Hogwarts Mystery - GdR Harry Potter

Posts written by Kenaz

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    Un cenno di complicità fu dedicato al Capo Auror Inglese quando ricambiò l’intenzione di collaborare senza riserve. Terminata la riunione non avrebbe mancato di fissare un giorno in cui incontrarlo per approfondire in privata sede tutti gli indizi che avevano raccolto e per definire quali tra i suoi sottoposti avrebbero collaborato con l’Éire. L’irlandese non avrebbe esitato a fornirgli un nome in particolare: negli ultimi due anni con October si era creata una bella intesa, la norvegese aveva dimostrato intuito e potenziale, costituendo un valido elemento per la squadra tanto che Kain le aveva proposto di chiedere il trasferimento per lavorare a stretto contatto con lui e Jack. La rossa non gli aveva ancora dato una risposta positiva e fu proprio sul suo viso lentigginoso che si soffermò lo sguardo del Capo Auror Irlandese, vagliando con minuziosità le motivazioni dietro la domanda avanzata poco prima. Da che l’aveva conosciuta gli aveva sempre lasciato l’impressione di sentirsi fuori luogo nella sua squadra a Londra e osservandola nel suo contesto era stata solo l’ennesima conferma. Non sarebbe stata una sorpresa per lui scoprire che la sua fosse una richiesta implicita per avere momenti nei quali continuare ad agire in autonomia… per indole personale solitaria… per non rischiare di scoprirsi e di cadere ella stessa vittima delle disposizioni ministeriali, che di recente erano state approvate ufficialmente anche nell’Isola di Smeraldo.
    Fu lieto di riscontrare interesse per quanto concerneva le iscrizioni al corso di primo soccorso, mentre per quanto riguardava incrementare i controlli a Hogwarts conosceva il suo partner a sufficienza da sapere che quella proposta non gli avrebbe fatto fare i salti di gioia. Fatta eccezione per pochi elementi, la sua drastica opinione sugli inglesi non era stata minimamente intaccata nel tempo, talvolta gli era parsa perfino inasprita.
    -Che ne pensi, Jack?-, domandò, scrutandolo con serietà senza interferire, fidandosi del suo giudizio e confidando che il suo partner avrebbe preso la decisione migliore. I Mangiamorte avevano dimostrato quanto i ferrei controlli esercitati nel posto di blocco a Hogsmeade e le scorte nel tragitto dalla scuola al villaggio fossero fallaci, imperiando uno studente per spingerlo ad evocare il Marchio Nero e a consegnargli la scatola che conteneva il cadavere di Moon deprivato del cuore, della testa e del tatuaggio. Tuttavia, a differenza della strega che a Londra aveva cercato di privarsi della vita sotto loro ordine, il ragazzo non era stato toccato e a discapito dello stato confusionale in cui era stato trovato sembrava star bene. La dimostrazione che se avessero voluto sarebbero arrivati di nuovo ai loro figli, senza la certezza di mantenere lo stesso riguardo.
    -Il Mago che ha evocato il Marchio sopra il vostro Ministero ha cercato di mettersi a tacere dopo aver consegnato la sua missiva?-
    -No. Ha impugnato la bacchetta e lo abbiamo bloccato e disarmato per prevenire l’attacco, salvo poi scoprire che era stata spezzata da lui stesso prima di incontrarmi. Il Mago era un Purosangue addetto all’anagrafe, non ha visto in volto il mandante perché è stato colpito alle spalle. Analizzando sommariamente i suoi ricordi è emerso avesse una voce femminile ma prenderei l’informazione con le pinze.-, la voce poteva essere alterata tramite incantesimi o polisucco, proteggendone l’identità e facendo sì che gli Auror continuassero a brancolare nel buio.
    -Proprio perché le informazioni in nostro possesso sono ancora insufficienti per definire una profilazione completa-, questa volta fu all’Auror che aveva risposto con irriverenza a Stormind che si rivolse.
    -Ritengo che limitarsi a circoscrivere le loro intenzioni alla smania di potere e al perseguimento pedissequo dell’ideologia di Voldemort potrebbe indurci in errore. Per sette anni hanno mostrato disinteresse per Londra, hanno detenuto il potere al Nord e nei paesi dell’Est; a quale scopo tornare proprio ora, con i processi in corso, le strade pattugliate dagli Auror e il rischio di essere individuati? La simbologia che permea le loro azioni verte sulla rinascita e al cambiamento, di fatto stanno eliminando i loro ex partner indipendentemente dal loro stato di sangue; non sappiamo se chi non ancora ritrovato della vecchia guardia sia rimasto tra loro o se si stia nascondendo per timore di essere ucciso. Non sappiamo se si nascondano loro dietro i flussi anomali della magia e dietro la sua scomparsa. Moon indossava le vostre divise quando il cadavere è stato consegnato a Jack, quando colpiscono non sembrano più avvalersi delle maschere, ma di persone comuni. Cosa stanno cercando di dirci?-, indipendentemente dagli scopi che muovevano il nuovo gruppo non andavano sottovalutati. L’ultima volta che i Mangiamorte avevano detenuto il controllo a Londra erano occorsi quasi tre anni per rovesciare nuovamente il governo, ancor più difficile era stato riottenere una parvenza di normalità. In Éire erano riusciti a respingerli a un prezzo altissimo, grazie al sacrificio della loro gente. In accordo con il suo Vice Kain avrebbe preso tutte le precauzioni necessarie per coprire entrambi i fronti, ed era il motivo della loro presenza lì.
    -Non credo che il Capo Auror Stormind intendesse scartare l’ipotesi di proteggere i suoi affetti, Recluta Harris-, proseguì, guardando il diretto interessato. Se al suo posto si fosse trovata una propria recluta Kain avrebbe avuto le medesime reazioni e adottato tutte le precauzioni a sua disposizione.
    -Stava semplicemente illustrando la prassi che richiedere il protocollo. I civili verranno senz’altro informati della minaccia, ma se non dovessero scegliere di aderire al programma di protezione non può essere imposta loro una scorta. Ciò non toglie che possano comunque essere osservati con discrezione in attesa che la minaccia, Merlino non voglia, si concretizzi.-
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    Nel vederla camuffare dietro l’umorismo i contrasti iniziati il giorno della sua assunzione un sorriso divertito curvò l’angolo della bocca dell’irlandese. La tempra di Jack lo qualificava come una persona diretta e perentoria rendendolo insofferente all’ironia; in parte perché non era in grado di apprezzarne la leggerezza, in parte perché la stessa giocava con le aspettative e le convenzioni sociali, rendendo talvolta poco trasparenti le reali intenzioni di chi se ne avvaleva come arma.
    -Se ti può essere di consolazione… fa così con tutti.-, Jack non mancava di rispondere a tono ad October, con cui stava stringendo nell’ultimo anno, né a lui, nonostante fosse suo partner da tanti anni, appellandolo con epiteti degni dei più infimi pub portuali di Dublino.
    -Sai come si dice, no? Con bambini e anziani la pazienza è una virtù preziosa: conoscendolo ti assicuro che il suo carattere burbero non può che peggiorare. Non vedo comunque motivo per cui dovremmo risparmiargli colpi: lo aiutiano a mantenersi giovane.-, ironizzò a propria volta, rincarando la dose come per esprimerle la propria solidarietà.
    -Jack è un tipo… particolare. Mette il cuore nel suo lavoro e venderebbe cara la pelle piuttosto di esporre i suoi sottoposti al pericolo. Sai, l’ultima volta che ha preso qualcuno sotto la sua guida risale a un paio d’anni fa: una strega brillante che ha seguito con impegno e dedizione, certo che sarebbe stata un valido elemento della squadra. Contro ogni nostra aspettativa l’aspirante Auror ha gettato la spugna a un passo dal colloquio.-, sebbene Jack avesse cercato di non darlo a vedere non era stato difficile scorgere nei suoi gesti stizziti la delusione davanti a quella decisione. Da allora era diventato ancora più intransigente con le nuove reclute e Kain non poteva biasimarlo perché si ritrovava a condividere la stessa difficoltà: formare Auror validi che giungessero a fine percorso o che non mollassero in corso d’opera diventava ogni anno più difficile.
    -So come può sembrare vista da fuori e quanto sia pesante quel confine-, con alcuni il suo vice tendeva a marcarlo più che con altri. Poteva forse biasimarlo, lui che fino a pochi anni prima aveva innalzato lo stesso muro?
    -Ma superarlo non è impossibile. Ti sta solo osservando per capire se puoi essere dei nostri oppure no. Per il bene del dipartimento… soprattutto per il tuo. L’unico consiglio che possa darti è di prenditi tempo per dimostrargli che vale la pena scommettere su di te.-, in guerra Jack aveva perso un amico che considerava alla stregua di un fratello di sangue, al punto da decidere di dare il suo nome al proprio figlio. Quelle difese erano un meccanismo di sopravvivenza simile, con tutta probabilità, a quello che aveva consentito a Roxanne di sopravvivere.
    -Hai paura che le tue debolezze si possano ritorcerti contro anche quando sei con me?-, domandò, scrutandone gli occhi verdi con interesse. Non fu difficile intuire che la manipolazione a cui la medimaga faceva menzione avesse radici nel suo vissuto familiare: i Wilefyre erano stati Mangiamorte temuti e rispettati finché non avevano conosciuto la fine dopo la caduta del regime oscuro. Quell’istinto a proteggersi doveva essersi esteso anche a situazioni non richiedevano una guardia alta, perché anche una innocua chiacchierata tra due conoscenti rischiava di sfociare in una sfera più privata. Si domandò se un giorno Roxanne avrebbe mai accettato di correre il rischio di esporsi con lui, vedendolo diversamente dalla “persona sbagliata” in cui riporre la propria fiducia.
    -È più scomoda di quanto sembra.- una risata agrodolce gli sfuggì nel sentirla sdrammatizzare sul suo ruolo: fosse dipeso da lui non avrebbe accettato il comando, fin da principio non lo aveva mai desiderato. La sua nomina era stata richiesta esplicitamente dal Ministro Irlandese: rifiutare di rispondere al proprio dovere non era un’opzione accettabile.
    -Se non mi credi possiamo verificarlo: non mi dispiacerebbe scambiarci di ruolo per un giorno e ritornare una recluta-, l’immedesimazione in un ruolo diverso da quello che si ricopriva era una delle strategie che adottava con le nuove leve perché sviluppassero empatia e capacità di adattamento in qualsiasi contesto; una strega sveglia come lo era Roxanne non ne avrebbe avuto bisogno per capire quale peso comportava il suo ruolo, ciononostante testarla con una prova fuori dagli schemi avrebbe potuto essere una prova costruttiva, dai risvolti interessanti.
    -Esattamente come mi aspettavo: una routine normale-, rispose poi, rivelandole come le sue previsioni sulle vacanze, tutto sommato, si erano rivelate azzeccate.
    -… così tanto da stranirmi. Le vacanze estive coincidono con alcune ricorrenze spiacevoli… riempire le giornate mi aiuta a tenere la mente occupata.-, a ridosso dell’anniversario della morte di sua moglie Karen era stata rapita da Gabrielle. Ogni volta che si avvicinava quella data il capo auror tendeva a diventare irrequieto, come se si aspettasse che il peggio piombasse addosso alla sua famiglia da un momento all’altro.
    -Il programma per grandi linee è stato definito, ma sono sempre favorevole a eventuali deviazioni, se dovesse presentarsi l’occasione. Tu, invece? Qualche progetto in particolare che ti preme realizzare?-, domandò, augurandosi che la sua recluta ascoltasse gli stessi consigli che gli aveva appena dato. Della sua vita privata, fatta eccezione per notizie alla portata di chiunque, Kain non conosceva pressocché nulla: non sapeva se ci fosse un compagno con cui poteva condividere le sue preoccupazioni, né delle amicizie che potessero arricchire le sue giornate. Staccare sarebbe stata un’occasione per rigenerarsi e ripartire con un’energia diversa, rendendo più sopportabile qualsiasi pensiero la stesse angustiando in quel periodo.
    -Il bilancio è stato positivo: a parte un paio di alti e bassi dovuti alle loro inclinazioni, hanno portato a casa buoni risultati. A partire da Settembre entrambe diventeranno Prefette-, fu con un moto d’orgoglio che Kain parlò dei progressi delle sue figlie, che si stavano lasciando definitivamente alle spalle un anno che era stato turbolento sotto più punti di vista.
    -Ne sono felice… soprattutto per la mia Grifondoro. Ha avuto una serie di imprevisti che l’hanno costretta a fermarsi per un anno. Spero che con questa sorpresa intraveda un’opportunità di gratificazione personale-, non si illudeva che quella carica avrebbe determinato la fine dei richiami: da adolescente si ritrovava in una fase particolare dove era doveroso ribellarsi per cercare di non somigliare ai propri genitori e qualsiasi cosa avrebbe ascoltato da parte sua sarebbe stata quella sbagliata. Di rimando Kain avrebbe continuato a mostrarle la propria presenza, consapevole di non poter interferire perché avrebbe dovuto percorrere quel percorso sui propri passi.
    -Sento che non è ancora il momento giusto-, rispose, realizzando quanto le sue parole fossero veritiere. Londra non era più sicura di altre città, ma aveva rappresentato per lui e per la sua famiglia un punto dove ripartire, aiutandoli a riprendere in mano le redini della propria vita.
    -Ho un’ultima cosa da fare prima di poter tornare a casa e temo che richiederà ancora un bel po’ la mia presenza qui.-, non si trattava soltanto della paura di rendere Karen individuabile. Dopo il trasferimento si era instaurata una particolare affinità con October; Kain aveva ravvisato nella norvegese gli stessi demoni che lo tormentavano non appena abbassava la guardia, andarsene sarebbe stato l’equivalente di voltarle le spalle.
    -Non tentarmi. Sto cercando di sostituirla con abitudini meno dannose, prima che una corsa mi riduca in ginocchio.-, familiari e amici gli avevano fatto notare a più riprese quanto stesse esagerando con il fumo, esortazioni a rallentare che gli erano scivolate di dosso. Kain non aveva realizzato quanto le loro preoccupazioni fossero lecite finché le sue prestazioni a lavoro non ne avevano risentito, cosa che non poteva permettersi.
    Lo sguardo che Roxanne volse a quella che un tempo era stata la sua casa gli mise tristezza. Poteva capirla sebbene soltanto in parte: dopo la morte di Moyra aveva deciso di vendere la casa di Belfast per trasferirsi a Dublino, perché i ricordi che racchiudeva rappresentavano un carico emotivo insostenibile.
    -Se accetti un consiglio da chi non ha fatto altro che cambiarne una dopo l’altra… disfarti di questa casa non cancellerà il dolore. Non farà che acuire il vuoto che lascerebbe-, non era la casa in sé il problema, ma ai ricordi a cui la associava e lo stato di decadenza in cui verteva. Distruggerla o venderla sarebbe stata una soluzione temporanea e inefficace sul lungo termine perché non esistevano scorciatoie dai propri sentimenti: Roxanne avrebbe continuato a soffrire rivedendo nella quotidianità, in un gesto o in un pensiero, l’assenza di Robin.
    -Quella collana. Apparteneva a lui?-, alluse al ciondolo che poco prima si era rigirata tra le dita, accarezzandone il freddo metallo come se fosse una persona e non un oggetto.
    potrebbe diventare un’opportunità.-
    -Da quanto tempo non hai sue notizie?-, domandò, sapendo di addentrarsi in un territorio irti di insidie… sarebbe bastato poggiare il piede nel punto sbagliato per mandare in malora la fiducia che Roxanne stava riponendo in lui, e non voleva che accadesse. Per quanto anche lui nutrisse nei suoi confronti le stesse riserve di Jack, voleva concederle il beneficio del dubbio... aiutarla.
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    Battlin' Jack - What's the craic?! (appendix A)

    "Tiro a indovinare: tu volevi uccidere il bersaglio lui, invece, una volta finito è del tutto intenzionato a sbatterlo dentro Kilmainham Gaol, dico bene?"
    Tipico di Kain, nemmeno davanti ad un soggetto irrecuperabile e del tutto fuoricontrollo come Westwood riesce a mettere da parte la sua moralità o quel bisogno viscerale d'applicare alla lettera il fottuto codice.
    Negli anni, più di una volta ho provata a ficcargli in quella testa che in determinati frangenti diventa categorico dimostrarsi anche meno compassionevoli dei nostri stessi nemici se vogliamo preservare l'incolumità dei più, tuttavia non c'è stato nulla da fare. In più di un un'occasione, anzi, mi sono tirato addosso il suo contrariamento oltre ai svariati richiami della vecchia puttana che sedeva al suo posto fino a pochi mesi fa. Non che me ne penta, se la trucidazione di quaranta maghi oscuri si rivelasse necessaria per salvare anche una singola vita innocente, mi farei carico di tale onere senza battere ciglio. La mia morale, quella più personale, m'imporrebbe di farlo.
    Lui invece è integro, pulito, come io non sono mai stato né mai sarò, e va bene così. Insieme, prima e seconda carica, calibriamo perfettamente il tiro del dipartimento Irlandese; Così come siamo ora, preserviamo un delicato equilibrio che tale deve rimanere.

    .Fay. - Shut the fuck up!

    Mi strinsi nelle spalle, cercando di tornare alla sua domanda di prima su sua figlia.
    -Non farla sentire sbagliata. Non si aprirà mai se pensa che cambierà qualcosa. Avrà solo paura dei giudizi, degli sguardi, dell'opinione che hanno di lei e che non può controllare. Sei suo padre… la tua opinione è la più importante. Anche se ha sbagliato cerca di capire cos'è che la muove. E non devi insegnarle a gestirsi da sola… lei non vuole essere da sola… non può fare certe cose da sola. Ha solo 14 anni. Non trattarla da adulta, perché non lo è…- Nessuno vuole essere veramente solo. È un qualcosa contro natura. Sua figlia a quell'età... avrebbe sicuramente gradito un appiglio. A quell'età si può sbagliare, quell'età è fatta per sbagliare e imparare dai propri errori, capirsi e maturare. Ma la sua era una sperimentazione pericolosa.[…]
    -Anche quando non ci sarai più ci sarai comunque- Mi picchiettai leggermente la tempia con la punta delle dita.
    -Lei avrà un'immagine di te che parlerà. Parlerà sempre. E la guiderà nelle sue azioni specialmente quando si sentirà persa.- Cosa avrebbe voluto che facessi, cosa mi avrebbe detto, cosa avrebbe fatto al posto mio. Cosa penserebbe di me. Che consiglio mi avrebbe dato. Lui avrebbe voluto questo e quest'altro. Avrebbe voluto fossi così.
    -E le rimarrà per tutta la vita. La domanda è: è un'immagine fedele o quel fantasma le dirà le cose sbagliate?-

    If you don’t mind

    -Tu non sei solo questo Kain.-
    Non ritenevo il gioco d'azzardo qualcosa di intelligente, anzi... era uno dei vizi più stupidi che si potessero avere. Eppure proprio perché non avrei mai detto che la persona davanti a me fosse vittima di tale vizio... veniva anche la consapevolezza che non dovesse lasciare che quell'aspetto lo definisse appieno.
    -Per quanto si possa essere incredibilmente ottimisti riguardo all'amore a vent'anni e idealizzare un bell'irlandese dalla mascella squadrata credo che ritenerla una stupida o una vittima sia una mancanza di rispetto per entrambi.- Non sapevo molto di sua moglie, eppure da quel che aveva detto, se aveva trovato la forza di passarci sopra, era perché aveva visto altro attraverso quella nuvola di fumo.
    -Non è una cosa brutta, sai? Che lo sapesse intendo.- Un concetto un po' forte quello, sicuramente discutibile dal suo punto di vista. Forse lui avrebbe preferito riuscire a fargliela alle spalle, in modo da non turbarla, da non tirarla nel suo baratro. Però sarebbe stata una bugia.
    -Che ti avesse visto per come sei e deciso che valeva comunque la pena incazzarsi e litigare e preoccuparsi e stare di merda.- Non era una autorizzazione, non era una scusante o un qualcosa in cui crogiolarsi.
    -Dovresti fidarti di più del suo giudizio.-

    daughter of venom and vendetta - Saint Patrick Hospital

    Lo osservò con fittizia noncuranza mentre parlava della sua squadra evitando però di parlare di sé, studiandolo invero nella propria mente astuta e ambiziosa: l’irlandese era un uomo avvenente, carismatico e incantatore, tant’è che non poté negare di subirne a sua volta il magnetico fascino, malgrado la ferma presa sulla propria razionalità con cui s’era imposta d’affrontare quell’incontro. E mano a mano che lo ascoltava, le donò l’impressione d’essere quieto e imperturbabile come la placide acque in superficie d’un lago, ma nel profondo indovinò dovesse covare iracondi flussi d’emozioni ed istinti che si sforzava di dominare, ma di cui diveniva a volte irrimediabilmente vittima. Cadendo nella trappola dell’azzardo, come unica via per sfogarli.
    - È orgoglioso della sua squadra, ma non di sé stesso. Perché? Cosa non riesce a perdonarsi? - era opinione dei suoi colleghi che il tormento dell’uomo dal cuore corazzato nel metallo originasse dal rapimento della figlia. Un tormento che Roxanne non poteva appieno comprendere, giacché suo padre giammai avrebbe smarrito il sonno o il piacere personale d’assecondar i propri vizi, se qualcosa le fosse accaduto. Un tormento che un poco le fece invidiare quella ragazzina di cui aveva visto solo una fotografia sui giornali, giacché avrebbe tanto voluto qualcuno che soffrisse per lei, che s’angustiasse per la propria infausta sorte. Un desiderio che probabilmente giammai si sarebbe avverato, poiché non avrebbe neppure osato esprimerlo. Dopotutto, non riteneva nemmeno d’aver ancora un cuore per farlo.

    Per quanto dolore dovesse celarsi in quei ricordi, Kain fece accenno agli eventi con la medesima pragmatica freddezza con cui avrebbe stilato il rapporto d’una missione. Come se invero non stesse parlando di sé medesimo, del proprio trascorso, bensì di quello d’un estraneo…com’un narratore invisibile ed impassibile, che osservava lo svolgersi degli accadimenti per riportarli senza esserne coinvolto. Tant’è che fu solo grazie ai suoi gesti che Roxanne comprese quanto sofferente fosse quella pagina della vita dell’Auror: le braccia strette al petto infatti non tradirono sol la reticenza dell’uomo ad addentrarsi in quelle sue preziose quanto maledette memorie, bensì anche un desio di proteggersi da esse. Dalle pugnalate che ancora silenti gli infliggevano, ancora ed ancora.

    Unbowed, Unbent, Unbroken

    Le parole di Kain la portarono per qualche battito di ciglia indietro, al loro primo incontro nell’antisettica solitudine d’uno studio al Saint Patrick. Quel giorno, era stata la possibilità che egli fosse l’aguzzino di suo fratello ad indurla ad approssimarsi all’irlandese, ma sin dalle prime battute del loro colloquio, la curiosità e l’interesse nei suoi riguardi erano divenuti pericolosamente genuini. Tanto che s’era spinta oltre, tentando d’indagare più a fondo di quanto avrebbe dovuto per non corrompere la propria professionalità, esponendosi a sua volta al contempo. Ed in quell’andare oltre...Roxanne aveva incontrato una persona diversa da come aveva profetizzato: aveva trovato un uomo ferito, un padre premuroso, un amico leale e tanto altro, ma...non il mostro che aveva immaginato avesse giustiziato Robin. No...non aveva trovato un mostro nello sguardo tormentato di Kain, né in quello vigile di Jack. Lo aveva trovato però nel suo di sguardo, ove probabilmente sempre era giaciuto, in agguato.
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    -Ti ricorda nulla?- Kain diede un’ultima boccata alla sigaretta prima di gettarne la cicca tra le ceneri del camino. Non aveva che sentito un breve stralcio della conversazione in corso, ma tanto gli era bastato perché gli ricordasse la stessa situazione vissuta dalla divisione irlandese quattro anni prima. Con l’arresto di Lylianne Armstrong e la destituzione di Neil Monahan l’irlandese si era ritrovato a capo della gestione di un reparto diviso in due: coloro che seguivano fedelmente i suoi predecessori allineandosi ai loro progetti e coloro che invece si erano schierati dalla sua parte, battutosi perché il programma di “recupero detenuti” da loro attuato fosse chiuso definitivamente.
    -Sai che non avrei accettato se non avessi creduto che possa funzionare davvero. Inoltre conosco Russell da quando ero di istanza a Belfast, di lui ci si può fidare.-, Russell Stormind era un amico di vecchia data, dal carattere pragmatico e dalla mentalità aperta. Non erano mancate occasioni per interagirci anche al di fuori della sfera lavorativa, tanto che quando aveva avuto bisogno di aiuto durante le ricerche di sua figlia l’Auror francese non aveva esitato a mettere a disposizione le proprie conoscenze nel territorio per individuarla insieme ai due fuggiaschi.
    -Mi sembrava strano non aver ancora ricevuto una strilettera-, commentò quando la conversazione si spostò sui loro figli.
    -L’importante è che stiano bene.- fisicamente, quanto meno: quanto alla sfera emotiva e psicologica non era certo di poter provare lo stesso sollievo.
    -Dopo quel che le è successo sto avendo difficoltà a convincerla a ritornare a scuola.-, sua figlia stava subendo la stessa ricaduta che a inizio del suo secondo anno a Hogwarts le aveva impedito di ritornare al castello a causa di forti attacchi di ansia. Kain cercava di esserle di supporto al meglio delle sue possibilità, ma i risultati fino a quel momento erano stati inefficaci. L’unica cosa che sapeva di poter fare per lei era non demordere e aspettare che ritrovasse la forza e la fiducia in sé stessa che le consentissero di affrontare le proprie paure, riappropriandosi così della propria quotidianità.
    -Dopo di te, vecchio.-, si fece da parte per poi afferrare una manciata di polvere smeraldo, ripromettendosi che la volta successiva sarebbe passato per la porta principale. Se una passaporta difettosa aveva ucciso una coppia di maghi non poteva escludere che di quel passo anche la metropolvere e gli altri sistemi di trasporto magico non rappresentassero un pericolo analogo.
    -Buongiorno a tutti. Kain Cavanaugh, Capo Auror della divisione Eire. Perdonate la nostra intrusione-, Kain rivolse un cenno di saluto maggiormente sentito sia a Russell che a October, tra i presenti quelli con cui aveva un rapporto più confidenziale, dopo di che prese posto nella sedia vuota accanto a Jack, osservando e ascoltando in silenzio. Conosceva di sfuggita alcuni tra gli inglesi: negli ultimi otto anni aveva collaborato a stretto contatto con Sarah e suo marito, mentre aveva incrociato di sfuggita in Ulster un altro Auror tra i caposquadra di Russell, e uno degli irlandesi nel periodo in cui aveva lavorato a Belfast nell’S.S.M.A. sotto il comando britannico, sebbene non ci fossero state molte occasioni per interagire. Altri invece erano visi totalmente sconosciuti.
    -Negli ultimi otto anni ho collaborato personalmente con Dell Ramirez. Indipendentemente che le scelte che lo hanno portato alle dimissioni possano essere condivisibili, è grazie alla sua apertura nei nostri confronti se tra il dipartimento inglese e quello irlandese si è creata una forte coesione e di questo gli sarò sempre riconoscente. È mio augurio che la nostra collaborazione continui ad essere altrettanto produttiva con il mandato del Capo Auror Stormind-, per un attimo lo sguardo di Kain si soffermò su quello di Russell, poi scorse quello degli altri presenti.
    -L’Éire non è stata risparmiata dagli avvertimenti dei Mangiamorte. Con la nostra divisione ci siamo concentrati principalmente su due fronti: mi sono occupato personalmente di analizzare l’epidermide nascosta nella scatola insieme a un medimago del Saint Patrick, mentre la mia squadra si è focalizzata sul tipo di ceralacca usata per sigillarla.- Kain si alzò e tirò fuori dalla tasca della giacca una serie di polaroid scattate agli oggetti di scena consegnati al suo ufficio.
    -Stando ai materiali di cui è composta la ceralacca si tratta di uno dei tipi più pregiati, realizzata artigianalmente seguendo l’antica procedura pre-medievale. Osservate il sigillo-, gli Auror avrebbero potuto osservare in dettaglio la scatola laccata di nero, il sigillo in ceralacca rossa con la piuma impressa (prima e dopo averlo spezzato per aprire la scatola), e infine la piuma di pavone bianco, la cui cannula nel dettaglio risultava riempita di sangue.
    -La granulosità della cera è uniforme e fine, non si è screpolata solidificandosi consentendo alla sagoma della piuma di essere riprodotta nei dettagli più sottili. Ha aderito bene alla carta di cui è rivestito l’esterno delle scatole. Stando alle nostre ricerche, esistono soltanto tre rifornitori specializzati nella sua produzione: le loro sedi si collocano nel Wiltshire, nelle Cotswold e nelle Highlands. Seppur in piccola parte, ci aiuterà a restringere il cerchio della lista dei clienti. Dubito invece che la piuma raffigurata appartenga alla cresta di una casata. Per certo rimanda alla scrittura: le tracce di sangue rinvenute all’interno della sua gemella animale indicano la volontà di riscrivere la storia. Non è soltanto il simbolo di leggerezza e libertà: nella nostra cultura rappresenta la verità, mentre il colore bianco rappresenta l’omertà.-, l’omertà dei loro predecessori, che dimentichi di essere stati i servi dell’oscurità e dell’ideologia purosangue avevano tradito la causa ritirandosi a vita privata. Visti i continui rimandi al simbolismo, la connessione tra presente e passato, il loro leader era una persona colta e studiosa, calcolatrice e profondamente narcisista, che premeva a sottolineare il disprezzo verso un uomo per cui doveva aver provato una stima profonda e da cui intendeva distaccarsi. Proseguì facendo scorrere sul tavolo le ultime diapositive che mostravano l’epidermide di Moon, dove era stato tatuato il marchio nero.
    -Quanto all'’epidermide che ho ricevuto nel mio ufficio è stata trattata con natron e formalina. Queste sostanze si usano nella tassidermizzazione, una pratica utilizzata per preservare gli animali dalla decomposizione a scopo di studio o come trofeo di caccia. Non adottare le pratiche di conservazione dei cadaveri umani è stata una scelta precisa: il disprezzo che covano nei confronti del loro ex leader li ha spinti a considerarne le spoglie alla stregua di un animale. Tuttavia, la precisione con cui la pelle è stata asportata dai muscoli ponendo attenzione a non toccare i margini del marchio nero si potrebbe definire quasi maniacale e manifesta la volontà di lasciare inalterato il simbolo, quasi lo considerassero sacro. Da Auror specializzato in medimagia posso asserire con certezza che chiunque si sia occupato di sezionarlo possieda le conoscenze di un megimago esperto.-, tuttavia, non avrebbe saputo dire se coinvolto esclusivamente in previsione di quel particolare omicidio e se reclutato tra le loro fila. L’unica cosa che poteva fare al riguardo era indagare con la sua sottoposta: le inclinazioni della famiglia di Roxanne erano risapute all’interno della loro comunità, se c’era la possibilità che la sua recluta potesse fare luce in qualche modo non l’avrebbe accantonata.
    -A tal proposito… so che anche l’S.S.M.A. inglese ha adottato le metodologie dell’Ulster introducendo un medimago in squadra. Vorrei cogliere l’occasione per riportarvi la mia esperienza, dato che prima di trasferirmi nella Divisione Irlandese ho lavorato diversi anni nell’S.S.M.A. inglese presso il distaccamento britannico di Belfast. La particolarità di quel distaccamento risiedeva nella decisione di rendere obbligatoria la specializzazione in medimagia per chi avesse voluto aspirare a fare carriera come caposquadra: potrà sembrare drastica, al tempo ero dello stesso avviso, ma con gli anni si è rivelata determinante per la salvaguardia dei suoi componenti. Contare sul supporto di un Auror abilitato a prestare primo soccorso ha salvato molti miei compagni e molti miei sottoposti, riducendo al minimo il rischio di indicenti mortali. Anche il tono d'umore ne ha tratto giovamento: gli auror sono più tranquilli se sanno che l'intervento avverrebbe nell'immediato sul campo e da un compagno di squadra.-


    Edited by Elhaz - 26/2/2024, 19:57
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    -Dovrebbe averla per te.-, Kain la guardò negli occhi. Quando le emozioni e la loro legittimità nel provarle perdevano di importanza si permetteva poco per volta a uno dei fantasmi più pericolosi della sfera emotiva di emergere dall’inconscio e di prendere il sopravvento sulla propria personalità, talvolta fino ad annientarla completamente. Da che ne aveva memoria c’erano sempre state fasi in cui l’indifferenza aveva bussato alla sua porta, spingendolo a compiere azioni avventate che spesso avevano avuto esiti distruttivi. Quando accadeva, l’ombra proiettata alle proprie spalle oscurava per tutta la sua lunghezza chiunque incontrasse; allora la sua incolumità finiva come posta al tavolo dei giocatori – un banco dal quale non sarebbe mai uscito vincitore – perché era stato a lungo l’unico sistema che consentiva di sottrarsi da quella condizione. Durante gli anni di Durmstrang Kain era stato un giocatore abituale, ma ancora lontano dall’assumere una connotazione patologica: la situazione era precipitata fino a trasformarsi in dipendenza una volta terminati gli studi, quando una delle province dell’isola di Smeraldo si era ritrovata ad affrontare una guerra civile combattuta sia sul fronte babbano che da quello magico. Da cittadino irlandese aveva sentito il dovere di partecipare alla chiamata alle armi; a differenza di molti compagni era sopravvissuto, ma non era più stato lo stesso. Era capitato che la memoria avesse reso più dolci vecchi ricordi così come ne avesse inaspriti altri per compensare il disagio della perdita. Tuttavia, avvertendo la sua solitudine come propria, Kain non se la sentì di non offrirle una alternativa meno all’immagine negativa che gli aveva appena presentato, insieme a un punto di vista diverso, meno spietato.
    -Negli ultimi anni hai affrontato tanti momenti bui… forse fino a sentirti soffocare. Lui era un ricordo piacevole a cui aggrapparti per avere un attimo respiro.-, dalla prima volta che l’aveva vista October gli era parsa infelice. Che si trovasse a Londra o in un’altra città poco importava: la norvegese si sentiva costantemente fuori posto con gli altri, in difetto per il modo in cui le pressioni esterne le facevano pesare chi era stata e com’era diventata. Nell’anno appena trascorso quell’impressione non aveva fatto altro che rafforzarsi e osservandola sul lavoro e nel privato Kain aveva cominciato a intuirne i motivi.
    -La legilimanzia può aiutarti a capire se si tratta di una memoria autentica o condizionata. Ti permetterebbe di risalire all’origine del tuo timore e di comprenderti meglio-, sebbene cercasse di mascherarlo, per impedire al prossimo di ferirla, era evidente quanto ne soffrisse. Ottenendo chiarezza avrebbe impedito a quel dubbio di continuare a tormentarla. Sempre che sotto la superficie non ci fosse altro che non riusciva ancora a definire.
    Tu non sei solo questo Kain. L’irlandese non replicò. Razionalmente sapeva che quelle parole avessero un fondo di verità. Eppure, mentre il dolore gli stringeva la gola fino a strappargli il fiato, sentiva il dovere di punirsi lo stesso.
    Non puoi fartene una colpa. Non mi hai dato solo dolore., gli aveva detto Moyra ancora lucida, afferrandogli una mano per accarezzargliela. Quel giorno le lacrime avevano cominciato a scorrere dagli occhi dell’irlandese, che l’aveva stretta a sé perché non dovesse vederle. Kain non accettava di doverle dire addio: se ne stava andando troppo presto lasciando due bambine di sei anni senza la loro mamma, lasciando un uomo senza la compagna che aveva amato per tutta la vita.
    -Lei non me ne ha mai fatto una colpa. Era… contenta che fossi lì- le stesse lacrime ancora una volta gli velarono gli occhi, ricordandogli quanto ne sentisse la mancanza.
    -Diceva che la cosa più bella che avevamo erano le nostre bambine… che noi eravamo l’unica cura di cui avesse bisogno.-, Kain si portò una mano al volto, scacciando via le lacrime con i polpastrelli. Per alcuni istanti tacque, lasciando che il palmo della mano gli coprisse il viso, schermandosi da lei.
    -A volte mi sento come se Erin avesse ragione. Non avrebbe dovuto essere lei a morire-, Moyra sarebbe stata una roccia per le bambine, comprendendole più di quanto riuscisse a farlo suo padre, che non era stato nemmeno capace di fare il proprio dovere proteggendole dai pericoli del suo lavoro.
    -È sempre lo stesso schema: comincia con una forte tensione-, per lui il lavoro era una condizione di stress costante. Da quando era diventato capo auror e le gemelle erano state prese di mira la situazione aveva subito un netto peggioramento, dove pensieri ossessivi e compulsivi si insinuavano fino a renderlo poco lucido, poco obbiettivo. Ma non era la sola causa che poteva far scattare l’impulso.
    -Seguita dal timore di non esercitarvi alcun controllo. Se non agissi facendo tutto il necessario a farne le spese potrebbero essere le mie figlie… la mia squadra… tutti coloro che dipendono da me.-, talvolta il peso del senso di responsabilità era talmente forte da indurlo in uno stato d’ansia e angoscia profonda. Quando le cose non andavano come previsto…
    -Si insinua il dubbio di non fare abbastanza, il dubbio secondo cui esercitando un controllo più approfondito potrei evitare l’insorgere di conseguenze spiacevoli… ma se questo non dovesse accadere…-, subentrava una colpa di omissione: la percezione che aveva di sé stesso finiva inevitabilmente per distorcersi, tanto che l’irlandese si riteneva meritevole del disprezzo altrui ma soprattutto del proprio. Così cercava gratificazione nel rischio per rientrare nelle perdite subite, per allentare la tensione e ridurre lo stress.
    -Sulla nave sapevo di correre un azzardo, ma sentivo di dover andare fino in fondo: se non mi fossi sbagliato c’era la possibilità di avvicinarmi di un altro passo a Hoffman. È ciò che è successo dopotutto… anche se solo per una mera coincidenza.-, mentre apriva le gabbie Kain sapeva perfettamente cosa stava facendo: semplicemente non aveva intenzione di fermarsi – né sarebbe riuscito a fermarsi. Illudersi che dipendesse da una propria intuizione sarebbe stato come cadere in trappola: era stato per puro caso se uno dei bracconieri aveva le informazioni che cercavano, così come era stata questione di fortuna se le creature non avevano ucciso i loro carcerieri appena liberate.
    -Dovrei stare lontano da questo tipo di casi…-, ma non ci riusciva. Aveva bisogno di compensare le perdite – la perdita di fiducia, di sicurezza – dimostrando soprattutto a sé stesso di essere ancora garante della sicurezza delle sue figlie. Se avesse fallito… ancora una volta a pagarne le conseguenze sarebbe stata la sua famiglia, la propria autostima. A causa della sua dipendenza Karen e Gwyn erano cresciute in un clima incerto, instabile e caotico; avevano cercato di responsabilizzarsi precocemente, con un comportamento che era risultato alterato dalla paura dell’abbandono nella prima e da una tendenza all’isolamento nella seconda. Non doveva accadere di nuovo.
    -Ti senti mai così anche tu?-, domandò, guardandola negli occhi. -Una volta Rya mi ha detto che sei stata la sola con cui abbia preferito confidarsi sul padre di Dean… perché temeva che i vostri amici non l’avrebbero accettata… temeva che avrebbero voltato le spalle a lei e a suo figlio. È così che ti senti qui a Londra? Come se ti avessero abbandonata perché non ti hanno compresa?-
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    Vero
    l'utente dopo di me non ama l'inverno
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    silenzioso
    acqua naturale o frizzante?
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    perdita
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    -Vedo che ha colto alla perfezione i miei timori.-, ammise accennando un sorriso, senza interrompere il contatto oculare. Non ebbe bisogno di controllare la pergamena che gli stava restituendo: seguendo con la coda dell’occhio i movimenti della piuma mentre Doyle ne aveva apposto la firma Kain aveva avuto una prima conferma di ciò che si aspettava, ovvero di poter contare sulla sua più totale collaborazione.
    -Ed è proprio quanto stiamo cercando di fare: evitare che l’innocenza di cui parla-, Kain arrotolò il foglio in un’unica anima, tenendolo fermo con una mano; con quella libera infilò un cubetto di ceralacca dorata nella concavità di metallo a bordo scrivania, sotto la quale accese una candela.
    -Venga intaccata più di quanto abbiano provvisto le circostanze.- attese qualche secondo prima che la cera si liquefacesse, dopo di che la fece colare sulla pergamena apponendovi il sigillo dell’arpa, emblema del loro dipartimento, prima che si solidificasse. Insieme a sua figlia erano stati tirati in ballo suo nipote e altri due ragazzini: conosceva perfettamente i propri obblighi in quanto capo auror e l’importanza di risalire all’origine del problema con la massima urgenza, per cui non sarebbe stato d’ostacolo alle indagini, ma non questo sarebbe venuto meno a quelli da padre. Messa da parte la pergamena nella libreria alle proprie spalle Kain rimase in piedi e con uno sventolio della bacchetta evocò uno sciacallo argenteo: il patronus avrebbe recapitato un messaggio alla sua sottoposta, per chiederle reperibilità nello scortare l’indicibile a tempo debito, e per avvisare in reparto che da quel momento innanzi, salvo casi eccezionali, non doveva essere disturbato per nessun motivo finché il colloquio non fosse terminato.
    -Nei limiti di quanto mi è consentito mi assicurerò di metterla in condizione per svolgere al meglio il suo lavoro. Ho informato il mio Vice che nei prossimi giorni potrà svolgere il sopralluogo che ha richiesto.-, attendeva solo di sapere se Roxanne era disponibile a scortarlo; la parte burocratica non sarebbe stata un problema. Kain colpì con la punta della bacchetta tre tomi seguendo un ordine ben preciso: la parte interna della libreria scomparve e al suo posto si materializzò un recipiente di marmo contrassegnato da rune e glifi protettivi. Kain infilò una mano in tasca traendone una ampolla dal contenuto argenteo: dopo averla stappata la rovesciò all’interno del pensatoio e il ricordo vorticò per diversi secondi prima di tornare placido, mostrando uno specchio senza riflesso.
    -Nel mentre posso ugualmente portarla lì, anche se non nel modo in cui si aspettava. Questo è quanto accaduto la sera in cui quella profezia è stata pronunciata-, con un cenno lo invitò a precederlo all’interno del ricordo: l’indicibile avrebbe intuito molto presto che il punto di vista era quello della ragazzina dai capelli rossi.
    -Se dovesse avere dubbi potrà esternarli strada facendo.-, riteneva più efficace lasciar parlare le immagini, perché soltanto assistendo di persona avrebbe potuto avere un quadro più completo della situazione.

    -All’inizio credevamo di trovarci davanti a dei trafficanti di veleni-, spiegò, osservando il portone d’ingresso della tenuta dei McCormac. La voce di un elfo domestico all’interno della dimora mostrò perplessità: aveva appena visto Karen diretta all’uscita, ma prima che potesse fermarla la ragazzina lo aveva schiantato. Era lei che stavano aspettando: quando uscì dal portone il suo sguardo era assente.
    -Lei era ed è vento, vede lontano più di chiunque altro. Vede risalire dall’oceano la terra come smeraldo, le cascate precipitare, l’aquila librarsi sopra le loro teste-, la voce della ragazzina risuonava profetica mentre attraversava il parco, allontanandosi da casa: Kain fece cenno a Doyle di seguirla e proseguì mantenendo un’espressione impassibile, tradita dalla preoccupazione ravvisabile negli occhi.
    -Lo chiamavamo sabbia rossa: un veleno alchemico che non lasciava traccia. Se usato con le conoscenze giuste garantiva la possibilità di usare la magia senza bacchetta, ma a caro prezzo: sul lungo andare uccideva il mago che lo usava-
    -Sotto la luna, davanti alla grande quercia bianca, oltre il lago una torre si staglia in piedi… loro la aspettano-, si introdussero insieme a lei nel cuore della brughiera, alla fine del percorso avrebbero trovato le rovine dove era nascosto lo specchio.
    -Il filo rosso si attorciglia, il filo bianco lega, la mente sceglie…-
    -Poi abbiamo creduto fossero soltanto una setta di esaltati fanatici, devoti alle rune e al destino. Di recente la loro guida si è rivelata appartenere a un antico ordine di druidi devoti alla magia naturale… la sua veggente aveva predetto uno squilibrio nella magia. Quella ragazzina ha ripetuto le sue medesime parole, continuando la profezia interrotta dalla sua morte-, non potevano più ignorare la verità: quella profezia aveva avuto un fondo di verità.
    Il ricordo sfumò in nebbia: la radura davanti a loro era sempre la stessa, alcuni minuti dopo che Karen era arrivata a destinazione.

    Due druidi, un mago e una strega adulti all’incirca della stessa età di Kain, davano le spalle a uno specchio verticale alto quanto un uomo che non rifletteva nulla a causa di una profonda spaccatura al suo centro. Dalla parte opposta suo nipote teneva la bacchetta sollevata, pronto ad attaccare; al suo fianco la sua amica cercava di persuadere la strega a desistere dai suoi propositi, ma invano. Karen si trovava esattamente a metà strada tra le due fazioni: si muoveva in trance, come se non si rendesse realmente conto di dove fosse e di cosa stesse facendo. Il druido iniziò la sua cantilena: nonostante il caos della battaglia che seguì la sua voce risuonò chiara come il sole.
    -Al principio era il tempo, la magia vi dimorava: non c’era sabbia né mare, né gelide onde. Non c’era terra né cielo in alto: un vuoto si palancava e in nessun luogo erba. Splendette a sud il sole sulle pareti di pietra, allora si ricoprì il suolo di germogli verdi. Il compagno della luna stese la mano destra verso l’orlo del cielo: non sapeva dov’era la sua casa. Le stelle non sapevano di avere una dimora, la luna non sapeva qual era il suo potere.-
    Uno scoppio precedette la smaterializzazione di Karen e della sua amica, seguita da quella del druido: il ricordo mutò ancora, davanti agli occhi del Capo Auror e dell’indicibile una folgore colpì l’immenso albero di frassino alle spalle delle due ragazze, spaccandolo a metà. In pochi secondi entrambe erano per terra, schiacciate contro il terreno dalle radici: il druido avanzò ancora una volta verso la ragazzina dai capelli rossi, riprendendo la sua cantilena.
    -Ancora una volta lei vede affiorare di nuovo verde la terra dal mare; cadono le cascate, l’aquila vola alta, i campi cresceranno non seminati… e ogni male guarirà.-, il druido si chinò su di lei, rendendo impossibile constatare in che modo stava eseguendo il rito.
    -So che un frassino s’erge asperso di bianca argilla: di là viene la rugiada che cade nella valle, si erge sempre verde nelle terre d’estate. Ti preoccupi invano, Auror: la profezia questa notte si è compiuta. Il Maestro e la Veggente presto saranno di nuovo insieme e la tua terra sarà salva-


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    CITAZIONE (SoraKH93 @ 31/1/2024, 19:46) 
    Buonasera, scusate per la domanda un po' banale.
    Io vorrei partecipare alla lezione di Pozioni, anche se arriverei nel secondo turno e con un malus. l'admin mi aveva detto di contattare il professore in mp, ma siccome dopo molti giorni ancora non ho ricevuto risposta, chiedo qui.
    Posso già postare oppure devo aspettare?
    Grazie mille per la disponibilità.

    Ciao, probabilmente ha avuto un contrattempo e non è ancora riuscito ad accedere. Gli ho appena scritto, sicuramente potrai partecipare dovrebbe contattarti a breve per darti le indicazioni :)
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    -Non parlerei di divinità, signor Gale, quanto più di druidi d’antica stirpe che attingono magia dalla natura che li circonda. In ogni leggenda c’è una traccia delle nostre radici, semplicemente molte ci sono state tramandate attraverso occhi di non maghi-, commentò asciutto, rigirandosi l’accendino di metallo tra le dita. Aprendone e chiudendone il coperchio, noncurante del fastidio che lo scatto metallico avrebbe potuto procurare al proprio interlocutore.
    -E che le piaccia o meno ha centrato il punto: al momento è l’unica pista di cui disponiamo, la più valida tra quelle vagliate negli ultimi mesi. Perché tutto ha avuto inizio poche settimane dopo la notte in cui questa profezia è stata pronunciata-, gli occhi del Capo Auror per un attimo scorsero il quadrante dell’antico orologio a pendolo accostato dalla parte opposta dell’ufficio. Troppo presto, si rammaricò nel leggere l’orario, realizzando che mancava ancora una mezz’ora abbondante prima della fine dell’ora. Kain riportò l’attenzione sull’Indicibile, senza curarsi di mascherare la propria diffidenza. Potendo, viste le persone coinvolte, avrebbe fatto volentieri a meno di quella collaborazione. Gli ordini erano ordini e il benessere della comunità magica veniva prima di qualsiasi altra cosa, questo lo sapeva. Ciononostante…
    -Posso farle da garante sulla veridicità di quanto ha appena letto: è tutto vero. Dalla prima all’ultima parola. L’identità del veggente è secretata e trattandosi di un minore per ovvi motivi lo resterà almeno per qualche anno ancora. A meno che il suo dipartimento non reputi strettamente indispensabile un confronto diretto non sarà possibile colloquiarvi.-, era anche di sua figlia, della sua famiglia, che si parlava. Non li avrebbe esposti al pericolo finché non fosse stato certo dell’integrità della persona che aveva davanti.
    -Per lo stesso motivo prima di uscire da questo ufficio firmerà una pergamena a garanzia della sua discrezione.-, Kain trasse da un cassetto della scrivania un rotolo di pergamena consunto e lo aprì da entrambe le anime. L’intestazione riportava esattamente quanto dichiarato ed era seguita da una serie di nomi: il Capo auror Irlandese e il suo vice, il Ministro irlandese e il Ministro inglese, un Auror del dipartimento irlandese al quale contava di aggiungere quello dell’indicibile inglese.
    -Qualsiasi informazione acquisita in suolo irlandese resterà di competenza tra le persone che lavorano a questo caso. Se una sola di queste informazioni dovesse inavvertitamente sfuggire… e finire nelle mani sbagliate, i nostri Ministri sapranno chi è il colpevole. Prego-, l’irlandese intinse una piuma di falco nel calamaio, riempiendone la cannula di un rosso cupo. La porse all’indicibile e attese che sugellasse l’accordo di riservatezza, nel mentre proseguì da dove si era interrotto.
    -Il frassino non è importante soltanto per i norreni: i celti lo reputano un albero sacro per le sue caratteristiche magiche. Si narra che fu piantato dal druido Fintan Mac Bochra insieme alla quercia e al tasso, segnando e proteggendo i confini delle cinque province di Irlanda. L’origine del suo stesso nome rimanda a Nuada, il re dei Tuatha de Danaan; i nostri druidi lo associavano a guarigione e rinascita… ma non c’è rinascita senza morte.-, Kain non credeva nelle coincidenze: dopo anni di silenzio, di eccessi di magia, questa si stava lentamente spegnendo. La Veggente non era stata la sola a profetizzarlo: negli ultimi otto anni i seguaci del circolo di Wyrd non avevano fatto che metterli in guardia, nel modo più sbagliato possibile, ma quelle che inizialmente sembravano farneticazioni di fanatici cominciavano ad avere un senso e una concretezza agghiaccianti.
    -Al suo posto anche io le liquiderei come un mucchio di stronzate. Favolette raccontate per dare una giustificazione alle nostre origini… ma se avesse assistito a ciò che ho assistito io quella notte sarei pronto a ricredermi: uno degli alberi della leggenda si trovava nella tenuta del mio vice. Si tratta di una quercia bianca secolare: è stata danneggiata accidentalmente anche se non sappiamo se in via permanente. Per certo ha avuto delle conseguenze sulla magia circostante, tanto che abbiamo temuto saltassero tutte le barriere magiche che proteggono la zona.-, Kain tacque per alcuni secondi, era da un po’ che tratteneva una domanda di cui temeva la risposta.
    -Prima, quando ha finito di leggere quella pergamena, mi è parso piuttosto nervoso. Ho bisogno di sapere se dipende dal fastidio all’idea di ritrovarsi in un vicolo cieco… o se le conclusioni che possa aver tratto siano peggiori di quanto si aspettasse.-
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    -L’ironia è una delle qualità che più apprezzo di te. Ma non hai bisogno di ostentare nulla di diverso da quel che senti, Roxanne... non con me.-, Kain le dedicò un sorriso sincero e la scrutò attraverso uno sguardo altrettanto sentito. La tendenza a non sbilanciarsi dall’una o dall’altra parte solitamente emergeva ogni qualvolta la strega avvertiva la necessità di doversi schermare da una potenziale minaccia, reale o metaforica, che potesse nuocerle. Fu quella l’impressione che l’irlandese aveva desunto nel coglierla in un momento intimo, di profondo turbamento e fragilità, mentre era assorta nei suoi pensieri. Con quell’osservazione non voleva forzarla ad aprirsi, non se non era ciò che voleva; la stava semplicemente informando che se sentiva la necessità di condividere i suoi pensieri con qualcuno, o solo di mostrare ciò che sentiva veramente, anche nei suoi momenti di sconforto in lui avrebbe trovato un confidente che non l’avrebbe giudicata, ma che sarebbe stato lì per lei, se era della sua presenza che aveva bisogno.
    -Non posso negarlo, ma sta andando meglio di quanto mi aspettassi.-, Kain non era abituato a una lunga routine senza lavoro; tuttavia, sapeva che fosse soltanto questione di qualche giorno di adattamento prima di riscoprire il gusto di stare in compagnia delle persone che amava, di ritorno nella sua amata terra. Privarsi di quei momenti sarebbe stato un crimine imperdonabile non solo nei confronti della sua famiglia e dei suoi amici, ma soprattutto contro sé stesso.
    -Karen è a casa con me, domani toccherà a Gwyn rientrare. Non appena anche lei sarà a Londra raggiungeremo la mia famiglia a Galway: ho in programma di stare da loro per qualche giorno per poi fare insieme tappa nel Kerry, visto che le ragazze non ci sono mai state, e al ritorno risaliremo verso l’Offaly dai McCormac.-, Karen sarebbe stata felice di trascorrere del tempo con Logan senza gli impegni scolastici di mezzo, al tempo stesso Kain contava di stare da Jack e di chiedere a October di raggiungerli. Non sentiva il bisogno di fare nulla di particolare: semplicemente di stare con le persone che rendevano piacevoli le sue giornate.
    -Ti svelo un segreto: non ne ho mai usati-, abbozzò un sorriso, lasciando che lo riparasse dalla pioggia.
    -In Eire il vento soffia di frequente così forte da distruggerli e il tempo è imprevedibile. Nell’arco di una sola giornata puoi assistere all’alternarsi di tutte e quattro le stagioni, sarebbe solo un ingombro inutile.-, lì non erano sull’isola di Smeraldo, questo lo sapeva. Le vecchie abitudini, però, erano dure a morire per il Capo Auror, che spesso si comportava come se non avesse mai lasciato veramente la sua terra. Non sembrava neanche fare troppo caso alla pioggia, non lo infastidiva.
    -Temo che l’unico metodo efficace per smettere sia buttare il pacchetto… o ricorrere alla terapia del sonno. Al momento nessuna delle due è fattibile, ma sto cercando di controllarmi- l’agitazione era troppa per poter decidere di dare un taglio netto con le cattive abitudini, tuttavia stava cercando di smettere per piccoli passi; a partire proprio dal minore consumo quantitativo giornaliero di qualcosa che sapeva perfettamente danneggiarlo. Era soprattutto per sé stesso che aveva deciso di riprovarci, in modo da poter stare più vicino alla sua famiglia. A un mese dall’inizio del nuovo regime restrittivo aveva notato di respirare meglio; la tosse era diminuita così come l’affaticamento nel muoversi; per quanto avrebbe voluto di più sentiva di non poterci riuscire. Non in quel momento.
    -In dipartimento mi conoscono per la flemma con la quale mi impegno in una sfida finché non l'ho vinta. Correrò il rischio.-, ribatté, ironico, lieto tuttavia di vederla finalmente sorridere.
    -Entrambe.-, non le negò la verità. Per quanto doveva ammettere a sé stesso di avere piacere nel conoscerla meglio allo stesso tempo avvertiva il bisogno di parlare con lei. Durante il colloquio al Saint Patrick Roxanne gli aveva teso una mano per darsi una spinta per mantenersi in equilibrio in una fase durante la quale esso stesso era pericolosamente precario: se lo avesse guardato negli occhi vi avrebbe ritrovato nel loro riflesso una tacita richiesta di aiuto. Vedendola tanto reticente, tuttavia, si domandò se non fosse capitato nel momento sbagliato, tanto per un attimo credette di ricevere un rifiuto. Lo sorprese dapprima stringendosi al suo braccio, avviandosi a passo deciso in direzione del bar – che fosse o meno una coincidenza, non avrebbe saputo dirlo – per poi condurlo da tutt’altra parte, arrestandosi davanti a un maniero dai cancelli arrugginiti. Ancor prima che proferisse parola l’irlandese comprese cosa la angustiava. L’ombra proiettata da quelle quattro mura la oscurava allo stesso modo in cui faceva il suo cognome e il peso che esso portava. Che avrebbe sempre portato. Kain lasciò che Roxanne parlasse senza invadere il suo spazio e rispettando le sue pause. La osservò accarezzare la collana che stringeva tra le dita, chiedendosi se non traesse conforto da quel gesto, come se in realtà non stesse sfiorando il freddo metallo di cui era forgiata ma la persona che doveva avergliela regalata, o ciò che rappresentava.
    -Supponendo che la magia te lo permetta-, darlo per scontato sarebbe stato un errore. Non tutti i legami potevano essere spezzati: se la casa era vincolata a Roxanne con la magia poteva valere il viceversa e non era da escludere che davanti a un aggressione non avesse reagito di conseguenza.
    -C’è qualcosa che ti frenerebbe dal farlo?-, domandò, scrutandola con curiosità.
    -Perché credi che disfarti di questa casa ti aiuterebbe a sentirti meglio?- Non era sicuro che disfarsi di quella casa fosse la soluzione o quello che voleva realmente. Rivederla le procurava dolore e quel dolore non sarebbe scomparso insieme alla scomparsa della casa.
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    misteriosa
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    terra
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    Per la prima volta da che si erano conosciuti, Kain non aveva risposte da darle. Se October avesse sollevato lo sguardo nei suoi occhi avrebbe compreso quanto sarebbe stato irrealistico sperare di alleviarne il dolore: l’irlandese non cercava assoluzione per i propri crimini, al contrario… non avrebbe mai smesso di tormentarsi con le sue stesse mani per tutta la sofferenza che aveva arrecato a sua moglie, perché sentiva di non meritare tregua.
    -È giusto che ti manchi.- Non era la prima volta che affrontavano l’argomento: al tempo, però, la norvegese aveva avvertito quella decisione come una fragilità, come un sinonimo di debolezza e di vergogna, una ferita ancora troppo fresca per consentirle di esporsi con lui. Kain aveva riflettuto sulle sue parole, domandandosi se quella stessa vulnerabilità non fosse proprio la chiave per comprenderla meglio, così come per comprendere meglio sua figlia, che aveva avuto una reazione analoga.
    -Credo di aver capito cosa ti abbia condotta in quel vicolo-, azzardò senza accennare ad allontanarsi, senza distogliere lo sguardo dai suoi espressivi occhi chiari.
    -Lui ti faceva sentire libera di essere diversa. Non eri la sola ad essere cambiata… e questo vi ha avvicinati più di quanto avreste potuto immaginare.- per quanto se ne fosse sentito ferito, Karen aveva smesso di considerare tali i suoi sequestratori da molto prima che la liberasse. Per lei non erano più una Mangiamorte e il suo complice, soltanto Gabrielle e Kristopher: una strega dal cuore di pietra e senza affetti che con lei aveva invece conosciuto l’affetto e un giornalista morto redento, per aver scelto di fare la cosa giusta. In quei due mesi insieme, tra loro si era creato un legame: i due erano stati testimoni dei suoi cambiamenti, presenti e sostenitori in un momento di intensa fragilità. A propria volta Karen aveva lasciato una traccia indelebile in loro, una traccia che nessuna magia o raziocinio avrebbe potuto modificare.
    October doveva aver affrontato un percorso analogo: la prigionia, la privazione degli affetti, l’affezione al proprio carceriere… lo vedeva nei moti del suo viso, contratto dal dispiacere: la norvegese doveva aver smesso di considerare quell’uomo come un nemico molto prima di essere liberata. Aveva cominciato a vederlo sotto una luce priva di ostilità, al punto da rischiare di inimicarsi tutti i suoi affetti per lui, al punto da rischiare la vita per ottenere delle risposte che potessero mettere a tacere la voce della colpevolezza.
    -Non potevo salvarla dal male che l’affliggeva.-, esordì solo quando fu certo di controllare la voce, dopo un lungo minuto di silenzio. Aveva consultato tutti i medici più influenti, ma il risultato era stato lo stesso: babbani e guaritori concordavano sull’assenza di cure adeguate, non essendo riusciti nemmeno a definire la natura della sua malattia.
    -Ma avrei potuto risparmiarle…-, l’irlandese contrasse la mascella, per un attimo parve trattenere il respiro.
    -All’inizio erano le scommesse. Le carte, il biliardo… il Quidditch. Era nel bar che mi rifugiavo quando l’ansia diventava troppo forte da controllare… o se diventava tale da impedirmi di provare emozioni. Il brivido dell’ignoto, l’adrenalina che ne derivava… riuscivano a farmi sentire vivo.-, Kain tacque, portandosi una mano sul viso come per scacciare il disagio.
    -Moyra si accorse che qualcosa non andava. Dopo la fine dei conflitti in Eire ho cominciato a soffrire di depressione… pensava dipendesse di nuovo dal lavoro. Era preoccupata che potessi avere una ricaduta.-, mentre lo ammetteva sentì la gola diventare secca, lo stomaco contrarsi in una stretta soffocante.
    -Neanche dopo aver realizzato la verità, nonostante tutto quello che succedeva… non sono stato in grado di fermarmi. Ho rischiato di distruggere la mia famiglia.-, October avrebbe potuto trarre le proprie conclusioni senza approfondire. Se non parlava mai di sé era solo perché non vedeva nulla di positivo in chi era né voleva ingannare gli altri fingendosi una persona diversa.
    -Ho deciso di chiedere aiuto quando mi ha detto che avremmo avuto le nostre figlie. Poi lei si è ammalata- inspirò a fondo, lentamente. Non averle evitato tante preoccupazioni e altrettanto dolore sarebbe rimasto il suo più grande rimpianto.
    -Negli ultimi anni ho realizzato che non si tratta solo del gioco: muta costantemente forma. Può essere il tiro di una sigaretta… o assumere l’aspetto di un caso lavorativo particolarmente impegnativo. Non è costante, ma è una costante fissa. Non c’è modo di evitarla: posso solo sperare di riconoscerne lo schema… e di avere la forza e la prontezza per riuscire a sovvertirlo.-
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