando di controllare il respiro per non vomitare dal dolore. Le occorse un po’ prima di realizzare cosa era successo, ma non riuscì ad alzarsi. Non riuscì a fare niente che non fosse singhiozzare per la paura. Quando lo aveva lasciato Logan era ferito gravemente; adesso che si trovava esposto al nemico lo avrebbero ucciso. Se prima non avesse fatto l’entità delle sue ferite. Poi sarebbe toccato ad André. Entrambi avevano lottato per proteggerla e lei li aveva abbandonati, fuggendo come una codarda.
    -Come hai potuto-, sussurrò tra i singhiozzi, in un soffio. Non sapere che fine avessero fatto i due ragazzi la uccideva al punto da farla sragionare e scaricare responsabilità a Daisy, la cui unica colpa era stata cercare di proteggerla strappandola al pericolo. Karen si voltò su un fianco, cercando di trarsi su; indolenzita, continuava a tenere una mano sull’addome, percorso da fitte di dolore a ogni passo.
    -Ti avevo detto di non fidarti di lei! Guarda cosa ha fatto!- Karen barcollò verso di lei, guardandola con risentimento, con dolore misto a paura. Quando riuscì a raggiungerla la afferrò per le spalle, trattenendo il fiato per una fitta più fastidiosa delle altre.
    -Devi riportarci indietro! Se non torniamo subito li uccideranno e sarà solo colpa nostra!-, grazie agli schianti era riuscita ad orientarsi a sufficienza da riconoscere la provenienza della battaglia, ma non sarebbero mai arrivate in tempo per salvarli…
    La corteccia al loro fianco esplose trafiggendole con una pioggia di schegge. Karen perse l’equilibrio, cadde in ginocchio davanti a Daisy. Riuscì a malapena a voltarsi prima che Cahir l’ebbe entrambe in pugno.
    -Tonitrui!- l’aria divenne elettrica: un fulmine colpì l’albero alle loro spalle, spaccandolo in due metà.
    -Mobiliarbus!- l’albero si sollevò dal terreno, le radici si mossero trappolandole col proprio peso. Il petto dell’irlandese si abbassava e alzava a fatica, riusciva a respirare appena.
    -Il sole si oscura, la terra sprofonda nel mare, cadono dal ciello le stelle lucenti.-
    Una smorfia le deformò il volto per il dolore: lungo il collo sentì colare caldo il proprio sangue.
    -Erompe il vapore e chi nutre la vita- Cahir si inginocchiò davanti a lei, intingendo i polpastrelli di scarlatto. Le sue dita tremarono, malferme cominciarono a tracciare delle linee rette sulla pelle nuda imperlata di sudore, polvere e sangue.
    -Gioca alta la fiamma bianca con il cielo stesso.-


    La situazione, ovviamente, non può che degenerare! Tranquilli, può ancora andare peggio.

    -Il confringo di Logan e il bombarda di Karen vanno a segno sul terreno sollevando polvere e detriti, contribuendo a disorientare i due druidi.
    -André viene ferito dal diffindo riservato a Karen (MALUS obbligatorio per André: il taglio percorre la spalla fino alla scapola destra, sanguina copiosamente.)
    -Il levicorpus di Logan va a segno su Cahir (si libera poco dopo con un liberacorpus) mentre lo stupeficium di Logan e André colpisce Caitlin, che riversa sul terreno svenuta. Cahir usa un fianto duri per respingere l’elettro di André e un reinnerva per far rinvenire Caitlin.
    -Il reducto di Logan e di André riesce a danneggiare definitivamente lo specchio, che pochi minuti dopo si infrangerà in mille pezzi. Non prima di aver rivelato due ricordi sulle circostante in cui è avvenuto il primo incontro tra l’Alchimista e Karen.
    -Prima che la barriera di Cahir venga meno, Caitlin blocca i movimenti dei presenti con un arresto momentum.
    -Il ricordo che Caitlin trasferisce nella mente di André riguarda Daisy: suo padre naturale è stato ucciso dagli irlandesi nella battaglia dei sussurri cinque anni prima. Al momento della sua morte Kain Cavanaugh era un caposquadra, ha presenziato duellando contro di loro, ma non è chiaro se sia stato lui a ucciderlo. Il ricordo che Caitlin trasferisce nella mente di Logan riguarda una visione della Veggente che ha preceduto Karen e che conferma la fine della Magia.
    -La barriera cede: banshee, leprecauni e centauri sono liberi di scendere in battaglia. Cahir si smaterializza raggiungendo le ragazze, Caitlin resta per fronteggiare le creature. La strega minaccia di ucciderli se dovessero fare un passo falso e non esiterà ad avvalersi delle Arti Oscure per attaccare.
    (MALUS obbligatorio per André: avendo il serpente morso direttamente al collo il veleno circola più in fretta. Sintomi: gonfiore, rossore e dolore sulla parte; aritmia; sudorazione; nausea; difficoltà di respirazione; confusione mentale; vista offuscata.
    MALUS obbligatorio per Logan: gli effetti del Dolohoferio agiscono in fretta. Sintomi: pelle fredda su braccia e gambe; polso debole; formicolio alle mani; dolore addominale intenso; battito cardiaco e frequenza respiratoria accelerate; stato confusionale con sensazione di sonnolenza sempre più predominante; vertigini e perdita di equilibrio; debolezza.)
    -Karen e Daisy si rimaterializzano non molto distanti. Cahir le attacca con un tonitrui (MALUS per entrambe: la scarica elettrica pur non colpendole direttamente contribuisce a stordirle). Il mobiliarbus le blocca sotto le radici.
    (MALUS obbligatorio per Karen: trauma toracico. MALUS obbligatorio per Daisy: dissanguamento. La ferita per la smaterializzazione è più severa di quanto sembrava.)
    -Il rito di Cahir è quasi completo. Se uccidete lui, Caitlin non spezzerà mai la maledizione che affligge Jack. Viceversa, se arrivate prima da Caitlin, Cahir riuscirà a completare il rito e Karen sarà rintracciabile anche dopo aver compiuto 17 anni.

     
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    Capitano Auror Repubblica d'Irlanda

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    - Logan -

    C'è tanta...nebbia. Tutta intorno a noi. Tento invano di riempire i polmoni con il pensiero, disperato, di potermi rialzare per continuare a combattere. Ad opporre una stregua resistenza. Perché io devo proteggerla. È un mio dovere, oltreché tutto ciò che voglio con la più assuluta certezza.
    Eppure, benché ci provi, le gambe non mi reggono, le mani tremano, e ogni singolo canale presente nella mia persona è ora soggetto ad un sanguinamento sempre più incessante. Tanto che in pochi secondi, esponenzialmente, avverto in modo quasi tangibile il flusso della vita sfuggire via dalle mie vene. Eppur ecco che sono in piedi, il braccio sinistro teso di fronte a me, seppur tremante e con la vista resa sfocata dal sangue che mi innietta gli occhi. Allora che sia pan per focaccia, dopotutto è il mio cavallo di battaglia."Conjunct.."
    Lei è più veloce. Blocca me è André sul posto, costringendomi a veder Karen sparire nel nulla insieme a quell' altro. Urlerei, se solo potessi muovermi. Per un attimo vedo i leprecani, tutto il clan di Seanan e la Banshee farsi avanti, poi è il buio. Seppur temporaneo.

    Una ragazza con i capelli scarlatti mi dà le spalle, e incede lungo il sentiero d'una foresta morente. La seguo come se le galleggiassi dietro, osservando la scena da spettatore non visto. E, con ogni probabilità, nemmeno fisicamente presente. Riconosco la terra d'Irlanda, seppur a fatica, poiché non potrei mai confonderla con nessun altra. In nessun caso.
    Eppure qualcosa è cambiato, l'intero paesaggio attorno a noi sembra molto più... silenzioso. Com'è palese ci troviamo dentro una foresta, non dissimile dalla brughiera, eppure non si vedono nemmeno l'ombra di una fata o un asticcello a far capolino dagli alberi come sarebbe lecito aspettarsi.
    La ragazza si volta appena, e qui la sua somiglianza fisica con Karen mi lascia quasi impietrito. C'è qualcosa, nel cristallino del suo sguardo, che richiama la Cavanaugh in modo impressionante. Sebbene sia subito chiaro ai miei occhi come non sia lei, ovviamente, la persona che ora mi trovo dinnanzi.
    Il suo sguardo si poggia sui rimasugli d'un vecchio accompagnamento, di quelli che gli esploratori magici ergono durante le loro spedizioni, ed entrambi condividiamo una smorfia nel posare lo sguardo, quasi contemporaneamente, su quella che dovrebbe essere una covata di Ashwinder.
    Dovrebbe, appunto. Poiché le uova sono del tutto spente, prive di ogni fuoco o vibrazione magica e, con ogni probabilità, ormai infeconde.
    La ragazza estrae allora la bacchetta, la studia per qualche istante,npoi tenta un banalissimo incantesimo di levitazione su un oggetto qualsiasi. Non accade nulla.
    Si porta una mano a coprire il viso, io sbarro gli occhi, e la scena svanisce proprio nel momento in cui, la stecca non più magica affidata alla gravità dalla sua padrona, si incontra col suolo. E quest'ultima, con un mezzo sorriso sul volto, tenta la medesima azione di poco prima senza l'ausilio di strumento alcuno. Fatta eccezione della sola magia che scorre lungo le sue vene.


    - Jack -


    Non sono mai stato un asso nel volo, né in tutta la mia vita l'intenzione di migliorare in tale pratica ha scalfito i miei pensieri. Ed ora, mentre il continente sfreccia sotto di noi in modo sfocato, mi maledico.
    Forse, se da ragazzo avessi prediletto le scope alle due ruote, adesso potrei trovarmi a cavalcare un manico eccellente, recato sempre appresso a me mediante l'uso d'un qualche incantesimo apposito, e utile per raggiungere una distanza adatta a materializzarmi nel minor tempo possibile. E invece, abbiamo dovuto perdere del tempo per defilarci dall' incontro, addizionandolo poi a dell'altro necessario a procurarci una passaporta di fortuna.
    Potrebbe già essere troppo tardi. Terribilmente, e irrimediabilmente, troppo tardi. Se così fosse, non me lo perdonerei mai. Noi, non potremo mai farlo.
    Attero al limite esterno della mia proprietà, lì ove gli incantesimi invalicabili segnano un netto confine per gli intrusi. O così sarebbe dovuto essere, almeno.
    Scambio uno sguardo con i miei due compagni, legandolo in particolare a Kain, prima di pronunciarmi in un singolo sostantivo.
    "Darragh!!", Crack!
    - Signor Jack! Signore! Il signorino Logan, e i suoi compagni...la signorina Karen...lei era strana signore, sisi, ha preso Darragh di sorpresa! E poi..."
    " Trovali. ORA!"
    Crack!, dieci secondi mal contati e assurdamente infiniti, altro Crack!
    - Due dei ragazzi sono alle rovine dei tumoli, insieme a loro ci sono i centauri, i leprecani e un intrusa. Forse due.
    Le ragazze, loro sono più ad est, vicino alla quercia degli asticelli. Poco lontano dalla casa del signorino Logan e della signor..."

    "Io vado ai tumuli. Kain, tu sai dov'è la casa dei ragazzi. L'albero è vicino alla stalla degli Ippogrifi. Prendi lei con te. Darragh, tu vieni con me."
    Un movimento del polso porta la bacchetta a fendere l'aria, ciò ci permetterà di oltrepassare la barriera magica per correre in soccorso dei nostri ragazzi.
    Dico nostri perché io, oltreché un figlio e la piccola, corro il rischio di vedermi scivolar via dalle dita anche due dei miei studenti. E questo, tutto questo, è semplicemente inammissibile per il sottoscritto.
    Giro sui tacchi e, completamente dimentico della nausea vista la situazione, in meno di un secondo la mia intera fisicità si palesa a centinaia di metri.
    Lo scenario è surreale, caratterizzato dai tratti più distintivi d'una battaglia appena consumatasi. Frammenti di vetro e legno sono sparsi ovunque sul pavimento, il branco di Séanan smania, i leprecani insorgono e una donna, che riconosco immediatamente, è in piedi dritta davanti a me, con lo Stormind e Logan a poca distanza da lei.
    Il primo sembra messo decisamente male, il secondo è svenuto e reca segni inconfondibili che lo pongono come messo pure peggio del suo compagno.
    "Portali via, curati di loro, poi va da Kain.", comando - per la prima volta in vita mia - all' Elfo. Il quale, ne sono certo, capirà la situazione e perché, viste le circostanze, questa volta non potrà restare al mio fianco per combattere.
    "CRUCIO!, è puro istinto.
    Il cervello comanda il da farsi al resto del corpo prima ancora che la coscienza, in qualche modo, riesca a interporsi.
    "La mia carne, la mia vita, il mio sangue... sono un conto, puttana.
    Mio figlio, la mia famiglia, però, sono tutt'altra cosa."

    Per esser certo di non sbagliare, ripeto la maledizione più di una volta. Con ogni fibra del mio essere che ora, sospinta da questa indicibile morsa allo stomaco per l'ennesima incertezza sulla sorte di coloro che mi sono più cari al mondo, vuole infliggere dolore. Lo brama davvero.
    - Jack, placa la tua...-
    "Avada Kedav...", un sibilo secco mi sfiora la guancia, graffiandomela. Con la coda dell' occhio, interrompendomi a metà, scorgo Seanan abbassare il suo arco.
    Tutto ciò che ora riesco a scorgere, sono il bagliore scarlatto prodotto dall' impennaggio di una freccia scagliata verso il petto della Druida e una figura femminile, a malapena visibile e distinguibile, che lentamente arretra fra gli alberi con un bagliore vagamente sinistro lì dove immagino debbano esserci due occhi decisamente non umani. Così come non del tutto umano, almeno nelle intenzioni, sono ora io stesso.


    Edited by Elhaz - 14/10/2023, 12:55
     
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    Una lama invisibile gli squarciò la pelle con spietata lentezza per dissetarsi con il suo sangue bastardo, che gli colò lungo la schiena – tiepido come la carezza di un’amante, ma nefasto come l’ombra d’un Dissennatore all’orizzonte. Che quella lama stesse cercando invero la sua anima? Se lo chiese André mentre la sentiva famelica scavar in profondità nella carne, le labbra serrate in una smorfia di dolore che tuttavia si sforzò di tramutar in uno sghembo sorriso per la giovane dalle tinte d’autunno…per la Veggente che aveva osato proteggere dai suoi aguzzini. E che avrebbe protetto ancora, feroce e istintivo com’una selvatica fiera…com’un lupo che difende il proprio branco. Semplicemente, perché le voleva bene.
    - L’unico a morire sarai tu, bastardo! - ringhiò in direzione dello specchio castigato dai loro Reducto e se sol il dolore alla spalla, al collo e al petto non glielo avessero impedito…se solo non fosse stato più forte il desiderio di stringere a sé Daisy e proteggerla con le sue ultime energie…si sarebbe scagliato contro il riflesso dell’uomo per colpirlo sin a ridurre il portale in vitrea polvere. Poiché malgrado la sua immagine stesse svanendo, sfocandosi irrimediabilmente sin a smarrire consistenza, la sua voce fu limpida e vivida nel dipinger una ghigliottina sul capo della danzatrice sonnambula e della fanciulla maledetta dalla Luna.
    Una minaccia che alimentò nel suo intimo un impietoso rancore, che si specchiò nella tempesta del suo sguardo tanto quanto nella tensione dei suoi nervi e che aizzò il suo feroce istinto a ferire, prevaricare e punire. Un istinto che sempre aveva sopraffatto la sua ragione, ma che in quegli istanti riuscì a dominare, per non separarsi da Daisy…non un’altra volta.
    Pertanto nulla fece l’aspirante cantautore, se non assister inerme all’immagine che si dipinse fra le crepe dello specchio: un ricordo di quando la mente di Karen era stata irretita dal mostro dei suoi incubi per la prima volta…di come lo avesse invocato a sé, inconsapevole del prezzo che sarebbe stata costretta a pagare.
    Un ricordo a cui seguì quello dei giorni in cui era stata prigioniera di altre mani, forse volto a convincerla che se non avesse obbedito, sarebbero stati loro a pagarne le conseguenze…così com’era accaduto al giornalista che era stato ucciso per aver voltato le spalle a ciò in cui credeva per aiutarla.
    Ed infine…infine non vi fu altro che fuoco a mischiarsi fra i ramati capelli dell’irlandese – un’ardente luce che dissipò le tenebre della radura per qualche graffio di plettro, prima che lo specchio s’infrangesse definitivamente. Sull’onda del grido della Banshee che riecheggiò fra di loro sulle furibonde note di quello della Veggente.
    Mentre il silenzio inghiottiva ancor una volta il campo di battaglia, André percepì la compagna agitarsi fra le sue braccia e guardandola si ritrovò ad annegare nel terrore dipinto nei suoi occhi espressivi, lucidi e quasi candidi nella luce sinistra della barriera che si crepava attorno a loro.
    - Uccellino... - anelò poterle dire che era lì e non l’avrebbe lasciata, che sarebbero fuggiti insieme, ma non ci riuscì. Ogni parola gli morì in gola, soffocata nei battiti del suo cuore sempre più impetuosi e nel respiro sempre più doloroso. Ed allorché i delicati tratti del suo viso si fecero irrimediabilmente sfocati, la strinse a sé di rimando più che poteva, malgrado percepisse inesorabile il vigore abbandonar il suo corpo. Mentre inarrestabile il veleno correva lungo il suo sangue, ardendogli le viscere, uccidendolo con spietata lentezza.
    Ma per quanto disperata fu la sua stretta sulla giovane, di repente la sentì sfuggirgli via dalle dita, senza che potesse far alcunché per fermarla. Una sensazione che aveva provato ogni volta che s’era chiusa nei suoi silenzi e gli aveva impedito di leggere ciò che provava dai suoi sguardi, ma che in quegli istanti assunse sfumature spietatamente angoscianti. Poiché non poté trattenerla a sé neppure fisicamente, com’era invece solito fare, ed ella fu inghiottita dalle tenebre, dalla polvere e del fracasso che stava tormentando quella radura.
    -Daisy! - la invocò invano, voltandosi a cercarla benché conscio che non l’avrebbe trovata…che la Magia gliel’avesse sottratta. E con lei anche Karen. Ma prima che potesse tentare d’alzarsi, sostenuto sol dall’impetuosità della propria disperazione e della propria paura, la druida lo imprigionò in un tempo sospeso e gli irretì la mente. Costringendolo su un altro campo di battaglia di cui fu inerme spettatore e non pedina.
    Riconobbe Kain fra i volti imbrattati di polvere e di sangue, chino su una donna giovane riversa al suolo in quello che forse era il suo medesimo sangue. Il rumore d’uno scontro alle sue spalle lo indusse a voltarsi verso Ramirez che lottava contro l’uomo oltre lo Specchio, ma subito lampi di incantesimi offensivi lo trapassarono, obbligandolo a indietreggiare per incontrare lo sguardo bugiardo della madre di Daisy. Ancor una volta, la somiglianza con la Tassorosso lo colpì con prepotenza, ma la sua attenzione fu attratta irrimediabilmente dall’uomo che combatteva al suo fianco...con la medesima furia che aveva scorto nello sguardo del suo complice quella notte. Che fosse…?
    Non ebbe il tempo di formular un quesito completo, poiché la figura dell’attuale Capo Auror dell’EIRE si frappose fra il suo sguardo e i due nell’acuirsi del conflitto, che si fece confuso e violento. Sinché un grido non sovrastò ogni altro rumore, squarciando il ritratto del combattimento e spazzandone via ogni figura di contorno, tranne i protagonisti: la druida che giaceva sul corpo dell’uomo che aveva combattuto al suo fianco e che nel farlo era perito.
    Noinin non è come voi. Appena lo accetterà, tornerà a cercami” si ritrovò a scrutare negli occhi bugiardi della madre di Daisy, mentre le sue parole s’insidiavano ancor una volta nella sua mente, avvelenandola com’un cancro. - Non è...nemmeno come te. - la voce roca e affaticata fu appena udibile, debole e vana, ma la forza della convinzione oltre le sue parole...quella si rivelò brutale ed indomita, incrollabile.
    La barriera infine s’infranse come fragile vetro, permettendo ai sovrani della brughiera d’irrompere nella radura, con un sibilare di frecce e sassi scagliati senza pietà alcuna. Oltre la caligine che gli aveva adombrato lo sguardo, l’aspirante cantautore notò la figura inconsistente della Banshee poco distante e si costrinse ad arrancare verso Logan, temendo che la creature non fosse giunta per proteggerlo come aveva creduto, ma per accompagnarlo al cospetto del Tristo Mietitore che bramava la sua vita. Gli parve persino di vederlo avanzare verso di loro, la lama della falce scintillante nelle tenebre e i vuoti occhi in cui era riflesso l’Averno medesimo che li fissavano.
    - No...non è finita... - forse non era che un folle, ma sapeva di non doversi arrendere...di non volersi arrendere. Non sinché percepiva il cuore pulsargli nel petto, arso dal veleno che lo stava divorando dall’interno.
    Si portò un braccio inerte dell’irlandese attorno alle spalle e tentò di compiere qualche passo per allontanarsi, approfittando del diversivo creato dai centauri e dai leprecauni che anelavano punire la druida per aver osato corrompere la loro terra con sangue e disonore. Ma un altro repentino grido della Banshee lo costrinse di nuovo a terra insieme a Logan e per quanto feroce fosse il suo desiderio di portarlo via dalle sue grinfie, seppe che non aveva la forza di farlo. Non più.
    Lo schiocco sonoro d’una materializzazione anticipò il delinearsi d’una figura famigliare nella sua visuale e il tuonare d’una voce che gli restituì la volontà di sperare...ancora. Faticò a metter a fuoco il profilo ossuto dell’elfo domestico dei McCormac, tanto quanto a comprendere le sue parole che gli giunsero ovattate...remote. Come se lo stesse ascoltando al di sotto della superficie dell’acqua. - Doloh... - tossì bile e sangue, fallendo in principio nel tentativo di informare Darragh dell'incanto che aveva colpito Logan, mentre ne percepiva le dita aguzze artigliarsi al suo braccio. - Doloho...ferio -.


    Edited by soul of art and anarchy - 21/10/2023, 17:34
     
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