“To lose patience is to lose the battle.”

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    Caposcuola
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    16 dicembre

    I piccoli pianeti che porto sul costato stanno guarendo, e prudono in modo impressionante! Non ricordo tutto questo fastidio quando feci Saturno insieme a Daisy, la crema dà un po' di sollievo momentaneo ma devo trattenermi dal grattare attraverso i vestiti o infilare direttamente una mano sotto cappotto e maglione. Tanto qui nel bosco nessuno può vedermi, posso permettermi di somigliare a una scimmia pulciosa... Ma ovviamente eviterò, più per il bene dell'opera che porto sulla pelle che per pubblica decenza.
    Me l'ha regalata il signor Ramirez, quando gli scrissi di voler prendermi un'ulteriore pezzo di libertà mi rispose in modo entusiasta, arrivando persino a portarmi a Londra lo scorso fine settimana! Quel brav'uomo sta evidentemente affrontando un brutto periodo, ho saputo del suo licenziamento e dev'essere stata dura lasciare il lavoro dei suoi sogni, però quando ha visto il tatuaggio ha sorriso, anche se solo per poco. Io gli sarò sempre grata di quello che ha fatto per me, ed ora ho l'ennesima prova fisica a dimostrarlo; certo, se prudesse di meno sarebbe un sogno, ma avrò pazienza e terrò le mani a posto.
    In questo pomeriggio dicembrino -stranamente soleggiato per il meteo scozzese- ho scelto d'indossare pantaloni e scarpe più comodi che possiedo, e d'incamminarmi tra gli alberi che circondano il castello. Non temo il freddo, nelle scorse settimane ho intrapreso questo percorso sotto intemperie ben peggiori d'una mera arietta gelida che m'imporpora le guance, per esempio quando aiutai Vanilla dopo essermi presa una dignitosa secchiata d'acqua di nubi.
    Ne vale sempre la pena di rischiare un raffreddore, se posso sentirmi libera e al sicuro. O, semplicemente, di nuovo me stessa.
    Ho trovato la radura ad ottobre, è spaziosa e al limitare nord riposa un tronco caduto con ancora qualche radice che si aggrappa al terreno, forse alla ricerca di un ultimo scampolo di vita da cui abbeverarsi. Le foglie sono cadute tutte, morte e spazzate via dal vento; non saprei dire di che albero si tratta, purtroppo Erbologia non è la materia in cui vado meglio, ma mi sono affezionata a questa creatura della foresta, così come alla pace ed ai sorrisi che riscopro in sua compagnia.
    Vengo qui per danzare, al riparo da occhi indiscreti. Quando fa davvero troppo freddo rimango al castello e m'insinuo nella Stanza delle Necessità o in qualche corridoio tranquillo, ma è qui che mi diverto di più, anche se il terreno duro non è affatto l'ideale per il balletto classico. Qui alleno i muscoli rimasti sopiti dopo quasi tre anni di fermo, all'inizio è stato faticoso ma a poco a poco sto tornando ad essere la ballerina di un tempo e, chissà, forse potrei davvero pensare d'esibirmi davanti a un pubblico... Magari non ai Tre Manici come avevo inizialmente proposto ad André -è troppo piccolo e dubito agli avventori interessi ciò che ho da mostrare- ma altrove magari si.
    Sono bei sogni ed ambizioni a cui guardare, un futuro che mai avrei pensato di poter riabbracciare, e quando sono qui, da sola, mi sembrano tangibili persino più di prima. Sono sciocca a sperare così tanto? A vedermi in un mondo roseo quando mio padre è ancora in giro per il mondo magico a tramare chissà quale vendetta? Forse, intanto però voglio godermela, questa dannata libertà.
    Tolgo cappotto e sciarpa, troppo ingombranti per muoversi come si deve, ed inizio a fare stretching nella radura per scaldare i muscoli ed evitarmi un doloroso strappo. Oggi voglio concentrarmi su salti e atterraggi, rinforzando ancora di più la gamba su cui, fino a pochi mesi fa, svettava la cicatrice a mezzaluna.
    Il sole filtra tra i rami accompagnando i miei movimenti ed avvolgendoli con un'atmosfera quasi eterea, e se chiudessi gli occhi so che potrei sentire la musica di archi e pianoforti, mettendo insieme melodie che mi sono familiari. Purtroppo non ho l'estro creativo per crearne nuove, probabilmente suonerebbero maldestre e zoppe come lo ero io quando cercavo di correre e saltare nonostante il ginocchio spezzato. Mh, incredibile... Sto per caso facendo dell'autoironia? Allora sto davvero migliorando!
    Dopo aver effettuato dei salti sul posto partendo da tutte e cinque le posizioni previste, decido di azzardare lanciandomi da una base un po' più alta. Salgo sul tronco caduto, mi regge senza problemi ed è abbastanza grande per poterci stare in piedi senza rischiare di perdere l'equilibrio; la distanza da terra sarà circa un metro, niente di così terribile... Stringo i denti ed inspiro profondamente per poi buttare fuori, insieme al mio fiato condensato, anche quel pizzico d'ansia che mi stava pungolando le pareti dello stomaco.
    Qualche passo di corsa per arrivare fino alle radici, effettuo quindi una rotazione per girarmi verso il terreno, mi do la spinta e... Ecco, sono per aria, le gambe distese in una spaccata verticale e le braccia all'indietro, rigide e perfettamente in posa. Odio volare, soffro di vertigini e il pensiero di salire su una scopa mi provoca brividi lungo la spina dorsale, ma questo è diverso: qui sono io ad avere il pieno controllo del mio corpo, e librarmi in aria per anche solo un secondo racchiude tutta la libertà di cui ho sempre avuto bisogno e che per anni mi è mancata. Abbasso le palpebre e, per quell'istante lungo un viaggio, m'immagino sui miei adorati anelli di Saturno, felice.
    Prima o poi però, si deve sempre atterrare e rimettere i piedi a terra, seppur controvoglia. Perdo per un secondo l'equilibrio ma riesco a stare in piedi e torno subito con la schiena dritta, un sorriso soddisfatto mi piega le labbra. Poteva andare molto peggio, quindi si può ritenere un successo nonostante l'inciampo!
    Mi volto, desiderosa di riprovare, ma con iniziale orrore mi rendo conto di non essere sola. Inizialmente nemmeno registro il viso del ragazzo, vedo solo un'altra persona sul limitare della radura e il mio corpo si congela pensando ad un pericolo, qualcuno a cui dover dare spiegazioni complicate infarcite di bugie. Per fortuna mia ed altrui, quei tempi sono finiti, e nell'istante in cui mi rendo conto di chi è lui il viso si accartoccia in una maschera di fastidio.
    Oh, sei tu.
    Yu-Shin Lee, la cozza più appiccicosa di tutto l'oceano. Ed io detesto le creature acquatiche.
    In realtà non lo odio così tanto, però il ragazzo sa come testare la mia pazienza e negli scorsi anni spesso è arrivato a tanto così dal farmi chiedere un richiamo per quei suoi modi insistenti. Alla fine avevo deciso che la tecnica migliore era evitarlo in qualsiasi modo, arrivando persino a nascondersi nei bagni dei maschi pur di non incrociarlo nei corridoi.
    Sicuramente a un sacco di ragazze piace e lo trovano simpatico -de gustibus- ma io ho altro a cui pensare e le sue avances non mi interessano.
    Dovrei continuare ad allenarmi quindi, cortesemente, potresti andare a fare il maniaco altrove?
    Incrocio le braccia al petto guardandolo fisso, nella speranza che non prenda tutto questo come una sfida. Io ci sto provando ad essere più gentile e aperta col prossimo, davvero, ma quella sua faccia da scemo è una minaccia alla mia pace mentale.


    Edited by étoile - 24/3/2024, 20:42
     
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8 replies since 23/3/2024, 22:20   163 views
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