Come back, be here!

privata - Victoria

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    Quando il falco argentato della recluta Evans mi ha raggiunto all'alba ho compreso subito che qualcosa era successo solo che non ero veramente pronto alla gravità degli avvenimenti che, a mia insaputa, sono avvenuti questa notte e che erano racchiusi nel breve messaggio del mio collega. Me ne rendo conto ora mentre Mark Harris viene trascinato in una camera del San Mungo. E' giovane, è troppo giovane, non può essergli capitato questo, non può. In questi ultimi mesi l'ex Grifondoro è diventato una costante delle mie giornate, soprattutto lavorative, lui e le sue battute stupide, i caffè neri e bollenti che mi porta ogni mattina per entrare nelle mie grazie, inconsapevole che ci è riuscito già dalla nostra prima missione assieme, nei suoi occhi vivaci mi ci rispecchio, nel suo bisogno di giustizia, di rivalsa, nella sua forza d'animo rivedo il me ragazzo che iniziava a intraprendere questa vita. E non ho avuto il coraggio di dirglielo, di farglielo sapere perchè fondamentalmente sono una testa di cazzo. Ho sbagliato. Quante volte durante i nostri turni ci siamo ripetuti di ricordare sempre alle persone a cui vogliamo bene quanto siano importanti nella nostra vita, di non perdere mai occasione di abbracciare i nostri figli, dire 'ti amo' alle nostre compagne e compagni, di accettare l'invito di un amico di raggiungerlo al pub di fiducia ed io questo invito l'ho rifiutato, io Mark l'ho deluso. Se solo non fossi stato stanco e gli avessi detto di sì lui non sarebbe qui. E' colpa mia. Le cicatrici sul suo corpo sono colpa del mio dire no alla sua richiesta di uscire, sembrava felice e voleva parlarmi di qualcosa ma io gli ho chiesto di rimandare ad un altro giorno. E se fosse stato troppo tardi ed in futuro un altro giorno non arrivasse? Non posso nemmeno immaginarlo uno scenario simile. Perchè gli hanno fatto questo? Cosa avrà mai fatto di male? Sono corso qui convinto che ci attendesse solamente, oltre al marchio nero sopra l'ospedale, una nuova scatola/messaggio contenente chissà quale altra parte del corpo imbalsamata di Moon, e invece ho trovato il mio Mark dal corpo martoriato, Mark a cui ho stretto la mano tutto il tempo mentre si agitava nel sonno, mentre si lamentava del dolore che provava, Mark che riapriva gli occhi e urlava rivedendo chissà quali immagini, Mark che non comprendeva dove si trovava, che, nel suo stato di incoscenza faceva il nome di una donna, Morgan... che fosse questo ciò di cui mi voleva parlare?
    <em> Il suo dolore mi ha colpito in pieno petto spezzandomi nel cuore e nell'anima in un modo che non credevo possibile.
    E le sigarette che si accumulano nel posacenere del terrazzino del reparto del San Mungo sono un numero sempre maggiore, sono così nervoso che ne accendo una e la spengo, e ne accendo un'altra, faccio qualche tiro e la butto.. per Merlino, delle banali pozioni antidolorifiche possono farlo dormire così tanto?

    ''Aaron...?'' una voce leggera come il battito d'ali di una farfalla richiama la mia attenzione, è una voce familiare, non la voce che aspettavo di uno dei colleghi che ho lasciato a fare i rilevamenti e gli accertamenti alla ricerca di tracce di chi può aver abbandonato qui il corpo esanime di Mark, la voce dell'unica donna che mi chiama Aaron. E' la voce di cui ora avevo bisogno.
    ''Victoria... - mi giro verso di lei spegnendo l'ennesima sigaretta e accennando un sorriso. Sembra passata una vita dall'ultima volta che i miei occhi si sono posati su di lei e, se possibile, è ancora più bella di quello che mi ricordavo, l'angelo caduto dal cielo che già una volta ha raccolto i pezzi della mia anima e che, quasi a farlo apposta, ora è qui. Victoria Turpin è l'unica che mi ha visto nel bene e nel male e non mi ha mai giudicato, arrabbiato e deluso, felice e cazzone, amareggiato e bisognoso di affetto. E in tutti questi anni mi è rimasta amica. Le sue braccia mi hanno sorretto in uno dei momenti più bui dopo l'abbandono di Evanna e le sue labbra hanno taciuto tante mie preoccupazioni in quella settimana... Ci siamo fatti prendere la mano e siamo stati un po' stupidi, ce ne siamo resi conto una volta tornati a Londra tanto da decidere di comune accordo di preferire la nostra amicizia ad altro eppure certe immagini non me le riesco ancora a togliere dalla mente. Mi spiace solo che ora rivedrà l'Aaron Auror dalle occhiaie profonde e il viso, tanto quanto l'animo, segnato - Cosa ci fai qui?''



    Edited by AJ Smith - 10/3/2024, 22:09
     
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    Era successo tutto in un attimo. Il drago che si era ritrovata davanti l'aveva fregata su tutti i fronti. Pensava di averla scampata e invece si era ritrovata a pochi centimetri dalla sua bocca infuocata, pronta a gettare su di lei tutto l'ardore di quella rabbia. E aveva ragione, Victoria doveva ammetterlo. Per entrare in quella grotta apparentemente abbandonata aveva dovuto per forza camminare su quel terreno scosceso, tra un masso e l'altro con la bacchetta illuminata da un Lumos Maxima in mano, per poi piantare il palo che si era portata dietro a terra. Avrebbe dovuto essere il suo punto di riferimento per ritrovare l'uscita, ma aveva solo scatenato l'ira di una creatura addormentata. Lo aveva letto in un libro del diciannovesimo secolo e se ne era stupidamente scordata: i draghi custodiscono i tesori. Se l'era ritrovato sotto i piedi. C'era voluto un balzo dentro l'acqua stagnosa di quella grotta per fuggirgli, ma i riflessi di Victoria non erano stati velocissimi. Aveva sentito una sferzata non poco lontana da lei, quando vide con la coda dell'occhio la coda del drago virare verso il suo corpo. Fu un attimo e si lanciò contro un masso alla sua sinistra. Come riuscì poi a prendere la coppa di cui aveva bisogno non se lo ricordava nemmeno lei. Ma ci era riuscita e senza nemmeno troppe bruciature.

    La sala d'attesa del San Mungo era davvero brutta come se la ricordava. C'era un odore di vecchio, stantio, di medicinali che a lei non era mai piaciuto. Si stava guardando intorno dubbiosa di doversi trovare davvero lì, ma il dolore sotto il braccio era diventato insopportabile e le bruciature sul ventre erano davvero fastidiose. Quella sera era stata davvero impegnativa e le cose non erano migliorate quando si era smaterializzata di fronte all'ospedale. Il Marchio Nero era visibile sopra alle teste di tutti e per un momento Victoria si chiese quanto fosse sicuro rimanere in quel luogo. Non aveva altra scelta. Fu poco dopo il suo arrivo che giunsero anche persone del corpo Auror e questo la rese decisamente più tranquilla. Sentendo parlare gli infermieri del loro arrivo, Victoria si domandò se anche lui fosse presente. Erano anni che non lo vedeva. Chissà come stava.
    Questa era stata la missione più pericolosa degli ultimi mesi, ma sapeva di aver fatto un errore da principiante. Avrebbe dovuto prevedere che ci sarebbe stato un drago a custodia di quel piccolo tesoro e si era ritrovata del tutto impreparata. Si stava arrovellando, maledicendosi per quello stupido errore che avrebbe potuto costarle la vita, quando la chiamarono.
    Una costola rotta. Guarirà da sola, c'è solo bisogno di riposo. Non faccia movimenti improvvisi e se ha dolore può fare impacchi di ghiaccio. Era facile a dirsi. Victoria ringhiò qualcosa al medico che l'aveva presa in cura per poi ringraziarlo velocemente mentre usciva dalla stanza. Si tastò il torace, sentendo una fitta di dolore improvvisa. Era arrabbiata, non tanto con quel povero dottore quanto con sé stessa. Questo era il risultato della disattenzione dell'ultimo periodo e sarebbe potuta finire addirittura peggio di così. Si incamminò verso l'uscita, guardando prima fuori dalla finestra per vedere se il Marchio si trovasse ancora lì, quando riconobbe due orecchie familiari. Il cuore le sobbalzò all'improvviso per un istante. Non ci pensò un attimo ad aprire la porta della terrazza.
    Aaron...? Era lui, se lo sentiva. Avrebbe riconosciuto quelle orecchie buffe ovunque, anche in mezzo alla nebbia. Quando si girò verso di lei, Victoria sentì il sorriso allargarsi e dovette prendere un bel respiro per riprendersi da quell'improvvisa felicità. Una mossa poco intelligente considerata la costola rotta. Si piegò all'istante su sé stessa, mettendosi una mano sulla parte lesa. AJ l'aveva riconosciuta. Cosa ci può fare una persona in un ospedale, tontolone? Non era cambiato di una virgola. Forse qualche ruga in più, ma Victoria proprio non poteva parlare. Gli occhi da cucciolo d'orso che l'avevano conquistata erano ancora lì, forse solo più stanchi di quanto Victoria avesse mai visto. I capelli ben sistemati, l'abbigliamento da lavoro. Era lì per quello. Ho una costola rotta e qualche bruciatura, ma sto bene. Abbracciami tu che io non posso sollevare le braccia, su. Victoria si avvicinò con fare scherzoso, lasciandosi accogliere nelle braccia possenti di AJ Smith. Una sensazione stranissima le prese la gola. Erano anni che nessuno l'abbracciava, forse. Tu immagino sia qui per quello. Indicò in alto nel cielo, sopra le loro teste. Nottataccia?
     
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    E come una visione Victoria Arabella Turpin appare sulla soglia della porta della terrazza che affacciava verso il cortile interno del San Mungo. Forse è la stanchezza o forse quello che sto fumando non è tabacco puro eppure mi sembra che una luce dorata la circondi disegnando la sua ombra ai miei piedi.
    ''Cosa ci può fare una persona in un ospedale, tontolone?''le sue parole sono in grado, finalmente, di strapparmi un sorriso, un sorriso che, seppur sia offuscato da un alone di tristezza, riporta un po' di serenità nel mio cuore.
    ''Che hai combinato?''' la squadro attentamente cercando di cogliere ogni minimo dettaglio, le tracce del suo malessere e ciò che possa averla trascinata a girare fra i reparti del San Mungo... e infatti eccola, ecco la smorfia di lieve dolore che le distorce quel bellissimo viso che ha, ecco la mano che si allunga a tastarsi il fianco e mi viene istintivo allungarmi verso di lei, cercare di sorreggerla al punto di ritrovarmela stretta fra le braccia.
    Ho sentito il cuore battermi nel petto a doppia velocità nell'immaginare anche lei vittima di qualcosa di più grande di noi come Mark... per un attimo ho pensato all'idea di perderla e... Eh lo so, non ci vediamo da qualche anno, da quell'ultima volta, eppure Vicky è da sempre una costante della mia vita, lei e le sue cartoline dai posti più disparati del pianeta, lei ed i suoi regali buffissimi regali per i gemelli, le mille avventure che mi racconta via gufo con così tanti dettagli da farmi sognare di essere al suo fianco. Al suo fianco come quella settimana, al suo fianco come ora mentre la stringo fra le mie braccia e per un attimo torno indietro nel tempo.

    ''Ti ho mai detto quanto sei bella?'' le mie braccia si strinsero attorno ai suoi fianchi nudi avvolgendola da dietro mentre osservavamo l'orizzonte ed il Sole tuffarsi fra le onde del Mar Mediterraneo. Per Merlino se era bella, mi sembrava di stringere l'essere più prezioso della terra, la donna perfetta sotto ogni punto di vista, colei che prima di ogni cosa era mia amica, un'amica a cui avevo confidato ogni più intimo segreto, di cui Evanna era stata a lungo gelosa senza che io ne comprendessi il motivo. Ma in quel momento lo capivo, vedevo per la prima ciò che era sempre stato sotto i miei occhi, vedevo il suo corpo sinuoso che si avvolgeva e si incastrava perfettamente col mio, vedevo il suo cuore grande e sincero, la sua anima pura. Victoria mi chiedeva se non stavamo commettendo un errore, se non avremmo rovinato la nostra amicizia concedendoci così, l'uno all'altro, ma a me non importava, mi importava solo di lei, del suo collo che potevo sfiorare dolcemente con la punta del naso, della sua pelle di pesca, dei suoi capelli che mi solleticavano il petto. Mi importava solamente della perfezione di quel momento ed il modo in cui la sua compagnia mi faceva sentire fottutamente bene.

    E quel ricordo mi mette i brividi mentre Vicky si lascia avvolgere dalle mie braccia ed io poso le labbra sulla sua nuca. Istintivamente la mano corre ad accarezzare il suo fianco, il punto in cui mi ha indicato essersi fatta male, in cui sulla sua pelle starà comparendo il primo segno di un livido che ci metterà settimane a guarire.
    ''Chi è stato... - non come, non dove, non perchè. Chi. Perchè è ciò che ora temo più di ogni altra cosa, qualcuno che possa fare del male a tutte le persone più importanti della mia vita, le persone che ho paura di non essere in grado di proteggere. Rimaniamo stretti l'uno all'altro per un tempo che sembra infinito e brevissimo al tempo stesso prima di sollevare entrambi il volto verso il Marchio Nero che incombe su di noi e su tutti gli ospiti dell'Ospedale. Annuisco alla sua domanda sentendomi libero di poter essere fragile questa notte, di non dover nascondere le mie paure con lei, posso non essere il cazzutissimo Auror quando sono al suo fianco - Sì... e per Mark, i mangiamorte hanno catturato uno dei miei..''perchè è così, Mark non è una recluta, Mark non è semplicemente uno dei ragazzi a cui insegno la difficile vita dell'Auror, Mark è un membro della mia squadra a tutti gli effetti, è quasi il fratellino che non ho mai avuto e farò tutto ciò che è in mio possesso per tenerlo al sicuro ora.

     
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    L'abbraccio di AJ riportò Victoria indietro a ricordi che pensava di aver immagazzinato nel suo cervello a lungo termine. Sentendo il profumo di colonia dell'uomo, riuscendo a concedersi e a rilassare il suo corpo contro il suo, Victoria si sentiva al sicuro. Era una sensazione che non aveva provato con nessun altro uomo ed era strano da capire anche per lei. Perché quando erano ancora solamente amici, la donna aveva sempre avuto la sensazione che non ci fosse nessuna persona al mondo che tenesse di più a lei di AJ Smith. Quando i due finirono per fare l'amore sotto le stelle in una notte che le era sembrata un sogno (e si chiese più volte se fosse successo davvero), quel pensiero non cambiò, anzi. Sentiva che AJ si sarebbe buttato sotto un crucio pur di proteggerla e la cosa davvero curiosa era che avrebbe fatto lo stesso anche lei. Non c'era stato nessuno che aveva tirato fuori da Victoria un senso di protezione così forte. Se non si fossero conosciuti nel momento sbagliato, se non si fossero concessi nel momento sbagliato, forse, forse...erano pensieri inutili da fare in quel momento. Perché in quegli anni cosa poteva essere cambiato?
    Vacci piano, cowboy. Victoria si staccò, suo malgrado, da quell'abbraccio confortevole, rimanendo comunque a poca distanza dall'auror. Le sue mani l'avevano toccata all'altezza della costola fratturata e Victoria aveva sentito un piacevole calore inondarle il petto. Si tastò nuovamente l'area ferita, guardandosi il braccio con sguardo colpevole. Un piccolo incidente di percorso durante una missione. Colpa mia in realtà...non ho previsto la presenza di un dra...ghetto, diciamo. Victoria si grattò imbarazzata l'attaccatura dei capelli, un gesto che le capitava di fare davvero di rado. AJ la metteva in una condizione di nudità che non le era per niente familiare, ma non poteva farci niente. Doveva dirgli la verità.
    Guardò in alto, verso quel cielo illuminato per le ragioni sbagliate. Victoria non si era mai schierata realmente nel bene e nel male del mondo che aveva vissuto, ma c'erano dei limiti anche per una persona che difficilmente avrebbe preso una posizione. Quel simbolo in alto sopra le loro teste era uno di quelli. Le dispiaceva per il suo AJ perché sapeva che il periodo che stavano tutti vivendo sarebbe stato molto più difficile per uno come lui, dedito a una giustizia che Victoria aveva sempre poco compreso ma rispettato fino in fondo. Con difficoltà la donna alzò una mano verso il braccio dell'auror e lo accarezzò con dolcezza. Mi dispiace. Spero non stia messo troppo male...so quanto tieni ai tuoi colleghi. Lo guardò intensamente. Sei di ronda stasera per quel...coso lì? O posso farti compagnia per un po'? Almeno finché non si calmano le acque qui intorno.
     
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    Con Victoria era così da sempre, sin dal nostro primo incontro è stata capace di strapparmi un sorriso sincero anche nelle situazioni più critiche, anche nei momenti più bui, proprio come in questo istante. E' la boccata d'aria di cui avevo bisogno, è ciò che mi fa bene per smettere di pensare, di torturarmi all'idea che avrei potuto fare di più, per Mark e per tutte le persone che, come lui, rischiano di rimanere ferite in questa nuova probabile guerra senza senso. Non ha senso, non ha mai senso niente dei ragionamenti che compiono le persone che decidono volontariamente di seminare panico e dolore nelle vite altrui. Non riuscirò mai ad accettare il fatto che un altro essere umano possa smaniare all'idea di ferire un suo simile, il figlio di qualcuno, il genitore di qualcuno, l'amore della vita di qualcun altro, come si possa agognare lo spargimento di sangue e considerarlo necessario per il compimento di ideali malati.
    ''Un draghetto eh! Pensi davvero che io possa crederci?'' inarco il sopracciglio destro fingendomi perplesso prima che un sorriso distenda la mia espressione fin troppo corrucciata in questi ultime settimane. In questo momento vorrei solamente rimanere qui, sentirmi finalmente in pace con il Mondo come, anche se solo per un brevissimo istante, mi è sembrato di stare mentre Victoria era stretta fra le mie braccia. Ma è lei a decidere di allontanarsi da me, e forse è la cosa giusta, dopotutto sono io il colpevole della distanza che si è creata fra noi dopo quelle notti, io che ho fomentato quei piccoli dubbi nati nella sua mente... Me lo merito! Chissà... chissà cosa saremmo potuti essere, cosa sarebbe successo...cosa, cosa...
    E' inutile pensarci ora, dopo tutti questi anni!
    ''Fisicamente starà bene fra qualche settimana forse... emotivamente? Temo che saranno ferite che non si rimargineranno facilmente!'' sospiro pesantemente accomodandomi sulla panca di legno del terrazzino ed invitando, battendo leggermente la mano vicino alla mia coscia, anche Victoria a sedersi.
    ''Sono stufo di questa vita Vicki! Non è giusto che le persone sopportino tanto dolore e lui sta pagando le conseguenze di scelte non sue, scelte della sua famiglia! E se un giorno ci fosse uno dei miei figli sul lettino di un Ospedale? Se li punissero per la vita e la carriera che ho deciso di intraprendere?'' questo pensiero mi tortura, mi tortura sin da quando è apparso nuovamente il Marchio Nero sui plumbei cieli londinesi. Durante la prima guerra loro ancora non erano nati, non pensavo minimamente all'eventualità di avere dei figli ed ora... ora è tutto cambiato.
    Come di consueto allungo la mano dentro la tasca della giacca di pelle alla ricerca del pacchetto di sigarette che, ovviamente, è vuoto! Cazzo! Sorridendo nervosamente mi piego leggermente in avanti nascondendo per qualche istante il viso fra le mani, con lei riesco anche in questo, a mostrarmi fragile come forse non faccio con nessuno!
    ''Scusami...penso non fosse questa la bella serata che pensavi di passare, eh?"



    Edited by AJ Smith - 21/3/2024, 22:11
     
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    Il profumo che sprigionava la barba di AJ la rese per qualche secondo incapace di intendere e volere. Erano passati anni dal loro ultimo incontro, ma quell'uomo era una calamita per Victoria, una pericolosissima calamita. Fu per questo che ci mise qualche istante a staccarsi da quell'abbraccio, ma era necessario per non rendere la situazione più imbarazzante di quanto il loro incontro già fosse. La faccia dell'uomo, notò Victoria, era davvero messa male. Probabilmente non aveva dormito la notte e, ora, si ritrovava lì a fare da guardia al suo prediletto con una preoccupazione che lo attanagliava nel profondo.
    Ho a che fare più con roba morta che con i vivi, Aaron Joseph Smith, ricordalo. Questa volta mi sono beccata un drago e non era proprio felice di vedermi. Ancora una volta, Victoria disse una mezza verità. Le veniva difficile essere sincera nel suo lavoro, quasi che la comicità che si portava dietro da anni fosse un fardello necessario per smorzare un lavoro che in realtà la preoccupava ogni giorno di più. I tesori nascosti erano sempre più difficili da trovare, le maledizioni da rompere erano diventate sempre più complesse e pericolose e...gli animali ne risentivano. Non che quel drago non avesse il diritto di sputarle fuoco a manetta dopo aver sentito un palo conficcato nella carne, ma Victoria non aveva proprio preventivato la sua presenza lì. Non avrebbe dovuto esserci. Come aveva potuto non calcolare un elemento del genere?
    Victoria fu ridestata emotivamente dal nomignolo che solo AJ poteva usare. Vicky. Lo odiava, con tutta sé stessa. Era sua madre l'unica a usarlo con determinazione e vendetta, consapevole che fosse l'unico modo in cui Victoria non voleva essere chiamata. AJ forse non se lo era ricordato o forse voleva smorzare quella frase che gli uscì di bocca con fin troppa trasparenza. Victoria si sedette accanto a lui. Aaron, se non ti conoscessi direi che hai tutto il diritto di dire queste cose. Tuttavia, caro mio Gli mise una mano sulla spalla, facendo fatica ad alzare il braccio e pentendosi di quel gesto un secondo dopo. sai bene che è questa vita a tenerti...vivo. I tuoi figli non ti perdonerebbero e non ti perdoneresti nemmeno tu a lasciare tutta questa gente indifesa senza un punto di riferimento. Victoria indico con il braccio ancora alzato le persone intorno a loro dentro l'ospedale. AJ non era tipo da lasciarsi abbattere così, tuttavia, e la sua preoccupazione stava preoccupando anche Victoria. Lei non avrebbe mai intrapreso quella vita perché era consapevole che non fosse capace a prendersi la responsabilità della vita di altre persone. AJ era nato per questo, invece. Senza di te il corpo Auror sarebbe perso. La donna allungò una mano verso quella dell'amico. Gli toccò le dita con delicatezza, accarezzando quella pelle ruvida che Victoria aveva sempre apprezzato. Le mani dell'uomo non erano mai state lisce e portavano da anni i segni di quella vita pesante che aveva scelto di intraprendere. Ma quale bella serata. Se non ti avessi incontrato sarei filata a casa a dormire...la mia vita non è così entusiasmante, sai? La realtà era anche che se non avesse incontrato AJ si sarebbe depressa di fronte al camino con una bottiglia di vino in mano e l'idea non l'allettava nemmeno un po'. Le piaceva l'idea di averlo incontrato, di sapere di potergli dare un'altra occasione per alleggerirsi l'anima. Victoria non lo avrebbe fatto per nessuno se non per lui. Ti va qualcosa di forte? Magari ti toglie dalla testa il tuo amico per una mezz'oretta. È in buone mani e lo sai.
     
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