Out of my control

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    Forse era semplicemente fatto così, non poteva vivere tranquillo e sereno, come se fosse stato programmato a vivere una vita in costante guardia alzata, ma come dargli torto d'altronde con ciò che aveva dovuto affrontare?
    Per quanto nella sua vita avesse visto atrocità di ogni sorta, non era comunque riuscito a digerire facilmente la tragedia dell'accademia.
    Nei giorni avvenire era scosso, turbato. Il sonno era altalenante e costernato da incubi di quei cadaveri e dall'eventualità di perdere sua sorella.
    La sua mente non riusciva a raggiungere uno stato di calma in cui i suoi cari erano al sicuro...e a supportare il suo stato d'animo erano anche i fatti.
    Roy era distante ultimamente, non sapeva se era dovuto ancora agli strascichi di ciò che era successo con suo padre biologico, se fosse la rottura con Cassandra o altro, ma Eizen lo percepiva più distaccato e la cosa non gli piaceva.
    Si rendeva conto di avere un attaccamento quasi morboso verso il figlio, troppo protettivo per paura, per cui questo suo "fargli vivere la vita che non aveva potuto vivere" a volte gli pesava.
    Forse era un po' quello che si diceva sugli adolescenti che non volevano di mezzo i genitori? Anche se l'adolescenza era passata da un po', ma appunto, sapeva che Roy solo ora stava vivendo certe cose.
    Dunque non sapeva bene che fare, forse doveva solo provare a parlarci e vedere come sarebbe andata.
    Con Gabriel invece...gli era stato accanto in questi giorni turbolenti post apocalisse zombie, la sua presenza lo aveva rincuorato e fatto sentire meglio, ma...c'era qualcosa che non andava. C'era per forza e più lo osservava più se ne convinceva, senza però rendersi totalmente conto di cosa fosse.
    Era...sbadato, distratto...confuso a volte e non era da lui, non era per niente da lui e quando lo svedese aveva provato a farglielo notare Gabriel non aveva reagito benissimo, dicendo solamente che era il suo nuovo ruolo a renderlo un po' più stanco del solito.
    Eizen questa risposta non lo convinceva, ma come poteva indagare senza essere invadente? Non voleva litigare con suo marito, ma non poteva nemmeno far finta di niente in eterno...
    Per poi arrivare alla sua amata sorella, che aveva vissuto con lei quell'incubo e ora la stava appunto per raggiungere per stare un po' con lei, assicurarsi che stesse meglio, coinvolgerla nei suoi dilemmi.
    Insomma, sentiva il bisogno di passare del sano tempo con sua sorella per questo aveva accolto di buon grado l'idea di vedersi in un locale per bere e chiacchierare.
    La trovò già seduta a un tavolo e preso dal bisogno di stare con lei si avvicinò appoggiandole una mano sulla spalla per poi abbracciarla improvvisamente.
    Hellstrom non era una persona poco incline all'affetto, anzi, ma era comunque raro che si buttasse così ad abbracciare qualcuno, ma ne aveva proprio sentito il bisogno.
    "Ciao Vanya!"
    Rimase quindi abbracciato a lei qualche secondo, per poi finalmente staccarsi a prendere posto in quel locale a Diagon Alley.
    Appoggiò i gomiti sul tavolo e guardò la sorella quasi come se la stesse analizzando da testa ai piedi per individuare qualsiasi cosa. Ultimamente sembrava non essere di vero aiuto a nessuno e la cosa lo disturbava parecchio.
    "Come stai? Si sincera per cortesia. Perché qua sembra che ultimamente le persone non mi dicano le cose come stanno e mi sto incazzando."
    Non avrebbe voluto partire così con questo tono, ma era in parte convinto che sua sorella questo tono lo avrebbe conosciuto bene dato che era molto simile ai suoi di toni.


     
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    Avendo passato l'adolescenza in America, il periodo oscuro vissuto dagli abitanti del Regno Unito era stato una semplice voce che mi era giunta dalla bocca di mamma, una chiacchiera per cui provavo pochissimo interesse a causa del mio personale inferno. Avevo ben altro a cui pensare, i maghi cattivi con le manie di grandezza sembravano dei pagliacci se messi a confronto con gli uomini che dovevo affrontare quasi ogni giorno, quindi tutto mi era passato sopra la testa come una folata di vento ed una volta giunta a Londra ho creduto di aver messo finalmente gli orrori da parte. Ovviamente mi sbagliavo.
    Le persone fanno schifo, proprio non riescono ad evitarsi di rovinare il mondo con le loro stronzate e starsene buoni a vivere una vita tranquilla a quanto pare non è nella lista di cose da fare dei maghi oscuri di merda. Loro ed i fottuti Mangiamorte stanno mandando a puttane questo paese, ed io non posso tornare a Washington per ignorare tutto, lo schifo l'ho vissuto nuovamente sulla pelle e per quanto gratti non sembra volersi togliere.
    L'apparizione dei vari marchi neri nei cieli mi ha colpita più di quanto sarei disposta ad ammettere a voce alta, leggerne sui giornali ha fatto tornare al galoppo l'ansia ed il panico, non che mi abbiano mai abbandonata da quel cazzo di Open Day. So che gli auror stanno lavorando per tenerci tutti al sicuro e contrastare eventuali casini, ma la paura di dover vivere un secondo attacco di inferi è... Raggelante.
    A volte uscire di casa è complicato, specialmente se la notte prima ho vissuto l'ennesimo incubo in cui mio fratello perde la vita o mamma mi trascina oltre il Velo, eppure in un modo o nell'altro riesco sempre a calmarmi -le pozioni stanno dando una grossa mano- e fare in modo che nessuno al castello o in Accademia ponga domande a cui non ho voglia di rispondere. Ormai sono brava a tirare su muri quando voglio evitare di mostrarmi debole, e questa volta nessuno dovrà salvarmi.
    L'unica nota positiva è che i problemi con gli incantesimi di guarigione sembrano essere spariti, così, da un giorno all'altro. Stava iniziando a diventare un problema durante le lezioni, gli altri mi guardavano con quegli occhioni pieni di pietà perchè sono una delle poverine che ha vissuto un'esperienza ai limiti del film dell'orrore, è normale che sia traumatizzata e non in grado di performare come si deve... Che schifo.
    Però è tutto finito! Quindi posso tornare a farmeli scivolare addosso e festeggiare con mio fratello.
    Vederci a Diagon Alley è stata un'idea mia, volevo testare una piccola modifica che ho fatto al Distillato della Pace e fino ad ora sembra stia andando tutto bene. La folla non mi soffoca e la birra ha un buon sapore, quando mi guardo attorno non lo faccio con un senso di panico attanagliante e non sto con la mano fissa sulla bacchetta per puntarla contro il primo stronzo che mi sembra sospetto. C'è un tizio però che mi fissa dall'altra parte del locale a cui vorrei tanto ficcare il boccale nel culo, ma è un semplice viscido che potrebbe essere mio padre, quindi lo fulmino con lo sguardo e lascio perdere.
    L'arrivo entusiasta di mio fratello mi coglie impreparata, rimango un secondo rigida ed immobile tra le sue braccia forti perchè tutto mi aspettavo tranne un saluto così caloroso, che comunque ci mette pochissimo a sciogliermi. Lo stringo per quei brevi secondi, nulla a che vedere con la morsa in cui lo intrappolai una volta riuniti e al sicuro dopo quell'esperienza di merda, ma ci metto il giusto impegno. Vederlo cadere insieme agli inferi e Samira è stato terribile, la scena ha continuato a passarmi davanti agli occhi per settimane, a volte anche da sveglia; ho avuto così tanta paura di perderlo... Invece è qui, siamo entrambi vivi e poco importa se il mondo con noi non è clemente, perchè quando lo abbraccio sento d'essere in grado di sconfiggere qualsiasi cosa.
    Mantenere il sorriso però risulta difficile se una delle persone che ami di più ti chiede di essere sincera riguardo l'argomento che più vorresti evitare in assoluto. Esito quel tanto che basta per spostare lo sguardo altrove, verso il bancone, quasi volessi chiamare a me un cameriere anche se il boccale che ho davanti è mezzo pieno... Ah, fanculo.
    Sto meglio. Ho avuto problemi a dormire ma gli incubi si stanno diradando. Sentire la voce di mia madre non è stato bello.
    Non è una bugia, anzi, è quanto di più sincera io sia stata con lui negli ultimi mesi... Circa. A pensarci bene è la prima volta che gli parlo apertamente di chi ho sentito quel giorno, anche se immagino abbia potuto capirlo da solo dal modo in cui ho accuratamente evitato l'argomento ogni singola volta. Ho una mezza idea su chi abbia cercato di attirare lui, perchè a quanto pare i fratelli Hellstrom oltre ad altezza ed orecchie a sventola hanno in comune anche delle madri di merda.
    Starò meglio tra un po', le pozioni ed il trucco per coprire le occhiaie fanno miracoli se ti impegni. Per il resto ci sono omissioni e bugie.
    E' Roy che ti sta facendo incazzare? Per caso ha tenuto nascoste altre corna da ficcare sulla testa della sua nuova ragazza?
    Ecco, meglio cambiare argomento, puntare su qualcosa di semplice.
    Li ho visti insieme al campus, lei è carina. Lui è tornato a sorridere come un cucciolo di labrador, quindi deduco sia felice.
    Una smorfia mi piega la bocca mentre butto giù un veloce sorso di birra, è l'effetto che mi provocano le smancerie e se c'è di mezzo quell'esagitato di mio nipote è ancora peggio. Cassandra non si meritava di essere trattata in quel modo, ma almeno si è liberata di un'emerito coglione.
    Oltre la spalla di Eizen vedo il fondo del locale, il tizio viscido si è spostato più vicino a noi e continua a fissarmi. Il suo sguardo è fisso, sembra non battere le palpebre e il modo in cui si lecca velocemente il labbro inferiore mi metto a disagio quel tanto che basta per farmi muovere nervosamente sulla sedia e tornare con gli occhi su mio fratello. Evito di menzionare lo schifoso, ha già troppi pensieri per la testa e sicuramente non è nulla di grave. Non dovrà salvarmi anche questa volta.
     
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    Essere da sostegno alla sua famiglia era la priorità per lui, si mostrava forte, si sentiva forte, perché era quello che chiedeva a se stesso, che era disposto a essere per loro, ma non era semplice avere a che fare con una famiglia che preferiva gestire i problemi da sola, sminuirli oppure credere di non pesare su di lui per qualche motivo non veritiero.
    Per cui si rese conto Eizen che non avevano davvero affrontato come si doveva quello che era successo in accademia, avevano parlato di quegli inferi zombie, del pericolo scampato, di ciò che fisicamente li aveva messi in pericolo e per quanto un mago non avesse, fortunatamente, modo di abituarsi ad avere a che fare con degli inferi, non era quello ad aver turbato Hellstrom, era il minore dei mali quello.
    Aver sentito le voci delle loro madri li aveva scossi, per forza di cose.
    Quella voce lontana, che quasi lo svedese aveva scordato, era ritornata a ripopolare la sua mente e se ciò fosse accaduto qualche anno fa le cose forse sarebbero andare decisamente in modo diverso.
    Quella donna non aveva più potere su di lui da tanto tempo.
    Ma per quanto riguardava sua sorella?
    "Non vorrei costringerti a parlarne, ma nemmeno voglio far finta di nulla Vanya. Anche a costo di farmi mandare a fanculo, ho spalle sufficientemente grosse per sopportare ogni cosa. Sentire quella voce...anche di mia madre, io so che non ha più potere su di me, ma su di te invece?"
    Parlarne con Gabriel per me era servito. Lui aveva addirittura visto come erano andate le cose, per cui il suono della sua voce sovrastava con amore quella carica di paura di mia madre.
    Fu poi istintivo fare una mezza risata per il commento di Vanya su Roy...
    "Mi fa piacere che lo vedi sorridere, ma c'è comunque qualcosa che non va. Io non ho idea di cosa sia successo, non parla, quasi mi evita. Non so...non conosco questa nuova ragazza. Però sta cosa che la gente non mi parla mi sta irritando e non capisco se sono che sono stronzo o ci sono altri motivi. Sto sbagliando qualcosa?"
    Eizen non poteva capire che magari era anche solo questione che Roy non si sentisse a suo agio a parlare col padre di certe questioni. Lo svedese sentiva solo suo figlio lontano da lui e la cosa non riusciva a digerirla per come era sempre stato il loro rapporto.
    Quasi in modo infantile ci stava rimanendo male del fatto che Roy non lo calcolasse come prima.
    Sospirò Eizen, pensando di menzionare anche Gabriel tra le persone che gli stavano parlando meno, ma si accorse per forza di cose di un certo nervosismo nel comportamento di sua sorella.
    Si irrigidì Eizen, scrutandola meglio, più guardingo.
    "Vanya?"
    Il suo tono fu improvvisamente autoritario, molto più serio rispetto a pochi attimi fa.

     
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    Lui non mi ha mai costretta a fare niente, nemmeno quando spuntai nella sua vita e sarebbe stato così facile ordinarmi di sparire per sempre e dimenticarmi l'istante dopo... No, lui era rimasto fedele a se stesso, al brav'uomo che in fondo ha sempre saputo di essere, persino dinnanzi ad una sorella mandata da un padre che lo aveva messo da parte.
    Eizen mi vuole bene, cazzo se me ne vuole, altrimenti non sarebbe qui a bere e parlare, cercando di capire se c'è qualcosa che non va in me, se sono ancora ferita da quello che ho sentito il giorno dell'attacco.
    La risposta è si, certo che lo sono, e in molti più modi di quanti lui potrebbe mai immaginare.
    Vorrei poter essere forte come lui e dire con sicurezza che no, la voce di mia madre non ha più alcun potere su di me; vorrei non dover rivedere la sua testa spaccata da un proiettile quasi ogni notte e, più di tutto, vorrei che i ricordi smettessero di fluire insieme alla marea di merda ogni volta che ci penso.
    Invece sono debole, attaccata al passato e incapace di scollarmelo di dosso. Se ad aprile non fosse successo un cazzo probabilmente adesso starei molto meglio, avevo imparato a bloccare la memoria del rumore dello sparo e la vista del sangue non mi portava più indietro a quando il cervello di mamma è finito spappolato sul letto.
    Quella pazza di merda aveva dovuto lanciarci addosso i suoi Inferi, e tutti noi dovevamo pagarne le conseguenze, chi più chi meno. Quanto vorrei spaccarle la faccia con un calcio, o scioglierla a suon di Vapom... Dicono che la vendetta non porti a nulla di buono, ma secondo me chi s'è inventato sta frase non è mai stato veramente incazzato e disperato.
    Guardo mio fratello muovendomi nervosamente sulla sedia, scelgo d'ignorare le domande bevendo e parlando di Roy mentre soppeso l'eventuale discorso da mettergli giù, ma mi vengono in mente solo modi per sviare nuovamente il discorso.
    Potrei parlargli di Gale, l'indicibile che ho incontrato in Accademia, ma poi dovrei dargli i dettagli e mettere sul piatto l'attacco di panico sventato per il rotto della cuffia. Potrei continuare a bere, ubriacarmi e fingere non sia successo nulla, ma lui non me lo permetterebbe, tornerebbe sempre sul discorso.
    E si, lui non mi ha mai obbligata a fare niente, ma adesso mi sento messo all'angolo con una torcia puntata in faccia ed una corda al collo. Perchè non può lasciar perdere? Perchè deve per forza farmi ammettere quanto cazzo sono debole?
    Nonostante il Distillato della Pace, il locale inizia a farsi più rumoroso ed il battito del cuore aumenta. Mi guardo attorno alla ricerca di non so bene cosa, forse indizi su chi possa puntarci una bacchetta in faccia da un momento all'altro? Il viscido se n'è andato o è ancora lì a fissarmi? Devo respirare, devo andare a casa, devo...
    "Vanya?"
    Il tono autoritario di Eizen mi fa istintivamente virare l'attenzione su di lui. Mi riporta alla realtà, ma non abbastanza da smettere di farmi desiderare di essere altrove. Sento del sudore freddo colarmi lungo la schiena, e quando mi rendo conto che le dita stanno stringendo disperatamente il boccale, lo lascio.
    Devo prendere un po' d'aria, torno tra un minuto.
    Mi alzo, nel passargli di fianco gli appoggio una mano sulla spalla e per provare a rassicurarlo sorrido, anche se dubito sia convincente. Probabilmente mi seguirà da qui a breve, forse è persino ciò che voglio. Liberarsi di un peso mi viene più facile, quando attorno ci sono meno occhi a fissarmi.
    L'aria di Diagon Alley è fresca, il cielo è buio e, nonostante stiamo vivendo tempi di merda, le stelle brillano ancora. Mi sposto nel vicoletto laterale al locale per potermi appoggiare con la fronte al muro e trarre un lungo respiro senza attirare sguardi indiscreti o domande. L'ossigeno mi schiarisce le idee, sento i piedi ben piantati a terra e la sensazione di panico si fa meno opprimente.
    A poco a poco torno lucida, ma non abbastanza in fretta da potermi accorgere dei passi che mi raggiungono alle spalle. Qualcuno mi mette una mano sulla bocca e con l'altra mi spinge del tutto contro il muro, un corpo tozzo mi schiaccia col suo peso e, presa dalla sorpresa, non riesco a reagire per spingermi via. Sento dita ruvide e callose che mi sfiorano la schiena da sotto la maglietta, un tono di voce maschile dice qualcosa che non riesco a registrare perchè tutto ciò che percepisco è un'alito pestilenziale che sa di alcool.
    Rimango bloccata dal terrore e disgusto, perchè tutto questo l'ho già vissuto anni fa, più e più volte. Loro erano quasi sempre ubriachi e volevano toccarmi, approfittarsi di me. Loro guardavano una tredicenne e ci trovavano un'oggetto da usare per i loro scopi schifosi, ed io rimanevo immobile, la mente altrove. Li lasciavo fare, perchè era più facile andarsene che ribellarsi.
    Anche adesso mi sento scivolare via, nonostante qualcosa dentro di me stia cercando di urlare più forte che può, ma tutto ciò che esce sono mugugni soffocati. Quest'orrore lo conosco, mi è familiare, quindi perchè non lasciarsi andare?
     
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    Approccio sbagliato. Eizen non ci mise molto a capirlo, Vanya non era per forza una persona alla quale dovevi tirare fuori a forza le cose, anzi avevano litigato in passato anche perché di cose ne diceva fin troppe a volte.
    Per questo Hellstrom si era sentito abbastanza sicuro con un approccio diretto e sincero, persino autoritario e imperatorio, ma evidentemente aveva calcolato male stavolta e si trovò a mordersi il labbro inferiore con più frustrazione di quanto pensasse nel ricevere assoluto silenzio da sua sorella.
    Silenzio, fuga, nervosismo...non c'era nessuna apertura, nessuna intenzione di dargli la possibilità di reggere il suo peso insieme e dannazione stava facendo davvero fatica a capirne il motivo.
    Perché finora si era appoggiata a lui e adesso no? Cos'era cambiato? Cazzo praticamente se non si fosse uccisa da sola sua madre, lo avrebbe dovuto fare lui.
    L'aveva allenata, sostenuta, aveva messo a rischio i suoi compagni andando fino a casa di quella pazza e ora? Ora non era più abbastanza forte? Ora non era più degno di fiducia? COSA?
    Oltre alla frustrazione, fu la rabbia ora a sopraggiungere quando gli disse che aveva bisogno di prendere aria.
    Cosa aveva spinto ai membri della sua famiglia a non affidarsi più a lui?
    Inutile che gli appoggiava una mano sulla spalla e sorrideva, c'era finzione in quel sorriso e la cosa lo faceva solo di più incazzare...infatti il suo corpo ora era rigido, come una corda di violino, ma non era li per arrendersi così facilmente.
    Non tornava, era passato poco tempo, ma sicuro più di un minuto. Per cui Eizen non esitò oltre uscendo dal locale e guardandosi attorno come se fosse un segugio, non poteva averlo lasciato li così vero?
    Magari voleva stare un po' sola lontana da occhi indiscreti, per cui lo svedese andò sul lato del locale ben meno affollato e sembrava che il mondo avesse deciso di dargli sul piatto d'argento una bestia sacrificale.
    Eizen tirò fuori di scatto la bacchetta per far saltare in aria quel pezzo di merda, ma quando si accorse che la magia aveva deciso di non essere dalla sua parte, si scaraventò su di lui nel giro di un attimo.
    Afferrò quell'essere dalle spalle, scavando con le dita nella sua carne, tirandolo indietro con tutta la forza che aveva in corpo, rischiando forse di far del male a sorella per via dello strattone, ma era stanco di questo schifo.
    L'essere era a terra ed Eizen mise un piede sul suo petto per farlo stare giù, per poi spostarlo sul suo collo per iniziare a fargli perdere ossigeno.
    Si voltò quindi verso Vanya, rigido e furioso al contempo.
    "Perché hai smesso di affidarti a me? Perché non stavi reagendo contro questo schifo umano? Ti ho addestrata, ti saresti liberata con due mosse da questo insetto ubriaco. Cazzo Vanya!"


     
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    La dissociazione è totale, ho smesso di percepire quei gesti così orribilmente familiari, quel contatto non voluto e mai desiderato. Persino il fiato al sapore di alcool, così pungente e fastidioso, è diventato una mera nota di sottofondo come le altre: si sono mischiate più e più volte tra loro, diventando un grigio banco di nebbia in cui mi avvolgo e perdo con piacere.
    Il limbo, mio caro e vecchio amico... Pensavo che non ti avrei più rivisto, ed invece eccomi qui. Le abitudini sono dure a morire, così come i pezzi di merda che strisciano su questa terra.
    Ho gli occhi aperti e fissi sulla parete del locale, mi nascondo con la mente tra quelle sporche scanalature mentre una guancia sanguina per l'attrito, ma non sento nemmeno quello. Sarà qualcosa di cui dovrà preoccuparsi la Vanya che verrà dopo, quella che prenderà il controllo e dovrà pulire il corpo, curarlo dalle ferite e andare avanti.
    Forse, se mi sforzassi abbastanza, potrei dimenticare tutto questo inviando il ricordo nel passato, mettendolo tra quelli di quando ero una ragazzina. Potrei andare da Gabriel e chiedergli di cancellarmi tutto il dolore con un colpo di bacchetta, ma questo significherebbe mostrargli quello che ho vissuto e non sono certa di volerlo fare. Questo schifo è solo mio, lo è sempre stato... E poi ho il mio limbo, il mio familiare e protettivo grigiore, cosa mi serve ancora?
    Non so quanto tempo passa o cosa mi sta succedendo, potrei essere sdraiata a terra per quel che mi riguarda, ma ad un certo punto qualcosa che il pattern del mio cervello non aveva previsto accade, e quando il corpo attaccato al mio viene strappato via finisco col culo sul terreno. Non ho avuto modo di prepararmi, o anche solo di realizzare cosa cazzo sia successo... Sbatto le palpebre, incredula e dolorante, mentre il mondo attorno a me torna ad essere reale.
    Respiro affannosamente, mi gira la testa... Eizen? Era dentro al locale, dev'essere uscito per cercarmi.
    Lui non c'era mai stato negli anni in cui avevo sofferto, ma se fosse stato presente mi avrebbe protetta come ha fatto oggi. Il sentimento di gratitudine e amore fraterno si spegne in fretta, nell'istante in cui lui inizia a parlarmi come se fosse colpa mia... Come se avessi potuto scegliere di non reagire e spaccare la faccia a questo schifoso bastardo.
    Eizen ne ha passate di brutte, ma non gli ha mai dovuto subire quello che hanno fatto a me, non sa cosa vuol dire, non capisce quanto a volte sia necessario nascondersi nel limbo e non fare niente.
    Tu non sai niente!
    Urlo con furia, le unghie che grattano sulle dure pietre come se volessero infilarcisi dentro per aggrapparsi a qualcosa e far smettere il mondo di girare. Provo ad alzarmi in piedi ma fallisco, le gambe sono molli e non sembrano voler stare dritte; una parte del mio cervello riesce ad essere felice nel constatare che, per fortuna, quello schifoso non ha fatto in tempo a togliermi i vestiti. Non sono stata violata, ma questo non lo rende migliore o degno di una punizione meno severa.
    Si merita di soffrire, questo bastardo. Lui e tutti quelli che mi hanno fatto del male. Mio fratello mi avrà pure addestrata, ma non sa cosa vuol dire sentire tutte quelle dita addosso, i fiati al sapore di alcool che ti penetrano nelle narici mentre vieni usata ancora e ancora e ancora e ancora...
    Guardo l'uomo a terra, il piede di mio fratello gli sta togliendo il respiro e percepisco il suo terrore, però non sarà Eizen a punirlo. Mio fratello non deve prendersi questa soddisfazione, non dopo avermi trattata in questo modo. Non dopo aver parlato senza sapere un cazzo!
    Rimanendo in ginocchio mi muovo il più velocemente possibile verso lo schifoso e mettendomi seduta sul suo petto, sposto con rabbia la gamba di mio fratello e rimango immobile per qualche secondo ad osservare il viso del bastardo: è una persona all'apparenza normale, ubriaca e spaventata. Forse non ha mai fatto niente del genere prima d'ora; forse io sono la vittima d'una serata troppo alcolica e domani mattina si sarebbe pentito, magari arrivando persino al suicidio; forse, certo... Peccato che non m'importi un cazzo.
    In quella faccia vedo il terrore che tutti i miei aguzzini dovrebbero provare dinnanzi alle loro vittime giustamente infuriate; in quel volto arrossato c'è il male incarnato che si fonde e muta di continuo assumendo i tratti degli uomini che ho visto per anni e anni. Nel mio cuore in questo momento c'è solo odio, ed il desiderio di una rivalsa che non ho potuto prendermi perchè troppo piccola e indifesa.
    Mi getto sul collo dell'uomo con mani più simili ad artigli e premo mentre grosse lacrime cadono dai miei occhi sulla sua pelle rubiconda e butterata. Sento che lotta per liberarsi ma in questo momento sono più forte, finalmente in pieno controllo della situazione. Avrei dovuto farlo anni fa... Avrei dovuto strozzarli tutti.
    Dovete morite tutti! Tutti, tutti, tutti!
    Guardo mentre la vita appassisce sotto le mie mani, e pian piano l'uomo smette di muoversi. Rimango immobile a premere la sua trachea anche quando è palese sia finita, le labbra espongono denti digrignati in una smorfia di rabbiosa follia e continuo a piangere senza però sentirmi triste. Ho tolto un peso, mi sono presa ciò che meritavo.
     
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    Tu non sai niente!
    "Allora apri quella cazzo di bocca."
    Certo che non sapeva niente, non poteva neanche lontanamente immaginare che cosa volesse dire essere abusati in quel modo, eppure lui degli abusi gli aveva subiti, seppur non di natura sessuale. Abusi che avevano portato alla morte di quella donna tanto insulsa da picchiare suo figlio dalla paura. Niente si doveva accettare passivamente, Vanya doveva imparare a reagire, non ritornare bambina di fronte alla forza di quegli uomini, uomini che ora era benissimo in grado di affrontare.
    Lo svedese faticava davvero tanto a immaginare che cosa la bloccasse, era un suo limite forse, stava probabilmente sbagliando a rivolgersi a lei in quel modo, ma la sola idea che lei affrontasse la vita con tale passività lo faceva solo incazzare, perché non poteva proteggerla 24 ore 24 e questo mondo era troppo una merda per essere deboli.
    Non sapeva Eizen se fossero state le sue parole o qualsiasi altra cosa, fatto stava che quando vide sua sorella agire in quel modo non fece nulla per impedirglielo.
    Si lasciò scostare e indietreggiò di un paio di passi, volgendo gli occhi anche altrove in cerca di possibili occhi indiscreti, nessuno doveva vedere nulla, nessuno doveva ascoltare.
    Tornò quindi a guardare Vanya che carica di rabbia e frustrazione si accaniva su quell'essere...non era sicuro che sarebbe arrivato a ucciderlo, ma anche solo questa reazione era già qualcosa.
    Fatto stava che i suoi dubbi vennero presto schiariti e la morte giunse nello sguardo di quell'uomo che aveva scelto di puntare le persone sbagliate.
    Hellstrom era una persona che negli anni si era costruito una morale tutta sua, in cui vigeva la regola assoluta che la vita doveva essere meritata. Chiunque volesse dominare o arrecare gratuitamente dolori agli non era meritevole di respirare la sua stessa aria e la morte diventava un'opzione più che valida per chi avesse avuto la forza e lui credeva che sua sorella quella forse ce l'aveva eccome.
    Sperava vivamente che a mente lucida nessun cazzo di senso di colpa l'avrebbe sopraffatta.
    Non disse una parola per qualche secondo, si guardò nuovamente attorno accertandosi che nessuno gli avesse visti o sentiti e appoggiando una mano sulla spalla di Vanya e sul cadavere si smaterializzò lontano da quel bar, nei pressi di un bosco li vicino.
    Doveva assolutamente per prima cosa accertarsi che fossero soli prima di dire o fare qualsiasi cosa, così ora poteva rivolgersi a sua sorella.
    "Hai fatto la cosa giusta Vanya. Non tutti gli uomini meritano la vita che gli è stata concessa. Esistere va guadagnato."
    Piegò le gambe davanti a lei, scostandola da sopra quel corpo afferrandole entrambe le spalle per costringerla a guardarlo prima di riprendere parola.
    "Io lo so di non poter capire cosa hai provato. Nessuno può conoscere il dolore degli altri, ma davvero pensi che sia sbagliato che io ti sproni a reagire? E non rispondermi di getto solo perché ti ho fatto incazzare. Hai tempo per rimanere incazzata con me dopo, ora ti voglio lucida. Dobbiamo liberarci del corpo e parlare come si deve."
    Non c'era tempo per disperarsi o litigare adesso, lo svedese voleva che sua sorella capisse perché si stava comportando così con lei, che tutto serviva per proteggerla, per renderla più forte, non avrebbe permesso a niente e a nessun altro di privargli della famiglia che si era costruito.

     
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