Per colpa di un Occhio

Sibylla / Friday

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar

    Junior Member

    Group
    Tassorosso
    Posts
    35

    Status
    Anonymous
    Sib si appoggiò con le mani sui bordi del lavandino e sospirò, sollevando il capo fino a trovarsi di fronte alla sua immagine riflessa nello specchio. Così non andava, pensò aggrottando le sopracciglia. Non andava per niente. Era già passato un po' dall'ultimo compito di Divinazione ed ancora non aveva trovato il modo per risolvere il problema che più di tutti affliggeva le sue giornate: come arrivare a prendere Accettabile nella materia che meno capiva al mondo. Ripensò alla scampagnata nella Foresta Proibita, quando invece di andare a caccia di Centauri, si era fatta distrarre da Calante ed era finita a quella stupida festa.
    Diede un'occhiata al punto del viso in cui si era ferita quella sera ed estrasse dalla tasca del pigiama una pomata. In fondo non era nemmeno stata un'idea brillante, pensò mentre applicava l'unguento picchiettando con l'indice lo zigomo. Cosa pensava di fare? Raccontare per filo e per segno ogni suo sogno e chiedere ad un Centauro di interpretarli? Scosse la testa, guardando il graffio scomparire dal viso. I libri li ho già letti tutti. I sogni li ho descritti nel diario... cos'altro posso fare?, si chiese per l'ennesima volta. Va bene, calma. Meglio sistemarsi ed andare a colazione.
    Si lavò la faccia col l'acqua gelida e raccolse i capelli nella solita treccia. Indossò una camicia bianca con dei ricami dorati sui polsini e sul colletto, dei pantaloni di flanella neri stretti in vita ed un maglione nero con le sue iniziali che papà le aveva fatto fare quando era stato in Kashmir. Insomma, il classico abbigliamento per cui optava Sibylla quando non aveva lezione: il più anonimo e semplice possibile tra i vestiti troppo preziosi ed eleganti che le procurava la nonna.
    Andò a riporre il pigiama nel dormitorio, camminando in punta di piedi per non svegliare le sue compagne di stanza, recuperò la borsa con i libri ed uscì dalla Sala Comune. Quando finalmente giunse nella Sala Grande c'era il deserto. D'altronde erano le sei di un sabato mattina di metà dicembre: nemmeno le squadre di Quidditch si svegliavano così presto in quel periodo.
    Cominciò a sorseggiare il caffellatte mentre apriva La Gazzetta del Profeta che il nonno le aveva inviato e fece scorrere le pagine fino agli articoli cerchiati di nero. Era una loro tradizione: lui leggeva il giornale per intero, segnava le parti più interessanti e vi apportava qualche commento, come se fosse stato lì con Sib a discutere le notizie. Una volta letto tutto, Sib commentava a sua volta e rispediva La Gazzetta al nonno. Stava leggendo l'ennesimo articolo sulla penuria di ingredienti sul mercato magico, quando sentì qualcosa che si avvicinava svolazzando e che la costrinse ad alzare gli occhi dalla sua lettura. Davanti a lei fece capolino, sospeso a mezz'aria, un bigliettino ripiegato su sé stesso dalla forma quadrata, con un occhio aperto stilizzato al centro. Aggrottando le sopracciglia, ma incuriosita, Sib allungò la mano e prese il biglietto tra le mani. Quando lo aprì tutta l'emozione svanì in batter d'occhio:

    Signorina Shelley,

    È con immensa gioia che, nei primissimi istanti di quest'alba dicembrina,
    col vento che debole soffia sulla rugiada nel parco,
    la tua presenza mi (di)viene palese. Non vi è un tempo per Vedere,
    né si può frenare l'Occhio che, indomito, non riposa mai...
    Ti attendo senza indugi nell'aula di Divinazione.



    Firmato: prof di Divinazione. Eh? Si tratta sicuramente di uno scherzo, pensò Sib stranita, accartocciando il biglietto e gettandoselo alle spalle. Bella trovata, però... chissà chi può essere stato... Ma non fece a tempo a finire il pensiero che il biglietto riprese vita, si ricompose e cominciò a picchiettarle sulla testa.
    Ehi!!, esclamò Sib proteggendosi la testa. Vattene! Finite incantatem! Ma il biglietto non voleva saperne e continuava a sferzarla con forza sempre maggiore.
    Maledizione, borbottò infine raccogliendo le sue cose ed alzandosi. Va bene, va bene. Ti seguo.
    Si incamminò di malavoglia verso la Torre Nord, dove si trovava l'aula di Divinazione. Si stava preparando mentalmente ad usare degli incantesimi di difesa, ancora convinta che si trattasse di uno scherzo. Chi può essere stato? Non do mai nell'occhio, nemmeno nelle altre materie. In effetti, sebbene Sibylla fosse molto diligente e studiasse parecchio, non alzava mai la mano per rispondere e parlava solo se interpellata. Non le piaceva far mostra di sé e non ci teneva a sbandierare né i buoni voti né i disastri che combinava a Divinazione. Solo un occhio attento avrebbe potuto notare le E sui compiti di Trasfigurazione o la pila di appunti ordinati che prendeva durante Storia della Magia. In cinque anni nessuno aveva fatto mostra di notarla, o comunque erano tutti troppo intimiditi di fronte al suo totale disinteresse sociale.
    Con questi pensieri che le frullavano in testa, Sib finalmente raggiunse la Torre Nord. Stava per varcare la porta, lasciata aperta, dell'aula di Divinazione quando si trovò di fronte Friday Wyldflower — o perlomeno, lo spettro di quello che una volta doveva esser stato Friday Wyldflower. Piegò leggermente la testa di lato, aggrottando le sopracciglia. Possibile che ci fosse lui dietro quello scherzo? Eppure non sembrava plausibile, soprattutto vista la faccia che si ritrovava, solcata da brutte occhiaie. Stava per cominciare ad indagare quando sentì una voce provenire dall'aula.
    Entrate, non siate timidi!
    Lì appoggiata alla cattedra in noce, c'era veramente la prof di Divinazione. Portava il solito mantello dai riflessi lilla-argentei, con i capelli corvini liscissimi lasciati sciolti sulle spalle. I grandi occhi violetti (Sib era sicura che non fossero naturali, ma che ne cambiasse il colore per potenziare l'effetto drammatico della sua persona) si posarono prima su Sib e poi su Friday.
    Che gioia vedervi entrambi in quest'ora propizia, esordì sorridendo e sollevando le mani a mo' di benvenuto.
    Sib rimase composta ma pensò: Ora propizia? Sono le sei e mezza del mattino...
    Vi ho fatti chiamare con tale solerzia per il motivo chiaramente, e pronunciò quel chiaramente con molta enfasi, accompagnandolo con una pausa, descritto nel messaggio inviatovi stamane...
    Sib non potè fare a meno di guardare la prof con un'espressione confusa. Eh? Era un messaggio chiaro quello?
    La professoressa sospirò drammaticamente vedendo la reazione della Tassorosso. È proprio questo che preoccupa la mia mente, disse avvicinandosi ai ragazzi. Così intensamente che solo pochi attimi fa ho Visto... la soluzione a tutti i tuoi problemi, signorina Shelley..., altra pausa teatrale, Proprio così. Solo ieri la Bibliotecaria è venuta a trovarmi e, in strettissima confidenza e con nobile preoccupazione, mi ha raccontato del tuo impegno , che, ahimè... è così poco evidente a lezione...
    Sib fece una smorfia. "Raccontato in confidenza"... "preoccupazione"... che baggianate. Ce la vedeva benissimo, la Bibliotecaria, che entrava come una furia in quell'aula, ordinando alla prof di Divinazione di fare qualsiasi cosa pur di allontanarla dalla sua biblioteca.
    Non c'è dubbio che l'Occhio abbia percepito questo grido d'aiuto... ed in questa dolcissima mattina si è aperto... ed ho Visto..., pausa drammatica di qualche secondo, ... il signor Wyldflower che ti aiutava a comprendere questa materia per te tanto ostica...
    Cosa?, esclamò Sibylla scomponendosi per la prima volta. Ma... Wyldflower è al quarto anno, non...
    Quarto anno, terzo anno... cosa importa? È proprio questa terribile logica ad ancorarti al mondo terreno... Quarto anno... se vogliamo metterla in termini così concreti, e pronunciò "concreti" con particolare disprezzo, Il signorino qui presente... è come se fosse al settimo anno, no, all'Accademia!, esclamò compiaciuta. Mentre tu..., profondo sospiro, ... al primo...
    Il viso di Sib riprese un po' di colore. Pensava che le avrebbe detto qualcosa del tipo "Mentre tu sei in età pre-scolare".
    ... anno di vita, concluse la prof, lapidaria, scuotendo la testa con rammarico.
    Ah, ecco. E tornò pallida come un cencio.
    Dunque! Il sole deve ancora sorgere e la giornata è lunga, perciò non indugerò oltre. Per incentivarti, signor Wyldflower, ti esimerò da tutti i compiti fino alla fine del semestre, ed alzò la voce per interrompere Friday che evidentemente aveva qualcosa da dire. Compresi quelli di Natale., altra pausa ad effetto, Se, e solo se, aiuterai la signorina Shelley con costanza ed impegno finché non prenderà una sufficienza, spostò lo sguardo verso Sibylla. Rifai il compito sull'interpretazione dei sogni... Puoi tenere gli appunti, ma dovrai... dovrete... rifare l'analisi...
    Rivolse ai ragazzi sconcertati un sorriso accecante e gli fece l'occhiolino. Potete cominciare immediatamente, già che siete qui! A riVederci!, e con un colpo d'anca che fece svolazzare e brillare ancor di più il suo mantello, lasciò la stanza.
     
    Top
    .
  2.  
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Grifondoro
    Posts
    225

    Status
    Anonymous
    A Lammas fa caldo, il sole riempie il cielo con la sua prepotente presenza e nessuna nuvola osa apparire all'orizzonte per provare a coprirlo, neanche avessero paura di scatenare la sua ira. La pelle scotta, senza crema si rischia di diventare rossi in un attimo, ed il sudore cola a profusione col minimo sforzo ma non si possono lasciare gli animali senza cibo, quindi tocca lavorare.
    L'unico sollievo è il lago, piccolo e abitato da pesci curiosi, giace nella valle accanto alla comune da chissà quanti secoli, indisturbato. Qui ho imparato a nuotare grazie a mamma, con pazienza ha insegnato ad ogni suo cucciolo come stare a galla e a quanto pare io ero quello che non vedeva l'ora di tuffarsi già da piccolo, col rischio di morire annegato. Ho sempre agito senza pensare troppo alle conseguenze, quello che contava era la spinta del momento e quello che mi diceva l'istinto, il resto era poco importante.
    Muovo braccia e gambe per rimanere a galla, è l'unico modo per non affondare come un sasso e dopo un po' diventa stancante, ma ne vale la pena: rimanere a pancia in su con l'acqua che attutisce ogni rumore esterno, non ha prezzo. Non che gli strilli gioiosi delle mie sorelle siano fastidiosi, ma quando vengo qui da solo è perchè ho bisogno di staccare da loro, anche solo per qualche istante.
    Le palpebre mi si abbassano pigramente, tra le ciglia scorgo le fronde degli alberi sopra la mia testa e qualche raggio di sole crudele che cerca di bruciarmi la pelle lambita dalle verdi acque... Sento che potrei addormentarmi, se solo chiudessi di più gli occhi. In fondo perchè non dovrei? E' estate, ho finito di lavorare, a Lammas sono tutti felici e non ho alcun problema al mondo. Mi merito del sano riposo, dopo tutta la merda che ho passato.
    E così, mi permetto di dormire cullato dalle acque, e quando il lago mi risucchia del tutto è troppo tardi.
    Apro la bocca per urlare dalla sorpresa e la prima cosa che penso è quanto sia strano sentire il salato sulla lingua, perchè alla comune non c'è una goccia di mare... Ho paura di spalancare gli occhi, nel fondo della mente so già cosa mi troverò davanti e non voglio vederli, non ancora... Eppure lo faccio, impotente e alla mercé di un'incubo che non posso controllare.
    Il grido è sordo, eppure è lì, ben impresso nelle bolle d'aria che mi fuoriescono dalla labbra. Anche loro stanno urlando, ed il sangue esce a fiotti da ogni orifizio mentre gli organi interni implodono per la pressione. La collana a forma di cuore della donna si apre, esponendo il ritratto della famiglia Matviga in cui tutti sorridono, ignari della tragedia che li colpirà e renderà orfana la mia amica.
    Stiamo andando a fondo mentre l'oceano ci inghiotte, e tutto diventa sempre più nero.

    Mi sveglio con le mani strette attorno alla coperta, come se il mio corpo stesse cercando un'ancora di salvezza per tirarsi fuori dall'incubo. Non credo di aver urlato, altrimenti i compagni di stanza mi starebbero lanciando ciabatte per farmi stare zitto, ma il respiro è comunque affannato e rotto da qualche singhiozzo che tento di mettere a tacere il più in fretta possibile.
    Non voglio domande o pietà, non oggi, e poi sanno cosa cazzo mi è successo quindi a che servirebbe preoccuparsi?
    La verità è che sono stanco di sognare i genitori di Vanilla, stanco di avere un dono che non ho chiesto e di cui, ora come ora, farei volentieri a meno. Voglio svegliarmi senza occhiaie o in lacrime, per una cazzo di volta in vita mia.
    Fuori dalla finestra il mondo è ancora avvolto dal buio, la Scozia dorme e un po' la invidio perchè, almeno per oggi, dubito riuscirò a riprendere sonno. Mi tiro su dal letto, nel silenzio della stanza mi butto addosso dei vestiti presi totalmente a caso dal mucchio di quelli più o meno puliti e vado in Sala Comune con l'intento di leggere qualcosa per occupare la mente, o anche solo piazzarmi alla finestra con una sigaretta tra le labbra. Peccato che i piani vengano deviati da un biglietto volante con un occhio stilizzato al centro; nel vederlo sospiro, sospetto di sapere a chi appartenga e non capisco come faccia quella donna ad essere così mattiniera senza arrecare segni di stanchezza, sicuramente usa un rimedio magico altrimenti non si spiega.
    Leggo il messaggio e ci metto qualche istante a capirlo perchè gli ingranaggi del cervello devono ancora mettersi in moto del tutto, ma capisco che mi desidera nella sua aula e quando Madama Allodola chiama è meglio rispondere, anche se la voglia d'interazioni sociali è pari a zero e preferirei passare la mattina in solitudine. Però lei è sempre stata gentile con me e la sua materia era molto interessante, prima che iniziassi a odiare il dono... Non che interpretare i sogni sia noioso, in qualche modo riesce sempre a tenermi attento, e poi leggendo prima o poi potrei trovare informazioni su come liberarmi della Vista, quindi presenziare alle lezioni non è così pesante. Chi lo sa, magari la prof ha trovato un rimedio e vuole farmi una sorpresa.
    Si, sto cercando di motivarmi per muovere il culo, anche se sospetto che la lettera potrebbe spingermi a forza se solo mi vedesse esitare. Dopo un secondo sospiro, m'incammino, sperando di poter trovare un rifugio dagli incubi nell'aula di Divinazione.
    Una volta giunto alla porta mi trovo davanti una Tassorosso vestita di tutto punto che osservo con sorpresa perchè non mi aspettavo di trovare qualcun altro qui, e se i criceti nel cervello hanno connesso finalmente le meningi nel modo giusto, credo di aver capito di chi si tratta e perchè sono stato chiamato. Madama Allodola aveva fatto commenti su come una ragazza dal nome così "divinatorio" fosse pessima nella sua materia, lo riteneva uno spreco... Sibylla, era questo il nome della Tassorosso.
    Una volta dentro lascio parlare la professoressa, limitandomi ad osservarla con le braccia incrociate sul petto ed un'improvviso desiderio di nicotina per aiutarmi a superare quello che sta per avvenire. Certo che se ne beve di caffè sta donna per avere queste energie alle... che ore sono? Non più tardi delle sette sicuramente. Dovevo passare dalle cucine per rubare la colazione agli elfi, porca puttana.
    Ed infine arriva, la conferma di quello che tanto temevo: un'incarico di tutoraggio. La Tassorosso si ribella per un momento, ma non può vincere contro il fiume in piena che è la Madame, l'ho imparato a mie spese.
    L'ombra di un sorriso mi piega le labbra quando la signora dai capelli corvini tesse le mie lodi, tutto sommato mi fa piacere sapere che mi tiene così tanto in considerazione anche se sta decisamente esagerando, e non è detto che pensi così di tutti gli studenti dotati della Vista. In ogni caso, l'esenzione dai compiti è allettante e mi toglierebbe un po' di peso dalle spalle, l'anno scolastico non è iniziato nel migliore dei modi e se continuerò a collezionare punizioni mi servirà tempo per studiare bene le materie in cui ho difficoltà se voglio rimanere a galla ed evitarmi la bocciatura.
    Buongiorno a lei, prof.
    La saluto con un mugugno mentre se ne svolazza fuori dall'aula in un'esplosione di riflessi lilla. Rimango fermo al mio posto per qualche secondo, giusto per lanciare un'occhiata svogliata e poco interessata a Sibylla, e poi via col terzo sospiro nel giro di, quanto, mezz'ora? Mi tramuterò in un mantice entro mezzogiorno, già lo so.
    Beh, direi che c'è poco da aggiungere. Con Madame è difficile ribattere... Sediamoci.
    Mi accomodo sul primo banco libero e vado alla ricerca del pacchetto consunto ficcandomi in bocca un cilindro di nicotina spiegazzato.
    Ti spiace se fumo? Dubito l'aula sia dotata d'impianto antincendio, quindi non dovremmo bagnarci.
    Senza aspettare una vera e propria risposta faccio scattare l'accendino ed aspiro con gusto il piacevole bruciore che mi raggiunge fin dentro i polmoni.
    Allora... Devi interpretare un sogno, giusto? E' roba tua o viene dai libri? Descrivimelo.
    Spero che i suoi siano migliori dei miei, non credo riuscirei a sopportare l'ennesimo incubo.
     
    Top
    .
  3.  
    .
    Avatar

    Junior Member

    Group
    Tassorosso
    Posts
    35

    Status
    Anonymous
    Sib osservò la prof lasciare la stanza in assoluto silenzio. Continuò a fissare la porta anche dopo che se ne fu andata, senza muoversi di un millimetro, mantenendo la sua solita compostezza. Ma dentro la sua mente infuriava il caos. Era vero che si trovava nei guai e che aveva bisogno di aiuto. Non era stupida né particolarmente orgogliosa — soprattutto se si trattava di scuola —, perciò sapeva quando doveva chiedere aiuto. Il problema era che non aveva nessuno a cui chiederlo, nessun amico ad Hogwarts. Se fosse stato altro, qualsiasi altro argomento, Sib avrebbe potuto arrangiarsi da sola a trovare qualcuno disposto a darle una mano. Non doveva mica arrivare a suscitare la pietà della prof. D'altronde lei se la cavava bene in tutte le altre materie, ce ne era di materiale da offrire per uno scambio equo — bastava pensare alle sue pile di appunti ordinati di Storia della Magia.
    Il problema era che Divinazione era una materia troppo personale. C'era sempre la sfera privata di mezzo e Sib odiava condividere la propria vita con gli altri. Detestava il pensiero che qualcuno che non fosse suo amico venisse a conoscenza del benché minimo dettaglio sul suo conto e proprio per questo motivo non aveva mai chiesto aiuto in quella materia che tanto la faceva dannare. Divinazione implicava condivisione e Sib avrebbe preferito mangiarsi del terriccio pieno di Vermicoli piuttosto che spiattellare la sua vita ai quattro venti.
    Eppure eccola lì, incastrata in quella situazione da cui non sapeva bene come uscire. O se fosse possibile uscirne. Per giunta la prof aveva scelto Wyldflower come suo tutor e la cosa non le piaceva per niente. Non che avesse qualcosa contro il Grifondoro, anzi, Sib era neutra, ma sapeva bene che aveva parecchi amici — molti dei quali erano al centro dei pettegolezzi che venivano bisbigliati nei corridoi tra una lezione e l'altra. Inoltre, giusto per peggiorare le cose, nell'ultimo periodo era proprio lui ad essere sulla bocca di tutti. Pareva infatti che avesse visto la morte dei genitori della Matviga e che fosse stato proprio lui a comunicarglielo. Una brutta storia, ma a Sib non importava molto quale fosse il motivo per cui tutti parlassero di lui, piuttosto il fatto stesso che ne parlassero.
    Beh, direi che c'è poco da aggiungere. Con Madame è difficile ribattere... Sediamoci, lo sentì dire, ma la sua voce era lontana, lontanissima...
    Stava ripensando ai suoi sogni, facendone passare febbrilmente il contenuto, uno dopo l'altro, nella testa. C'erano tutti i suoi amici, la sua famiglia... momenti intimi... troppo intimi per essere condivisi... c'era qualche sogno blando — almeno secondo il suo ignorantissimo giudizio in materia —, ma gli altri? Non si sentiva a suo agio a parlarne così, come se dovesse discutere del tempo... figuriamoci appunto con Friday. Magari... poi avrebbe raccontato tutto ai suoi amici... no, non le piaceva, non le piaceva per niente quella situazione... Come ha potuto non pensarci?, si chiese con rabbia pensando alla prof di Divinazione. Le venne in mente una citazione da uno dei libri che aveva letto nell'ultimo mese, il celeberrimo Una notte come le altre di Desiderus Musing: "Non c'è nulla di proibito nel sonno né vi si può celare segreto alcuno: sta al mago o alla strega decodificare la dimensione onirica. In questo campo vi sono testi — come il presente — che forniscono possibili, e valide, chiavi di lettura, ma che i nostri lettori siano consapevoli: non vi è sogno alcuno che rimanga oscuro a chi possiede le giuste conoscenze unite al dono della Vista...".
    L'idea che fosse proprio a Wyldflower che dovesse consegnare il suo diario dei sogni la innervosiva parecchio. Inoltre — giusto perché stava cercando tutti i lati negativi di quella situazione — forse quel ragazzo se la stava passando male in quel periodo, ma Sib non dimenticava la sua faccia da scemo durante le lezioni degli anni precedenti.
    Ti spiace se fumo? Dubito l'aula sia dotata d'impianto antincendio, quindi non dovremmo bagnarci.
    Sib distolse per la prima volta lo sguardo dalla porta e dai suoi pensieri. Vide che Friday si era accomodato su un banco, con tranquillità disarmante. Non le importava un fico secco che fumasse, era l'ultimo dei suoi problemi in quel momento. Lo fissò dritto negli occhi sempre tenendo le labbra serrate, come per cercare di capire, scrutando quegli occhi verdi, se fosse serio o se per lui quello fosse solo uno scherzo.
    Allora... Devi interpretare un sogno, giusto? E' roba tua o viene dai libri? Descrivimelo.
    Sib portò istintivamente la mano sull'apertura della borsa, dove era custodito il diario dei sogni, senza distogliere lo sguardo dal Grifondoro.
    Che scelta hai?, si chiese nuovamente. Sii razionale. Forse la stai facendo più grave di quanto sia, le bisbigliò la sua parte logica. Ok, viene a sapere della tua famiglia, e quindi? Tutti hanno una famiglia. Tutti hanno degli amici. O quasi. Insomma, non è niente di speciale. Non sei per niente interessante, anzi. Così poco rilevante da non essere nemmeno nominata durante una serata tra amici, si disse con un po' più di ottimismo. O te la dai a gambe o accetti di farti aiutare. Se te la svigni ti inimicherai sicuramente la prof di Divinazione ed allora saranno T a raffica fino alla fine dell'anno. Se accetti di farti aiutare forse... forse c'è la remota possibilità di prendere una A agli esami... forse Friday si dimenticherà immediatamente di tutto quello che verrà a sapere su di te..., cercò di auto-incoraggiarsi. Falla finita. Prendi una decisione. Sai già qual è la scelta più razionale. Hai tergiversato abbastanza. Metti da parte queste stupidaggini, concluse con fermezza. Certo, meglio... meglio mettere le cose in chiaro però.
    Voglio... vorrei... che... quello che leggerai, che analizzeremo... vorrei che restasse tra noi, disse piano ma con voce ferma, continuando a fissarlo dritto negli occhi, la mano sulla borsa.
    Estrasse lentamente il quaderno nero su cui, da un mese a quella parte, aveva riportato ogni suo sogno. Si avvicinò a Wyldflower con passo fermo, celando la sua agitazione, e, senza ulteriori indugi, gli porse il taccuino.


    Edited by sareisende - 1/3/2024, 16:42
     
    Top
    .
  4.  
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Grifondoro
    Posts
    225

    Status
    Anonymous
    La Tassorosso col nome da profetessa se ne sta lì, immobile e con le labbra talmente serrate che dubito possa passarci attraverso anche il più piccolo fiato. Ci scambiamo una lunga occhiata, nel silenzio dell'aula si potrebbe sentire uno spillo cadere e l'odore di nicotina va a mischiarsi con quello delle foglie di tè che Madame ci offre anche quando non è tempo di leggerle sul fondo della tazza; credo la ragazza stia valutando le sue opzioni, o quantomeno l'effettivo bisogno della mia presenza qui.
    Forse il suo orgoglio le impedirà di farsi seguire da qualcuno che sta un'anno indietro rispetto a lei, pesterà un po' i piedi con la prof e insisterà su quanto in realtà è in grado di farcela da sola e bla bla bla... Che mi ritenga pure un coglione indegno se lo desidera, sai il cazzo che mi frega, ma se davvero non vuole farsi aiutare allora che si dia una mossa a scegliere perchè ho altro da fare. Mi aspetta una mattinata di sonnolenza e cibo spiluccato giusto per avere la forza di stare in piedi, non vedo l'ora di buttarmici a capofitto.
    Faccio in tempo a tirare una lunga boccata ed espellere una bella nuvoletta dall'odore acre, prima che Sibylla mi rivolga la parola. La guardo con apatica calma, solo per un momento le sopracciglia si crucciano quando non capisco perchè stia esponendo i suoi bisogni di riservatezza proprio con me, poi mi ricordo del giornalino scolastico e tutte quelle stupide storie -molte sicuramente inventate o esagerate- con protagonisti studenti ignari.
    Cosa ne ricaverei a raccontare quello che c'è scritto lì dentro?
    Indico col mento il quaderno nero che sta venendo estratto dalla borsa, di cui segreti verrò presto a conoscenza per una scelta non mia. Con la punta del pollice scrollo un paio di volte la sigaretta lungo il filtro, facendo cadere la cenere sopra un'angolo del banco che pulirò prima di andarmene; potrei tranquillizzarla rivolgendole un sorriso, ma uscirebbe tirato e falso per i motivi sbagliati, quindi mi limito a guardarla negli occhi scuri con la solita calma piatta, cercando però di far trasudare tutta la cruda sincerità.
    I tuoi sogni sono al sicuro. Ultimamente non parlo con molte persone, e se anche lo facessi non sarebbe per raccontare questo incontro.
    Non starò qui a spiegarle il perchè della mia pseudo reclusione, se ha sentito i bisbigli del castello può unire i puntini per conto suo e giungere alla logica conclusione. In caso contrario, eviterò accuratamente l'argomento. Abbiamo di meglio da fare.
    Prendo il taccuino e ne sfoglio le pagine con gentilezza, più per rispetto del contenuto e l'eventuale valore che gli dà Sibylla che per paura di romperlo. Con mio sommo rammarico, leggo di ore notturne tormentate -ovviamente non sarebbero stati unicorni e arcobaleni-, in cui è difficile dormire a causa di incubi dove nonne dotate di mannaia t'inseguono -se inserito in un contesto sarebbe stato persino divertente- e persone care muoiono, ma ci sono anche momenti di gioia e spensieratezza insieme a... Fratelli, forse? Sicuramente parenti... Che questa Tassa faccia parte di una famiglia babbana come me? E' comunque palese sia molto legata alle sue radici, il sogno delle caramelle riesce persino a strapparmi un pallido e malinconico sorriso per il modo in cui mi sembra quasi un ricordo, una sorta di specchio d'un tempo passato in cui avrei potuto io stesso combinare una scemenza del genere. Non che il viaggetto verso l'ufficio della Carter con un polpo sottobraccio sia stato tanto diverso, ma sembra lontano anni luce.
    Nel guardare gli orari di veglia mi chiedo cosa faccia del tempo che le rimane prima dell'inizio delle lezioni, qui non si parla di ulteriori tentativi di prendere sonno e non è difficile immaginarla nella sua Sala Comune in completa solitudine, da quel che ricordo è una tizia abbastanza schiva.
    Mh... Tieni molto in considerazione l'opinione di tua nonna, vero?
    Alzo lo sguardo dai fogli per osservare la sua reazione alla domanda del tutto lecita, visto il modo in cui il suo subconscio immagina la vecchia signora si potrebbe dedurre un senso di soggezione nei suoi confronti. O molto rispetto mascherato da paura.
    In linea generale comunque credo tu abbia solo molta nostalgia di casa e il terrore di perdere chi ami, il che è comprensibile visti i tempi che corrono. Magari vorresti Ben, Jo e Yennie qui con te per tenerli d'occhio ed impedire si facciano male... O per sentirti meno sola.
    Un bell'azzardo, potrebbe offendersi e dirmi che non capisco un cazzo o tornarsene a stringere le labbra pur di tenere duro e finire quest'analisi il prima possibile. Metto il pacchetto di sigarette sgualcito sul legno segnato da anni d'uso e lo allungo verso di lei, in caso volesse favorire d'una sigaretta per distendere i nervi.
    Vedere i propri cari morire nel modo che hai descritto è terribile...
    Non quanto assistere alla disfatta dei genitori di un'amica senza poter fare un cazzo per fermarla, ma ehi, ad ognuno la sua merda.
    Ma è solo un cazzo di incubo, non una visione. Se sono tutti babbani dovrebbero essere al sicuro, e se anche il governo non dovesse riuscire a mettere un freno al calo della magia allora tanto meglio. Sarebbe ora che diventassimo tutti normali.
    Doveva essere un tentativo di rassicurazione, nel tragitto però si è trasformato in una specie di sfogo a metà tra l'irritato e lo sconfitto, senza che potessi mettergli un freno. Schiaccio il mozzicone sull'accendino in un gesto seccato e ne prendo subito un altro, preparandomi all'eventuale muro spigoloso contro cui dovrò scontrarmi.
     
    Top
    .
  5.  
    .
    Avatar

    Junior Member

    Group
    Tassorosso
    Posts
    35

    Status
    Anonymous
    Il fatto che Friday la stesse guardando con tanta tranquillità e indifferenza ebbe un effetto calmante su Sibylla. Visto? Non gliene frega niente dei tuoi sogni, pensò con fermezza, cercando di convincersene pienamente.
    Cosa ne ricaverei a raccontare quello che c'è scritto lì dentro?, le chiese fissandola negli occhi. Sib sostenne lo sguardo, cercando negli occhi di Friday qualsiasi traccia di menzogna, ma se c'era non la colse. I tuoi sogni sono al sicuro. Ultimamente non parlo con molte persone, e se anche lo facessi non sarebbe per raccontare questo incontro.
    Sib continuò a guardarlo, ma non rispose. Prese atto delle sue parole, come se quella dichiarazione fosse una promessa. O un contratto. E per lei lo erano veramente, come se avessero firmato una pergamena con tanto di sigillo in ceralacca. Forse un'altra persona si sarebbe chiesta quale fosse il motivo dell'isolamento del Grifondoro, spingendosi perfino a rivolgere una domanda indiscreta. Ma a Sibylla non interessava per niente sapere i fatti di Friday. Non erano amici e con tutta probabilità non lo sarebbero mai diventati; lui l'avrebbe aiutata con l'interpretazione, la prof gli avrebbe abbonato i compiti di Natale e poi ognuno sarebbe tornato alla propria vita.
    Gli porse il taccuino, infine, e vide Friday allungare la mano come se si stesse svolgendo tutto a rallentatore. Ci fu un momento in cui trattenne la presa, ma fu solo per una frazione di secondo, e poi lo lasciò andare. Friday lo aprì con delicatezza e cominciò a sfogliare le pagine dei suoi sogni. Sibylla fece un passo in sua direzione — forse istintivamente — ma si fermò subito ed appoggiò una mano sul banco in legno, osservandolo mentre leggeva il contenuto delle sue notti.
    Ad un certo punto sorrise debolmente e Sib si alzò sulle punte per sbirciare la pagina del taccuino dove stava leggendo. La riconobbe subito: era il sogno ambientato nel laboratorio del nonno. Distolse lo sguardo e girò la testa di lato, nascondendo un sorriso. Quante ne avevano combinate loro quattro insieme! Avevano fatto diventare matto il nonno, a tal punto che per un certo periodo aveva cominciato a sigillare il laboratorio con degli incantesimi respingenti. Avevano dovuto tagliare il prato e potare le piante dell'Allegra per tutta l'estate prima di riavere il permesso di rientrare nel laboratorio.
    Mh... Tieni molto in considerazione l'opinione di tua nonna, vero?, le chiese Friday alzando per la prima volta lo sguardo dal taccuino.
    Ma Sib non lo vedeva più... era ancora persa tra i ricordi che, veloci, le scorrevano davanti agli occhi come la pellicola di un film... Be', certo. Nonna mi ha cresciuta... è la persona più generosa del mondo..., rispose distrattamente. Cioè..., aggiunse poi rendendosi conto di quello che aveva detto. ... i nonni ti insegnano tutto, no?
    In linea generale comunque credo tu abbia solo molta nostalgia di casa e il terrore di perdere chi ami, il che è comprensibile visti i tempi che corrono. Magari vorresti Ben, Jo e Yennie qui con te per tenerli d'occhio ed impedire si facciano male... O per sentirti meno sola.
    Sib sentì un moto di rabbia nascerle da dentro. Cosa diavolo stava dicendo? Lei? Sentirsi sola? Si sbagliava di grosso e stava anche per dirglielo, ma quando aprì bocca per parlare lui fece un gesto totalmente imprevisto. Appoggiò il pacchetto di sigarette sul banco e glielo porse. Il moto di rabbia si placò improvvisamente, lasciando spazio alla sorpresa. Guardò il pacchetto. Socchiuse leggermente le labbra rivolgendogli uno sguardo interrogativo, di un'innocenza disarmante, come per dirgli: "Le stai offrendo a me? A me, sul serio?". Nessuno le aveva mai offerto delle sigarette prima! Non ne aveva nemmeno mai toccata una! Ripensò alla nonna, che diceva sempre: "Le ragazze non fumano, non le toccano nemmeno le sigarette. I ragazzi, a volte. Se hanno un minimo di stile fumano la pipa o il sigaro. Se optano per le sigarette allora sono dei ragazzacci". Guardò il pacchetto aperto e non resistette alla tentazione di prenderne una. La rigirò tra le mani, mentre l'odore di fumo che esalava Friday le faceva pizzicare il naso. Ghignò al pensiero della faccia della nonna se l'avesse vista in quel momento. Soprattutto, trovava divertente il fatto che, secondo l'interpretazione della nonna, Friday dovesse essere un ragazzaccio — a lei sembrava solo un po' scemo. La rimise nel pacchetto e disse semplicemente: No, grazie, con un sorrisetto.
    Ehi, aspetta, esclamò una vocina nella sua testa, riportando alla mente quello che Friday le aveva detto poco prima. Nostalgia? Terrore? Tenere d'occhio i ragazzi? Sentirsi sola??? Percepì di nuovo quella rabbia che solo pochi momenti prima l'aveva pervasa, prima che si distraesse con quelle stupide sigarette. Quindi era quella la sua interpretazione? Aveva davvero dato il suo prezioso taccuino in mano a quel Grifondoro con la faccia da pirla per sentirsi dire che si sentiva sola? Aggrottò le sopracciglia, cambiando totalmente espressione. E comunque io non mi sento sola, disse lapidaria fissandolo di nuovo dritto negli occhi, come per trafiggerlo con lo sguardo. Era solo un sogno. Totalmente irrazionale, per quanto realistico. Nessuno si è fatto male. Non era reale. Penso di aver letto troppi articoli sulla Gazzetta, tutto qui, continuò freddamente. Tutti speriamo che la nostra famiglia stia bene, no? Ed i ragazzi se la cavano benissimo da soli, non hanno bisogno della mia supervisione. Perciò non rifilarmi quest'interpretazione da due soldi, anche perché è quello che ho scritto nel compito ed a quanto pare non ha funzionato, concluse secca.
    (Cioè. Più o meno era quello che aveva scritto. Diciamo che ci si era avvicinata parecchio. Abbastanza.)
    Gli diede bruscamente le spalle e tornò al banco dove aveva lasciato la borsa e la aprì nuovamente, estraendo una pila di appunti ed un paio di libroni ingialliti dal tempo. Si avvicinò a Friday e si sedette accanto a lui sul banco, porgendogli i due tomi. Tieni, ho fatto un po' di ricerca in biblioteca.
    Uno era il precedentemente citato Una notte come le altre di Desiderus Musing e l'altro Tuffi dionisiaci di Ottavio Delirus: entrambi due grandi classici della letteratura divinatoria.
    Vedere i propri cari morire nel modo che hai descritto è terribile..., disse lui, con ancora il suo taccuino in mano. Ma è solo un cazzo di incubo, non una visione. Se sono tutti babbani dovrebbero essere al sicuro, e se anche il governo non dovesse riuscire a mettere un freno al calo della magia allora tanto meglio. Sarebbe ora che diventassimo tutti normali.
    Che cosa cavolo vuol dire normale?, gli chiese Sib, secca. I suoi genitori erano Babbani (mamma Babbana e papà Magonò, per essere precisi) e le sembravano di gran lunga più strambi dei suoi nonni, che erano magici. La verità era — da quello che poteva dedurre — che Friday aveva una gran voglia di lamentarsi della sua capacità di Vedere e lei non aveva nessuna intenzione di dargli corda. Poteva benissimo andare a parlarne con i suoi amici. Oltre al fatto che le sembrava un atteggiamento piuttosto egoista. Forse un giorno avrebbe salvato la vita a qualcuno, Vedendo... eppure eccolo lì, pronto a rinunciare alla sua abilità per paura. Ma questo non era mica un Grifondoro? Stai zitta e lascia perdere. Non sta a te fargli la predica, si disse, mordendosi la lingua.
    Decise di ignorare completamente quello che aveva detto più o meno esplicitamente sulla Vista e rispose: Già. È solo un incubo, ma è un incubo che dobbiamo interpretare, perciò... e gli mise i due libroni sulle gambe senza troppi complimenti.
     
    Top
    .
  6.  
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Grifondoro
    Posts
    225

    Status
    Anonymous
    Non lo so, non li ho mai conosciuti.
    Rispondo con una scrollata di spalle alla domanda che cela un'idilliaca visione di nonni che cucinano mentre i nipotini se ne stanno sulle punte dei piedi per sbirciare coi nasi poggiati sul banco da lavoro, o di vecchi che raccontano favole a piccoli avvolti da coperte e desideri d'avventura.
    Io tutto questo l'ho vissuto con mamma, sorelle maggiori e vari ed eventuali membri della comune; dei più anziani si potrebbe dire che in un certo senso mi hanno fatto da nonni, ma se devo guardare solo i legami di sangue allora la situazione si fa più... arida. Galadriel Wyldflower è scappata di casa non appena divenuta maggiorenne, ha cambiato nome e si è infilata in una comune hippie gallese da cui non è più uscita; il motivo scatenante di tutto questo fu il desiderio di liberarsi dei genitori opprimenti e troppo servi del patriarcato moderno, quindi le sue sei figlie ed unico maschio, cioè il sottoscritto, non hanno mai nemmeno visto foto dei suddetti nonni. Per non parlare di quelli paterni, ma qui ci sarebbe un altro lungo discorso da fare.
    Comunque non era quello che intendevo. Pensavo più al profondo terrore nel leggere la delusione nei suoi occhi.
    Una precisazione dovuta, per quanto forse un po' pungente. Però siamo qui per interpretare i suoi sogni, quindi a che cazzo serve evitare di dire le cose come stanno, se non rimandare ancora di più la fine dell'incontro?
    E poi, in ogni caso, non ci sarebbe nulla di male nel temere di deludere una persona a cui tieni molto. Certo, io non credo d'aver mai sognato mamma che mi rincorre con una mannaia, ma vai a capire come funziona il subconscio a volte. L'importante è che la nonna della Tassorosso qui presente non si comporti da violenta nella vita reale, se così fosse probabilmente Sibylla avrebbe reagito in modo diverso. Oppure è fin troppo brava a nascondere i suoi veri sentimenti.
    L'osservo mentre rigira tra le mani una sigaretta che ha visto tempi migliori, non capisco se è indecisa sul da farsi e per un momento, quando la vedo ghignare, temo possa comportarsi come Vanilla e spaccarmi il cilindro di nicotina in due con tanto di simposio su quanto il fumo faccia male ai polmoni... Invece, inaspettatamente, la rimette a posto. Comportamento curioso, ma almeno non mi ha rotto il cazzo per così poco.
    Ed invece eccoli qui, i primi spuntoni di ghiaccio. Devo aver toccato un nervo scoperto con quella storia della solitudine, se ne esce con una spiegazione logica dietro l'altra mentre la fisso con aria diffidente, specialmente quando dice di aver già fatto quest'ipotesi nel compito ed essersi trovata dinnanzi a un fallimento. Madame adora le interpretazioni farcite di tragedie personali, le trova drammaticamente allettanti -parole sue- e sarebbe andata a nozze con la solitudine di Sibylla.
    Dicono che il subconscio nasconda le verità che non riusciamo ad ammettere nemmeno a noi stessi... Ma se credi di aver ragione allora sarà così.
    Un'altra alzata di spalle perchè, se vuole insistere fino alla sfinimento, allora cazzi suoi, si prenderà un altro voto di merda ma almeno io potrò dire alla prof di averi provato e, se sono fortunato, potrò tenermi l'esonerazione in ogni caso.
    Ti pareva comunque che doveva capitarmi la studentessa acida con problemi ad ammettere le proprie debolezze, e si ok, io non sono suo amico e magari con la gente a cui tiene è molto più aperta, però porca puttana... Spero la mattinata migliori, altrimenti dovrò lanciarmi in infermeria a chiedere una pozione per il mal di testa che sicuramente mi verrà.
    Sbircio i titoli dei due tomi, sono titoli che ho già letto e a volte li ho ritenuti un po' pesanti -sia nel peso che nella prosa- ma nel complesso utili e interessanti. Mi stupisce che la Tassa li abbia, vista l'apertura mentale in materia è già tanto non li ritenga pieni di stronzate e degni solo di diventare materiale da camino.
    La successiva piega del discorso manda a fare in culo qualsiasi buon proposito, ed io sono fottutamente stanco.
    Certo, è normale non capisca, che cazzo ne vuole sapere lei di cosa vuol dire avere il dono e desiderare di perderlo perchè stufi degli orrori che continua a mostrarti? Lei vedrà i suoi cari morire solo negli incubi, non si fermerà mai in mezzo ad una strada a fissare un punto a caso nel vuoto, mentre gli occhi andranno altrove per mostrarle un futuro molto probabile o peggio, un passato di merda che non si può modificare.
    Per lei e tutti gli altri, tutti quelli senza il dono, possono solo percepire la linea di demarcazione che separa loro e quelli come me, che il diritto d'essere normali lo abbiamo perso nel momento esatto in cui il terzo occhio si è aperto per la prima volta. La gente ci dirà che siamo o molto fortunati o qualcuno da cui stare lontano, perchè sia mai che il dono possa mostrarci qualche oscuro segreto... Ed io me lo ricordo, quando Daisy mi aveva guardato in quel modo a metà tra il terrore e la rabbia, e mi ero sentito un mostro.
    Lei tra un po' smetterà di sognare la morte dei suoi cari, mentre io non potrò mai togliermi dal cervello i volti dei genitori di Vanilla, o di chi verrà dopo di loro. Lei non sa un cazzo di niente.
    Vaffanculo!
    Spingo via i libri dalle gambe, il viso non più calmo e indifferente è ora adirato; la sigaretta appena accesa mi scivola dalle labbra e nemmeno me ne accorgo, così come non m'importa più nemmeno di questo merdoso lavoro da tutor.
    Tu, e il tuo quaderno di merda! Lo sai cosa darei per avere dei sogni come i tuoi? Lo sai cosa vedo quasi ogni notte da ormai un cazzo di mese?
    Mi alzo in piede, nervoso e irritato, incapace di stare seduto accanto a lei come se niente fosse. Mi allontano di qualche passo e poi mi volto per tornare a guardarla negli occhi, perchè voglio capisca quanto cazzo mi dia fastidio tutta questa situazione e il suo non capire.
    Probabilmente una sconosciuta non si merita di vedermi sbottare in questo modo, se non avessi fatto quell'incubo probabilmente nulla di questo sarebbe successo ed ora staremmo interpretando la roba scritta nel suo quaderno, ma il destino del cazzo ha voluto così e se anche dovesse finire con l'odiarmi non me ne fregherebbe niente.
    Essere normali significa non dover vedere i genitori della tua amica che muoiono in un modo orribile mentre sei davanti a lei; significa niente incubi in cui ai signori Matviga implodono polmoni, timpani e chissà cos'altro e tu non puoi fare niente perchè sai di aver avuto una visione del passato!
    La voce si alza e rompe nel descrivere i genitori di Vanilla; avrei potuto metterci più dettagli, descrivere meglio l'orrore, forse così avrebbe aperto gli occhi... ma non le voglio così male. E poi, sia mai che possa bastare.
    Voi senza il dono siete dei cazzo di privilegiati, e nemmeno ve ne rendete conto.
     
    Top
    .
  7.  
    .
    Avatar

    Junior Member

    Group
    Tassorosso
    Posts
    35

    Status
    Anonymous

    Comunque non era quello che intendevo. Pensavo più al profondo terrore nel leggere la delusione nei suoi occhi.
    Oh, ma fammi il piacere..., cominciò Sib alzando gli occhi al cielo. Che scemenze le andava rifilando, quel Grifondoro del cavolo? Lei, terrorizzata al pensiero di deludere la nonna? Ma figuriamoci! Aveva passato tutta la vita a seguire quello che le avevano insegnato i suoi nonni, l'aveva interiorizzato, faceva parte di lei... e dunque era matematicamente impossibile deluderli. Non c'erano molte cose su cui i nonni (la nonna) erano rigidi, alla fine si poteva ridurre tutto all'istruzione ed alle buone maniere. Studiato aveva studiato — e stava studiando — e per quanto riguardava le buone maniere... be' non aveva mai detto una parolaccia in vita sua, né mangiato come un animale — dimenticando come si prende la forchetta o accasciandosi sulla sedia invece di mantenere una postura corretta —, e nemmeno si era mai presa libertà con estranei né aveva dato spettacolo con sceneggiate inopportune — al contrario, pensò giudicando il suo atteggiamento, di quel Friday. Perciò che ne sapeva lui di delusione? E, soprattutto, che ne sapeva lui di lei??
    Ripensò con un brivido all'immagine della nonna che la rincorreva fluttuando con la mannaia. Quella era solo fifa di essere punita, nient'altro. Che perdita di tempo, pensò, infastidita.
    Sbuffò pensando a cosa rispondergli. Poteva dirgli: "Certo, come no, quindi secondo te non ho paura delle conseguenze di una bocciatura ma di deludere la nonna? La persona che mi amerà tipo... per sempre? Incondizionatamente?". Oppure avrebbe potuto dirgli, pensò ragionando, "Quindi secondo te mi fa più paura l'immagine della nonna che mi guarda con delusione piuttosto che il pensiero di lei che mi insegue con la mannaia?". Fece una smorfia di scherno. Come no... assurdo... assolutamente folle...
    Ma in quel momento un'immagine prese forma nella mente di Sibylla: in primo piano la nonna, con la solita piega perfetta e le labbra dipinte di rosso, la guardava fisso negli occhi, ma il solito sguardo dolce e penetrante non c'era più... gli occhi avevano assunto una forma strana... triste... cos'era? Le parole di Friday risuonarono nella sua testa ... la delusione nei suoi occhi... sì, la nonna la stava guardando così... delusa... poteva leggere quelle iridi che conosceva così bene... dicevano: "Non era questo quello che mi sarei aspettata da te, Sibylla Tosca...". A quel punto Sib ebbe un tuffo al cuore e si sentì veramente male. Provò a comparare mentalmente quell'immagine con il sogno della nonna che la inseguiva e trovò che la prima fosse mille volte peggio. Le sembrò di annaspare di fronte a quella rivelazione: era forse possibile... che... forse...?
    Il disappunto di fronte all'inconfutabilità di quello che era diventato un fatto — e non più una mera ipotesi — la destabilizzò per un attimo. Sentì l'impulso di rifiutarlo, accompagnato da moto d'ira. Ma fu solo un attimo. D'altronde Sibylla era per natura molto razionale ed il pragmatismo batteva sempre l'orgoglio.
    Credo che tu abbia ragione, ammise mestamente.
    C'era un'altra caratteristica tipica di Sib. Forse mancava di sensibilità e poteva diventare, in certe occasioni, esageratamente rigida e cocciuta, ma quella sua razionalità la portava sempre a cercare una soluzione e, quindi, ad adattarsi alle situazioni — anche le più spiacevoli. Be', perlomeno ho qualcosa da scrivere nel compito!, disse con tono trionfante, pensando che, a dispetto di tutte le aspettative, forse quella collaborazione non sarebbe poi stata così infruttuosa.
    Ma il sorriso che aveva accompagnato l'ultima realizzazione morì in fretta sulle sue labbra. A quanto pare qualcosa di quello che aveva detto — chissà cosa... — aveva mandato Friday su tutte le furie.
    Vaffanculo!, sbottò lanciando via libri e taccuino, il viso trasformato in una maschera d'ira.
    Nell'insultarla si fece scivolare la sigaretta dalle labbra che, ancora accesa, cadde su uno dei libri.
    Tu, e il tuo quaderno di merda! Lo sai cosa darei per avere dei sogni come i tuoi? Lo sai cosa vedo quasi ogni notte da ormai un cazzo di mese?, continuò, alzando la voce.
    Sib rimase zitta e lo osservò dal banco sul cui bordo stava appoggiata, praticamente immobile se non fosse stato per quel rapido gesto della bacchetta che spense la sigaretta lasciata incautamente bruciare sulle pagine del libro della biblioteca.
    Ironico che lui potesse giocare a fare il piccolo psicologo senza peli sulla lingua quando si trattava dei suoi sogni — di Sibylla —, mentre se era lei ad essere diretta allora si scatenava il finimondo.
    Comunque aveva capito che doveva lasciarlo parlare finché non si fosse fermato. Sospirò mentalmente, riconsiderando quello che aveva pensato solo poco prima — e cioè che quella collaborazione non fosse poi stata una pessima idea. Lo osservò senza staccargli gli occhi di dosso, mentre le raccontava di come ripercorresse nei suoi sogni la famosa visione della morte dei genitori della Matviga, di come fosse difficile vivere con quel genere di dono. Se ne stava lì con una calma che da fuori doveva sembrare veramente innaturale, appoggiata sul banco mentre lui che le urlava addosso.
    Chissà perché lo sta dicendo a me... non siamo in confidenza, pensava mentre la voce di Friday si alzava e si rompeva. Sembra che abbia la testa troppo piena e che non riesca più a trattenere tutto dentro. Ha perso il controllo... deve davvero pensare di vivere un'ingiustizia, eppure... non può farci nulla. È così e basta. È parte della sua natura. Dovrebbe accettarlo, invece di stare qui a fare la vittima con me.
    Voi senza il dono siete dei cazzo di privilegiati, e nemmeno ve ne rendete conto, concluse, furibondo, con gli occhi che avrebbero potuto scagliare saette.
    Sib aspettò ancora qualche istante per assicurarsi che non avesse nient'altro da aggiungere. Poi incrociò le braccia e le caviglie e lo fissò dritto negli occhi.
    Va bene. Tu Vedi ed io no. Anzi, tu Vedi e noi altri no. E Vedere le persone morire non è piacevole. Vero. Ti sorprenderà sapere che ci arrivo anche io, disse in tono perfettamente calmo. Ne possiamo parlare per ore. Anzi, ne puoi parlare per ore con i tuoi amici, sempre che fosse stato abbastanza intelligente da uscire da quel suo isolamento sociale — ma questo evitò di dirglielo. Ma alla fine questo sei tu. Questa cosa è parte di te, non la puoi eliminare, e nemmeno aspettare che la fantomatica fine della magia te la strappi via. È la tua natura. Per gli altri è estranea, ma è perfettamente naturale per te. Non puoi cambiarla. Non puoi cambiarti, scandì bene l'ultima frase. E se non puoi cambiarti allora devi accettarti, concluse semplicemente, con la solita logica disarmante.
    Quelle parole, molti anni addietro, le aveva rivolte a sé stessa. Anche lei avrebbe voluto non essere magica e vivere con i suoi genitori. Era stato un desiderio che l'aveva tormentata parecchio da piccola, soprattutto ogni volta che doveva salutare mamma e papà e tornare dai nonni. Se solo fosse stata normale... se solo... allora i suoi non avrebbero sentito il bisogno — o il dovere morale — di farla crescere con un mago e una strega, lontana da loro... se solo... allora sarebbero stati insieme... eppure... non era andata così. Lei non era come i suoi genitori, non ci poteva fare niente. Poteva togliersi la magia? No. I suoi giravano il mondo, in base agli scavi archeologici che seguiva la mamma. I nonni non potevano sostenere quel genere di vita ballerina e loro erano gli unici parenti magici che c'erano — o a cui fossero disposti lasciare la figlia. E quindi? Cosa poteva fare? Urlare e pestare i piedi? Gridare al mondo che non era giusto? Ok, si poteva fare. E poi? Serbare rancore e rovinarsi la vita? Non le era sembrata una grande prospettiva... E allora non restava altro da fare che adattarsi.
    Dici che chi non possiede il dono è privilegiato, aggiunse infine, eppure tu, Vedendo, cioè semplicemente essendo te stesso, un giorno potresti salvare la vita a qualcuno. Così come lei, Sibylla, un giorno avrebbe potuto aiutare i suoi in caso di pericolo o malattia — molto di più di quanto non avrebbe potuto fare se non avesse avuto la magia. Se riuscissi a spegnere il tuo lato emotivo, anche solo per un momento, vedresti che dietro il desiderio di liberarsi di questa parte di te c'è solo... disprezzo verso te stesso e..., fece una pausa cercando la parola giusta. Egoismo. Forse disperato, ma pur sempre egoismo.
     
    Top
    .
  8.  
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Grifondoro
    Posts
    225

    Status
    Anonymous
    Se Sibylla avesse mostrato il minimo sintomo di spavento o sorpresa, forse mi sarei fermato prima, impedendomi di urlarle in faccia con occhi carichi di fulmini; peccato che la Tassa in questione sia una maschera di calma a cui è quasi difficile credere, vista la situazione, ed il suo osservarmi con immobilità non fa altro che innervosirmi di più.
    Chissà cosa pensa dentro quella testa da menefreghista... Magari non vede l'ora io finisca per ridermi in faccia e dirmi che si, lei è davvero una cazzo di privilegiata e ne va anche fiera, perchè quando la scuola sarà finita potrà dimenticarsi di me, del Dono della Vista e qualunque cosa c'entri con la materia, mentre io dovrò conviverci per sempre. Oppure mi trova semplicemente molto patetico, un bambino piagnone del cazzo che sa solo lamentarsi di quello che la vita gli ha dato, perchè cosa sarà mai vedere qualche morto di tanto in tanto?
    Sento che, se le partisse uno sbadiglio, potrei volare fuori dall'aula pur d'impedirmi d'insultarla in modi poco consoni. E si ok, forse sto esagerando nel dipingere questo quadretto poco gentile della ragazza, però ho la testa piena di pensieri e già prima non è che fossero tutti coerenti, figuriamoci ora che i coglioni mi girano più velocemente d'un boccino d'oro.
    Nemmeno me ne frega d'aver avuto ragione a un certo punto, talmente il cervello mi è partito per la tangente aggrappandosi a incubi di merda e ingiustizie varie: adesso esiste solo il buttar fuori tutto, cercando di far capire a chi non può farlo come ci si sente ad essere come me. Fanculo tutto il resto, devo sfogarmi.
    Quando finisco il petto si alza ed abbassa con velocità, cerco di ritrovare il giusto ritmo di respirazione ma è difficile quando davanti hai una maschera di ferro simpatica quanto una carica di cavalli indemoniati dentro un canyon senza uscita.
    Il tono che usa è calmo quanto la sua faccia, tanto che non mi fermo dal reagire corrugando ancora di più le sopracciglia per il fastidio; pure perchè, con tutte quelle belle parole, riesce a risultare solo una spocchiosa sapientina. Lo so bene che il dono è parte di me e non se ne andrà mai, ed è proprio questo il fottuto problema! Mi sono accettato fin da subito, nessuno in famiglia mi ha fatto sentire diverso in modo sbagliato e adoravo essere speciale, poi tutto è andato a puttane ed il pensiero di dover condividere per sempre con questa cosa è troppo.
    Direbbe le stesse cose a un mannaro che ha appena sgozzato qualcuno? "Oh no, caro signor lupo, lei deve accettarsi perchè chi se ne importa se per una notte al mese o prende delle pozioni o perde il controllo e si mette ad uccidere a caso, è perfettamente naturale!". Tutte stronzate, dette da chi per queste vie non ci è mai passato. Privilegiati del cazzo.
    L'ho già salvata la cazzo di vita a qualcuno!
    Sbotto coi pugni stretti ed una luce disperata negli occhi, perchè pur avendo strappato Thursday alla morte il ricordo di quel momento non cancella l'odio che provo, ed in parte vorrei tanto lo facesse. Era la mia prima visione, avrò avuto nove anni, e vidi mia sorella soffocare con un nocciolo di ciliegia... Sembrava tutto così vero e spaventoso, quando tornai alla realtà urlai e le diede uno schiaffo sulla mano che stava per portarsi il frutto alla bocca. Ho salvato una delle persone che amo di più al mondo, e da allora non mi sono mai impedito di correre per farlo anche con altri, come quando mi lanciai in acqua per salvare Daisy da un'annegamento che forse non avrebbe mai avuto luogo se io stesso non mi fossi mai buttato.
    Qualcosa di buono il Dono della Vista lo ha fatto anche per me, negarlo sarebbe da stronzi, e mi mancano la leggerezza ed entusiasmo con cui prendevo ogni visione, quando ancora non mi mettevo ad urlare contro mezze sconosciute solo perchè hanno detto la frase sbagliata nella giornata sbagliatissima.
    Io non disprezzo me stesso, e che male c'è ad essere egoisti in questo contesto, mh?!
    Abbasso un po' i toni, ma non il livello d'irritazione. Non del tutto, perlomeno. Capisco che i suoi vogliono essere consigli costruttivi, è solo che non riesco ad afferrarli, mi sfuggono via come farfalle dispettose che intanto rilasciano polvere urticante dalle ali.
    Voglio evitare di vedere morti ogni cazzo di volta, è così terribile da chiedere? Dubito che se ti proponessi di fare cambio con me accetteresti di passare la vita in compagnia dei cadaveri... Ah no scusa, ti racconteresti che è tutto naturale e dormiresti comunque sonni tranquilli, sono proprio un coglione!
    Con sarcasmo tagliente, vado alla ricerca dell'ormai terza sigaretta della mattinata e l'accendo con gesti nervosi e veloci, riuscendoci dopo qualche tentativo andato a vuoto. Inspiro la nicotina con foga, cercando una pace che non posso trovare in questo piccolo cilindro di morte.
    Potrei salvare qualcun altro in futuro, è vero, ma dubito la soddisfazione cancellerà tutta la merda che ho visto. Se avessi visto i genitori di Vanilla penseresti lo stesso anche tu...
    Sembro un disco rotto, fisso su quell'incubo impossibile da cancellare e su quanto gli altri non possano capire un cazzo; ora, se sbadigliasse, quasi potrei capirla. Prima o poi smetterò, guarendo o peggiorando, e tutto andrà meglio. O fin troppo in merda.
    Cazzo, potrei... potrei vedere qualcosa che riguarda te proprio adesso e non sarei in grado di fermarmi! Ti piacerebbe se mi bloccassi all'improvviso e, una volta tornato in me, dicessi che la tua casa ha davvero preso fuoco con tutta la tua famiglia dentro? Scommetto di no.
    Espiro una nuvola di fumo e la guardo fissa negli occhi scuri con aria di sfida, quasi volessi smuoverle dalla faccia quella cazzo di espressione da mummia placida di sto cazzo.
    Scommetto mi odieresti per sempre, altro che dirmi che è tutto naturale... Ipocrita di merda.
     
    Top
    .
  9.  
    .
    Avatar

    Junior Member

    Group
    Tassorosso
    Posts
    35

    Status
    Anonymous
    Sibylla aveva tanti pregi, ma sicuramente il tatto e l'empatia non erano tra questi. Non facevano proprio parte della sua natura e, sebbene la nonna avesse cercato di inculcarle un minimo di delicatezza nei modi di fare e di parlare, la vita non l'aveva ancora messa in una situazione che la vedesse costretta a maturare emotivamente. Non si era mai trovata a dover gestire forti emozioni come l'amore o l'odio, e nemmeno il dolore. O perlomeno, non un dolore così intenso da destabilizzare un'esistenza intera. Perciò nelle parole che aveva rivolto a Friday c'era sicuramente quell'arroganza tipica di chi ha ancora un animo acerbo, che non ha mai dovuto affrontare situazioni che mettono in discussione la natura stessa di una persona, il suo mondo o persino la propria capacità di distinguere tra bene e male. Sib non conosceva niente di tutto questo ed a poco potevano servire tutti i libri che aveva letto: alcune cose vanno vissute e basta, sulla propria pelle.
    Perciò le era davvero difficile empatizzare con Friday, soprattutto perché non lo conosceva e non gli voleva bene. Se così fosse stato, invece, si sarebbe impegnata con tutte le sue forze per capirlo ed avrebbe cercato un modo per aiutarlo senza quella fredda logica che le era propria. O, perlomeno, avrebbe accompagnato quella logica con un po' più di comprensione, come indorandola.
    Ma quella era la prima volta che i due parlavano per più di un minuto ed a Sibylla non era mai successo di condividere dettagli così intimi con qualcuno che conosceva a malapena. Se fosse stato per Sib, se ne sarebbe andata da un pezzo. Già, perché non me ne sono andata?, si chiese mentre Friday continuava ad urlarle addosso. Le sembrava che fossero passate ore da quando la prof di Divinazione — o Madame, come molti studenti solevano chiamarla — le aveva affibbiato Friday come tutor. L'idea non era stata male — la prof era stata anche gentile a volerla aiutare — peccato per la scarsa lungimiranza con cui aveva scelto il soggetto. "Ho la soluzione a tutti i tuoi problemi", le aveva detto. Eppure, pensava mentre Friday continuava a sfogarsi, a lei sembrava che quel ragazzo le stesse causando solo problemi. Al massimo era lei — Sibylla — che stava aiutando il Grifondoro. Era evidente che lui aveva solo bisogno di buttare fuori tutto — poco importava chi fosse l'interlocutore.
    Voglio evitare di vedere morti ogni cazzo di volta, è così terribile da chiedere? Dubito che se ti proponessi di fare cambio con me accetteresti di passare la vita in compagnia dei cadaveri... Ah no scusa, ti racconteresti che è tutto naturale e dormiresti comunque sonni tranquilli, sono proprio un coglione!
    Vedila come ti pare, disse piattamente.
    Non aveva nessuna intenzione di dargli ancora corda. Perché cavolo aveva parlato prima? Avrebbe benissimo potuto starsene zitta, tanto lui non l'aveva nemmeno ascoltata. Gli aveva dato il miglior consiglio possibile — quello di cui aveva veramente bisogno — invece di compatirlo come evidentemente si aspettava. Cosa avrebbe voluto che gli dicesse? Povero Friday, quanto è brutta la vita? Sei stato proprio sfortunato, non te lo meritavi? La vita è troppo ingiusta? Capirai. Parole fondamentali per andare avanti.
    Tornò a parlare dei genitori della Matviga ed a quel punto Sib decise che era il momento di prendere le sue cose e andarsene. Così, mentre lui stava ancora parlando, si chinò a raccogliere il taccuino ed i libri.
    Cazzo, potrei... potrei vedere qualcosa che riguarda te proprio adesso e non sarei in grado di fermarmi! Ti piacerebbe se mi bloccassi all'improvviso e, una volta tornato in me, dicessi che la tua casa ha davvero preso fuoco con tutta la tua famiglia dentro? Scommetto di no.
    Ma qualcuno aveva fatto terrorismo psicologico a quel ragazzo? Qualcuno gli aveva inculcato che era l'origine dei mali del mondo? Forse c'era pure dell'egocentrismo in quella sua ricerca patologica di assumersi colpe che non erano sue. Che cosa voleva sentirsi dire esattamente? Che sì, era un mostro e che se ne doveva stare rinchiuso in una capanna in mezzo ad una foresta?
    Scommetto mi odieresti per sempre, altro che dirmi che è tutto naturale...
    Sib prese l'ultimo libro da terra, ascoltando distrattamente quello che Friday diceva e continuando a tacere. Adesso avrebbe messo tutto nella borsa e se ne sarebbe andata, lasciandolo lì da solo. Forse lui le avrebbe urlato dietro ed avrebbe continuato a fare i capricci, ma lei non si sarebbe fermata. Avrebbe sceso le scale e si sarebbe fatta un bel giro nel Parco, cercando di allontanare il ricordo dell'ultima ora e concentrandosi su qualcosa di davvero importante. Forse avrebbe scritto a Yen. Le sembrava una buona idea. Gli avrebbe raccontato dell'ultima settimana e lui le avrebbe dato il consiglio giusto... Yen era il più pragmatico e saggio di tutti. Sì avrebbe fatto così...
    Ipocrita di merda.
    Le parole di Friday risuonarono nell'aula come un'eco tra le montagne — o così parve a Sibylla. Alzò lo sguardo e vide che la guardava fisso negli occhi, la sigaretta tra le labbra e quell'aria da idiota, quasi da spaccone, come se volesse sfidarla. Sentì una rabbia montarle dentro... non capiva da dove venisse né perché stava permettendo a quella faccia da schiaffi di destabilizzarla. Più sentiva la rabbia crescere più si arrabbiava nel vedersi reagire a quella banalissima provocazione.
    Gli rivolse uno sguardo di fuoco e appoggiò lentamente i libri sul banco. Si avvicinò a lui finché fu così vicino da potergli contare le lentiggini — se ne avesse avute.
    È così, ti odierei, disse crudelmente. Ti odierei e non ti perdonerei mai. Ti direi che sei un mostro e che devi stare alla larga da tutti. E vorrei che fossi morto tu al loro posto.
    Mantenne lo sguardo e fece una lunga pausa perché le sue parole facessero presa. Era questo quello che volevi sentirti dire, Friday? Adesso ti senti meglio?, gli chiese sarcasticamente, ma con una voce che lasciava trasparire la collera. Non capisco la logica. Non capisco perché dovresti essere responsabile di ciò che accade nelle visioni. Se non hai appiccato il fuoco, perché dovrei odiarti?, continuò, implacabile. Segui il tuo consiglio e vai a farti un giro nel tuo di subconscio e troverai anche tu una verità che non riesci ad ammettere... e cioè che in fondo ti piace fare la vittima... e non sei nemmeno bravo a nasconderlo.
     
    Top
    .
  10.  
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Grifondoro
    Posts
    225

    Status
    Anonymous
    Dovrei essere felice d'aver vinto, d'essere riuscito a incrinarle quella cazzo di maschera d'apatia di dosso... Allora perchè non mi sento soddisfatto, quando lei si fionda ad un palmo da me?
    Ho interrotto la fuga della profetessa incompetente, pungendola nel punto carnoso più tenero ed esposto, ed ora i suoi occhi mi fissano con una furia che potrebbe mandarmi a fuoco i vestiti, se solo potesse. In un altro mondo, uno in cui sono stato zitto, ora le starei guardando la schiena e magari la porta si sarebbe chiusa con un tonfo; sarei solo coi miei cazzo di pensieri e un sacco di sigarette, nessuno con cui parlare e un'inizio di mal di testa da zittire. Un'alternativa niente male, visto il merdaio in cui mi trovo ora, ma col senno di poi son bravi tutti a dar fiato ai pensieri.
    Le conferme di ciò che sospettavo arrivano, ognuna è una stilettata al petto e vorrei poterle mettere una mano sulla bocca per farla stare zitta, e poi urlarle in faccia che è una stronza crudele... Chi è l'ipocrita, adesso? Gliele ho tirate fuori a forza queste cattiverie, e per cosa? Il gusto di avere ragione? Wow Wyldflower, sei proprio una cazzo di faina.
    Non le ho mai volute sentire, fanno male e mi ricordano la notte passata in compagnia di Daisy sotto una coperta in Sala Comune, quando un mostro mi ci ero sentito per davvero. Guardo Sibylla con occhi lucidi di odio, il petto che si alza ed abbassa mentre i denti stringono il filtro d'una sigaretta ormai inutile visto che i nervi mi sono saltati da un pezzo.
    Ora sono io quello che vuole scappare, prendere le sue cose per non sentirla più ed evitarla da oggi fino alla fine del percorso di studi.
    "Era questo quello che volevi sentirti dire, Friday? Adesso ti senti meglio?".
    Il suo sarcasmo tira il freno di questa giostra del cazzo su cui stavo viaggiando, ed è un po' come se piombassi a terra da dieci metri d'altezza... Stava scherzando, voleva provocarmi giocando le mie stesse carte e dandomi la medicina che avevo chiesto. Quindi è vero che i Tassorosso sanno essere infidi, se provocati.
    Rimango immobile, in bocca solo il sapore di bile e residui di nicotina che vorrei tanto poter sciacquare via, ma di fontanelle in cui ficcare la testa per darsi una svegliata non vi è nemmeno l'ombra. Dovrei suggerirlo a Madame, potrebbe addirittura esaltarsi e perdonarmi questo disastro di tutoraggio.
    Perchè ho lasciato precipitare così tanto la situazione? Dovrei lasciar correre visto che nemmeno la conosco ed è da stronzi sfogarsi coi poveri sconosciuti, però c'è da dire che la ragazza sa come buttarmi addosso le proverbiali gocce che fanno traboccare il fottuto vaso, e non sembra avere alcuna intenzione di smettere.
    Stiamo giocando a scherma e non me n'ero accorto... La sua ultima stoccata mi fa ritrarre di un passo da quanto è inaspettata, veloce e velenosa: a quanto pare godo nel fare la vittima e non so nemmeno recitare bene, ma meno male che c'è lei a riprendermi altrimenti come farei ad accorgermi di tali, stupide ovvietà?
    Come cazzo ti permetti?
    Quello di prima era sarcasmo, se non si fosse capito. In realtà sono incazzato nero, ed il vaso sta per rovesciarsi dritto sulla sua faccia.
    Nemmeno mi conosci, come sai quello che voglio?
    Sono tornato vicino a lei, vista l'altezza svetto abbastanza e potrei incuterle timore, ma non ho alcuna intenzione di metterle le mani addosso quindi le tengo immobili lungo i fianchi, tese ma aperte invece che strette a pugno. Va bene stronzo e arrabbiato, però non potrei mai abbassarmi a picchiare qualcuno per così poco.
    Se pensi che mi piaccia stare così allora non hai capito niente... Odio gli sguardi pieni di pietà che incrocio nei corridoi, darei qualsiasi cosa per tornare a non pensare a nulla come prima, ma non ci riesco! Visto che improvvisamente sei tanto brava ad interpretare il subconscio altrui, perchè non m'insegni a vivere, mh? Così avrai tempo di concentrarti sui miei problemi invece di affrontare i tuoi!
    Qualsiasi essi siano, al momento non me frega un cazzo, voglio solo rispondere a tono e dare la mia, di stoccata.
    Ora capisco perchè ti senti così tanto sola, evidentemente nessuno al castello riesce a sopportare la tua supponenza di merda.
     
    Top
    .
  11.  
    .
    Avatar

    Junior Member

    Group
    Tassorosso
    Posts
    35

    Status
    Anonymous
    Avrebbe dovuto sentirsi in colpa per aver ferito così crudelmente Friday? Avrebbe dovuto avere più tatto, scegliere parole meno crude? O sarebbe dovuta rimanere lì, ad ascoltare, senza interrompere il flusso di coscienza di quel Grifondoro veggente? Un'altra persona si sarebbe forse posta queste domande, pentendosi del proprio comportamento e cercando di rimediare offrendo uno straccio di empatia e qualche bella parola. Qualcun altro, ma sicuramente non Sibylla.
    La Shelley era una che non si arrabbiava spesso, ma quando succedeva la sua fredda razionalità e franchezza si univano alla quasi totale assenza di autocontrollo, creando una combo poco piacevole per chi le faceva da interlocutore. Non le importava minimamente di aver ferito un ragazzo che stava già soffrendo di suo, figuriamoci sentirsi in colpa. Era arrabbiata, no, era furibonda perché l'aveva incastrata in quella situazione. Era la prima volta che accettava di farsi aiutare, ma quello che era successo in quell'ora — o mezz'ora? O due ore? A Sib sembrava di essere lì da giorni... — nella Torre di Divinazione aveva poco a che fare con il suo problema scolastico. Si era trasformato in una seduta psicologica, nonostante i suoi tentativi di ignorare Friday. E quando finalmente aveva risposto alle sue provocazioni lui l'aveva letteralmente azzannata — come un Lupo Mannaro sotto i raggi lattiginosi della luna piena.
    Lo vide ritrarsi e notò che i suoi occhi si fecero lucidi. Le rivolse uno sguardo pieno d'odio e Sib pensò, quasi trionfante, che finalmente l'aveva zittito e che avrebbero potuto chiudere quell'esperimento fallimentare e proseguire con la loro mattina, come se non si fossero mai incontrati. Ma fece l'errore di rinfacciargli il viaggetto nel subconscio che lui le aveva consigliato poco prima e questo trasformò il suo sguardo da lupacchiotto ferito al mannaro inferocito di poco prima.
    Come cazzo ti permetti?, sibilò, nero di rabbia. Nemmeno mi conosci, come sai quello che voglio?, le chiese tornando vicino a lei, minaccioso, quasi torreggiando su di lei.
    La differenza di altezza c'era, ma Sib era 1.75 e se il ragazzo pensava che quella decina di centimetri di differenza — ad occhio e croce — potesse intimorirla si sbagliava di grosso. Lei non aveva paura di niente e di nessuno. Non per nulla il Cappello l'aveva quasi mandata a Grifondoro, cinque anni addietro. E dire che sarebbero potuti essere compagni di casata... a quel pensiero sentì l'impulso improvviso di buttarlo giù dalla finestra.
    Rimase in silenzio ma continuò a rivolgergli uno sguardo assassino, come se potesse incenerirlo seduta stante.
    Se pensi che mi piaccia stare così allora non hai capito niente... Odio gli sguardi pieni di pietà che incrocio nei corridoi, darei qualsiasi cosa per tornare a non pensare a nulla come prima, ma non ci riesco!
    Avrebbe voluto urlargli: "Ed io cosa centro in tutto questo? Perché devi venire a raccontare proprio a me queste cose? Ti rendi conto che hai iniziato tutto tu?", ma ormai era ripartito per la tangente e non c'era modo di fermarlo.
    Visto che improvvisamente sei tanto brava ad interpretare il subconscio altrui, perchè non m'insegni a vivere, mh? Così avrai tempo di concentrarti sui miei problemi invece di affrontare i tuoi!
    Eh?? Brava ad interpretare?, gli chiese con sarcasmo. Non ci voleva un diploma dell'Accademia per capirlo! È da quando abbiamo cominciato che vuoi parlarne, assottigliò gli occhi, furiosa, sollevando il viso per incontrare meglio il suo sguardo. Ammettilo. Ammettilo! Volevi parlare dei genitori della Matviga fin dall'inizio, ti volevi sfogare. Ti ho ignorato fino ad un attimo fa, ed ora che ti rispondo fai una scenata? Eh? Dobbiamo farci un tuffo in un Pensatoio per vedere come è andata davvero?, lo accusò, controllando solo a tratti il tono di voce. Io non sono un muro su cui puoi riversare tutta la tua..., dovette controllarsi per non diventare volgare. ... frustrazione. Volevi che stessi zitta, eh? Che fossi accondiscendente? Era questo che volevi??
    Sentiva il petto sollevarsi per la rabbia e si maledisse nuovamente per aver ceduto alle provocazioni. Forse era più arrabbiata con sé stessa che con Friday, ma al momento non le interessava. Non aveva tempo per farsi un esame di coscienza e capire con chi ce l'avesse davvero.
    Ora capisco perchè ti senti così tanto sola, evidentemente nessuno al castello riesce a sopportare la tua supponenza di merda.
    Le sfuggì una mezza risata quando sentì quelle parole e le sue labbra si incurvarono in un sorriso amaro. Distolse lo sguardo dal ragazzo e lo spostò più in là, in un punto indefinito della stanza, passandosi una mano tra i capelli raccolti nella treccia. Davvero pensava di ferirla con una frase del genere? Quanto poteva essere infantile, oltre che assolutamente incapace di gestire le proprie emozioni? Voleva attaccarla... per cosa? Per vendicarsi delle parole — tra l'altro vere e non completamente inventate come le sue!!! — che gli aveva detto? Wow, davvero maturo.
    Ti sbagli, disse alzando nuovamente lo sguardo, tornando a fissare quegli occhi verde chiaro, questa volta con un tono di voce decisamente più calmo. È la prima volta che mi ritrovo a parlare con qualcuno di argomenti così personali. Io non sono solita prendere la prima persona che trovo e vomitarle addosso i fatti miei.

     
    Top
    .
  12.  
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Grifondoro
    Posts
    225

    Status
    Anonymous
    Io volevo solo distrarmi dandoti una mano, brutta testa di cazzo!
    La voce, resa acuta dalla frustrazione, rimbalza sulle pareti dell'aula echeggiando tutt'intorno a noi. Sto praticamente urlando a un palmo di naso dalla ragazza, l'ultima volta in cui sono stato così furioso ero nel bosco ed avevo appena letto il messaggio di mamma su Monday; prima Daisy e poi Teresa si erano beccate il mio astio, ora Sibylla... a quanto pare è prerogativa delle Tassorosso quella di riuscire a portarmi oltre l'orlo della sanità mentale.
    Questa supponente e acida ragazzina può continuare a guardarmi storto quanto le pare, rimane il fatto che di me non sa un cazzo e le sue opinioni di merda se le può infilare dove non batte il sole! Volevo parlare dei genitori della Matviga fin dall'inizio... Certo, perchè quando apro gli occhi il mio unico pensiero è quello di trovare il primo stronzo a caso nei corridoi per buttargli in faccia i miei problemi! Sai che gioia, potremmo discorrere a colazione di quanti secondi ci sono voluti prima che la pressione dell'oceano rompesse loro timpani e polmoni o chissà quanti altri cazzo di organi, scommetto che tutta la tavolata dei Grifi non vede l'ora! Si faranno scommesse e il vincitore verrà portato in spalla fino all'ufficio del preside!
    Brutta scema, ignorante di merda... Perchè sono ancora qui?! Dovrei andarmene, lasciarla ai suoi libri e quaderno dei sogni, che se li interpreti da sola! A Madame dirò che ha avuto una pessima idea e se vorrà punirmi dandomi più compiti del previsto li farò con un sorriso stampato in faccia, perchè sarà comunque più divertente che starmene qui a parlare con una che evidentemente non vuole capire.
    Quando distribuivano l'empatia la signorina Sibylla era persa a raccogliere bacche dalla pianta dell'arroganza.
    E ancora continua a dirmi che mi sbaglio sul suo essere sola... Come se m'importasse davvero, poi! Gira per il castello tutta fiera di non avere amici? Wow, sai che fantastica scoperta! Non se lo aspettava nessuno!
    Sorride, la stronza, perchè pensa di avere la ragione in pugno e invece è solo una scema che va in giro coi paraocchi. Però se è contenta così, buon per lei, io non ho più voglia di rimanere in sua presenza a far montare ancora più rabbia nel petto.
    In testa ho un grosso spillo che penetra sempre più a fondo, mi punge il cervello e fa male. Forse non avrei dovuto urlare così tanto, non che la mancanza di sonno aiuti a far funzionare bene le meningi.
    Mi allontano da lei con espressione a dir poco infastidita, ho lasciato il pacchetto di sigarette sul tavolo ma non mi va di passarle accanto per prenderlo, tanto ne ho altri in stanza.
    Dirò a Madame di trovarti qualcun altro.
    Non serve aggiungere altro, sarebbe fiato sprecato con lei. Io so di avere ragione, l'unica colpa che ho è quella d'essermi lasciato andare con una sconosciuta che ha detto la cosa sbagliata nel momento sbagliatissimo; sarebbe potuta andare diversamente se solo io non fossi stato già alterato e lei così ottusa.
    Giro i tacchi e mi dirigo verso la porta a passi svelti, uscendo nemmeno la richiudo perchè il botto potrebbe trapanarmi il cervello. Devo andare subito in infermeria e poi a letto, questa giornata è stata fin troppo pesante ed è solo al suo cazzo d'inizio.
     
    Top
    .
11 replies since 22/2/2024, 14:18   243 views
  Share  
.
Top