La sorpresa del tuo sorriso

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    Quando Anastasia aveva ricevuto la lettera di Indigo l’aveva osservata con una certa dose di perplessità. Seduta al tavolo dei professori nel castello di Hogwarts aveva aperto la lettera, l’aveva osservata e poi, inarcando un sopracciglio, si era voltata verso Indigo che faceva colazione accanto a lei.
    Indigo per tuta risposta le aveva rivolto uno di quei sorrisi che sembrava saper fare solo lei al mondo, uno di quelli che sarebbero stati capaci di rivoluzionare il concetto stesso di “sorriso”, e poi era tornata a concentrarsi sul suo piatto come se Ania non le avesse chiesto niente. La piccola di Casa Carter, ormai non più così piccola, aveva stretto le labbra in un moto di irritazione e poi era tornata voltarsi a sua volta verso la propria, di colazione, come se non stesse adesso bruciando di curiosità.
    Si era infilata in bocca l’ultimo boccone di cibo e di era alzata, lasciando la Sala Grande.
    Odiava quando toccava a lei fare la parte di quella che non aveva il controllo su una situazione.

    Il Venerdì sera era arrivato come se i minuti glieli avessero fatti scegliere uno per uno, studiandoli in uno stillicidio di curiosità e trepidazione. Indigo si era rifiutata di dirle qualsiasi cosa nei rari momenti in cui si erano incrociate, al punto da decidere di arrivare separate al ristorante.
    Anastasia, piccata e infantile come solo una principessa poteva essere, aveva scelto di dare il meglio di sé quella sera. Perfettamente truccata e con i capelli freschi di parrucchiere era arrivata al ristorante sulla Bentley che suo nonno usava per muoversi per Londra quando voleva fare colpo su qualcuno. Lasciò che l’autista scendesse e le aprisse la portiera posteriore. Aveva scelto una gonna al ginocchio, nera, abbinata ad una giacca dello stesso colore e ad un top acquamarina che richiamava i suoi occhi e le scarpe a tacco alto che avrebbero dovuto servire a slanciarla.
    Gettò un’occhiata al proprio riflesso in una vetrina, sentendosi bellissima e molto, molto immatura. Una sensazione che le piaceva, per una sera.
    Si avvicinò all’ingresso del ristorante, alla ricerca dell’Americana - Mi scusi, sto cercando il mio cavaliere - le avrebbe detto, una volta vicine.
     
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    “Ok ci siamo” disse guardandosi allo specchio, le morbide curve strette in un abito senza spalline, rosso in pelle, lo stesso che aveva provato al negozio quando casualmente aveva incontrato Heather. Alla fine ci era tornata per comprarlo, non aveva mai osato tanto in vita sua e un’occasione del genere meritava quel vestito, qualsiasi cosa sarebbe accaduta sarebbe stata la più figa, l’intento era lasciare la bionda senza parole dall’inizio alla fine della serata.
    Arrivo al ristorante prima della principessa, aveva pensato anche a quello accordandosi con il metrè di sala, la prima intenzione era stata quella di prenotare tutti i tavoli ma lo stipendio da professoressa non era poi chissà cosa e si era limitata prenotare il tavolo migliore, quello riservato alle persone importanti. Era posto su un lato accanto ad un piccolo laghetto artificiale pieno di carpe, camminò a passo svelto verso il tavolo sfiorando la tovaglia perfettamente inamidata, sorrise compiaciuta. Era tutto semplicemente perfetto. Difficile fingere che fosse una serata “normale”, di appuntamenti del genere ne avevano avuti ma questo aveva un qualcosa di diverso.. alzò lo sguardo sull’orologio in oro posto sul bancone del bar, era quasi ora. A suon di tacco giunse sulla soglia della porta, per l’occasione aveva persino indossato delle vertiginose decoltè nere, oggetti di tortura creati per recare dolore, per scelta non le utilizzava mai se non in casi particolari come lo era questo. Passò qualche minuto e poi la vide arrivare, la signorina si era messa in tiro per l’occasione, Indigo nascosta ancora dietro il vetro della porta si prese un attimo per catturarne ogni dettaglio, il capello ben acconciato, il completo scelto con cura, che avesse intuito qualcosa? Si mordicchiò l’unghia nervosamente, Anastasia era sempre perfettamente in tiro ma qualcosa quella sera era diverso. Il suo volto lasciava trasparire una certa serenità e per un secondo Indigo si chiese se fosse giusto o meno interrompere quel flusso di felicità alle quali si erano abituate. Non era sicura di tante cose in vita sua ma Anastasia era la sua certezza. Da quando si erano conosciute quasi per caso, aveva portato nel suo mondo un colore al quale non era mai stata abituata, erano diverse. Totalmente forse.. Una abituata alla solitudine e a vedersela costantemente da sola, l’altra costantemente bisognosa d’attenzione e di affetto. Si erano scontrate e dal quel incidente di percorso solo pochi mesi dopo erano lì insieme. Trattenne la leggera commozione che le offuscò la vista, l’amore non era una cosa semplice, non lo era mai stata. Il più delle volte era impossibile, ricco di fraintendimenti e problemi ma loro erano fortunate, una fortuna che non poteva essere sprecata e non vissuta al massimo. In quanti potevano davvero vantare un amore come il loro? Certo esistevano altri tipi di amore ma molti erano confusi, dolorosi e non alla pari.. Ma per loro era un’altra storia.
    Fece un passo indietro pronta ad accoglierla lasciando che la porta si aprisse. Entrò e la stanza si riempì della sua presenza. “Volevo essere più bella di te stasera ma.. è impossibile” le cinse la vita, la baciò delicatamente senza indugiare oltre, il cuore aveva iniziato a battere più velocemente del normale e ormai c’era quasi.. “Vieni” la mano che le cingeva la vita scivolò sulla sua mano afferrandola, un contatto che la confortò. “Prego signorina Carter, si accomodi” riuscì a staccarsi da lei solo per spostarle la sedia così da permetterle di sedersi, fece lo stesso con la sua e si accomodò proprio di fronte. “Sono un po’ nervosa” ammise.
     
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    Anastasia scosse la testa al complimento, allargando appena le braccia per farsi vedere meglio. Sapeva di essere bella, e il saperlo la faceva stare bene. Di quella bellezza la piccola Carter si era ammantata per anni, avvolgendosela addosso come velo e usandola al tempo stesso come conforto e come scudo. Non le faceva piacere quel lato di se stessa, quello incapace di privarsi della vanità necessaria a far sì che le altre cose che la contraddistinguevano fossero abbastanza, eppure non aveva senso negarlo.
    - Indigo, tu sei sempre più bella di me -
    Era una cosa che pensava davvero, in una maniera che non era sicura di saper spiegare a voce. Riguardava la naturalezza con cui l’americana riusciva a brillare, una luce spontanea e attraente che sembrava scaturire da lei in una maniera naturale che Anastasia non possedeva da anni, se anche mai l’aveva posseduta.
    Ad Indigo bastava un sorriso per far ciò che ad Ania riusciva solo con ore di preparazione.
    Si fece accompagnare al tavolo, lasciando che lei gli scostasse la sedia per accomodarsi - Un vero cavaliere - scherzò, celando dietro quella piccola celia il briciolo di nervosismo che provava. Non era un nervosismo tutto suo, però. In parte lo sentiva arrivare da lei e scorrerle sulla pelle, sfiorandole i nervi e facendoli vibrare uno alla volta.
    - Lo so - le disse con un sorriso che voleva essere rassicurante - Perché non ordiniamo del vino? Potrei averne bisogno… - perché la sua mente riusciva a pensare solo cose brutte in un momento come quello? Perché non riusciva a credere che potessero essere lì, in quella situazione, per qualcosa di meglio di una brutta notizia?
    Che genere di persona era diventata?
    - Perché guiro, se è quello che penso non credo di essere io il padre… - aggiunse ammiccando.
     
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    Indigo aveva da sempre un temperamento vivace a tratti quasi selvaggio, l’impulsività con molta probabilità era uno dei suoi punti deboli ne era a conoscenza. Scortò Anastasia al tavolo sorridendo appena, il nervosismo era tangibile, difficile che l’altra non si accorgesse di nulla. Si sedette irrigidendo un po’ le spalle “ma certo”, non ci fu nemmeno bisogno di dirlo, aveva concordato con il ristorante un menù particolare, la prima portata era semplicemente del vino bianco frizzante. Di lì a poco un cameriere vestito da pinguino damerino versò ad entrambe un calice di liquido chiaro, Indigo strinse il bicchiere, annusò il profumo della bevanda e se bene non gradisse il vino lo sorseggiò. Coraggio liquido..
    Il sorriso di Anastasia scintillava quasi come le sue unghie affilate, la osservò attentamente, non sospettava nulla. Strano come forse per la prima volta sarebbe riuscita a coglierla di sorpresa non dandole il tempo di pensare, una tattica accurata che aveva messo a puntino per cogliere nella bionda semplicemente la sua spontaneità, non la sua razionalità. Indigo respirò a fondo “non sono incinta se è questo che temi” sorrise in modo quasi agghiacciante, non le avrebbe mai fatto un torto del genere, Indigo non era come le altre. L’amore per lei era per sempre, una promessa. Fiducia.
    -ok ci siamo- pensò.. doveva farlo ora e non a fine serata, non avrebbe mai resistito tanto. Alzò lo sguardo oltre la spalla di lei, un uomo vestito in modo elegante le fece segno, tutto era pronto.. a parte loro il locale era pieno per metà, qualche coppia e nessun altro, non vi era pericolo che la notizia uscisse sui giornali troppo in fretta.
    Un coro d’archi si librò nell’aria riproducendo una musica dolce, un motivetto contemporaneo rivisitato in chiave classica, tutti quella sera erano maghi e streghe, per l’occasione Indigo aveva organizzato ogni singolo dettaglio, persino la scelta della musica. “Balliamo ti va?” allungò la mano sulla sottile tovaglia, strinse quella della donna con decisione. L’accompagnò sulla pista da ballo improvvisata cingendole la vita, una presa salda, qualche minuto e forse non sarebbe più stata sua, la osservò godendo ancora della sua vita, inebriandosi di quella sottile sensazione di felicità mista a pericolo. “Anastasia” respirò a fatica “la prima volta che siamo state qui era il nostro primo appuntamento” si morse il labbro, lei la guardò senza capire “non ho dubbi, non ne ho mai avuti sin dal primo istante, sei l’amore della mia vita e non mi importa se non abbiamo alle spalle anni di conoscenza, quello che so mi basta per essere certa che ti voglio vicino per sempre”. Quello che doveva dire glielo aveva detto, ma se la cosa non fosse stata chiara Indigo indietreggiò di un passo prendendole una mano, si inginocchiò con un po’ di difficoltà a causa del vestito stretto, e lasciò che nella mano di lei scivolasse un ciondolo dorato, un ovale intarsiato a mano. Un gioiello vintage che le era costato una fortuna, sul retro una frase era stata incisa -Ut tunc te amabam ita etiam nunc te amo- Come ti amo allora ti amo adesso.
    “Anastasia Rose Carter, vorresti sposarmi?” disse ignorando il mormorio dei presenti in sala..
     
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    Un mese dopo

    Anastasia posò la tazza di the sul tavolino in vimini, osservando le volute di vapore attorcigliarsi fra i raggi di sole che filtravano dalle vetrate della veranda – Ok, devo ammettere che potrebbe non essere stata proprio la reazione romantica che ci si sarebbe aspettata da un momento del genere – tenne a puntualizzare. Il servizio da thè posato sul tavolo, due tazze una teiera, era stato posato poco prima da un elfo domestico insieme ad un piattino dei biscotti che la governante del Maniero preparava fin da quando Anastasia non era che bambina. La donna ormai anziana aveva continuato a vivere lì anche dopo aver raggiunto l’età per andare in pensione e ormai era per Ania e Russel una sorta di nonna acquisita.
    -Non fraintendere, Indigo è stata perfetta – tenne a chiarire un istante dopo, a voler fugare ogni dubbio. Sarebbe stato difficile per chiunque immaginare di ricevere una proposta di matrimonio migliore di quella che le aveva fatto l’americana – Il ristorante del nostro primo appuntamento, il vino, la musica, il ciondolo…si è perfino messa in ginocchio, e ti assicuro che con quel vestito non deve essere stato per niente facile – si allungò verso il piattino, afferrò un biscotto e ne staccò un morso nel tornare a poggiarsi con la schiena alla poltrona. Tirò su i piedi, raccogliendo le gambe sul cuscino in maniera quasi infantile. In lontananza, verso la foresta, uno degli ippogrifi della proprietà si alzò in volo, salendo verso il cielo in cerchi via via sempre più ampi – Quel vestito… - un nuovo sospiro. Il vestito rosso che Indigo aveva indossato quella sera era stato capace di farle venire il desiderio di spogliala su quello stesso tavolo e contemporaneamente di non vederla mai più con altro addosso.
    Si infilò il resto del biscotto in bocca e lo masticò rapidamente – No no, comunque è indubbio che la stronza sia stata io. E’ che non me l’aspettavo – deglutì. Perfino lì, al sicuro nel Maniero di famiglia, non poteva che sentirsi in colpa per non esserle saltata addosso urlando un bel “SI” entusiasta. E Anastasia Rose Carter non aveva un buon rapporto con i sensi di colpa – Lo ammetto, potrei essere andata un po’ in panico, sul momento –

    La sera della proposta

    -…Oh Morgana… -
    Che, diciamocelo pure, non è esattamente il genere di risposta che qualcuno si aspetta quando fa una proposta di matrimonio.
    Anastasia ci aveva messo qualche momento per capire cosa stava succedendo. Il discorso che le aveva fatto Indigo era stato a dir poco meraviglioso ma perfino quando l’aveva vista inginocchiarsi le ci era voluto qualche momento per rendersi conto di quello che le aveva appena chiesto. Anastasia si era trovata a sgranare gli occhi davanti ad un ciondolo che valeva più di qualsiasi anello.
    Aveva inspirato lentamente mentre i secondi passavano e lei si sentiva improvvisamente al centro dell’attenzione di tutte le persone del locale. Tutti la stavano fissando, là dentro, e l’impressione che ne aveva era che la stessero iniziando a fissare anche da fuori, dalla strada, dall’intera città. Perfino da Hogwarts. Tutti lì, ad aspettare lei, che non trovava niente di meglio da fare che spostarsi un ciuffo di capelli dietro l’orecchio e cercare di non avere un attacco di panico.

    It's a beautiful night,
    we're looking for something dumb to do


    - Penso di aver bisogno di scappare da qui… - sussurrò. Non aveva bevuto abbastanza per tutta quella pressione, per tutta quell’attenzione. Non avrebbe bevuto abbastanza nemmeno se avesse svuotato le cantine dell’intera Francia, probabilmente.

    Hey baby,
    I think I wanna marry you


    Un suono d’archi etereo, angelico. Il fiato trattenuto delle persone che le circondavano e lo sguardo fisso di Indio nei suoi occhi. Il panico per quell momento, e il panico per quell oche sarebbe arrivato da lì in avanti.
    - Ma sì - ecco cosa si era dimenticata - Morgana sì, voglio sposarti - .

     
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    Dal punto di vista di Indigo..


    Tutto può cambiare in un secondo, un battito di ciglia, in un sorriso, o con due semplici lettere messe l’una di fronte all’altra, un no secco e deciso dal sapore amaro. Pensi che sopravvivere alla morte di una persona amata sia il dolore più grande che tu possa sopportare ma poi arriva la fine di un amore, quello che pensavi fosse il tuo vero amore. La tua ancora di salvezza in un mare di merda.. allora capisci che il dolore esiste in molte forme e una delusione d’amore è intensa e sofferta quasi quanto un lutto. Il mondo che ti circonda, colorato e brillante muta in un mondo post apocalittico dai toni del seppia, odio quelle tonalità, in gergo poco elegante le identificherei come ne carne e ne pesce. Un limbo dove il coraggio viene meno e le paure prendono il sopravvento sul resto. Sin dal primo momento avevo osservato quegli occhi azzurri cogliendone ogni sfumatura, non avevo mai visto uno sguardo così coraggioso e vulnerabile allo stesso tempo, ne ero rimasta coinvolta in poco tempo, come un incantesimo o forse oggi direi una maledizione. L’amore prima di Anastasia non era niente che avessi mai conosciuto, abituata prima ad assecondare i desideri della persona che avevo accanto, mi ero disegnata un profilo modesto e tal volta spento. Uscire fuori dagli schemi non era ben visto o ben voluto poiché troppo pericoloso per la stabilità della coppia, una relazione apparentemente perfetta ma che nascondeva negli angoli un’oscurità pericolosa. Non lo avevo mai ammesso apertamente ma la vera Indigo, la donna coraggiosa e divertente che oggi tutti conoscevano, solo qualche mese prima non esisteva ancora. Lasciarmi andare come avevo fatto con lei mi aveva aperto gli occhi e che Anastasia mi perdoni ma forse il merito di tutto questo non era del tutto suo. Riscoprire la vera essenza della mia personalità in qualche modo mi aveva regalato una serenità appagante, riuscivo a dormire e questo era un sintomo sufficiente per sostenere la tesi della guarigione. Avevo capito che cercare le risposte era molto meglio che farsi le domande e il più tremendo degli errori era decisamente meglio che non averci provato.
    Ero pronta a correre dei rischi, mi ero fatta avanti spudoratamente mettendo tutto il mio amore in delle semplici parole, il matrimonio non era un vincolo, non era un legame infrangibile ma solo una promessa. Fiducia, lealtà e amore.
    Sulle basi dell’amore costruito mattone dopo mattone avevo consapevolmente scelto di vivere la vita al cento per cento dimenticando tutto il resto come succedeva ogni volta che Anastasia sfiorava il mio sguardo. Adesso inginocchiata al suo cospetto il mondo aveva tutta un’altra prospettiva, la difficoltà nel respirare non era dovuta solo al vestito ma avevo paura, paura che per lei non fosse lo stesso, paura che forse avrei dovuto per il bene mio dirle addio, perché si lo avrei fatto se solo avesse esclamato altro. Lo avrei fatto perché restarle accanto avrebbe significato ricordare a me stessa quanto eravamo su piani differenti, quanto il nostro amore non era avanzato alla stessa velocità eppure non andrò come avevo previsto. Mi parve forse che trascorsero appena pochi secondi prima che Anastasia si rendesse conto davvero di ciò che stavo facendo, le sue ciglia si muovevano a ritmo innaturale, il rosa delle sue guance divenne più pronunciato e la sua solita espressione verbale di disapprovazione mi fece sudare più del previsto. Morgana..
    La musica in sottofondo suonava forse l’unica canzone realmente scritta per quel genere di momenti come se tutta la forza di quel momento fosse racchiusa in poche note, trattenni ancora il fiato, in realtà non ne avevo più e poi disse la cosa più sensata che mi sarei aspettata di udire. Voleva fuggire, come darle torto? Prepotentemente avevo invaso la sua vita e questa proposta forse aveva un sapore difficile da comprendere, dolce amaro, un sapore quasi egoista, l’amavo ma in qualche modo l’avevo costretta a fare una scelta. Non è forse questo un gesto egoista? Ricordo solo di aver avuto la bocca secca per tutto il tempo, troppo poco vino, troppo poco alcol per digerire una cosa del genere ma non avrei potuto accettare una risposta da una brilla Anastasia. Fu impossibile restare ancora in quella posizione, feci per alzarmi ma il mondo iniziò a girare al contrario. -Ma si- semplici parole susseguite poi da una conferma -si voglio sposarti-, lo aveva fatto. Per la millesima volta da quando l’avevo incontrata Anastasia era riuscita a sorprendermi, non riuscì ad evitare il flusso di lacrime sopraggiungere ad inondarmi lo sguardo, riuscì ad alzarmi e tamponai con le l’indice la commozione troppo evidente, le cinsi la vita sottile tirandola a me. La bacia in un modo diverso dal solito, un sapore maturo e profondo, un amore che sapeva di vero. Di puro.. "Ti amo Anastasia Carter, sei la rovina della mia esistenza e il turbamento di ogni mio giorno perchè non ne esiste uno senza che io ti desideri"
    Tutto quello che avvenne dopo fu solo nostro.
     
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5 replies since 19/3/2024, 10:10   95 views
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