"There isn't any memory, no matter how intense, that doesn't fade out at last.”

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    Il fischio del bollitore mi scuote improvvisamente, interrompendo una sequela di pensieri cui ho perso il filo... Ah, sicuramente non erano nulla d'importante, altrimenti non mi sarebbero sfuggiti così facilmente. Sono solo molto stanco, oggi è stata una giornata pesante e gli impegni da rettore sommati alle lezioni di legilimanzia ed occlumanzia a volte pesano più di quanto sarei disposto ad ammettere.
    Per fortuna non c'è nulla che un buon tè caldo non possa sistemare! Verso il contenuto fumante nella tazza insieme ad un poco di miele e la bustina, lasciando poi tutto da parte in infusione mentre mi spingo fino alla finestra della cucina per osservare il mondo fuori con occhio attento.
    Sono solo le sei, ma è già buio da almeno un'ora ed in pochi si azzardano ad uscire con queste temperature durante la settimana, non che normalmente il quartiere sia una festa a cielo aperto. Scegliere una zona tranquilla e altolocata di questa città altrimenti fin troppo caotica fu la scelta migliore che potessi fare quando mi trasferii qui, ed anche mio marito sembra apprezzare la quiete che finalmente merita. Tra poco dentro casa ci sarà persino più silenzio, una volta che Roy se ne sarà andato portando con sé l'odiato parrocchetto col vizio di cantare e parlare ad orari improponibili, per non parlare della biscia troppo cresciuta che il mio adorato Sigmund evidentemente disprezza.
    Rimarremo solo io, Eizen, il mio splendido gatto e quel cane ululante -che silenzio ogni volta in cui mio marito esce da solo- ma per l'uomo che amo posso fare lo sforzo di sopportare questo ed altro. Specialmente perchè il trasferimento del ragazzo lo ha reso abbastanza triste, per qualche strano motivo... Se fossi in lui gioirei dell'avvenuta maturità del mio pargolo, ma immagino che dopo tutte le cose brutte che hanno vissuto insieme prendere finalmente strade diverse sia triste.
    Però Bertrand Reynolds è morto ormai, non potrà fare più male a nessuno, quindi è giusto che Roy spicchi il volo senza paura alcuna o il timore di vedere il sorriso del padre biologico dietro ogni angolo. Il sorriso di... lui stava ridendo, quando mi ha preso... Si, ad un certo punto avevo ripreso conoscenza, e lui stava ridendo! Adesso me lo ricordo! Aveva detto qualcosa sulla mia memoria, su come si sarebbe divertito un mondo anche se fosse finito nell'oltretomba... Devo dirlo ad Eizen! Devo... devo...
    Mi gira un po' la testa, chiudo gli occhi e mi porto una mano a massaggiare le tempie mentre dentro il mio cervello qualcosa viene spazzato via con un soffio e m'impegno per tenerlo stretto ma vola via e tutto torna... al punto... di partenza...
    Il fischio del bollitore mi scuote improvvisamente, interrompendo una sequela di pensieri cui ho perso il filo... Ah, sicuramente non erano nulla d'importante, altrimenti non mi sarebbero sfuggiti così facilmente. Nemmeno mi ricordavo di averlo acceso, devo essere proprio stanco, accidenti a me. Oggi è stata una giornata pesante, ma non c'è nulla che un buon tè non possa sistemare!
    Prendo una tazza, la riempio e... Oh, ma guarda, ce n'è una già pronta sul bancone. Mh, che strano, devo essere proprio distrutto se dimentico sprazzi di giornata, magari mi serve solo una buona dormita e domani tutto si sarà sistemato. Si, devo andare a letto presto, va tutto bene, non c'è nulla di cui preoccuparsi, nulla di cui dover parlare con... Con chi dovevo conferire?
    Mi volto con espressione palesemente confusa, quasi cercassi un nome che ho perso negli oggetti che mi circondano, ed invece trovo un volto ad aspettarmi sull'uscio, appoggiato allo stipite. Da quanto è lì? Non l'ho sentito arrivare. Lo guardo e, per un'istante, è quasi come se non riconoscessi in lui la persona con cui ho passato anni di gioie e dolori a Durmstrang, poi la cosiddetta lampadina s'illumina nel mio cervello, insieme al puro ed incondizionato amore che traspare da dietro le lenti degli occhiali.
    Oh, amore mio! Quando sei tornato? Non dovevi essere in palestra?
    Forse era domani, o ieri... In ogni caso, adesso è qui con me, e non vedo l'ora di passare la serata sul divano insieme a lui. Mi avvicino e gli lascio un bacio veloce sulle labbra; le mie sono piegate in un sorriso perchè cosa mai potrebbe andare storto se lui è qui con me?
    Sono un po' stanco, prepareresti tu la cena per cortesia?
     
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    In questo periodo il nervosismo gli faceva padrone e non era una bella sensazione, sentiva troppo spesso il bisogno di andare a correre e scaricare o ancora meglio picchiare qualcuno, ma non poteva di certo fare il giustiziere della notte per sfogare le sue frustrazioni.
    Il trasferimento di Roy non aiutava, razionalmente ne era contento ovviamente, Roy sembrava star prendendo in mano la sua vita, era più deciso, seppur ancora emotivamente caotico, ma almeno sapeva quale doveva essere il suo futuro e di questo ne era grato.
    Ciò che non stava riuscendo a gestire bene ancora era il suo allontanamento da lui, Eizen avrebbe voluto i membri della sua famiglia a vista 24 ore su 24 se fosse stato per lui, ma purtroppo il mondo girava diversamente. Si rendeva conto di essere un po' troppo dipendente da suo figlio, sua sorella e suo marito, ma con quello che avevano vissuto lo trovava più che naturale.
    Se quel ragazzino non si fosse fatto sentire almeno una volta al giorno si sarebbe presentato a casa sua a sorpresa piuttosto.
    Questo comunque aveva dato modo a lui e Gabriel di avere più momenti da soli e fu proprio grazie a questo che lo svedese notò più spesso, fin troppo spesso, episodi disorientati e preoccupanti...proprio come quello al quale stava assistendo ora.
    Perdite di memoria a breve termine, spossatezza generale, gesti confusi...e ora quello sguardo. Non durò a lungo eppure Eizen lo vide chiaramente, Gabriel lo aveva guardato come se non lo avesse riconosciuto.
    Quello sguardo fu come un proiettile dritto nel cuore.
    Rimase rigido Hellstrom, pietrificato da quello sguardo, come se effettivamente stesse uscendo del sangue dal suo petto. Non riuscì a reagire al bacio di suo marito, ma quando sentì, per l'ennesima volta, la scusa che era stanco, la pazienza si esaurì del tutto.
    "Non è vero che sei stanco."
    Lo disse a bassa voce, ma ad un tono che si poteva ascoltare senza problemi.
    "Davvero non ti sembra strano neanche un po'? Sei sempre stanco? Cos'è, non sei quindi in grado di reggere il tuo ruolo da rettore? Forse dovresti mollarlo allora, sei sempre stanco."
    Era sbagliato prendersela così con lui, eppure doveva scatenargli qualcosa, perché c'era qualcosa di strano, qualcosa che lo svedese non poteva capire, ma che poteva però intuire.
    Lui lo aveva sempre saputo, questo non poteva essere un caso, non era possibile.
    Era colpa di quel pezzo di merda, lo era. Lo sapeva.
    "C'è qualcosa che non va in te! Non sei più tu! Non...non mi hai nemmeno riconosciuto appena mi ha visto."
    Alzò quindi il tono, sbattendo un pugno contro il tavolo della cucina, facendo cadere a terra un paio di posate.
    Il suo controllo stava vacillando, sentiva la sua magia vibrare ed era una sensazione che conosceva perfettamente.
    "Amore mio, pensaci per favore. Sforzati, analizza te stesso...lo sai fare bene questo. Fallo per me, anche se ti sembra una follia. Fallo per me!!"

     
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    C'è qualcosa di strano, negli occhi di mio marito. Rimane fermo, rigido come un muro nella sua posa da soldato, e in quello sguardo che tanto amo noto l'antica scintilla di quella rabbia che soleva prendersi possesso di lui quando eravamo due sciocchi ragazzini. Non che sia diventato estraneo all'odio, tutt'altro, ma Eizen ha imparato a controllarlo invece che esserne controllato, mentre ora... Non lo so, forse sto esagerando a causa della stanchezza, vedo cose che non esistono.
    E poi, per quale motivo lui dovrebbe infuriarsi? E' successo qualcosa di cui non sono stato messo al corrente? No, ne dubito, io e lui ci diciamo tutto da quando siamo tornati insieme, mettersi a nascondere dettagli della sua vita proprio adesso non sarebbe da mio marito.
    Presto infatti vengo messo al corrente di ciò che gli ribolle nel cervello, ed udire quelle parole mi fa reagire con estrema sorpresa, arrivando a strabuzzare gli occhi e rimanere con la tazza immobile a pochi centimetri dalle labbra. La seguente provocazione riesce a farmi aggrottare le sopracciglia ed indietreggio d'un passo, come se volessi osservarlo meglio nella sua interezza per capire se mi stia prendendo in giro o meno.
    Mi sento persino offeso, perchè come osa dire che non sono in grado di reggere gli impegni da rettore? Non capisce la responsabilità che risiede dietro un ruolo del genere? L'importanza nel far filare tutto liscio, specialmente dopo quello che è accaduto ad aprile? No, certo che non capisce, altrimenti non si comporterebbe come un ragazzino insolente!
    Eizen, ti ha dato di volte il cervello? Qual è il tuo problema?
    Faccio appena in tempo a poggiare la tazza sul tavolo, che mio marito lo colpisce con un pugno, spaventandomi. Sta oltremodo esagerando, cosa gli sta succedendo?! E perchè blatera del fatto che non l'ho riconosciuto? Certo che l'ho fatto, si tratta del mio grande amore, come avrei potuto dimenticarlo? ...perchè io l'ho fatto, vero? Non dovrei avere questo dubbio eppure è lì, nel retro della mia testa che sussurra strane verità che non riesco del tutto ad afferrare.
    Dovrei seguire la voce e la follia di Eizen? Perchè di questo si tratta, è un comportamento bizzarro e a tratti imperdonabile, ma se mi sforzassi di pensare almeno lui ne sarebbe contento e mi lascerebbe in pace. Capirebbe che in me non c'è nulla che non va, e mi chiederà scusa come merito.
    Lo guardo con fastidio, eppure chiudo gli occhi, giusto per mostrargli quanto sono disposto ad impegnarmi in questa sceneggiata.
    E va bene, accidenti! Così vedrai da te che sono solo stanco e ti darai una calmata.
    Quella scusa mi scivola con tanta facilità fuori dalle labbra, forze troppa. Ce l'ho sempre sulla punta della lingua, come un messaggio preregistrato delle vecchie segreterie telefoniche babbane, e per un breve istante mi sembra strano... No, dev'essere colpa di Eizen, mi sta intaccando il cervello con questa follia!
    Io sono stanco e pieno d'impegni, non c'è molto altro da aggiungere: lezioni, riunioni, faccende da sbrigare a casa e documenti da firmare in ufficio. Il mio ufficio... Qualche mese fa qualcuno era entrato nel mio ufficio... C'erano delle carte spostate, me n'ero accorto però non avevo detto niente perchè me n'ero scordato o avevo dato la colpa all'essere stanco, come sempre.
    Però non posso esserle ogni istante della vita, giusto? Dormo bene, non mangio schifezze e quando posso mi rilasso, per non parlare del fatto che, effettivamente, non mi sento fisicamente spossato e a livello mentale riesco ancora a tenere tutto sotto controllo. Ed eccolo di nuovo, quel sussurro dubbioso, mi solletica il retro del collo chiedendomi se sono proprio sicuro di avere tutte le carte in regola, perchè se mio marito è convinto ch'io non l'abbia riconosciuto allora perchè non dovrei fidarmi? Si tratta di Eizen, il mio amore, se è preoccupato la situazione dev'essere grave.
    Lui corre sempre in mio aiuto, anche quando rischia la pelle, e gli devo così tanto... Se fosse morto a causa di Bertrand, cosa ne sarebbe stato di me? Avrei dovuto consolare Roy e Vanya, imbottigliare la rabbia di tutti per impedire di farla esplodere e causare altro dolore; oppure mi sarei lasciato cullare da essa, buttandomi a perdifiato in una corso alla vendetta.
    Se fossi morto io, lui sarebbe impazzito e avrebbe dato fuoco al mondo. Già... Perchè non ero morto? Bertrand Reynolds mi aveva tenuto in vita, quando avrebbe potuto farmi in piccoli pezzi, invece Eizen mi aveva trovato senza un graffio. Stavo dormendo, e quando mi sono svegliato mio marito era lì, pronto a torturare il padre di suo figlio per tirargli fuori informazioni che non aveva mai dato, nemmeno in punto di morte.
    Bertrand stava ridendo, mentre spiegava che si sarebbe divertito anche dall'oltretomba, perchè quello che aveva fatto alla mia memoria era qualcosa di speciale.
    Il mio viso, concentrato e aggrottato, si spalanca in un moto d'improvvisa chiarezza mentre la verità torna a galla in un colpo solo, come un cadavere che non vuole sapere di scomparire tra i flutti o sotto le fauci d'un feroce pescecane.
    Me lo ricordo! Eizen, adesso me lo ricordo!
    Afferro un braccio di mio marito con foga, il petto si alza ed abbassa velocemente perchè so che non c'è tempo, tutto verrà spazzato via presto e non devo lasciarmelo sfuggire.
    Bertrand aveva detto ch-AAH!
    Una fitta improvvisa mi fa piegare in avanti, rimango aggrappato ad Eizen con tutte le mie forze e provo ad aprire ancora la bocca ma non ci riesco perchè la testa gira così forte e potrei vomitare. Mi sforzo comunque di schiudere le labbra ed è come lottare contro dei fili di ferro, tanto che il volto mi si arrossa e riesco a sentirmi gemere dal dolore mentre alcune lacrime iniziano a cadere a terra.
    Non devo dimenticarlo, non questa volta! Lui non può vincere, non questa-
    Un soffio di vento potentissimo, spazza via gli ultimi rimasugli di quella verità. Mi spengo all'improvviso, è come se qualcuno avesse schiacciato un'interruttore ed ogni lamento o sforzo viene meno. Per un secondo rimango immobile, il braccio di mio marito ancora sotto dita che ora risultano molli, poi mi tiro su dritto e lo guardo con espressione neutra.
    Non lo riconosco, lo guardo con sospetto per quella che sembra un'eternità, ed infine gli sorrido perchè come potrei dimenticarmi di lui? Siamo stati insieme per anni in quel luogo orribile che era Durmstrang, ci siamo amati, lasciati e ritrovati ed ora viviamo insieme, felici come finalmente meritiamo.
    Oh, ciao amore mio! Non dovevi essere in palestra?
     
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    Ormai Eizen era sicuro che ci fosse qualcosa che non andava, ma non dare un'identità a questo qualcosa lo stava facendo impazzire e l'atteggiamento di Gabriel di certo non aiutava. Era arduo fare supposizioni, ma era evidente che la mente di suo marito era compromessa e la scusa della stanchezza del nuovo ruolo ormai non reggeva più e lui doveva rendersene conto prima che fosse stato troppo tardi.
    Voleva che il suo uomo riprendesse il controllo su se stesso, che non fosse più cieco di fronte a quello che gli stava accadendo e ora non gli interessava se stava avendo un comportamento troppo aggressivo, il fine giustificava i mezzi. Sempre.
    La prima reazione di Gabriel non lo sorprese, non era di certo la norma che gli parlasse in quel modo, anzi tutt'altro, era forse da quanto erano ragazzini che Hellstrom non alzava la voce in quel modo verso di lui, ma la serietà delle sue azioni quanto meno gli avevano dato modo di dargli la serietà che si meritava.
    Non doveva credergli subito, ma fidarsi di lui. Questo sapeva che poteva ottenerlo.
    Eizen ora era fermo immobile, davanti a lui, lo fissava come se anche solo battere le ciglia gli avrebbe fatto perdere qualcosa di importante. Faceva lunghi e profondi respiri, cercando di recuperare la calma. Stava dando a Gabriel la possibilità di ragionare, di riflettere su tutte le volte che gli aveva detto "che era stanco" come un disco rotto.
    Doveva rivivere nella sua testa tutti quei piccoli momenti di confusione, di stranezze, di cose fuori dall'ordinario. Lo svedese sapeva che la mente dell'uomo della sua vita era analitica e forte abbastanza da cogliere queste sfumature se solo glielo avesse permesso.
    Erano secondi interminabili di attesa, ma poi lo sguardo di Gabriel si accese, tutto gli fu improvvisamente chiaro.
    Me lo ricordo! Eizen, adesso me lo ricordo!
    "Si amore, dimmi tutto presto!"
    Bertand. Quel nome, quell'incubo non era mai scivolato via dalla mente di Hellstrom, era stato solo messo in un cassetto aperto, pronto a ritornare quando meno se lo sarebbero aspettati. Perché Eizen lo aveva sempre saputo, un mostro come lui non lasciava nulla di incompiuto e qualunque cosa avesse fatto a Gabriel era il suo lascito, la sua vendetta contro l'uomo che aveva preso suo figlio e distrutto il suo impero.
    Come una forte folata di vento, quell'illuminazione iniziò a svanire..
    "No Gabriel! Rimani con me! Ascolta la mia voce. Bertand ti ha fatto qualcosa, la tua mente, i tuoi ricordi!"
    Eizen tentò di dire qualsiasi cosa per tenere ancorato a sé suo marito mentre lo reggeva per le braccia per non farlo cadere rovinosamente a terra, ma poi fu chiaro dal suo sguardo come tutto fosse svanito via...
    Poteva anche essere un male, ma per Eizen fu la conferma definitiva di ciò che andava cercando, non stava più lottando contro un nemico invisibile e sconosciuto. Ora poteva finalmente escogitare una strategia.
    Fece comunque male vedere quello sguardo vuoto di chi ha di fronte uno sconosciuto, ma non durò così a lungo, il suo cuore poteva sopportare qualche colpo. Per lui avrebbe sopportato qualsiasi cosa.
    "Si amore sono tornato prima. Avevo bisogno di parlarti."
    C'era una cosa che Eizen aveva capito, stimolare la sua mente cercando di fargli realizzare la sua condizione portava inevitabilmente a un reset e lo svedese ebbe per un secondo la fottuta paura che ciò avrebbe potuto aggravare i momenti di buio della sua memoria.
    Doveva essere cauto, ora il suo respiro era regolare, era concentrato sull'obiettivo, come era abituato a fare da soldato. Aveva un piano, aveva bisogno di più informazioni, non poteva andare alla cieca e solo la sua mente poteva dare alcune risposte.
    Non doveva però allarme troppo Gabriel, così accompagnò le sue parole con un dolce sorriso.
    "Ho bisogno di chiederti un enorme favore. Se ti chiedessi di sederti e permettermi di entrare nella tua mente, senza ostacoli, me lo lasceresti fare? Ti sto chiedendo un atto di fiducia enorme lo so, ma ti assicuro che poi tutto ti sarà cristallino. Chiaro e logico come piace a te."
    Non stava fingendo approcciandosi a lui in quel modo, ma era comunque un comportamento studiato per non intimorirlo e metterlo sulla difensiva nonostante la richiesta inusuale.
    Sperava vivamente che bastasse solo questo, dare ulteriori spiegazioni poteva portare il suo piano al fallimento.
    Nonostante la dolcezza nel suo suo sorriso, suo marito avrebbe potuto scorgere la sua serietà nei suoi occhi invece.


     
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3 replies since 11/3/2024, 16:24   49 views
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