well, you know, I am ashamed.

gennaio 2023

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    «… e proprio qui, nei dintorni del villaggio di Hogsmeade, ci fu una delle più grandi ribellioni dei Goblin avvenute nella storia…» La lezione di Storia della Magia stava proseguendo tranquillamente da già ben quarantacinque minuti, anche se gli studenti presenti in quell’aula avrebbero giurato all’unanimità che fosse trascorso almeno il doppio del tempo. Come ultima ora del primo giorno dopo il rientro dalle vacanze di Natale, quella di Storia della Magia era proprio la ciliegina sulla torta della pesantezza. Corinne era rimasta al castello per le feste, come ormai accadeva da diversi anni. L’ultimo Natale trascorso con la propria famiglia era stato quello di tre anni prima, pochi mesi dopo essere sbarcata ad Hogwarts per la prima volta. Quante cose erano successe e quante ne erano cambiate, aveva avuto tempo in abbondanza per passare in rassegna tutti gli eventi accaduti da allora. Sarebbe stata bugiarda nel negare che avesse pensato ai suoi genitori, che chiaramente non si erano fatti vivi neppure per quell’occasione - non che ci sperasse, non nutriva alcuna aspettativa nei loro confronti, né in quelli di nessun’altro -. Le immagini della sua amata casa a Brighton le scorrevano davanti agli occhi, mentre se ne stava con la schiena appoggiata alla sedia incurante di apparire o meno annoiata agli occhi del docente. Era totalmente immersa nel suo mondo segreto, quando si sentì arrivare dritta in faccia una pallina di carta. Furente, non ci pensò mezzo istante prima di alzarsi in piedi e puntare la bacchetta nella direzione del ragazzo che sapeva avergliela lanciata. «Depulso!» il Grifondoro in questione cadde dalla sedia finendo scaraventato contro il muro dalla veemenza dell’incantesimo della Miller. Gli occhi erano iniettati di sangue a causa dell’insonnia, lo sguardo era feroce ed agghiacciante. Sembrava una detenuta di Azkaban evasa e desiderosa di vendetta. L’intera classe la stava fissando impietrita, fu il docente a spezzare quel silenzio a tratti imbarazzante. «MILLER! SEI FORSE IMPAZZITA? MENO 50 PUNTI PER CORVONERO ED IN PUNIZIONE PER UNA SETTIMANA. ORA ESCI IMMEDIATAMENTE DALL’AULA!» le gridò contro, indicando la porta. Senza farselo ripetere due volte uscì a passo svelto senza guardare in faccia nessuno. In un altro momento avrebbe senz’altro protestato, magari peggiorando la propria posizione, ma era da tempo troppo nervosa ed angosciata per preoccuparsi delle ingiustizie scolastiche. Non sapeva spiegarsi con esattezza perché avesse reagito in quel modo, aveva agito di impulso e basta, nonostante non potesse negare la poca furbizia dell’atto visto che si era beccata una punizione. Imprecò contro sé stessa e contro quell’idiota che l’aveva provocata, avviandosi verso il cortile per fumarsi una sigaretta in santa pace. Andò ad occupare un angolo del piazzale momentaneamente desolato, dal momento che mancava ancora qualche minuto al termine delle lezioni. Strinse gli occhi, e tra un tiro e l’altro iniziò a picchiettarsi la fronte con l’indice libero, sussurrando tra sé e sé parole indecifrabili che assomigliavano a qualche insulto. Quando li riaprì vide che Ralph, che aveva assistito all’intera scena a lezione, le si stava avvicinando. Aveva un’espressione strana, che Corinne interpretò come di delusione unita ad un po’ di pietà. Si raddrizzò, mettendosi subito sulla difensiva. «Non guardarmi come se fossi una criminale, quell’idiota se l’è cercata» affermò fingendo fermezza, ma distogliendo subito lo sguardo. Si sentì attaccata e giudicata ancor prima che lui potesse aprir bocca, poi vide che tra le mani teneva i suoi libri e quaderni – incluso quello stupido pezzo di carta che le era stato lanciato –. «Ah, grazie» alzò gli angoli delle labbra sorridendogli forzatamente. Aveva creduto che il Grifondoro l’avesse cercata appositamente per parlarle, mentre invece le aveva solo fatto la cortesia di restituirle il materiale scolastico. Come al solito il proprio egocentrismo l’aveva sopraelevata. In verità era mortificata per ciò che era successo, non perché le importasse qualcosa del ragazzo che aveva attaccato e che probabilmente era finito in infermeria a causa sua, piuttosto perché le interessava l’opinione che Ralph avesse di lei. Dal suo ritorno ad Hogwarts il loro rapporto era stato altalenante, dopo il litigio avevano continuato a vedersi di tanto in tanto, a volte avevano riso, quasi dimenticando quanto fosse successo tra di loro, altre volte si erano limitati ad allenarsi insieme, e gli incontri erano stati freddi, quasi come se non sapessero cosa dirsi. Spesso c’era imbarazzo, ed il rancore e la rabbia reciproca non erano andati del tutto via. Una situazione non facile da gestire, soprattutto per una come Corinne, che da sempre era una frana totale nel gestire i rapporti umani. Si mordicchiò le labbra alzando lo sguardo su quello del Grifondoro, desiderando ardentemente che l’altro le chiedesse qualcosa e restasse a parlare con lei. Sì, avrebbe potuto prendere l’iniziativa e fargli qualche domanda per avviare la conversazione, ma decisamente si sentiva troppo in difficoltà per farlo. Si vergognava, e sperava che lui non la considerasse una povera pazza a cui un tempo aveva voluto bene, ma che attualmente rappresentava soltanto il ricordo di un’amicizia finita.
     
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    Mi ritrovai a chiedermi, durante quella lezione di Storia della Magia, se magari i Maya o chi per loro, avessero sbagliato di qualche anno la previsione per la fine del mondo e se questa, magari, non sarebbe avvenuta da lì ai prossimi 20 minuti. Il mio umore di ritorno al castello era quantomeno tragico e inutile stare a ripetersi direte voi, già, avreste anche ragione.. non fosse che la voce narrante non si ricorda molto di quel che ho combinato negli ultimi mesi e fingerà di ricapitolare la situazione adducendo la nobile e galante motivazione di riassumere in favore di chi non faceva login dal pleistocene. Solo nell'ultimo mese ero riuscito a: lasciarmi con Astrid, litigare con Vanya, bisticciare con kiddo, discutere con mio fratello Jack (si quello che ci siamo inventati nell'ultimo anno così a sorpresa) e tentato di riappiccicare i pezzi con gli ultimi tre citati. Malgrado tutto non riuscivo a scacciare quella sensazione di solitudine. Mi sembrava sempre di non riuscire mai ad essere totalmente sincero o abbastanza a mio agio con nessuno di loro per potermi confrontare o sfogare come avrei voluto. C'era sempre qualcosa che mi impediva di farlo, una specie di senso di responsabilità in un modo o nell'altro oppure la percezione di essere considerato un.. ragazzino che non sapeva un cazzo.
    La classe comunque, o almeno io, invocava il soccorso di un eroe, per riconquistare la libertà da questa lezione sui rospi tirchi rivoltosi.. finalmente arrivò la Miller, la sfrontata Cacciatrice Corvonero forgiata dal fuoco di mille bolidi. L'oltraggio della carta, le infinite ore di lezione, la mira di merda di un Grifo, furono affrontati con impazienza e impulsività da colei che sola poteva... lanciare un Depulso a lezione. Giuro quel chiocco riuscì a svegliarmi dal torpore in cui stavo scivolando, quasi letteralmente verso il banco. Se non mi avesse colto così di sorpresa tutto ciò mi avrebbe fatto ridere sotto i baffi (ndr. che non ho) abbastanza per sfottercela per tutto l'anno scolastico rimanente. A dire il vero non era neanche la sorpresa: era una reazione da Miller, se non fosse che.. c'era qualcosa che non andava. E non riuscivo davvero a non sentirmi responsabile per quello. Fu per quel motivo che non la seguii a ruota quando il professore la mandò fuori dall'aula, ma rimasi al mio posto a crogiolarmi nel pensiero che forse, piangersi addosso serviva a poco.
    Raccolte le cose che la Corvonero aveva lasciato sul banco, uscii a mia volta dalla classe, trovandola in un angolo del cortile, assorta in una specie di autoflagellazione sottovoce che nascose non appena si accorse della mia presenza.
    Posso sedermi o Depulsi anche me..?
    Troppo presto per scherzarci su? Probabile, ma ero sicuro che non se la sarebbe presa per così poco. Non aspettai neanche la sua risposta, mettendole in mano le sue cose e rubandole la sigaretta.
    Vediamo un attimo per cosa ha rischiato la vita..
    Spiegazzai la pallina di carta, per verificare il contenuto di quella sottospecie di pomo della discordia.
    E' un po' che ti guardo da lontano. Iniziamo benissimo con lo stalking, forse ti salvi..
    Iniziai a recitare, con qualche pausa ad effetto alzando di tanto in tanto lo sguardo sulla Miller con smorfie canzonatorie allegate.
    Ti ricordavo diversa, sei più magra. Anche bodyshaming.. Sei sempre sfacciata, impulsiva, sempre la stessa che affascina con ammalianti occhi azzurri.. ah.. neanche una menzione alle bocce.. come osa....
    Scossi la testa, sbuffando un po' di fumo dalla sigaretta.
    ..che però sono tristi quasi sempre, ma solo quando non guarda nessuno. Mi chiedo che incubi vedono anche senza dormire, perché forse sono gli stessi o forse non lo saprà mai nessuno.
    Una pausa, un paio di secondi di silenzio prima di voltarmi verso di lei e porgerle il foglio totalmente bianco.
    ...Nah non c'è scritto un cazzo.. in compenso c'è una caccola verde appiccicata al centro..
    C'era davvero giuro, non ce l'avevo messa io. Ma avrei voluto davvero trovarci scritto qualcosa lì, detto in modo decisamente migliore, decisamente meno idiota.. mi sembrava però che ogni mossa che facevo creasse una serie di crepe che non potevo controllare. Per sistemarne una ne aprivo altre e così via e così via.
    Semplicemente non avevo pensato a come avrebbe reagito sapendo di kiddo. Avevo solo voluto tirarglielo addosso, sperando quasi che le facesse male, che si sentisse in colpa, che affondasse più in profondità possibile. Una specie di vendetta perché in quel momento lei non c'era stata, un modo per tirare addosso a lei quel peso e sperare di sentirmi più leggero, anche solo per qualche secondo. Eppure ogni tanto me le ritrovavo davanti quelle conseguenze. E mi sentivo solo una merda. E mi sembrava di essere sempre lo stesso che aveva picchiato quei ragazzini pochi anni prima, fregandosene di loro, di come avrebbero reagito, di tutte le conseguenze.
    Gli idioti se la cercano sempre Miller. Gli ci vuole solo un po' per capire che sono idioti...
    Quindi me lo meritavo infondo quel velo di imbarazzo che tentavo di soffiare via assieme al fumo, osservando gli studenti scivolare sulle lastre di ghiaccio nascoste negli angoli d'ombra. Avrei dovuto sopportare anche se mi avesse preso per il culo... perché era complicato così dal nulla chiederle scusa.
    Per questo hanno inventato i Corvonero: così possono farglielo notare punto per punto.
     
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    Lo guardò di sottecchi, mentre con disinvoltura e leggerezza l’altro le rubava la sigaretta dalle dita e iniziava a leggere il famigerato pezzo di carta. In parte era rincuorata dal modo in cui Ralph le si era avvicinato, non sembrava essere troppo stranito da quanto appena successo come invece lo era stato il resto della classe, e questo la aiutò a sentirsi un po’ meno inopportuna. Il Grifondoro prese a commentare ironicamente il contenuto del bigliettino strappandole qualche mezzo sorriso. «Beh se tu non riesci ad alzare lo sguardo da sopra le tette di una donna non significa che anche gli altri facciano lo stesso!» lo rimbeccò stando volentieri allo scherzo. In verità non si interessava affatto di ciò che gli uomini guardassero in lei, li considerava quasi indistintamente dei maiali incapaci di saper vedere oltre l’aspetto estetico, creature superficiali ed egocentriche aventi come unico scopo quello di appagare le proprie pulsioni. Aveva sviluppato ben presto queste considerazioni sul mondo maschile, gli uomini da sempre le si avvicinavano attratti esclusivamente dalla sua bellezza, privi del benché minimo interesse nel conoscerla; inoltre, la scoperta del tradimento del padre non aveva fatto altro che confermare le sue opinioni riguardo l’altro sesso. Questo era il motivo per cui la lettura di quel ridicolo bigliettino non la sfiorò minimamente, fin quando Ralph non disse qualcosa riguardo la tristezza dei suoi occhi. Aggrottò le sopracciglia in un’espressione confusa, prima che il grifo rompesse il silenzio confessandole la messa in scena. «Ma che cazz…? Sei proprio un idiota, Finnick» gli sorrise, ancora un po’ stordita al pensiero di quell’ultima frase. Si chiese se la stesse prendendo in giro anche per quanto riguardava la riflessione sul proprio sguardo ma per imbarazzo preferì non approfondire, senza però riuscire realmente a nascondere agli occhi dell’altro il proprio essere pensierosa. «Ti rendi conto? Una pallina con una caccola dentro, a me?! Sono Corinne Miller, con chi cazzo credeva di avere a che fare?» fece un movimento con la testa in modo tale da buttarsi i capelli alle spalle, proprio per apparire maggiormente altezzosa. Sapeva quanto Ralph detestasse quel suo modo di fare arrogante, e gli aveva fornito un assist per farsi prendere in giro. Un gesto apparentemente piccolo ma che nel linguaggio Miller significava “hey, sono disponibile ad avvicinarmi senza il rischio di litigare di nuovo a morte”. «No in verità sono io l’idiota, mi sono beccata una settimana di punizione per un coglione a cui non crescono ancora i peli sul pube. Detesto essere così» disse forse più a sé stessa che all’altro, rubandogli a sua volta dalle dita la sigaretta e abbassando di nuovo lo sguardo. Nonostante dopo il litigio tra loro ci fossero stati momenti di tensione e di freddezza, una cosa positiva c’era stata. Attraverso il litigio Ralph aveva avuto modo di vedere Corinne piangere, urlare, avvampare; l’aveva vista debole come pochi al mondo l’avevano vista, e questo in qualche modo aveva fatto sì che il loro rapporto evolvesse. Qualcosa all’interno della Corvonero si era sbloccato, e se prima non si sarebbe mai lasciata scappare pensieri ad alta voce come quello che aveva appena fatto, adesso si sentiva sicuramente più a suo agio. «Comunque bentornato. Come ti sono andate le vacanze?» gli chiese incrociando le braccia al petto e stringendosi forte per il freddo che le attraversava i vestiti. Da qualche parte aveva trovato il coraggio di porgli la domanda senza sentirsi un’impicciona, come se dopo un anno di assenza adesso non avesse più il diritto neanche di chiedere come stai. Le battevano i denti e avrebbe voluto spostare la conversazione da qualche altra parte più al caldo, ma temeva che proponendo una qualunque cosa si sarebbe perso “il momento”, magari l’altro si sarebbe improvvisamente ricordato di avere qualcosa di meglio da fare rispetto allo starsene lì a parlare con lei. Dio, quanto si sentiva stupida nell’avere tutte queste paranoie per Ralph Finnick. Sperava in una risposta sincera da parte del Grifondoro, che all’occhio attento di Corinne era sembrato abbastanza provato da quel rientro a scuola. «Hai già visto Karen? Io non ancora» azzardò a domandargli dissimulando la curiosità. Sapeva loro fossero usuali nel sentirsi, e magari il grifo avrebbe potuto sganciarle qualche informazione di cui lei era allo scuro. Oramai viveva nel terrore che sarebbe potuta succedere qualunque tipo di cosa orribile e lei non lo sarebbe mai venuta a sapere in quanto nessuno si sarebbe preoccupato di metterla al corrente. Ammetteva a sé stessa di sentirsi emarginata da tutto e tutti, l’aver trascorso la vacanze nel castello praticamente vuoto le aveva soltanto amplificato il senso di solitudine che dimorava abitualmente in lei, ma sentiva di non poter incolpare nessuno per il fatto di sentirsi sola: ognuno aveva avuto le proprie buone ragioni nel non preoccuparsi per lei. In qualche modo sapeva di meritare tutto quello che stava ricevendo, non sarebbe riuscita ad estinguere il debito che aveva con il karma neanche in altre due vite.
     
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    Ah Miller quanto sei materialista: sai quanto è raro il moccio verde? E che questo si cristallizzi in una caccola della giusta consistenza? Gli ci saranno voluti anni di tentativi per produrla…
    forse avrei dovuto evitare di calcare la mano su quella presa di giro prima che mi proponesse di appiccicarmela ai capelli visto che mi piaceva così tanto ma… dovevo un po’ dissimulare a mia volta l’imbarazzo. Non era sempre facile parlare con la Miller, mentre altre invece era tutto l’opposto.
    Come mai tutta questa furia nei confronti del signor palle pelate?
    
Non era neanche facile chiedere perché riuscivo a prevedere il sarcasmo che sarebbe arrivato in risposta. Ero il primo a farlo, eppure non era stata la strada migliore con lei e nemmeno me ne ero reso conto. Il fatto che io non volessi parlare di me non voleva dire necessariamente che quel desiderio fosse totalmente condiviso anche da altri. Eppure non avevo idea di come arrivare ad alcuni argomenti con lei. 

    Una merda
    risposi stringendomi nelle spalle. Ah la vedete l’ipocrisia? La vedete si sicuro perché non tenta neanche di nascondersi sventolando più sfacciata del gonnellino della Miller dei tempi d’oro. Nessuna spiegazione nessun dettaglio. Perché io posso ma mi gira il cazzo se lo fanno gli altri.
    Non sei più abituata alle minigonne Miller?
    Le allungai un lembo del mantello, sbottonandolo il modo da riuscire a coprirsi meglio: forse erano i miei ricordi a essersi modificati col tempo, ma vederla battere i denti per il freddo era... strano. La Corinne nella mia mente non avrebbe mostrato segni di cedimento neanche di fronte a una bufera di neve. Avrebbe avuto freddo, forse, ma non avrebbe mai dato soddisfazione al cazzo di inverno, giammai. In qualche modo, dopo la discussione che avevamo avuto al campo di Quidditch, mi sentivo come.. responsabile. Mi sembrava di aver preso a mia volta parte a quella vulnerabilità. Salutate di nuovo l'ipocrisia, ormai è seduta tranquillamente tra di noi: volevo che chi avevo attorno potesse mostrarsi fragile ma quando lo faceva andavo inevitabilmente nel panico.
    Alla domanda su kiddo invece arricciai il naso scuotendo la testa.
    No, non mi sembrava una buona idea…Finirei per fare qualche danno..
    Era impossibile per me mordermi la lingua soprattutto quando lei sembrava provocare apertamente al riguardo per un qualche.. femminismo del cazzo, orgoglio o simili.. te le toglieva di bocca salvo poi prendersela per quel che usciva… perché sapete cosa odiano le ragazzine adolescenti? Che tu non ami come loro l’oggetto del loro amore. Intoccabile. Era intoccabile e lo sapevo. E non volevo che si creasse una frattura troppo grande tra noi che le avrebbe impedito di chiedere aiuto o di parlarmi se fosse successo qualcosa con quel coglione. L'eventualità semplicemente mi terrorizzava..
    ... non avrei dovuto dirtelo...
    dissi alla fine, senza riuscire a guardarla. Non avrei dovuto dirle di kiddo.. non in quel modo, non facendola sentire in colpa perché non era lì. Non scaricandole quella colpa.
    Ero solo.. incazzato. Sto facendo solo casini ultimamente..
    Come detto, alcune volte era estremamente facile parlare con lei.
    Ovviamente mi appello alla tua intelligenza, so che tu sei un essere perfetto che non sbaglia mai ma sicuramente avrei letto qualcosa al riguardo..
    Un modo estremamente goffo di chiederle scusa per averle lanciato tutto contro senza pensare che avrebbe potuto essere meno inscalfibile di come pensassi. Di come lei voleva far credere a tutti e di come, incazzato con lei, avessi finito per crederci anche io.
    E' per kiddo che il nostro poeta William Baldballs non ha nominato le tue tette?
     
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    Alla domanda sul motivo della sua esplosione di rabbia Corinne non seppe con precisione cosa rispondere. Fissò per qualche secondo il vuoto alle spalle del Grifondoro, alzando le scapole come a voler dire che spesso era complesso anche per sé stessa dare spiegazioni ai suoi comportamenti. «E’ un po’ di tempo che odio il genere umano e di conseguenza non voglio essere rotta le palle e non voglio avere niente a che fare con nessuno, tutto qui» un sorrisino furbo provò a farla scagionare dall’inchiesta del moro, che oramai era abituato alle mezze risposte della Miller che volevano significare tutto e niente. Non voleva tenerlo all’oscuro dei suoi pensieri, se il grifo avesse voluto approfondire l’argomento probabilmente avrebbe trovato consenso da parte della ragazza, è che a fregarla era come al solito il coraggio di fare la prima mossa. Avrebbe così tanto desiderato andare da lui nel bel mezzo di una delle sue notti insonni e dirgli “non riesco a dormire, ti va di fare due chiacchiere?”, trascinarlo da qualche parte e alleggerirsi la mente e l’anima sfogandosi con lui. Ma la paura di non essere desiderata, di essere un peso, di essere fastidiosa ed inopportuna la frenava da qualsiasi iniziativa nei suoi confronti. «Come mai?» risposte di rimando senza aspettare più di un secondo. Lo sguardo le si assottigliò nell’attesa di udire dall’amico una risposta che non fosse elusiva o semplicistica. Ci teneva a saperne di più, non perché credeva di avere il dono di alleviarlo dalle sue pene con la sola forza del suo sguardo da cerbiatta, ma piuttosto perché se ci fosse stata anche solo una qualsiasi cosa che avrebbe potuto fare per lui per aiutarlo, lei non ci avrebbe pensato due volte. «Non ti far pregare Finnick, abbiamo già giocato al gioco del silenzio e non ha funzionato» gli sorrise affabilmente, provando a punzecchiarlo un pochino nella speranza di ottenere ciò che voleva. Dopo tutti i danni che aveva recato per via della propria assenza, il minimo che poteva fare era fornire il suo supporto più totale adesso che era lì e poteva aver bisogno di lei. Lo guardava intensamente dritto nelle iridi nocciola, ed era intenzionata a non togliergli gli occhi di dosso fin quando lui non si fosse arreso, e Ralph sapeva bene quanto la Miller sapesse essere insistente. Stranamente apprezzò il gesto di premura che ebbe nei suoi confronti allungandole il mantello, si stupiva sempre quando qualcuno faceva qualcosa di carino per lei senza particolari doppi fini, ma ciò non significava che gli avrebbe dimostrato la propria gratitudine. «Forse il tuo stare troppo a contatto con docili ragazzine ti ha fatto dimenticare che non tutte desideriamo la protezione di un nobile gentiluomo» lo provocò apertamente in un duplice modo, nella sua solita chiave ironica che si spacciava per seria. In primis, sì, la sua era senza dubbio una frecciatina indirizzata alla sua relazione con la Tassorosso che a pelle non le sembrava il tipo di persona con cui sarebbe andata d’accordo, e a tale considerazione si erano aggiunte poi quelle di Karen, che le aveva raccontato qualche episodio che non aveva di certo aiutato la causa. In secondo luogo, amava stuzzicarlo ostentando una finta presa di posizione tipica di una pseudo donna alpha che non ha bisogno di un pene per badare a sé stessa. «E comunque sei proprio un Grifondoro, con questa mossa cavalleresca sei sembrato McCormac!» infilò il dito nella piaga, mettendo su un sorrisino malizioso volto proprio a farsi mandare a fanculo. Quando passarono a parlare della Cavanaugh i toni si fecero più seri, e con quella domanda Corinne non si sarebbe aspettata di certo una confessione come quella che seguì. La cosa che la colpì di più non fu solo la naturalezza con cui Ralph abbozzò delle scuse nei suoi confronti, ma il fatto che non riuscisse realmente a guardarla negli occhi mentre lo faceva. Inevitabilmente si irrigidì, ma al contrario del Grifondoro ci teneva a mantenere vivo quel contatto visivo. «E perché non avresti dovuto?» domandò con tono duro. Scosse la testa e si morse un labbro, sforzando di non mettersi troppo sulla difensiva. «Hai fatto bene a dirmelo. Ammetto che mi ha devastata, non posso di certo negarlo, ma non ti avrei mai perdonato se non me lo avessi detto» disse ammorbidendosi un po’, guardandolo con occhi improvvisamente più comprensivi e meno severi di giusto un attimo prima. Non contava a nulla come si sentisse lei a posteriori dopo averlo saputo, non riusciva ad immaginare come si fosse sentito lui nel durante. Il minimo che poteva fare era prendersi un po’ di quella montagna di merda ed ingoiarla in silenzio. «E comunque tu fai sempre casini, Finnick, non solo ultimamente. Mi dici che cazzo hai?» non voleva mettere il solito muro che innalzava ogni qual volta si parlasse di argomenti più pesanti di una piuma d’oca, ci teneva ad avere una conversazione normale con lui, se così si poteva chiamare, almeno una volta nella vita. «Non lo so, forse non le ha nominate perché non sono abbastanza grandi. Il poeta William Baldballs mi inizia a far dubitare del mio corpo» le serviva una generosa dose di sarcasmo prima di iniziare a parlare di un qualunque argomento in maniera decente, ma d’altronde Ralph sembrava comportarsi allo stesso modo. Da quel punto di vista non erano poi così diversi quei due. «E’ che non è facile. Tra me e lei sta andando meglio, ma continuo ad avere gli incubi per quello che le è successo, o per quello che le sarebbe potuto succedere» ammise, abbassando infine lo sguardo per perdersi tra i suoi pensieri più che per nascondersi dagli occhi del grifo. Anche se lui non poteva saperlo, la Corvonero aveva bisogno di lui in quel momento più che di chiunque altro. Era l’unico che avrebbe potuto capire.
     
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    A quanto pare Astrid era una mezza veela, quindi...
    Mi strinsi nelle spalle e agitai la mano come se questo fosse sufficiente a spiegare tutto senza doverlo fare veramente.
    Eccoci qua, la fiera del coglione che non se ne era accorto, quanto mi ci avrebbe preso per il culo? E mi ci sentivo scemo, davvero, ma proprio enormemente. Al di là dell'orgoglio scalfito, mi sentivo un coglione perché in realtà mi piaceva stare con Astrid, mi piaceva quella sensazione quando ero con lei. Che sembrasse andare tutto bene, che i problemi sembrassero improvvisamente più piccoli, gestibili, meno pressanti. Sarebbe stato un po' difficile da spiegare la faccenda di Jack e la discussione con Vanya e tutta la cosa di kiddo. Non era del tutto vero che non volevo rotture o gente in mezzo al cazzo era solo che..
    ...già.. più o meno lo stesso..
    Non volevo rotture di cazzo. C'era una stanchezza mentale o emotiva o come cazzo si dice.. per cui mi innervosivo con poco e mi sembrava di dare il peggio in una concatenazione di eventi che non volevo.
    Perfetto, allora posso riprendermelo così puoi morire congelata...
    No, non l'avrei fatto, perché sarebbe davvero stata capace di morire stecchita come un merluzzo altrimenti.
    "con questa mossa cavalleresca sei sembrato McCormac!"
    Ehi corva, piano con le offese...vedi di rimangiartela questa.
    Onestamente, c'era un limite a tutto e quel limite era il paragone con il Caposcuola.
    Scossi la testa, alle sue parole sollevando il sopracciglio.
    Potevo dirtelo meglio..
    Non avevo idea di quale fosse il modo per dirlo meglio ma forse aveva ragione e c'era una parte da Grifondoro montato del cazzo che riteneva di dover fare il cavalier servente delle fragili dame in difficoltà. Era solo che... così abituato alla Corinne fatta d'acciaio, mi sembrava di dovergliela costruire attorno parte di quella barriera. C'era qualcosa di bello sotto quella corazza, che mi sarebbe piaciuto osservare meglio. Ma non ero sicuro che quell'armatura se la fosse tolta volontariamente o se fosse semplicemente.. crollata a terra.
    Sì, lo so...
    Non volevo che sembrasse una frase di circostanza, tuttavia esitai qualche secondo, senza essere del tutto sicuro di voler affrontare quella conversazione o di farlo lì, in quel cortile col culo al freddo. Mi morsi l'interno della guancia, decidendo di ascoltare quella voce che credeva fermamente che la Miller fosse molto di più delle tette che William Baldballs non aveva citato. Dopotutto, Baldballs ero io.
    Mio fratello ha fatto lo stesso, una volta.
    Una sola, e tanto era bastato a vedere quella che non ritenevo fosse neanche una possibilità come una vera e propria fobia.
    Non penso riuscirò mai a fidarmi davvero di nessuno di loro due, non su questo.
    Era difficile dimostrare fiducia quando morivi di paura, perché sembrava più un incosciente atto di fede: l'unico fatto che avevi sotto mano era che quel pensiero gli era passato per la testa e aveva preso il sopravvento, l'unica prova che portava a un unica conclusione.
    Però con lei è diverso non so come... parlarci. Pensavo sarebbe stato più semplice ma è troppo.. testarda e orgogliosa.
    Sollevai il sopracciglio nella direzione della Corvonero, come ad ironizzare sul fatto che fosse quasi colpa sua, che le aveva dato quell'esempio. Non era vero ovviamente, ma sapeva bene cosa intendevo.
    E non capisco mai cosa le passa in quella.. testaccia dura.
    Iniziavo a pensare a dirla tutta di essere io in realtà il problema, perché non riuscivo mai a capire cosa passava neanche nella testa della testa dura che avevo accanto.
    Quindi è per kiddo?
    Avevo visto che non era esattamente la stessa Miller che aveva lasciato il castello l'anno prima. C'era decisamente meno sicurezza in lei, meno spavalderia. E non riuscivo ancora a capire se fosse qualcosa di cui avere paura oppure no.
    O per quello che ti ha fatto andare via?
     
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    Per poco gli occhi non le uscirono dalle orbite, quando gli sentì terminare la frase con “mezza veela”. Un sorriso malizioso le illuminò il visino scarno, dandole un’aria tutt’altro che benevola e comprensiva. Decisamente quella notizia la rallegrò, ma dopo qualche secondo di sarcasmo e perfidia cercò di darsi un contegno, dal momento che l’espressione di Ralph denotava una poca predisposizione allo scherzo su quel preciso argomento. «OH! Ehm… mi dispiace?! … Ok, no, è che mi viene da ridere e non so bene cosa dire» era più forte di lei, non riusciva a togliersi quel sorrisetto divertito dalla faccia, ma allo stesso tempo si sentiva tremendamente in colpa perché il fastidio del Grifondoro lo si poteva affettare. Ma cosa ci trovava, poi, di così divertente? L’idea che l’amico fosse stato preso terribilmente in giro per così tanto tempo (e in un certo senso questo avrebbe dovuto infastidirla visto quanto teneva a lui)? Oppure dietro quei sorrisi si nascondeva un’inconsapevole gioia dovuta al fatto che Ralph non fosse stato sinceramente attratto e innamorato di quella ragazza? Avrebbe sicuramente riflettuto a riguardo in maniera approfondita nei giorni e mesi seguenti. «Scusami. Sai che sono una stronza, ma sto provando a migliorare» stavolta gli rivolse un sorriso di sincero dispiacere, sperando di addolcirlo un pochino dopo avergli quasi riso in faccia in modo sicuramente poco delicato. «Deduco che abbiate rotto. Come l’hai scoperto?» non voleva troppo ficcanasare, e se fosse successo un paio di anni prima forse avrebbe accolto l’informazione con un semplice “ne troverai un’altra da scoparti”, ma Corinne stava davvero provando a cambiare. Aveva sempre preferito essere discreta e riservata, anche con le persone a lei più vicine, ma dopo tutto ciò che era successo forse aveva finalmente capito che in certe circostanze, e soprattutto con le persone a cui si vuole bene, è meglio essere indiscreti e dimostrarsi interessati. E a lei interessava di Ralph. «Oppure puoi invitarmi a continuare la conversazione da qualche altra parte al caldo, o sei preoccupato che la tua ex mezza veela ci veda insieme?» rispose così alla provocazione sul morire congelata. Classico stile Miller: chiedere qualcosa senza chiederla davvero. Voleva passare del tempo insieme al suo grifo preferito, le mancava farlo e voleva farsi snocciolare da lui ogni singolo motivo per cui era visibilmente così affranto, ma dirglielo in maniera esplicita era per Corinne qualcosa di assurdamente complesso. Aspettò quindi che lui le desse una risposta, dissimulando in maniera impeccabile la speranza ed il desiderio che si accesero nei suoi occhi. «Ed io potevo esserci. Ma non c’ero. È inutile ragionare con ciò che poteva essere fatto» fece spallucce, mordicchiandosi l’interno della guancia. Lo sguardo si oscurava quasi istantaneamente quando si tornava su quel tema. «Non devi sentirti in colpa per me… per quella sera…» non avevano mai più parlato apertamente dello scontro che avevano avuto, erano stati reciprocamente feroci, ruvidi e allo stesso tempo empatici e delicati. La verità era che la Corvonero provava un certo imbarazzo nei suoi confronti per via di quel litigio, sapeva di averlo in qualche modo sconcertato con la sua manifestazione di fragilità. «Lo capisco, davvero» le venne un nodo alla gola nel sentirlo parlare. Per qualche ragione iniziò a provare un senso di ansia, di disorientamento, di paura. Come se avesse appena visto con i propri occhi qualcuno tentare il suicidio. Non le era difficile empatizzare con Ralph, indovinare i pensieri e le emozioni che avesse provato. D’altronde aveva visto morire sua sorella davanti a sé, e certe sensazioni non le si scrollano mai di dosso, al massimo restano assopite per un po’ aspettando di essere risvegliate. «Cosa pretendi di capire? È una ragazza, e devi riconoscere che non sei un esperto della categoria. In più è un’adolescente. Non è il tuo campo, Finnick» gli diede un buffetto sul braccio, tentando di sdrammatizzare. Le proprie stesse parole ebbero l’effetto di infliggerle un dolore inaspettato. Sapeva che invece quello era il suo di “campo”. Tra lei e la grifa c’era sempre stata una connessione particolare, e Corinne era sempre riuscita a capire ed interpretare lo stato d’animo ed i pensieri dell’altra. Era inevitabile portare i propri pensieri nel mondo dei se e dei ma. Se non se ne fosse andata via da Hogwarts, se le fosse rimasta accanto forse avrebbe intuito tutto, forse avrebbe potuto fermarla… «Parli delle occhiaie? O dell’irascibilità più spiccata del normale?» fece dell’autoironia, pensando a quanto potesse apparire brutta e pazza in quel periodo. «E’ per tutto. Sicuramente per lei principalmente, ma sai, credo che non fossi completamente apposto nemmeno prima, non credi?» gli rivolse un sorriso furbo, sicura di non dovergli ricordare le proprie eccentricità. «E tu? È solo per la fidanzatina? Perché o era l’amore della tua vita, oppure la rottura non giustifica quell’espressione mezza cane bastonato e mezza “sono un maledetto lasciatemi in pace”» lo stuzzicò un pochino, toccando volontariamente i suoi nervi scoperti per farlo scattare.
     
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    Sì, in effetti si vede tantissimo..
    risposi sardonico, prima di tirare nuovamente dalla sigaretta, scuotendo debolmente la testa: fortunatamente quando la corva rideva era abbastanza bella da darti meno fastidio essere preso per il culo.
    Beh ho detto una cosa.. e poi abbiamo beccato un Molliccio..e la situazione è un po'... collassata.
    risposi agitando nuovamente la mano con la sigaretta nell'aria, come se questo bastasse nel definire alla perfezione il contesto. Insomma a chi non era capitato di dire "cose", del tipo che non mi era mancata nel periodo in cui non ci eravamo visti? A nessuno? Sicuri? Andiamo, a me potete dirl... OH ANDIAMO! Banda di perfettini del cazzo.. andatevene a fanculo non si può parlare con voi. Siete un pessimo pubblico. Pessimo. Sappiatelo.
    In realtà non era stato per il fatto che si fosse rivelata mezza veela, perché quello, alla fine non sarebbe stato poi un gran problema, no? Il problema era che ripensando a tutto quello che aveva detto e come erano andate le cose.. sembrava che le bastasse davvero avere chiunque accanto. Per un colpo di fortuna ero stato io ma.. sarebbe andato bene anche un altro, no? Infondo aveva detto che l'unico modo di sentirsi importanti era stare con qualcuno.
    Sollevai le sopracciglia al suggerimento della Corvonero: visto? Sarebbe morta prima di ammettere che aveva freddo ma avrebbe comunque trovato il modo di scaricare la colpa su di me...
    Adesso che mi ci fai pensare ho effettivamente un po' di freddo.. Miller so che tu non hai questo problema ma potremmo continuare la conversazione in un posto dove le palle non mi diventano dei globi di neve?
    Scivolando vagamente sulla pavimentazione ghiacciata, aspettai che la Corvonero facesse altrettanto, mentre ci dirigevamo all'interno, riscaldato dai grandi camini che in quei giorni lavoravano a pieno regime.
    Credo di averla fatta fuggire a dire il vero..
    Non sapevo se fosse un bene o meno ma.. non era qualcosa di cui mi faceva piacere. Che non avessimo avuto modo di chiarirci e che l'ultimo ricordo sarebbe stato quel pomeriggio di merda.
    Vediamo se ancora ti ricordi le strade del castello Miller: scova un posto abbastanza caldo da non farti morire come i bambini dell'Alaska nel 25..
    Spensi comunque la sigaretta spingendola contro il muro e lasciandola cadere a terra, con estrema noncuranza, spostando la mia attenzione sulla mora. C'era sempre qualcosa nel suo sguardo, quando non si barricava dietro alla strafottenza e alla voglia di provocare chi aveva davanti. Un qualcosa di cui non comprendevo sempre appieno la natura, tuttavia.. quello stesso sguardo spaventato, acceso dal terrore e allo stesso tempo spento... lo avevo già rivisto allo specchio. E ci fu qualcosa di terribilmente angosciante nel sentirla rispondere «Lo capisco, davvero». Delle parole che avrei voluto sentire uscire dalle labbra di Jack, uno sguardo che avrei voluto vedere in mio fratello, di comprensione vera.. ma che su di lei... no. Avrei solo voluto che avesse risposto con il solito sarcasmo, scrollando le spalle, facendomi incazzare. Non dissi niente al riguardo, nonostante una parte di me volesse sapere, l'altra aveva il terrore di farlo. Fu gradito quindi il cambio di tono e di argomento sulla mia incapacità di trattare col genere femminile.
    Sì che lo sono.. andiamo sono il mio campo.. ho ottomila adolescenti in casa..
    O forse mi ero solo illuso di esserlo e in realtà facevo davvero schifo? Avrebbe spiegato un sacco di cose d'altronde. Forse il problema non erano affatto gli altri. Mi passai la lingua sulle labbra, come cercando di mandar giù quel concetto amaro che non avevo mai davvero preso in considerazione.
    «Parli delle occhiaie? O dell’irascibilità più spiccata del normale?» la guardai negli occhi, osservando cosa si celasse nuovamente dietro al sarcasmo. Non era la rabbia, non la stanchezza in se era..
    No, alcune volte sembri triste.
    era come se fosse così stanca da non riuscire più a tener su la sua faccia di culo per tutto il tempo. Al di là della rabbia e dell'impulsività che la caratterizzava.. era quello che si vedeva stavolta.
    E forse per rispondere a quella mia osservazione invadente, la Corvonero mi rigirò la domanda.
    Non lo so... è che mi sembra che..
    cosa ti sembra Finnick? Eh? Non lo puoi dire ad alta voce senza sembrare un bamboccio ridicolo. Mi strinsi nelle spalle, come a dare un colpetto finale alle parole per finire di farle uscire in qualche modo.
    ..non funzioni niente.
    conclusi pizzicandomi il naso, come a conferire a quella risposta un tono distratto e casuale, come se fosse qualcosa di cui non mi fotteva davvero un cazzo. Non ero mai stato abituato a parlare di come mi sentivo. Non l'avevo mai fatto, non ce n'era mai.. stato davvero bisogno. O meglio, c'erano stati dei periodi in cui ne avevo avuto bisogno senza che però me ne rendessi veramente conto.
    Ma era vero, mi sembrava che non funzionasse niente. Che ci fosse sempre un ingranaggio sbagliato che faceva andare a puttane tutto con chiunque. Che nessun rapporto e interazione sembrassero andare bene. Che fosse tutto destinato a guastarsi in una catena senza fine. E che mi sentissi pateticamente solo.
    Non volevo fare casino anche con lei eppure... alcune volte era così.. difficile, si sforzava di essere difficile. C'era quel.. qualcosa che rendeva difficile avvicinarsi davvero. Perché non funzionava mai un cazzo.
     
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