“To lose patience is to lose the battle.”

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    Caposcuola
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    16 dicembre

    I piccoli pianeti che porto sul costato stanno guarendo, e prudono in modo impressionante! Non ricordo tutto questo fastidio quando feci Saturno insieme a Daisy, la crema dà un po' di sollievo momentaneo ma devo trattenermi dal grattare attraverso i vestiti o infilare direttamente una mano sotto cappotto e maglione. Tanto qui nel bosco nessuno può vedermi, posso permettermi di somigliare a una scimmia pulciosa... Ma ovviamente eviterò, più per il bene dell'opera che porto sulla pelle che per pubblica decenza.
    Me l'ha regalata il signor Ramirez, quando gli scrissi di voler prendermi un'ulteriore pezzo di libertà mi rispose in modo entusiasta, arrivando persino a portarmi a Londra lo scorso fine settimana! Quel brav'uomo sta evidentemente affrontando un brutto periodo, ho saputo del suo licenziamento e dev'essere stata dura lasciare il lavoro dei suoi sogni, però quando ha visto il tatuaggio ha sorriso, anche se solo per poco. Io gli sarò sempre grata di quello che ha fatto per me, ed ora ho l'ennesima prova fisica a dimostrarlo; certo, se prudesse di meno sarebbe un sogno, ma avrò pazienza e terrò le mani a posto.
    In questo pomeriggio dicembrino -stranamente soleggiato per il meteo scozzese- ho scelto d'indossare pantaloni e scarpe più comodi che possiedo, e d'incamminarmi tra gli alberi che circondano il castello. Non temo il freddo, nelle scorse settimane ho intrapreso questo percorso sotto intemperie ben peggiori d'una mera arietta gelida che m'imporpora le guance, per esempio quando aiutai Vanilla dopo essermi presa una dignitosa secchiata d'acqua di nubi.
    Ne vale sempre la pena di rischiare un raffreddore, se posso sentirmi libera e al sicuro. O, semplicemente, di nuovo me stessa.
    Ho trovato la radura ad ottobre, è spaziosa e al limitare nord riposa un tronco caduto con ancora qualche radice che si aggrappa al terreno, forse alla ricerca di un ultimo scampolo di vita da cui abbeverarsi. Le foglie sono cadute tutte, morte e spazzate via dal vento; non saprei dire di che albero si tratta, purtroppo Erbologia non è la materia in cui vado meglio, ma mi sono affezionata a questa creatura della foresta, così come alla pace ed ai sorrisi che riscopro in sua compagnia.
    Vengo qui per danzare, al riparo da occhi indiscreti. Quando fa davvero troppo freddo rimango al castello e m'insinuo nella Stanza delle Necessità o in qualche corridoio tranquillo, ma è qui che mi diverto di più, anche se il terreno duro non è affatto l'ideale per il balletto classico. Qui alleno i muscoli rimasti sopiti dopo quasi tre anni di fermo, all'inizio è stato faticoso ma a poco a poco sto tornando ad essere la ballerina di un tempo e, chissà, forse potrei davvero pensare d'esibirmi davanti a un pubblico... Magari non ai Tre Manici come avevo inizialmente proposto ad André -è troppo piccolo e dubito agli avventori interessi ciò che ho da mostrare- ma altrove magari si.
    Sono bei sogni ed ambizioni a cui guardare, un futuro che mai avrei pensato di poter riabbracciare, e quando sono qui, da sola, mi sembrano tangibili persino più di prima. Sono sciocca a sperare così tanto? A vedermi in un mondo roseo quando mio padre è ancora in giro per il mondo magico a tramare chissà quale vendetta? Forse, intanto però voglio godermela, questa dannata libertà.
    Tolgo cappotto e sciarpa, troppo ingombranti per muoversi come si deve, ed inizio a fare stretching nella radura per scaldare i muscoli ed evitarmi un doloroso strappo. Oggi voglio concentrarmi su salti e atterraggi, rinforzando ancora di più la gamba su cui, fino a pochi mesi fa, svettava la cicatrice a mezzaluna.
    Il sole filtra tra i rami accompagnando i miei movimenti ed avvolgendoli con un'atmosfera quasi eterea, e se chiudessi gli occhi so che potrei sentire la musica di archi e pianoforti, mettendo insieme melodie che mi sono familiari. Purtroppo non ho l'estro creativo per crearne nuove, probabilmente suonerebbero maldestre e zoppe come lo ero io quando cercavo di correre e saltare nonostante il ginocchio spezzato. Mh, incredibile... Sto per caso facendo dell'autoironia? Allora sto davvero migliorando!
    Dopo aver effettuato dei salti sul posto partendo da tutte e cinque le posizioni previste, decido di azzardare lanciandomi da una base un po' più alta. Salgo sul tronco caduto, mi regge senza problemi ed è abbastanza grande per poterci stare in piedi senza rischiare di perdere l'equilibrio; la distanza da terra sarà circa un metro, niente di così terribile... Stringo i denti ed inspiro profondamente per poi buttare fuori, insieme al mio fiato condensato, anche quel pizzico d'ansia che mi stava pungolando le pareti dello stomaco.
    Qualche passo di corsa per arrivare fino alle radici, effettuo quindi una rotazione per girarmi verso il terreno, mi do la spinta e... Ecco, sono per aria, le gambe distese in una spaccata verticale e le braccia all'indietro, rigide e perfettamente in posa. Odio volare, soffro di vertigini e il pensiero di salire su una scopa mi provoca brividi lungo la spina dorsale, ma questo è diverso: qui sono io ad avere il pieno controllo del mio corpo, e librarmi in aria per anche solo un secondo racchiude tutta la libertà di cui ho sempre avuto bisogno e che per anni mi è mancata. Abbasso le palpebre e, per quell'istante lungo un viaggio, m'immagino sui miei adorati anelli di Saturno, felice.
    Prima o poi però, si deve sempre atterrare e rimettere i piedi a terra, seppur controvoglia. Perdo per un secondo l'equilibrio ma riesco a stare in piedi e torno subito con la schiena dritta, un sorriso soddisfatto mi piega le labbra. Poteva andare molto peggio, quindi si può ritenere un successo nonostante l'inciampo!
    Mi volto, desiderosa di riprovare, ma con iniziale orrore mi rendo conto di non essere sola. Inizialmente nemmeno registro il viso del ragazzo, vedo solo un'altra persona sul limitare della radura e il mio corpo si congela pensando ad un pericolo, qualcuno a cui dover dare spiegazioni complicate infarcite di bugie. Per fortuna mia ed altrui, quei tempi sono finiti, e nell'istante in cui mi rendo conto di chi è lui il viso si accartoccia in una maschera di fastidio.
    Oh, sei tu.
    Yu-Shin Lee, la cozza più appiccicosa di tutto l'oceano. Ed io detesto le creature acquatiche.
    In realtà non lo odio così tanto, però il ragazzo sa come testare la mia pazienza e negli scorsi anni spesso è arrivato a tanto così dal farmi chiedere un richiamo per quei suoi modi insistenti. Alla fine avevo deciso che la tecnica migliore era evitarlo in qualsiasi modo, arrivando persino a nascondersi nei bagni dei maschi pur di non incrociarlo nei corridoi.
    Sicuramente a un sacco di ragazze piace e lo trovano simpatico -de gustibus- ma io ho altro a cui pensare e le sue avances non mi interessano.
    Dovrei continuare ad allenarmi quindi, cortesemente, potresti andare a fare il maniaco altrove?
    Incrocio le braccia al petto guardandolo fisso, nella speranza che non prenda tutto questo come una sfida. Io ci sto provando ad essere più gentile e aperta col prossimo, davvero, ma quella sua faccia da scemo è una minaccia alla mia pace mentale.


    Edited by étoile - 24/3/2024, 20:42
     
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    Cosa c'è di meglio di un bel sabato pomeriggio per allenarsi in santa pace dopo una settimana di merda? Avevo proprio bisogno di sfogarmi, perciò quella mattina — mi ero svegliato a mezzogiorno —, dopo aver fatto colazione — all'una — e cazzeggiato un po' in Sala Comune — e arrivarono le due —, mi ero messo il 도복 dobok (uniforme di Taekwondo), un maglione ed il mantello ed ero andato nella Foresta. Ero un tipo sociale e di solito mi piaceva passare il tempo libero in compagnia: anche quando mi allenavo, molto spesso mi accompagnavano i miei amici. Ma ogni tanto pure io avevo bisogno di farmi i cazzi miei. Soprattutto dopo la scorsa settimana, durante la quale ero stato piantato in asso dalla mia ormai ex ragazza nel modo più ingiusto e teatrale possibile.
    Non avevo nessuna intenzione di riprendermi Lyra. All'inizio ci ero rimasto male e mi aveva ferito il fatto che non credesse alla mia innocenza (ed ero innocente, cazzo). Ma poco dopo la rabbia si era sostituita all'amarezza ed avevo deciso che se si era lasciata così facilmente convincere del mio tradimento, allora forse era pure un po' propensa di suo a credere che fossi un pezzo di merda. Inoltre non aveva voluto ascoltare la mia versione dei fatti, il che la diceva lunga su quanto mi tenesse in considerazione. Niente, fanculo a lei ed alla sua compare Clotilde, che stessero insieme loro due.
    Mi addentrai nella Foresta scacciando quei pensieri dalla testa. Ero venuto per scaricare la tensione e ne sarei uscito tranquillo, più forte e rilassato. Costi quel che costi, mi dissi risoluto.
    Camminai finché non trovai uno spiazzo che fosse abbastanza grande almeno per completare 금강 (keumgang, la forma che stavo preparando per il secondo Dan). Mancavano pochi giorni alle vacanze di Natale e volevo dimostrare al mio Maestro di essere pronto per affrontare l'esame. Sapevo già che mi avrebbe mandato a fanculo perché lui era vecchia scuola e se non arrivavi a fare le cose alla perfezione non mollava proprio un cazzo. Ci avevo messo 12 anni per raggiungere la cintura nera — una roba assurda tenendo conto che in alcuni 도장 dojang (palestre/scuole) si poteva tranquillamente fare in 6 anni. Ma non potevo lamentarmi perché il mio Maestro era un genio e non mi vergogno a dire che sarei stato disposto a baciare la terra su cui camminava pur di essere un suo allievo.
    Dopo aver camminato un bel po', trovai la radura che faceva al caso mio e posai la borsa. Tolsi il mantello ed il maglione e mi preparai a fare la solita mezz'ora di riscaldamento. Mi rodeva sempre dover tenere le scarpe — di solito si fa tutto a piedi nudi —, ma nella Foresta senza tatami era davvero impossibile praticare scalzi.
    Procedetti allenando un po' di calci, difese, attacchi. Mi soffermai sul 옆차기 (yòp-chaghì), il calcio laterale. Stavo cercando di arrivare a farlo con la spaccata, ma ce ne era di lavoro da fare...
    Il resto dell'allenamento procedette abbastanza liscio, ripetei Keumgang una ventina di volte cercando di mantenere un ritmo costante e concentrandomi sul trattenere e rilasciare l'energia (기, ki) nelle parti in equilibrio sulla gamba destra. Il Maestro continuava a ripetermi che il mio ki non era in perfetta sintonia con i movimenti della forma e che dovevo sentirla nel 단전 danjeon (un punto tre dita sopra l'ombelico), senza avere fretta di proseguire.
    Terminai l'allenamento con un paio di forme di Hapkido, dello stretching ed infine esercizi di respirazione. Nonostante fossi pezzato da far schifo e stanco morto, potevo ritenermi soddisfatto. Mi asciugai il sudore sul viso e mi rimisi il maglione, già sognando la doccia che avrei fatto non appena fossi rientrato al castello. Misi il mantello nel borsone — avevo troppo caldo per indossarlo — e lasciai la radura.
    Guidami, dissi estraendo la bacchetta. Avevo imparato che il castello si trovava a nord-est della Foresta ed ero troppo stanco per andare a sentimento.
    Stavo camminando da dieci minuti quando inciampai su una radice ed andai a sbattere contro un albero, prendendomi una zuccata pazzesca. Cazzo..., imprecai, indietreggiando, ma, nel farlo, inciampai di nuovo e mi ritrovai col culo per terra. Ecco perché ci ho messo 12 anni ad arrivare alla cintura nera, mi dissi maledicendomi e massaggiandomi una chiappa.
    Vidi che la borsa era finita qualche metro più in là, così mossi qualche passo in quella direzione; ma, quando mi abbassai per raccoglierla, notai qualcosa che si muoveva oltre le fitte fronde degli alberi davanti ai quali mi trovavo. Incuriosito, sbirciai abbassando leggermente il ramo all'altezza dei miei occhi. Quello che vidi mi fece letteralmente cadere la mascella. Forse, nel cadere, ero finito in uno dei miei sogni più fervidi? Forse il mio corpo giaceva svenuto nella Foresta e quella non era altro che una visione?
    Oltre gli alberi dai rami intricati come quelli di una siepe c'era una radura, e nella radura vi era la ragazza più figa dell'intero castello, anzi... dell'intero universo... Marsilda, la mia musa... ah... e per di più era intenta a volteggiare, danzando leggiadra sul prato ancora innevato, come una ninfa... allora era vero quello che si diceva sul suo conto, ossia che aveva un passato da ballerina ma, per qualche oscuro motivo, avesse abbandonato una brillante carriera...
    La guardai nascosto dalle fronde e non potei non pensare ad un sogno che avevo avuto qualche mese addietro, nel quale Marsilda volteggiava nel castello, con un abito lungo da principessa (sì, sono scontato) che la copriva ma faceva intravedere le sue forme, lasciando il resto all'immaginazione (sì, trovo più erotico il vedo non vedo della nudità eheh)... 진짜 인연이네... jinjja in-yeon-iné, mormorai incantato ("veramente, è inyeon", destino, provvidenza; si usa quando due persone sono destinate ad incontrarsi nonostante le circostanze, in questa ed in altre vite).
    Così, incredulo di fronte a tanta fortuna, la guardai con un sorriso da ebete; senonché cominciai a sentire una familiare sensazione di calore all'altezza del basso ventre. Cazzo, dissi abbassando lo sguardo e mettendomi una mano all'altezza del cavallo: Generale*, sta' buono!, sussurrai. Non è ancora arrivato il momento di combattere questa battaglia. Benedissi la divisa di Taekwondo che, da fedele alleata, era abbastanza larga da non lasciar intravedere nulla. Mi passai una mano tra i capelli, cercando di ravvivarli un po'; alzai un braccio per controllare che non puzzassi (operazione inutile, siccome a noi coreani manca il gene che fa puzzare le ascelle eheh), ed espirai per verificare che fossi profumato — check, check, check, sapevo di limone perché avevo piazzato una fetta nell'acqua della borraccia che mi ero portato dietro e dopo l'allenamento me l'ero mangiata direttamente. Mi sistemai i vestiti e feci il mio ingresso nella radura.
    Non me ne fregava proprio un cazzo di interrompere Marsi, non potevo lasciarmi sfuggire un'occasione del genere.
    Dove hai nascosto il tutù?, le chiesi con la solita aria da spaccone, appoggiandomi con la schiena contro il tronco di un albero ed incrociando le braccia. Questi abiti non ti rendono giustizia.
    La vidi incrociare le braccia e cambiare espressione sul volto. Il viso accigliato e scontroso avrebbe fatto desistere chiunque tranne il sottoscritto. Più faceva la stronza e più mi piaceva, c'era poco da fare. Erano due anni che ci provavo spudoratamente ed ogni volta che mi insultava si rafforzava in me l'idea che un giorno... sì, un giorno — non importava quando; tra due mesi o vent'anni — sarebbe stata mia.
    Oh, sei tu, disse infastidita. Dovrei continuare ad allenarmi quindi, cortesemente, potresti andare a fare il maniaco altrove?
    Udendo quel tono non potei fare a meno di abbassare lo sguardo e sorridere. Stava forse cercando di non trattarmi male nella speranza di liberarsi di me? Ma che furbetta...
    Mossi qualche passo verso di lei ed il suo viso perfetto si fece più chiaro, riconoscibile. Ora potevo cogliere tutte le sfumature dei suoi occhi di ghiaccio, la pelle diafana ed il viso affilato... una ciocca di capelli le ricadeva sul viso, sfuggita dalla morsa della treccia che le legava i capelli. Quanto avrei voluto sfilare il nastro che li teneva raccolti, sfiorandole il collo con le dita...
    In quel momento una folata di vento portò il suo profumo fino al punto in cui mi trovavo. Lavanda... può esserci creatura più perfetta sulla faccia della Terra? Ne dubito...
    Allora è vero quello che si dice al castello, cominciai ignorando completamente la sua richiesta. C'è qualcosa in cui non sei brava?, le chiesi con un sorrisetto.


    *N.B.: il nome Yu-Shin è quello di un famosissimo condottiero coreano; da coglione quale è YS ha dato al proprio pene il soprannome di "Generale", il che la dice lunga su chi comandi davvero tra i due xD



    Edited by yushin - 24/3/2024, 15:16
     
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    Davvero quelle pose da spavaldo funzionano sui cuori delle studentesse? Diamine, dovrebbero alzare i loro standard, qui si raschia il fondo del barile. Probabilmente lo trovano sicuro di sé, carismatico ed affascinante nel suo essere insistente e tedioso... Per me rasenta l'inquietante e ossessivo, ma ad ognuno il suo opinabile parere.
    Con che forza d'animo poi si corre dietro ad uno che ha la fama di cambiare fidanzata una volta ogni due mesi o poco più? Le ho sentite le voci che girano nei corridoi del castello e davvero, fatico a comprendere tutte quelle ragazze che, imperterrite, continuano a stargli dietro. Sono tutte sceme e convinte di poterlo cambiare perchè loro saranno il loro unico e vero amore? A questo punto è molto probabile, quindi è mio dovere da Caposcuola proporre uno sportello gestito da uno psicomedimago che ascolti queste pazze e faccia rigar loro dritto il cervello.
    Sicuramente poi il coreano qui davanti a me usa le stesse battute con tutte... "Questi abiti non ti rendono giustizia" ha un potenziale d'intercambiabilità infinito, basta solo spostare la povera ragazza che ha di fronte in quel momento. Fortunatamente io, a differenza loro, non sono affatto colpita da questi pseudo complimenti da quattro soldi; mi limito a fissarlo arricciando il naso con crescente fastidio ed alzando un sopracciglio perchè, nonostante siano passati due anni da che mi tormenta, riesce ancora a sorprendermi per la sua fastidiosa tenacia.
    Di questo devo dargliene atto: il ragazzo è ambizioso, non per nulla è finito tra le Serpi. Ultimamente sto trovando simpatici sempre più membri di quella casata -Mia e Vanilla nello specifico- e le mie iniziali rimostranze nei confronti di quelli della loro risma sono crollate. Tranne per Yu-Shin, lui si trova sulla lista nera insieme a Rick. Non mi stupirei di scoprire che i due sono amici, in fondo usano entrambi le povere ragazze indifese e ingenue, seppur in modi diversi.
    Rimango ferma sul posto quando inizia a muoversi verso di me, le braccia incrociate al petto ed i piedi ben piantati a terra; arretrare sarebbe un'ammissione di sconfitta, ed oggi mi sento di credere a quanto detto da Vanilla riguardo la forza d'animo di noi Corvonero. Se sono fortunata, potrei addirittura spaventarlo col mio sguardo di ghiaccio, ma dubito possa bastare così poco.
    Solo adesso mi rendo conto dello strano abbinamento di vestiti che ha addosso, più che altro la parte inferiore: sembrano pantaloni da arti marziali, oppure è una qualche moda asiatica che non conosco. Era anche lui ad allenarsi nel bosco? Sembra sudaticcio quindi potrebbe essere... Bah, affari suoi, a me non interessa.
    "C'è qualcosa in cui non sei brava?".
    Oh, santo Merlino, perchè la vita deve essere così estenuante? Volevo solo ballare in santa pace e invece mi tocca avere a che fare con questa cozza! Nemmeno m'interessa sapere cosa si dice al castello, probabilmente qualcuno mi avrà vista ballare nei corridoi e glielo avrà detto, prima o poi sarebbe dovuto succedere.
    Sospiro vistosamente portandomi pollice e indice a massaggiare la zona del naso in mezzo agli occhi... Come posso liberarmi in fretta di lui? E' troppo tardi per fuggire, gli alzerei le mani solo se osasse mettermele addosso lui per primo, gli insulti sembrano rimbalzargli contro... Mh, forse mi è venuto in mente qualcosa.
    Torno a guardarlo, sorridendo del mio minuscolo lampo di genio ed incrociando mentalmente le dita per far si che funzioni.
    T'interessa davvero saperlo? Bene!
    Libero entrambe le braccia dalla presa sul petto ed uso l'indice della mano destra per puntare le dita della sinistra a una a una mentre mi esibisco nel mio piccolo e personale elenco delle disgrazie.
    Non so cucinare. Non so suonare nessuno strumento. Faccio pena in pozioni. Sono una pessima amica perchè una volta ho accusato l'unica persona che mi voleva bene di essere una spia -senza uno straccio di prova, attenzione. Ho un carattere terribile, come avrai ben notato, e detesto volare. Ne ho molti altri, se hai voglia di ascoltarli.
    Sbattergli in faccia i miei difetti potrebbe fargli capire che non sono il magico angelo o creatura mistica che s'immagina, la mia speranza è che rimanga basito o schifato e levi le tende da solo. Quelli come lui poi adorano volare, no? Fanno sempre gli spacconi sulle scope mentre corrono dietro a boccini d'oro e altre palle dai nomi strani che non m'importa d'imparare.
    Oppure potresti girare i tacchi e tornare a fare... qualsiasi cosa tu stessi facendo vestito in quel modo.
    Indico vagamente nella direzione dei suoi pantaloni senza mai abbassare lo sguardo, vorrei evitare commenti idioti e poco consoni riguardo il mio fissargli il cavallo dei pantaloni perchè non ho la forza di affrontarli in questo momento.
    Trovati la tua radura e lasciami in pace, ok? Forza, sciò!


    Edited by .Hel. - 24/3/2024, 22:05
     
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    Marsi se ne stava lì, a guardarmi arricciando il suo nasino perfetto, senza dare cenno di voler arretrare. Quel suo rimanere immobile era un atto di sfida, così come lo sguardo che, più freddo della neve che ci circondava, si manteneva alto, fisso in mia direzione — probabilmente un po' per controllarmi ed un po' per farmi capire che non si sentiva intimidita dalla mia presenza. Quella sua cocciutaggine mi aveva sempre attratto parecchio; forse perché mi piacevano le sfide ed amavo l'idea di dover lavorare sodo per ottenere qualcosa. Adoravo il fatto che mi tenesse testa e che fosse così stronza. Mi piaceva persino che mi trattasse male — eh, non giudichiamo, ok? Ad ognuno le sue deviazioni, eheh.
    Quando le chiesi se ci fosse qualcosa in cui non fosse brava reagì sbuffando e con due dita cominciò a massaggiarsi lo spazio tra le sopracciglia, come per scacciare un brutto mal di testa. Che bella che era quando si irritava... C'era qualcosa di magico in Marsi, e non parlo dei suoi tratti, ma del suo modo di essere. L'avevo vista arrabbiarsi parecchie volte — e posso dire che molte delle quali era stato per causa mia, eheh —, sgridare gli studenti indisciplinati adempiendo ai suoi compiti di Caposcuola, ridere — seppur più di rado — con qualche nostra compagna di classe... l'avevo vista stanca, malinconica... eppure c'era sempre quest'eleganza che si portava appresso, nei gesti, nelle espressioni, nel modo di muoversi e di occupare lo spazio. Aveva una grazia che era sua, che le era propria, imprescindibile dalla sua persona. Era dotata di una dignità eccezionale che rendeva, ai miei occhi, quel suo essere rigida e ligia alle regole di una dolcezza disarmante. Se l'avessero messa in un altro corpo io l'avrei rinosciuta comunque, l'avrei ritrovata; perché quella era Marsilda, al di là dei suoi occhi di ghiaccio e dei capelli color cenere. La sua essenza era inconfondibile e mi chiamava, come il filo del destino che noi coreani chiamiamo 인연 inyeon e che ho già precedentemente citato. Con Marsi mi ero sentito così dal primo momento in cui l'avevo vista, come se tutte le storie che mi aveva raccontato Su-Ae sugli amanti che si ritrovano sempre — in questa ed in altre vite — ora fossero chiare, non più leggende ma realtà.
    T'interessa davvero saperlo? Bene!, esclamò, interrompendo i miei pensieri. Cominciò ad elencarmi tutte le cose in cui non era brava, tenendo il conto con le dita di una mano.
    Andava avanti, imperterrita, ed io non potevo davvero credere alla fortuna che mi era capitata quel giorno! Da quando era così loquace? Era forse una nuova strategia di guerra la sua? Eppure avrebbe dovuto saperlo... sarà anche stata un portento nella danza e dunque campionessa d'agilità, ma non c'era grand jeté che potesse usare per sfuggire alla perseveranza del generale Yu-Shin...
    Ne ho molti altri, se hai voglia di ascoltarli, concluse soddisfatta.
    Oh, Marsilda, non aspetto altro, dissi rivolgendole un sorrisetto sghembo. Dimmi di più.
    Con un gesto fulmineo acciai la mia borsa, rimasta nascosta oltre la radura. Ero diventato bravissimo negli incantesimi non verbali e sì, lo ammetto, volevo fare lo sborone di fronte a Marsi. D'altronde Incantesimi e DCAO erano le materie in cui andavo davvero bene, che altro potevo usare per impressionare una Corva? I muscoli? Mah, forse più in là... in più rosei scenari ed intimi contesti... ah, dovevo rimanere concentrato o mi tornava sull'attenti il Generale, e se Marsilda se ne fosse accorta si sarebbe incazzata sul serio; ed allora addio ai miei progetti di passare del tempo insieme senza litigare.
    Con apparente noncuranza allentai le cinghie della borsa, mentre la bella Corvonero mi proponeva gentilmente di levarmi dal cazzo. Oppure potresti girare i tacchi e tornare a fare... qualsiasi cosa tu stessi facendo vestito in quel modo. Trovati la tua radura e lasciami in pace, ok? Forza, sciò!
    Mi stavo allenando. Arti marziali coreane, dissi ignorando completamente il suo invito a liberarla dalla mia presenza. Tirai fuori una bottiglia trasparente, contenente del liquido color giallo intenso, quasi aranciato, sul cui fondo vi erano delle scorzette. Che ne dici di fare pausa?, le proposi sorridendo. Questa volta niente smorfie né espressioni da sborone, ero semplicemente troppo contento all'idea di parlare con Marsilda. Mi ero immaginato quella scena un milione di volte... ed ora eccola lì, l'occasione perfetta. Io e lei, da soli, nel bel mezzo della Foresta e nessuno che poteva venire a rompere il cazzo nel raggio di due o tre chilometri... mi sentivo baciato — no, limonato proprio — dal destino.
    Tisanina?, le chiesi indicando la bottiglia. È allo yuzu, diciamo una specie di limone, ma più delicato.
    Mi guardai intorno e vidi un tronco su cui ci saremmo potuti sedere. Lo indicai a Marsilda con un cenno e lo raggiunsi in poche falcate. Sciolsi la neve che lo copriva e lo asciugai con la stessa rapidità ed efficienza — modestamente — con cui avevo acciato la borsa. Mi sedetti e guardai Marsi, che se ne stava immobile nel punto in cui l'avevo lasciata. Forza, principessa, le dissi picchiettando con la mano lo spazio accanto a me, invitandola ad unirsi. Dovrei avere anche qualcosa da mangiare.
     
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    "Oh, Marsilda, non aspetto altro. Dimmi di più."
    Con queste semplici parole, il ragazzo manda in frantumi il mio piano. Ci avevo lavorato velocemente si, ma con tanta cura nei dettagli e la scultura mi rappresentava con ogni difetto, visibile e non; l'ho creduta perfetta, rigida e resistente quanto il carattere da bacchettona che mi aveva resa temibile tra le mura del castello, ma a lui è bastata una spintarella per farla cadere e romperla davanti ai miei occhi, lasciandomi basita. Ed anche un pizzico furente, se proprio devo puntualizzare.
    Si perchè non è possibile che sia ancora qui, deve per forza esserci un trucco, una presa in giro! Si diverte a darmi fastidio con la sua sola presenza, ignorandomi e sorridendo con quella sua espressione da marpione di menti deboli. Questo, oppure è un idiota.
    Diamine, gli ho detto persino di Daisy! Di come l'ho trattata male, e lui è ancora qui! Quale persona normale risponderebbe in quel modo o non farebbe domande? A me un pizzico di curiosità verrebbe, anche solo per istinto di auto-conservazione in caso volessi avere a che fare con un'individuo simile a me e capace di tali nefandezze. Ha per caso il vuoto cosmico tra le orecchie? Le informazioni non entrano nella materia cerebrale perchè non esiste nulla dietro quella fronte liscia?
    Lo osservo a metà tra lo scioccato e l'incredulo mentre una borsa appare dal profondo della foresta e lui inizia a ravanarci dentro, ignorando il mio gentile invito a levare le tende. Dovrei per caso fargli un'applauso perchè ha castato un'incanto non verbale? Nel suo anno di frequentazione lo sanno fare praticamente tutti, mica è solo lui ad essere speciale. Oddio, forse proprio tutti no, il mondo è pieno d'incapaci che rischiano di farsi atterrare gli oggetti sul naso... Ma comunque non lo rende una voce fuori dal coro!
    E quindi avevo ragione, si stava allenando anche lui, forse a pochi metri da qui. Dovrò trovarmi una nuova radura se voglio evitare d'incrociarlo ancora, mio malgrado. Oh, accidenti, questa era perfetta! Non vedevo l'ora di scoprirne i profumi durante la primavera, apprezzandone il silenzio durante la danza o con un libro davanti, e adesso mi tocca abbandonarla per questa cozza dalla strana moralità.
    Nel propormi di fare una pausa sembra quasi... genuinamente felice? Come se non vedesse l'ora di passare del tempo con me. Ora mi è tutto chiaro: in quel suo liquido aranciato ci sono sostanze psicotrope. Prende droghe magiche che lo fanno sentire in pace col mondo, come se fosse su una nuvola o su una spiaggia assolata, e quindi è più incline a perdonare o dimenticare d'essere in compagnia di qualcuno con un carattere terribile come me.
    Perchè qualcuno, dopo due anni di rifiuti, dovrebbe sorridere in quel modo? Può essere così tanto masochista? In parte preferirei credere di no, per il suo bene mentale, quindi mi è più facile cadere nel pregiudizio della droga.
    Io, se fossi in lui, non mi farei mai così tanto male. Provo una punta di gelosia quando vedo André e Daisy insieme, questo non posso negarlo, ma sono consapevole del fatto che questo dolore me lo merito visto come l'ho trattata e stanno bene insieme, quindi non porto rancore. Invece Rick e sua moglie possono cadere in un fosso e rompersi le gambe, per quel che mi riguarda, ma non provo più niente per lui. A parte l'odio, ovviamente.
    Intanto il Serpeverde dagli occhi a mandorla mi ha offerto da bere il suo liquido allucinatorio e si è piazzato su un tronco, invitandomi a seguirlo appellandomi con un "principessa" che mi fa salire un brivido di fastidio su tutta la spina dorsale, fin dentro al cervello. Sicuramente tutte le sue fidanzate sono regine, principesse, duchesse o chissà cos'altro, e ognuna di loro probabilmente si è sentita importante sentendosi chiamare in un modo così lusinghiero... A me fa impazzire, ma in un modo per nulla positivo.
    Hai sentito cosa ho detto o sei sordo?
    Finalmente sbotto, rimanendo immobile dove mi ha lasciata e con in faccia la stessa espressione incredula che ormai sta virando verso una rabbia irrazionale che m'imporpora le guance.
    Ho accusato la mia migliore amica di essere una spia senza avere alcuna prova in mano, sono una persona orribile!
    Chiedo al mondo pietà, un pizzico di tregua da questa follia che mi sta facendo suonare pazza e persino desiderosa d'esser considerata un mostro. In realtà vorrei cercare di farmi più amici, di sorridere di più, ma non in presenza di Yu-Shin Lee, accidenti!
    Potrei provare a cambiare tattica, colpendolo dove potrebbe soffrire di più per fargli capire una buona volta quanto io sia da evitare, visto che Hogwarts è piena di galline che non vedono l'ora di saltargli in grembo... In fondo, in guerra tutto è lecito, giusto?
    Non la voglio la tua tisana contraffatta, o il tuo cibo. O essere chiamata principessa. Voglio che te ne vai da questa radura e mi lasci in pace perchè non ho intenzione di avere a che fare con te, e sai perchè? Perchè non mi piaci! Sei uno scemo, insistente e buono solo a correre dietro alle gonnelle del castello. E... e sei pure brutto!
    L'aggiunta finale dovrebbe spezzargli il cuore, sembra un ragazzo che ci tiene all'aspetto e sicuramente ha un'altissima opinione di sé. E' un colpo bassissimo, ne sono consapevole, andare a toccare l'aspetto fisico altrui in questo modo non è da me e un pochino mi dispiace. No, Marsilda, non osare cedere adesso, proprio quando c'è bisogno di rimanere saldi e fermi sulle proprie convinzioni.
    Lo guardo fisso, le guance arrossate e contornate da qualche ciocca sfuggita alla treccia, tengo i pugni stretti lungo i fianchi anche per impedirmi di grattare nervosamente la zona in cui riposa il tatuaggio perchè, ovviamente, doveva scegliere proprio questo momento per iniziare a prudere di nuovo.
    Ora ti è più chiaro, Yu-Shin Lee?
     
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    Vedere le reazioni di Marsilda — il modo in cui il suo viso da bacchettona passava dall'infastidito, all'incredulo e poi al furioso — era una delle cose che preferivo al mondo. Cioè mi divertivo proprio a farla incazzare, non potevo farci niente! Chissà che meccanismo psicologico c'era dietro... il fatto era che nonostante mi trattasse sempre di merda a me piaceva stare con lei. Anche se mi insultava. Anche se mi scacciava. Anzi, così mi attirava ancora di più! Dentro di me tanto sapevo che prima o poi avrebbe cambiato atteggiamento e ci saremmo sposati sarebbe uscita con me. Perciò non riuscivo a prendere seriamente nessuno degli insulti che mi rivolgeva: un giorno (da vecchi, possibilmente sul divano davanti al fuoco di un camino) ci avremmo riso sopra; io le avrei detto che avevo sempre avuto ragione io e lei mi avrebbe mandato a fanculo, rifiutandosi di ammetterlo anche di fronte all'evidenza. Che bella scena, mi sto già commuovendo...
    Hai sentito cosa ho detto o sei sordo?, sbottò Marsilda, cominciando ad incazzarsi seriamente.
    Io la guardai spalancando la bocca ed assumendo un'espressione sorpresa. Mi misi un dito nell'orecchio e le dissi: Oh no! Fammi controllare... mhm... sembrerebbe tutto ok. Ci sento benissimo, non preoccuparti!
    Ho accusato la mia migliore amica di essere una spia senza avere alcuna prova in mano, sono una persona orribile!
    Agitai la mano come per scacciare qualcosa di fastidioso: Capita a tutti di sbagliare, non mi sembra una tragedia. Scusati e si sistemerà tutto.
    Tirai fuori la tisanina allo yuzu e gliela offrii. Mi sembrava il momento perfetto: magari si sarebbe pure aperta ed avremmo parlato senza scannarci! Cioè lei senza scannarmi ed io senza fare il coglione. Quasi come una vera coppia, seduti su un tronco nel bel mezzo di una foresta innevata.
    Purtroppo il mio piano non andò come sperato e Marsi perse seriamente le staffe: Non la voglio la tua tisana contraffatta, o il tuo cibo.
    Non ci provai nemmeno a ribattere, dal tono avevo già capito che bisognava lasciarla parlare. Siccome non era la prima volta che mi trovavo in quella situazione, sapevo che sarebbe potuta andare per le lunghe. Perciò, seduto sul tronco al calduccio, scaldai la bottiglia con la tisana allo yuzu con un colpo di bacchetta.
    O essere chiamata principessa.
    Tirai fuori una tazzina dalla borsa. Le condizioni igieniche non erano proprio il massimo... Cazzo si è sbeccata. Su-Ae mi ammazza... La pulii con un altro colpo di bacchetta.
    Voglio che te ne vai da questa radura e mi lasci in pace perchè non ho intenzione di avere a che fare con te, e sai perchè?
    Versai la tisana nella tazzina ed alzai lo sguardo per guardare Marsilda in procinto di enumerarmi le svariate ragioni per cui non voleva avere nessun tipo di contatto con me. Per ora, si intende.
    Perchè non mi piaci! Sei uno scemo, insistente e buono solo a correre dietro alle gonnelle del castello.
    Oh, be', pensai mentre sorseggiavo la tisana. Non è neanche il peggio che mi ha detto.
    E... e sei pure brutto!
    A quelle parole sputai la tisana, che mi andò di traverso. Appoggiai la tazzina sul tronco e mi battei il petto con il pugno, metà ridendo e metà cercando di non morire soffocato. Io? Brutto?? Questa sì che era bella!
    Ora ti è più chiaro, Yu-Shin Lee?
    씨발 (sshibal, cazzo), pensai. Quanto è sexy il mio nome pronunciato da lei? Quello sarebbe sicuramente diventato materiale per i momenti di intimità con me stesso, eheh. Marsilda che mi sussurrava Yu-Shin Lee all'orecchio, con la sua voce da integerrima maestrina mentre io le sfilavo la camicetta dalle spalle...
    Marsilda, iniziai alzandomi e riprendendo la tazzina con la tisana. Il suo nome sulle mie labbra era tanto dolce quanto aspro... come lo yuzu che stavo bevendo... Sarò anche un coglione, ma brutto?, le chiesi alzando un sopracciglio. Sappiamo entrambi che è una cazzata. Oggettivamente parlando!
    Bevvi un altro sorso di tisana. Cazzo mi era uscita veramente bene. Cioè, in realtà Su-Ae mi aveva mandato un barattolo con il preparato di yuzu, quindi tecnicamente era lei ad aver fatto un buon lavoro.
    Ti assicuro che la tisana è solo una tisana. Siediti con me cinque minuti e ti prometto che poi ti lascio in pace, dissi avvicinandomi a lei. Se mettessi da parte i tuoi pregiudizi e parlassi con me anche solo qualche minuto potresti addirittura scoprire che ti sbagli sul mio conto..., poi assunsi l'aria più offesa di cui ero capace. E poi darmi del bruttone è stato un colpo davvero basso... chi se lo sarebbe aspettato... questa violenza verbale... da una Caposcuola... che bassezza...
     
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    Immagino la mia pazienza come un vaso dalla forma a clessidra, privo di manici e dall'intenso color castagno, rifinito sui bordi da bellissime decorazioni floreali in oro. Durante il sonno il vaso si svuota, così da poter accogliere ogni giorno le gocce d'acqua che andranno a riempirlo, a volte rimangono dei rimasugli sul fondo, quelle mattine sono pesanti poichè si portano appresso il carico del giorno prima, ne ho vissute molte e sono sempre sopravvissuta, in un modo o nell'altro; spesso arrivo a tanto così dal bordo, ed ho perso il conto delle volte in cui la mia pazienza ha strabordato inondando me e gli altri, però ultimamente mi piace pensare di stare diventando effettivamente più malleabile ed empatica, per il bene di tutti. Certo, a volte gli studenti ci si mettono d'impegno per farmi saltare i nervi, e probabilmente non mi libererò mai di certi tratti caratteriali, eppure percepisco meno il peso delle loro gocce.
    Con Yu-Shin Lee no. Ogni sua battuta è una secchiata d'acqua, la leggerezza con cui prende i miei difetti una piscina in cui potrei annegare a causa dell'immobilità per sbigottimento e, accidenti a lui, quel suo modo tranquillo con cui si prepara la tisana è l'oceano in cui viene gettato il mio povero vaso finemente decorato.
    Mi sento presa in giro, come se tutto quello che ho appena detto non fosse stato proferito con tono serio, ma piuttosto con una sorta di filtro buffo che rende la mia voce distorta o simile a quella di una dannata papera! Ecco, sono un pennuto che vorrebbe sfuggire dal cacciatore che gli ha appena piantato un proiettile nell'ala e ora si sta divertendo a vederlo contorcersi a terra in preda agli spasmi. Un'immagine forse tragica, ma che ben rappresenta come mi sento in questo momento. L'unica differenza è che, se avessi le piume, in questo momento avrebbero preso fuoco a causa della rabbia che percepisco dentro.
    E poi, cosa diamine vuol dire che a lui non è sembrata una tragedia? Per me lo è stata! Siamo finite anche su quel dannato giornalino, accidenti! Ed ovviamente ho chiesto già scusa, non avevo bisogno me lo dicesse lui.
    Devo calmarmi se non voglio morire d'infarto prematuro, anche perchè se svenissi probabilmente la Serpe coglierebbe la palla al balzo e cercherebbe di baciarmi con la scusa della respirazione bocca a bocca, e questa cosa non deve assolutamente accadere... Se solo il tatuaggio smettesse di prudere, mannaggia!
    Quando gli va di traverso la tisana, per un'istante penso di aver vinto, l'ho colpito dove fa più male e finalmente mi lascerà in pace perchè non potrà sopportare d'essere stato chiamato brutto, lui che sicuramente è un vanesio. Poi, perchè evidentemente al peggio non c'è mai fine, gli esce una sorta di risata soffocata e vorrei solo sotterrarmi. Ho perso, non so più come combatterlo, pensavo di avere delle ottime frecce affilate e invece gli sono rimbalzate tutte addosso, alcune rispedendole al mittente.
    "Sappiamo entrambi che è una cazzata. Oggettivamente parlando!"
    Io n-non... Beh, tu... Mh!
    Mugugno qualcosa mentre il cervello annaspa alla ricerca d'una risposta piccata e intelligente, peccato stia andando in conflitto col desiderio di asfaltarlo e la realtà oggettiva dei fatti: no, lui non è brutto, e si, la mia battuta è stata meschina. Piuttosto che ammettere la prima istanza preferisco tacere e sopportare i sorrisini soddisfatti che il ragazzo non avrà problemi ad esibire, se osassi parlare non la finirebbe più di gonfiare il petto e sentirsi il gallo più bello del pollaio.
    Con i pugni ancora stretti lungo i fianchi ed il naso ormai bloccato nella sua arricciata posizione di disgusto, lo ascolto ed in parte vorrai tanto si strozzasse di nuovo col suo tè perchè detesto sentire ciò che gli esce dalla bocca. So di avere molti pregiudizi, in passato si sono mostrati errati e spesso ricado ancora in essi, tendo a fidarmi della prima impressione senza andare a fondo cercando altro, semplicemente perchè convinta di avere ragione. Gli studiosi di Astronomia non si comportano così, come sarebbe la nostra conoscenza delle stelle se tutti si fossero fermati a ciò che vedevano coi loro nudi occhi? Non sapremmo dell'esistenza di tutti gli altri pianeti e nessuno avrebbe mai volato nello spazio, a quest'ora sulle mie costole non ci sarebbe alcun tatuaggio e la piccola Marsilda non avrebbe mai sognato di danzare sugli anelli di Saturno per fuggire alla sua triste realtà.
    Detesto dover dargli ragione, ma fa più male l'idea di poter rimanere ancorata alla vecchia me per il resto della vita. E si, lo so che dargli del brutto è stato un colpo molto basso, ma addirittura definirlo violenza verbale mi sembra un po' esagerato!
    Con un grugnito stizzito, gli do le spalle e mi dirigo verso cappotto e sciarpa abbandonati un po' più in là. Mentre li raggiungo a grandi falcate mi gratto il punto sulle costole a destra su cui riposa il tatuaggio, sia per darmi sollievo che per tentare di fargli credere che sono una sorta di scimmia maleducata con le pulci. Ovviamente non funzionerà, ma vanamente sperare non ha mai ucciso nessuno. Più o meno.
    Infilo il cappotto ed avvolgo la sciarpa attorno a collo e parte del volto, in modo da far sbucare fuori solo gli occhi e una parte del naso. Torno verso di lui con la schiena dritta e la marcia di un generale, mi siedo il più lontano possibile sul tronco ed incrocio le braccia al petto, in attesa.
    Cinque minuti a partire da adesso, avanti. Dimostrami che ho un parere totalmente sbagliato su di te.
    Dietro la sciarpa mi spunta un sorrisetto di sfida, credo si possa leggere anche dal modo in cui mi brillano gli occhi che sono convinta di come andrà la storia: fallirà, perchè è uno scemo che da me vuole solo una cosa. Le probabilità che possa ribaltarmi l'opinione è molto bassa, ma già il fatto che io sia qui è un dargli il beneficio del dubbio, quindi che non lo sprechi.
    Districo le braccia dal petto ed inizio a sciogliere la treccia, tanto ormai era in disordine e non mi serve più evitare di trovarmi coi capelli in bocca visto che gli allenamenti sono stati interrotti e rovinati. Smuovo le ciocche con le punte delle dita e rivolgo al ragazzo un veloce sguardo di fuoco prima di spostarlo sulla tazzina contenente il tè che lui dice essere perfettamente sano.
    E comunque quello non lo bevo.
    Mi sto già sforzando d'essere qui, è stato faticoso ammettere -senza emettere un fiato- che lui aveva ragione... Non posso pure dargli corda per la tisana, che diamine!
     
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    Non è che non sapessi che facendo il coglione facevo incazzare Marsi di brutto; ne ero perfettamente consapevole. Solo che c'era qualcosa che mi spingeva a darle fastidio ed a punzecchiarla. A posteriori mi rendevo anche conto di quanto fosse controproducente, ma quando mi ritrovavo lì, davanti a lei, non potevo farne a meno. Era troppo divertente vedere il suo viso cambiare, le sopracciglia aggrottarsi, gli occhi assottigliarsi. Non so, mi piaceva farla incazzare. O forse mi piaceva farle perdere il controllo... sì, doveva essere quello. Marsilda portava sempre una maschera imperscrutabile, con quel suo cipiglio serio, il portamento impeccabile, i capelli ben sistemati, la divisa perfetta... persino quando sgridava gli studenti, svolgendo i suoi compiti di Caposcuola, sembrava controllarsi. Come se soppesasse i sentimenti con un misurino e, in base alla situazione, ne aggiustasse le quantità — del tono o della durezza della voce, delle espressioni del viso. Quel suo modo di fare controllato mi affascinava moltissimo e c'era qualcosa dentro di me che non desiderava altro che vedere la Marsilda oltre la persona che decideva di mostrare agli altri. Di vederla senza tutti quegli strati di protezione. Anche se questo significava farle girare "i coglioni più velocemente d'un boccino d'oro", come soleva dire un saggio Grifondoro.
    Comunque da quando conoscevo Marsilda non mi era mai capitato di lasciarla senza parole, così, quando la vidi annaspare in cerca di una risposta per poi zittirsi, rimasi a bocca aperta. La vidi stringere i pugni con frustrazione, emettere un mezzo grugnito (adorabile) e voltarmi le spalle. No!, pensai con un moto di panico vedendola allontanarsi.
    Aspetta, Marsilda!, le dissi con un filo di voce, già maledicendomi per aver esagerato. Merda, la situazione era perfetta — la radura, la neve, nessuno in giro, il Generale che se ne stava buono ecc. — non poteva mollarmi lì come un povero coglione. Non avevamo detto che era destino? Certo che lo era. Lo era. G-giusto?
    Avevo mosso qualche passo verso di lei già temendo di trovarmi davanti il solito muro quando, dopo essersi sfregata un punto all'altezza delle costole (si era fatta male?) ed aver indossato il cappotto, si diresse nuovamente verso di me.
    Ma allora stavo sognando davvero! La guardai camminare serrando la mascella, cercando di forzare l'espressione più tranquilla e pacata del mondo, ma la verità era che avevo veramente pensato di essermi giocato quell'occasione e mi ero preso male. Forza, minchione, a nessuno piace un coglione sentimentale e per di più preso male, mi dissi ricomponendomi.
    Marsilda si fermò a pochi passi da me, completamente avvolta nella sciarpa, interrompendo la sua marcia da sergente caporale.
    Cinque minuti a partire da adesso, avanti. Dimostrami che ho un parere totalmente sbagliato su di te, disse perentoria, sedendosi.
    Sentii un tuffo al cuore e non potei trattenere un sorrisone. Abbassai lo sguardo e girai il volto dall'altra parte, sperando che Marsi lo interpretasse come un ghigno di vittoria e non come quello di un coglione emozionato.
    Quando alzai lo sguardo era sul suo di viso ad essere comparso un sorrisetto. Mi guardava con sfida ed invece di sentirmi intimidito non potei fare a meno di pensare a quanto fosse bella. Cominciò a sciogliersi la treccia con noncuranza, ignara del fatto che quel gesto era esattamente quello che dava il la a tutte le mie fantasie su di lei. Solo che nei miei sogni ero io a farlo. C'era qualcosa di troppo erotico nel non vedere e quindi nel togliere, slegare, rivelare... Sentii lo stomaco chiudersi. Mannaggia a me ed alle notti passate a pensare a Marsilda! Adesso, in quel momento così critico, come avrei fatto a concentrarmi? Cazzo, ripigliati!, pensai, Ha detto cinque minuti! Da quanto cazzo la stai guardando come un coglione imbambolato? Svegliatiiiii
    E comunque quello non lo bevo.
    Eh?, le chiesi riemergendo dai miei pensieri. Poi vidi che con lo sguardo stava indicando la tazzina. Ahh! Eh, non sai cosa ti perdi
    Mi sedetti accanto a lei prendendo la tazzina tra le mani. Esattamente cosa pensi che ci sia dentro?
    Mi girai a guardarla con un sorriso sghembo, ma quando lo feci mi resi conto che mi ero seduto troppo vicino. Potevo sentire il suo profumo, soprattutto ora che aveva sciolto i capelli. Non so se ero io troppo sensibile o lei che aveva esagerato con lo shampoo, ma mi sembrava di essere entrato in una nuvola di lavanda. Oh, ti sei appena ripreso, non imbambolarti di nuovo! Mettiti a distanza di sicurezza, coglioneeeeee! Spostatiiii!!!!
    E comunque cinque minuti sono troppo pochi per farti cambiare idea su di me, le dissi spostandomi un po' più lontano e portandomi la tisana alle labbra. Non possiamo farci una semplice chiacchierata?
    Presi l'altra tazzina dalla borsa e la pulii con un colpo di bacchetta. Versai la tisana e la appoggiai sul tronco. Nel caso cambiassi idea.
    Allora... da quanto hai ripreso con la danza?, le chiesi con la confidenza con cui ci si rivolge ad una persona che si conosce da anni. Ero finalmente riuscito a tornare padrone di me e non avevo intenzione di perdermi in preamboli inutili. Ti eri fatta male?, le domandai facendo un cenno al punto in cui si era grattata prima. Anche alla mia sorellina piace ballare. Io non volevo farle fare danza perché pensavo fosse una specie di moda. Sai, tutte le sue amiche ci vanno. Quindi l'ho iscritta alla mia scuola di taekwondo. Ho pensato che è importante che sappia difendersi... nel caso perda la bacchetta, non si sa mai. Ma lei ha cominciato ad andare alle lezioni di danza classica di nascosto. L'ho scoperto tipo dopo sei mesi. Quando le ho chiesto come avesse pagato il corso di danza mi ha detto che aveva preso i soldi in prestito... dal mio portafoglio!, risi ripensando a quella stronzetta sfacciata. Ma ho sbagliato io. Alla fine aveva ragione lei e non era una fissa passeggera.


    Edited by yushin - 21/4/2024, 22:31
     
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    Trovarsi dalla parte sbagliata del coltello è fastidioso e pericoloso, specialmente quando il manico viene retto dalle mani da cozza di Yu-Shin Lee, ma in passato ho sopportato di peggio e posseggo un buon equilibrio, quindi a meno che non mi si diano delle spinte troppo forti dovrei riuscire ad evitare di ferirmi sulla lama.
    Sorride con la convinzione di chi è arrivato primo, peccato che la maratona non sia ancora finita e potrebbe inciampare nei suoi stessi piedi da un momento all'altro. E se fossi io, quella in torto? Se davvero riuscisse a smuovermi e farmi cambiare idea? Lo trovo uno scenario parecchio improbabile, se anche dovesse farcela dubito accadrà in una sola seduta e per il momento non sono propensa a passare ulteriori minuti insieme a lui. E siccome non credo sia abile nel castare l'Imperio per obbligarmi a stare qui, dovrei essere salva.
    Non riesco nemmeno ad immaginare un mondo in cui io ed il coreano siamo amici, figuriamoci qualcosa di più profondo... Se fossimo partiti con un piede più leggero forse ci saremmo trovati a chiacchierare amabilmente a lezione, peccato che il ragazzo si sia mostrato fin da subito più propenso ad un altro tipo di attività che concernevano la mia persona, ed io non ho alcuna intenzione di farne parte. Esistono le studentesse che gli sbavano dietro, per quello, io ho altro a cui pensare ed un cuore accartocciato da rimettere a posto, non ho tempo per ulteriori sciocchezze.
    Anche se, lo ammetto, sarebbe bello poter trovare finalmente una persona che mi apprezzi per ciò che sono e che sia anche sincera, ma sono sogni per un futuro prossimo, magari quando avrò terminato gli studi e sarò uscita dal castello... Le due delusioni cocenti che ho ricevuto fanno ancora troppo male, al momento non ho la minima intenzione di perdere la testa per qualcun altro. Specialmente per un idiota come Yu-Shin.
    Lo squadro quando mi si siede troppo vicino, le labbra si assottigliano ed un sopracciglio s'innalza in maniera eloquente, tanto che dubito servirà esprimere a voce il messaggio di darmi più spazio, per cortesia.
    Probabilmente la sostanza psicotropa che ti fa sorridere come un imbecille.
    Stai buona, Marsilda, vacci piano con le offese. A nessuno piace concedere tempo a persone con cui ci si sente a disagio, però gli hai appena dato cinque minuti ed il beneficio del dubbio, davvero vuoi sentirti ripetere quanto le tue parole siano un colpo basso dietro l'altro?
    In ogni caso, apprezzo che si sia spostato più in là, non che questo sciolga i muscoli tesi dal nervosismo, ma è già un'inizio. Chi lo sa, magari tra poco il Serpeverde riuscirà persino a farmi sorridere... Nah, che idea assurda!
    "Non possiamo farci una semplice chiacchierata?"
    Quattro minuti e trenta secondi.
    Replico fredda e seria, nessun muscolo del viso si muove mentre rimango fissa sul suo sguardo. Se vuole iniziare a parlare, che lo faccia adesso, personalmente considero il tempo un bene molto prezioso e gliene sto regalando più di quel che merita. Potrei essere altrove a ballare o bere un tè caldo -non il suo, per quanto l'odore proveniente dalla tazza sia invitante- ed invece sono qui, quindi che si sbrighi.
    Le domande sulla danza non mi sorprendono più di tanto, tralasciando il fatto che mi abbia spiata per i suoi fini -che preferisco non immaginare- avrebbe comunque potuto incappare nello stesso spettacolo anche dentro il castello, e volersi togliere delle curiosità è un tratto molto umano. Ormai non mi nascondo più agli occhi degli altri, che mi guardino pure mentre ballo, e non provo timore nel rispondere alle domande personali, anche se parlare di mio padre e ciò che ha fatto con dei totali estranei è un passo un po' troppo grande persino per la Marsilda che si è liberata dalle catene.
    La ritengo una confidenza troppo importante per darla in dono a chiunque, anche se mio padre si meriterebbe d'essere sulla bocca di tutti per il dolore che ha portato nella mia vita ed in quelle altrui. Posso raccontare mezze verità, e poi si vedrà.
    Ho ricominciato dopo l'estate. Mi ero fatta male si, ma non qui...
    Porto una mano sul costato, laddove riposano i miei piccoli pianeti, e ne approfitto per dare un po' di sollievo a quel prurito fastidioso quanto il sorriso beone del coreano.
    Questa è solo una seccatura post tatuaggio, niente di così terribile se messo a confronto con un ginocchio rotto.
    Alla fine non è una bugia, giusto? Ho solo omesso la parte riguardante mio padre e la violenza psicologica dell'impedirmi di guarire in qualsiasi modo, è storia passata, ciò che conta è il presente.
    Prima che tu me lo chieda: no, non puoi vederlo.
    Incrocio le braccia al petto nel riferirmi al disegno d'inchiostro che ho sulla pelle, quasi volessi proteggerlo dall'inesistente vista a raggi x di Yu-Shin. Non che mi sarei messa a nudo per qualcun altro con questo freddo, avrei perlomeno aspettato d'essere al chiuso e lontano da occhi indiscreti, però il Serpeverde non potrà bearsi nemmeno di questo privilegio, ne ora ne mai.
    Ascolto il racconto sulla sorella ballerina, se l'avessi davanti le chiederei cosa l'abbia spinta a sceglierla come pratica sportiva ed avremmo potuto provare qualche passo insieme, anche solo per gioco, ed invece mi è toccato suo fratello... Che comunque mi sembra protettivo nei confronti della piccola, l'interessarsi alla sua protezione non è poco, e sebbene l'iscriverla ad una scuola di arti marziali sia una mossa che non apprezzo del tutto, non mi sembra che il ragazzo lo abbia fatto con la stessa soffocante apprensione che mostrava mio padre.
    Alla fine un minuscolo sorriso riesce a strapparmelo, più grazie a sua sorella che per meriti suoi: mi piace che si sia presa la libertà che meritava, fregandosene del volere del fratello, io non ne avrei avuto il coraggio.
    Ha fatto bene, probabilmente se avesse ascoltato te sarebbe stata infelice. Quanti anni ha?
    La mia unica fortuna fu che mamma era una ballerina quando incontrò papà, lui mi concesse di danzare come lei solo perchè l'ambiente gli era familiare e lei aveva le conoscenze giuste, per quanto poco le importasse di me. Se lei fosse stata altro, sicuramente papà mi avrebbe negato di portare le scarpette a punta ai piedi, avrei dovuto concentrarmi solamente sullo studio e mettere da parte i sogni. Avrei comunque avuto le stelle, ma non avrei mai volato sulle mie ali.
    Si trova al castello? Non credo di averti mai notato parlare con qualcuno di simile a te... Non che m'importi delle persone con cui hai a che fare.
    L'ultimo pezzo è una veloce aggiunta atta a non fargli perdere troppa la testa con strane elucubrazioni che implicano assurdità riguardo me o la rilevanza che do alla sua persona. Non m'importa davvero di chi sceglie d'accompagnarsi a lui, ma se ha una sorellina interessante e più intelligente potrei scambiarci due chiacchiere volentieri.
    E... ti prendi cura di lei da solo?
    Il fatto che abbia preso i soldi dal suo portafogli non dovrebbe indicare automaticamente che sono orfani, però la domanda sorge spontanea e anche io non sono immune alla curiosità. Potrebbe comunque essere un'argomento giustamente delicato e un pochino il viso mi si ammorbidisce, non sono così crudele dal mostrarmi gelida dinnanzi all'ipotesi dei suoi genitori morti. Se così fosse comunque sarebbe molto maturo da parte sua, ed un piccolo punto a favore sulla bilancia.
    Io sono figlia unica, non ho nemmeno dei cugini. Mamma è stata una étoile francese, da piccola volevo essere come lei... Anche la mia non è stata una fissa passeggera.
    Gli lascio qualche briciola di me, più per darmi modo di mettere alla prova le arrugginite abilità sociali e l'aprirmi col prossimo che per pareggiare le confidenze. E poi così farò passare più in fretta i cinque minuti.
     
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