Damn adolescence

Annie e Feyre

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    Le prime settimane erano passate quasi troppo velocemente. Non pensava che essere Prefetto fosse così snervante. I novellini erano una scocciatura, si sentivano padroni senza sapere niente di quel castello e di tutti i suoi misteri, schiamazzavano e correvano ovunque. Da una parte li capiva, come non essere sovreccitati da tutto quello? Anche lei all’inizio era emozionata da tutto, ma il carattere timido l’aveva portata ad isolarsi e gioire in silenzio.
    Dall’altra parte non li sopportava, troppa gioia di vivere.
    E lei era la maestra del contrario, sopratutto in quei giorni.
    -Fatela finita porca miseria- brontolò per l’ennesima volta contro due piccoli Grifondoro, mentre attraversava il corridoio diretta al bagno dei prefetti -Non si corre, se siete in ritardo è solo colpa vostra!- si passò una mano sul volto, stava diventando una rompipalle, se ne rendeva perfettamente conto.
    Sospirò, riprendendo il suo cammino ma bloccandosi di colpo quando vide un’altra Grifondoro, che lei stava evitando accuratamente. Non era pronta ad affrontare Annie, non dopo che la sua lettera le aveva aperto gli occhi su tanti piccoli dettagli che lei non aveva notato o messo assieme. Come non era pronta ad affrontare un altro Corvonero, anche se ormai era diventato trasparente ai suoi occhi, ma faceva male pensare di non potergli essere neanche amica. Era sicura che lui non la volesse più d’intorno, ora che aveva Annie nella sua vita.
    E l’avrebbe capito, chi avrebbe scelto di averla come amica quando potevano avere Annie? Che era tutto il contrario di lei: solare, sempre sorridente, socievole e bellissima… Se Annie era il sole, lei era la tenebra dove nessuno s’inoltra.
    Ma sopratutto… perché diavolo Annie non le aveva detto niente?! Perché mandarle una stupida lettera quando poteva raccontarle tutto a voce?!
    Fece un passo indietro incerto e le converse stridettero sul pavimento liscio, mentre cercava un modo rapido per andarsene.
    Cosa poteva mai dirle? “Scusa se mi sono portata a letto il tuo ragazzo?” avrebbe reso il tutto ancora peggiore. E ancora peggio era che la sua Sunshine le mancava moltissimo, voleva solo abbracciarla e starsene con lei a parlare di tutto quello che era successo durante l’estate… ma sicuramente Annie la odiava per quello che aveva fatto, considerandola pure una poco di buono.
    -Annie io…- ci provò, davvero, ma il resto delle parole le morì in gola e non riuscì a fare altro che fare dietro front e fuggire via, correndo per il corridoio, in barba ai rimproveri che aveva rivolto prima ai due, cercando un rifugio sicuro dove aspettare
     
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    Settembre 2023

    Non avevo mai avuto qualcuno da cui ritornare. Tutto ciò che possedevo era fatto di materia inanimata e gli affetti si erano sempre trovati con me all'interno del magico camper con cui ci spostavamo in tournée in giro per il mondo. Esclusa mia madre, poi, chiamarli affetti era un parolone. Si trattava di collaboratori, per lo più scelti dalla leggenda musicale Lauren Ross, streghe e maghi legati a lei e per i quali voler bene alla piccola Sunshine non era altro che un'automatica conseguenza.
    Se mai ero riuscita a stringere qualche legame che fosse solo mio, semplicemente grazie alle mie forze, questo era accaduto ad Hogwarts, dove ero tornata da una manciata di settimane.
    Oh, che inedito calore avevo provato all'altezza dello stomaco, nel rivedere l'imponente cancello, l'enorme atrio e le lunghe tavolate della Sala Grande, con i colori delle quattro Casate: niente che avessi mai sperimentato prima in tutta la mia vita, così come il batticuore al pensiero di rivedere le persone a cui tenevo di più.
    La vita era strana, al pensiero di salire su un palco e di esibirmi di fronte a migliaia di sconosciuti ero pervasa da autentica esaltazione e non temevo niente e nessuno, ma qui... Avevo i capogiri al solo pensiero di rivedere poco più di una manciata di volti.
    Quello della ragazza contro cui due miei concasati del secondo anno stavano inveendo appena svoltato l'angolo con epiteti ben poco simpatici, era ovviamente uno di quelli.
    Ehi! Occhio a come parlate della Starfoll, badate che io posso entrare nelle vostre stanze di notte mentre dormite e lei è mia amica, perciò occhio a ciò che dite dove io posso sentirvi. fulminai entrambi con l'indice puntato verso le loro faccine brufolose da adolescenti nel pieno dell'esplosione della pubertà, dopodiché realizzai la sensazione di viscere contorte e fiato corto.
    Non avevo parlato apertamente con Feyre da prima delle vacanze estive e il fatto che lei non avesse risposto alla mia lettera, né avesse cercato un dialogo con me fin dal giorno del mio ritorno portava la mia ansia a livelli stellari.
    Chissà se il ciondolo che mi aveva regalato per il compleanno e che anche in questo momento stringevo nel palmo, poco più in alto del cuore, aveva per la brunetta lo stesso significato di quando aveva deciso di donarmelo.
    Se per lei ero stata un raggio di sole, ero stata certamente uno di quelli traditori e meschini, luminosa e bastarda come se avessi attraversato una lente d'ingrandimento per dare fuoco a tutto.
    Eppure io non avrei mai voluto incenerire la nostra amicizia, non era quello il mio intento e mi tremavano le ginocchia al solo pensiero di sentirmelo vomitare in faccia. Volevo ricordarmi di una Feyre sorridente, del suo sguardo benevolo, non riuscivo a sopportare neanche l'idea di leggerle in viso il disprezzo che io per prima provavo per me stessa, nonostante ciò che mi aveva avvicinato a Lawrence fosse quanto di più puro avessi mai sentito nei confronti di un'altra persona.
    Adesso però non potevamo più evitarci, a meno che non mi fossi mimetizzata con un'armatura nel giro di mezzo secondo.
    Fu lei a spezzare il silenzio per prima e non perché a me mancasse il coraggio di farlo, non si era mai trattato di questo, semplicemente non mi ero mai trovata in una situazione simile e volevo evitare di peggiorare le cose. Come se tra me e la Corva fossero potute andare peggio di così, praticamente ci comportavamo come se fossimo due estranee... Cosa poteva esserci di peggio?
    La gratitudine nei confronti della neo Prefetta per aver squarciato il velo di silenzio che ci divideva, tuttavia, durò il tempo di un battito di ciglia sui particolarissimi occhi della ragazza, giusto il tempo di ammirarne le sfumature di smeraldo e zaffiro, prima che evitassero i miei e la mia stessa traiettoria di movimento, correndo via come se fossi stata affetta dal vaiolo di drago.
    No, aspetta! le gridai dietro, sperando che questo bastasse a fermarla. Se tra me e lei doveva essere messo un punto, tanto valeva avere le palle di andare fino in fondo e assumersi le proprie responsabilità, non sarei stata tanto codarda da fare finta di niente. Feyre non mi era mai stata indifferente e sarei stata infedele innanzi tutto ai miei sentimenti, se mi fossi comportata con indifferenza, come se perderla non potesse minimamente scalfirmi... Non era così e se lei avesse desiderato uscire dalla mia vita, lo avrebbe fatto sapendo che le volevo bene e non avrei mai voluto farle del male.
    Estrassi la bacchetta dal fodero e la lanciai sul pavimento, a pochi passi da me, lasciando che il legno tintinnasse sull'antico pavimento mentre rotolava fino a fermarsi a distanza di qualche metro.
    Infierisci. Nel modo che preferisci, davvero, non opporrò resistenza e non farò la spia. La tua spilla luccicante è al sicuro e qualunque cosa deciderai di farmi... Suppongo di meritarmela.
    Mi morsi il labbro, fissando un punto imprecisato del marmo sotto i nostri piedi, come se non fossi degna di sollevare i miei occhi nocciola di un solo metro in più. Faccia a terra, come era giusto che fosse.


    Edited by 'sunshine' - 26/1/2024, 19:07
     
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    Come poteva confrontarsi con la bionda? Come? La sua lettera era arrivata in ritardo (colpa del gufo che non aveva capito dove recapitarla; se li alla scuola o in Irlanda) e lei era venuta a conoscenza della cosa solo ad inizio scuola. Aveva passato tutta l’estate insieme al tenebroso Corvo, ignara di tutto. E quello stronzo non si era degnato di dirle mezza parola!
    Si sentiva in colpa, terribilmente in colpa e l’unica cosa che voleva fare era fuggire da quello sguardo così luminoso e pieno di vita.
    Aveva già fatto diversi metri quando la voce squillante di Annie la fece rallentare e poi fermare. Sapeva di essersi comportata da vigliacca; la evitava nei corridoi, a lezione si sedeva lontana e non le parlava… insomma, era un’amica di merda in tutti i sensi possibili. Ignorarla era come nuotare contro corrente, le richiedeva uno sforzo enorme ed era snervante. La verità era che la bionda le mancava come l’aria; perché lei era la boccata d’ossigeno durante la giornata, che la coinvolgeva nella vita del castello anche quando si sentiva un pesce fuor d’acqua, che le strappava quella risata quando il suo umore era pessimo. Era la sua Sunshine e le mancava terribilmente. Voleva solo prenderla sottobraccio e andarsene con lei a bersi una burrobirra a spettegolare su tutto il castello
    Prese un respiro, trattenendo le lacrime e voltandosi piano verso di lei. Dovevano parlarsi, ormai era chiaro e limpido che doveva succedere, ma non voleva guardarla e non voleva farle vedere quanto, se avesse deciso di allontanarla dalla sua vita, la cosa l’avrebbe devastata.
    Fu il rumore della bacchetta che tintinnava sul pavimento che le fece alzare gli occhi e inarcare un sopracciglio.
    Che storia era quella?!
    "Infierisci?" Per un attimo si sentì smarrita in quelle parole, presa in contro piede… insomma era Annie a dover essere arrabbiata… no?
    Si guardò intorno, un nutrito gruppo di persone si era fermato, studenti di tutte le case ed età le fissavano curiose aspettando il resto. Pure qualche quadro se ne stava in attesa, allungando lo sguardo per osservare ogni loro mossa
    Fece una smorfia, ripercorrendo lentamente il percorso verso la Grifondoro, fermandosi solo per recuperare la bacchetta di lei da terra.
    -Vieni con me- disse in tono neutro, senza guardare nessuno dei volti nel corridoio, raggiungendo una delle aule in disuso poco lontana. Aprì la porta, dandole il tempo di entrare e la richiuse alle sue spalle. Se Annie voleva urlarle contro, non voleva nessun spettatore.
    Vi si poggiò con la schiena, osservando l’aula vuota per mettere un attimo i pensieri in ordine. I banchi se ne stavano ai lati delle pareti, sugli scaffali un tempo pieni di cianfrusaglie adesso pendevano solo degli stracci e un grosso armadio se ne stava tristemente in un angolo coperto di polvere e ragnatele. Si rigirò la bacchetta dell’amica tra le mani, restituendogliela poi dalla parte del manico. Alla fine prese la parola, meglio togliersi subito il dente
    -Di cosa stai parlando?- le chiese, sinceramente confusa -Perché dovrei infierire su di te? Dovresti essere tu a farlo…- le sfuggì un sospiro e tornò a fissare il pavimento
    -Annie… mi dispiace. Non avevo capito nulla e se tornassi indietro non farei più nulla di quello che ho fatto. La tua lettera mi è stata consegnata solo qualche giorno dopo l’inizio della scuola e io…- sentì un groppo in gola
    -Mi dispiace- ripetè, incrociando le braccia sul petto
    -Non preoccuparti, capirò se non vuoi più essere la mia Sunshine- disse e le sfuggì una risata un po’ amara -Chissà che pensi di me… sicuramente che sono una poco di buono- si asciugò una lacrima di nascosto, il volto rivolto verso il basso
    -Se vuoi colpirmi fallo pure, incasserò senza lamentarmi- tornò a guardarla, lottando contro la voglia di piangere e di correre ad abbracciarla
     
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    Vieni con me.
    Tre parole gelide e asciutte come l'inverno polare e taglienti come Sectumsempra, sicuramente altrettanto dolorose nonostante non vi fossero ferite visibili a sferzarmi la pelle, né alcuna goccia di sangue ad inzupparmi di cremisi i vestiti.
    Non mi opposi a quell'ordine perentorio e la seguii mestamente, certa che nessuna fattura potesse infliggermi un male pari a quello che provavo al pensiero di averla persa. Dovevano proprio erigermi un monumento, con tutti i ragazzi che c'erano al mondo dovevo prendermi una cotta proprio per quello con cui aveva avuto un feeling tale da finirci a letto insieme la mia unica, vera amica.
    Le fui perfino grata per la sua decisione, presa sicuramente nel lasso temporale necessario a tornare indietro sui suoi passi, di non umiliarmi in mezzo al corridoio davanti a tutti.
    Perciò la seguii ed oltrepassai la porta dell'aula che aveva aperto a pochi metri da me ed oltre la quale mi stava aspettando.
    Deglutii, sebbene la salivazione fosse quasi completamente azzerata, osservando confusa l'impugnatura di quercia rossa della mia bacchetta, che Feyre aveva raccolto per porgermi di nuovo.
    Diamine, era da prima dell'estate che non l'avevo così vicina, aveva sempre avuto un profumo così buono? Ovvio che Lawrence non aveva resistito, come si faceva a trattenersi di fronte al magnetismo che la Corvonero emanava in modo del tutto inconsapevole?
    Ad ogni modo, i miei occhi nocciola sgranati continuavano a spostarsi dalla bacchetta che raccolsi titubante, al viso della Starfoll che finalmente era orientato verso il mio. Mi mancava da morire, ma ero talmente pasticciona e disadattata da aver distrutto qualcosa di tanto prezioso ancora prima di farlo evolvere e crescere, come se fosse stato un germoglio colpito impietosamente da uno dei miei Glacius bene assestati.
    Perché dovrei infierire su di te? Dovresti essere tu a farlo…

    Eh?
    Ok che non avevo mai brillato per acume e raramente mi soffermavo a riflettere sulle cose, ma qui mancava decisamente qualche pezzo.
    No un momento, frena, aspetta... portai le mani avanti un attimo dopo aver rinfoderato la bacchetta che non avrei mai osato sollevare su di lei. Da quando è ricominciata la scuola non mi hai più rivolto la parola perché dispiace a te?
    Dovevo capire bene il punto della situazione, perché il più delle volte tendevo a farmelo sfuggire e ne avevo abbastanza dei fraintendimenti, soprattutto se riguardavano i miei più importanti punti di riferimento.
    E no, per Merlino, non lo penso affatto! esclamai indignata alla sola idea che la brunetta potesse avermi messo in testa una tale opinione di lei.
    Hai sedici anni, sei libera di goderti la vita come ti pare e non è certo colpa tua se cadono tutti ai tuoi piedi! Di cosa dovresti dispiacerti, esattamente, se lo ha fatto anche Lawrence e non ti sei tirata indietro? Tu non sapevi cosa provavo io... Non lo sapevo nemmeno io, se devo essere sincera.
    Ecco che cosa mi faceva sentire davvero uno schifo: aver capito che lo yankee del Bronx mi piaceva solo quando ero venuta a sapere di lui e Feyre e che lei, ai suoi occhi, potesse contare più di me.
    E invece mi sono messa in mezzo, ti ho invidiata perché sei tutto quello che non sono io, ti ho rubato un'opportunità e mi dispiace così tanto, Feyre... Mi vergogno così tanto per questo...
    Potevano le nubi cariche di pioggia oscurare i raggi di sole che sprizzavano gioia e ottimismo dal mio sguardo fin dal giorno in cui ero venuta al mondo? Lo fecero e avevano la forma delle mie mani, che li coprirono mentre scoppiai in singhiozzi, lasciando che tutto l'imbarazzo, il senso di inadeguatezza, il disorientamento che avevo provato al pensiero di aver disintegrato la nostra amicizia, mi rigassero il viso di lacrime.
    S-scusa...
     
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    Si zittì quando davanti alle sue mani alzate -Scusa- disse dopo qualche minuto, questa volta si stava scusando per non averle parlato -Mi.. mi sento in colpa per non averti affrontata prima- lei faceva sempre così, scappava di fronte a quei problemi; troppo impaurita dalla possibile reazione di chi aveva di fronte. L’aveva fatto in primis con Justin, adesso stava ripetendo quell’errore con lei. Ma era la sua natura, quella di evitare il conflitto. Forse perché ne aveva subiti così tanti… era un mero meccanismo di difesa
    Almeno non pensava che fosse una poco di buono, era già qualcosa. Ma non bastava a far diminuire il senso di colpa che pesava sul suo stomaco. Aveva ragione, in quell’assurda storia, in quella specie di “triangolo” nessuno aveva colpa. Lei e Lawrence si erano lasciati trasportare dal momento, trovando quella giusta intesa che era sfociata nel letto di lui -Non mi giustifica comunque. Dovevo cogliere i dettagli, cazzo sono la tua migliore amica!- si allontanò dalla porta, muovendosi e gesticolando nervosamente -Se non capisco queste cose sono un totale fallimento come tale- lasciò ricadere le braccia lungo i fianchi. Nuovamente aveva fallito, non riusciva a trovare la sua dimensione nella sfera sociale
    Sbatté le palpebre, sempre più confusa dalla piega che aveva preso la cosa
    “...non è certo colpa tua se cadono tutti ai tuoi piedi!”

    Inarcò un sopracciglio a quelle parole. Non era poi così vero, ma alla fine non aveva importanza in quel momento
    -In mezzo a cosa Annie?- scosse leggermente la testa -Non c’è niente di romantico tra me e Law- precisò, facendo un passo verso di lei -Siamo amici o una cosa del genere. E’ stato fondamentale per me, sopratutto durante l’estate… ci siamo fatti compagnia a vicenda, stargli addosso per renderlo un po’ più sociale e vitale mi ha distratto da tutti i miei casini. E’ stata comunque una battaglia quasi completamente persa- ammise con riluttanza e passandosi una mano tra i capelli -Ma almeno ci ho provato- passare del tempo col Corvo l'aveva distratta dalla sua situazione familiare, al suo sentirsi abbandonata da tutti.
    Scosse la testa con maggiore energia -Non devi invidiarmi Sunshine, non ho niente per cui dovresti farlo- fece un sospiro -Sono io che vorrei essere come te. Sei sempre così solare, allegra e simpatica… tutto il contrario di me. Andiamo chi sceglierebbe mai la luna quando può avere il sole?- una triste realtà quella. Il suo era un carattere troppo oscuro -Io rovino tutto quello che tocco Annie, guarda cos’ho combinato con te… e anche con lui. Ho smesso di parlargli, perché…. perché credo che lui adesso non mi voglia più, nemmeno come amica. Perché alla fine ero solo un rimpiazzo, mentre aspettava te. L’ha detto pure lui a lezione d’incantesimi… l’estate è stata lunga e per fortuna è finita, così non deve sprecare più tempo con me- confessò quel pensiero amaro che si era fatta, ingoiando quel magone che le premeva in gola -Gli ho risparmiato la fatica di cercare una scusa per allontanarmi-
    Le sue lacrime la spiazzarono, nemmeno fosse stata colpita da un Petrificus Totalus, sopratutto quando iniziò a singhiozzare.
    Vaffanculo Lawrence, vaffanculo tutto. Non avrebbe mai permesso ad un ragazzo di mettersi tra lei e la sua biondissima Sunshine
    Non ci pensò due volte, raggiungendola in due passi e stringendola a se con forza, in un abbraccio spezza ossa
    -Ti prego non piangere, sono qui- la rassicurò, iniziando però a piangere con lei. Dannata adolescenza, tutto era troppo complesso e una parola storta poteva creare un casino enorme.
    -Va tutto bene. Siamo solo due sceme che piangono in un’aula vuota. Non è successo nulla di male, non ci siamo capite- l’allontanò un po’ da se, poggiando la fronte contro la sua -Questa storia finisce qui. Tu sei preziosa per me, senza te mi manca un pezzo e non ti abbandonerò mai più. Scusa se ho smesso di parlarti dando per scontato che tu mi odiassi… scusa per tutto. Nessun ragazzo si metterà tra di noi, mai più. Ok? Mi sei mancata tantissimo raggio di sole- dichiarò, sorridendole

    Edited by …Feyre… - 27/2/2024, 02:05
     
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    Potevo accettare tutto, ma non che Feyre si considerasse un fallimento a causa mia, solo perché non avevo ancora imparato a comportarmi da amica, aiutandole a farle comprendere quei benedetti dettagli di cui lei mi stava parlando in quel momento.
    Avevo protetto i miei sentimenti per Lawrence talmente bene da non saperli identificare neanch'io e perfino lui, quando erano prepotentemente emersi in una confusione di parole ed emozioni accavallate l'una sull'altra, ne era rimasto molto sorpreso.
    Senti, io sono un casino. Sono talmente abituata a comportarmi come un dannato personaggio di facciata, da non saperlo neanche esprimere, quello che provo veramente. E puntualmente, quando lo faccio, combino un disastro.
    Mi facevo sopraffare da tutto ciò che era reale, autentico e profondo, nel bene e nel male, rendendomi dipendente da qualsiasi guizzo mi facesse sentire viva. Solo che puntualmente, oltre a bruciarmi, finivo per incendiare e ridurre in cenere tutto ciò che mi circondava; forse in questo non ero molto diversa da Lawrence e, per quanto avessimo due caratteri completamente agli antipodi, questo aspetto ci rendeva straordinariamente simili.
    Non c'era nessun dettaglio da dover cogliere, per me Law era un amico e io non avrei dovuto spingermi tanto oltre senza curarmi di...
    Non c’è niente di romantico tra me e Law

    Il fiume in piena delle mie parole viene sbarrato da una potente diga che mi lascia interdetta, arrestando così qualsiasi convinzione mi fosse balenata in testa sul rapporto tra Feyre e lo yankee perennemente scazzato da cui mi ero tanto lasciata prendere.
    M-ma voi due avete...
    Fu come se il fascio di un Lumos avesse finalmente gettato luce su un rapporto che non ero mai riuscita a comprendere fino in fondo, illuminandone i dettagli nascosti nell'ombra, così che io potessi coglierne ogni sfaccettatura.
    Lawrence era sempre così enigmatico, così restio ad aprirsi e a parlare di sé, come se mettersi a nudo lo spaventasse a morte. Per questo l'Americano non era mai stato così limpido in merito a ciò che c'era stato tra lui e Feyre, né io avevo mai osato chiedere troppo. Adesso, però, la verità aveva iniziato a dissetarmi, piovendomi addosso e lavando via l'aridità e la polvere che avevo respirato per tutti i mesi che avevo trascorso lontana da questo castello.
    Quello che dici è assurdo. commentai con un filo di voce, scuotendo la testa. Cioè, che qualcuno possa considerarti un rimpiazzo, o qualcuno da cui stare alla larga. Sai come è fatto Lawrence, lui prende le distanze da chiunque, è impossibile che non ti voglia tra i piedi. E se pensi questo di te per colpa mia io mi sento morire, maledizione!
    Ecco perché alla fine ero esplosa, senza più riuscire a trattenere le lacrime, consapevole di quanto dolore le avessi provocato, ad un livello ben più profondo del semplice aver baciato un ragazzo che le piaceva.
    Mi aggrappai al suo abbraccio ed inspirai il profumo di Feyre per un tempo interminabile, singhiozzando in silenzio come una bambina, mentre le sue parole mi cullavano con una dolcezza che nessuno aveva mai mostrato nei miei riguardi.
    Feyre era meravigliosa e io, alla fine, nient'altro che una mocciosa troppo emotiva ed incapace di gestire ciò che provava, o di considerare i sentimenti delle persone a cui tenevo finché non mi venivano sbattuti in faccia a caratteri cubitali.
    Anche tu mi sei mancata, per Merlino. Credevo che non volessi avere più niente a che fare con me e avresti avuto ragione... riuscii a dirle dopo un tempo inquantificabile, sollevando gli occhi scuri e ancora umidi sulle iridi sorprendenti della mia migliore amica, prendendole dolcemente il viso tra i palmi delle mani.
    Credo ancora che faresti bene a lasciarmi perdere, sai? Ti ho fatto pensare delle cose orribili su te stessa e senza averne minimamente l'intenzione. E non sono sempre solare e allegra, sai? Magari è solo ciò che mostro, tu sei molto più vera. Hai tante facce come la luna e non hai paura di mostrarne nessuna, a differenza mia.
    Le cinsi la vita con le braccia e mi lasciai sfuggire una risatina fioca, tirando su con il naso.
    E adesso che è tutto un po' più chiaro, prima che finisca per metterti la lingua in bocca... Devo chiederti una cosa. inspirai e chiusi gli occhi per un momento, prima di riaprirli, seria e decisa ad ignorare il battito più accelerato del mio cuore in tumulto.
    Hai fatto un passo indietro con Lawrence perché non ti interessa sul serio, o perché, per qualche assurda ragione, lui ti ha fatto capire che potrebbe volere me? Per me fa un enorme differenza, Fey... E io devo sapere se questo ti ferisce. Nessun ragazzo si metterà tra di noi, ma non posso neanche permettere che ti faccia pensare di te stessa quelle cose che hai detto poco fa. Perciò, dimmi... Ti sei allontanata perché lo voleva lui, o perché non interessava a te fargli cambiare idea e non ne avevi così bisogno?
    Avevo bisogno della verità, adesso più che mai, indipendentemente da quanto questa mi avrebbe fatto male e dalle conseguenze.
     
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    In un certo senso era confortante vedere che anche Annie aveva, più o meno, gli stessi problemi caratteriali che aveva anche lei. Era un punto in comune che sicuramente le univa ancora di più. Nonostante fossero cresciute in due contesti diversi e nemmeno paragonabili, entrambe portavano una maschera di protezione, contro un mondo che sembrava non accettarle per com’erano davvero: troppo fragili e troppo emotive.
    -Non sei un casino. L’hai detto tu stessa, non hai mai avuto modo di esprimere chi sei realmente. Sei talmente abituata ad essere solo Sunshine che ti lasci sopraffare dalle emozioni di Annie- l’aveva capito fin da subito che lei era tanta roba, era una piccola centrale nucleare bionda -Ma io ho conosciuto Annie e la trovo meravigliosa, con tutti i suoi pregi e tutti i suoi difetti- ed era vero. Trovava Annie vera sotto ogni punto di vista, talmente tanto da essere esasperante alle volte.
    -Come io non so esprimere cosa provo per gli altri. Se chiedi a Justin ti dirà che casino ho combinato con lui- fece un mezzo sorriso, ricordando quei giorni dove era sprofondata nel buio più totale.
    Alzò un sopracciglio, facendo una piccola smorfia -Non devi darmi spiegazioni- disse con sincerità, passandosi una mano sul collo -Te l’ho detto quella sera nella stanza delle necessità: è solo scattata della chimica tra noi e…. Il resto lo sai. E’ stata più una cosa di una notte- non voleva rivangare qualcosa che l’avrebbe fatta soffrire -Già, scusa se ti ho raccontato di noi…- non sapeva dei sentimenti che Annie provava per lui, ma si sentiva comunque in colpa per averle detto dell’incontro sotto le lenzuola.
    -Si lo so com’è fatto… e sinceramente non volevo ritrovarmi a guardarlo mentre s’inventava chissà quale scusa per allontanarmi. Come sono convinta che tornasse indietro, chiamerebbe la gatta Sunshine e non Selene- ne era fermamente convinta. Era già successo in passato, sapeva come funzionavano certe cose. E lei doveva proteggersi, non voleva stare male più del necessario. Quindi era meglio fare la prima mossa, interrompere i rapporti per prima e sperare che nessuno venisse a chiedere spiegazioni.
    -No Annie non hai capito- sospirò -Non è colpa tua, ma mia…- le sue lacrime interruppero quel discorso e lei si limitò a stringerla a se, coccolandola e accarezzandole i capelli mentre piangeva emozioni represse da chissà quanto. La sua Sunshine era così, un uragano in tutto e per tutto.
    Sbuffò, guardandola in quegli occhi dove splendeva sempre il sole, adesso velato di nuvole cariche di lacrime, mentre le sue mani le tenevano le guance rigate a sua volta di mascara. Quando la lasciò andare le diede un bacio sulla fronte
    -Annie non sei stata tu a farmi pensare niente- frugò nella tasca della gonna, tirando fuori un fazzoletto ricamato con le sue iniziali e porgendoglielo. Non aveva mai approfondito la sua storia con lei, si era tenuta vaga sull’argomento famiglia, vaga sulla sua infanzia; ma forse se le avesse raccontato qualcosa in più, Annie avrebbe sicuramente capito che non era affatto colpa sua. Poggiò la fronte contro la sua testa, cingendola a sua volta mentre parlava
    -Le penso a prescindere. Sono stata cresciuta con l’idea di non essere abbastanza, in ogni contesto o punto di vista. Mi è stato detto che mi meritavo di stare sola e per anni l’ho creduto vero. Non avrei mai pensato di poter allacciare così tante amicizie, la tua in primis. Mi ritrovo ad addossarmi colpe che non ho, ma che penso di meritarmi. Non è colpa tua- forse adesso la sua amica avrebbe capito un po’ di più il suo punto di vista, per quanto distorto fosse.
    Rise divertita -Se vuoi baciarmi fai pure. Se dovessi avere un esperienza lesbo, la vorrei sicuramente con te. Così mi sarei fatta entrambi- cercò di sdrammatizzare, ascoltando con attenzione le sue parole. Le prese le mani, guardandola negli occhi
    -Annie, non ho fatto nessun passo indietro perché non ce n’era bisogno. Lo conosci, non dice un cazzo di niente quello stronzo- si, era arrabbiata con lui -Non gli avrei fatto cambiare idea nemmeno con un Confundus, è talmente testardo. Mentirei se ti dicessi che non gli voglio bene, perché volente o nolente mi sono affezionata a lui- ed era la pura verità e virgolettò tirandosi le sue mani dietro -E’ il “mio” Capitan America, ho sviluppato con lui un rapporto profondo, che non ho mai avuto con nessuno. Forse perché abbiamo un carattere simile… non so dirti perché, ma c’è stata subito sintonia. Lo considero un punto fermo della mia vita, quasi un fratello. E mi fa male non parlargli e tenerlo lontano, ma non voglio che il nostro rapporto venga frainteso e non voglio che tu pensi male di me o di lui- confessò, tanto vale dire tutta la verità -Anche perché, io ho Justin nel cuore, per quanto folle possa sembrare- fece un mezzo sorriso, voltandosi verso il fondo dell’aula. Un rumore aveva attirato la sua attenzione, ma tutto sembrava immobile.
     
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    Probabilmente era la prima volta che mi abbandonavo alle lacrime davanti a qualcuno che non fosse mia nonna o mia madre, sebbene perfino di fronte a lei evitassi di mostrarmi tanto vulnerabile.
    Anche la sera in cui io e Lawrence ci eravamo baciati sui gradini davanti alla mia Sala Comune, avevo fissato un punto qualsiasi nel muro di pietra accanto a me per ricacciare indietro il pianto, per evitare di mostrare il mio fianco più debole ed essere ferita.
    Con Feyre, invece, una volta iniziato non ero più riuscita a fermarmi. Smettevo di piangere e nuove gocce perlacee che non ero in grado di trattenere, copiose e in qualche modo dolci e salvifiche, mi rigavano le guance . Con lei non avevo paura di sentirmi esposta, al contrario desideravo che la mia fragilità venisse intaccata, sentivo di meritarlo per il torto che le avevo inflitto.
    Ecco, è proprio per affermazioni come questa, che non dovresti neanche più guardarmi in faccia, altro che meravigliosa! le risposi quando Feyre tirò in ballo la piccola kneazle dallo stesso manto corvino dei capelli setosi della mia fantastica amica. Selene è stata un tuo regalo, perché avrebbe dovuto chiamarla diversamente?
    Insomma, ero talmente "meravigliosa" da aver fatto sì che lei si considerasse completamente inutile nella vita di Lawrence, un errore da cancellare come se fosse stato uno scarabocchio su una pergamena altrimenti immacolata.
    Come spiegarle che lei, nella sua unicità, era un'opera d'arte incantevole? Il fatto che Lawrence non la vedesse come qualcosa di diverso dall'amica che era, significava che la volesse fuori dalla sua vita... Non me lo sarei mai perdonato.
    Ok, no... No. Guardami.
    Le presi il viso tra le mani e la guardai dritta negli occhi, scrutando nello zaffiro e nello smeraldo che brillavano come gemme preziose mentre il suo passato straziante sbocciava e mi investiva con tutta la potenza di cui era carico, un bagaglio di dolore e senso di inadeguatezza che Feyre si portava dietro ovunque andasse e su cui anch'io, senza volerlo, avevo apportato il mio contributo.
    Tu sei molto più che abbastanza, hai capito? E non solo perché sei bellissima, ma anche perché hai una sensibilità fuori dal comune, sei divertente e profonda, generosa e intelligente. E proprio perché sei intelligente dovresti sapere che quello che dici non è razionale. E per inciso, è bella anche la tua irrazionalità e non deve farti sentire sbagliata. Quindi no, per Merlino, non meriti di stare sola e farei harakiri con la spada di Godric in persona, per aver alimentato queste convinzioni assurde solo perché provo dei sentimenti per Lawrence e lui, per qualche ragione incomprensibile, ne prova per me...
    E sì, pensai ridendo alle sue parole sull'esperienza lesbo mentre il mascara mi rigava di nero le guance, probabilmente l'avrei baciata davvero, se questo non avesse complicato tutto ancora di più e fosse servito a sradicare almeno un po' quell'idea che Feyre si era fatta di se stessa.
    Ecco, vedi? Dici che non vuole più saperne di te, eppure per parlarmi del rapporto che c'è tra di voi avete usato quasi le stesse parole. Il che mi fa pensare che probabilmente siete molto più giusti l'uno per l'altra di quanto non lo sia io, per quel musone... E ho capito che fa lo stronzo e non dice niente perché, nel momento in cui si apre, è così dolce e vulnerabile che...
    Il racconto di ciò che il Corvonero aveva provato, quando era stato condannato a scontare la sua pena nel riformatorio magico americano, mi aveva toccata profondamente e mi aveva mostrato sfumature della sua essenza che non credevo possibili.
    Feyre. Non voglio che tu gli stia lontana, né che lui stia lontano da te. Voglio solo essere sicura che i miei sentimenti non abbiano schiacciato i tuoi, perché se tu provassi per Law quello che provo io e fossimo in qualche modo l'una contro l'altra non potrei mai perdonarmelo.
    Le labbra arrossate si piegarono in un sorriso non ancora del tutto convinto solo quando la Corvonero nominò Justin, il solo che potesse occupare il suo cuore. Allora Lawrence aveva ragione, quei due avevano una storia sempre più definita.
    Se è davvero così, prima o poi glielo dovrai dire come si deve, lo sai, no?
    Poi lo udii, nell'esatto momento in cui anche la Prefetta bronzo-blu si voltò verso un arazzo che ricopriva la parete in fondo all'aula e da cui si poteva sentire chiaramente un sorta di scricchiolio... O fruscio?
    La mano si chiuse istintivamente attorno all'impugnatura della bacchetta di quercia rossa, mentre scambiai un'occhiata interrogativa con la mia amica.
    Ok, credo che qualcosa, o qualcuno, ci abbia origliato per tutto il tempo.
     
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    Era chiaro come un raggio di sole quanto Annie avesse tenuto dentro di se, quanto tutte quelle emozioni l’avessero quasi schiacciata. Quindi la lasciò sfogare, limitandosi ad essere lì e a sostenerla, come avrebbe fatto una buona amica.
    -Ti senti meglio?- le chiese dopo qualche minuto, continuando a cullarla. In realtà non voleva lasciarla andare, sentiva la necessità di stringerla a se. Dopo quei mesi di lontananza, riavere la sua Annie vicina era una delle gioie più grandi e la paura che potesse voltarle le spalle era ancora una presenza pesante nel cuore.
    -La mia grande, immensa e fragile Annie, che dona la felicità con uno sguardo- le sorrise, pensando che forse aveva ragione. Alla fine Selene era stata il punto d’inizio; quando aveva visto la micia aveva pensato che fosse destinata a Law, con quell’aria da piccola stronzetta che poi si era rivelata essere. E quando lui le aveva comunicato il nome una scintilla di felicità le si era accesa in petto, contenta che avesse gradito quel dono
    -Non lo so, sono tutti stupidi pensieri autodistruttivi che mi faccio giornalmente- mormorò, abbassando gli occhi e scrollando le spalle; come a voler scacciare la cosa il più lontano possibile. Non era particolarmente brava nelle emozioni umane, aveva represso le sue per così tanto che non sapeva quasi più confrontarsi con esse. Preferiva scappare e nascondersi, aspettando che tutto tornasse ad essere come prima.
    Si costrinse a guardarla, ascoltandola mentre le parlava. Grosse lacrime le rotolarono giù, tracciando ancora di più i segni del mascara colato.
    -Non è colpa tua e nemmeno dei tuoi sentimenti per lui- le disse di nuovo -Non hai idea di come mi senta quando mi dici queste cose. Una parte di me vuole disperatamente crederci e una parte si chiede quando capirai che non ne vale la pena perdere del tempo con me- tirò su col naso, cercando di darsi un contegno
    -Anche André me lo dice, che mi merito di essere felice e che non sono sbagliata- le sfuggì una risata -Me lo dite tutti, ma io non riesco a crederci. Però ci sto provando, davvero. E quando non faccio cazzate come quella con te, sono quasi brava- ed era vero, ma era un lavoro che richiedeva un sacco di tempo
    La strinse nuovamente, impaurita che potesse andarsene via -Tu e Law vi meritate tutta la felicità possibile, solo tu puoi salvarlo da se stesso, perché anche lui è autodistruttivo- La sua rabbia era una brace perpetua, che poteva esplodere da un momento all’altro e fare tabula rasa di tutto. Una personalità come Annie poteva allontanare le sue tenebre quanto bastava per farlo sentire felice. Lei lo sapeva bene, perché Juss faceva lo stesso con lei.
    -Sai cos’è la cosa più divertente? Che lui probabilmente non si è nemmeno reso conto che l’ho allontanato. Non gli dirò nemmeno nulla, tornerò solo a dargli fastidio- rise ancora -Davvero? Quando ci hai parlato? Sunshine… devi dirmi qualcosa?- chiese a raffica e con un sorrisetto malizioso -Smettila, tu sei molto più adatta a lui. Insieme finiremo per diventare due depressi e già siamo sulla buona strada. Ormai comunichiamo a grugniti!- annuì però alla sua affermazione -Che ti strega con quella sua profondità e una gentilezza che non diresti mai.Ti entra nel cuore e da li non se ne va, non in senso romantico eh. Lo so, è un cuor di panna sotto sotto-
    Guardò la sua amica, sentendosi ancora più una stupida per averla tenuta lontana -Sei sicura? Non voglio che tu fraintenda il nostro rapporto e che ti faccia male vedermi con lui, anche se solo come amici- avevano sviluppato un rapporto tale da uscire dai classici canoni, con lui poteva essere davvero se stessa e non pentirsene mai -Non c’è nessun sentimento davvero, solo un semplice bene. Voglio dire, amo te alla follia, non lui!- rise dandole un rapido bacio giocoso -E’ lui che deve temere me, sono io la tua vera dolce metà- in un certo senso, l’amicizia era una forma d’amore. E quello per lei era assolutamente puro.
    Si fece seria quando le disse di Justin -Lo so e vorrei dirglielo… ma… non posso Annie, non posso- si morse un labbro -Ho fatto una cosa terribile durante l’estate- confessare o no? Era un terribile dilemma. Voleva raccontarle tutto, ma aveva paura. Paura del suo giudizio, paura che la cosa uscisse allo scoperto. Poteva fare come con Vì, magari dirle senza dirle -Ho partecipato ad un attività extra scolastica, combattuto contro delle acromantule e poi… ho avuto un incontro ravvicinato con un basilisco biondo, con gli occhi azzurri, molto più grande di me- non era abbastanza chiaro? -E mi è piaciuto un sacco. E ora mi sento una merda e una zoccola. E la cosa peggiore è che lo rifarei anche domani- confessò con un sospiro. Quanto si faceva schifo? Tanto, ma non abbastanza da non rifarlo
    -Non mi merito Justin, nemmeno in altre mille vite. E’ la cosa migliore che mi sia mai capitata, oltre te, ma sono talmente scema che lo perderò per la mia incapacità di tenere le gambe chiuse- Dea era veramente pessima
    Il rumore adesso era molto più chiaro e nitido. Qualcosa era in agguato dietro l’arazzo. Seguì il suo esempio, entrando il suo legno di noce, la mano ferma sull’impugnatura d’argento intagliato.
    -Spero più in qualcosa in realtà, perché se è qualcuno giuro che lo trasformo in qualcosa da poter lanciare facilmente- mormorò -Fatti avanti, non ha senso rimanere nascosto. Ti abbiamo sentito- dichiarò con voce abbastanza alta da farsi udire dallo spione, o spiona, di turno
    E qualcosa uscì davvero. Anzi, qualcuno che le fece crollare il mondo intorno
    Afferrò d’istinto la mano di Annie, cercando in lei un appoggio e un sostegno -No…- squittì la parola
    Le si mozzò il respiro quando incrociò uno sguardo verde su un volto lentigginoso, i capelli scuri come i suoi… in realtà le assomigliava più di quanto volesse ammettere. Fece un passo indietro, terrorizzata dalla vista dell’uomo in piedi in fondo all’aula. La sua mente registrò che non era possibile, lui non poteva essere li davvero, era sicuramente un dannato Molliccio, ma non riusciva nemmeno a fiatare.
    Il suo incubo: Daniel Cochrane, suo padre

    Edited by …Feyre… - 3/4/2024, 00:28
     
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    Sbuffai con il naso e sorrisi mestamente. Davvero donavo la felicità con un solo sguardo? Non mi sarei mai creduta tanto presuntuosa da riuscirci, anche perché il carico di responsabilità per essere davvero dotata di un talento simile era notevole e no, per Merlino, non avrei mai più avuto sulla coscienza nessuna giovane anima illusa dai miei atteggiamenti.
    Segui il tuo cuore e lascialo gridare più forte della ragione, sorridi danzando sotto il dolore che ti piove addosso, il tuo destino è quello di volare in alto libera, se solo crederai in te stessa...
    I pensieri scarabocchiati disordinatamente su carta e, successivamente, inseriti nelle canzoni pop che erano diventate le mie hit, lanciavano messaggi di speranza e positività che appartenevano ad una Annie più immatura, illusa e meno disincantata, che credeva realmente di aiutare se stessa e migliaia di ragazzine solamente con un sorriso, una bella voce intonata e la coreografia più giusta. Insomma, se quelle parole valevano per Sunshine, allora poteva crederci chiunque, anche la più ingenua Nata Babbana che la guardava adorante e la seguiva come un cagnolino per tutta Ilvermorny. Per dare retta ai suoi messaggi di luce e di gioia, Ashley Johnson non avrebbe sorriso mai più e io... Beh, mi sarei portata il peso di quel bagaglio di morte e dolore per sempre.
    A me sembra di fare solo danni anche quando parto con le migliori intenzioni del mondo... sospirai quindi in risposta al complimento di Feyre, stringendomi nelle spalle.
    Con lei non era tuttavia un problema, riuscivo ad essere me stessa in tutta la mia disastrosa essenza senza filtri, ragion per cui mi sarei davvero sentita smarrita, se l'avessi persa o se le cose tra di noi fossero cambiate a causa di quello che c'era tra me e Lawrence.
    E quando ti focalizzi su ciò che te la fa prendere così tanto con te stessa, concentrati su di me, ok? Non perché ti dono la felicità con un sorriso, queste sono tutte cazzate per far fare soldi ai miei produttori, ma perché ho passato un'intera estate a chiedermi cosa avrei fatto, se non avessi più voluto avere a che fare con me. Probabilmente ho dei pessimi gusti in fatto di amicizie e di ragazzi, ma sono i miei gusti e valgono quanto quelli di chiunque altro.
    Le strinsi le dita esili e ancora una volta mi sorpresi a realizzare lo sfaccettato universo di emozioni, pensieri e sentimenti che si celavano, immensi, dentro un corpo così piccolo da chiedersi come potesse contenerli tutti. Eppure Feyre li racchiudeva in sé e proprio per questo, ai miei occhi, era uno dei misteri più grandi con cui potessi confrontarmi.
    In realtà non so se voglio stare con lui per salvarlo, non penso di essere così brava. le guance avvamparono nel parlare di Lawrence e del nostro complesso e travolgente legame, non per imbarazzo, ma per il calore di cui mi sentii pervadere al solo ricordo dello sguardo del Corvonero, il mistero più intricato e meraviglioso di tutti. Mi basta esserci e sapere che non ha voglia di nascondersi da me come fa con il resto del mondo. Mi sta pian piano aprendo le porte del suo e sono felice di farne parte, tutto qui. E abbiamo dormito insieme, la sera del primo giorno di scuola. Sulla cima della torre dove si trova il vostro dormitorio, quella con le statue dei gargoyle.
    Le ultime parole le pronunciai velocemente e con un sorrisetto colpevole, quasi sperando che si perdessero come quelle frasi che venivano pronunciate quasi distrattamente, sovrappensiero.
    Comunque, Fey, se è davvero come dici tu non ci sarà niente da fraintendere. Basta che entri nel cuore e non più altrove, intese?
    Non volevo indugiare e soffermarmi più del dovuto su questioni e pensieri che galleggiavano inquietanti nella mia testa e non avevano molto a che vedere con la realtà. Mi fidavo di Lawrence e mi fidavo di Feyre, perché non avrei dovuto credere alle loro parole? Erano due Corvonero, non sarebbero mica stati tanto stupidi da farsi del male solo per non ferire me, dopo un'intera estate che avevo concesso ad entrambi per cancellarmi dalle loro vite e andare avanti con ciò che si era innescato in loro qualche mese fa.
    E promettimi che non ti allontanerai più da me senza dirmi una parola, che tanto mi sembra di aver capito che queste due metà, da sole, sono come due ingranaggi rotti. aggiunsi dandole una leggera, dolce testata che fuse il miele delle mie ciocche ondulate alla liquirizia di quelle della Prefetta.
    Quando mi parlò di ciò che era successo durante l'estate mi limitai ad ascoltare, provando a mettere insieme i pezzi di un intricato puzzle senza riuscirci completamente. Stavo intuendo che il biondo con gli occhi azzurri molto più grande non era davvero un basilisco, ma se lei non era pronta a confidarmi niente di più non volevo essere invadente e scoprire a tutti i costi l'identità del rettile che si era insidiato nella sua coscienza... E non solo.
    Secondo me la tua incapacità più grande è quella di volerti bene, Fey. Fai cose terribili solo perché così hai un motivo per accusarti di non meritare quelle belle. Se hai un sentimento vero e sincero verso Justin, forse valorizzarlo senza scappatelle è una cosa che dovresti fare innanzi tutto per te stessa. Con il tempo magari capirai dove fermarti, se il tuo essere autodistruttiva rischia di distruggere anche lui.
    Un discorso, questo, che io e la mora avremmo sicuramente approfondito, se non fossimo state deliberatamente spiate da... Quel tizio. Chi diavolo era? Un nuovo professore? Di sicuro non era uno studente, ma... Perché Feyre lo fissava con un'espressione così atterrita?
    Strinsi la sua mano, ma continuai a spostare gli occhi nocciola dal volto pallido della mia amica a quello inespressivo dell'uomo che la guardava dritto negli occhi.
    Ehi tu, fai un solo altro passo e ti disintegro, capito?
    La mano libera afferrò istintivamente la bacchetta e la puntò contro il petto dell'intruso, che tuttavia continuava a guardare Feyre e non sembrava neanche avermi udita.
    Petrificus Totalus! scandii con decisione e l'incantesimo scaturì dalla quercia rossa che impugnavo, solo per infrangersi come se niente fosse al centro dello stomaco del mio avversario, che avanzava verso di noi.
    Ok, Feyre, stammi a sentire. Non è reale, ok? Se ti fa così paura probabilmente è solo un Molliccio del cazzo, combattilo! Vestilo da donna, fai quello che ti pare, ma non farti ridurre così da... Chi è?
    Che fosse lui il basilisco?
    Personalmente indietreggiai, decisa a non correre il rischio che la subdola creatura assumesse le sembianze della mia più grande paura. Avrei potuto tentare fino alla fine dei tempi, ma non sarei mai stata capace di rendere ridicolo il cadavere di una dodicenne morta che indossava una maglietta con su stampata una mia fotografia.
     
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