forgotten diary

Privata (Meghan & Vanilla)

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    Grifondoro
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    Meghan, con la sua indole irrequieta e il suo bisogno costante di movimento, era come un pesce fuor d'acqua nella placida oasi di tranquillità che era la biblioteca di Hogwarts. La sua natura di mezza Veela, un incrocio tra un essere umano e una creatura magica nota per la sua bellezza e l'animo selvaggio, si manifestava in ogni suo gesto. Infatti, non riusciva a stare ferma per più di qualche minuto: le sue gambe, lunghe e snelle come quelle di una ballerina, battevano il ritmo di un'inquietudine interiore, mentre le sue dita, sottili e nervose, tamburellavano ritmicamente sulla superficie del tavolo. Si mordeva il labbro inferiore con impazienza, un gesto che tradiva la sua frustrazione per l'immobilità forzata a cui era costretta lì dentro. Era lì per un compito scolastico che richiedeva di consultare antichi tomi, ma i suoi pensieri vagavano inquieti, attratti da mille distrazioni e desiderosi di evadere da quel luogo silenzioso e opprimente. Cercava di concentrarsi sul libro che aveva davanti, ma i suoi occhi azzurri continuavano a scrutare la stanza, sperando di scorgere qualcosa di interessante che potesse distoglierla dalla noia della lettura. Fu allora che un oggetto appoggiato su un tavolo poco distante catturò la sua attenzione, spingendola ad abbandonare la sedia con un movimento fluido e ad avvicinarsi con curiosità. Si trattava di un diario rilegato in pelle rosa tenue, un colore che emanava dolcezza e femminilità, e un lucchetto dorato, lasciato socchiuso con noncuranza, custodiva gelosamente i segreti celati all'interno. Impreziosita da delicati fiori come ricami, sulla copertina era presente un nome familiare scritto con una calligrafia elegante: Vanilla Matviga. Un turbinio di pensieri si impadronì della Grifondoro: da un lato, il rispetto per la privacy della studentessa, dall'altro, il fascino delle parole, dei pensieri e delle emozioni racchiuse in quelle pagine. Dopo un attimo di esitazione, decise di restituire il diario alla sua legittima proprietaria e si mise a cercarla in ogni angolo della biblioteca, osservando ogni persona con attenzione. Proprio quando stava per perdere le speranze, scorse finalmente Vanilla che si dirigeva verso l'uscita dall'altra parte della stanza. Un sorriso le illuminò il viso e, senza pensarci due volte, si mise a correre verso di lei, agitando il diario in alto e chiamandola ad alta voce.

    « Vanilla! Aspetta, ti sei dimenticata questo! »

    I presenti si voltarono a guardarla con occhi sbigottiti e la bibliotecaria la fulminò con uno sguardo severo, ma Meghan non ci badò nemmeno essendo troppo concentrata sul raggiungere la Serpeverde.
     
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    Non andava bene per niente, subito dopo il compleanno di Feyre una serie di sfortunati eventi le avevano sconvolto la vita, una bionda signorina aveva osato bucare il sopracciglio perfetto del suo ragazzo, i due dovevano aver avuto più di qualche dialogo e questo aveva mandato Vanilla su tutte le furie facendo una scenata memorabile nella sala comune Grifondoro, se solo lui non avesse dato per certo tutte le stronzate scritte dal giornaletto avrebbero avuto il tempo di parlare, ora non lo facevano da troppo tempo e Vanilla iniziava a dubitare che la pace fosse possibile. Lui non l’aveva cercata.. Questo doveva pur significare qualcosa. Attorcigliò i capelli legandoli con una matita, un piccolo gesto che l’avrebbe fatta inorridire solo a qualche mese prima eppure adesso lo faceva quasi senza pensarci. L’unica cosa che riusciva a farle rimettere insieme i pezzi era scrivere nel suo diario, un diario pieno di pagine intrise di dolore, rabbia e a volte paura. Alcuni giorni si era lasciata andare a diverse esplosioni rancorose ma in fondo era il suo diario e poteva scriverci quello che voleva, sfogliò le pagine ripercorrendo la sua stessa storia e si soffermò su un giorno in particolare:

    Caro diario,
    non so perché Cameron sia sempre tra i piedi, la detesto. I suoi capelli biondi perfetti, l’aria di chi ne sa una più del diavolo, mi fa andare fuori di testa. A volte sento che vorrei staccarle la testa o farle uscire delle lumache dove non batte il sole.


    Sfogliò ancora

    Caro diario,
    oggi sono molto triste, il mio profumo preferito è andato in mille pezzi. Non sono triste per il profumo in se ma perché vederlo rotto sul pavimento non mi ha causato alcun effetto, un tempo sarei andata su tutte le furie ma adesso mi sembra così superfluo..


    Sorvolò sul resto e lo richiuse sbuffando. La biblioteca non era piena come al solito, meglio odiava la confusione e odiava ancor di più essere disturbata. Tamburellò con le dita sottili sulla copertina del diario rosa pallido, il lucchetto scintillava, ci teneva alla sua privacy e non dimenticava mai di chiuderlo, mai forse prima ad ora. Ancora sovrappensiero come mai avrebbe fatto, si alzò e superando qualche scaffale si avviò verso l’uscita della biblioteca dimenticando sulla scrivania il suo prezioso diario. Solo quando fu quasi in Sala Grande si rese conto di averlo perduto, il panico l’assalì rendendola più pallida del dovuto. Evitò di urlare solo per non sembrare sempre la solita pazza, a passo svelto tornò in biblioteca perlustrando insistentemente ogni tavolo fin quando una voce sconosciuta la richiamò all’ordine. Il volto sottile di Vanilla intercetto quello di una graziosa signorina bionda, una bellezza indiscutibilmente sopraffina, per un attimo la serpeverde ne rimase affascinata. -ti sei dimenticata questo- la ragazza stringeva tra le mani il suo diario, confusa allungò la mano per riprenderlo, il lucchetto scintillava aperto e un dubbio malizioso l’assalì. “Non lo hai letto vero?” non doveva dare nuovamente i numeri aggredendo una Grifondoro, no non doveva. Respirò, chiuse gli occhi e quando gli riaprì era decisa a far credere a chiunque che era cambiata, ora Vanilla Matviga era un angelo. La voce sarebbe arrivata a chi di dovere..
    “Scusa, non volevo essere maleducata, ti ringrazio. Non so dove ho la testa” passato il terrore iniziale si sciolse, non aveva motivo di dubitare che tutti fossero cattivi, men che meno una ragazza che avrebbe anche potuto non restituirle il diario. Ignorò i mormorii dei presenti disturbati dal loro chiacchiericcio. “Ok ok ce ne andiamo” fece un cenno alla ragazza, si incamminò appena fuori la porta della biblioteca e poggiando la schiena al muro in pietra esalò un respiro profondo, stringeva al petto il suo diario “se fosse finito nelle mani sbagliate il giornalino scolastico avrebbe parlato di me per i prossimi anni a venire!”
     
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