The ghosts of the Christmas Past

Annie & Friday

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    Stavolta era toccato a me beccarmi una punizione.
    Eh sì, a quanto pareva i miei ritardi cronici a lezione non erano più tollerati e la professoressa Carter, più di ogni altro docente del castello, aveva deciso di farmela pagare e di "liberare Miss Starling dall'incombenza di incantare le decorazioni di tutti gli alberi di Natale di Hogwarts".
    Chissà che cosa doveva combinare la giovane prof di Cura delle Creature con l'avvenente insegnante di Incantesimi, per far sobbarcare a me il suo lavoro ingrato. Fortunatamente non ero costretta ad addobbare per davvero tutti gli alberi della scuola, altrimenti avrei finito a novant'anni; alla fine, la bionda creaturologa fu clemente e mi assegnò solo l'ala Est.
    Ad ogni modo, per una dinamica adolescente affetta da un deficit dell'attenzione era comunque un supplizio dover accendere centinaia di candeline su ogni abete e rendere innocue le fiammelle - una per una! - con il Freddafiamma per evitare di dare fuoco a tutto.
    Così ero lì, che sbuffavo mentre canticchiavo la melodia di "Let it snow" e sputavo mini Incendio sulle piccole stalagmiti di cera, gettando di tanto in tanto un'occhiata fuori dalla finestra, dove la neve scendeva sul serio e decine di studenti si divertivano facendo a pallate e incantando pupazzi di ogni grandezza per farsi rincorrere.
    ...and a happy new yeeeaaar!
    Ok, questa non era "Let it snow", ma avevo comunque bisogno di sfogare la mia frustrazione con canzoni di Natale a caso, visto che il mese di dicembre non poteva essere cominciato nel modo peggiore.
    Me lo meritavo, ma questo era del tutto ininfluente, visto che mi stavano schiavizzando solo perché la Starling e la Carter dovevano farsi la ceretta a vicenda! Oh, auguravo ad entrambe di avere tanti, tanti peli verdi come il Grinch, là sotto!
    Ah, il mio primo Natale a Hogwarts... Ne parlavano tutti come di un luogo da sogno e quest'anno, grazie a me, probabilmente l'ala Est avrebbe fatto vomitare.
    Non avevo mai trascorso un Natale a scuola, di solito ero impegnata in qualche concerto insieme ad altri esponenti musicali del mondo magico, una di quelle melense serate di beneficienza in cui si raccoglievano fondi per il San Mungo o si predicava ipocritamente la pace nel mondo mentre venivano evocati Marchi Neri sopra le scuole, simboli oscuri che pendevano sopra le teste di studentesse e studenti come se fossero vischio, sotto il quale l'unico bacio che si sarebbe potuto ricevere sarebbe stato quello di un Dissennatore.
    L'atmosfera di quest'anno, nella scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, era più o meno questa, ma dovevamo salvare le apparenze senza fare troppe domande, no?
    Eppure, ultimamente, oltre a quelle di carattere generale e di interesse comune - alle quali nessuno sembrava interessato a discutere con la sottoscritta - io ne avevo in testa parecchie, prima tra tutte: perché negli ultimi sedici anni mia madre non ha fatto altro che mentirmi sull'identità di mio padre, impedendomi di trascorrere con lui un qualsiasi Natale?
    O ancora... Perché il fantasma della piccola Ashley Johnson vagava tormentato alla ricerca dell'idolo che non aveva saputo salvarla da una morte senza senso?
    Oppure... Perché le persone del castello a cui tengo non si fidano di me abbastanza da farmi far parte delle loro vite? Intendo fare parte per davvero, non per il cazzeggio di qualche momento; perfino Lawrence ha dei segreti con me e non mi parla mai del suo passato.
    Lanciai istintivamente un'altra occhiata fugace fuori dalla finestra, così che le iridi nocciola si posassero sui rami innevati del Platano Picchiatore di cui non scopriremo mai il sesso. Sembravano passati secoli, da quando mi ricoprivo di fiori per provare a sedurre la manesca pianta minacciosa e Friday dava vita agli apigli, le più terrificanti creature ibride mai esistite. Avrei dovuto essergli grata, almeno adesso i miei incubi mi impedivano di continuare a vedere la morte di Ashley e si popolavano talvolta di quegli orripilanti, soffici esserini color giallo-nero e per una volta no, non mi riferivo ai Tassorosso.
    Quando mi ponevo l'ultima delle mie tre domande esistenziali, pensavo molto spesso al mio dinoccolato compagno di casata dai capelli riccioluti e l'accento gallese, a come dovesse essere difficile convivere con i suoi, di incubi e di fantasmi.
    La morte dei genitori di Vanilla era sulla bocca di tutti, innanzi tutto perché, inutile negarlo, ognuno di noi temeva che avrebbe potuto fare la stessa fine alla prima Smaterializzazione. Inoltre, Mr e Mrs Matviga erano piuttosto conosciuti, per via dell'hotel di lusso che avevano gestito per anni e che era il fiore all'occhiello della comunità magica più altolocata, perciò la notizia del loro decesso era rimbalzata su tutti i giornali.
    Infine, beh... Il modo in cui Vanilla era venuta a saperlo non era stato certo benedetto con privacy e riservatezza. Per di più, correvano in giro voci sul fatto che Friday avesse avuto una visione piuttosto nitida e dettagliata sulla dinamica dell'incidente, che lo aveva sconvolto. Con me, però, lui non ne aveva parlato: magari preferiva aprirsi con Karen, o Teresa, io ero solo quella con cui andare alla ricerca di avventure divertenti ed accantonare in un angolo quando non c'era niente per cui valesse la pena sorridere.
    Lo avevo lasciato fare e non avevo imposto la mia compagnia, sia perché mi era sempre stata bene una vita scolastica senza legami troppo profondi, sia perché - e stavolta non avevo bisogno di mentire a me stessa per affermarlo - preferivo starmene alla larga piuttosto che ricevere un rifiuto. Da Friday, non sarei riuscita a sopportarlo.
    Il vero e più imminente problema, tuttavia, era che io non fossi biologicamente programmata per avere la mente affollata da così tanti pensieri e così tanti fantasmi del mio passato vicino e lontano, vivi o morti che fossero, mentre maneggiavo il fuoco in maniera ripetitiva vicino ad un combustibile naturale perfetto come un abete... O come la manica del mio mantello.
    Uh.. Uh-uh... accompagnai i miei versi scimmieschi a movimenti altrettanto degni di uno scimpanzé, prima di puntare la bacchetta contro i rametti a cui avevo appiccato il fuoco.
    Freddafiamma! Freddafiamma! Oh cazzo...
    Dannato incantesimo inutile, raffreddare il fuoco non significava mica interrompere la combustione!
    Per di più, non avevo idea di come spegnere la manica del mio mantello, visto che era quella destra e non ero assolutamente capace di formulare neanche il più semplice degli incantesimi, usando la sinistra!
    Al diavolo... Aqua Eructo!
    Il getto d'acqua travolse l'albero e lo trascinò in mezzo al corridoio, allagandolo per buona parte e permettendomi così di gettarmi a terra come una tarantolata per spegnere il mio indumento prima che le fiamme mi bruciassero per intero la divisa lasciandomi in mutande.
    Di certo questo non fu meno imbarazzante, soprattutto quando realizzai di avere un pubblico, perché il paio di piedi e di gambe che vidi da quell'angolazione dovevano necessariamente appartenere a qualcuno e...
    Sei tu, Friday! esclamai sollevata, alzandomi in piedi e iniziando a strizzare la stoffa fradicia alla meno peggio. Sai, stavo giusto pensando a te prima di combinare uno dei miei soliti macelli, ma a parte quell'albero siamo tutti vivi.
    In un qualsiasi altro momento avrei congelato l'acqua sul pavimento per improvvisare una pista del ghiaccio su cui divertirci un po', ma questa era la mia occasione per mostrare un pizzico di maturità e guadagnarmi un po' di fiducia, non potevo sprecarla così.
    Allora come... Come stai?
     
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    Le decorazioni del castello, solitamente gioiose e super luminose, quest'anno mi sembrano spente e prive di attrattiva. Non le guardo con occhi colmi di meraviglia come feci durante il mio primo anno, persino il cibo sa di poco e spizzico più per tenermi in piedi ed avere energie che per gola.
    Attendo con ansia l'arrivo delle vacanze per poter tornare a casa e prendere un po' di respiro, a Lammas non ci sono fantasmi o quadri parlanti, nessuno mi squadra come se fossi un fenomeno da baraccone perchè in Galles è tutto dannatamente normale. Comune hippie a parte, ovviamente.
    Ho bisogno della routine del dar da mangiare a mucche e maiali, di chiacchierare con mamma mentre gioco con Sunday o impedisco a Saturday di pianificare la conquista del mondo nell'eventualità che si scopra anche lei strega. Spero con tutto il cuore non accada mai, perchè non potrei sopportare di vedere mia sorella girare per il castello con una bacchetta in mano ed il cuore pieno di aspettative, solo per poi trovarsi a pezzi o spaventata come lo sono io e gli altri studenti. Il mondo magico è cattivo e pericoloso, non poi così diverso da quello babbano, ma almeno lì le persone normali non hanno visioni di gente morta che le tormentano.
    Le mie sorelle meritano una vita tranquilla, con meno drammi possibili, e già quello che è successo con Monday è bastato a scuoterci gli equilibri per mesi, non servono ulteriori pianti o riunioni di famiglia per capire come fare a salvare coloro che amiamo di più.
    Io posso sopportare di essere quello fuori dal coro, quello "speciale", all'inizio mi era persino piaciuto tanto ritenermi tale... Però sto iniziando a stufarmi, e le occhiate che gli altri mi rivolgono quando passo loro affianco non aiutano. Io sono quello che ha visto morire i genitori di Vanilla Matviga, quello che ha pianto in cortile insieme a lei e chissà cosa cazzo si sogna di notte, visto il modo terribile in cui sono crepati. Vorrei poter dare ad ogni studente il mio cazzo di dono, anche solo per un giorno, così capiranno cosa significa convivere con questa merda e desiderare di strapparsela dalla testa piuttosto che venire compatito.
    Però di soluzioni non ce ne sono, a parte forse uccidermi o chiedere ad Heather di vendermi le pozioni che usa e le hanno bloccato il dono, ma dubito la rossa mi aiuterà e non ho alcuna intenzione di porre fine alla mia vita, quindi tocca stringere i denti e andare avanti finchè le cose non andranno meglio. O finchè avrò perso la pazienza.
    C'è da dire comunque che, studenti impietositi a parte, il castello sa sempre offrire nuovi intrattenimenti -per chi ha voglia di parteciparvi, s'intende- ed oggi tutto mi sarei aspettato d'incontrare tranne un fiume nei corridoi dell'ala est e Annie Ross che si rotola a terra per spegnersi la divisa. A quanto pare il destino ha scelto che il caos dovrà essere la modalità base degli incontri tra me e la compagna di casata, ma almeno stavolta gli alberi di natale non stanno cercando di ucciderci e in giro non vedo apigli.
    Guardo la ragazza con una calma che potrebbe apparire come disinteresse, e mi spiace perchè la bionda mi sta molto simpatica e in una circostanza diversa avrei riso di gusto nel vederla così, ma è un periodo del cazzo e immagino che persino lei abbia partecipato al gossip sul mio conto. Come biasimarla, in fondo la morte dà sempre spettacolo.
    Guardo l'albero fradicio e poi quelli dietro di lei, quasi aspettandomi di vederli prendere fuoco all'unisono vista la sfortuna di cui la ragazza sembra essere avvolta, invece regna calma piatta e un pochino me ne dispiaccio perchè sarebbe stato più facile sgusciare via durante un suo momento di panico.
    Lo so, sono uno stronzo. Lo so, lei è mia amica e dovrei parlarle, rispondere al suo chiedermi come sto senza sollevare un sopracciglio e puntare alle evidenti occhiaie che ben esplicano la mancanza di sonno causata dagli incubi. E si, lo so che aprirmi con qualcuno che non sia Vanilla potrebbe farmi bene, però non riesco ad impedirmi di evitare il discorso.
    Kamikaze è in letargo.
    Mettere in campo la pipistrella è un colpo basso, per quanto efficace.
    La tengo al sicuro sotto al letto, si sveglierà a marzo. Starò in Galles per le vacanze di natale e non me la porterò dietro perchè temo possa finire tra le grinfie delle mie sorelle più piccole, penso di poter stare tranquillo ma se tu rimarrai e avrai voglia di buttarle un'occhio ogni tanto mi faresti un'enorme favore.
    Le rivolgo un sorriso poco convincente mentre una mano si muove nervosamente verso la tasca dei pantaloni per eventualmente prelevare una sigaretta e fumarla, che se ne vadano a fare in culo i divieti. In un mondo ideale basterebbe questo, ma scelgo di aggiungerci una piccola e stanca battuta per farle credere che non sono del tutto spento, che qualcosa del Friday che ha conosciuto c'è ancora qui sotto, da qualche parte.
    Però non coinvolgerla in attentati contro gli abeti, sto cercando di crescerla come una signorina a modo.
     
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    In effetti poteva sembrare che lo facessi apposta, a mettermi nei pasticci ogni qualvolta il boccoloso Grifondoro entrava nel mio campo visivo, ma la verità era ben diversa: combinavo casini a prescindere, bastava semplicemente che qualcuno si appostasse in un angolo e l'attesa non era mai troppo prolungata.
    Forse era per questo che io e Karen non trascorrevamo mai troppo tempo insieme, visto che unendo le nostre forze avremmo potuto rischiare di distruggere la Sala Comune di Grifondoro nel giro di dieci minuti... Magari era un bene che condividessimo la stanza nella torre dei figli di Godric giusto il tempo di dormire, almeno non avremmo fatto troppi danni, tra le braccia di un malevolo Morfeo che ci teneva intrappolate nei nostri rispettivi incubi.
    Con Friday però era stato diverso fin dall'inizio, c'era un bel feeling, c'era vera alchimia e ci eravamo fin da subito accettati senza vincoli né filtri, così come eravamo; quando ero con lui, non avevo timore di mostrarmi così com'ero, né di assecondare le sue bizzarre follie facendole mie... Né lui, viceversa, si era mai tirato indietro quando si trattava di alimentare il mio allegro fuoco di scoppiettante energia. O almeno, tra di noi era stato così fino all'estate precedente.
    Poi tutto era cambiato ed il guizzo nello sguardo di Friday si era spento, così come quel sorriso che mi aveva riscaldata e fatta sentire davvero accolta e a casa, tra le fila dei rosso-oro.
    Oook... replicai incerta, mentre dentro imprecavo contro la mia totale inettitudine nel cogliere al volo i segnali, i messaggi subliminali, i non detti che si celavano dietro ciò che invece veniva esternato.
    Ma porca di quella Morgana, non bastavano Lawrence e Feyre, adesso ci si doveva mettere anche lui a dire le frasi in codice? Insomma, chi era che, alla domanda "come stai?", rispondeva parlando del letargo della sua pipistrella? Cosa diavolo doveva significare questo, adesso? Perfino il mio patronus, se fossi riuscita ad evocarne uno come si deve, adesso si sarebbe trasformato in un gigantesco punto interrogativo sputa fiamme.
    Per una volta, rimasi senza parole nella speranza, ascoltandolo, di riuscire a cogliere quel qualcosa che probabilmente Friday desiderava comunicarmi tra le righe. Povero ragazzo, chissà quante aspettative aveva riposto in me, che invece non stavo capendo niente e continuavo a chiedermi quando sarebbe arrivato al dunque, perché con me occorreva essere chiari ed espliciti.
    Beh, se te la senti di correre il rischio di lasciarla nelle mie, di grinfie... Grazie per la fiducia. abbozzai un sorriso, domandandomi a questo punto quanto potessero essere pestifere e distruttive le sue sei sorelle, se preferiva affidare Kamikaze a me piuttosto che portarselo a casa. Ti prometto che la ritroverai sana e salva e con un maglioncino di Natale stupendo, appena avrò capito come cucire le maniche per farci entrare le ali.
    Nel peggiore dei casi, invece che un maglioncino sarebbe stato un gilet, ma Friday non era scoppiato a ridere neanche nel vedermi rotolare nella pozza d'acqua in cui i nostri riflessi si rinfrangevano deformati, quindi dubitavo che si sarebbe entusiasmato per il regalo di Natale che avrei dato a Kamikaze.
    Prima della partenza, però... Stiamo organizzando una festa a sorpresa per Feyre. L'undici sera è il suo compleanno, sai? Andremo nella Foresta, è stata un'idea di Vanilla.
    Mi fermai per un istante, decisa ad osservare l'espressione del mio amico nel sentir nominare la Serpeverde e chiedendomi come avrebbe reagito. Forse il fatto che lei per prima si stesse buttando a capofitto nell'organizzazione di un party da urlo poteva legittimare anche Friday a fare lo stesso, a ricevere la scossa per andare avanti e provare a voltare pagina... In modo costruttivo, non come l'ennesimo caso umano di nera depressione all'interno di questo castello.
    Sarei felice se venissi, non sarebbe lo stesso senza di te. E poi lì di alberi ce ne sono a non finire, se non ci sei tu non scoprirò mai se sono maschi o femmine. E poi potrei dare fuoco all'intera foresta senza volerlo, quindi...
    Lasciai la frase in sospeso, stringendomi nelle spalle e allargando le labbra in un sorriso speranzoso.
    Natale era la festa della speranza, no? Quindi speravo: che scegliesse di concedersi la possibilità di sorridere piuttosto che di soffrire, che si concedesse di voltare pagina, anche solo un po' alla volta, che decidesse di aprirsi all'aiuto e all'affetto di chi aveva intorno, poiché non esisteva solo il male e i fantasmi si potevano anche provare a sconfiggere.
     
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    In una diversa occasione, avrei trovato adorabile l'immagine di Kamikaze con addosso un maglioncino di natale decorato con motivi di pacchi regalo, magari persino un po' storto, come quel pigiama-unicorno che indossai il giorno in cui volai dietro ad Annie per fermare il suo tentativo di non-suicidio.
    Oggi, invece, mi sembra solo... Carina. Un'idea degna giusto d'un mezzo sorriso spento, per quanto stancamente sincero. Probabilmente la bionda penserà che non mi frega un cazzo di quello che ha da dire, o che la trovo una scema per le pensate infantili con cui se ne esce di tanto in tanto, invece la invidio. Vorrei avere la sua leggerezza, essere in grado di riappropriarmi di quella che ho perso per poter viaggiare nuovamente alla sua stessa lunghezza d'onda e divertirmi, magari combinando un casino equamente bagnato come quello in cui stanno sguazzando i nostri piedi.
    Ci sono riuscito con Vanilla, quando abbiamo messo puzzola e polpo nell'ufficio della Carter, ma è stato un sollievo temporaneo, un'istante di luce nel buio dell'apatia. Sicuramente tornerà, non sono così pessimista da credere che la mia vita sia totalmente finita, eppure non riesco a sforzarmi di essere felice nei giorni in cui tutto è grigio o nero; forse dovrei provarci, per il bene mio e delle amicizie che ho care, ma sarebbe una menzogna troppo grande che non avrei voglia di portare avanti troppo a lungo.
    Quindi rimango in silenzio a guardare la ragazza dalla voce d'usignolo, nella speranza che mi lasci andare, che almeno per oggi si stanchi di provare a tirare fuori quella parte di me rimasta sepolta dalle macerie. Invece lei continua, imperterrita e dolce come sempre, e m'invita ad una festa a sorpresa che non m'interessa per una persona di cui non m'importa niente.
    Solo il nome della Matviga mi fa drizzare le orecchie, nel sentirlo sposto appena il capo da un lato ed alzo un sopracciglio, sorpreso ma al contempo felice di scoprire che la prefetta non più così perfetta si sta dando da fare. Evidentemente ha voglia di distrarsi in ogni modo che è le più congeniale, e se organizzare un party l'aiuterà a dimenticarsi per un po' della morte dei suoi, allora buon per lei.
    C'è però qualcosa che brucia in fondo alla gola, lasciandomi un sapore di bile in bocca... Credo sia fastidio, o forse sempre invidia, seppur di un altro tipo. La Serpeverde sta andando avanti, sicuramente ha i suoi bei grattacapi a cui star dietro, ma nella tragedia è stata fortunata: lei non avrà mai incubi ricorrenti sulla tremenda morte dei suoi, magari potrà immaginarla, ma io l'ho vista e nessuno potrà togliermela dalla testa. Sarà così per il resto dei miei giorni? Gli altri andranno avanti con facilità ed io farò da custode degli incubi? Preferirei buttarmi dalla torre dei Grifi, piuttosto che portare questo fardello di merda.
    Le mani scattano nervose verso le tasche, cercano e trovano il pacchetto di sigarette e ne accendono una, portandola alle labbra con dita di cui provo a mascherarne il leggero tremolio. Inspiro e la nicotina riempie i polmoni, calmandomi quel tanto che basta per impedirmi di scappare da Annie come un maleducato del cazzo.
    Forse non dovrei fumare al chiuso dopo quello che ho combinato alla Carter, ma sai il cazzo che mi frega...
    Mormoro in quello che è un pallido tentativo di conversazione ed al contempo l'ennesimo tassello che dovrebbe far capire alla Ross come cazzo sono messo a livello emotivo e mentale.
    Comunque non parteciperò. Scusa.
    Avrei potuto ignorarla, continuare a parlare di Kamikaze o qualsiasi altro argomento fino a farle perdere la pazienza, ma non mi sembra giusto nei suoi confronti. Nonostante tutto, anche se non sembra, le voglio bene. Lei è come gli altri e non capirà mai cosa vuol dire avere il dono della fottuta vista, ma le voglio bene.
    Mi dispiace, Annie, è che non sono dell'umore e immagino tu sappia il perchè visto che le voci qui corrono in fretta. E poi non potrei sopportare altre occhiate o bisbigli. O di avere una cazzo di visione durante il taglio della torta.
    Sarebbe terribile, e con la mia fortuna potrebbe sicuramente accadere. Se il dono è qualcosa che scatta quando incontro qualcuno -perchè boh, magari i nostri cervelli si allineano o qualche stronzata simile- allora andare ad una festa con gente nuova potrebbe risultare catastrofico, roba da desiderare di chiudersi in casa per sempre... Vorrei poter dire di non essere così estremo nelle idee, ma poco fa ho inneggiato al suicidio quindi farei la figura dell'ipocrita.
    Però ehi, almeno adesso so cosa passava per la testa di Monday durante tutti quegli anni di depressione in cui si è sentita al limite della sopportazione. Abbiamo più cose in comune di quanto sembra! ...cazzo Wyldflower, cosa dovrebbe essere questo? Umorismo macabro? Eri meglio quando creavi apigli e prendevi a sberle le radici di platani picchiatori che sono in realtà salici.
    Ti divertirai di più senza di me. E sono sicuro che i maghi abbiano un qualche incantesimo per far tornare in vita la flora, in caso ti venisse voglia di anarchia. Vuoi un tiro?
    Le offro la sigaretta dopo aver espirato una grossa nuvoletta grigia. Se dovesse rifiutare potrei usarla come scusa per andarmene, seguendo così l'istinto di fuggire per evitare altre domande, altri sguardi colmi di pietà. La guardo e con occhi stanchi le chiedo di lasciarmi andare, anche se le voglio bene e forse abbracciarla e piangere mi aiuterebbe più di qualsiasi cazzo di sigaretta in questo mondo di merda.
     
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    Non avevo idea di cosa Friday avesse combinato alla Carter, ma di certo non avrei fatto la spia su una sigaretta accesa in mezzo al corridoio, né avrei giudicato il gallese per questo.
    Cavolo, ancora mi rimbombavano in testa i rimproveri di chi mi aveva accusato di giudicare gli altri senza conoscere le situazioni, di certo non avrei ripetuto l'errore con qualcuno a cui tenevo, sebbene le circostanze in cui quella colpa mi era stata addossata fossero piuttosto opinabili.
    Non ti devi scusare, era un invito, non un obbligo. replicai mestamente, gli occhi nocciola bassi a fissare le punte delle scarpe bagnate.
    Non potevo neanche dirgli che lo capivo, perché non avevo onestamente la più pallida idea di come ci si sentisse ad essere dotati di un potere come il suo, che gli consentiva di vedere ciò che aveva visto lui.
    Tuttavia comprendevo le sue ragioni, dal momento che io per prima, dopo un trauma, mi ero ritirata dal mondo e rintanata tra le braccia di mia nonna nel suo piccolo cottage che odorava di biscotti da mattina a sera.
    Stiracchiai le labbra in un sorriso che di allegro aveva ben poco, quando Friday parlò della possibilità che esistesse un incantesimo capace di resuscitare le piante, perfettamente consapevole che quella non fosse altro che l'ombra del suo senso dell'umorismo e che i suoi occhi densi di tormento parlassero molto più della sua bocca, in quel momento.
    Quando la boccata di fumo nebbioso si frappose tra il mio viso e quello del Gallese arricciai il naso, sforzandomi di non tossire e di non indietreggiare dandogli una scusa per filarsela.
    Mi limitai a scuotere la testa e mi affrettai a parlare, prima che il mio silenzio guardingo gli desse un motivo per andare via.
    Sai, Friday, mi preoccupo di intrattenere le persone e di farle divertire da quando avevo dieci anni... Ed è una gran rottura, soprattutto quando sembra che di motivi per sorridere non ce ne sia nemmeno uno. Tutti mi vedono così, come quella con cui spassarsela, ridere e fare cazzate dalla mattina alla sera.
    Mi passai una mano tra i capelli, scompigliandoli dietro l'orecchio con un gesto nervoso prima di proseguire.
    Non mi è mai capitato di stare vicino a qualcuno che non ha voglia di divertirsi, quindi non lo so se so farlo nel modo giusto, però... Ti assicuro che non m'importa un fico secco, di divertirmi di più senza di te.
    Mi avvicinai alla finestra tanto da condensare il mio respiro sul vetro già appannato, picchiettandoci con il dito fino a scarabocchiare distrattamente una A, quella che scarabocchiavo sulle foto sorridenti che regalavo ad adolescenti americane di cui non ricordavo neanche un volto, prima di cancellarla con un colpo rabbioso del dorso della mano.
    Mi importa di stare con te, anche se non ci divertiremo per niente, anche se dovremo piangere, o urlare, parlare di quanto fa schifo il mondo o la vita, o starcene semplicemente zitti. Se stai di merda, voglio stare di merda accanto a te, piuttosto che continuare a divertirmi da sola.
    Ero stata sola per quasi sedici anni, non avrei rinunciato alla vita coccolandomi nelle mie illusioni, neanche se questo significava scendere a patti con il marciume di cui era impregnata ed in cui Friday sembrava essere immerso fino alle punte dei suoi riccioli.
    Anch'io ho visto morire qualcuno, poco più di un anno fa. Era una ragazzina, aveva solo dodici anni...
    Non ero pronta a dirgli di più, non se non me lo avesse chiesto direttamente; adesso, mi importava solo che il mio dinoccolato amico capisse che il suo stato d'animo era stato anche il mio, non molto tempo fa.
    Dopo che è successo, sono tornata in Inghilterra e mi sono rifugiata a casa di mia nonna, finché non mi sono sentita pronta a ricominciare a vivere anche per lei.
    Già... E adesso il suo fantasma, in ectoplasma e ossa, mi stava cercando per chissà quale astruso motivo e l'unica persona a saperlo era sconvolta per la morte brutale dei suoi genitori.
    Non avevo nessuno con cui parlarne, solo la nonna e chili di biscotti allo zenzero appena sfornati... Però tu hai me, se vuoi... E se non vuoi, va bene lo stesso. Ma anche se il modo lo deciderai tu, di sicuro non ti farò portare questo peso da solo, che ti piaccia oppure no.
    Allungai una mano a sfiorargli le dita in una stretta gentile, cercando il suo sguardo così che, qualunque emozione vi si celasse, potesse smettere di logorarlo dall'interno anche solo per un momento.
     
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    Piccolo, dolce raggio di sole... Dev'essere logorante vivere una vita in cui si è costretti a brillare, anche e specialmente quando dentro di lei ci sono solo nubi. A me è stato permesso di sentire ogni emozione, esprimendola senza timore di ciò che gli altri avrebbero potuto pensare; a volte ha funzionato ed altre meno, ma a confronto di Annie posso dire di sentirmi un privilegiato.
    Io posso rinchiudermi nel grigiore, viverci dentro e sentire la pioggia inzupparmi i vestiti e fin dentro le ossa, mentre lei deve salire su un palco e sorridere per tenere in piedi quella che, a tutti gli effetti, non è altro che una menzogna: per qualche ora le sue fan possono credere che tutto sia perfetto e luccicante, perchè se Annie Ross è felice allora perchè non imitarla?
    Trovo sia una vita estenuante, a lungo andare, e non la invidio nemmeno un po'. Magari a lei piace e sicuramente troverà delle soddisfazioni in mezzo a quel caos, altrimenti non lo farebbe da così tanto tempo, ma se fossi stato al posto suo avrei dato di tutto per avere una vita normale. Una vita senza magia, senza fan urlanti o concerti uno dietro l'altro... senza morti e Doni della Vista.
    La sua gentilezza è soffocante in un modo che non riesco a definire, vorrei scappare e allo stesso tempo rimanere qui ad ascoltarla, a sentirle ripetere che vuole davvero stare in mia compagnia anche se non ho la minima voglia di essere divertente o partecipare a feste, perchè a quanto pare le va bene semplicemente starcene in silenzio, purché sia al mio fianco.
    Mentre prendo un'altra boccata di sigaretta mi dico che sono un grande stronzo, ho sottovalutato il suo affetto infilandola nella lista in cui ho messo tutti quelli che non possono capire il mio stato d'animo, perchè a volte è più facile ignorare e bollire da soli nel proprio dolore che sfogarsi con qualcuno disposto a prestarci orecchio. Chissà come mai siamo così stupidi, dev'essere una sorta di difetto di fabbricazione.
    Sgrano gli occhi nel sentirla parlare della morte di una dodicenne, la sigarette rimane ferma a mezz'aria e poi il braccio scende lungo il fianco, come se la nicotina avesse perso momentaneamente la sua presa su di me. Non sapevo di questo suo contatto con la morte, potrebbe trattarsi d'un fatto risaputo nella comunità magica che io ho sempre ignorato per mancanza di conoscenze o interesse; in ogni caso, il rifugiarsi nel proprio luogo sicuro ci accomuna, così come la mancanza di condivisione del dolore col prossimo: lei per casualità, io per scelta.
    Ora però potrei rimediare, mi sta offrendo una spalla su cui piangere con così tanta semplicità che è difficile trattenermi... Sposto la mano per stringere le sue dita in un gesto automatico, per un'istante rilascio la presa come in un ripensamento, poi torno da lei e lì rimango. Apro la bocca per dire qualcosa, una qualunque frase che possa spiegare come mi sento, ma le labbra si richiudono stringendosi in una linea dagli angoli tristi; un groppo in gola mi sta impedendo d'esprimermi, ma per ora credo che il silenzio possa bastarle. Sempre meglio che vedermi fuggire via.
    Mi avvicino a lei strisciando i piedi, le scarpe provocano delle piccole onde nel fiumiciattolo che è ormai il corridoio, abbasso il capo per poggiare il mento sulla sua spalla e con il braccio libero le cingo la schiena mentre l'altra mano rimane fissa a stringerle le dita. Si tratta di un abbraccio, seppur goffo, ed è strano come mi faccia sentire un po' meglio, anche se solo per qualche istante.
    Mi dispiace per quello che hai dovuto vedere.
    Mormoro accanto al suo orecchio, la voce resa roca dal polpo che sento aggrappato alla gola. Mi stringe coi suoi tentacoli, lasciandomi quel tanto che basta per respirare. Non le chiederò com'è morta la dodicenne, non voglio risvegliarle brutti ricordi e non è una gara a chi ha visto più sangue o viscere.
    Prima dell'estate una delle mie sorelle...
    Rallento ed esito, vorrei prendere una boccata dalla sigaretta ma l'ho lasciata cadere a terra mentre abbracciavo Annie, non ho niente con cui affievolire l'ansia quindi mi limito a stringerla ancora a me senza guardarla negli occhi. In qualche modo sta rendendo tutto più facile.
    Monday... Ha tentato di uccidersi. Ora sta meglio ma ho passato dei mesi di merda. Ogni tanto ho paura di veder morire anche lei e non poter fare niente per fermarla, come è successo con... con i genitori di Vanilla.
    Ho salvato Thursday dal nocciolo di ciliegia -la mia prima visione- perchè quello che vidi fu un futuro molto prossimo, ma cosa accadrebbe se vedessi una qualunque delle mie sorelle nel passato? Come sopravvivrei alla vista del loro sangue e la consapevolezza che sia già accaduto?
    Non lo voglio più questo dono, Annie. Porta solo un sacco di merda.
     
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    Le nostre dita si strinsero e non avrei davvero saputo dire se fossi io, che stavo tentando di salvare Friday, oppure se fosse lui, a dare finalmente un senso ed un significato più profondo all'esistenza da stella cadente che avevo condotto fino a poco tempo prima. A lungo avevo attraversato i cieli dei miei coetanei con la rapidità di una piccola luce scintillante che attraversava il buio, lo squarciava lasciando a bocca aperta per una frazione di secondo e poi "puf!", scompariva così come era apparsa senza lasciare alcuna traccia.
    Speravo proprio di non essere questo, per Friday, ecco perché il busto si scosse in un lieve sobbalzo quando le lunghe dita del Grifondoro trattennero le mie e quel lieve contatto bastò per farci aggrappare l'uno all'altra.
    Probabilmente saremmo andati a fondo e non ci sarebbero stati salvatori né salvati, ma non lo avremmo fatto da soli nell'assurda convinzione che non avessimo nessuno accanto. Dovevo convincermi che fosse così, perché non ero in grado di accettare che la merda rimanesse tale, senza riuscire a trarne comunque qualcosa di buono.
    Perciò eccolo lì, il buono, nel tepore di dita intrecciate ad intrappolare e trattenere il seme di un'amicizia che potevamo finalmente considerare tale, considerare importante, mentre il buio faceva di tutto per inghiottire il sorriso di Friday e lasciarlo naufragare nel suo dolore.
    Il silenzio in cui eravamo immersi aveva un che di assordante, soprattutto per me che ero abituata ad usarne solo alcuni frammenti per vestire le mie melodie, ma quell'assenza di suoni in cui galleggiavamo sospesi era necessaria a lasciar depositare i pensieri e la consapevolezza di ciò che stavamo condividendo.
    Sospirai, quando Friday mi abbracciò e il sussurro roco delle sue parole mi solleticò l'orecchio. Ricambiai la sua stretta con più convinzione, cingendogli la vita fino a sentire il dolce movimento delle sue costole che si aprivano ad ogni respiro.
    A me dispiace non aver potuto fare altro che limitarmi a vedere. Non riesco a darmi pace, per questo.
    Sebbene le nostre esperienze traumatiche non avessero niente in comune, forse in questo potevano in qualche modo assomigliarsi. Anche Friday, volente o nolente, era stato costretto a guardare ciò su cui non avrebbe mai desiderato posare lo sguardo.
    Posai il mento sulla sua spalla e lo ascoltai, venendo a sapere per la prima volta di ciò che era capitato a sua sorella.
    Prima dell'estate, cioè quando a me importava solo di fare la simpatica e di fuggire dai sentimenti che iniziavo a provare per Lawrence, poco prima che mi travolgessero. Mi ero comportata da ragazzina immatura ed egoista, troppo presa dalle sue scoperte per preoccuparsi di ciò che sentivano gli altri o anche solo per accorgermi che, in una persona a cui tenevo, qualcosa stava tragicamente cambiando.
    Mi dispiace... Non lo avevo neanche capito che stavi così male, Fry.
    Chissà se vi era qualche sentore di ciò che stava succedendo nella vita di Monday anche nella bizzarra notte in cui ci eravamo conosciuti, quando si era precipitato fuori dalla finestra della torre da cui ero uscita volando nella convinzione che volessi togliermi la vita. Il solo pensiero, adesso, mi aggrovigliò le viscere.
    Purtroppo ci sono cose che accadono e non dipendono dalla nostra volontà, né possiamo fermarle. Succedono e basta... Però possiamo concentrarci su quello che invece possiamo fare, no? Se Monday sta meglio, vuol dire che puoi concentrarti su come esserci per lei, perché più le starai vicino e meno, forse, rischierai di avere una visione terribile che la riguardi. E anche riguardo Vì... Forse quello che hai visto sui suoi genitori ti aiuterà ad essere la persona di cui lei ha bisogno, più di chiunque altro. Ma sì, è un carico di merda fottutamente pesante da portare...
    Cercai finalmente il suo sguardo, incontrando il dolore e la paura in fondo ai suoi grandi occhi da bambino, privati tutti in una volta dell'innocenza che in Friday mi aveva tanto attirata. Se solo avessi potuto lenire in qualche modo ciò che aveva provato e che ancora sentiva, ma non ero abbastanza in gamba da sapere come riuscirci.
    Esiste un modo per controllarlo o per indirizzarlo dove vuoi tu? Il dono, dico... Magari se lo alleni potrebbe essere un po' meno insopportabile. Ho l'impressione che, finché lo contrasterai, andrà sempre peggio.
    La mia era solo una teoria, ma detestare così tanto una parte di se stessi non portava mai a niente di buono, né l'avrebbe fatta scomparire da un momento all'altro.
     
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    Seppur in modi diversi, entrambi siamo stati obbligati dal fato a vedere senza poter agire, rimanendo incatenati sul posto. Io ci ho provato a muovermi, le volte in cui mi veniva mostrato il futuro e sapevo d'avere un po' di tempo, poi tutto è cambiato nel momento in cui ho capito di poter volgere lo sguardo anche al passato, in quel momento ho sentito il peso di quelle costrizioni e correre per provare a romperle era inutile. Forse anche Annie aveva tentato qualcosa per salvare la dodicenne, oppure era accaduto tutto troppo in fretta per darle modo di reagire.
    La verità è che siamo tutti e due troppo giovani per fronteggiare certi disagi che la vita ci mette davanti, alla nostra età dovremmo preoccuparci solo di stare con amici e famiglia, divertendoci ed esplorando noi stessi ed il mondo che ci circonda, invece è tutto così sbagliato e... morto.
    Mi sto stancando di vivere in questi toni di grigio scuro che fin troppo spesso virano al nero, mi manca il bianco, con la sua lucentezza abbagliante. A volte ritorna ed è capace di scaldarmi, come sta facendo l'affetto di Annie in questo momento, però è un'istante fugace e sembra non bastare mai. Mi stringo alla ragazza, il mio piccolo raggio di sole, ed appoggiandomi alla sua spalla stringendola a me seguo il suo respiro. Ha un'effetto calmante, vorrei durasse di più ma prima o poi dovremo staccarci e lei tornerà ad accendere le luci sugli alberi evitando di dar fuoco a tutto, mentre io mi rifugerò in stanza a rimuginare e fumare fino a sera. Solita, vecchia routine... Con l'unica consapevolezza che, questa volta, mi sono finalmente aperto con qualcuno al di là di Vanilla, quindi credo potrei esserne contento perchè significa che c'è un margine di miglioramento. Una piccola luce in fondo al tunnel di schifo.
    L'ascolto con la testa poggiata alla sua, le sue parole mi risuonano vicine all'orecchio fin dentro il cervello, e so che ha ragione ma non posso fare altro che dubitare delle mie attuali capacità nel saper stare vicino a qualcuno. Con Vanilla è stato naturale parlare ed essere tristi, la spedizione punitiva nell'ufficio della Carter è stato caotico ed ha aiutato entrambi a staccare il cervello, però a parte questo non so quanto potrei esserle d'aiuto col mio muso lungo. E Monday... Lei ha bisogno di persone allegre che le mostrino il bello della vita, a che le serve un fratello minore depresso che vede morte ovunque?
    A natale tornerò a casa, cercherò di seguire il tuo consiglio. Spacchettare i regali rende tutti più felici, giusto?
    Il tono allegro che uso suona zoppicante e forzato come il sorriso tirato che, fortunatamente, la bionda non può vedere. Eppure dentro di me sono sinceramente sollevato all'idea di staccare dal castello per un po', tornare a casa è sempre bello e chissà, magari quei pochi giorni in famiglia mi aiuteranno più di quello che penso.
    Non rendo partecipe Annie dei miei dubbi, è stata fin troppo gentile e dolce con me, e poi in parte sono convinto che, in cuor suo, sappia cosa mi sta passando per la testa. Gli amici veri lo sanno sempre.
    Ho letto di gente che può farlo, io non ci ho mai provato. Forse se mi allenassi con gli anni ci riuscirei, ma al momento non so se ne ho voglia. Probabilmente hai ragione tu, però l'unica cosa che voglio fare adesso è strapparmelo dalla testa e liberarmene per sempre... Vorrei solo essere normale.
    Vivere una vita senza blocchi improvvisi in cui mi scorrono davanti agli occhi visioni terribili o prive di significato, persino una vita senza magia in questo momento mi andrebbe bene. Posso sopportare di perdere la bacchetta, se questo significa poter dormire la notte senza alcun incubo.
    Comunque grazie per questo.
    Addolcisco il tono della voce mentre le stringo più forte la mano, sposto il viso quel tanto che basta per lasciarle un veloce ed affettuoso bacio sulla guancia e poi mi scosto, tornando dritto. Ho lasciato andare l'abbraccio per primo, anche se non avrei voluto, però tengo ancora le dita intrecciate alle sue per sentire un altro pizzico di quel piacevole calore prima di tornare nel grigiore.
    E grazie per aver insistito, so che avere a che fare con me in questo momento non è facile. Sei un'amica speciale, Annie.
    Le sorrido, questa volta con naturalezza, seppur negli occhi mi si legga la solita velata stanchezza mista a tristezza di cui sono succube da settimane.
    Vuoi una mano a sistemare questo casino? Ti prometto che starò molto attento, in caso d'incendio daremo la colpa a Peeves.
     
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