"L'unico modo per liberarsi di una tentazione è cedervi."

Role aperta agli spillati dell'anno 2023/2024

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    Caposcuola
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    Fine novembre 2023

    Vanesia e capricciosa la lattea mezza-luna si specchiò negli occhi di tempesta dell’aspirante cantautore, allorché varcò la soglia del Castello per inoltrarsi lungo il parco d’erba morente e di ruvido nevischio che lo avviluppava. Novembre era oramai al suo epilogo e malgrado fossero trascorsi mesi da quanto accaduto nelle profondità dell’Isola di Smeraldo, André seguitava ad esser irrequieto e insonne: di giorno, pensieri cupi s’agitavano caotici nella sua mente, rendendolo sfuggente e selvatico, mentre di notte, maledetti incubi giungevano sovente a tormentarlo, colmandolo di frustrazione. Tant’è che le ronde notturne imposte dalla carica di Caposcuola erano divenute invero il diversivo più piacevole con cui fuggire dai demoni annidati nel suo inconscio, oramai che era stato obliato dalla sua Musa e ripudiato dalla sua ispirazione. Smarrendo il rifugio e la consolazione che la musica gli aveva offerto sin dacché non era che un bambino.
    A volte, la cercava André: con la chitarra fra le dita da pianista disertore, tentava di graffiare quelle corde che conosceva a memoria, ma irrimediabilmente le sentiva crudelmente estranee. Persino le canzoni che aveva composto, non parevano più appartenergli, come se quella parte di sé che aveva donato loro note e parole invero fosse spirata nella radura, al cospetto della druida dagli occhi bugiardi. Avvelenata dal morso della serpe che di tanto, in tanto ancora pungeva ardendogli la pelle – memento di come avesse quasi perduto tutto…di come avrebbe potuto ancora perdere tutto...
    Desideroso di liberarsi dalla trappola della propria mente, si volse ad osservar il viso dagli eleganti tratti della compagna che procedeva in silenzio al suo fianco: la sua nivea pelle pareva risplender e i suoi cerulei occhi baluginare alla carezza della luce lunare, eppure erano le tenebre ad averne asservito i tratti – spettri del dolore che doveva aver banchettato famelico con il suo cuore dacché era divenuta orfana. Un dolore che si sforzava di camuffare, ma che di tanto in tanto emergeva nell’amarezza del suo verbo, nella freddezza dei suoi gesti e nei fulmini dei suoi sguardi, tanto quanto nella solitudine dei suoi silenzi. Un dolore che André riconosceva, poiché lo aveva visto riflesso altresì negli occhi dolorosamente espressivi di Daisy, allorché la ghigliottina della Morte era calata sul capo di sua madre, aguzzina e vittima d’un patibolo che ella medesima aveva imbastito.
    - Vanilla… - anelava trasmetterle vicinanza… comprensione…empatia, ma le parole si smarrirono nel caos dei suoi pensieri, come sovente gli accadeva, mentre rifletteva su come forse la verde-argento l’avrebbe considerato presuntuoso e invadente, persino crudele nel pigiare quell’insanguinato tasto che si sforzava di far tacere. - se dovessi aver bisogno di qualcosa…puoi contare su di me. - il suo sguardo si fece intenso e magnetico mentre s’immergeva nelle profonde acque dei suoi occhi nel tentativo di comprendere se il suo verbo ne avesse smosso i fondali, rivelando i sentimenti che credeva ella vi celasse per non esserne risucchiata e annientata, irrimediabilmente. Non anelava turbarla, né ferirla, ma il giovane dall’intimo in perpetuo conflitto esistenziale era noto per agire d’istinto e per esser onesto, a volte troppo…a volte in maniera quasi brutale...
    Di repente, un bagliore dalle sfumature d’oro e di rame emerse dall’oscurità della Foresta Proibita e lo attrasse seducente su un cammino diverso da quello che avrebbe dovuto seguire, incuriosito ed incauto al contempo. - Vieni a vedere? - un quesito retorico che le pose con un cipiglio sornione e machiavellico, indicandole la direzione da seguire: era conscio che la Prefetta non si sarebbe tirata indietro, né che gli avrebbe permesso d’addentrarsi nel folto della misteriosa ed impervia vegetazione da solo. Ma al lunatico e selvatico Stormind piaceva provocare… - Non avrai paura… - oh, sì , gli piaceva parecchio...
    Non appena furono abbastanza prossimi ai confini della foresta, l’orecchio da musicista di André colse in pochi graffi di plettro delle note ritmate che infrangevano prepotenti la silenziosa quiete degli alberi. - Qualcuno si sta divertendo… - uno sghembo sorriso malandrino e malizioso diradò le tenebre dal suo volto e ne ammorbidì i tratti, mentre cercava la complicità della sua collega, truffante e spavaldo. - ci imbuchiamo? - mera cavalleria, poiché prepotente e superbo non avrebbe accettato un suo diniego.
    Un voluttuoso e vivace fuoco era stato aizzato al centro d’una piccola radura celata oltre le prime file di sempreverdi e le fiamme parevano danzare al ritmo della musica, riscaldando i presenti. - Niente panico…e niente schiantesimi. Potete riporre le armi e gli artigli, non sono qui per punirvi. - celiò, osservando i dintorni in cerca di qualcosa da bere. - Non io, quantomeno. - soggiunse, rivolgendo a Vanilla un complice e dispettoso occhiolino mentre allungava le dita verso alcuni boccali puliti depositati accanto a un fusto di…Burrobirra.
    - Davvero? Nessuno ha dell’Incendiario? - con un teatrale e melodrammatico sospiro di rassegnazione, riempì un boccale e lo offrì alla sua complice, afferrandone poi un altro per sé. - Cin, collega. Al piacere prima del dovere... -.


    Siamo alla fine di novembre, è notte e il coprifuoco è ovviamente una leggenda che abbiamo dimenticato. Qualcuno ha organizzato una festa clandestina attorno a un piccolo falò, in un radura nascosta oltre i primi alberi della Foresta Proibita. C'è musica e c'è da bere, ho citato solo la Burrobirra ma potete sbizzarrirvi, anche sulle ragioni per cui vi trovate lì, non c'è un master per cui agite come meglio credete e inventate ciò che volete.

    role aperta a tutti i nuovi arrivati!


    Edited by soul of art and anarchy - 24/1/2024, 16:49
     
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    Una ronda notturna avvolta nel silenzio, un placido momento dove tutto assumeva un colore diverso accarezzato dai raggi argentei della luce lunare. Vanilla aveva dimenticato cosa volesse dire riposare, a volte dormiva ma questo non contribuiva a donarle un aspetto sano, ogni qual volta il suo viso poggiava sul cuscino, rumorosamente nel petto il cuore aumentava la sua corsa rendendole impossibile l’addormentarsi. L’insonnia aveva delle possibili cure ma per quanto le anelasse, aveva scelto di non farne uso conscia della pericolosità degli effetti della dipendenza. Il dolore non l’aveva resa sciocca ma bensì fiera e arrabbiata. Studiare e portare a termine i propri compiti erano l’unica cosa che le ricordava di essere ancora viva. A volte stentava a crederci poiché tutto ciò che riusciva a provare era solo un enorme senso di vuoto ed era per questo che nell’ultimo periodo navigava sotto braccio con il pericolo. Sceglieva con cura le proprie disavventure lanciandosi senza paracadute, una terapia del dolore che di certo le avrebbe causato ben altri problemi. Accolse l’empatia del caposcuola con una dolcezza riservata a pochi. L’unica cosa che la rincuorava dopo tutto, era il fatto che la morte dei suoi genitori ormai era una notizia pubblica già abbondantemente raccontata, non vi era bisogno di parlarne ancora o di raccontarne i particolari. “Sei gentile caposcuola” un modo se non altro per ringraziarlo per la sua buona volontà, era sincero. Vanilla lo percepiva, i suoi occhi erano luminosi se bene accerchiati dalle tenebre, le ricordavano vagamente i suoi, il dolore lasciava tracce evidenti e chi lo aveva provato le riconosceva chiaramente. Forse non gli avrebbe mai chiesto aiuto ma la consapevolezza di poterlo fare era comunque un sollievo. Assecondò il suo sguardo curioso indugiando sulle fioche luci provenienti dalla Foresta. Sul viso di Vanilla un’espressione maliziosa prese il sopravvento, si sforzò di prestare attenzione a quello che le diceva il caposcuola ma la sua mente era stata catturata dalla curiosità. Sembrava una di quelle feste segrete fatte solo per esser scoperte. Un ghigno silenzioso accompagnò il suo consenso “Non devi nemmeno chiederlo” certo che voleva vedere cosa si celasse dietro la fitta boscaglia. Con l’umore notevolmente migliorato, seguì il ragazzo “non ne ho mai” e questo era vero, la paura aveva smesso di appartenerle da un pezzo lasciando il posto all’incoscienza. Adesso che erano più vicini riusciva a distinguere alcune note, si era proprio una festa, peccato aver indossato la divisa, arricciò il naso solo per il fastidio di non esser stata invitata prima ma d’altronde, chi avrebbe mai invitato una prefetta ad una festa nella Foresta Proibita? Lesse nello sguardo dell’amico la bramosia del rendersi partecipe di un evento così invitante, non ne avrebbe mai negato la partecipazione. “Spero abbiano da bere o li spedisco tutti dal preside” il sorriso fu solo un modo per rimarcare la rotta scelta, divertimento e zero regole. Gli occhi dei presenti furono rivolti su di loro, il timore della punizione era evidente ma i due ragazzi non erano dei piantagrane. Vanilla alzò le mani in segno di resa e si allentò dopo il nodo alla cravatta decidendo di sfilarla via del tutto, la sistemò attorno ai capelli come fosse una fascia regalando un tocco glamour al suo look. “Non ho mai bevuto l’incendiario, dici che questa è la notte giusta?” afferrò il boccale e una risatina le sfuggì, non poteva garantire a se stessa il suo solito contegno, per una volta in vita sua aveva scelto di non porsi le solite etichette. Sorseggiò la burrobirra, la bibita fresca le entrò subito in circolo “Alla salute” disse soddisfatta, intercettò con lo sguardo i presenti individuando dei volti noti. Con gli occhi sempre fissi su di loro ne individuò un paio piuttosto famigliari “Ma guarda chi c’è.. Sapevi della festa e non mi hai invitato? Che opinione hai di me?” si mise una mano sul petto in modo piuttosto melodrammatico, l’opinione che gli altri avevano di lei era la più classiche per un prefetto, rigida e inflessibile, eppure persino lei sapeva divertirsi. Bevve ancora terminando il liquido nel boccale “Voglio bere qualcosa che sia più.. mmh peccaminoso. Esiste qualcosa che non sia burrobirra qui?” sfidò il caposcuola consapevole che non si sarebbe tirato indietro alla ricerca dei veri alcolici. Una festa era tale solo con della vera birra.

    Ciao ragazzi, ho evidenziato una battuta in rosso, a voi decidere se la frase è rivolta al vostro pg o meno. E' un aggancio!
     
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    Anche se siamo separati, non saremo mai più soli.

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    Frost era da poco tempo che era arrivato ad Hogwarts e ancora non si era abituato a quell'orrendo letto, gli ricordava la storia di quella fanciulla che riposava sopra a un fagiolo, duro come il piombo. Si era messo a leggere addirittura dei libri scolastici più noiosi pur di prendere un'attimino di sonno, tipo anche materie che odiava con tutto il suo cuore, Pozioni, ma non riusciva a prendere sonno. Gli altri dormivano come dei ghiri, chi russava come un motore e chi si muoveva e parlava nel sonno, probabilmente erano nel mondo dei sogni. Visto che non poteva dormire, avrebbe preferito di più gironzolare nel castello, ma con tutte quelle persone che sorvegliavano il castello, gli risultava difficile andarsene in giro tranquillamente. Forse doveva fare più attenzione e magari non si sarebbe fatto vedere da nessuno.
    Come quella volta... La prima volta che Frost era sgattaiolato via di casa anche se suo padre era sveglio e camminava avanti e indietro per la casa. Voleva andare a leggere in biblioteca, perché a quei tempi ancora non poteva uscire così tardi nel pomeriggio. Con una persona è facile, ma con tantissime...
    Doveva escogitare un piano per non farsi beccare e non andare subito dal Preside, non sarebbe stato bello per lui e ne per suo Zio, dato che aveva avuto delle raccomandazioni.
    In quel momento pensò un po' ai suoi genitori, sinceramente si era portato con se delle foto, più per non scordarsi dei loro volti che per altro. Ma non aveva mai capito perché lo avessero abbandonato così di punto in bianco a casa di Shawn. Ancora oggi aveva molta rabbia. Aveva pensato di tutto: da che qualcuno li stava cercando, da che erano morti poco dopo perché erano inseguiti da chissà quali maghi cattivi, da che non erano così benestanti e non volevano avere grane in giro e così erano spariti in un altra nazione, il peggio che pensava era che si erano dati alla magia oscura e così non lo volevano tra i piedi. Diciamo che non si dava pace per quel gesto. Ma suo Zio non era così tanto preoccupato, forse i primi mesi che lo teneva in casa, ma non si erano fatti vivi neanche con lettere brevi, almeno per sapere se stavano bene e che non volevano contatti con nessuno.
    Forse star li a pensarci in quella notte non era giusto. Doveva svagarsi per non pensare. Non avrebbe voluto infrangere il coprifuoco, ma voleva farlo in quel momento, anche se si sentiva molto in colpa. Dopo essersi vestito e con la bacchetta in mano, uscì di soppiatto guardandosi a destra e a sinistra almeno quasi sempre, per non farsi beccare. Se avesse avuto una mappa della scuola se la sarebbe cavata meglio. Voleva solo uscire da quel castello e farsi un giro al chiaro di luna di quella notte serena. Mentre camminava di soppiatto, dovette affrontare tre sorveglianti. Il primo sorvegliante si nascose dentro un armadio cercando anche di non respirare, fortunatamente il sorvegliante non aveva sentito nulla e ignaro di tutto girò l'angolo, così Frost potè uscire e proseguire fino all'uscita.
    Finalmente un po' d'aria fresca della notte, non ne poteva più di stare lì dentro... Sospirò soddisfatto di esser riuscito a svignarsela senza farsi vedere. Concentrandosi un attimo, sentì dei suoni in lontananza, quasi dei rumor. Certo, suo zio lo aveva avvertito che lì ci potevano essere delle creature magiche, ma non sembravano dei rumori da creature magiche. Non sapeva se andare a vedere cosa satava succedendo oppure andare dall'altra parte e ignorare tutto... MA sei poi c'era qualcuno che aveva bisogno? Sicuramente non era l'unico a infrangere le regole, tanto i Serpeverde erano nati proprio per quello. Dopo un minuto di riflessione decise di seguire quel rumore e a seguirlo, ma poco dopo si ritrovò all'ingresso della Foresta Proibita, sapeva bene che era pericoloso andarci, ma c'era quella vocina nella sua testa che diceva di andare avanti. Quindi proseguendo ancora, i rumori si fecero più intensi e stava iniziando a capire che c'era qualcuno, ma non solo uno, ma delle persone.

    Caspita! Non pensavo che si potesse fare una festa in libertà! Ma non erano vietate?

    Frost si guardò intorno, e nel mentre cercò di avvicinarsi alla folla in cerca di una spiegazione. MA semplicemente era una festa con tanto di Burrobirra e chissà cos'altro. Era al posto sbagliato al momento sbagliato? Forse, ma forse era il momento giusto per fermarsi e magari fare delle nuove amicizie, dato che ancora non ne aveva fatte nessuna! E si meravigliava, perché a Londra faceva amicizia subito, ma davvero era un Purosangue? Perché si comportava come se fosse un Babbano speciale. Si mosse in modo molto normale, come se fosse stato invitato alla festa, prese un po' di Burrobirra e si mise a sedere non troppo in disparte dagli altri. Sentì una voce dire "Alla salute". Era proprio vicina a lui, quindi con bicchiere di burrobirra in mano, Frost alzò il braccio e sorrise e se ne bevve un sorso enorme, quasi da finirlo. Ancora doveva capire perché era rimasto lì, ma sapeva almeno che si stava svagando e bevendo qualcosa a una festa clandestina.
     
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    ULLA FOLEY LYNCH| SCHEDA| GRIFODORO | V ANNO


    Come spesso succedeva mi era venuta fame. Non era insolito alzarmi in piena notte per raggiungere le cucine e fare razzia del commestibile. Dopo essermi assicurata che le compagne dormissero, in pigiama, con delle buffe, imbarazzanti ciabatte ai piedi, uscii in silenzio dalla mia stanza.
    Dovevo fare attenzione alle ronde e alle scale. I Prefetti erano sempre in agguato. Le scale erano dispettose. Dopo avermi fatta girare in giostra per un po’ si bloccarono in Sala Grande e dovetti scendere per non farmi beccare. I ritratti dei quadri iniziavano ad infastidirsi nel vedermi andare su e giù e prima o poi avrebbero fatto la spia agli spillati.
    Trovandomi, spazientita e irritata, davanti al portone che conduceva all’esterno l’istinto mi suggerì di cambiare itinerario. Con un po’ di coraggio e tanta fortuna riusciiad uscire dal Castello senza che nessuno mi fermasse.
    Edana non avrebbe approvato l’idea di una passeggiata notturna. No. Neanche un po’.
    A me l’idea iniziava a piacere invece.
    Respirare l’aria fresca, decisamente fresca, della notte avrebbe calmato il mio appetito e mi avrebbe fatto bene allo spirito.
    Per non avvertire il freddo presi a camminare di passo veloce. Il fiato si trasformava in nuvola quando espiravo, oltre al mio respiro potevo sentire il rumore dei miei passi che procedevano di buon ritmo sul sentiero illuminato dalla luna.
    Non avevo pensieri, mi stavo godendo la nottata, mi sentivo libera ed era una bella sensazione.
    Ad orientamento ero messa maluccio ma se mi fossi girata a guardami indietro avrei capito che avevo lasciato il sentiero principale.
    Un rumore, dapprima indefinito, mi fece mettere in allerta. Aguzzando occhi e orecchie cercai di individuarne la provenienza.
    Seguendo suoni e luci mi avviai nella direzione da cui, ora più distintamente, provenivano voci. Risate e musica.
    Non potevo crederci. Era una festa!
    Non che fossi amante dei bagordi, in genere stavo in disparte a far tappezzeria negli eventi ma ero curiosa, davvero curiosa di vedere cosa stava accadendo.
    Con le mani dietro la schiena e il mio inopportuno abbigliamento mi infilai fra la folla. Forse quella sera avrei potuto unire l’utile al dilettevole sperando ci fosse cibo.
    C’era musica, valeva sicuramente la pena di rimanere di rimanere ad ascoltare qualcosa di diverso dal gracchiare dei professori.
    Il bere non mancava. Molti erano i presenti, fra i quali anche qualche spillato. Riconosco la nota figura del Caposcuola, accanto a lui la prefetta delle Serpi, entrambi intenti a decidere con cosa bagnare l’ugola.
    Splendido. Se c’erano le alte cariche della scuola forse le era concesso di rimanere ad ascoltare un po’ di musica.
    “Ma guarda chi c’è.. Sapevi della festa e non mi hai invitato? Che opinione hai di me?”
    Mi giro verso Vanilla con la strana senzazione che si stia rivolgendo a me. Il tempo di richiudere la bocca e riprendermi dalla sorpresa mi serve per concepire una risposta più o meno sensata.

    In realtà non ne sapevo nulla, non sarei venuta in pigiama se avessi saputo, ma non soprenderti se non sei stato avvisata. La tua spilla è un ottimo deterrente . Non ispira alle confidenze di questo tipo.

    Sentendola propensa ai peccati allungo il collo verso la verietà di beveraggi messi a disposizione per invitati e imbucati decidendo di assaggiare uno a caso. Scelgo una bevanda dall’aspetto quasi innocuo che odora di pompelmo. Portandolo alle labbra e buttando giù un sorso mi rendo conto che il sapore è molto più deciso del profumo. L’alcol che contiene brucia la gola in modo piacevole.

    Ottimo. Cresi sia ‘piuma di fenice’ e il barman non è stato avaro con l’alcol.
    Anche Frost fa parte del gruppo, unisco il mio bicchiere al suo e quello dei compagni mentre rivolgo la parola al Caposcuola.
    Andrè, perché non usi il tuo potere per strappare di mano la chitarra a quel tipo che sta facendo scempio della musica? Potresti farci sentire qualcosa, si dice che tu sia bravo a suonare.
    Il ragazzo che si stava esibendo era un oltraggio all’udito. Non si poteva sentire. Se Andrè non avesse accettato l’alternativa era strappargliela di mano e infilargliela in testa.










     
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    Non ne ho mai.”. A sua volta André non aveva mai avuto paura, allorché s’era trattato di osare, di valicar i propri limiti per inebriarsi di adrenaliniche emozioni, facendosi beffe del rischio di scommetter contro un Fato a volte avverso, altre alleato. Poiché quello sempre era stato il suo modo di viver intensamente, senza riserve, assecondando le proprie tentazioni e inseguendo la propria ispirazione. Almeno sinché Daisy non lo aveva costretto alle strette, confessandogli com’il timore che non sapesse fermarsi le avvelenasse il romantico e sognatore cuore. E la preoccupazione che aveva visto nei suoi occhi espressivi…lo aveva tormentato tanto da indurlo infine a promettere a sé medesimo d’impegnarsi ad essere più razionale, meno sprezzante del pericolo…meno incosciente, per non mettersi nella posizione di ferirla e di farla stare male. Ma in fondo quella in agguato nel suo orizzonte in quegli istanti non era altro che una festa clandestina, protetta dalla segretezza della Foresta Proibita e animata dal calore delle fiamme, per cui che rischio avrebbe mai corso nel ceder alla tentazione che rappresentava?
    - Dopo di lei, Mademoiselle. - con cipiglio sornione e sguardo complice, fece cenno alla Prefetta di precederlo nell’insinuarsi fra gli alberi che li separavano dal fulcro della festa, offrendole la mano con un giocoso inchino per aiutarla a valicar i cespugli e le radici celate nella penombra.
    Il fuoco…la musica…le risate…l’alcol... - per qualche graffio di plettro, immergersi in quel maelstrom di diletto e perdizione, restituì al ripudiato dalla propria Musa un accenno della sua obliata spensieratezza e nella luce aranciata del falò, i suoi tratti apparvero più distesi e il suo sghembo sorriso si fece malandrino e malizioso. Di nuovo eterno Peter Pan e non solitario e tenebroso Capitan Uncino. Qualcosa che accadde altresì all’orfana dai pallidi capelli, nel cui sguardo le acque parvero tornare limpide, liberandosi dalla caliginosa sabbia che le avevano tenute prigioniere sin a poc’anzi, offuscandole, privandole d’ogni luce, d’ogni vividezza, d’ogni vitalità.
    - È sempre il momento giusto per osare. - e per scegliere di non privarsi di qualcosa che si bramava, sol per timore dell’altrui giudizio o di perder il controllo. Qualcosa che André aveva fatto, non tanto per ciò che avrebbe potuto dire la maldicenza dalla cui lingua giammai era stato ferito, ma piuttosto poiché abbandonarsi ai suoi istinti e alle sue emozioni per lui era un rischio più che per gli altri. Giacché avrebbe potuto farlo piombare nel baratro dell’instabile caos che gli viveva nella mente tanto quanto nell’intimo, costringendo a vacillare la bilancia del suo umore sempre in precario equilibrio.
    - Allora ci stai prendendo gusto anche a tu a bighellonare con questo biondo seducente - sbruffone e malandrino provocò Vanilla, rievocando istintivamente l’appellativo che gli aveva riservato nell’ultima lezione di Pozioni, al culmine d’una discussione che invero l’aveva vista fuggire dall’aula, strangolata dal rancore e dal dolore e con il viso graffiato da cocenti lacrime. Il ricordo gli fece realizzare che forse non avrebbe dovuto far riemergere la memoria di ciò che era accaduto quel giorno, ma non ebbe il tempo di far una virata di salvataggio della conversazione, poiché una Grifondoro che conosceva vagamente di vista s’avvicinò per indicare loro la rotta da seguire per giungere agli alcolici.
    - Vedi? Basta chiedere e avrai… - celiò, prendendo un bicchierino dall’intenso e acre odore di rum: un piacere per i sensi, oltre che per le papille gustative, dopo la Burrobirra che André non aveva mai davvero apprezzato, tanto dolce da esser a volte nauseante.
    - Non è Incendiario, ma è un inizio. Non credi? - punzecchiò la Serpeverde, che quella notte pareva desiderosa di spogliarsi dei propri limiti e del proprio pudore, abbandonando l’armatura di raffinatezza e rigore che s’era incrinata probabilmente allorché altresì il suo cuore s’era spezzato, nel giorno in cui era divenuta orfana…in cui dei suoi genitori non le erano rimasti che i ricordi e le ricchezze. Ipotesi che André aveva fatto meramente osservandola nelle occasioni in cui avevano condiviso una lezione o una ronda, accostumato a riconoscere nel prossimo la sofferenza e l’oscurità…a sentirsene altresì attratto.
    Allorché la rosso-oro vestita sol del pigiama gli propose di suonare, però, la spensieratezza con cui aveva tentato d’acquietar il suo tormento fu irrimediabilmente avvelenata dai demoni che tornaron ad agitarsi nel suo sguardo, adombrandone il volto e indurendone i tratti.
    - No io… - “…non suono più.” le parole gli morirono in gola e quel pensiero rimase privo di voce. Come se l’aspirante cantautore si fosse di repente destato con ferocia dal profondo delle sue viscere, rifiutandosi di concedergli di vergarne impietoso la sua sentenza…di mettere la nota d’epilogo alla melodia della sua esistenza. Ma proprio allorché fu sul punto di sottrarre la chitarra all’intrattenitore decisamente troppo ubriaco per suonarla senza inciampare maldestramente sulle sue corde, un grido in lontananza sovrastò la musica, le risate e i canti, raggelando i presenti…raggelando persino il fuoco. Un grido di terrore.
    In principio, André pensò si trattasse d’un mero scherzo e non fu l’unico, poiché diversi studenti tornarono a danzare e a brindare nella notte complice, come se nulla fosse accaduto. Ma in pochi accordi di chitarra, un gruppetto di studenti si fece largo con urgenza nella folla per raggiungere lui e Vanilla, chiedendo il loro aiuto con irrequietezza e inquietudine nella voce, nei gesti, negli sguardi. Tanto impetuose che il Caposcuola le percepì insinuarglisi oltre la pelle, sin ad aizzar una tenebrosa tempesta nel suo intimo tanto quanto nei suoi occhi.
    - Calma, state calmi. Non capisco, cos’è successo? - dedicò ad ognuno di loro uno sguardo magnetico e intenso, la voce calda e persuasiva, nel tentativo di comprendere dal loro maelstrom di parole caotiche e confusionarie che cosa fosse accaduto.
    - S-Sophie…e il suo ragazzo…si sono allontanati…non sono più tornati… - si scambiò un’occhiata eloquente con Vanilla a quelle parole e poi puntò la bacchetta verso la volta celeste di repente divenuta ostile. - Periculum! - scintille scarlatte illuminarono la notte, sovrastando altresì le aguzze punte dei sempreverdi che sin a quell’istante avevano garantito la segretezza di quella festa: il segnale era senza dubbio visibile altresì dal Castello e chiunque fosse stato occupato nella ronde per i corridoi, li avrebbe raggiunti.
    - Fateci vedere da che punto si sono allontanati Sophie e…come si chiama il ragazzo? - non era un nome che gli era nuovo quello della studentessa scomparsa, ma al contempo non riusciva a collegarlo ad alcun volto. - Ethan… - un altro nome che fu sovrastato da un secondo grido, più lontano di quello precedente. Che si stessero spostando?
    Fianco a fianco con Vanilla, s’approssimò al punto indicato dai ragazzi che avevano assistito alla sparizione della coppia: v’erano delle tracce nel nevischio ben visibili alla luce del fuoco e s’inoltravano ancor più nel folto della Foresta Proibita. - Se vuoi aspettare qui i rinforzi, posso andare avanti da solo. - incrociò lo sguardo della Serpeverde al suo fianco, illuminando con un Lumus le fitte tenebre innanzi a loro: qualsiasi pericolo fosse in agguato nella vegetazione, non l’avrebbe forzata ad affrontarlo. Ma lui…lui lo avrebbe fatto, ancor una volta. Perché sentiva fosse la cosa giusta da fare. - E tu intanto puoi interrogare chiunque abbia visto qualcosa. -.

    Hello! Trattiamo la discussione come una classica role, per cui liberissimi di aggiungere qualsiasi dettaglio vogliate alla scena, come di far intervenire altri PNG e di sfruttare gli spunti come più vi ispira.
     
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    Una stranissima sensazione fu ciò che mi avvolse non appena sorpassate le sterpaglie ci ritrovammo alla festa, aiutata dal ragazzo mi ero fatta strada nella vegetazione giungendo poi al epicentro di quella che sembrava una festa clandestina in piena regola. Non essere stata invitata non mi offese, una scelta giusta e sicuramente prudente, un prefetto e un caposcuola erano grane.
    “Non ti facevo così permaloso Stormind” strizzai l’occhio divertita, quella lezione era stata un vero disastro e nonostante la punizione e la fuga prematura, aveva portato a qualcosa di buono. Per lo meno mi ero sfogata.. “Rosso seducente suona meglio” ci avevo fatto caso solo dopo che nessuno dei due ragazzi era un vero biondo, Andrè men che meno visto la sua folta chioma tendente al rosso, il mio poi non era un insulto o non lo era nelle intenzioni, semplicemente quando la pazienza mi veniva meno più che far paura divenivo tragicomica. Sperai solo non si fosse offeso per questo ma non era il tipo, per lo meno non me ne diede l’impressione.
    Lasciai che la musica mi travolse avvertendo dalla punta dei piedi sin sopra i capelli un’euforia contagiosa, tutti sembravano divertirsi e nell’aria vi era anche un certo odore di erballegra, un odore famigliare ma che non avevo mai causato personalmente. Per quella notte decisi di mettere da parte la spilla e lasciare la libertà a tutti noi di essere semplicemente dei ragazzini un po’ ubriachi. Il radar alcolico del mio collega individuò qualcosa di interessante, accettai di buon grado il bicchierino di rum e buttai giù tutto di un fiato, il liquido scivolò per la gola bruciandola non poco, non ero un’accanita bevitrice e non lo sono ancora, tossì ferocemente trattenendo però una risata fin quando non riuscì a riprendermi del tutto.
    “Alla nostra allora” dissi tamponando l’angolo delle labbra, il sorriso sul viso non si era spento ma continuava a brillare insolitamente persistente, sembrò strano anche a me ma per un po’ avevo smesso di pensare e l’entusiasmo mi colse del tutto quando una Grifondoro chiese ad Andrè di suonare. “Si ti prego non ho mai avuto il piacere di ascoltare” in quel momento non riuscì bene a capire perché il suo sguardo nascondesse ombre piuttosto che spensieratezza ma ebbi la sensazione che non fosse poi così convinto di prendere in mano la chitarra, “Va tutto bene?” sfiorai il suo braccio con l’intenzione di distoglierlo dai suoi pensieri ma un urlo strozzato ridusse ad un ricordo il desiderio di entrambi di divertirci. Inizialmente non fu ben chiaro a nessuno cosa fosse accaduto, osservai i dintorni ma non tutti si erano messi in allarme, non tutti ma io si. Uno sguardo complice con il caposcuola confermò quanto avessi sentito, non era uno scherzo goliardico ma qualcosa non stava funzionando.. qualcuno forse si era fatto male. Venimmo raggiunti da dei ragazzi dalla voce tremolante “In che direzione sono andati?” lanciai lo sguardo oltre l’oscurità, la fitta vegetazione oscurata dalle tenebre riduceva la vista ad un nulla, chiunque fosse stato tanto sciocco da addentrarsi nella Foresta Proibita non poteva ritenersi tanto fortunato da esserne uscito illeso. Andrè fece l’unica cosa utile in quel momento, richiamare l’attenzione dei nostri colleghi, qualcuno che potesse darci una mano senza scomodare necessariamente l’intero corpo docenti, l’ennesima punizione avrebbe gravato nel mio curriculum scolastico.
    Sfilai dal polso un elastico per capelli e con estrema calma legai la folta chioma bionda in una coda alta “Non ho idea di chi siano” ammisi a denti stretti, non conoscevo la coppia ma non per questo gli avrei abbandonati a loro stessi, la bacchetta nella tasca dei jeans finì stretta nella mano destra, non c’era motivo per non credere che ci sarebbe stato bisogno addirittura di combattere. L’adrenalina iniziò a formicolare nella pancia “Lumos” la bacchetta illuminò il cammino e un sorriso altezzoso mi dipinse il volto “Pensi davvero che lasci a te tutta la parte avventurosa della questione? Hai bisogno di qualcuno che ti guardi il culo Caposcuola” con un cenno del capo gli feci cenno di proseguire “Lasciamo agli altri l’interrogatorio”. Un mormorio insistente palesò l’arrivo dei rinforzi, persone di cui potersi fidare, amici e non. Rivolsi l’attenzione ad uno degli studenti che aveva dato l’allarme “Qualcuno di voi ha un indumento o qualcosa che appartenga ad uno dei due?” un incantesimo per seguire le tracce, niente di più scontato ma era pur sempre un’idea. -Io ho il cardigan di Sophie, me lo ha prestato.. avevo freddo- una ragazzina Tassorosso si fece avanti, i suoi occhi erano colmi di lacrime e tirava su col naso in maniera insistente. Mi porse il cardigan blu, lo tenni stretto percependo quasi la presenza della ragazza quando l’ennesimo urlo ci sconvolse.
    “Non possiamo più aspettare”
    Senza indugi abbandonai la luce della festa addentrandomi nella fitta sterpaglia della foresta con come guida solo la luce proveniente dalla bacchetta, man mano che ci addentravamo le voci dei presenti erano sempre più deboli. “Fermi” dissi in un sussurrò, illuminata davanti ai miei piedi c’era un’impronta, facendo ben attenzione più di una.. impronte umane e impronte assolutamente non riconducibili ad un essere umano. “E adesso?” fermarci era fuori discussione ma cosa potevamo fare? “Riuscite a riconoscere queste orme? Non capisco a chi o cosa possano appartenere” facendo pressione sulle ginocchia mi abbassai per osservarle meglio, erano tonde e profonde.. quasi come fossero state fatte da cavalli. Zoccoli di cavalli. “Per la miseria!”


    Vi nota l'arrivo dei rinforzi ma dopo il secondo urlo decide di seguire Andrè nella foresta, individua nel terreno delle impronte riconducibili a zoccoli di cavallo, porta con se il cardigan della ragazza. Non so se possa servire xD
     
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    Help Will Always Be Given At Hogwarts



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    Visto che fin ora non ce ne era ancora stata occasione, l'iniziativa anche se inizialmente pensata diversamente, è stata di recente riorganizzata in modo da far interagire e legare tra loro prefetti e capiscuola. Apprezziamo sempre l' entusiasmo di tutti nel voler partecipare ma considerato anche l'elevato numero di personaggi coinvolti chiediamo ad adulti e personale scolastico di non intervenire finché la role non sarà conclusa ❤ aspettiamo che venga rimosso il post prima di proseguire. Per gli altri studenti non coinvolti ci sarà sempre occasione di fare amicizia in altre role. Buon proseguimento a tutti!
     
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    La luna brillava nel cielo, mentre lei continuava il suo giro di ronda serale, una sigaretta in bocca e le mani in tasca. Si era accaparrata lo spazio esterno proprio perché voleva prendersi un po’ di tempo per se stessa, fingendo pure di fare qualcosa nel frattempo. Tolse una mano dal calore della tasca, prendendo la sigaretta e buttando fuori una nuvola di fumo; appoggiandosi a uno dei muretti delle scale esterne, osservando con aria annoiata lo spazio di fronte a lei, rimuginando su diverse questioni. In realtà voleva solo prendersi qualche giorno di vacanza in un eremo lontano da tutto e tutti per riposare la mente e, perché no, concedersi pure un'idromassaggio. Finì la sigaretta, facendola sparire con un colpo di bacchetta e sbadigliò.
    -Bene, nessun criminale in vista- bofonchiò, avviandosi verso il portone per rientrare, quando delle scintille rosse proruppero nel cielo notturno, attirando la sua attenzione. Ne seguì il percorso al contrario, fermando lo sguardo sulla Foresta Proibita
    Cazzo, seriamente? Chi aveva lanciato un Periculum? Sospirò, percorrendo le scale che portavano al parco, la via più breve per raggiungere quel punto, sulle prime camminando, poi mettendosi a correre in direzione del segnale luminoso, mentre l’ansia che potesse esserci davvero un pericolo imminente saliva sempre di più
    Nonostante si allenasse, arrivò al luogo incriminato con il fiato corto. Si trovò di fronte un falò e una serie di ragazzi e ragazze, qualcuno ballava e beveva e qualcuno… piangeva. Si avvicinò alla prima ragazza, che in lacrime stava aggrappata ad un ragazzo
    -Siete stati voi a lanciare il Periculum?- chiese senza tanti preamboli ai due, osservandoli cercando tracce di sangue o ferite
    No, è stato il Caposcuola Stormind, prima di andare nella Foresta con la Prefetta di Serpeverde” guardò sgomenta il folto scuro, veramente quei due si erano infilati la dentro?! Porco Merlino!
    -Ok, raccontatemi tutto- e così fecero, mettendola al corrente di quello che era successo, scoordinatamente, con molte imprecisioni e balbetii. Niente che potesse essere utile. Non che si aspettasse un racconto dettagliato, ma almeno qualcosa in più -Ok, quindi Sophie e Ethan sono spariti. E voi? Avete visto o sentito qualcosa prima delle urla?- chiese ancora, incalzandoli e cercando di capirci qualcosa di più in quella storia, annotandosi mentalmente di non appartarsi mai li con Juss.
    Io si” uno dei ragazzi si fece avanti “Ho visto come… un’ombra seguita da alcuni rami spezzati” questo rabbrividì “Non so cosa potesse essere” si passò una mano tra i capelli, chiedendosi perché in quel posto succedesse sempre qualcosa
    -Fantastico. Bene, andate in infermeria. Quella poveretta deve essere sotto shock- ordinò loro, indicando con il mento la ragazza che non smetteva di piangere -Io vado a cercare quei due- tirò fuori la bacchetta dal fodero, li guardò un ultima volta e poi si addentrò nel bosco.
    Percorse diversi metri nel silenzio totale, spaventata dall'idea di attirare qualcosa. Ma non sarebbe andata lontana senza un punto da raggiungere -Vanilla!- chiamò l’amica, la bacchetta che illumina il suo cammino mentre si faceva largo tra le frasche con delle imprecazioni, gli anfibi che scricchiolavano sul terreno -André! Dove cazzo siete finiti?!- imprecò nuovamente, inciampando in una radice -Porca merda-
    Sospirò sollevata quando vide un fascio di luce poco lontano e i due fermi poco distanti -Eccovi! Grazie alla Dea! Che cazzo è successo?! Ho visto il segnale durante la ronda e quei disgraziati mi hanno accennato qualcosa e poi li ho spediti in infermeria…- si zittì però, osservandoli entrambe e spostando lo sguardo sul terreno dove era china Vì, inarcando un sopracciglio, riconoscendo la forma degli zoccoli
    -Potrebbero essere i centauri o i thestral, i loro territori non sono lontani- disse cautamente, basandosi su delle informazioni che le aveva dato Reg durante una delle loro passeggiate, iniziando ad osservare l’oscurità attorno a loro -Uno dei ragazzi mi ha detto di aver visto un’ombra e sentito dei rami spezzarsi- li mise al corrente -Dobbiamo… seguire le tracce- suggerì, indicando la direzione


    Fey ha visto il segnale ed è corsa da voi. Ha interrogato i ragazzi prima di mandarli in infermeria e di cercare André e Vanilla. Ho aggiunto l'ombra e i rami spezzati. Ha proposto come soluzione i centauri e i thestral, poi ha suggerito di seguire le tracce
    A voi il resto


    Edited by …Feyre… - 5/3/2024, 00:24
     
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    Nella piccola aula si ode solo il battere ritmico del mio indice contro l'antico legno della cattedra, l'unghia sta per creare un solco a causa della foga ed irritazione che impregna ogni rintocco. Dovremmo essere in quattro qui dentro, un Caposcuola per ogni casata, invece ci siamo solo io ed Euphemia, le rappresentanti più ligie al dovere e desiderose di mantenere la parola data, a quanto pare.
    Da quando rispettare gli impegni è diventato motivo di demerito, accidenti a loro?!
    Sbotto all'improvviso, il viso furente ed incredulo a causa dell'idiozia altrui. Avevamo in programma una riunione importante, ma a quanto pare i signorini Stormind e McCormac hanno preferito saltare e dirigere il loro interesse altrove, probabilmente tra le braccia delle loro fidanzate. Potrebbero sbaciucchiarsi in un altro momento e mettere il dovere al primo posto, per una buona volta, ma a quanto pare è chiedere troppo alle due persone scelte dal Preside per guidare e controllare gli altri studenti.
    Oppure gli è successo qualcosa e tra poco varcheranno la soglia coi loro sorrisi da schiaffi ben piantati in faccia, e sarà bene che sia così ed abbiano una scusa più che decente, perchè io ed Euphemia siamo pronte a mangiarli vivi.
    Avrebbero almeno potuto mandare un biglietto, che diamine! Qualcosa per avvisarci del... ritardo...?
    La mia attenzione viene attirata da una luce che, fuori dalla finestra, si allunga nel cielo a partire dal fitto dei boschi. Qualcuno deve aver lanciato un Periculum, ignorarlo sarebbe da sconsiderati e tanto ormai la riunione è andata a quel paese. Con un sospiro, mi avvio verso la porta e poi giù per le scale verso l'uscita, seguita da una sempre pronta Mia.
    Giuro che se quei due idioti hanno combinato qualcosa, gli strappo la spilla con le mie mani.
    Dubito possa essere uno scherzo o un'incanto partito per caso, è più probabile sia accaduto veramente qualcosa perchè solo gli stupidi si aggregano nella Foresta Proibita di notte con la convinzione che non gli capiterà nulla di brutto. Si chiama Proibita per un motivo, accidenti a loro!
    Quando arriviamo davanti a noi ci sono i rimasugli di una festa, solo che i ragazzi sembrano agitati e di André e Logan neanche l'ombra. Evito di far loro la predica perchè sembrano scossi e non voglio mi vadano contro, anche perchè qualcosa mi dice che eviteranno di radunarsi nuovamente qui.
    Chiedo informazioni e ci vengono raccontate le grida e la sparizione di una coppia che non conosco, nell'udire di come le prefette Matviga e Starfoll si sono buttate alla loro ricerca insieme al bardo Tassorosso scambio uno sguardo preoccupato con Mia.
    Credo ci toccherà corrergli dietro se non vogliamo un taglio del personale... Voi tornate al castello e cercate degli adulti, forza!
    Gli aiuti dei professionisti prima o poi arriveranno, nel frattempo toccherà alle Caposcuola col sale in zucca fermare quei tre da un possibile suicidio. Merlino, non vedo l'ora di finire la scuola per togliermi un po' di responsabilità di dosso, questo ruolo mi sta facendo invecchiare precocemente.
    L'interno della foresta è lugubre e freddo, un'ambiente detestabile e colmo di bestie che vorrei evitare d'incontrare. Spero che il Lumos possa tenerle lontane il più possibile... Almeno qui non dovrebbero esserci anfibi schifosi e puzzolenti.
    Seguiamo le voci ed una luce poco più avanti, così ci troviamo faccia a faccia coi tre pazzi a cui rivolgo un'occhiata di fuoco, specialmente ad André.
    Sei in ritardo per la riunione.
    Lo so che non è il momento, ma non ho saputo resistere.
    E voi due avreste dovuto fermarlo ed aspettare l'arrivo di un adulto, vi ha dato di volte il cervello?!
    Non posso esimere le due ragazze da una piccola sgridata, nemmeno Vanilla. Ho già tenuto la bocca chiusa riguardo quanto accaduto al Lago Nero perchè sono stata sua complice, se qui si aspetta lo stesso trattamento si sbaglia di grosso... Ok Marsilda, calmati, ci sono due ragazzini scomparsi in ballo. Inspira ed espira.
    ...ma ormai siamo qui, quindi toccherà collaborare per salvare la coppietta.
    Noto il terreno smosso, le impronte di scarpe e zoccoli, le seconde troppo grosse per appartenere a normali cavalli.
    Magari i ragazzi hanno invaso il territorio dei centauri senza rendersene conto, il signor Regan dice che non si fidano degli umani ma sono dotati di parola e intelletto quindi dovrebbero saper ragionare e capire che non vogliamo fargli male. Dovremmo castare tutti un Protego, caso mai dovessero iniziare a tirarci delle frecce addosso.
     
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