Buone intenzioni

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    Il preside le aveva dato carta bianca su come arredare e personalizzare l’ufficio che le era stato assegnato, Indigo era rimasta sul neutro. Un ambiente luminoso, pulito e con pochi fronzoli per ora, l’unico accenno personale in quell’aula erano le tende violacee e un piccolo divanetto proprio su un lato decorato con due cuscini ricamati a mano. Per il resto, era tutto esattamente come lo aveva trovato, una scrivania in legno massello, la sedia dallo schienale alto e il quadro raffigurante una donna intenta a leggere un libro. La donna le aveva raccontato di essere stata a sua volta insegnante di Incantesimi, le aveva promesso anche delle dritte a riguardo ma per ora si limitava ad osservarla sollevando appena lo sguardo dalle pagine del libro.
    “Non fissarmi con tanta insistenza, se hai qualcosa da rimproverare fallo” disse stanca, la donna dal suo canto socchiuse il libro. “Non ancora, devi compiere da sola i tuoi errori” il suo sguardo era chiaro, colmo di rimprovero e severità.
    “Sei di grande aiuto.” Conscia del fatto che per ora dalla donna non avrebbe ricevuto nulla se non indifferenza, riscaldò con un tocco della bacchetta l’acqua nella teiera sistemata per bene sulla scrivania. Le due tazzine da tè erano pronte, la porcellana decorata finemente a mano richiamava lo stile country a cui era affezionata, un piccolo ricordo di casa.. Ora ciò che le restava da fare era ingannare l’attesa.
    Un inizio scoppiettante, rigirò tra le mani la biro ticchettando di tanto in tanto sulla scrivania. Il fascicolo scolastico del signor O’Connel l’aveva sorpresa non poco, un punteggio scolastico esemplare, nulla da eccepire, eppure Indigo non fece a meno di constare come diversi punti fossero al quanto -discutibili-. Aveva invitato il ragazzo per un tè, il suo temperamento deciso e scaltro era bastato per farle capire come lui potesse divenire uno studente potenzialmente pericoloso. Seguendo dunque la teoria secondo la quale bisognava conoscere i propri nemici, sperava che una chiacchierata cuore a cuore, aprisse un po’ un varco di simpatia in quell’infinito mare di fastidio e antipatia che si era generato tra loro. Un’altra lezione come quella e non sarebbe sopravvissuta. Sprofondò nella sedia rilassandosi per un momento, in queste situazioni l’esperienza era fondamentale e lei ne aveva ben poca. In genere riusciva ad instaurare un buon rapporto con più o meno tutti ma il ruolo che ricopriva non era semplice, gli adolescenti ancora meno. Essergli amica era un genere di confidenza pericolosa da instaurare, doveva rimanere al metà tra l’essere rassicurante e disponibile e il distaccato professionale.
    Elencò mentalmente alcune delle note più significative nel fascicolo, molte assenze per problemi di salute, un espulsione nella scuola precedente e sufficiente mistero da renderlo uno studente al quanto interessante. Il problema di salute risultava ancora ignoto, molto strano, possibile che il preside non ne fosse a conoscenza? Sfiorò le tempie massaggiandole appena, c’erano così tante cose che da insegnante ignorava, sentirsi la nuova arrivata non era una sensazione piacevole.
    Evidentemente si era concentrato un po’ troppo ignorando lo scorrere del tempo, due piccoli uccellini sbucarono dalla porticina dell’orologio a dondolo annunciando così le 18.00 in punto. Il ragazzo si era già preso la briga di rimandare autonomamente la convocazione la prima volta e chissà magari avrebbe scelto nuovamente la stessa via. Fu stupita quando invece qualcuno bussò alla sua porta. Irrigidì la schiena assumendo una posizione più consona “Avanti”, non era ancora certa sul quale atteggiamento adottare, poliziotto buono o poliziotto cattivo? Forse restare nel messo per ora era un’idea intelligente. “Signor O’Connel, la prego si accomodi. Finalmente ha trovato del tempo per me, come sta? Le sue condizioni di salute sono migliorate?” Si era alzata per accoglierlo, sollevò appena la mano accennando alla sedia proprio davanti la cattedra. “Mi auguro che questa sia ritenuta da entrambi un’opportunità per conoscerci meglio. Posso offrirle del tè?”
     
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    Il respiro del ragazzo divenne di colpo pesante e irregolare mentre realizzava cosa aveva fatto. La mano che stringeva la bacchetta, scossa da forti tremiti, per poco non lasciò scivolare via l’impugnatura. I suoi lamenti soffocati divennero sempre più esili fino a estinguersi, eppure Erik continuò a sentirli come se quella voce fosse vicina. Attraverso gli occhi di tenebra il colore dell’oro dell’abito di quella bambina era diventato rosso scarlatto, così denso da sembrare nero. La osservò inorridito e impotente mentre dalla schiena esile fiotti di sangue fuoriuscivano a ogni respiro, avvicinandola alla fine. Quando ogni movimento sembrò arrestarsi Erik si svegliò di soprassalto nel letto della sua stanza, madido di sudore e con la testa che doleva. Ancora frastornato, scorse l’orologio a pendolo a ridosso del dormitorio: era bastato distendersi per qualche secondo per crollare all’istante, tanto che se non si fosse svegliato di soprassalto avrebbe mancato l’invito della professoressa di Incantesimi. Si alzò, indossando come di consuetudine gli abiti ordinari di Durmstrang sprovvisti di emblema e dopo aver riposto la bacchetta nella fodera agganciata alla coscia lasciò il dormitorio, pronto a imboccare la rampa che lo avrebbe condotto fino all’ufficio della Starling.
    Erik aveva posticipato di proposito il suo invito per divertimento piuttosto che per reale necessità. Mettere alla prova la pazienza della strega era soltanto il suo modo personale per conoscerla, per lo stesso motivo per la prima volta da quando si trovava a scuola aveva deciso di venir meno nella consegna assegnata loro per punizione. Arrivato davanti alla porta bussò e solo una volta che ebbe ricevuto il consenso dall’altra parte della porta si accinse a entrare.
    -Buonasera, professoressa. Mi auguro di non aver interrotto nulla di importante.-, un sorriso di circostanza gli curvò le labbra, mentre lo sguardo dissimulava una lieve chiusura come accadeva se l’argomento verteva sulla sua salute. Da quando l’aveva colpita Agnes era diventata di frequente protagonista dei suoi incubi deprivandolo del sonno… in alcuni casi, perfino della magia. L’incontro con Roxanne non era stato quindi un mero pretesto per allontanarsi qualche giorno dal castello, ma era diventato il preludio per una serie di futuri controlli più approfonditi.
    -Non molto stabili a dire il vero ma non c’è motivo di preoccuparsi: non potrei essere in mani migliori. La ringrazio per l’interesse e le assicuro che non interferiranno nel mio rendimento.-, rispose con garbo in onestà, senza tuttavia entrare nel merito. A un suo cenno Erik sedette dove gli era stato indicato, mantenendo una postura ritta e vigile.
    -Molto volentieri-, accettò il suo invito a bere insieme del tè, ma una volta versato avrebbe atteso che la bevanda raggiungesse una temperatura intermedia prima di bere.
    -Chissà che non diventi la prima di una lunga serie che la spinga a ricredersi sull’erronea idea che si è fatta di noi come classe. Le prime impressioni talvolta possono essere fuorvianti-, commentò accennando un sorriso sornione, mostrandosi affatto intimorito dalla sua autorità. Come in attesa di ordini, Erik non aggiunse altro, limitandosi in un primo momento ad osservarla, incuriosito da quale sarebbe stata la sua prossima mossa.
     
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    Una personalità indubbiamente affascinante, il fascicolo del ragazzo racchiudeva con molta probabilità solo una piccola parte di verità, l’incontro non aveva lo scopo di invadere la privacy di lui ma al contrario, Indigo voleva semplicemente assecondare il proprio sesto senso con un semplice tè. Sperava con una certa apprensione, che lui placasse in parte quella sete di curiosità che l’aveva colpita già dalla prima lezione, il modo in cui si esprimeva, in cui faceva valere le proprie ragioni lasciava intendere un carisma speciale. Una dote che non era passata inosservata in una classe di studenti che se pur intelligenti e profondi, dimostravano la loro perfetta età con le mille sfaccettature che questa regalava loro, lui invece era più pacato, più maturo. Non il tipo di maturità da cui prendere esempio, una maturità sottile ed evidenziata dalla perfetta scelta delle parole da utilizzare per scagionare se stesso o forse qualcun altro.
    Lo accolse con un sorriso sincero, prestò attenzione ai suoi convenevoli servendogli del tè fumante nella porcellana mai utilizzata ed inaugurata solo adesso. “Latte?” detestava il tè, tipico degli inglesi preferirlo a qualunque cosa, eppure aveva imparato a berlo solo per ridurre il troppo caffè, ultimamente ne subiva gli effetti ed erano diverse notti che non riposava affatto bene. Comunque, il latte era persino troppo per lei, per cui lo lasciò li nella mini lattiera a disposizione del ragazzo.
    Sorseggiò il tè caldo, le labbra inumidite si incresparono su un lato “Non mi ci abituerò mai, sono americana e preferisco di gran lunga il caffè”, posò la tazza sul suo piattino bianco, accavallò una gamba sull’altra e rilassò finalmente le spalle. “Io mi sarei fatta un’idea sbagliata di voi come classe? Cielo no. Ho compreso perfettamente con chi ho a che fare e questo non è un insulto.” Una classe di piromani molto adorabili. Non aveva ritenuto la classe responsabile nemmeno per un secondo, se le cose avevano preso una piega esplosiva era stata solo la sua inesperienza ad averlo permesso, non sarebbe più successo. Non se fosse riuscita a guadagnarsi la fiducia dei ragazzi uno per uno.
    “E’ per questo che siamo qui, posso darti del tu? Devi scusarmi, è ancora tutto molto strano e a volte dimentico i convenevoli.” le prime impressioni, già.. Lo aveva convocato proprio per quel motivo.
    “Come sono andata? La lezione è stata un disastro?” sfiorò appena la superficie della scrivania con i polpastrelli, dal giorno della lezione ormai ne erano passate altre un po’ meno infuocate ma aveva capito che la sua prima impressione non era stata buona e se Ania le aveva consigliato di fregarsene e farsene una ragione, per Indigo era totalmente impossibile. L’idea che i suoi studenti la considerassero una novellina poco competente le opprimeva il petto. “Se ti stai chiedendo perché te lo abbia chiesto è piuttosto semplice. Non hai peli sulla lingua e so che non cercherai di guadagnarti il mio favore con mille moine.”
    Annui convinta, O'Connell aveva dato prova di essere un ottimo oratore e non le aveva risparmiato nulla durante la lezione, dunque sperò le concedesse ancora la sua sincerità.
     
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    -il tè andrà benissimo.-, rifiutò con garbo, afferrando la tazza fumante con il piattino per portarli sulle ginocchia senza ancora accennare a bere. Nel sentirla confessare di provenire da un mondo distante da quello che aveva trovato in Scozia gli occhi scuri del ragazzo si animarono di curiosità.
    -Magari non ha ancora trovato l'aroma che le si addica meglio. Sarà solo questione di tempo e di saper cogliere la giusta opportunità.-, tempo per adattare il palato a nuovi sapori, tempo per sperimentare. La professoressa Starling non dava l’impressione di temere l’avventura e l’ignoto: aveva accettato la cattedra di Incantesimi ignara delle sfide alle quali sarebbe andata incontro e di fatto nonostante le evidenti difficoltà iniziali non sembrava scoraggiata né intenzionata a compiere un passo indietro.
    -Come preferisce, professoressa.-, le rivolse un sorriso sornione, senza poter fare a meno di ricordare l’epilogo dell’ultima volta che una docente aveva preferito usare con lui un approccio più colloquiale. Dal suo canto sarebbe rimasto rispettoso, evitando di prendersi libertà non richieste. Si compiacque dell’opinione che si era fatta su di lui, ciononostante la sua richiesta suonò inusuale: raramente aveva conosciuto professori che si interrogavano sulle proprie metodologie, reputandola una aperta dimostrazione di debolezza anziché un’occasione di confronto e di crescita professionale. Erik non avrebbe saputo dire se la strega fosse spinta da una sincera dimostrazione di apertura o se invece da arguzia, tuttavia, dal momento che lo aveva invitato nel suo ufficio dandogli prova di interesse non avrebbe esitato a contraccambiare la medesima gentilezza.
    -Se è la nostra incolumità a preoccuparla non ve ne è motivo.-, esordì, scrutandola negli occhi con sfacciataggine.
    -Studiamo in una scuola di magia, incidenti come quello capitano di frequente. L’unico modo per garantirne l’assenza totale è riporre la bacchetta nell’armadietto: non dubito che molti non si accorgerebbero nemmeno della differenza-, commentò ironico, portando la tazza alle labbra. Sgombrata la mente da pensieri e emozioni, ne bevve qualche sorso prima di riprendere dove si era interrotto.
    -Personalmente la troverei una regressione inaccettabile. Ci formate di proposito per diventare in grado di adattarci a qualsiasi imprevisto: se non qui a scuola non vedo dove potremmo metterci alla prova beneficiando della vostra protezione.- un’ombra attraversò lo sguardo del ragazzo, divenuto riflessivo e a tratti cupo. Il suo spirito di adattamento e la sua prontezza di riflessi gli avevano permesso di tirarsi fuori dalle situazioni più disparate, consentendogli perfino di guardarle negli occhi la Morte e di sopravviverle, come era accaduto nuovamente durante l’estate appena lasciata alle spalle. Il prezzo pagato era stato esorbitante, ma non v’era stato un solo giorno della sua vita che lo avesse rimpianto.
    -Fermo restando che il fuoco abbia il suo fascino ammetto, però, che avrei preferito un approccio più dinamico.-, la mente, con le sue infinite sfaccettature, restava di gran lunga più stimolante. Perfino i suoi compagni di classe assumevano connotazioni interessanti, quando costretti ad abbandonare la passività che li caratterizzava nel quotidiano erano messi nella situazione di reagire.
    -Lei è molto giovane.-, commentò, avanzando poi un evinto con tono impertinente.
    -Scommetto che questa è la sua prima esperienza come insegnante. Di cosa si occupava prima di trasferirsi in Scozia?-
     
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    Essere un’insegnante non era affatto come lo aveva immaginato. Le responsabilità che questo lavoro comportava superavano di gran lunga quelle del servire birra dietro ad un bancone.. Eppure non ne era affatto spaventata. C’era più positività che giudizio nel suo carattere, motivo per cui riusciva a svegliarsi ogni mattina con la stessa grinta di sempre. Seduta dietro la scrivania, stiracchiò appena le spalle contro il morbido schienale della sedia, ignorò la tazza di tè fumante, consapevole che come la solito lo avrebbe lasciato divenir freddo.. Il ragazzo che aveva davanti mantenne il suo sguardo imperscrutabile, se pur brava nel comprendere i colori delle persone che la circondavano, con Rick le cose erano diverse. La prima percezione, già durante la lezione, era stata quella di un ragazzo pragmatico e misterioso, adesso invece aveva aggiunto un altro aggettivo all’idea che si era fatta di lui, riservato. Consapevole di non essere nella posizione giusta per invadere la sua sfera emotiva o privata, lasciò che la conversazione si avviasse banalmente, senza osare muoversi troppo. “Non è il momento giusto per riporre la bacchetta nell’armadietto, su questo sono d’accordo con te.” Non si era ancora sparso il panico tra i corridoi ma l’aria spensierata era sparita lasciando il posto all’incertezza, tutti avevano paura, persino i più giovani e se bene non lo ammettessero mai del tutto, ormai era un dato di fatto che la situazione nel Mondo Magico si era tinta di nero. “Imprevisti come un tavolo rotto? O ti riferisci forse alle tende incendiate? Se continuiamo di questo passo sarò io ad essere pronta a tutto, che Merlino ce ne scampi”.
    La risata con la quale accompagnò la frase, si smorzò. Indigo poteva peccare d’esperienza tra le quattro mura di un aula,ma non era sciocca. Lo sguardo cupo del ragazzo non le passò inosservato ma accese in lei una piccola scintilla di curiosità in più, che avesse paura? Ma di cosa?
    Hogwarts era considerato ancora un posto sicuro e gli studenti potevano contare sulla protezione dell’intero corpo docenti, oltre che ad una serie di incantesimi protettivi lanciati ovunque nel castello e d’interni, eppure era comprensibile. Persino lei ultimamente non riusciva a dormire serenamente, le notizie riportate dai giornali erano divenute sempre più cupe, se rendevano gli adulti tesi e nervosi, come non farlo se non peggio con degli adolescenti?
    “Lo sai che qui a scuola siete al sicuro vero? L’unica cosa di cui dovresti aver paura sono dei voti negativi ma leggendo il tuo fascicolo non corri questo rischio.” Ammorbidì l’espressione sorridendo appena, essere invadente non era una cosa che faceva parte del suo modo di fare.
    Tamburellò con le unghia tinte di rosso sul bracciolo della sedia, una piccola smorfia arricciò le labbra su un lato. “Un approccio più dinamico.." Un giudizio senza però esprimerlo chiaramente, un abile oratore, molto più del resto dei suoi compagni forse, quel ragazzo era privo dell’ingenuità dei suoi coetanei. Allungò le mani sulla scrivania incrociandole e si sporse in avanti interessata all’ascolto “Sono curiosa adesso, cosa avresti fatto tu al mio posto?” Il ragazzo conosceva i suoi compagni meglio di lei quindi attese interessata, qualsiasi informazione in più le avrebbe reso il lavoro più semplice.
    Ammorbidito forse dalla conversazione, fu sorpresa di cogliere un tono impertinente nella sua ultima domanda.. Un piccolo accenno di curiosità che avrebbe soddisfatto volentieri, servire birra non la rendeva meno preparata di altri. “Lavoravo al Paiolo Magico. Un posto interessante ma non è Hogwarts, anche se.. Non dovrei dirtelo ma so preparare ottimi cocktail e lasciamelo dire, da quando insegno qui quel talento è tornato utile”. Soprattutto nei giorni più disastrosi.
     
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    -In un certo senso è tutta esperienza guadagnata: quando varcherà quei cancelli non potrà dire che l’ultima generazione di Hogwarts non l’abbia temprata.-, rispose con impertinenza rivolgendole un sorriso malizioso, per poi mandar giù alcuni sorsi di tè. Nonostante la professoressa Starling si fosse trovata tra capo e collo un grattacapo importante non sembrava perdersi d’animo, capacità di adattamento tutt’altro che scontate e che Erik stimava e apprezzava in una persona. Non solo le avrebbe consentito di sopravvivere a quel lavoro, ma l’avrebbe agevolata, se fosse stato suo interesse farlo, nell’intrecciare legami con i suoi studenti, legami che andassero oltre la disciplina che insegnava. L’arricchimento sarebbe stato reciproco: per Erik rappresentava il beneficio di una conversazione stimolante, che potesse valere da stimolo per uscire dall’apatia perenne che lo ingabbiava.
    -Non esattamente. Pensavo a imprevisti come al Marchio Nero che è stato evocato su Hogwarts quest'estate… o a quel Mago strappato dalla sicurezza di casa sua per essere fatto a pezzi.- l’inflessione vocale e l’espressione del viso assunsero sfumature più serie mentre il ragazzo si perse nei suoi pensieri. Il Ministro del Nord era andato incontro alla fine che meritava, si era detto; tuttavia, quando aveva visto le foto del cadavere sul Profeta aveva concretizzato quanto era stata brutale la sua morte. Anche su Blackwood cominciava a vacillare: nonostante la crudeltà con la quale il traditore aveva distrutto sua cugina Erik fin dall’inizio non aveva dubbi sull’intenzione di condannarlo a una morte rapida, invece adesso non sapeva nemmeno se sarebbe stato capace di affrontarlo, una volta che vi si fosse ritrovato di nuovo faccia a faccia.
    Mise da parte quei pensieri rivolgendo alla professoressa un sorriso ironico.
    -Anche gli studenti e i professori che vivevano nel castello otto anni fa ritenevano non ci fosse luogo più sicuro di Hogwarts, eppure la Storia racconta una versione diversa.-, ribatté, nella finzione del suo ruolo manifestando sincerità. Non erano i Mangiamorte la sua preoccupazione, bensì gli Auror: i suoi genitori avevano acconsentito al suo trasferimento ad Hogwarts per molteplici motivi, tra questi l’opportunità di arrivare tanto vicino al Preside da poterlo eliminare dai giochi. Per quanto sapesse di avere degli obblighi nei confronti della causa alla quale si stava votando non sarebbe stato semplice… né era sicuro di poterlo fare. Così come non era sicuro che, indipendentemente dallo schieramento al quale appartenevano, gli Auror non avessero attaccato con la medesima brutalità uno di loro, nel malaugurato caso di una cattura.
    -Su una cosa però ha ragione: amo troppo studiare per correre il rischio di abbassare la mia media.-, a volte si era chiesto come sarebbe stato essere come i suoi coetanei, alle prese con le problematiche comuni legate alla propria età. Erik riusciva a simularne emozioni e preoccupazioni ma faticava a immedesimarsi; anche a Durmstrang i voti non gli avevano mai dato pensiero, non si era mai curato dell’opinione negativa degli altri ed era sempre riuscito ad accattivarsi la simpatia e il benestare delle persone giuste quel tanto da non avere problemi da nessun fronte. Una sola volta aveva osato uscire dai binari per abbracciare il brivido dell’ignoto, provando interesse sincero per una donna, e gli era quasi costata la vita. Si era ripromesso di non commettere nuovamente lo stesso errore, e fino a quel momento aveva tenuto fede al suo proposito.
    -Nonostante le antipatie e le debolezze sappiamo mettere da parte le nostre divergenze quando si tratta di lavorare in squadra. È un nostro punto di forza… quando la situazione lo richiede. In quel momento non lo richiedeva: eravamo sotto una campana di vetro.-, in uno spazio delimitato, sotto il controllo della professoressa che avrebbe potuto intervenire riportando l’ordine in qualsiasi momento era più semplice “approfittarne” per dare il peggio di sé. All’aperto, in presenza di pericoli reali e senza l’intervento di un adulto la musica sarebbe stata completamente diversa.
    -A Durmstrang talvolta ci lasciavano nella foresta. Per qualche ora dovevamo cavarcela da soli con l’equipaggiamento che ci forniva il Professore o con l’obbligo di ricorrere solo a incantesimi ben precisi. Cambiavamo partner di continuo in modo da poter instaurare una sorta di affiatamento con tutta la classe, ma queste sono solo mie preferenze: non garantisco alcun riscontro con i miei compagni.-, dopotutto non era il loro portavoce, per quello esistevano i Prefetti e i Capiscuola, e da quanto aveva potuto osservare per molti sembrava una comodità ottenere il massimo risultato con il minimo sforzo, quindi non si sarebbe meravigliato di scoprire opinioni contrarie alla propria. Una risata divertita gli sfuggì nel sentirla enunciare l’utilità del suo lavoro pregresso.
    -Non mi dirà che le stiamo facendo rimpiangere il suo vecchio lavoro.-, domandò a bruciapelo, curioso di conoscere il suo punto di vista.
    -Non sarà Hogwarts ma entrambi i luoghi hanno qualcosa in comune: sono un punto di passaggio. Le permettono di incontrare tante persone diverse e di conoscere le loro storie. È questa curiosità che l’ha portata qui?-, domandò ancora, prima di restituire la tazzina vuota sulla scrivania e rivolgere uno sguardo intenso.
     
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    “Pensiamo tutti a quello temo..” irrigidì un po’ la schiena dritta sulla sedia, il marchio nero prepotente nei cieli aveva riaperto vecchie ferite per tutti, in fondo era vero ciò che il ragazzo temeva. La scuola era considerata un posto sicuro ma fino a che punto? Quanto sarebbe passato prima che qualcuno la mettesse nuovamente a rischio? Anastasia viveva i suoi timori intensamente quasi tutte le sere e per quanto Indigo cercasse di non lasciarsi andare alla paura, lei stessa iniziava a vacillare.
    Mantenendo il tono grave della voce incalzò le paure del ragazzo “Hai ragione ma se lasciamo che la paura ci divori allora tanto vale arrendersi e spalancare le porte ai quei bastardi no?” un uso improprio del lessico ma era la conversazione a richiederlo, la violenza non era giustificabile e per quanto ci avesse provato a dare un senso alle origini del male, tutto le era apparso semplicemente inspiegabile. “Faremo in modo di esser pronti. Ti confesso che ho iniziato ad allenarmi più del dovuto, so che anche per altri professori le cose non sono diverse quindi si. Stiamo facendo il possibile per evitare il peggio.” Non suonavo molto come una rassicurazione, la consapevolezza che il corpo docente si stesse preparando a qualcosa di più grave rendeva la minaccia più vera del dovuto. Rick però dimostrava una maturità diversa rispetto a quella dei suoi coetanei e per Indigo era un dovere trattarlo come meritava. Illuderlo che nulla sarebbe potuto accadere era una menzogna troppo grande.
    “Quindi immagino tu abbia già preparato la relazione assegnata a lezione?” lo pungolò volutamente, i suoi voti erano perfetti e non vi era nulla nel fascicolo sul quale lei potesse appellarsi, eppure tutte quelle assenze l’avevano lasciata perplessa. “Ci rifaremo di sicuro, se pur esplosiva la lezione ha dato i suoi frutti. Guardaci, siamo qui intenti a sorseggiare del pessimo tè, senza tutto quel fuoco non avremmo avuto l’occasione, non tanto presto almeno.” C’era qualcosa di indecifrabile nel suo sguardo.. Indigo non possedeva alcun istinto materno eppure dal momento in cui aveva messo piede nell’aula le era maturato un improvviso senso di protezione verso i suoi studenti, qualcosa che non pensava di poter provare. Si sentiva responsabile per loro e aveva deciso che non sarebbe stata soltanto una professoressa ma qualcosa di più, ovviamente mantenendo il suo ruolo ma offrendo la disponibilità dell’ascolto, qualcosa che a suo tempo le era tanto mancato.
    “A volte mi manca lavorare lì, è tutto molto più sereno e meno drammatico. Voi ragazzi siete impegnativi e le scartoffie sono troppe. Però.. Però ecco non tornerei indietro” aveva fatto una scelta e c’erano forse mille ragioni per le quali non sarebbe mai tornata indietro.
    “Niente affatto, il Paiolo offriva già di per se emozioni.. particolari. Volevo solo dare una svolta alla mia vita, ho studiato per questo ed era un peccato non approfittarne. La tua storia vale quanto quelle dei miei clienti O’Connell?” Invadente o impertinente, forse entrambe le due cose, eppure Indigo avvertiva alla presenza del giovane l’assoluta impellenza a scoprire qualcosa di più di lui.. Quasi come fosse il suo sesto senso a parlare per lei.
    “Ho sentito parlare spesso dei severi metodi educativi di Durmstrang, non entro nel merito ma mi auguro che i nostri metodi non siano troppo morbidi per te. Posso prometterti qualche brivido in più alle prossime lezioni ma mi occorre il tuo aiuto, ho visto come gli altri ti guardano.” ecco il nocciolo della questione, il motivo per cui lo aveva chiamato “Sei un leader inconsapevole, ti temono ma allo stesso tempo apprezzano ciò che sei, ti rispettano.” si porse in avanti scontrandosi nel suo sguardo “Aiutami ad evitare nuovi disastri, ti propongo una piccola alleanza. Nei limiti del possibile ovviamente, puoi chiedere in cambio quello che vuoi. Eh per essere ancora più schietta..” fece una pausa “Niente di illegale ragazzo.” Non si sa mai, meglio chiarire, non sarebbe stato forse il suo caso ma qualcun altro le avrebbe chiesto di sicuro di aumentare qualche voto.

    Edited by Indigo Starling - 29/12/2023, 13:27
     
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    -Questa volta non ho niente da obbiettare.-, abbozzò un sorriso, trovando ironico come le rispettive preoccupazioni dipendessero dalle fazioni opposte con le quali avevano deciso di schierarsi. Opposte e allo stesso tempo non dissimili, eppure, nonostante gli Auror fossero ugualmente spietati quanto loro, era la seconda che tutti temevano.
    -Sarei però curioso di assistere a uno dei suoi duelli. Sarebbe per me un’opportunità per osservare uno stile diverso dal mio.-, osservandola da vicino ne avrebbe colto punti di forza e falle nella guardia, informazioni delle quali la causa avrebbe beneficiato in previsione del giorno in cui Mangiamorte fossero giunti nuovamente ai cancelli di Hogwarts.
    -È tutto appuntato qui dentro- quando la professoressa menzionò la relazione Erik si indicò la tempia con due dita e il sorriso si accentuò.
    -Cambia solo la forma: pensavo sarebbe stato più stimolante per entrambi poter confutare di persona certe idee. Sono le stesse che un anno fa mi hanno portato qui, dopotutto… confido di aver imparato da alcuni di quegli errori.-, lo sguardo del ragazzo finì per adombrarsi mentre l’espressione acquisì tratti più rigidi. Attaccare Blackwood mentre era insieme alla figlia era stato un terribile sbaglio ma ciò di cui più si rammaricava era non sapere se la bambina era sopravvissuta alla maledizione con cui l’aveva colpita. Da allora stava riscontrando problemi nell’esecuzione di alcuni incantesimi ma aveva archiviato l’anomalia come una normale reazione a quanto aveva vissuto… di recente si era chiesto se invece non fosse la giusta punizione per il crimine commesso.
    Sollevò distrattamente il capo e con la schiena aderì maggiormente allo schienale della poltrona, assumendo una postura maggiormente rilassata. Nel garantirgli di essere contenta della decisione che l’aveva condotta al castello la professoressa Starling sembrava sincera e nonostante l’inizio col botto Erik non poté che crederle: indipendentemente dalle proprie preferenze, che non mancava mai di sottolineare, una cattedra ad Hogwarts costituiva sempre un privilegio per il Professore che era riuscito ad ottenerla.
    -Non direi. Hogwarts mi ha accolto quando Durmstrang mi ha voltato le spalle e di questo sarò sempre riconoscente al Preside McCormac-, Erik si rigirò l’anello all’anulare in un gesto automatico, come per scaricare la tensione. Sentì il profilo del lupo in rilievo sotto il pollice, trovando che il preside non fosse poi troppo dissimile da quella creatura: nonostante avesse ragioni più che valide per rifiutarlo, Battlin’ non aveva esitato un secondo ad accoglierlo. Evitare di sbilanciarsi era il minimo che potesse fare per non risultare irrispettoso. La proposta della professoressa, tuttavia, lo sorprese, così come lo sorprese la percezione che ella riteneva i suoi compagni si fossero fatti di sé stesso. Su alcuni sapeva di esercitare un certo grado di influenza, altri era certo lo trovassero insofferente, ad altri ancora di risultare indifferente.
    -Ammetto che la sua è un’offerta allettante. Accetto con la promessa di non sottoporle richieste che possano causarle imbarazzo-, abbozzò un sorriso.
    -Ma non garantisco sul successo di questa nuova collaborazione, anche se apprezzo la fiducia che mi sta mostrando.-, non specificò cosa voleva per chiudere l’accordo: contava di farlo al momento giusto, quando la necessità lo avrebbe richiesto.
    -Quanto al valore della mia storia, non sarei un critico attendibile. Preferisco lasciare che sia lei a giudicarla interessante… o banale al pari di tante altre.-, Erik la guardò negli occhi, come per cercare di leggerne le intenzioni: non dubitava che la Professoressa fosse venuta a conoscenza della sua profilazione, era curioso però sulla motivazione che l’aveva spinta a introdurre l’argomento, se si trattava di interesse reale o di circostanza.
    -Le preme sapere qualcosa in particolare?-
     
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    “Chissà, magari un giorno potrai assistere. Sarei lieta di sorprenderti” trattenne il fiato prima di parlare troppo. Non si sarebbe mai mostrata debole davanti ad uno studente eppure, eppure una parte di lei avrebbe semplicemente voluto dire la verità – le cose non vanno bene come dovrebbero, non sono riuscita a proteggere nemmeno me stessa, figurati voi studenti-.
    Non faceva parte di lei restare in silenzio per più di qualche secondo e raramente le parole le erano venute meno, Indigo godeva della sorprendente capacità del non abbattersi mai del tutto. Smorzò l’espressione contrita con un accenno di sorriso dettato più dalla circostanza, non durò a lungo però. La sfacciataggine del ragazzo era sorprendente, la relazione non l’avrebbe mai consegnata, che la stesse in qualche modo mettendo alla prova? Può darsi. Oppure, nel peggiore dei casi la riteneva semplicemente degna di poco conto. Su quest’ultimo punto non ne era poi tanto convinta, c’era qualcosa in quel ragazzo che non riusciva a decifrare, persino nel suo sguardo impenetrabile erano visibili delle crepe, da queste filtrava ogni tanto qualche bagliore di normalità, piccoli cenni di luce che bastavano per ammorbidirne i lineamenti. “Hai due giorni, non di più. Sono sicura che porterai a termine il compito.” Smorzò per un secondo la gentilezza “Qualora non dovessi riuscirci inviami pure un Gufo, vedrò cosa fare”. In effetti un’idea ce l’aveva ed era dal giorno della lezione che aspettava solo il momento giusto per metterla in pratica. Tamburellò con le dita sulla cattedra dimenticandosi completamente del tè. “E quali potrebbero mai essere gli errori commessi da un ragazzo della tua età?”. Non lo sottovalutava, lo aveva capito dal primo istante che la fanciullezza in lui era persa da tempo eppure non aveva idea di cosa potesse essergli accaduto, forse i suoi problemi di salute o forse qualcosa che giustamente non avrebbe mai rivelato ad un’insegnante. Non era nelle intenzioni della professoressa mostrarsi invadente ne spingersi più in là del dovuto, la percezione che aveva non lasciava dubbi, spingendosi troppo oltre il ragazzo avrebbe potuto chiudersi completamente e così ogni tentativo di instaurare fiducia, sarebbe stato invano.
    Mentre lei si distendeva meglio sulla sedia riuscì a catturare nuovamente le ombre nei suoi occhi, un attimo in cui le difese di lui probabilmente venivano meno, perspicace com’era la ragazza non disse nulla, rilassò solo le spalle concedendo ad entrambi un attimo per riflettere.
    “Resteresti sorpreso, ho una soglia dell’imbarazzo altissima” accolse il suo sorriso sorpresa, fino ad un attimo prima si era convinta del suo rifiuto. Non avrebbe mai avanzato una proposta del genere con un altro studente rischiando così altro genere di guai o di fraintendimenti. Lui parlava la sua stessa lingua, il pericoloso linguaggio di chi aveva sofferto troppo per permettersi dei rischi inutili. “Reputi la tua storia banale?” incrociò le braccia al petto “Perchè parliamo ancora di questo giusto?”.
    Anastasia avrebbe di sicuro disapprovato i suoi metodi troppo sinceri, il modo in cui stava pericolosamente sciogliendo via il velo sottile tra insegnante e studente, il volersi spingere troppo oltre. L’americana però non si era mai fatta troppi problemi a riguardo, il più delle volte le era bastato seguire il suo cuore per compiere la scelta giusta, una sorta di sesto senso che persino l’empatia di Anastasia non riusciva a volte a raggiungere. “Ho letto la tua storia e ora che ti ho davanti ne ho la conferma. Banale è un aggettivo che non ti si conviene” ed era questo ad aver acceso in lei il seme della curiosità. “Che cosa ti piacerebbe fare dopo il diploma?” Una domanda banale per un insegnante ma non per Indigo, quasi certamente la risposta sarebbe stata vaga e lei avrebbe comunque cercato di coglierne più del significato apparente.
     
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    Per un istante Erik socchiuse le palpebre, cogliendo nell’esitazione della professoressa più di quanto la strega avrebbe voluto rivelargli. Lasciò andare l’anello per rigirare intorno al polso il bracciale di pelle di drago di cui il professor Korczak gli aveva fatto dono la scosta estate, sotto i polpastrelli gli incavi in latino erano un monito per chi leggeva tanto per quanto chi lo indossava: la tua morte è la mia vita.
    Si domandò se quel rinvio fosse dovuto a un’insicurezza personale o motivato dalla prudenza: dopotutto, fidarsi di uno studente, fidarsi di lui, che non le aveva dato alcun motivo per farlo, costituiva a tutti gli effetti un azzardo. Decise di non insistere e lasciò che l’argomento scivolasse via con naturalezza. La Professoressa Starling aveva appena fissato l’ultima scadenza utile per la consegna ma per quanto si fosse divertito a pungolarla era stato onesto con lei: le sue altalenanti condizioni di salute non avrebbero inficiato la media scolastica. Non aveva mai preso un’insufficienza neanche quando frequentava l’istituto del nord e non intendeva cominciare proprio a Hogwarts.
    -Come preferisce, ma non sarà necessario. Riceverà le mie pergamene sulla sua scrivania entro domani sera.-, il sorriso del ragazzo assunse una sfumatura sarcastica, a tratti cupa, davanti alla domanda che seguì poco dopo. Bastava ripercorrere a ritroso l’ultimo anno per individuare i tre episodi più gravi in cui aveva messo a serio repentaglio la propria incolumità e tutti e tre avevano una matrice in comune.
    -Aver abbassato la guardia. Avevo il mondo ai miei piedi e un oceano di opportunità davanti: adesso è il mondo ad avermi in ginocchio.-, nel cedere all’attrazione per Christine la propria vita era rimasta appesa a un filo per settimane e se i suoi compagni avessero esitato qualche minuto di troppo a segnalare il suo mancato rientro in dormitorio sarebbe morto. Anche accettare di sorvegliare Marsilda per conto di suo padre non aveva avuto conseguenze meno spiacevoli; Killian era un mago ingestibile, profondamente limitato ma dall’indole sadica e imprevedibile, esisteva soltanto un rimedio alla sua miserabile esistenza eppure, per quanto si fosse destreggiato bene durante il duello, Erik non era stato in grado di scagliare l’incantesimo che ne avrebbe spezzato la vita. Allo stesso modo si era rivelato incapace di restituire giustizia a sua cugina Michelle: Blackwood era sparito dalla circolazione senza lasciare traccia.
    -Se adesso approfondissi il contenuto della mia relazione però non ci sarebbe più gusto nel leggerla e non avremmo un altro pretesto per conversare di nuovo fuori dall’aula. Ammetto però che sono curioso di sapere se lei si sia mai sentita così… come se non stesse attraversando soltanto una fase passeggera.-, in catene. Schiava di una condizione piombata tra capo e collo che non conosceva soluzione. Poteva soltanto vivere alla giornata, rubare quelle ore, quei minuti, in cui il malessere gli concedeva tregua per riappropriarsi del suo tempo, della sua vita, senza speranza di cantar vittoria, perché quei momenti avrebbero sempre conosciuto la fine. Nell’aprirsi aveva volutamente rovesciato l’attenzione su di lei: do ut des, secondo i suoi calcoli sarebbe stato più semplice indurla a cedere dei frammenti di sé e del suo vissuto se lo avesse fatto lui per primo, di propria iniziativa. Dopotutto, il ragazzo di Durmstrang si stava muovendo in acque conosciute, in un mare calmo: erano pochi i ricordi in grado di ferirlo, per la maggior parte non gli suscitavano alcuna emozione.
    -Non è quel che ho detto: semplicemente non trovo oggettiva la mia opinione su qualcosa di tanto personale.-, la guardò negli occhi, concedendole un sorriso ironico. Come sospettava, la professoressa Starling era al corrente della sua storia. Se lei preferì non domandare, Erik scelse di non parlare di propria iniziativa, tuttavia apprezzò che le attribuisse la giusta, senza sminuirla né enfatizzarla. C’era stato un tempo in cui aveva sofferto per il rifiuto di sua madre, che non aveva voluto riconoscerlo, e per la brutalità con la quale era stato respinto da quel ramo della famiglia, ma quel tempo era finito da un pezzo. Si era ripromesso di non versare più neanche una lacrima per ciascuno di loro e così era stato negli ultimi nove anni.
    -Studierò Magisprudenza all’Accademia di Arti Magiche e a tempo debito inizierò a praticare come avvocato nello studio di mio nonno. Un giorno mi piacerebbe sedere tra i giudici nella Corte Suprema del Wizengamot. Un po’ di ambizione non guasta-, rispose, raddrizzandosi nuovamente sulla sedia. Il futuro restava imprevedibile, ciononostante il ragazzo aveva le idee chiare su quale sarebbe stata la sua strada se non avesse preso quel brusco cambio di direzione che lo aveva condotto a Hogwarts. Si era detto che quel viaggio era stato soltanto posticipato, mantenendo vivido l’obbiettivo.
    -Lei aveva le idee chiare mentre studiava? Che scuola ha frequentato? Non mi sembra di averglielo sentito dire, se non vado errando.-
     
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    “Bene” Ammorbidita dalla sua risolutezza, mantenne l’espressione severa per qualche minuto, i buoni voti del giovane erano un esempio lampante del suo impegno e delle sue capacità tra i banchi di scuola. Un piccolo cenno di normalità apparente tra le mille sfaccettature del giovane Serpeverde, durò però troppo poco. A giudicare dall’espressione dipinta sul suo volto, gli errori commessi a suo dire dovevano essere molteplici e anche piuttosto gravi, troppo severo forse per la sua età. L’autocritica che lui stesso ammetteva, in molti individui di età maggiore non era nemmeno contemplata. “Se non commettessimo degli errori non esisterebbero lezioni da imparare.” Non si sentiva affatto la persona adatta a dare dei consigli, lei stessa vantava una lunga lista colma di errori, alcuni dei quali le avevano provocato ferite che ancora oggi faticava a curare, ciò che l’aveva però salvata era l’ottimismo e la positività. Il solo fatto di svegliarsi al mattino ogni giorno era un puro atto di coraggio, lo sapeva bene e lo ripeteva insistentemente come una routine che andava oltre la quotidianità, pezzo dopo pezzo la sua anima era stata curata fin quando una mattina la paura semplicemente era svanita. “A cosa può servirti avere il mondo ai tuoi piedi? Sono le opportunità, l’ambizione e le capacità a fare la differenza. Le armi giuste per realizzare i tuoi obbiettivi le possiedi ancora tutte.” Non era un semplice incoraggiamento ma un dato di fatto, Indigo capì in quel momento che la persona seduta esattamente davanti ai suoi occhi, avrebbe davvero potuto conquistare il mondo se solo si fosse resa conto delle proprie capacità. Ci aveva visto giusto durante la lezione e adesso ne riceveva le conferme, un abile oratore, ambizioso quel tanto che bastava per ottenere qualsiasi cosa.
    “Fantastichi già sul nostro prossimo incontro? Ne sono lusingata” lo incalzò provocandolo, non sperò di averlo colpito così presto o di aver instillato in lui la curiosità ma sorrise comunque soddisfatta, per lo meno non era scappato via dopo cinque minuti. Le era chiaro come sotto esame non fosse solo il ragazzo, lui stesso aveva tessuto la propria rete catturando così l’attenzione della professoressa. Lo lasciò fare, non aveva nulla da nascondere, nulla che non potesse condividere con lui, magari ispirarlo o semplicemente per annoiarlo.
    “Per rispondere a questa domanda ho bisogno di qualcosa di più forte del tè” disse senza scontrarsi nel suo sguardo, si alzò e con estrema nonchalance, raggiunse una piccola madia in rovere, sollevò la prima tavola di legno come fosse uno scrigno, al suo interno due graziose bottiglie colme di liquido ambrato vibravano illuminate dalla luce delle candele. Si versò un bicchierino piuttosto abbondante e tornò al suo posto. Sorseggiò appena inumidendosi le labbra carnose nel brandy. Non gli offrì volutamente da bere ricordando ad entrambi la distinzione netta fra i loro ruoli.
    “Ho toccato un punto di non ritorno..” Se fosse giusto o no renderlo partecipe della sua storia non lo avrebbe scoperto adesso ma solo in seguito forse. Sorseggiò ancora il suo coraggio liquido. “Non molto tempo fa in effetti.” difficile trovare le parole per mettere al nudo le proprie debolezze senza risultare stucchevole o fin troppo fragile. “Sono stata aggredita e se bene sia sopravvissuta, l’aggressione mi ha fatto capire quanto fossi debole e vulnerabile. Ho temuto di non essere fatta per questo lavoro e per un po’ mi sono data delle colpe che non erano mie. È stata dura tornare a vedere il mondo da un’altra prospettiva. Ti diranno forse che sono le persone care ad aiutarci a superare i momenti difficili ma.. ma non è vero. Siamo solo noi stessi a fare la differenza.
    Strinse tra le mani il piccolo bicchierino da liquore, forse se fossero stati assolutamente in silenzio i battiti del suo cuore avrebbero risuonato chiari e distinti nella stanza ma fortunatamente poteva avvertirli forti e impavidi solo lei. “Mi sono assicurata di essere in grado di riuscire a proteggere me stessa e chi mi circonda. È stato questo il mio biglietto di ritorno”, superare un grave limite, combattere la paura e non sentirsi così vulnerabile. Era ancora convinta di aver fatto la giusta scelta non rivelando nulla di tutto ciò ad Anastasia, la sua dolcezza e la sua compassione avrebbero solo reso il sospetto di essere debole ancora più tangibile.
    “Un avvocato quindi, non sono sorpresa” aveva tutte le carte in regola per difendere con cognizione e capacità chiunque avesse voluto. Per ignoranza o ingenuità si era da sempre portati a pensare che gli avvocati difendessero i deboli dagli aggressori, la verità dei fatti era diversa. Gli avvocati difendevano e basta, non vi era moralità alcuna per la scelta dei casi da seguire e questo per Indigo sortiva un certo fascino.
    “Mi sono diplomata proprio qui, sedermi su questa sedia adesso è un po’ come tornare a casa”, fu quella la prima cosa che aveva provato mettendo nuovamente piede tra le mura del castello. Un senso di familiarità inaspettata, non si era mai sentita più a suo agio di così nonostante il fuoco e le fiamme. “E per la cronaca no. Ho servito al bancone per molto tempo, prima di insegnare il mio obbiettivo era risparmiare per aprire un piccolo negozio sulla Royal Mile ad Edinburgo. Sono l’esempio lampante che tutto può cambiare in un attimo”. La sua vita passata, il vecchio lavoro e le umile origini della sua famiglia non le avevano mai sortito un effetto di vergogna, nemmeno il più piccolo accenno. Ne andava fiera.
     
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    -Al vantaggio di non essere calpestati da niente e nessuno, per fare un esempio.-, l’opportunità, l’ambizione e le sue capacità venivano annullate ogni volta che il dolore si acuiva, rendendolo di fatto un ragazzino inerme, così debole da non riuscire nemmeno ad alzarsi dal letto senza il rischio di cadere per terra. Fu una riflessione che per riservatezza preferì tacere mentre socchiudeva appena le palpebre, come per schermarsi dal fastidio che portava con sé. Per un attimo ripensò a Daisy, alle sue parole. Erano molte le cose che Erik amava fare prima, ma la rinuncia più sofferta riguardava lo sport. Si era avvicinato al Quidditch durante il suo secondo anno a Durmstrang spinto dal prestigio che avrebbe ricevuto entrando in squadra come giocatore titolare, ma come sport lo aveva sempre trovato affascinante per la resistenza alla fatica che bisognava sviluppare stando tante ore di fila in sella a un manico di scopa, sotto il sole cocente o sotto le sferzate di vento e pioggia, senza conoscere la fine della partita, perché la cattura del boccino poteva essere istantanea così come richiedere un’intera giornata. Il Quidditch lo aveva agevolato nella conoscenza dei propri limiti ed era l’ultimo legame che aveva avvertito con i Westwood, in particolare con suo cugino Mark, in un periodo in cui i contatti con la sua famiglia d’origine erano stati stroncati di netto.
    -E lei no?-, domandò impertinente, riservandole un sorriso malizioso. Erik trovava un sollievo poter conversare con qualcuno che sentiva più affine al suo modo di pensare, lontano dai drammi dell’adolescenza, e non si faceva scrupoli a sottolinearlo. Davanti al tumbler che le aveva appena visto riempire però lanciò uno sguardo diffidente: in una situazione diversa non si sarebbe fatto sfuggire una battuta sagace per punzecchiarla su quanto fosse poco consono assumere alcolici in servizio e davanti un suo studente, soprattutto sulla scortesia di non ricambiare, ma lo smarrimento che aveva riconosciuto come proprio nel suo sguardo lo indusse al silenzio. Fu sorpreso nel vederla aprirsi nei suoi confronti, rendendosi vulnerabile; la sorpresa fu ancora più forte nel sentirla ammettere con tanta disinvoltura una verità che Erik aveva intuito otto anni prima, ma reso propria solo da un paio d’anni. Dopotutto… la presenza della famiglia e l’amore del compagno non aveva fatto alcuna differenza per Michelle, che era stata spezzata dal bastardo, sconfitta dalla vita.
    -Non posso che condividere il suo pensiero. Le persone care potrebbero solo essere una leva per ripartire, niente di più.-, persa una madre, Erik ne aveva scoperta un’altra: l’incontro con Eleonor gli aveva permesso di capire, a poco a poco, che a destabilizzarlo non erano il rifiuto di Vernita, l’indifferenza di sua sorella Kairya o la crudeltà di Chad e Sean a ferirlo, bensì il bisogno astratto di appartenenza a una famiglia. Gli O’Connell e i Sanders, ai quali si erano aggiunti i Murray, non lo avevano mai fatto sentire fuori posto bensì l’erede che avevano sempre desiderato. Aveva riconosciuto il suo legame con i Westwood per quel che era: la percezione fallace che poteva avere un bambino di dieci anni, ingannevole e irreale, che lo avrebbe condotto solo alla sofferenza, a spezzarsi come si era spezzata Michelle. Dopo il risveglio dalla foresta di Durmstrang Erik aveva beneficiato della presenza della propria famiglia, ma era stata la forza di volontà e l’attaccamento alla vita a permettergli di sopravvivere. Apprendendo l’occlumanzia aveva perseguito lo stesso proposito che aveva spinto la Professoressa a potenziare le proprie difese: non permettere più ad anima viva di arrivargli tanto vicino da mettere nuovamente a repentaglio la propria vita.
    -Lo prendo come un complimento.-, ribatté, quando la strega mostrò di aspettarsi un risvolto simile sul proseguo dei suoi studi.
    -Possiamo considerarci fortunati che abbia intrapreso una strada diversa.- le concesse quella breve pausa stando al gioco, non mancando di riprendere al momento giusto l’argomento che più gli interessava.
    -Lo ha denunciato?-, domandò a bruciapelo, cercando nei suoi occhi la risposta prima che fossero le parole a confermare o smentire. Fu istintivo attribuire al colpevole un’identità maschile, così come fu istintivo domandarsi...
    -Da cosa ha tratto la forza per rialzarsi?- … cosa aveva impedito a Michelle di uscire da baratro d'oscurità in cui l'aveva lasciata quel vile bastardo.
     
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    “Potrei..” Sorrise di ricambio, un piccolo scambio di battute forse poco consone ma del tutto appropriate se considerato le personalità dei due interlocutori. Un gioco che avrebbe potuto significare tutto o semplicemente niente, per ora per Indigo era solo un modo per sondare sin dove il giovane avrebbe mantenuto le sue difese chiaramente erette attorno a se. Osservò la sua espressione mentre il racconto dell’aggressione prendeva vita attraverso le sue parole, non un cenno di pietà o comprensione, la freddezza di cui aveva bisogno Indigo era questa. Assurdo che provenisse da un ragazzo della sua età, molti adulti le avrebbero mostrato compassione, ciò di cui aveva maledettamente paura.
    “No.. Non l’ho denunciato”, avrebbe voluto e forse era sua dovere denunciarlo, un mal vivente a piede libero era una congiura, un rischio contro chiunque eppure.. Eppure lei aveva finto che non fosse successo nulla andando avanti nella sua vita, concedendosi solo al calar del Sole, brevi attimi di terrore in virtù di quei ricordi così pericolosi. Quale insegnamento poteva offrire al giovane Serpeverde? L’avrebbe considerata una debole e forse era semplicemente questo quello che era. La scelta di non sporgere denuncia era sorta per diversi motivi, la paura che lui potesse tornare non per lei ma per le persone che amava. La paura di non esser creduta o essere considerata pazza, in fondo non lo aveva visto in volto, per non parlare dei fantasmi. Una storia molto sopra le righe che di sicuro le persone sbagliate avrebbero usato per deriderla. “Tu l’avresti fatto?”
    Trattarlo come un adulto era un atto di fede, sentiva di poterlo fare e assecondare il proprio istinto era una di quelle cose per cui lei proprio non poteva fare a meno. Sfiorò con il polpastrello l’orlo del bicchiere in cristallo. “Ho avuto paura, ne ho ancora ma suppongo fosse un mio dovere a cui sono venuta meno”. Sfidò il suo sguardo incalzandolo, quanto poteva realmente essergli utile ascoltare una storia del genere? “Ho deciso che non potevo semplicemente vivere solo di paura. Mi sveglio ogni giorno pensando che sia quello giusto, il giorno in cui deciderò di tornare lì in quel posto per capire chi fosse e chiudere la questione. Non sono mai riuscita ad andare oltre il vialetto di casa”. Sorseggiò il poco liquido ambrato rimasto nel bicchiere, avrebbe dovuto versarne di più ma essere cauti era un gesto responsabile da parte sua, soprattutto al cospetto di uno studente. “Forse è decidere di andare avanti un atto stesso di coraggio” smorzò con un flebile sorriso. “Siamo tutti dei sopravvissuti temo, ognuno a modo suo”.
    Sollevò appena lo sguardo, il tempo era trascorso senza che se ne fosse resa conto “Ti ho trattenuto più del dovuto ma non me ne dispiaccio, sei libero di andare se vuoi” e così lo congedò, si alzò a sua volta per accompagnarlo alla porta, non lo stava cacciando, sentiva di aver piantato un primo paletto verso la sua conoscenza, un piccolo passo e andare oltre forse sarebbe stato distruttivo o inutile. Aveva imparato a lasciar fare al tempo il suo percorso, un frutto andava colto quando maturo.
    “Non dimenticare la relazione” disse un po’ per tormentarlo, aggiunse prima che fosse troppo tardi “O’Connell? Prima che tu vada..” ci ripensò “conto su di te sulla buona riuscita del nostro piccolo patto”. Strizzò l’occhio dissimulando ciò che avrebbe davvero voluto dirgli -la mia porta è sempre aperta, se hai bisogno ci sono-. Non lo fece per una serie di motivi, avrebbe lasciato a lui il tempo e la voglia di capire se potesse ritrovare in lei una figura amica, pressarlo non era una buona idea e ammorbidendo il suo sorriso, Indigo aveva iniziato a capirlo.
     
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    Non l’ha specificato nella sua denuncia perché le è piaciuto; le parole di Blackwood riemersero a tradimento rendendo Erik più teso e meno incline al dialogo. Il ragazzo lasciò che la Professoressa parlasse senza interromperla e tenne per sé considerazioni troppo personali da trovare posto in una sede tanto delicata come quella nella quale si erano appena addentrati. Evitare di parlarne garantiva alla vittima una certa discrezione con gli altri e una protezione dal trauma stesso. Fingere che non fosse accaduto nulla diventava una trappola mentale dalla quale difficilmente si fuggiva, perché non appena quella sensazione di sicurezza veniva minacciata si crollava e subentrava la paura, tra le quali quella più infame di non essere creduti.
    -Forse è stata una fortuna che lei non ci sia riuscita. Avrebbe potuto farle di peggio che ucciderla-, se la Starling avesse superato il vialetto di casa, tornando nel luogo dell’aggressione, non era da escludere totalmente che lo incontrasse di nuovo con il peggiore degli epiloghi. Erik non era mai più tornato in quella foresta, così come tendeva ad evitare anche quella di Hogwarts e non perché fosse un vigliacco bensì per evitare di esporsi a pericoli inutili. Non era ansioso di andare incontro alla morte, finché avesse avuto la forza per farlo anzi le sarebbe sfuggito.
    -Non condivido-, si espresse poi sfavorevole: tirarsi in piedi e andare avanti non li rendeva automaticamente dei sopravvissuti.
    -Alcuni sono morti prima del tempo. Semplicemente non hanno gli strumenti per realizzarlo.- del resto Michelle era viva, ma di lei non era sopravvissuto niente.
    -E solo il tempo saprà dirci se la nostra collaborazione funzionerà. La ringrazio per quest'occasione, Professoressa. È stato un confronto interessante-, Erik si alzò per avviarsi alla porta, ma prima di andare si fermò sull’uscio, lanciandola un’occhiata indecifrabile.
    -Per rispondere alla sua domanda avrei dovuto trovarmi nella sua situazione. È toccato invece a una mia compagna di corso e io ero lì.-, per privacy e per correttezza non ne avrebbe menzionato il nome. Daisy non si era lasciata davvero alle spalle quell’aggressione, che aveva contribuito ad accrescere il bagaglio di spiacevoli vicende che le rendevano ostica la magia.
    -L’ironia della legge inglese mi legava le mani, dato che in assenza di un pubblico ufficiale come testimone solo la vittima dell’aggressione può sporgere denuncia. Ma noi abbiamo la fortuna di un Preside che non bada a queste sottigliezze e che sa come sfruttare la propria esperienza da Vice Capo Auror. Quando ho capito che lei non si sarebbe fatta avanti gli ho consegnato i nomi dei responsabili. Nessuno di loro frequenta più questa scuola-, aveva tratto il suo tornaconto da quella vicenda, ma di una cosa era stato certo fin da quando lo stomaco gli si era contorto dal ribrezzo per ciò che aveva visto. Davanti a quelle bestie non avrebbe peccato d’omertà, mai.
    -Prendendo quella decisione sapevo sarebbe potuta finire male per entrambi, ma era un rischio che ero disposto a tollerare se significava poter ottenere giustizia per lei ed eliminare un potenziale pericolo per gli altri. In queste situazioni l’unica persona che beneficerebbe del silenzio è il colpevole.-
     
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13 replies since 16/11/2023, 21:09   204 views
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