Holmes & Watson

Vanilla - Andrè

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    Serpeverde
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    Un adolescente di per se è già incazzato con il mondo, un adolescente orfano lo è ancora di più.
    Vanilla attraversava la fase acuta dell’adolescenza in cui si rasentava quasi la follia, gli ormoni ballerini facevano a cazzotti con il buon senso e tutto nelle sue scelte era sbagliato, tutto tranne la sua lotta segreta contro il crimine. Un crimine di cui non conosceva il nome e forse nemmeno il significato, eppure aveva iniziato ad appuntare sul suo taccuino ogni avvenimento degno di nota nel mondo magico, ogni cosa che potesse sembrarle utile per venire a capo alla questione. Il nocciolo della questione non c’era bisogno di dirlo, era il repentino calo di potenza della magia, motivo per il quale i suoi genitori erano stati vittime di una morte terribile, una di quelle su cui persino i giornali avevano scritto. Per la piccola Matviga, le lezioni e lo svolgere una vita normale era presso a poco che impossibile, come potevano i suoi compagni fingere che tutto fosse uguale a ieri? Come potevano fingere che i problemi del resto del mondo non intralciassero anche la loro di vita? Tipico del resto dei suoi compagni occuparsi di questioni banali come amori, studio o brufoli. Per lei era diverso, per lei la sua vita aveva riacquistato un senso nell’esatto momento in cui aveva scelto di non arrendersi. Il caso sulla morte dei suoi genitori era stato chiuso, liquidato come un incidente, ma poteva davvero considerarsi tale? Non se ne capacitava.
    Le poche informazioni che aveva raccolto erano tutte incentrate sulle piante magiche, mandragole che tornavano ad essere tuberi inanimati, ingredienti mancanti, piante magiche importantissime divenute ormai erbacce, insomma.. l’unica persona che forse poteva spiegarle qualcosa in più stando tra le quattro mura del castello era l’insegnante di Erbologia, sembra che fosse disposta ad aprirsi con lei..
    Chiuse il taccuino di colpo, il rumore diede inizio alla caccia, si era organizzata per bene. Niente divisa per l’occasione, solo un paio di jeans e una vecchia felpa grigia di Hunter, una di quelle che era riuscita a strappargli durante la permanenza a casa sua. Indossò le converse nere e legò i capelli in una coda alta perfettamente centrata, così concentrata sulla moda e sulle apparenze persino in un momento del genere ritenne giusto restare se stessa. L’unico segno che qualcosa in lei aveva iniziato a mutare fu la gomma da masticare al lampone, non ne aveva mai mangiate così tante se non nell’ultimo periodo. Socchiuse le labbra e una piccola bollicina scoppiò, divertita raccolse la tracolla, taccuino, penna e filò via dal dormitorio. Nessuno si poteva poi chissà quale domanda se vagava per il castello da sola, ormai era piuttosto comune vederla lontano dai suoi amici, ci avevano fatto tutti caso. Sfilò per i corridoi, fortunatamente il dormitorio dei Serpeverde era nei sotterranei, questo la favoriva negli spostamenti verso l’esterno visto che non doveva superare le innumerevoli scale del castello. Non ci volle molto prima di intraprendere la strada verso le serre, un posto che di rado frequentava visto il poco interesse che nutriva verso la materia, eppure adesso aveva tutto un altro fascino.
    L’odore acre del muschio e del terriccio bagnato la costrinse ad assumere una smorfia disgustata, non amava particolarmente le piante, sporcarsi le mani, ricordarsi di annaffiarle, tutte cose che non rientravano nei suoi interessi, eppure si chiese guardandosi attorno se non fosse necessario iniziare ad impegnarsi davvero durante quelle lezioni. In ogni caso, nelle serre di Erbologia non sembrava esservi traccia della professoressa, nessuno dunque che potesse rispondere alle sue domande, tranne che per qualcuno.. una sagoma non sconosciuta che come lei si muoveva flessuosa e sinuosa tra vasi giganti. Vanilla silenziosamente si avvicinò alle spalle del ragazzo, non fu certa di chi fosse fin quando non ne scorse il profilo famigliare. “Dobbiamo smetterla di avere entrambi idee di merda” Andrè come lei era giunto nella serra ma quali fossero i suoi motivi le erano al momento sconosciuti. Certo era che si muoveva come lei in modo sospetto, dunque la sua visita non era del tutto priva di interesse. L’ultimo loro incontro era stato nella foresta e solo qualche giorno prima Vanilla gli aveva dato del biondo seducente, un temibile insulto non c’era che dire. Poggiò la mano su un tavolo in legno sporco di terra “hai visto la professoressa? Devo farle alcune domande” nell’altra mano aveva ben stretto il suo taccuino, un insieme di informazioni che aveva raccolto con non troppa difficoltà. “Pensavo preferissi cura delle creature magiche” strizzò l’occhio, non era ignoto che al ragazzo piacesse in modo particolare la professoressa Carter, Vanilla si chiese se come nei libri audaci tra loro ci fosse stato qualcosa, il sol pensiero l’accese come una fan girl con gli ormoni a mille.
     
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    L’abbiamo fatto, abbiamo “abusato” del nostro potere? E soprattutto, ponendo come un dato di fatto che la magia è, così come l’intelligenza o l’estro, nulla più di un talento o un dono naturale fornito a singoli individui, c’è davvero un modo oggettivamente sbagliato di usarla?” dacché le aveva udite nell’aula avviluppata da un’elettrica tensione, le parole dall’insegnante dall’ambigua e mutevole personalità avevano seguitato a riecheggiargli nella mente, riaffiorando dalla sua memoria in veglia ed in sonno. A tratti unendosi e confondendosi, a tratti distaccandosi e sovrastandosi, con quelle della druida dagli occhi bugiardi che gli erano piombate sul capo con l’impietosa violenza d’una ghigliottina, vergando una sentenza di morte per tutto il mondo magico. “ La Magia sta morendo. Un giorno abbandonerà questi luoghi, gli incantesimi affievoliranno… creature e piante morranno. Se non interveniamo adesso noi tutti cesseremo di esistere.”.
    Nel bramare risposte da Korczak, lo spettro d’un aspirante cantautore aveva sperato d’ottener un’effimera folgore di speranza con cui trafiggere la tempesta di cui era prigioniero, una flebile luce in lontananza verso cui orientare la propria rotta per non perire nella burrasca. Illuso…era stato sol un maledetto e miserabile illuso. Giacché ciò che aveva ottenuto dall’uomo avviluppato in oscuro pericolo, era stato un mero aizzarsi della preoccupazione che lo tormentava dacché s’era destato in un solitario letto d’ospedale al Saint Patrick, sopravvissuto ma sol in parte: quella che Karen fosse l’unica che potesse invertire le nefasti sorti della Magia, salvandola dal proprio tragico tramonto, e che se quella Profezia si fosse diffusa, non vi sarebbe stato remoto loco in cui avrebbero potuto nasconderla per proteggerla. Le avrebbero dato la caccia senza tregua alcuna, come forse sarebbe accaduto altresì a Daisy, nel momento in cui non sarebbe più stato possibile preparare le Pozioni Antilupo e l’antico odio per i lupi mannari sarebbe stato fomentato dalla paura di non poterli controllare.
    Pensieri che avvelenano la creativa e caotica mente di André con la prospettiva che Caitlin avesse avuto ragione e che entrambe fossero condannate, tanto quanto il loro mondo…che né lui, né Logan, né nessun altro avrebbe potuto strapparle a quel crudele destino. Una prospettiva che lo tormentava, costringendolo ad affacciarsi pericolosamente sul baratro del maelstrom dei suoi feroci istinti e delle due indomite emozioni, minacciando di fargli perdere il controllo su sé medesimo. Ancora. Una prospettiva a cui tuttavia caparbio e superbo si rifiutava d’arrendersi, dedicandosi non sol ad affinare le proprie capacità in duello e a conceder al lato oscuro e proibito della Magia di corromperlo, ma altresì cercando disperatamente di comprendere se veramente non vi fosse altra verità oltre a quella per cui la madre di Daisy era stata uccisa…un’alternativa al sacrificare l’irlandese per salvare la Magia…qualsiasi indizio che potesse suggerirgli che vi fosse una rotta diversa da seguire….
    Per questo quel giorno, dopo l’ennesima notte insonne di cui serbava i segni sul volto dai duri tratti, André s’era introdotto nelle deserte e silenziose serre del Castello: per cercare risposte ove il declino pareva aver avuto esordio, nell’inesorabile perdita di potere delle piante magiche. Era conscio il lunatico e selvatico Stormind di non possedere le competenze per studiar a fondo il mutamento in atto nella flora del suo mondo, ma sentiva il feroce bisogno di vedere con i propri cinerei occhi gli effetti degli scompensi nel flusso magico…di toccare quelle piante private dalla loro magica linfa e percepirle morenti fra i polpastrelli…di provare sperimentando che nulla potesse essere fatto per salvarle. Un bisogno irrazionale, folle persino, a cui tuttavia André era avvezzo, poiché quel suo esser estremo, incapace di trovar una mezza misura, era parte della sua maledetta indole, instabile ed inaffidabile, a volte aggressivo e iracondo, tempesta che castiga e mai scoglio su cui rifugiarsi.
    La professoressa di Erbologia prima di andarsene aveva dedicato un’area a parte alle piante che avevano perduto il loro potere e un'altra ancora a quelle che sembravano destinate a farlo, ma che ancora ne serbavano delle gocce dentro di sé: non era noto se la prossimità con la flora colpita dalla demagicizzazione potesse contaminare elementi sani, per cui prudenzialmente era stata attuata tale divisione, gestendo gli spazi in maniera diversa e funzionale. Tanto che, a discapito di come la vegetazione crescesse in maniera libera e selvaggia, in quei luminosi ambienti regnava un armonioso ordine, in contrasto con il caos che invece gli viveva dentro.
    Fu verso la zona dedicata alle piante oramai prive di Magia che André si diresse, osservando ciò che lo circondava con quel suo sguardo d’artista attratto da tutto ciò che appariva fuori posto ed eccentrico. Come Vanilla Matviga in una serra con l’elevato rischio d’imbrattarsi di terriccio e di altre vegetali sostanze, vestita con una felpa che aveva visto tempi migliori e una gomma da masticare fra le labbra.
    - Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior. - le s’approssimò con il suo usuale sghembo sorriso malandrino e malizioso, citando un cantautore italiano che era entrato nella storia internazionale con le sue condanne a vizi e peccati della società tradotte in canzoni e poesia.
    - Come stai, Vanilla? - ripensando irrimediabilmente a quanto accaduto nel corso della lezione di Pozioni, osservò intensamente la compagna André, cogliendone ogni minuzia per dipingerne un ritratto in quello scenario nella sua mente. E nel farlo, rifletté che invero la sua presenza lì non fosse poi tanto bizzarra e fuori dagli schemi. Poiché era cambiata Vanilla. Dacché l’aveva conosciuta, barricata nei suoi reticenti silenzi e nella sua calcolata posatezza, era stato come se qualcosa si fosse irrimediabilmente spezzato in lei e l’avesse costretta a risorgere dalle proprie ceneri in una forma diversa, ma che non per questo egli trovava avversa. Dopotutto, allorché ne aveva incrociato per la prima volta lo sguardo di luminose e perlacee acque, aveva percepito vi fosse un desio di vivere e d’osare in lei che tratteneva…una passione che domava e ammaestrava come pericolosa fiera. Per timore di ciò che gli altri avrebbero potuto pensare se avesse concesso a quel suo lato di sé d’emergere, forse. Oppure poiché così le era stato insegnato, sin dacché era una bambina allattata con aspettative e ricchezza. O magari, chissà, poiché perder il controllo le faceva paura e lasciarsi andare alle emozioni…faceva correre quel rischio che André conosceva bene.
    Un cambiamento quello nella verde-argento che, malgrado avesse le sue radici nella sua sofferenza per aver perduto tutto, André non poteva che apprezzare, poiché specchiandosi nelle tempestose nubi dei suoi occhi, ella così gli appariva più autentica e libera. In un modo che gli rammentò Marsilda senza che potesse prevederlo, riportandolo a quando l’aveva vista per la prima volta danzare e ne aveva saggiato la veritiera essenza. Priva di catene fuorché quelle del suo spezzato corpo, anche se sol per pochi graffi di plettro. Il tempo di un’illusione…
    - La Westwood ha lasciato la cattedra e non credo sia stata ancora sostituita. - l’informazione era stata alimentata dai sussurri fra le tavolate nel corso della colazione, allorché la donna non era stata vista al tavolo degli insegnanti ancor una volta e molti studenti avevano ricevuto comunicazione dell’annullamento delle sue lezioni.
    - Si tratta di qualcosa per cui posso aiutarti? - dal modo in cui teneva il taccuino fra le piccole dita, proteggendolo e al contempo aggrappandosi ad esso come fosse un tesoro prezioso, André ebbe l’impressione che l’assunto le stesse particolarmente a cuore. E che fremesse intimamente per avere risposte, forse sulla precarietà del loro mondo profetizzata da ciò che stava accadendo alla flora magica, proprio come lui. Che tuttavia al contrario di Vanilla aveva scelto ancor una volta d’agire da solo e di non rivolgersi a figure più esperte…non dopo che farlo con Korczak s’era rivelata un’arma a doppio taglio. Una trappola per la sua mente.
    - E non sbagliavi. Ma non è solo per la Carter. - precisò con cipiglio sornione e divertito, intuendo il malizioso sottinteso oltre l’occhiolino della compagna, che gli rese piuttosto palese a cosa pensasse. Che cercasse volentieri la compagnia dell’insegnante dalle parvenze d’una Veela non era un mistero, così com’era oramai noto che avesse flirtato con lei prima di sapere chi fosse ed ella non lo avesse degnato d’uno sguardo. Una storia che era stata esagerata e distorta, ma senza smarrire quel pizzico di verità che André non aveva negato.
    - Avere a che fare con le creature magiche qui al Castello mi ha fatto per la prima volta sentire di essere portato per qualcosa, oltre che per la musica. - ed aveva delineato un orizzonte in cui forse avrebbe potuto ambire a divenir un Magizoologo, a discapito del suo disturbo che sapeva avrebbe potuto comprometterlo in qualsiasi carriera che richiedesse una costanza e una stabilità che non aveva superba certezza di poter dare.
    - Per cui le ho chiesto di essere ancora il suo assistente. Anche se potrebbe alimentare le voci su di noi... - non era per sé che quei sussurri lo infastidivano, né per Anastasia che sapeva li avrebbe messi a tacere con un’algida risata, bensì per Daisy. Non s’esprimeva molto al riguardo, proteggendosi oltre i suoi timidi silenzi, ma André aveva il sospetto che il suo passato fosse a volte opprimente per la giovane dagli occhi espressivi, che ne subiva irrimediabilmente le conseguenze. Conseguenze da cui avrebbe voluto poterla proteggere, come da sé medesimo...
    - Comunque, piante e creature magiche sono profondamente collegate…metti a repentaglio la salvezza delle une e saranno a rischio anche le altre. - e così altresì le Pozioni e la loro medesima esistenza di Maghi, in un cerchio senza esordio né epilogo, come la druida dagli occhi bugiardi aveva profetizzato. - Per questo sono qui. -.
     
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    Dalle finestre della serra la luce filtrava armoniosamente, i colori riflettevano sul fogliame in piccole strisce, tutto era così famigliare, forse troppo per la piccola Vanilla. La pelle della ragazza venne sferzata da una doccia fredda di ricordi, si ricordò di quando era nella serra di sua madre proprio al suo fianco. L’aveva sorpresa durante la potatura delle rose, il volto candido di lei così sereno e felice era ancora vivido nei suoi ricordi. Sospirò, se solo ci fosse stato un modo per riportarla indietro avrebbe fatto qualsiasi cosa, non lo aveva raccontato ad anima viva ma si era persa tra gli incantesimi più antichi in cerca dell’incanto giusto ma era stato inutile, la resurrezione era un’idea da folli e per quanto Vanilla fosse a volte tanto ingenua e immatura, aveva ben chiare quali fossero le leggi dell’universo. I suoi genitori non sarebbero mai potuti tornare indietro, gli avrebbe portati con se nei suoi ricordi per sempre. Tutto quello che poteva fare per loro era indagare e fare ciò che il Ministero non aveva fatto, trovare i colpevoli se davvero esistevano.. da quando il desiderio di rivalsa l’aveva avvolta si sentiva nuovamente viva, aveva dato un nuovo scopo alla sua vita e questo bastava per renderla più simile ad un adolescente normale della sua età. Nel fior dei suoi diciassette anni si era lasciata andare più di una volta e ne era felice, ogni reazione, ogni piccolo passo era un successo lontano dal periodo più brutto della sua vita e come spesso le accadeva quando passava del tempo con i suoi amici, Vanilla era felice. Lo era anche quella volta, la figura misteriosa di Andrè la metteva a disagio, non un disagio negativo però, quel tipo di disagio che provavano le ragazze al cospetto di un ragazzo, un’emozione normale che fu felice di provare. “Carino, la prossima volta dillo cantando” gli fece eco ricambiando il suo sorriso malandrino. Andrè era stato uno dei pochi a non aver timore di parlarle o di chiederle banalmente come stesse, un gesto che per la piccola Vanilla significava tanto. “Ora molto meglio, ti ringrazio Andrè” un sorriso rassicurante le illuminò il volto pallido “tu biondo seducente?” lo imbeccò rivolgendogli lo stesso appellativo che gli aveva rivolto a lezione, un po’ se ne era pentita perché in fondo lui non centrava proprio un bel niente con tutto quel casino ma ormai il gioco era in corso e quel appellativo gli stava addosso molto bene.
    “Ma come? Ci lasciano senza insegnante di Erbologia in un momento come questo?” imbronciata sbuffò stringendo al petto il suo taccuino, non fece caso al ragazzo che di sicuro lo aveva notato, troppo avanti per essere un Tasso. Tamburellò con le dita sul taccuino indecisa se condividere con lui la sua ricerca già che c’era, guardandosi attorno però intuì che forse anche lui era lì per lo stesso motivo e non di certo per l’erballegra. “Speravo potesse aiutarmi la Westwood in realtà..” si prese del tempo per riflettere ancora.. qualche minuto per poi scegliere di fidarsi completamente del caposcuola. “I miei genitori.. Non c’è bisogno che ti ricordi la storia ma la passaporta non funzionante e la scomparsa della magia devono avere per forza un nesso, anche le piante muoiono e perdono la loro carica energetica, non so come definirla scusa” sventolò in aria la mano spostando lievemente l’aria attorno al viso. “Pensavo che la professoressa potesse dirmi qualcosa, ho la maledetta sensazione che nessuno stia facendo realmente qualcosa. Ho raccolto diversi articoli di giornale, tutto da quando sono riapparsi i marchi neri. Non può non esserci un nesso” gli porse il taccuino, al suo interno vi erano ritagli di giornale di ogni misura, risalivano da prima dell’estate, Vanilla meticolosamente gli aveva ritagliati e incollati annotando ogni possibile indizio, sollevò gli occhi dal taccuino solo per rimproverarlo “sei portato per tante cose Andrè solo che ancora non sai quali, hai tempo per darti da fare” non è che non volle dargli peso ma il ragazzo non aveva ben chiare quali fossero le sue potenzialità e piangersi addosso era un po’ da strambi, soprattutto per lui che di talento ne aveva a palate. “Non credo ti abbia scelto solo perché ci sai fare con quei mostriciattoli, ti ho visto insegnare ed è molto più di quello che pensi” credere in se stessi, quella era la chiave per il successo, se la professoressa Carter lo voleva come assistente non era di certo solo per il suo bel sedere perfetto, vi erano altri motivi didattici. “Le voci su di voi? Perchè c’è un voi adesso?” lo punzecchio assottigliando i grandi occhi azzurri, Vanilla non aveva mai avuto una cotta per qualcuno più grande di lei, una volta forse era stata da uno psicologo piuttosto attraente, un tipo che lavorava al San Mungo ma a quel tempo era troppo sconvolta per il suo lutto per pensare a qualcos’altro, adesso le voci su Andrè e la Professoressa Carter la divertivano.. Più che altro perché la donna non aveva interesse alcuno per gli uomini, il peggiore degli epiloghi dunque per il tenebroso cantastorie. “Te ne farai una ragione” posandogli delicatamente la mano sull'avambraccio lo rincuoro consapevole però il suo cuore tanto infranto non era visto che condivideva il suo tempo con compagnie più consone alla sua età, gli restavano solo i sogni, in quelli per fortuna tutto era concesso, anche le cose indicibili.
    “Non avevo considerato le creature magiche come fonte di magia o energia, è una giusta osservazione la tua” non ci aveva pensato ma questo le diede modo di esporre la teoria che si era fatta “non chiamarmi pazza per favore ma penso che la scomparsa della magia sia dovuta a qualcosa di grande, di potente. Forse qualcuno la sta assorbendo, se ne ciba.. Non sarebbe la prima volta nella storia che succede” aveva una teoria tutta sua al riguardo “ho raccolto delle informazioni anche sul folclore scozzese visto che ci siamo leggi qui” tra le pagine del taccuino vi era una lista dei luoghi scozzesi dove secondo le leggende la magia era più forte. “Potrebbero essere solo leggende babbane ma se in questi posti la magia è più forte forse è perché qualcuno la sta catalizzando, potrei aver detto tante cavolate lo so” era confusa, non aveva una pista da seguire, erano totalmente a zero eppure si sentì eccitata da morire dopo tantissimo tempo.
     
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    Dillo cantando.”. Se fosse stato ancora un aspirante cantautore e non il suo spettro, André non avrebbe esitato a farlo. Invero, non avrebbe avuto neppure bisogno del suggerimento della verde-argento, poiché cantare le note e i versi dell’artista e poeta italiano sarebbe stato istintivo, tanto quanto lo era respirare. Ma erano mesi che non lo faceva…che le sue medesime canzoni gli morivano in gola, graffiandola ed ardendola per liberarsi da quella prigione. Invano. Poiché ogni volta che come appassionato amante carezzava coi polpastrelli ruvidi le graffianti corde della sua chitarra, veniva aggredito dai demoni che lo braccavano in veglia ed in sonno.
    Demoni che a volte avevano gli occhi espressivi di Daisy, a volte quelli bugiardi della druida, a volte il viso smarrito di Karen, altre quello insanguinato di Logan. Demoni che assumevano le forme dei ricordi di quella notte sull’Isola di Smeraldo in cui era stato costretto ad affrontare la sua più tremenda paura: quella di fallire nell’essere scudo per chi amava ed arma contro i loro aguzzini. Di perderli, come aveva creduto fosse accaduto con la giovane dal romantico e sognatore cuore, allorché l’aveva percepita sfuggirgli via dalle mani, condotta altrove dall’involontario scatenarsi della sua Magia. Ove non aveva potuto raggiungerla…ove aveva creduto non l’avrebbe mai più ritrovata…
    Pensieri che ne incupirono irrimediabilmente lo sguardo di tempesta e ne resero lo sghembo sorriso una smorfia amara. Pensieri a cui però scelse di non donare voce, per non gravare le spalle della Serpeverde dagli occhi di perlacee acque altresì con il proprio di tormento…non in quell’istante in cui aveva l’impressione che fosse infine rinata dalle proprie ceneri, decisa a non darsi per vinta, e che dalle crepe che il dolore aveva aperto nella sua corazza, fosse emerso il suo lato più autentico e vivo.
    Un’impressione che invero fu Vanilla medesima a confermargli, non tanto con il verbo, quanto più con il sorriso vivido e luminoso, in parte persino rassicurante, che gli dedicò. Un sorriso audace, invero, di chi aveva scelto di non soccomber alla tragedia della propria esistenza, ma di combatter i propri mostri sin ad annientarli. Ritrovando la rotta altresì in un mare in burrasca e senza la luce d’un faro all’orizzonte. Qualcosa che invero a sua volta André aveva fatto, inoltrandosi però in acque oscure e corrotte...ambendo a divenire privo di scrupoli e a rinnegar ogni morale pur d’essere preparato ad affrontare coloro che bramavano strappargli via chi amava. Ad annientarli, persino, con ogni mezzo lecito o proibito che fosse alla sua portata...
    - Si nota. Sembri più…determinata. - a liberarsi dall’incubo in cui era stata intrappolata, a non conceder al dolore di seguitar a trascinarla indietro, a non esser più solo l’orfana dei Matviga, forse persino a vivere altresì per i suoi genitori.
    - Sempre un rosso seducente. - una risposta codarda accompagnata da un fare evasivo, che invero eran in feroce contrasto con il suo esser brutalmente onesto, a volte a proprio discapito. Ma allorché si sentiva a rischio di smarrir il controllo su di sé e d'esser travolto dal proprio caos, per André era istintivo tornar ad essere schivo e selvatico, com’un animale disposto ad azzannar altresì la mano di cui anelava disperatamente la carezza, pur di non esser approssimato e ferire di più.
    - Tanti Pozionisti ed esperti di Erbologia sono occupati a cercare di scoprire le cause della demagicizzazione, per cui potrebbe volerci un po’ prima che riescano a trovare un sostituto. - malgrado dalle notizie diffuse dai giornali sembrassero ancora brancolare nel buio, seguitando ad incappare in vicoli ciechi, le energie e le risorse che venivano impiegate giornalmente in quel campo erano innegabili. Gli stessi Indicibili su ordine del Ministero erano coinvolti, a testimonianza di quanto critica e preoccupante fosse la situazione.
    - Forse proprio per questo la Westwood ha lasciato la cattedra. Anche se teneva molto al suo lavoro, può essere che ciò che sta succedendo alla Magia l’abbia costretta a impiegare le sue competenze nella ricerca sul campo… - non solo per salvare ciò che non era ancora perduto, ma per scoprire come invertir il processo e, possibilmente, ciò che lo aveva scatenato.
    Il nervosismo e la rabbia di Vanilla per la precarietà e l’incertezza di quella situazione erano persino palpabili, come se l’etere medesima che l’avviluppava avesse iniziato a sfrigolare per la tensione che ne animava l’intimo. Una tensione fomentata dal suo desio d'agire e d'ottenere risposte, a qualunque costo. Una tensione che André non poté che trovar affine all’urgenza che imperversava nel suo intimo com’indomita tempesta: quello di scoprire se il destino di Karen fosse davvero segnato come quello del mondo magico come lo avevano conosciuto sin a pochi mesi addietro…
    Prese il taccuino che la compagna gli porgeva, percependolo tiepido fra le dita poiché ad esso s’era aggrappata con veemenza…come alla speranza d’ottenere risposte sulla misteriosa morte dei suoi genitori. Risposte che forse le avrebbero dato la consolazione di cui aveva bisogno per poter proseguire lungo la sua rotta, ferita ma non spezzata, dolorante ma viva. Una nota d’epilogo a quella parte insanguinata della melodia della sua esistenza…
    - È tutto collegato…siamo tutti collegati - una riflessione che fu a rivolta più a sé medesimo che alla sua interlocutrice, mentre sfogliava le pagine di quel taccuino in cui aveva racchiuso informazioni, quesiti, riflessioni…che tradirono come nel profondo non fosse ancora pronta a voltare pagina, ma avesse sol trovato un modo per elaborar il lutto senza giacer inerme nel baratro della sofferenza. E non poteva biasimarla André se aveva la sensazione che nulla si stesse muovendo e se spasimava per agir in prima persona, poiché malgrado lo avessero fatto in quanto privi di certezze da offrirle, l’avevano lasciata sola a brancolare nelle tenebre del dubbio e della mancanza.
    - Sono qui per lo stesso motivo. Più o meno. - non era nella professoressa Westwood che aveva ambito a cercare risposte, ma in un esperimento che forse poteva sembrar irrazionale e insensato, folle persino, ma che André aveva pianificato riflettendo sul minaccioso verbo e sulle profetiche litanie dei seguaci della Runa Bianca, che sovente avevan indugiato nel menzionar il sangue della Veggente. Sangue che rendeva il suo lignaggio antico come la Magia medesima…
    - So che non ho nessuna competenza, ma…sento di dover fare qualcosa. Perché se non lo faccio…potrei impazzire. - si passò le dita da ribelle chitarrista fra i ramati capelli, scompigliandogli ancora di più. Non poteva confidare a Vanilla cosa aizzasse il suo tormento, ma credeva che comunque ella lo avrebbe compreso. Giacché nel profondo fosse mossa dalla medesima sensazione…dalla medesima febbrile smania di non esser inutile. Inerme nell’attesa d’un cambiamento che sembrava sempre più remoto…
    - Forse non servirà a niente, ma…voglio provare a restituire la linfa magica a una delle Mandragole che l’hanno persa. Con il mio sangue. - poiché se la Magia che gli scorreva dentro era la medesima che viveva nella terra, nelle flora e nella fauna del loro mondo, allora forse il suo sangue magico avrebbe invertito il processo, restituendo alla Mandragola ciò che aveva perduto. E se così fosse accaduto...allora avrebbe significato che Karen non era l'unica. Che eran i Maghi medesimi a poter salvare la Magia. Tutti.
    Distolse lo sguardo di tempesta dal taccuino per posarlo sul viso dai raffinati tratti di Vanilla, indagandone i mutamenti per tentare di comprendere quali effetti avesse avuto su di lei la sua rivelazione. Ma invano... poiché la conosceva troppo poco per interpretarla...
    - Portato a fare del male a chi amo, senza dubbio. - un commento intriso d’amaro sarcasmo che gli sfuggì istintivamente dalle labbra, mentre s’accigliava irrimediabilmente. Non era un assunto su cui bramava indugiare, pertanto scrollò appena il capo e fuggì allo sguardo di perlacee acque della verde-argento, osservando un’edera scarlatta che poco distante sembrava stiracchiarsi, serpeggiando attorno a una struttura di metallo dall’indefinita forma.
    - Penso che…abbiamo trovato un’intensa. Io la sento e…forse lo fa anche lei. - e credeva fosse per questo che gli aveva concesso d’affiancarla, tanto quanto d’invader il suo rifugio dalla pressione della realtà che la soffocava, nella radura dei Thestral.
    Suo malgrado, la provocatoria ironia di Vanilla riuscì a lacerare la tempesta nei suoi occhi con una divertita folgore, che aizzò il suo usuale sghembo sorriso malandrino e malizioso. - Ovviamente. C’è stato dal momento in cui mi ha rifiutato brutalmente. - celiò, assecondando per qualche graffio di plettro la leggerezza di quello scambio di battute, che allentaron un poco la morsa della tormentata tensione che li aveva avviluppati.
    - Non ne sarei così sicura. Sono per metà francese, per cui destinato a penare per amore fino ad annientarmi. - un sospiro fittiziamente sofferente accompagnò quella melodrammatica affermazione, che snocciolò con cipiglio serio e cupo, tipico dei momenti in cui il suo British humour emergeva con prepotenza.
    - Anche noi lo siamo... è la nostra stessa natura ad essere a repentaglio. E forse non solo... - dopotutto, che certezza v'era che se avessero fallito nell'invertir il processo di demagicizzazione, sarebbero sopravvissuti? Che la loro condanna sarebbe meramente stata quella d'esser costretti a vivere come Babbani? Che non sarebbe stata invece la loro medesima vita a tramontar insieme alla Magia?
    - Se tu sei pazza, allora lo sono anche io. E anche se fosse…ti importerebbe davvero? - saperlo non lo avrebbe fermato e credeva neppure Vanilla: a discapito di quanto folli potessero apparire le loro teorie, la sola consapevole di indagare lo elettrizzava e lo faceva sentire maledettamente vivo. Di nuovo maledettamente sé medesimo, con i suoi estremi e il suo caos, inaffidabile ed instabile, ma autentico. Brutalmente autentico. E avere l’occasione di condividere le sue riflessioni con lei e d’ascoltarne al contempo le ipotesi…invero gli restituì l’ispirazione che aveva smarrito per proseguire senza lasciar alle intemperie di condurlo alla deriva.
    - Quando ho interrogato Korczak al riguardo a lezione, l’ho fatto per capire se fosse possibile che gli scompensi nella Magia fossero collegati alla guerra e al periodo oscuro…a quando i primi casi di Magia Involontaria risalgono. Come se l’utilizzo di incantesimi troppo potenti nel corso dei vari conflitti avesse portato a…una rottura. - com’una corda che tirata con troppa ferocia e crudeltà s’era infine sfibrata e minacciasse di spezzarsi. Sempre più sottile…sempre più debole…sempre più precaria…
    - Ma forse hai ragione e qualcuno la sta incanalando per… - plurime e turbinati ipotesi si crearono e si distrussero nei pensieri di André, ma una dominò prepotente sulle altre. - per far crollare le barriere che separano il nostro mondo da quello babbano e annullare lo Statuto Internazionale di Segretezza. - così facendo, i Maghi sarebbero venuti alla scoperta ed avrebbero potuto esercitare la loro supremazia altresì sul popolo babbano, estendendo il loro potere e la loro influenza.
    - Non sono solo leggende babbane. Conosco un altro posto come questi... - la radura nel bosco ove la Pellegrina era rinata Stella Cadente, abbracciando gli spiriti primordiali e antichi della stirpe delle sacerdotesse di Avalon. Allorché Feyre gli aveva narrato le sue origini, la sua preoccupazione era stata che il potere custodito nel suo tatuaggio le si potesse ritorcere contro. Ma in quell’istante fu la prospettiva che potesse divenir a sua volta bersaglio dei seguaci della Runa Bianca ad inquietarlo.
    - Ho fatto una promessa di mantenere il segreto al riguardo e non la infrangerò. Ma ho le prove che questo tipo di luoghi…questo tipo di poteri…esistono. -.


    Edited by soul of art and anarchy - 2/4/2024, 23:16
     
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    Si strinse forte le mani in grembo, le dita così strettamente intrecciate le divennero bianche. Il ragazzo ci aveva visto giusto, non era più la ragazzina silenziosa e impaurita di un tempo, i suoi silenzi avevano lasciato posto a brevi attimi d’isteria involontaria. Lo psicologo le aveva detto che presto sarebbero scomparsi ma Vanilla aveva iniziato ad esplorare gli angoli oscuri della follia percependo un piacere insolito nel lasciarsi andare ad essa. Era diversa, forse non migliore ma assolutamente diversa ed esserlo non era una passeggiata. Piano piano aveva iniziato a convincersi che essere diversi non era sempre un bene, le sue mani si rilassarono un po’ “voglio solo essere quello che sono”. Questo comprendeva molto più di quanto la ragazza avesse voluto esprimere, era certa che per star bene dovesse accettare delle sfumature di se stessa non piacevoli, colori del suo carattere ai quali non era abituata. Si era chiesta però cosa sarebbe accaduto se prima o poi il suo lato oscuro avesse preso il sopravvento su tutto il resto, osservò Andrè e le sue sopracciglia si sollevarono “se ti fa star bene pensarlo va bene” lo imbeccò maliziosamente. Andrè era più che seducente e non solo per il suo aspetto fisico, il suo carisma precedeva il passo svelto delle lunghe gambe, il sorriso quando sfuggito alle tenebre della sua mente, illuminava la stanza come un fuoco caldo, Vanilla si era concessa più di qualche volta un’osservazione discreta del ragazzo giungendo alla conclusione che la seduzione del corpo non era nulla confronto a quella della mente. Il paragone con Hunter fu inevitabile, se pur animato da cuor di leone il ragazzo era privo di macchia, privo di oscurità e troppo incline a volte alla leggerezza, un contrasto decisamente forte con il carattere machiavellico di lei, eppure forse la chiave del loro successo era basata proprio su questa diversità.
    “Come fai ad esserne così fiducioso? Non metto in dubbio che non stiano facendo il possibile ma ci nascondono molto questo è innegabile” fiducia nelle istituzioni, Andrè non aveva perso i suoi genitori, suo padre come ormai noto a tutti era il nuovo Capo Auror, doveva per forza aver fiducia in lui e nel suo operato. Per Vanilla era molto diverso, si era ritrovata improvvisamente sola a fronteggiare interrogatori e deposizioni, tutto per arrivare poi ad un bel niente, la passaporta aveva smesso di funzionare e nessuno era riuscito a darle più che una semplice spiegazione basata sul -non lo so-, Andrè avrebbe dovuto pazientare con la ragazzina perché quella piccola affermazione se pur giusta di lui, le diede non poco fastidio. Troppa fiducia verso un qualcosa a cui lei non credeva più, riuscì però a minimizzare la sua espressione in un sottile irrigidimento delle spalle. Era diventata brava in questo, nascondere l’emozioni e lasciarle andare al momento sbagliato. “Sei sempre così positivo, una parola carina per tutti” gli fece eco sfiorando con le dita esili un tubero inerme riverso sul tavolo. “Vorrei avere un briciolo della tua fiducia Andrè” le dita sporche di terriccio indugiarono a lungo sul legno umido mentre lui ispezionava il taccuino abilmente riempito. Vanilla osservò l’espressione del ragazzo mutare pagina dopo pagina, era certa non l’avrebbe presa per pazza, avrebbe detto una frase delle sue da maestro Yoda saggio -Vanilla hai fatto quel che potevi, il tuo aiuto è prezioso e bla bla- cantilenò in attesa che dicesse la sua ma sorprendentemente non espresse alcun giudizio. Lei sospirò “forse non te ne sei accorto ma siamo già impazziti, due ragazzini convinti di poter fare la differenza.. Se non è follia questa” poi si rilassò in un sorriso sincero “mi conforta sapere che ci sei anche tu” almeno in questo non era sola, Andrè voleva fare la differenza almeno quasi quanto lei.
    Passò una mano sul tavolo in legno spazzando via il terriccio quasi come se stesse decidendo se sedersi sopra o meno “aspetta cosa?” si sedette alla fine sul tavolo facendo ciondolare le gambe. “Perchè pensi possa funzionare?" Lo disse in tono piatto quasi binario, il suo cervello aveva iniziato a macinare più del solito, si pulì le mani dalla polvere sui pantaloni lasciandovi strisce grige alle quali non fece caso. Abbassò lo sguardo e aprì la bocca per poi richiuderla “è il tuo sangue ad avere proprietà speciali o funzionerebbe anche con quello di qualsiasi mago o strega?” si chiese se il ragazzo sapesse più di quanto le aveva detto. “Ho condiviso il mio sapere con te, adesso è il tuo turno” lo imbeccò seria, se c’era qualcosa che sapeva doveva dirglielo, Vanilla non lo avrebbe lasciato andar via senza aver vuotato il sacco. Si ammorbidì però, non riusciva ad immaginarselo intento a far del male a qualcuno, un essere buono senza ombra di dubbio ma forse non lo conosceva a sufficienza “chi non lo fa? Gli esseri perfetti non esistono e poi se pur ci fossero sarebbero noiosi” non era un discorso basato sulla superficialità, Vanilla ci credeva davvero. Meglio una personalità profonda ed esplosiva che apatica e banale. “L’importante è fare ammenda se questo ti fa star meglio ma sono portata a pensare che famigliarizzare con le proprie oscurità possa essere vantaggioso. Conosci il tuo nemico e saprai come tenerlo a bada” conoscere a fondo se stessi, questa era la chiave.
    “Oddio sei proprio cotto” si sventolò un po’ d’aria con la mano sottile, non era il primo in fondo ad essersi preso una cotta per un professore, peccato che la professoressa Carter avesse altre attitudini. “Ma cosa ci trovi in lei? È una bionda acida, sembra cammini con una scopa piantata su per il cu… Scusa non volevo essere volgare” si fermò giusto in tempo. “I gusti sono gusti” sollevò le spalle e lo lasciò stare, il loro doveva essere uno di quelli amori platonici ricchi di discorsi importanti e profondi. Ignorò le sue pene d’amore poiché la narrazione del ragazzo si fece molto più interessante, Vanilla lo ascoltò in silenzio fino alla sua ultima parola, dunque era come sospettava. Conosceva più di quello che le aveva detto e a quanto pare la sua stessa intuizione era corretta, qualcuno forse stava incanalando la magia per farne un uso sbagliato. “No affatto” se pur pazza ne andava fiera, allargò gli angoli della bocca in un sorriso eccitato, forse stavano giungendo ad un punto. “Quale potrebbero essere però le motivazioni? Il movente è importante. Far crollare le barriere è una cosa grossa, vorrebbe dire avere il controllo anche sul mondo babbano..” ci arrivò da sola, una guerra per la purezza della ragazza, era ancora di questo che si parlava? “Porko ehm scusa, Korczak non mi ha convinto del tutto, non so se il punto di rottura sia stato causato effettivamente dall’utilizzo di incantesimi troppo potenti. Sono più portata a pensare che qualcuno stia incanalando la magia per utilizzarla come arma e se così fosse sarebbe tipo..” ci pensò “un’arma letale? Qualcosa del genere forse” ci pensò ancora.. “E se avessimo ragione presto non sarebbero solo le piante o gli oggetti a perdere la magia ma potremmo essere noi stessi” non era poi così impossibile. “Questo segreto è un segreto segreto o un segreto che può essere rivelato per il bene dell’umanità?”
     
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