Leave those umbrellas at home

Indigo - Regan

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    Le previsione meteo scozzesi mutavano ogni secondo, prevedere quanta pioggia sarebbe caduta di lì a poco era impossibile persino per i maghi meteorologici più esperti, dunque perché un’americana avrebbe dovuto temere il diluvio in una bellissima giornata di Sole? Un piccolo errore di valutazione che costò alla professoressa di Incantesimi, un piccolo incidente di percorso piuttosto fastidioso…
    Vivere tra le mura del castello in alcune giornate specifiche riusciva ad essere opprimente, studenti ad ogni angolo e zero privacy, l’unico posto tranquillo ove quasi nessuno vi metteva piede era il recinto delle creature magiche di Ania, oltre il suo piccolo capanno annesso. Un angolo maleodorante e poco signorile che con poca fantasia aveva dato luce a fugaci attimi di divertimento lontano dagli occhi indiscreti di tutti. Indigo amava importunare la propria fidanzata durante le poche ore libere e il più delle volte, quando Anastasia non allenava se stessa ambendo ad un posto come capo degli Avengers, la raggiungeva al capanno. Lo avrebbe fatto anche quel giorno se solo non fosse stata sorpresa dalla pioggia, una fitta valanga di acqua gelida, ripararsi sotto un albero non era un’idea ottimale e tornare al castello era solo l’ennesimo fallimento della giornata, dunque proseguì coraggiosa facendosi largo nel fango. Le zone più rurali del castello erano ovviamente quelle che ospitavano gli animali, povere creature, per lo meno loro erano esenti dai tormenti degli studenti, un po’ per questo Indigo le invidiava. Non le mancava poi molto, il mantello stretto sulle spalle e il cappuccio a proteggere ciò che restava asciutto di lei, si complimentò con se stessa per la costanza e la caparbia, il premio sarebbe stato succulento.. Peccato che il fango avesse ricoperto gran parte del terreno e un piede fuori posto fece si che scivolasse in malo modo distesa sul terreno, un immagine pietosa per lei che avrebbe dovuto dare il buon esempio agli occhi degli studenti ma che colpa ne aveva se la sfortuna la perseguitava?
    Sbuffò nervosa, guardò le mani, nessun danno, i pantaloni erano sporchissimi ma per quello non aveva altra soluzione che buttarli, si tirò su e una fitta terribile la ridusse ad una posizione insolitamente scomoda, la caviglia destra con molta probabilità era slogata. “Perfetto. Ottimo. Brava Indigo, la prossima volta puoi direttamente ucciderti” rimproverò se stessa per il suo assurdo ottimismo, pensare di potercela fare tra vento e pioggia era un po’ improbabile soprattutto in un posto come il castello posto su un altura.. Arrancando e stravolta raggiunse un recinto, riuscì a metterci le mani sopra sostenendo il proprio peso e come nei peggiori film, la pioggia finì. “Sul serio?” urlò al cielo per poi rendersi conto che di Anastasia non c’era traccia, nel capanno non vi erano luci per cui la donna doveva essere altrove. Voleva rientrare al castello indisturbata ma la caviglia fuori posto avrebbe attirato l’attenzione di tutti, cosa poteva fare se non aspettare? Riprendere fiato.. giusto due minuti.
     
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    Per un Irlandese che viveva all'aperto per tre quarti del suo tempo fin da quando gattonava, la pioggia era sempre stata una condizione meteorologica del tutto normale e priva di insidie, nonché l'unica indispensabile quando si voleva avere a che fare con gli Augurey o con altre creature che rifuggivano il sole prediligendo l'umida e plumbea coltre d'argento delle nubi gonfie d'acqua.
    Quello che contava davvero era l'abbigliamento adatto e lui non era certo famoso per la sua capacità di vestirsi alla moda: una maglietta, una camicia a quadri, una giacca impermeabile, un paio di jeans ed un paio di scarponi da montagna erano tutto ciò che, in più copie tutte identiche se non per qualche variazione di colore, costituiva il suo guardaroba, soprattutto lì al castello.
    Morgan era decisamente più glamour e non mancava mai di prendere in giro il suo magizoologo preferito per la sua totale mancanza di stile, mentre April, suo malgrado, si era arresa da tempo e ci aveva rinunciato, passando al lato oscuro a sua volta e concedendo alle sue scarpe con i tacchi vertiginosi e ai sandali con le zeppe solo le tipologie di suolo davvero consone a quel tipo di calzature.
    Così eccolo lì, l'ex Corvonero, noncurante dell'acqua che gli scrosciava lungo la giacca e impattava sul cappuccio con il suo insistente picchiettio, che avanzava sul terreno scosceso e fangoso senza preoccuparsi della terra bagnata che si incastrava sotto le suole a carrarmato degli scarponi, diretto verso l'area degli esterni di Hogwarts dedicata ai recinti delle creature magiche che Anastasia usava per le sue lezioni.
    Era certo che miss Carter gli sarebbe stata profondamente grata se, almeno per quel giorno, Regan le avesse evitato l'incombenza di uscire per dare da mangiare agli Ippogrifi e ai Thestral e per ripulire i recinti di tutti i loro rifiuti; aveva già fin troppe bestioline adolescenti con cui relazionarsi dentro le mura del castello, per preoccuparsi tutti i giorni anche degli animali.
    Ancora una curva e sarebbe arrivato, depositando così finalmente il mazzo di ratti stecchiti che reggeva per la coda e che avrebbe sfamato gli Ippogrifi per un paio di giorni.
    Fu proprio in quel momento che, quasi di colpo come sotto l'effetto di un incantesimo, il cielo smise di riversare su Hogwarts tutta la sua pioggia e il ragazzo abbassò il cappuccio, riuscendo a scorgere una figura ormai nota seduta sulla staccionata.
    Non che avesse mai evitato Indigo intenzionalmente, ma O'Toole era così: seppur socievole e di natura gentile, tendeva a farsi i fatti suoi e a non intromettersi nelle vite di chi non conosceva, sebbene di quella dell'insegnante di Incantesimi fosse particolarmente curioso. Sì, insomma, era la donna di Ania e lui ancora non era riuscito ad inquadrarla per farsi un'idea su di lei e su quanto potesse essere potenzialmente nociva per l'amica a cui teneva come se fosse sua sorella; dopo la storia con Heather, Regan era diventato piuttosto protettivo, nei confronti della Carter dal viso dolce e la forza di carattere di una valchiria. Senza contare, poi, che quella con Indigo era la prima storia seria di Ania, dopo quella con l'abile pozionista.
    Ad ogni modo, adesso la strega era lì, seduta sulla staccionata del recinto, sporca e bagnata come un pulcino.
    Qualcosa mi dice che non sei in queste condizioni per via di qualche strano gioco nel fango tra te e Anastasia si avvicinò alla donna con un sorriso divertito ad increspargli un angolo della bocca.
    Nel capanno puoi cambiarti con i miei vestiti, non saranno bellissimi ma almeno sono asciutti. aggiunse nel portare istintivamente lo sguardo sulle scarpe della donna, abbastanza certo che non fossero quelle ideali.
    Che succede? Stai bene? le domandò un attimo dopo, accorgendosi solo in quel momento dell'espressione dolorante sul volto della professoressa. In effetti, se fosse stata nelle condizioni di muoversi, non sarebbe certo rimasta seduta lì sopra per tutta la durata del violento acquazzone di poco prima.
    Fece ruotare la dozzina di topi morti che reggeva in mano fino a fare delle loro code un unico fascio, che legò alla trave orizzontale del recinto a pochi centimetri da dove si trovava seduta Indigo così da avere entrambe le mani libere.
    Posso vedere?
    La galanteria prima di tutto.
     
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    Una pessima idea che sicuramente sarebbe costata caro, un’influenza e qualche schifosissima tisana. Indigo non era un tipo sportivo, detestava stancarsi più del dovuto e non faceva mai un passo senza considerare tutti quelli che avrebbe dovuto fare dopo, dunque il solo fatto di essere infortunata, ricoperta di fango in mezzo al nulla le faceva venir voglia di urlare. Brontolando silenziosamente si massaggiò la caviglia stretta in scarpe assolutamente poco opportune per il terreno dei dintorni della scuola. L’americana proprio non riusciva ad abituarsi, dimenticava sempre qualche dettaglio importante e purtroppo come in questo caso a finire nella merda era sempre lei. Come un fulmine a ciel sereno la voce di un uomo interruppe le lamentele silenziose, voltò il capo per capire da chi provenisse l’accento irlandese tanto marcato e come in un film il tempo rallentò. Per Indigo l’uomo blaterò qualcosa, si muoveva lento, rude e selvaggio come un taglialegna delle pubblicità americane, forse se fosse stato un attore gli avrebbero messo una sega in mano, avrebbe avuto la fronte sudata e una marea di tronchi alle spalle.. lo sguardo di lei scivolò dagli occhi chiari di lui, alle spalle, i pettorali, i pantaloni così rozzi e sexy e poi.. poi sui topi morti. Riportata selvaggiamente alla realtà riacquistò un briciolo di autocontrollo accennando ad un sorriso “Lo avrei preferito ma non è da Anastasia. Dorme su dieci materassi” Regan era uno dei migliori amici di Anastasia, tante volte aveva sentito parlare di lui, della sua bellissima moglie e di come fosse sempre rimasto vicino alla biondina, Indigo aveva provato per lui una curiosità inaudita grazie ai mille racconti di Ania, finalmente aveva l’occasione per conoscerlo. L’uomo spostò i topi sulla spalla e una smorfia di disgusto le sfuggì non di proposito “sono la tua cena?” sarcastica e diretta tentò di non cadere nel cliché della donna spaventata da dei piccoli cadaveri maleodoranti, cercò di mantenere un certo contegno e seguì con lo sguardo le movenze di lui, fortunatamente per lei sistemò il fascio di topi non troppo vicino legandolo al recinto. “No purtroppo, sono scivolata nel fango come hai già notato. Penso di essermi slogata una caviglia. Un classico” lo stivaletto nero era ricoperto di terriccio, la caviglia le faceva molto male ma non tanto da considerarla rotta, anche in quel caso però sarebbe bastato davvero poco affinché guarisse, erano maghi dopo tutto, niente gesso. “Fai pure” un po’ imbarazzata lo era, avrebbe preferito conoscere gli amici di Ania a cena, pulita e tirata a lucido ma le circostante in questo caso erano davvero terribili. “Anastasia mi ha parlato molto di te” disse per rompere il ghiaccio anche se l’unica a disagio in questo caso era indubbiamente lei. Arricciò le labbra in un sorriso morbido, chissà cosa invece la bionda aveva raccontato di loro ai suoi più cari amici, una punta di curiosità accese la donna, peccato però che forse per natura gli uomini erano meno inclini delle donne ad essere pettegoli.
     
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    In realtà è molto meno fragile e schizzinosa di quanto possa sembrare in apparenza. replicò all'osservazione dell'avvenente professoressa di Incantesimi, sfilando da dietro l'orecchio una delle sue sigarette artigianali. Un attimo dopo la accese con l'immancabile fiammifero, che estrasse da una piccola tabacchiera d'argento pescata da una tasca dei pantaloni; la porse anche a miss Starling, così da poter prendere una sigaretta a sua volta, se l'avesse desiderata.
    La giornata era ancora lunga e gli Ippogrifi non sarebbero certo morti di fame, se Regan si fosse concesso una breve pausa per intrattenersi con Indigo.
    Era curioso di scoprire cosa li avrebbe accomunati, oltre al profondo legame che li univa alla nobile bionda che, da ormai un terzo della sua esistenza, considerava una delle persone più importanti.
    Che avessero parlato di Anastasia era scontato, ma l'ex Corvonero aveva sempre tenuto a valorizzare le persone per ciò che erano, senza limitarsi alle associazioni mentali che le mettevano in relazione con qualcun altro; ecco perché Indigo non era solo "la ragazza di Ania", ma un nuovo prezioso frammento di vita di cui scoprire le più peculiari sfumature, il modo tutto singolare in cui la sua personalità fosse in grado di brillare, sotto la luce del timido sole che tornava a spuntare senza troppa convinzione tra la coltre di nubi ancora cariche di pioggia.
    Sorpreso dalla battuta pungente della strega, il magizoologo fece saettare lo sguardo verso gli sfortunati roditori a cui lei stava accennando, il probabile disgusto perfettamente celato dietro un sorrisetto ironico.
    Regan scoppiò a ridere, colto alla sprovvista mentre tossicchiava un po' di fumo. Era raro che qualcuno fosse in grado di stuzzicare la sua ilarità per farla esplodere in modo tanto estemporaneo, di solito il giovane O'Toole apparteneva alla categoria di quelli che sorridevano divertiti, ma erano sempre e comunque in grado di mantenere il controllo.
    Ovvio... E cosa c'è di più bello che condividerla con qualcuno che è stato tanto avventato da intrufolarsi nelle selvagge terre del Guardiacaccia con quelle scarpine da principessa dell'epoca vittoriana?
    Attese che Indigo ne sfilasse una per liberare la sua caviglia dolorante e Regan la sorresse delicatamente sotto al tallone, esaminandola più da vicino e provando a ruotarla con movimenti lenti e delicati, fermandosi al primo accenno di dolore da parte della giovane donna.
    Non è troppo gonfia, hai ragione, dovrebbe essere solo una piccola distorsione. Ferula mormorò con la sigaretta accesa intrappolata tra le labbra, mentre la punta della bacchetta di castagno sfiorava il collo del piede della ragazza e un fascio di bende si avvolgeva stretto ad immobilizzarle l'articolazione.
    Ah sì? sollevò lo sguardo ed un angolo della bocca in un sorriso divertito, curioso di sapere cosa la piccola Carter avesse raccontato di lui alla donna a cui aveva aperto il cuore dopo anni di delusioni e sofferenza. Allora adesso capisco perché mi hai evitato per tutto questo tempo.
    Stavolta soffiò fuori il fumo in una sottile voluta verso l'alto senza tossire, appoggiandosi alla staccionata mentre gli occhi chiari si sollevavano ad osservare i lineamenti di Indigo con sincero interesse.
    Io invece devo chiederti scusa, ma ho cercato di parlare il meno possibile di te, con Ania. Ne ha passate tante ed è abbastanza grande ed intelligente da vivere la sua vita come meglio crede senza che mi metta a fare il fratello maggiore iperprotettivo... Perciò, meno ne so dei suoi fatti privati e più sono sicuro che non le romperei le scatole con la mia apprensione.
    Per troppo tempo, impotente, Regan aveva assistito al dolore che dignitosamente Anastasia indossava come un raffinato vestito di alta classe, mentre le sue più profonde e graffianti emozioni scavavano ferite dentro di lei. Non avrebbe tollerato che Indigo ne aggiungesse altre alla lista, ma non avrebbe neanche mai impedito ad Ania di compiere le sue scelte.
    E poi mi piace conoscere le persone senza rovinarmi la sorpresa scoprendole attraverso gli occhi di qualcun altro. Quindi, cara professoressa, temo che toccherà proprio a te parlarmi di te. Comincia pure da dove vuoi, giuro sulla mia cena che non è un interrogatorio né un esame!
    Sollevò una mano come se fosse al Wizengamot e aspirò un'altra boccata dalla sua sigaretta accesa.
     
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    Non riuscì a definire di primo acchito se l’uomo la stesse in qualche modo valutando. Sarebbe stato plausibile se così avesse fatto, il migliore amico della sua fidanzata, parte della sua famiglia. In fondo pensandoci bene Anastasia non l’aveva mai integrata del tutto non ritenendolo necessario, non perché per lei non fosse importante ma perché il periodo non era stato dei migliori per entrambe e non vi era stato tempo per organizzare cene o birre in compagnia. Accennò un sorriso mentre le mani esperte del ragazzo le fasciavano la caviglia con un incanto “non puoi negare siano delle bellissime scarpe però..”. Indigo era ciò che si poteva definire una ragazza alla moda, ci teneva particolarmente al suo aspetto e amava fare shopping, una cosa che faceva spesso soprattutto quando sentiva la necessità di prendersi dei momenti per se stessa. “Grazie dottor Regan” osservò la caviglia accennandone il movimento, il dolore era leggermente diminuito e per lo meno adesso sarebbe potuta tornare al castello in sicurezza, avrebbe evitato di raccontare alla bionda di casa l’avvenimento, l’avrebbe presa in giro insistentemente. Se pur donna di gran classe Anastasia non aveva timore nel sporcarsi le mani, riusciva sempre ad essere perfetta in ogni istante, questo di sicuro era il suo super potere, una cosa che Indigo le invidiava spesso.
    “Non preoccuparti, avremmo voluto organizzare qualcosa di carino. Magari una cena, purtroppo non ne abbiamo avuto il tempo. Sai com’è, ultimamente c’è parecchio da fare al castello” si morse il labbro inferiore pensierosa, quanto le sarebbe piaciuto conoscere anche la splendida moglie del guardiacaccia, se su di lui aveva sentito storie fantasiose, sulla sua consorte ne aveva sentite di meravigliose. Una donna bellissima e intelligente capace di ammaliare con un solo sguardo.
    In un battito di ciglia si rese conto di quanto fosse stata evidente per tutti la sofferenza che aveva coinvolto Anastasia negli anni precedenti, doveva centrare assolutamente Heather, il rapporto tra le due aveva un che di malato, un’ossessione che non aveva nulla a che vedere con l’amore. “Eppure un fratello maggiore forse è tutto quello che le serve in questo momento. Credo sia felice adesso” non nascose il sorriso luminoso che le dipinse il volto, si mosse appena sistemandosi sul posto “e poi se diventerà mia moglie è bene che abbia qualcuno con cui sfogarsi quando litigheremo, perché si sa il matrimonio è un’avventura splendida ma complicata”. Forse sarebbe spettato ad Anastasia raccontare la cosa ma visto che Indigo non le aveva fatto ancora la proposta, lanciò il sasso solo per leggere negli occhi del suo migliore amico la reazione che avrebbe avuto. Tutto era organizzato, non mancava poi molto e non nascose un certo nervosismo, temeva il no più di qualsiasi altra cosa al mondo, anche perché l’amore che provava per la donna era sincero e puro, tutta la sua vita era stata sconvolta da quando era entrata nella sua vita, tutto aveva assunto il colore dell’azzurro, l’azzurro degli occhi di lei.
    Lanciò uno sguardo schizzinoso ai topolini stecchiti, uno spettacolo vomitevole “passami la ricetta poi, potrei prepararli per Anastasia” a volte lo meritava, soprattutto nei suoi momenti di solitudine, ormai la professoressa aveva imparato a rispettare tutto di lei anche questo, eppure non aveva smesso di chiedersi se questo prima o poi sarebbe cambiato. “Sono piuttosto banalotta a dire il vero, americana, mi piace la birra e odio il tè, non mi piace volare. Famiglia babbana, la mia prima lezione è stata un inferno, penso tu lo abbia sentito hanno dato fuoco all’aula. Piccoli mostri” rabbrividì, per fortuna le cose erano notevolmente migliorate. “Se passo il test cosa vinco?”, non riuscì ad evitare di ricordare quando aveva pensato che Mark Harris, altro migliore amico di Ania, potesse essere il donatore per un loro futuro figlio, adesso al cospetto del guardiacaccia l’idea era davvero troppo sciocca e stupida per pensarci di nuovo ma con lui come protagonista.
     
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4 replies since 28/2/2024, 18:11   67 views
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